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Autore: Blue eye    30/12/2014    1 recensioni
Il detective Taylor e la sua squadra si trovano davanti a un'altro caso di omicidio.
Pochi indizi.
Diversi sospettati.
Un killer spietato.
Genere: Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mac Taylor, Stella Bonasera, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Ecco a voi il secondo capitolo, spero vi piaccia.
Capitolo Due

«Taylor? Si, arrivo»
Peyton guardò interdetta Mac.
«È stato rinvenuto un cadavere in un lago da pesca sportiva nel Queens». Disse Mac tutto d’un fiato. La camera era un disastro ma non c’era tempo per rimettere in ordine, si vestì in fretta e lo stesso fece Peyton poi uscirono insieme.
Il cadavere era all'interno del lago, a pancia in giù diversi sommozzatori vestiti di tutto punto aspettavano le indicazione del detective Taylor per iniziare le ricerche.
Come al solito la voce cristallina del detective Flack iniziò a esporre i fatti.
«E’ stato ritrovato dal signor Bennett, gira voce che lui fosse il ragazzo “misterioso” che aveva aiutato Michael Bowman nella gara di pesca. Si chiamava Ian Torres, sposato ma senza figli ».
Mac ringraziò poi diede ordine ai sommozzatori di entrare in acqua, estrarre il corpo e cercare sul fondale. In poco tempo questi schizzarono in acqua e iniziarono il loro lavoro.
Peyton, una volta che gli fu consegnato, iniziò ad esaminare il corpo. Mac, intanto, aspettava sul bordo del lago i sommozzatori. Dopo una decina di minuti uno gli si parò davanti, bagnandogli le scarpe. Teneva stretto in mano, trionfante, qualcosa. Mac gli indicò una scatolina, appena il sommozzatore lo ripose al suo interno Mac prese la scatola e la esaminò, non c’erano dubbi, era un cuore di coniglio, del tutto simile a quello trovato nella bocca del signor Bowman. Mac si girò e tagliò con lo sguardo il signor Bennett, che sembrava aver penso quell'aria da sbruffone, poi gli andò incontro. Danny e Don sghignazzavano in un angolo, non doveva essere una passeggiata tenere un'interrogatorio con un Mac Taylor appena sceso dal letto e particolarmente stralunato. Il signor Bennet fece un passo indietro ma due poliziotti lo bloccarono.
«Ha bisogno di un buon avvocato» si limitò a dire Mac; il signor Bennett annuì cercando, invano, di mantenere la sua posa da sbruffone. Danny e Flack continuavano a guardare sorridenti la scena ma, ad uno sguardo minatorio di Mac, si separarono e iniziarono a fare il proprio lavoro. Danny raggiunse Lindsay sulla riva fangosa del lago, fecero il calco di diverse impronte poi le riposero in delle buste. Si separarono e, armati di guanti e torce iniziarono ad esaminare la sala in cui si svolgevano abitualmente le cene. Sembrava che non venisse usata da diverso tempo, uno strato di polvere giaceva sul pavimento, nessun segno di effrazione; l’assassino e il signor Torres non erano entrati li dentro. Intanto, poco distante, Mac parlava con Peyton del cadavere
«Otto colpi di pistola - recitava lei buttando, di tanto in tanto, un’occhiata al cadavere che giaceva supino sull'erba - esattamente come quelli inferti a Michael Bowman, inoltre anche a lui sono stati chiusi gli occhi volontariamente».
Mac abbassò lo sguardo pensieroso, l’unico sospettato era il signor Bennett che ora sembrava essersi tutto d'un tratto calmato. Avrebbe continuato a pensare al caso una volta in ufficio e dopo l’autopsia del cadavere.
I sommozzatori uscirono dall'acqua, radunarono tutto quello che avevano trovato in dei sacchetti poi si cambiarono e se ne andarono.
Una volta arrivato in ufficio Mac iniziò a scrivere sulla lavagna tutto ciò che accomunava le vittime, rimase pensieroso per diversi minuti fissando il vuoto poi si sedette alla scrivania preoccupato. Era quasi sicuro si trattasse di un killer, doveva quindi essere rapido nel collegare le prove, non voleva altri morti. Picchiettò sulla scrivania fissando le scritte; da una parte c'erano le caratteristiche dell'omicidio (cuore di coniglio, otto colpi di pistola, gli occhi chiusi volontariamente); dall'altra le caratteristiche fisiche e sociali della vittima (non erano persone ricche, avevano entrambi una moglie, gli occhi azzurri e i capelli neri, entrambi avevano abitato in un quartiere del Queens, erano entrambi abbastanza giovani).
