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Autore: _Cthylla_    30/12/2014    2 recensioni
Dopo un matrimonio tanto voluto da una parte quanto osteggiato dall'altra, e soprattutto dopo l'incidente di Emerald, eccoci di nuovo qui con la nostra neo sposina in coma.
Si risveglierà?
E se si...sarà quella di prima?
Dal Cap.3:
Lionel bevve un abbondante sorso dal bicchiere. «secondo me è sbagliato il principio di fondo, in quello che dici. Chi può dire che, Warsman o non Warsman, mia nipote non sarebbe caduta lo stesso, magari per motivi diversi? O che non le sarebbe successo qualcosa di analogo che avrebbe portato comunque alla situazione attuale?» i due uomini si guardarono nei loro occhi verde smeraldo, nel soppesare quel che il più vecchio stava dicendo «quando succedono cose come questa è normale per un padre cercare dei colpevoli, tanto più per uno “innamorato” di sua figlia come sei tu. Se a Sebastian capitasse qualcosa del genere probabilmente reagirei alla stessa maniera. Ma in realtà non ci sono colpevoli qui, se non la sfortuna o il destino ingrato, se preferisci chiamarlo in questo modo».
Howard guardava l’orizzonte con aria pensierosa. «tu sai che non credo molto nel destino».
Genere: Avventura, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kevin Mask, Nuovo personaggio, Robin Mask, Un po' tutti, Warsman/Lord Flash
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Occhi di smeraldo'
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Ods19

Nella villa dei Lancaster non regnava affatto una bella atmosfera, nemmeno per la combriccola di Kid che solitamente era ubriaca e festante. Se a nessuno di loro Kevin Mask era mai stato simpatico, non significava che lo volessero morto…e sembrava che Zachary Connors, perché era stato lui, non era certo un caso che Kevin fosse stato quasi bruciato vivo proprio quando l’aveva incontrato, ci fosse andato abbastanza vicino. Tanto che perfino a Jacqueline era passata la mezza fissa che aveva per lui.

Il che comunque non era un male.

I ragazzi stavano perfino prendendo seriamente in considerazione l’idea di andare in Russia a vedere come stava, o almeno, ci stavano pensando quelli più di buon cuore come Kid Muscle e Wally. All’interno del gruppo si erano come create due fazioni, quella “andiamo” e quella “’sti ca…”, che con Dik Dik, Terry e Jeager era la più numerosa. Checkmate, come accadeva spesso, restava neutrale. Idem per le ragazze, rimaste estranee alla contesa.

Quanto a Meat, iniziava a pensare che avrebbe appoggiato la causa di Kid e Wally. Non tanto per Kevin Mask, ma perché sarebbe stato un buon motivo per andarsene dalla Villa dei Lotofagi. Il centro benessere interno gli sarebbe mancato da morire, ma si era reso conto che era veramente arrivato il momento di andare via.

Restare lì non avrebbe aiutato nessuno nella ricerca di Emerald, e comunque Meat aveva iniziato a pensare che forse più che fare un tour dei ricordi o simili lei volesse stare via e basta. Ovviamente lo preoccupava che fosse in compagnia di una persona pericolosa come Connors minore, ma d’altra parte se si trattava di pericolosità lei non era tanto da meno e se -da quello che aveva carpito da brandelli di conversazioni tra le signore Lancaster- Kirika aveva mollato Kevin e si era unita a lei a Roma significava che Emerald aveva anche un appoggio. Ah, e ovviamente c’era anche il cugino Sebastian a fare da tappezzeria.

Ciò che restava incerto era il destino di Warsman, del quale da dopo l’intrusione nella villa di Robin Mask nessuno di loro aveva saputo più nulla, e che forse -forse- rappresentava uno dei motivi per cui Emerald restava via.

Meat aveva accettato di farle da testimone al matrimonio, ed ovviamente aveva sperato che tutto andasse bene anche perché lei sembrava essere molto convinta; ma già allora avrebbe mentito sia se avesse detto che saperla sposata con quell’uomo lo soddisfaceva, sia se avesse detto che sicuramente col russo era tutto finito.

E quel che era successo dopo aveva solo dimostrato quanto quella bugia, se detta, sarebbe stata grande. Erano legati, e Meat meglio di tutti sapeva, o comunque arrivava ad immaginare, quanto.

“Emerald, ragazza mia, che mi combini?”

Meat non osava immaginare il putiferio se disgraziatamente Emerald fosse tornata determinata a far finire quella storia diversamente da come la sua famiglia si aspettava, e a quali sarebbero state le reazioni del marito e del loro ospite. Stupore e rabbia da parte dell’americano sarebbero state anche giustificabili invero -al di là del fatto che anche solo per l’età lui risultasse un partner più logico- perché a Meat non risultava che avesse fatto qualcosa di male ad Emerald tanto da darle motivo di lasciarlo, ma non era lui quello da temere.

