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Autore: _joy    30/12/2014    8 recensioni
[Seguito de "Il principe e la strega - tra ciò che è giusto e ciò che vuoi"]
Hermione e Caspian si sono separati, pur con il cuore spezzato: lei è tornata sulla Terra per combattere la guerra contro Voldemort e lui è rimasto a Narnia, ad aspettarla.
Non hanno certezze, se non che vogliono stare insieme.
Ma una nuova minaccia incombe su di loro e su Narnia: chi è il nuovo nemico?
E cosa succederà a Hermione e Caspian?
"...Sì. Sì sono tornata e sì, resterò con te… e stavolta non ci sarà nessuno, nessuno, che potrà portarmi via!"
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aslan, Caspian
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache della Grande Magia'
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Appena vide che Lilliandil scappava all’interno del castello, Caspian strinse la spada di Grifondoro nel pugno e lanciò un grido agli amici.
 
Approfittando dell’effetto causato ai soldati dal poderoso ruggito, che li aveva lasciati come prostrati, Harry rimosse l’anello di fuoco con un movimento della bacchetta e i quattro si lanciarono verso le scale di accesso al castello.
Caspian teneva Hermione per mano; lei strinse i denti, imponendosi di correre più che poteva per non rallentarlo.
Salite le scale, Ron si voltò per lanciare un altro anello di fuoco che impedisse ai soldati di seguirli troppo velocemente: la corte di Cair Paravel iniziò a bruciare, illuminata dalle fiamme magiche.
 
All’interno del castello era tutto buio e silenzioso.
Harry e Hermione accesero le bacchette senza smettere di correre, quindi bastò un Incantesimo Non Verbale per dare fuoco alle torce posizionate nei supporti a muro.
Mentre la luce riscaldava l’atrio del castello, Hermione si sorprese a pensare che quello non sembrava affatto Cair Paravel: non vi era traccia di tutta la vita, i rumori, le voci, la gioia che vi si erano sempre respirati.
Caspian, guardingo, camminava lanciando occhiate attente a destra e sinistra.
Con la sua guida, il quartetto attraversò il salone di ingresso e imboccò un corridoio.
Di nuovo, con la magia furono accese le torce per rischiarare il passaggio e Hermione riconobbe il corridoio che conduceva alla sala del trono.
Strinse la mano del marito e ricevette in risposta una stretta veloce: anche Caspian, come lei, era in ansia per Rosalind.
Dovevano trovarla e portarla al sicuro.
 
