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Autore: marta_weasley    30/12/2014    0 recensioni
sto seguendo una 30 challenge dark in cui ogni storia sarà completamente diversa dall' altra per quanto riguarda trame, fatti e a volte anche caratterizzazione. ogni storia ha in comune però il tema un po' appunto "dark", a volte saranno cose comunque abbastanza lievi ed alcune piuttosto pesanti.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Caspian, Edmund Pevensie
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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1:  Vampire/werewolf AU
Di notte c’ è il freddo e il buio, ed è proprio in quel buio che la paura si nasconde. Si nasconde sotto il letto, dentro l’ armadio, ma soprattutto è fuori dalla finestra. Quante volte in una notte ventosa avete sentito picchiettare alla finestra e terrorizzati vi siete tirati le coperte fin sopra la testa convincendovi che non siano altro che vecchi rami di un albero scossi dalla gelida aria della notte. Ma siete sicuri che sia veramente così? Se voi provaste ad alzarvi dal letto e ad avanzare verso quel sinistro bussare chissà cosa ci trovereste. Forse trovereste nient’ altro che la prova che i vostri timori non siano altro che frutto della vostra immaginazione acutizzati dalla soggezione per il buio o forse trovereste altro…
 
Erano ormai anni che i fratelli Pevensie abitavano in quella enorme villa. Era così grande che potevi perdertici ed era quasi triste perché sembrava così vuota e silenziosa a volte che ti faceva venire voglia di urlare. L’ unica cosa positiva però, era che finalmente ognuno di loro aveva una stanza singola, Edmund in particolare ne era grato visto che il continuo russare di Peter lo svegliava almeno una volta per notte. La sua camera era molto spaziosa e, come del resto l’ intero palazzo, terribilmente vuota. Vi era un letto a baldacchino a sinistra proprio difronte ad un gran finestrone con le tende di un tessuto rosso spesso e ruvido. A destra invece c’ era una grande scrivania in mogano con fogli sparsi ovunque e subito a fianco un grande armadio tutt’ al più vuoto visto che Edmund non ha mai posseduto chissà quanti vestiti. Nonostante il vuoto quasi soffocante la sua camera gli piaceva molto, forse un po’ meno la notte, quando la luna si affacciava direttamente sulla sua finestra e proiettava le lugubri ombre degli alberi sulle pareti; nonostante ciò Edmund non chiudeva le tende quasi mai perché girandosi verso la finestra poteva ammirare la luna, ed era sempre diversa.
Una notte però il tempo era burrascoso e le nuvole coprivano l’ intero cielo mentre un forte vento sferzava gli alberi facendoli frusciare inquietantemente. Edmund si girava e rigirava nel letto non riuscendo a dormire poi iniziò a sentire un leggero bussare sul vetro. Continuava a ripetersi che era un ramo spinto dal vento e nient’ altro. Il rumore alle orecchie di Edmund sembrava quasi assordante, non sentiva neanche più il vento, ma solo quel lento picchiettare che sembrava rimbombare per tutta la stanza. Voleva rannicchiarsi sotto le coperte e tapparsi le orecchie, ma qualcosa glielo impediva. Forse era l’ orgoglio che gli impediva di accucciarsi come un bambino o forse solo pura ed innocente curiosità che lo attirava verso quella finestra. Il cuore gli martellava nel petto quando si rese conto di essere a piedi scalzi nel bel mezzo della stanza. Continuava a fissare la finestra completamente buia e passo dopo passo si avvicinava; nelle orecchie sentiva il suo stesso cuore martellare costantemente, ma il picchiettio era più forte. Ora era davanti alla finestra e il picchiettio si era fermato all’ improvviso. Ciò che vedeva era la più totale oscurità, ma c’ erano anche due cose che scintillavano, erano occhi. Edmund non riusciva a muoversi, i suoi piedi sembravano incollati al pavimento e i suoi occhi non riuscivano a staccarsi da quei due pozzi scuri piantati su di lui.