“in questo posto la tensione si taglia col coltello. Howard Lancaster da un paio di giorni ha come un’ “aura” che non mi piace affatto, Janice è abbattuta per via di Kevin, ho visto Connors ridurre in briciole un manichino nell’area di tiro…e Lionel Lancaster è tetro come non l’avevo mai visto, mentre la sua signora è spaventosamente nervosa, presumo per via di Sebastian. Non so perché ma ho come la sensazione che quel che Zachary ha fatto a Kevin abbia come acceso una miccia, ed è bene che né io né i ragazzi, e le ragazze, siamo ancora qui quando scoppierà la bomba! A confronto l’idea dei quattordici gradi estivi durante le notti russe è molto più attraente!”

E mancava all’appello la reazione di Robin Mask all’attacco subìto dal figlio. Sempre che fosse stato informato, perché non era affatto scontato, ovvio.

Sospirò pesantemente sentendo i ragazzi litigare. Perorando la causa di Kid, avrebbe cambiato qualcosa davvero? Sarebbe riuscito a convincere gli altri? Più tempo passavano in quella villa meno la sua opinione sembrava contare. E sapeva per certo che avevano perfino spento da giorni tutti quanti i cellulari, tanto iniziavano a distaccarsi dalla realtà.

“basta” si disse risoluto “ora vado da Howard Lancaster a dirgli che lo ringraziamo tanto per l’ospitalità ma ce ne andiamo tutti quanti. Almeno potrò finalmente smetterla di sentirmi a disagio ogni volta che lo incrocio per caso” e il perché si sentisse in quel modo era ovvio “e magari una volta visto Kevin ridotto in quel modo riuscirò a convincerli a tornare ad allenarsi per evitare di finire come lui!...non che sia colpa del poco allenamento, d’accordo, però se servisse a far tornare quegli zucconi sulla retta via…”

Si mise a girare per la villa, chiedendo informazioni alla servitù su dove potesse trovare il marchese Howard Lancaster -ovviamente era costretto a specificare- a quell’ora di sera, senza che nessuno riuscisse a dargli una risposta precisa. Ma quando si imbatté nel maggiordomo in capo, stranamente in pausa e che stava leggendo il giornale, il suo sguardo venne attratto dal titolo in prima pagina.

“Deceduto re Yama Khan, Pianeta dei Demoni sul piede di guerra: un Torneo per stabilire la successione al trono?”

Il piccolo Kinniku si trovò a boccheggiare. «mi scusi…»

«a vostra disposizione, signore» al maggiordomo in capo non importava che lo si stesse richiamando all’ordina durante il suo momento di pausa: se ad un ospite serviva qualcosa, doveva essere accontentato.

«ehm…due cose. La prima: sa per caso dove posso trovare il marchese Howard Lancaster?»

«il marchese al momento è impegnato. Posso riferirgli che lo stavate cercando».

«grazie. La seconda cosa…potrei dare un’occhiata al giornale?»

«certamente, signore» glielo porse «posso esservi utile per altro?»

«no, però grazie lo stesso».

L’altro rispose con un inchino. Man mano che Meat leggeva il suo volto diventava sempre più preoccupato.

Yama Khan, re del pianeta dei demoni, è stato trovato morto nella propria vasca da bagno a notte inoltrata. Dai primi riscontri, le autorità ipotizzano che si tratti di suicidio. Voci di corridoio confermano che non si sia trattato del primo tentativo effettuato da Yama Khan in questo senso, con la differenza che in questo caso ha avuto un macabro successo.
Discorde la reazione della popolazione alla notizia del decesso del loro re. Se molti erano contenti della pace stipulata da Yama Khan con la Muscle League, con conseguente apertura del pianeta ai turisti, altrettanti se si tratta di esprimere la propria opinione hanno soltanto due parole da dire: “era ora”. Ed il visir Hell Knight, attualmente al comando data la scomparsa improvvisa del sovrano, sembra essere dello stesso avviso.
“da dopo la sconfitta subita da parte di King Muscle, il compianto Yama Khan era diventato una dissoluta e costantemente ubriaca ombra di se stesso” ha dichiarato “un re che si è bellamente lasciato dettare le regole dalla banda di pagliacci che è la Muscle League, cui ha anche svenduto il sangue del proprio sangue appena ha avuto l’età giusta. ma d’ora innanzi si cambia musica”.
In seguito a tale dichiarazione, la parte di popolazione che non desidera alcun cambiamento ha sollevato proteste ricordando al visir che secondo la legge è a Kirika, figlia di Yama Khan, che spetta di diritto il trono. La pronta risposta del visir è stata che la principessa Kirika è appartenente alla stessa organizzazione che umiliò gli psycho chojin  anni or sono, e non si è mai interessata alla corona. Ma…
“in ogni caso, tenendo conto della richiesta della popolazione, dichiaro che se da qui a venti giorni la principessa dovesse decidere di tornare per tentare di far valere il suo diritto di successione  avrà luogo un Torneo…“amichevole” tra  quattro miei campioni e quattro mie campionesse -rappresentanti anche della popolazione che desidera rompere ogni trattato di pace- ed altrettanti campioni e campionesse della principessa…se ne troverà” ha dichiarato “sfido i membri della Muscle League a presentarsi almeno come parte dei tali. Ah...ovviamente né io né la mia eventuale rivale al trono potremo scendere in battaglia.”