Quando arrivarono alla sala del trono, trovarono la porta chiusa.
Ron la spinse e, non ottenendo risultati, estrasse la bacchetta, bisbigliando:
«Alohomora!»
Ma, incredibilmente, non accadde nulla.
Ron arricciò il naso, preparandosi a lanciare un incantesimo più efficace, ma Caspian gli si parò davanti e, con la mano, sfiorò il legno.
La porta, docilmente, ruotò sui cardini.
«Ehi!» esclamò Ron «Ma… A me non si è aperta!»
«Ma Caspian è il re di Narnia, Ron» bisbigliò Hermione «Questo castello è simbolo del suo potere, che viene direttamente da Aslan»
«A proposito di Aslan…» intervenne Harry, mentre i quattro lanciavano occhiate circospette alla grande sala, apparentemente deserta «Immagino che quel ruggito di poco fa fosse Suo»
Hermione accese la bacchetta, annuendo.
«Bè, allora… Dov’è?»
«Dove sarebbe chi?» domandò all’improvviso una voce sconosciuta «Chi siete? E perché state parlando di Aslan?»
I quattro si strinsero più vicini e Harry accese le torce della sala con un colpo di bacchetta.
Accecato dall’improvvisa luce, un uomo batté le palpebre.
Era un giovane che Hermione non aveva mai visto: sembrava essere uscito da dietro il trono, perché camminava rasente alla pedana su cui si innalzavano i due scranni reali.
Aveva i capelli castani, i lineamenti delicati, quasi femminei.
Sembrava non sapere bene cosa fare.
«Sono Caspian X, re di Narnia» disse il sovrano «Ci siamo già visti, non ricordate?»
L’altro parve a disagio.
Mosse i piedi, nervoso, e si guardò attorno con aria sperduta.
«Sì» disse «Sì, io… Ricordo»
«Come vi chiamate?»
«Desiderio. Sono Desiderio di Charn»
Caspian corrugò la fronte.
«Ma il regno di Charn… Non esiste più!»
Desiderio scrollò il capo, come se fosse una questione di poca importanza.
«La mia diletta mi ha risvegliato. Io sono figlio di Curcio e di Regina, che furono sconfitti da Jadis, la Strega Bianca. Il suo incantesimo, la Parola Deplorevole, distrusse ogni essere vivente a Charn e congelò il nostro regno in un’immobilità eterna. Ma poi la mia diletta è venuta a svegliarmi e, con lei, il regno di Charn potrà avere nuova vita, qui a Narnia!»
Hermione sentiva Caspian incredulo e rigido al suo fianco, ma non poteva non notare che il ragazzo aveva pronunciato quel discorso come se fosse stato una filastrocca imparata a memoria, una storia senza importanza.
«Tu sei l’uomo che ha visto Lilliandil frustare Caspian» intervenne a quel punto, gelida «E che non ha fatto nulla per impedirlo!»
Desiderio le lanciò un’occhiata curiosa.
«E voi chi siete, signora? Non mi pare di conoscervi… Già, ma quelli che conosco io ormai sono tutti morti»
Ron emise un borbottio scaramantico, ma Caspian rispose tranquillamente:
«È mia moglie Hermione, Regina di Narnia»
Desiderio parve vagamente sorpreso.
«Come avete fatto a fuggire? E vi siete… sposato? Ma quando? E poi… Bè, voi non siete più il Re di Narnia!»
Ma Caspian resse il suo sguardo e dichiarò serenamente:
«Si è Re di Narnia per sempre, perché il mio mandato viene da Aslan, non dagli uomini: solo Lui può togliermelo. Nessun uomo, nemmeno un fantasma come voi, può farlo!»
«Aslan non si cura di noi uomini» fece Desiderio, corrucciato «Non ha salvato Charn e ha colpevolizzato ingiustamente la mia Lilliandil! E se voi credete che Aslan vi protegga, siete uno stolto!»
«Lo stolto siete voi!» esclamò Caspian «Lilliandil e suo padre hanno tradito Aslan, non il contrario! Lui non abbandona i suoi uomini, mai!»
Desiderio assunse un tono piagnucoloso:
«La mia Lilliandil è una perla, una perla rara! Mai nessuno potrebbe pensare che abbia delle colpe: è pura come l’acqua di fonte e…»
«Lilliandil è torbida come acqua di palude, invece!» insorse il Re «Ha tradito Aslan e ha tradito Narnia! Non c’è nulla di vero in ciò che vi ha detto, ne sono certo! E se vi chiedete come posso saperlo, è molto semplice: lei e suo padre sono venuti a Cair Paravel e, con le loro menzogne, hanno cercato di convincermi a sposarla per impossessarsi di Narnia»
Desiderio scosse il capo.
«No, no! La mia diletta mi ha raccontato che voi l’avete offesa e oltraggiata e io questo non posso perdonarvelo! Mai nessuno potrebbe desiderare di fare del male a Lilliandil!»
«Non sai quanto ti sbagli» la voce di Hermione, gelida, risuonò nella stanza «La tua cara Lilliandil ha rapito nostra figlia e tu non hai idea di quanto io desideri farle del male, al momento!»
«Figlia?» Desiderio batté le palpebre «Quale figlia? Volete forse dire che la bambina…»
 
