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Autore: weallshineon    30/12/2014    1 recensioni
"Partiamo" dice Gus
"E dove vuoi che vadano un cieco e il suo amico con una gamba sola ?" rispondo stupito dalla domanda così sciocca
"Andiamo lontano da qui, lontano da tutto e da tutti a riprenderci la nostra vita.
Sono stanco di vivere di maliconia e riordi ... voglio vivere al meglio il mio presente"
sento che si alza di scatto tornando poi velocemnte vicino a me, sento che sfoglia velocemente le pagine,probabilmente di un libro,"Andremo in California mio caro vecchio Isaac" dice con voce entusiasta.
Sorrido, sarà un idea folle e assolutamente senza senso ma, devo ammettere, che l'idea di un nuovo inizio insieme a lui mi affascina ...
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Augustus 'Gus' Waters, Isaac
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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4.Hotel California
L’immagine canone della persona cieca è sempre la stessa :completo scuro,occhiali da sole,bastione bianco e cane.
Rispetto a pieno tutte le caratteristiche … eccetto il cane, ho sempre odiato i cani: puzzano,sporcano e non sono autosufficienti hanno sempre bisogno di qualcuno che si occupi di loro,credo che sia un emerita cazzata pensare che una creatura ,che dipende in tutto e per tutto dall’uomo, possa prendersi cura di una persona che ha bisogno in tutto e per tutto di qualcun altro come ad esempio me.
“Sai oggi potremmo andare a vedere quell’associazione che addestra cani per … “ dice mia madre mentre mi serve la colazione
“Per ciechi mamma C-I-E-C-H-I”  rispondo sbuffando.
Mia madre non si è ancora rassegnata al fatto di avere un figlio handicappato ,aveva grandi progetti per me : una brillante carriera scolastica in una delle migliori università del paese,un ottimo lavoro,una bella casa,una moglie fedele e un paio di bambini. Invece il destino le ha giocato un brutto scherzo ,che ha infranto tutti i desideri di gloria nei confronti del suo amato primogenito : niente università d’elitte, niente buon lavoro ,niente famiglia.
“Comunque” continua “credo dovremmo prendere un cane potrebbe essere un buon aiuto per te”
“Mamma io odio i cani ,lo sai bene che non sono quel genere di persona. Quindi scordatelo” ribatto con voce dura, odio trattarla male ma quando mi tratta così, quando dice queste cose l’unico atteggiamento che riesco ad adottare è questo.
Sento che sospira, quel sospiro tipico dei genitori delusi … “okay … Isaac come vuoi” sussurra amareggiata .
Faccio un leggero cenno con il capo prima di alzarmi e tornamene in camera mia,sento che mia madre è dietro di me : non ha ancora capito che riesco ad camminare da solo …
Le sue mani sono vicine me lo sento,sento il suo sguardo preoccupato su di me.
“Mamma ci riesco da solo grazie …” sussurro il più dolcemente possibile.
“Era solo che sai … le scale, non vorrei che ti facessi male già ti è capitato di cadere prima e ..ora”
“Ci riesco da solo ho detto.” Rispondo in fine seccato.
Lei mi accarezza i capelli prima di allontanarsi.
Faccio qualche scalino tendendomi al mancorrente,i passi sono decisi e veloci poi però incomincio a rallentare … quel forza che mi ha dato la discussione, appena conclusa, mi ha già abbandonato e ora mi sento perso,solo.
Il cuore mi batte forte, la paura mi assale … una parte di me vorrebbe richiamare mia madre ma non voglio,non posso :devo farle capire che io posso farcela … posso farcela da solo : non ho bisogno di lei o di un cane.
POSSO FARCELA
Ripeto ancora una volta quelle due parole “posso farcela, posso farc.. “  si sente un grande tonfo e un tremendo dolore alle gambe mi assale.
“Isaac! Isaac”sento la sua voce che si avvicina sempre più,riconosco il suo passo ed infine le sue mani che mi aiutano a sollevarmi.
Mi accarezza il viso,continuando a ripetermi se sto bene, io continuo a ripeterle che è tutto okay … ma non è cosi, la abbraccio forte scoppiando a piangere : non per il male o per lo spavento, ma per l’aver realizzato che non so fare nulla da solo.
Le sue braccia si avvolgono intorno al mio collo, incomincia a cullarmi,lasciandomi teneri bacia sui capelli.
“Va tutto bene ci sono qua io” sussurra mentre mi accompagna in camera.
Il va tutto bene di una madre è l’espressione più falsa che ci sia perché è ovvio che non va bene, non va bene perché dovrei riuscire da solo a fare queste fottute scale ho diciotto anni e non riesco a stare da solo e questo lo odio… odio il fatto di non essere autonomo, odio il fatto di essere un peso, odio il fatto di essere solo perché io sono solo nessuno sta con me perché lo vuole veramente : mia madre sta con me perché altrimenti non riesco a stare in piedi, mio padre lo fa perché si sente in colpa, mio fratello perché glielo ordinano i miei e Augustus … lo fa … lo fa per non so cosa ;una parte di me vorrebbe pensare che lo fa perché mi vuole bene, ma molto più probabilmente lo fa perché sa di essere il mio unico amico …
“A che ora dobbiamo andare in questo allevamento ?” borbotto in seguito
Mia madre mi aiuta ad alzarmi prima di rispondere :”se te la senti anche ora”
Annuisco.
Ecco un altro essere vivente che starà al mio fianco perché obbligato : sono arrivato alla conclusione che la vita fa schifo.