Edmund stava avvicinando la mano alla finestra e prima di accorgersene era già aperta.
“Salve” era una voce maschile calda e profonda, sembrava accarezzarlo ad ogni lettera.
“Chi è lei?” la voce di Edmund aveva tremato un po’, ma il suo sguardo cercava di rimanere fermo.
“Invitami ad entrate”
“P-perché dovrei?” la voce dello sconosciuto gli suscitava strani brividi lungo la schiena e riduceva
la sua voce in un piccolo sussurro quasi impercettibile.
Gli occhi di Edmund si abituavano sempre più al buio della notte ed ora riusciva a notare piccoli particolari del volto dello sconosciuto. Aveva capelli scuri lunghi fino a poco sotto il mento mossi dal vento ed un sorriso sghembo sul volto.
“Fammi entrare” quest’ ultima frase l’ aveva sussurrata, ma Edmund non se ne era persa neppure una sillaba.
Edmund deglutiva a vuoto mentre il suo cuore non decideva a calmarsi.
“Perché? Non riesce ad entrare da solo?”
“Ti piace fare domande a quanto pare…” c’ era una punta di ilarità nella sua voce fredda.
“Mi piacerebbe di più avere risposte, signore” Edmund proprio non riusciva a smettere di fissarlo, sapeva che avrebbe dovuto chiudere quella maledetta finestra e correre il più lontano da lì, ma non ci riusciva proprio. Il più grande, che Edmund si era accordo essere accovacciato sul ramo di un albero, lo fissava in silenzio, finché abbassando la testa non iniziò a ridere. Edmund era sobbalzato leggermente allo scoppio di risate dello sconosciuto.
“Sei piuttosto strano” la sua voce, ancora impregnata di ilarità, non era più profonda e suadente, ma ora era più calda, più umana ed alle orecchie di Edmund più bella.
“S-strano?! Non sono io quello che non bel mezzo della notte cerca di intrufolarsi nelle camere di altra gente e se ne sta accovacciato sul ramo di un albero in pieni inverno!” Edmund aveva incrociato le braccia al petto inarcando un sopracciglio, come faceva sempre quando usava il suo tono un po’ saccente.
L’ altro ragazzo aveva ripreso a fissarlo intensamente, cosa che fece arrossire Edmund terribilmente sperando che non se ne accorgesse. E proprio mentre apriva le labbra per dire qualcosa un lieve bussare aveva iniziato ad arrivare dalla porta.
“Ed, sei sveglio? Tutto bene?” era Peter.
“S-sì! Tutto a posto!”
Peter stava entrando ed Edmund aveva fatto appena in tempo a chiudere le tende.
“Che stai facendo lì in piedi con la finestra aperta”
“Stavo… bhe…. Stavo prendendo un po’ di aria” Edmund stringeva tra le mani la stoffa spessa mentre cercava di non guardare Peter negli occhi; non gli era mai piaciuto mentire, soprattutto di fronte a suo fratello maggiore. Quest’ ultimo lo guardava con le sopracciglia aggrottate come riflettendo sulla risposta del fratello.
“Va a dormire e chiudi la finestra o ti prenderai un malanno!” Peter fece in tempo a finire la frase che la porta si era già chiusa dietro di lui.
Edmund non era riuscito a trattenere un sospiro di sollievo.
“Perché lo hai fatto?” la voce proveniva da dietro le tende che Edmund teneva ancora strette tra le mani. Il perché lo avesse nascosto non lo sapeva neanche lui. Avrebbe dovuto dire a Peter che fuori dalla sua finestra c’ era uno sconosciuto, probabilmente anche pericoloso, ma non lo aveva fatto. Edmund non riusciva a rispondergli né ad aprire le tende. Sebbene non lo vedesse sapeva che l’ altro lo stava fissando e questo lo faceva agitare terribilmente.
“Non lo so” lo aveva sussurrato talmente piano che faticava a capire se lo avesse detto sul serio o solamente pensato.