«Esattamente!» una nuova voce fece voltare i cinque.
Lilliandil avanzava nella sala del trono, i capelli biondi sciolti sulle spalle e l’andatura leggera.
«Sì, cara la mia ragazzina» proseguì «Ho io tua figlia… quella piccola bambina bastarda che tu e Caspian vi ostinate a considerare l’erede di un mondo che non esiste più!»
Il tono isterico della sua voce fece rabbrividire Ron, ma Hermione non arretrò di un passo.
«Allora è vero… Eri a Hogwarts e l’hai rapita tu! Come hai fatto a introdurti a scuola?»
Lilliandil ghignò.
«Io posso fare cose che voi non immaginate, grazie al mio potere… Un potere vero, che mio padre mi ha dato e che nulla deve ad Aslan! Lo abbiamo ottenuto da un'antica creatura dimenticata... Come credi di essere tornata sulla Terra, sciocca ragazzina, dopo aver varcato i confini di Narnia per la seconda volta? È stato mio padre a rimandarti indietro!»
«Come?»
«Con il potere… E poi ha sigillato la porta da cui eri passata, per assicurarsi che non potessi tornare indietro!»
«Io ero passata attraverso la Stanza delle Necessità… per questo non funzionava più! Per questo non si apriva più!»
«Si apriva, eccome! Ma non per la vostra misera magia! Io, invece, potevo entrare quando volevo in quella vostra scuola e nascondermi nella Stanza ogni volta che ne avevo bisogno! Quando ho scoperto che Caspian era sparito ho immaginato che poteva essere stato mandato da Aslan sulla Terra… di nuovo dalla sua marmocchia! E mio padre è intervenuto e mi ha mostrato come creare un collegamento: la Stanza mi portava a Narnia e poi mi riportava indietro, a seconda dei miei desideri!»
«Un passaggio che diventa sentiero…» mormorò Hermione, quasi tra sé «Ecco la profezia dei Centauri!»
«E sei riuscita a convincere alcuni dei nostri compagni di scuola che eri una di noi?» intervenne Harry «Per questo nessuno ti ha denunciata?»
Lilliandil ghignò.
«Esatto, ragazzino, proprio così! Il potere mi permetteva di assumere sembianze familiari ai vostri occhi… Non ho mai dormito nei vostri dormitori né mangiato alla vostra mensa o frequentato le lezioni, perché sapevo che Caspian e Hermione mi avrebbero subito riconosciuta, ma ho potuto seguirvi ogni giorno attraverso gli occhi di tante persone… ero Serpeverde, o Corvonero, o Tassorosso, o Grifondoro… E i quattro grandi Fondatori che tanto celebrate non hanno potuto nulla contro il mio potere!»

Rise.
Una risata stridula, che arrivò fino alla volta istoriata.
«Sei stata tu a cercare di fare del male a Hermione a lezione? Ad avvelenare Luna?»
«Oh, sì» sorrise lei, diabolica «E il bello è che non ho neppure dovuto farlo di persona! Mi bastava usare qualche ragazzina che smaniava dietro il famoso Harry Potter, o voleva sapere chi era quell’affascinante insegnante di Storia della Magia… Gli umani sono così stupidi!»
«Ma non c’eri, in classe, quando Hermione è stata spinta verso il fuoco, a lezione di Incantesimi» obiettò Ron.
«Ma c’era Hannah, la cara, piccola e sciocca Hannah… Così innamorata di Neville da raccontare i suoi tormenti alla sua amica di Tassorosso, Selina! Che c’è, non avete mai visto Selina? Ah, ma non dovreste essere così esclusivi nelle vostre amicizie, voi tre! È così facile raggirarvi: nemmeno vi accorgete di quello che fanno gli altri! Mi sono introdotta tra gli studenti e non ve ne siete mai accorti! Ho plagiato Hannah, e non solo lei. Ho fatto avvelenare una bottiglia di liquore a casa di quel Mezzogigante vostro amico quando Susan Bones mi ha detto che lo frequentate. Ho fatto stregare una busta di auguri sperando che arrivasse a Hermione… e ho mandato un avvertimento, con quella volpe morta, al famoso Prescelto di cui tutti parlano… e voi non avete mai capito! Mai! Questa è la grande magia di Hogwarts? È questa, vi chiedo?!»
Lilliandil rovesciò il capo all’indietro e rise, sguaiata.
Harry storse il naso, come se avesse sentito un odore sgradevole.
«Potevi uccidere degli innocenti!»
«Pensi che me ne importi qualcosa?!» gridò lei «Pensi che io sia come quel Malfoy, che si vergogna del suo passato e pensa di doverti delle scuse che però non osa pronunciare? A me non importa nulla di quegli insulsi umani!»
Non aveva ancora terminato la frase che Harry le lanciò contro uno Schiantesimo.
Velocissima, lei mosse la mano e il colpo, incredibilmente, non andò a segno, ma fu deviato verso la parete, nella quale aprì una crepa.
Lilliandil rise ancora, sguaiata.
All’improvviso, Desiderio parlò, sorprendendo tutti:
«Lilliandil, mia diletta… Ma che cosa significa? Di che scuola parli? E che cosa intendi dire con questo tuo discorso? Quando ti sei allontanata da Narnia per andare in un altro mondo?»
Di fronte alla sua sorpresa, Lilliandil esplose in un lamento di frustrazione:
«Non sei mai stato capace di capire qual era davvero il mio piano, Desiderio! Ma va bene così… Non mi servono aiuti, la vendetta è molto più bella se orchestrata da sola! Non mi servono aiuti da nessuno per distruggere Caspian!»
«Ma… Noi abbiamo Narnia! Non ci serve altro… Ti avevo promesso il regno, mia diletta, e lo abbiamo!»
«Io volevo la testa di Caspian!» esplose lei, furiosa «E poi… Noi abbiamo Narnia? E allora come mai non ti siedi su quel trono?»
Lui assunse un tono piagnucoloso:
«Lo sai che non… Che non mi piace. È come se il trono mi respingesse… ma lo distruggeremo, se vuoi, e ne faremo preparare un altro, più maestoso e adatto alla nostra stirpe!»
«Il trono vi respinge, perché voi non siete degni di regnare su Narnia» intervenne Caspian «Nessuno può sedersi su quello scranno, se questo non è il volere di Aslan!»
Desiderio parve inquieto.
«Aslan non è qui» disse, circospetto.
«Ah, no?» fece Ron «Non so te, ma io ho sentito forte e chiaro quel ruggito, poco fa! Secondo te siamo stati noi a farlo?»
Il giovane si mosse, nervoso, e occhieggiò Lilliandil.
«Mia diletta» iniziò «Cosa… Pensi che…»
«Desiderio, smettila di essere sempre così pavido!» insorse lei, velenosa «Mi nausei con la tua vigliaccheria!»
Lui sussultò come se avesse ricevuto uno schiaffo.
«Ma… Lilliandil! Cosa dici, mia cara? Ma se io ho fatto qualunque cosa mi hai chiesto…»
«No, tu non fai nulla! Ti ho chiesto la testa di Caspian e non sei neppure stato capace di farlo frustare a morte! Ti ho chiesto Narnia e ti sei limitato ad arrivare quando già l’avevamo conquistata! Ma va bene così… Preferisco che tu non mi stia tra i piedi! Mi hai già dato quello che mi serviva!»
Lui parve sconvolto.
«I soldati» mormorò invece Hermione «Ti ha dato i soldati!»
«Esatto» ghignò l’altra in risposta «Volevamo dei soldati che potessero distruggere Narnia e l’unico modo per averli era risvegliare l’erede di Charn, che a sua volta li ha fatti destare dal loro sonno! E ora obbediscono a me e, con loro al mio fianco, non mi serve altro!»
«Non ti serve altro?» insorse lui, offeso «Ma Lilliandil, mia cara…»
 
