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Autore: sakura_87    14/11/2008    1 recensioni
La sera del 31 ottobre, Hermione si addormenta in biblioteca. Ma viene svegliata da un rumore sinistro. La sua curiosità ha la meglio sulla ragione e cerca di scoprire cosa l'ha svegliata, trovandosi a dover fuggire da qualcuno.
Genere: Horror, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA VENDETTA

Era tardi ormai. Quel 31 ottobre, un venerdì per la precisione, stava volgendo al termine. Presto ci sarebbe stata la solita cena di Halloween, seguita dalla festa danzante in Sala Grande.
Ma Hermione ancora non sapeva che per lei la serata si sarebbe svolta in modo del tutto differente.
Aveva passato il pomeriggio, da dopo la fine delle lezioni, china sui libri. Il giorno seguente e quello dopo ancora, aveva deciso di prenderli di pausa. Si trattava di due giornata in cui avrebbe voluto rendere omaggio ad alcune persone, anche non troppo vicine alla scuola. Quindi di studiare non ne avrebbe avuto il tempo. E non sia mai che Hermione Granger arriva al lunedì mattina senza aver già fatto i compiti anche del venerdì successivo!
Per questo, come al solito, si era chiusa nel suo mondo, la biblioteca.
Fuori pioveva forte. Il cielo era scuro, e a tratti veniva illuminato da potenti fulmini che squarciavano l’oscurità, andando a ricadere da qualche parte, in aperta campagna a giudicare dai suoi calcoli. I rombi dei tuoni erano l’unico rumore che disturbava il silenzio di quel luogo di studio.
Hermione stava studiando il prossimo argomento di Storia della Magia, che quell’anno arrivava a periodi relativamente recenti. 1932: il più grande incantesimo di Memoria mai pronunciato viene effettuato da Tilly Toke e la sua famiglia, a Ilfracombe, per eliminare dai ricordi dei Babbani l’immagine di un solitario Verde Gallese Comune atterrato, per non si sa quale motivo, in quella terra.
Di certo l’argomento era abbastanza noioso anche per lei, infatti si addormentò, con la guancia destra poggiata sulla pagina del libro, mentre fuori la pioggia si andava trasformando in un violento nubifragio.
Non seppe mai dire quanto dormì, ma quando alzò la testa ormai era buio pesto fuori dalle finestre e sembrava che il diluvio universale stesse facendo il proprio bis. Ma non fu questo a farla saltare sul chi vive.
Si era svegliata per un motivo, o precisamente per un rumore poco usuale. Dei colpi secchi, come quando vedeva Hagrid tagliare la legna. Sembrava proprio il classico TOC che produceva la scure del guardacaccia quando incontrava il ciocco da spezzare.
Ma un suono del genere non era appropriato in quel luogo. Chi mai avrebbe potuto riprodurlo? Che stessero danneggiando dei libri?
Al solo pensiero che qualcuno potesse rovinare quei tomi centenari e preziosi, per non parlare di quelli ancora più antichi e di valore della sezione proibita, scattò in piedi e iniziò a vagare per i corridoi, tra gli scaffali, alla ricerca della fonte di ciò che iniziava a preoccuparla. Chiunque fosse stato si sarebbe ritrovato presto con quintali di punti in meno e anni interi di punizioni da scontare, magari con il Barone Sanguinario.
Mentre camminava svelta le luci, improvvisamente, si abbassarono. Sembrava che tutte le candele avessero finito nello stesso momento gli stoppini da bruciare. Non era possibile una coincidenza del genere! Pensò che chiunque ci fosse con lei in quel momento in biblioteca l’aveva notata e avesse deciso di giocare un po’ a spaventarla. In fondo era pur sempre la notte di Halloween.
Il rumore di faceva sempre più forte mentre la ragazza si avvicinava alla sezione proibita. I suoi timori che qualcuno stesse martoriando senza pietà quei tomi dal valore inestimabile si stava facendo sempre più fondato. E di certo lo spettacolo a cui si stava immaginando di assistere, non poteva essere più lontano dalla realtà.
Arrivata all’ultimo scaffale che la divideva da quel luogo dove nel corso degli anni aveva trovato tante informazioni, più o meno pericolose, decise di non mostrarsi completamente, ma di affacciarsi solo, per studiare prima il modo migliore di entrare in scena, come se si trattasse semplicemente di uno spettacolo più volte affrontato.
Quello che vide, però, la lasciò spiazzata.
Di fronte a lei c’era un fantasma mai visto prima, con una scure in mano, coperto da fiumi di sangue argentato. Troppe volte aveva incontrato il Barone per la scuola per non riconoscere alla perfezione quel macabro dettaglio. E quel fantasma anonimo continuava a colpire il legno di uno scaffale con la sua arma.
Dava le spalle alla ragazza, ma si capiva comunque che le sue intenzioni non erano pacifiche. Non era come gli altri spiriti che volteggiavano tranquilli per i corridoi. Quelli parlavano con gli studenti, scherzavano. Questo, invece, non si era mai fatto vedere. E adesso con una furia cieca si avventava sul mobilio, fortunatamente senza recare danni. Forse anche la sua scure era un oggetto immateriale.
Nonostante questo, Hermione decise che forse era meglio lasciarlo solo, così indietreggiò di qualche passo, per poi voltarsi di scatto con l’intenzione di correre via. Ma quest’ultimo gesto le fu fatale. Con il gomito, infatti, aveva urtato un libro, che era caduto a terra producendo un rumore sordo e forte. Impossibile non sentirlo.
Rimase immobile per qualche secondo. I colpi erano cessati e adesso si sentiva perfettamente il ticchettare frenetico della pioggia sui vetri, l’ululato lamentoso del vento tra le crepe, il soffio gelido dell’aria che passava dalle fenditure, e il  rumore roboante dei tuoni, a volte troppo vicini per non suscitare un velo di preoccupazione nella mente sempre razionale del caposcuola Grifondoro.
Ma al momento era un problema che passava in secondo piano. Girò la testa molto lentamente per guardare dietro di lei e lo vide. Il volto del fantasma. Una maschera di rabbia, due occhi bianchi iniettati di veleno. La tunica lunga imbrattata di sangue ovunque. Le mani coperte da guanti, anche quelli coperti di sangue.
Rimase pietrificata dov’era. Era sicura di aver già visto quel volto da qualche parte, ma non ricordava di preciso dove.
La smorfia di rabbia sul volto dell’uomo si trasformò in un urlo disumano. Hermione si sentì svenire, ma resistette e iniziò a correre via, verso la porta della biblioteca, scoprendo che era chiusa.
Si voltò e vide il fantasma che arrivava dietro di lei. Tremando riuscì a prendere la bacchetta e ad aprire la porta, per poi riprendere a correre via, come un fulmine, senza meta.
I corridoi del castello erano quasi bui, illuminati da poche candele, che di certo non bastavano a rischiarare un’oscurità come quella che ricopriva quella notte tempestosa.
Non sapeva più dove si trovava. Sapeva solo che alle sue spalle lo spettro continuava a seguirla, urlando e brandendo la sua ascia. Correva, correva come una disperata. Nessuno l’avrebbe cercata quella sera. Harry e Ron non erano più a scuola, Ginny, Luna e Neville sapevano che lei non aveva intenzione di andare alla festa. Nessuno si sarebbe preoccupato non vedendola. La credevano tranquilla e al sicuro nella sua stanza, magari con un buon libro in mano.
Invece stava fuggendo da qualcuno che la spaventava a morte, e non sapeva spiegarsene il motivo di tale paura.
Si ritrovò improvvisamente in cima alla torre di astronomia, senza sapere come ci era arrivata. Il fantasma era salito con lei. Si stava bagnando fin dentro le ossa. La pioggia non accennava minimamente a diminuire, anzi. Ogni secondo che passava sembrava intensificarsi. Ma non ci fece caso.
Indietreggiò fino alla balaustra. Aveva il terrore di cadere di sotto. E non sapeva come uscire da quella situazione.
Lo spettro intanto avanzava lentamente verso di lei. In viso un ghigno di sfida e di vittoria. Quell’umana era in suo potere e non riusciva più a formulare pensieri coerenti.
Finché….
- Accio scopa!
Aveva alzato la bacchetta e appellato una scopa. Lei che aveva paura di volare. Lei che alla prima lezione di volo era caduta. Lei che non aveva la più pallida idea di come si manovrasse uno di quei mezzi di trasporto tanto amato dai suoi amici.
Ma era fiduciosa nel fatti che la paura e il terrore le avrebbero dato la forza e il coraggio di salire su quel manico e adattarsi alla nuova avventura.
In pochi secondi, mentre il fantasma cercava di capire cosa stesse accadendo, una Firebolt le arrivò in mano.
Quello che un tempo era stato un uomo rimase per qualche secondo spiazzato dalla cosa, e questo diede il tempo ad Hermione di salire sulla scopa e alzarsi in volo. Non aveva intenzione di andare lontano, voleva solo scendere dalla torre senza rompersi l’osso del collo!
E così fece. Le sue speranze non furono vane. Riuscì a manovrare decentemente la scopa e ad atterrare sul prato zuppo senza troppi problemi.
Lasciò il suo mezzo di salvezza sull’erba e ricominciò a correre. Stavolta, però, aveva una meta: la Foresta Proibita. Molte volte vi era entrata e non temeva più i suoi pericoli.
I piedi la portavano nella direzione che voleva, ma non si accorsero di una radice che spuntava dal terreno proprio sul limitare di quel luogo buio e misterioso. E rovinò a terra.
Il fantasma le fu sopra, la scure alzata pronta a colpirla.
Hermione la fissò calare velocemente su di lei e sentì freddo, tanto freddo quando l’attraversò.
Svenne e rimase lì, sotto la pioggia, a terra, per molte ore.