Un altro silenzio era piombato su di loro ed Edmund continuava a stringere tra le mani i lembi di tende.
“Fammi entrare” la sua voce aveva riacquistato un tono serio e profondo, ma era diversa dal tono usato la prima volta, era seria e profonda, ma anche terribilmente ammaliante. In quel momento
Edmund aveva iniziato a chiedersi quante sfumature la voce dello sconosciuto potesse avere, per poi riprendersi mentalmente per lo stupido pensiero.
“Edmund… fammi entrare” il suo nome suonava bene detto da lui e senza rendersene conto aveva già riaperto le tende e lo fissava dritto negli occhi che ora sembravano più scuri di prima.
“Entra” Edmund aveva pronunciato quella singola parola come automaticamente mentre faceva due passi indietro per permettere al ragazzo di entrare. Il più giovane non riusciva a smettere di guardare l’ altro ragazzo che ora riusciva a vedere in ogni più piccolo particolare. Riusciva a vedere il suo volto dalla grande mascella, e i lunghi capelli un po’ arruffati per il vento, le lunghe gambe ricoperte da un pantalone nero come il resto del suo abbigliamento del resto; e poi vedeva le mani grandi, ma dalle lunghe dita affusolate, dita fatte per suonare il pianoforte forse, ma soprattutto dita fatte per accarezzare. Edmund doveva essere impazzito, che razza di cose gli venivano in mente?
Quelle dita che fino ad un attimo prima Edmund ammirava con trasporto si stavano avvicinando al suo volto. Edmund, senza stupore, aveva constatato quanto fossero fredde.
Una parte di lui iniziava a provare una strana sensazione alla bocca dello stomaco per lo sguardo dell’ altro, ma niente al mondo lo avrebbe fatto spostare da lì, il suo cervello per l’ ennesima volta in quella strana serata non voleva saperne di funzionare normalmente, l’ unica cosa che riusciva a pensare era quanto delicato fosse il tocco delle sue dita che ora gli accarezzavano il collo. Edmund sentiva le guance in fiamme e il cuore in gola. Il suo corpo era completamente irrigidito per la paura, ma non dell’ altro; aveva paura che un suo solo movimento avrebbe potuto spezzare quel meraviglioso incantesimo.
“Sai cosa sono” non era una domanda ed Edmund sapeva la risposta. Una parte di lui lo aveva capito fin dal primo momento. Continuando a guardarlo negli occhi il più giovane aveva annuito leggermente.
“E non hai paura?” mentre parlava il ragazzo si avvicinava e i loro corpi ora si toccavano quasi mentre le sue dita continuavano quell’ ammaliante danza sulla pelle dell’ altro.
“No” appena pronunciata quella piccola e semplice parola aveva capito che era vero, lui non aveva paura di lui e non se ne spiegava il perché. Tutto ciò che provava era curiosità e attrazione.
Il vampiro, perché di questo si trattava, stava sorridendo leggermente mostrando le punte dei canini affilati, quel sorriso però non raggiungeva gli occhi che, sebbene fossero rimasti scuri e caldi, sembravano anche terribilmente spenti e tristi. E a quella vista una piccola e fastidiosa morsa aveva iniziato a stringergli il cuore di Edmund.
All’ improvviso aveva alzato una mano per accarezzare il volto freddo e pallido dell’ altro ragazzo, che sconcertato, aveva strabuzzato gli occhi. Lo stupore aveva lasciato spazio ad una piccola risata che però si era spenta quasi subito.
“E sai per cosa sono venuto?” era una domanda retorica, ovvio, ma Edmund aveva annuito comunque. Sentiva la bocca completamente asciutta e il suo cuore batteva a mille nelle sue orecchie mentre chiudeva gli occhi in un muto invito. Cosa gli stava succedendo? Cosa stava facendo? Erano queste le domande che sentiva ronzare in un angolo della sua mente.