Il sole mi scalda il viso mentre camminiamo per il vialetto ghiaioso, dobbiamo essere fuori città : lo immagino dato che non si sentono rumori di automobili ma di uccellini e trovare degli uccellini così allegri ad Indianapolis non è una cosa così semplice.
Un cancello si apre: uno di quei cancelli manuali, probabilmente anche un po’ arrugginito.
Qualcuno si avvicina a noi ,sento che saluta mia madre :probabilmente è una donna :” alla fine avete deciso di venire !” dice entusiasta
“Si alla fine Isaac si è deciso a venire … sai è così testardo “risponde mia madre sorridendo mentre mi accarezza i capelli, io accenno un sorriso anche se vorrei solo sprofondare.
Intanto che camminiamo ascolto la ragazza raccontare della sua vita.
Racconta di essersi trasferita in America dopo aver rotto i contatti con i suoi genitori, appena arrivata qui non sapeva dove andare così ha incominciato a viaggiare per tutti gli stati facendo lavori saltuari qua e la . Ha detto di aver lavorato prima come cameriera a Syracuse, poi come colf in un albergo di New Orleans, poi di aver fatto la baby sitter per una ricca famiglia di Boston e di essere stata la Road Manager di un gruppo rock-folk di Dallas ma di essere stata scaricata dopo aver litigato con il capo del gruppo.
Parla in maniera così veloce che non riesco a starle dietro ,in cinque minuti ha raccontato praticamente tutta la sua vita … sbalorditivo.
“Come mai alla fine ha scelto di diventare addestratrice cinofila ?” chiede mia madre incuriosita
“Perché i cani sono le uniche persone che non ti abbandonano mia ho conosciuto tanta gente nella mia vita e tutte ,prima o dopo, se ne sono andate loro no : puoi essere giovane o vecchio, ricco o povero :dona il tuo cuore ad un cane e lui ti donerà il suo “
“Non credo di essere d’accordo “ intervengo io a quel punto ,odio sentire queste stronzate sui cani, sono solo degli stupidi esseri pelosi.
“Sentiamo perché allora … ragazzino”
Stringo i denti “giuro che tra un po’ la picchio… come si permette di chiamarmi ragazzino ?!”  penso.
“Credo che queste affermazioni siano stupide consolazioni per persone sole . Credo che si possa fare un discorso del genere su una persona che si ama una persona  oppure si può parlare in questi termini della propria famiglia o degli amici … “
Sento che incomincia a ridere e il fatto mi irrita parecchio vorrei solo andarmene ora.
“Che ingenuo che sei … un piccolo fanciullo innamorato  .Vieni ti porto in un posto”

Ora ci troviamo seduti  sul prato solo io e lei mentre i miei genitori fanno un giro tra i vari recinti.
“Avevi detto che dovevi portarmi in un posto” dico infastidito dalla situazione.
“è questo il posto ragazzino” risponde lei
Sbuffo odio questa situazione , odio questo posto.
“Non so neanche come ti chiami …” dico per rompere l’imbarazzante silenzio.
“Mi chiamo Margo …
allora Isaac toglimi una curiosità come si chiama questa persona che ami  e che non ti lascerà mai ?” continua lei con una sottile ironia.
Io non rispondo :non voglio dire come stanno sul serio le cose e non voglio inventarmi altre storie su fantomatiche ragazze.
Lei scoppia ,ad un certo punto, scoppia a ridere “Mi ricordi me da ragazza sai ? Ti rifaccio la domanda in un altro modo :come si chiama questo ragazzo che tu dici di amare ?”
Questo è troppo ! cosa vuole questa Margo dalla mia vita che ne sa di me e quello che provo … la odio sempre di più, adesso mi sente.

Ma niente dalla mia bocca non esce un suono, silenzio :la paura mi assale se lei è riuscita a capire così in fretta tutto lo potrebbero farlo anche i miei genitori e a quel punto cosa mi inventerò ? e se dovesse scoprirlo Augustus ? sarebbe ancora peggio.
Stringo forte i pugni sempre più a disagio, sempre più innervosito da tutto ma lei ad un certo punto si avvicina accarezzandomi la mano “Hey va tutto bene ragazzino … so come si sta, lo so anche troppo bene” la sua voce non è più sicura e sarcastica come prima, ha un tono malinconico amaro : sembra un'altra persona.
“Si chiamava Alaska ed era la ragazza più bella che avessi mai visto : selvaggia, enigmatica … una vera bomba ragazzino.
Siamo state insieme per quasi dieci anni e non ho mai detto niente a nessuno. Ci incontravamo di nascosto tra mille sotterfugi all’inizio è stato anche bello ,poi però lei non ce la faceva più e ha detto che se non avessi detto nulla ai miei lei se ne sarebbe andata.
E così a fatto … dopo che ha visto che per l’ennesima volta avevo rimandato la discussione è partita.
Solo dopo che se n’è andata ho avuto il coraggio di raccontare tutto e poi sono scappata : sono venuta qui in cerca della mia Alaska … ma non l’ho trovata.
Io non ti conosco ,so pochissimo di te però come si può dire … sono brava ad inquadrare le persone e l’unico consiglio che ti posso dare e di mettere le cose a posto prima che sia troppo tardi”
Adesso sono io quello senza parole sono stupito da questa storia, dai suoi consigli … da lei , dalla sua personalità.
“Io sono così confuso in questo momento” sussurro appena.
“Ti capisco benissimo ragazzino …”
Annuisco semplicemente alzandomi in piedi, “ti va se in uno di questi giorni vengo qui così sai per … “
“Per parlare dei cani ? oh certo quando vuoi” 
  
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