Non fece in tempo a terminare la frase perché lei, fulminea, gli si accostò e lo trafisse con una lama, colpendolo al petto.
Il giovane, ansimando, crollò a terra ai piedi di lei mentre una pozza di sangue si allargava a terra.
Hermione sussultò di spavento per la rapidità con cui si era svolta l’azione, ma Harry colse l’occasione per lanciare un altro Incantesimo contro Lilliandil.
«Sectumpsempra!» urlò.
E subito una ferita sanguinante si aprì sul braccio di lei, che ringhiò di rabbia e si liberò con un calcio del braccio di Desiderio, che le cingeva ancora disperatamente una gamba, per muoversi più rapidamente.
Agitò le mani e Hermione e Harry fecero appena in tempo a evocare un Sortilegio Scudo, contro il quale si infranse il maleficio di lei.
Appena cessata la magia i quattro si mossero contro Lilliandil, ma lei agitò di nuovo la mano in direzione di Caspian.
Hermione lo protesse con un Incantesimo e si distrasse l’attimo necessario ad accertarsi che il marito stesse bene; quando però si volse si trovò di fronte a Lilliandil, con la bacchetta abbassata.
Fu Ron a lanciarsi davanti all’amica, facendole scudo con il proprio corpo: il maleficio di Lilliandil lo fece accasciare a terra, senza un lamento.
Le urla di Harry e Hermione la fecero ridere selvaggiamente, fino a che la risata, improvvisamente, si spense in un rantolo.
Riverso a terra e quasi morente, Desiderio era comunque riuscito a lanciarle contro un pugnale preso dalla sua cintura.
Sotto gli sguardi attoniti dei tre, la vita abbandonò il corpo del giovane, che – ancora con il braccio che aveva lanciato l’arma allungato – bisbigliò nella morte il nome di Lilliandil.
Hermione si volse a guardare l’ex guida di Aslan, che era crollata a terra.
Harry si avvicinò, con la bacchetta alzata, e voltò il corpo: era morta.
Il suo cuore era strato trapassato dal pugnale di Desiderio.
Caspian, inginocchiatosi accanto a Harry, sfiorò l’elsa adorna di incisioni particolari.
«È il pugnale di Aslan» bisbigliò «Lo diede a Peter, Re di Narnia: questo pugnale non manca mai il bersaglio, per volere del Leone»
«Non l’ha mancato neppure stavolta» mormorò Harry, senza traccia di compassione nella voce.