Il vampiro era stato di nuovo colto alla sprovvista da quello strano ragazzino dalla pelle così chiara e delicata che solo a guardarla troppo avrebbe potuto romperla. In tutti quegli anni non aveva mai conosciuto qualcuno così interessante. Aveva una fame terribile e avrebbe potuto avvicinarsi di quei pochi centimetri al collo del ragazzino per succhiarne il sangue. In quel momento si era ritrovato a chiedersi come l’ altro avrebbe reagito; avrebbe cercato di divincolarsi o forse si sarebbe abbandonato completamente nelle sue braccia. Da sotto la pelle poteva benissimo
vedere le vene del suo collo pulsare velocemente. Ma la sua attenzione era stata catturata dal viso dell’ altro, le lunghe ciglia proiettavano ombre scure sulle guance ed ora che ci faceva caso proprio sulle guance aveva delle piccole lentiggini. Intrigante. Il vampiro aveva posato la mano sinistra sul fianco di Edmund mentre l’ altra mano era tra i suoi capelli cercando di spostargli delicatamente la testa per scoprire meglio il collo. Edmund stringeva gli occhi ancora di più mentre ingoiava a vuoto un paio di volte. Aveva le spalle irrigidite e le braccia dritte lungo i fianchi in tensione. Il vampiro a quella vista aveva sorriso languidamente. Adorabile. Le sue labbra ora sfioravano la pelle liscia del poter comunque sentire il cuore dell’ altro battere all’ impazzata.
Edmund era in balia di quella creatura così ammaliante. Non riusciva a muoversi e neanche lo voleva. Sentiva le sue guance andare a fuoco e una strana sensazione allo stomaco. Il vampiro continuava ad assaporare la pelle dell’ altro prima baciando appena e poi leccandola.
Delizioso. Edmund era assolutamente delizioso. E a malapena si era accorto di averlo spinto verso di se’ facendo in modo che i loro corpi fossero incollati. Avrebbe dovuto farla finita in quel preciso istante. Avrebbe dovuto morderlo e prosciugarlo completamente.
Ad un tratto si erano resi conto di trovarsi sul letto e mentre le mani del vampiro toccavano ed esploravano il corpo di quel suo nuovo interesse, Edmund cercava di trattenere quei piccoli versi che provenivano dal fondo della sua gola. Poi le mani di Edmund avevano iniziato a muoversi percorrendo le braccia dell’ altro per poi arrivare alle spalle fino ai capelli.
Nessuno dei due sapeva quanto tempo avevano passato a scoprirsi, ma il cielo iniziava già a schiarirsi quando il più grande si era staccato dall’ altro. Lo aveva guardato per un attimo e poi era scoppiato di nuovo a ridere. Edmund nel frattempo si era messo seduto coi capelli arruffati e le guance completamente rosse che lo guardava interrogativo.
“Sai, di solito le mie prede non sono così permissive” si era alzato dal letto e si stava dirigendo verso la finestra ancora aperta.
“E i vampiri di solito non si intrattengono con le loro prede” Edmund aveva calcato sulla parola “prede” alzando un sopracciglio ed incrociando le braccia al petto.
E l’ altro ancora una volta in quella nottata si era stupito ed aveva sogghignato dicendo “Bhe, allora farò meglio la prossima volta” per poi andarsene dalla finestra.
C’ è da dire però che la persona che più di tutti si era stupita del comportamento di Edmund è stato Edmund stesso. Mai si era comportato in modo così sconsiderato. Cosa gli fosse preso non lo sapeva, ma soprattutto non riusciva a spiegarsi le sensazioni che aveva provato, tra cui quella tremenda attrazione per quell’ essere che gli faceva annodare lo stomaco e annebbiare la mente.
Però forse, lasciando la finestra aperta quella notte, o quelle dopo ancora, prima o poi avrebbe capito.





SPAZIO
salve, come avrete letto ogni storia avrà sarà a se' visto che seguirò questa 30 Challenge Dark moooooooooolto interessante. non so con quanta frequenza pubblicherò, ma spero di portare a termine questo mio progetto!
aspetto i vostri pareri e consigli
  
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