- Hermione, Herm ti prego svegliati!
La voce di Ginny le fece aprire gli occhi. E la vide, la sua amica, con le lacrime che le rigavano le guance, accanto a lei, che era distesa in un letto in infermeria.
- Cos’è successo?
- Ti hanno trovata due mattine fa svenuta nel parco. Ma cosa ci facevi lì?
Era preoccupata, si capiva.
E in quel momento la riccia ricordò tutto. Il terrore, la paura, la fuga, il volto del fantasma, i suoi occhi irati, la scure che cadeva su di lei, il buio, il freddo.
- Ora so chi era.
Un sussurro che lasciò di sasso la rossa, inconsapevole ancora di tutto quello che era accaduto.
Hermione le raccontò tutto e alla fine le spiegò l’identità dello spettro.
- Era Yardley Platt, un noto serial killer di folletti. Morì il 31 ottobre del 1557, condannato dal Wizengamot. Poco prima di morire giurò che si sarebbe vendicato di tutta la razza dei maghi, nonostante vi appartenesse anche lui. Credo che ieri sera il suo scopo era quello di uccidere qualche mago. Però, per mia fortuna, la sua scure era incorporea.
Decisero di raccontare il tutto alla McGranitt. Non avevano voglia di affrontare altri pericoli. Ne avevano già vissuti abbastanza per una vita intera. Così tornarono nella loro Sala Comune, pronte a far ricominciare una vita tranquilla.

  
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