Alla fine, Desiderio si era reso conto di chi era veramente Lilliandil.
 
*
 
Dopo qualche minuto, i tre uscirono dalla sala del trono.
 
Hermione sigillò con un incantesimo la sala, per proteggere Ron da un eventuale ritorno dei soldati nemici: avevano dovuto lasciarlo all’interno, perché non erano riusciti a fargli riprendere i sensi.
Con l’animo oppresso dalla preoccupazione, i tre ripercorsero a ritroso il corridoio.
Nell’ingresso li attendeva una sorpresa: un gruppetto di uomini, laceri e emaciati, si muoveva circospetto.
Alla vista del re, lanciarono esclamazioni di giubilo.
«Maestà, Maestà!» gridavano, attorniando il sovrano.
Caspian sembrava senza parole.
«E guardate… Hermione!»
A lanciare quel grido era stato un nano, vestito di stracci e pesto, ma dalla voce irriconoscibile.
«Briscola!» gridò Hermione, raggiante «Oh, Briscola, stai bene!»
Fu il nano a spiegare ai sovrani che, improvvisamente, i soldati posti di guardia alle segrete in cui erano stati rinchiusi i narniani si erano accasciati a terra, senza più muoversi.
E, incredibilmente, le ferite che avevano inflitte ai narniani avevano iniziato a rimarginarsi da sole, a quel punto.
«Dipendeva tutto dai soldati» commentò il re «E loro dipendevano da Desiderio… che Lilliandil ha ucciso»
«E quindi ha ucciso in un colpo solo il suo intero esercito?» chiese Harry, senza parole «Bene… L’idea di avere a che fare con degli Inferi non mi attirava»
«Come l’hai capito, che erano Inferi?» domandò Hermione all’amico.
Lui storse il naso.
«Non te li dimentichi, una volta che li hai visti. E hanno quel modo di avanzare ciecamente, senza arretrare mai… Senza poter essere feriti o respinti… In realtà, i soldati di Desiderio erano coperti dai mantelli, quindi non so dirti se avevano o no la pelle viscida e le orbite vuote degli Inferi, ma di certo me li ricordavano molto. E, infatti, il fuoco li ha fermati»
«Noi abbiamo cercato di combatterli, ma senza successo» commentò Briscola, aspro.
«Non funzionano le armi, contro gli Inferi» ribatté Harry «L’ho imparato tempo fa»
«Biscola, raduna tutti gli abitanti del castello e riunitevi nell’atrio» ordinò Caspian a quel punto «Noi andiamo a cercare nostra figlia»
«Figlia?!» trasecolò il nano «Oh… Oh, Maestà! Mai avrei creduto che potesse arrivare un tale giorno di gioia, ormai!»
Ci volle del bello e del buono per calmare Briscola, ma neppure il re riuscì a impedire ai suoi uomini di lanciarsi alla ricerca della bambina: seppure stremati e sofferenti, l’amore per il loro sovrano veniva prima di tutto, per loro.
Caspian, dopo averli pregati di riposarsi, fu ridotto al silenzio dalla commozione che gli causò il vedere la determinazione nella sua gente; accanto a lui Hermione gli sorrise, stanca ma determinata.
«Non per fare il guastafeste» mormorò Harry ai due «Ma non abbiamo ancora trovato il padre di Lilliandil»
Caspian annuì.
«Penso che troveremo Rosalind non appena avremo trovato Ramandu»
«Non credi che cercherà di scappare?» bisbigliò Hermione, angosciata «Cair Paravel è talmente grande che...»
«No… Credo di no» rispose lui «Non vedo dove potrebbe andare a nascondersi… Se non a Charn, ma ora che Desiderio è morto, e con lui il suo esercito, dubito che troverebbe protezione persino in quella landa desolata»
Hermione annuì.
«Va bene… Allora andiamo a cercarlo?»
Caspian sospirò.
«No… Penso che prima ci sia un’altra cosa da fare. Una cosa che ho rimandato anche troppo…»
E lì, davanti a tutti, il Re di Narnia sollevò la Spada di Grifondoro e invocò un aiuto del quale non poteva più fare a meno:
«Aslan, ti prego» disse, con voce ferma «Vieni in nostro aiuto… Ho bisogno di te, mio Signore!»
 