Danny entrò nell'ufficio
«Le impronte sugli occhi della vittima coincidono con quelle trovate sugli occhi del signor Bowman ma, come sempre, nessun riscontro nel CODIS - Mac si appoggio allo schienale della sedia silenziosamente - le impronte di stivale coincidono con quelle trovate nel vicolo dove è stato ritrovato il signor Bowman, stesso numero, stesso tipo di scarpa, consumate nello stesso modo».
Danny era abbattuto, non aveva molto da dire al suo capo e sapeva di non essere riuscito a ricavare molto, così uscì dall'ufficio. Il detective Taylor fissava la lavagna da oramai due ore; nulla, neanche una piccola illuminazione che lo potesse aiutare ad avvicinarsi alla risoluzione del caso. Il detective Flack entrò nell'ufficio.
«Mac, nella stanza degli interrogatori ti aspetta il signor Bennett».
Il detective Taylor annuì, si soffermò a guardare nuovamente la lavagna, fece un sospiro e si alzò dalla sedia. Camminava con in mano la cartella del caso, passo dopo passo la sua rabbia per il caso cresceva, voleva a tutti i costi fare sputare il rospo al signor Bennet. Il suo viso da sbruffone gli si poneva davanti ad ogni curva. Dopo pochi minuti arrivò, entrò e fece sbattere la cartella sul tavolo, essa si aprì e rivelò le foto dei cadaveri. Il detective Taylor fece qualche passo all'interno della stanza con le mani sui fianchi poi si appoggiò alla sedia con entrambe le mani fissando il sospettato negli occhi. Non doveva essere facile fissare il detective Taylor negli occhi, reggere il suo gelido sguardo.
«Allora?» Esordì lui quasi urlando.
«C-cosa? Io non ho fatto nulla!» Si difese il signor Bennett.
«Avanti! - continuò il detective Taylor - cos'è stato? Rabbia repressa per la gara di pesca persa? Mi sembra un comportamento un po’ eccessivo ma tutto può essere!» Gli occhi del detective scintillavano.
«Non li ho uccisi io! Perché mai avrei chiamato io il 911?» Aveva ragione, perché chiamare il 911 allora?
«Una copertura? Questo sarò io a deciderlo!» Rispose gelido il detective. Il signor Bennett stava cedendo, era sul punto di una crisi di nervi, capendo quindi che non sarebbe più riuscito a ricavare nulla il detective Taylor riprese la cartella e uscì lasciando il signor Bennett seduto e impaurito.
Mac si stropicciò gli occhi, era esausto non era riuscito a ricavare assolutamente nulla. Quello che il Richer Bennett aveva detto, però, era giusto; perché mai chiamare la polizia se era stato lui? Il detective Taylor arrivò nel suo ufficio; li lo aspettava Peyton.
«Mac, tutto bene?» Chiese lei premurosa. Lui si stropicciò di nuovo gli occhi e annuì poi si congedò con un “arrivo subito”.
Appoggiò le mani alla macchinetta del caffè in attesa del suo caffè nero con poco zucchero. Tornò in ufficio. Peyton lo guardava preoccupata, era oramai sera e capì che non sarebbe mai riuscito a portarlo a casa con lei, non era la prima volta che Mac si prendesse tanto a cuore un caso e passasse la notte in bianco per risolverlo.
«Ecco i proiettili - disse Peyton porgendo a Mac una scatolina trasparente contenente otto proiettili - appartengono alla stessa pistola che ha ucciso anche il signor Bowman, Lindsay ha confrontato le striature, coincidono. Tu hai interrogato il signor Bennet?»
«Si ma non sono riuscito a ricavare assolutamente nulla, si è difeso dicendo che lui non abbia ucciso nessuno, sembrava dicesse la verità - bevve un sorso di caffè - l’unica cosa positiva è che sembra aver perso la sua aria da sbruffone»
Peyton sorrise, lasciò un tenero bacio sulla guancia di Mac poi uscì. Il detective sprofondò nella sedia e, continuando a bere il suo caffè, ricominciò a esaminare la lavagna piena di scritte; di tanto in tanto si alzava per aggiungere o cancellare qualcosa. Decise di tornare a casa solo alle quattro di mattina, e, nonostante il tempo passato, non aveva ricavato nulla.
Aperta la porta di casa sospirò, si fece una doccia poi si rintanò nel letto; si addormentò quasi immediatamente ma solo poche ore dopo la sveglia suonò.
Passarono ben due settimane ma non ci furono novità riguardanti il caso. Mac dormiva beato abbracciato al suo cuscino, con il lavoro si era molto allontanato da Peyton, si vedevano tutti i giorni ma la sera erano entrambi molto stanchi e non cenavano quasi mai insieme.
Il telefono svegliò il detective Taylor che mugugnò poi si sporse per rispondere
«Taylor? Arrivo.»
  
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