Caspian non aveva ancora abbassato il braccio che un tuonò squassò il silenzio.
I narniani si strinsero, spaventati, gli uni agli altri, mentre fuori una pioggia torrenziale si riversava sulla corte di Cair Paravel, spegnendo i fuochi che ancora bruciavano all’esterno e lavando le pietre millenarie dal sangue che le aveva sporcate.
In pochi minuti, la pioggia cadde con intensità inaudita, portando con sé odori nuovi: di terra bagnata, di delicate essenze floreali e di primavera.
E, improvvisamente, la pioggia smise di cadere.

Mentre le nubi si diradavano veloci e il sole, luminoso e caldo, illuminava il cielo di Narnia, Lui giunse.
La sua possente figura si stagliò nel portone di ingresso del castello, preceduta dalla lunga ombra.
Uno ad uno, gli uomini di Narnia, in lacrime di gioia, caddero in ginocchio di fronte al loro Signore.
Harry, attonito davanti alla possanza del Leone, batté le palpebre senza trovare nulla da dire.
Hermione gli mise una mano sul braccio e lui si volse a guardarla: lei piangeva, ma chiaramente di gioia. Non c’era traccia di paura sul suo viso, che finalmente, dopo giorni atroci, si distendeva nella pace e nella speranza.
L’amica gli fece cenno di inginocchiarsi e Harry non lo trovò affatto strano: era come se già solo l’aspetto del Leone gli incutesse rispetto e ammirazione.
 
E, quando anche Hermione si fu inginocchiata, traboccante di gratitudine, rimasero solo loro a fronteggiarsi in piedi: l’uomo pallido e il Leone fulvo.
«Aslan» mormorò Caspian con voce rotta «Aslan… Cosa ho fatto?»
«Cosa hai fatto, figlio mio?» domandò Lui, bonario.
«Io…» Caspian deglutì a vuoto «Io… ho rinnegato me stesso, e Narnia. Volevo solo che questa responsabilità finisse, volevo solo poter… poter essere normale, poter disporre della mia vita. E non ho capito che Lilliandil e Ramandu se ne stavano approfittando»
La spada gli cadde di mano e il re si inginocchiò pesantemente a terra.
«Ho tradito Narnia e te, Aslan, perché ho tradito il mio dovere. Merito di essere punito… Ma ti scongiuro di credermi: non ho mai voluto che a Narnia accadesse questo!»
«Oh, Caspian» sospirò il Leone «Figlio mio, quanti dubbi nel tuo cuore! Ma perché? Io ti ho dimostrato di credere in te»
Quelle parole gentili sembrarono solo causare più dolore al re, che si coprì gli occhi con una mano, mormorando:
«Non… Non lo merito! È stata colpa mia, Aslan!»
Il Leone scosse la criniera fulva.
«Caspian, tu sembri volerti incolpare persino di provare dei sentimenti» rispose, in tono gentile «Il tuo amore per Hermione e le difficoltà che avete attraversato a causa della vostra forzata separazione ti hanno fatto desiderare di poterla seguire, rinunciando persino al tuo trono… Ma io lo capisco, figlio mio. È gravoso, il compito che ti ho assegnato e lo so bene. Ma mai ho dubitato di te e della tua forza. Sono le azioni che contano… E tu sei rimasto a Narnia»
«Sì, ma…»
«Ma ti rimproveri il tuo desiderio di aver fatto una scelta diversa» Aslan sembrava quasi divertito «Lo so. Ma, Caspian, tu sei ancora quel giovane dall’animo puro e valoroso che, di fronte alla prospettiva di rivedere i tuoi genitori nel mio Regno, hai scelto di seguire la strada del dovere. Lo hai fatto nuovamente quando hai lasciato che Hermione tornasse a casa. Perché non sai vedere la tua forza d’animo e la tua generosità, figlio mio? La verità, Caspian, è che tu sei un buon sovrano. Narnia è al sicuro ed è prospera, grazie a te. Ma l’incertezza nel tuo cuore ha fatto sì che credessi alle menzogne di Lilliandil e suo padre per paura, non per debolezza. Controllare i nostri sentimenti è la cosa più difficile.»
«Se non avessi creduto a Lilliandil…»
«Lilliandil e Ramandu avrebbero comunque voluto distruggere Narnia. Ma tu hai avuto chi ti ha mostrato la strada»
Hermione alzò il capo, sorridendo ad Aslan.
«Tu mi hai permesso di tornare, Aslan!» disse, euforica.
«Ma certo, bambina mia» rispose Lui «Come sapete, in occasione del tuo primo viaggio a Narnia vi chiesi di decidere quale strada volevate seguire: se quella del cuore o quella della responsabilità. Ma, dopo che la guerra nel tuo mondo si è conclusa, i tempi erano maturi per una nuova guerra, ancora più grande e terribile. E, per questo, volevo che un segno vi mostrasse la strada, perché non doveste mai dubitare del mio amore per voi»
«Rosalind» bisbigliò Hermione «Quella notte abbiamo concepito Rosalind»
Aslan sorrise.
«Sì, mia cara. E Rosalind riunisce in sé due mondi, coronando quell’amore che vi siete giurati reciprocamente davanti a me. Avrei potuto essere in collera con voi, dopo avervi fatto un dono del genere?»
Lei scosse il capo, con un nodo in gola.
«Aslan, lei sta bene?»
«Sì, piccola mia»
Hermione scoppiò in singhiozzi di sollievo e Caspian allungò il braccio per stringerla a sé.
I suoi occhi scuri incontrarono quelli del Leone, pieni di affetto.
«Non lo merito, Aslan» mormorò il Re «Ho lasciato Narnia in pericolo… E ho avuto così tanta felicità che…»
Il Leone intervenne:
«Io ti ho mandato sulla Terra, Caspian, per proteggerti da Lilliandil. Il suo potere malvagio, che Ramandu ha ottenuto violando le leggi di Narnia, ha oscurato Cair Paravel: non potevo lasciarti qui, in pericolo, per cui ti ho mandato dove era la tua salvezza, figlio mio. E così hai ritrovato Hermione. E, quando è stato il momento di tornare, sei stato tu la chiave per farlo, perché tu sei il legittimo sovrano di Narnia»
I due sposi si guardarono intensamente.
«Non osavo sperarlo Aslan…» bisbigliò il re «Non lo merito, grazie…»
Aslan sorrise.
«Dimmi cosa ti turba, figlio mio»
Caspian arrossì, mortificato.
«È che… Che non riuscivo più a parlarti, Aslan. Non ti trovavo più, malgrado ti invocassi spesso, e quindi credevo…»
«Di essere solo?» di nuovo, Aslan parve divertito «Figlio mio, ma non lo hai capito? Io sono sempre con te. Sono sempre stato con te, anche quando non mi vedevi. Io ero lì, insieme a voi. La cometa, Caspian… Non l’hai vista?»
Lui annuì, intimidito.
«L’ho vista, mio Signore»
«E pensi che ti avrei salvato, che ti avrei mandato da Hermione, che vi avrei dato Rosalind… Se non ti amassi?»
Caspian chinò il capo, mortificato.
«Perdonami per aver dubitato di Te, Aslan»
«Figlio mio, è di te stesso che hai dubitato… Ma io credo in te, Re di Narnia. Alzati, ora: non vuoi presentarmi l’erede di Narnia?»


***
Scusate il ritardo!
Impossessarmi di un pc è ogni volta un'impresa... Ma ce l'ho fatta!
Come avete passato il Natale? Siete stati bene?
Io cerco di scrivere più che posso... Mangio e scrivo, scrivo e mangio! :D
Vi informo che manca solo un capitolo... Invoco poi la vostra pazienza, perchè prima di iniziare a postare la terza storia vorrei scriverne una buona parte.
Ma spero resterete con me! Sapete dove trovarmi, del resto:  https://www.facebook.com/Joy10Efp  e 
https://www.facebook.com/profile.php?id=100007339248477
A venerdì (spero!) per chi legge l'altro mio crossover, "Ragione e sentimento": http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2908749&i=1
Baci e tanti tanti auguri per un fantastico 2015!
Joy

 

   
 
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