L’articolo non finiva lì, ma a Meat bastava ed avanzava quello che aveva letto.

Se voleva una buona scusa per lasciare la villa dei Lancaster l’aveva avuta, quel Torneo andava sia affrontato che vinto, assolutamente! Era già tanto che il Pianeta dei Demoni non avesse spezzato subito i trattati alla morte di Yama Khan, e non potevano permettersi di perdere l’occasione che le proteste di buona parte della popolazione aveva concesso loro.

«d’accordo, ora devo urgentemente parlare con Mr. Lancaster, è una questione di vita o di morte!!!»

Eh già… perché come potevano andare lassù a combattere perché Kirika potesse regnare, se la suddetta era dispersa chissà dove, con chissà quali intenzioni, e c’erano solo venti giorni di tempo perché potesse andare lassù a pretendere quel che le spettava?

«come vi ho già detto, Mr. Lancaster al momento è-»

«se non troviamo in fretta  Kirika e vinciamo quel Torneo i trattati di pace verranno spezzati!» protestò Meat «devo sapere precisamente a che punto sono le ricerche, perché se qui non ci si dà una mossa potrebbe accadere un disastro!»

 

 

Una chiamata di Ikimon MacMadd, nuovo presidente della IWF.

Proprio quel giorno, proprio quella sera in cui il lavoro lo aveva trattenuto di più lì in ufficio…se avesse detto di non aver avuto la tentazione di non rispondere avrebbe mentito.

Ma Howard Lancaster non poteva dire di non aspettarselo, non dopo aver saputo cos’era successo sul Pianeta dei Demoni, e immaginava anche quale potesse essere l’argomento, se Ikimon aveva saputo che i ragazzi si trovavano lì.

Per cui si rassegnò a rispondere nonostante un umore che da due giorni, precisamente da quando Kevin Mask aveva squarciato il ventre al suo ex allenatore mandando in panne il chip e suddetto allenatore era letteralmente scomparso da sotto gli occhi del personale, lo aveva indotto a vestirsi di grigio. E non grigio chiaro, ma un grigio quasi antracite con tanto di fazzoletto coordinato, il che non era affatto un buon segno.

Dopo aver premuto un pulsante comparve l’ologramma tridimensionale del mezzobusto di Ikimon MacMadd, che veniva proiettato da un sottile proiettore/microcamera a periscopio sulla scrivania.

«dica, mr. MacMadd…e possibilmente sia conciso».

Ikimon deglutì. A dirla tutta aveva sperato in un inizio migliore considerata la situazione -specie perché quell’uomo da dopo le finali gli metteva una paura del diavolo pur avendo guadagnati dieci milioni solo in un colpo grazie a lui- mentre invece sullo schermo del suo pc era comparso un Howard Lancaster non solo particolarmente freddo e poco in vena di chiacchiere, ma anche vestito di grigio antracite, il che non era affatto incoraggiante.

In quei momenti Ikimon quasi desiderava che la carica di presidente tornasse a suo padre.

O semplicemente che fosse stato Vance a fare quella chiamata.

Ma figurarsi, quando se ne era parlato aveva detto “no no! un presidente ha onori ed oneri, e questo onere è tutto tuo!”

– ehm…Emerald come sta?

Ovvio, pur avendo sua sorella lì in villa Ikimon MacMadd non sapeva che Emerald si era ripresa. Segno di quanto si parlavano in quella famiglia!

«si è ripresa dal coma, ma al momento non è disponibile. Lieto che si sia interessato della salute di mia figlia, mr. MacMadd, anche se mi sembra incredibile che lo abbia fatto proprio quando il Pianeta dei Demoni minaccia di muovere guerra ed oltre a Kirika e quattro campioni servono anche quattro campionesse».

– ah…ehm. Il mio interesse era completamente genuino, ma in effetti visto che siamo in argomento-

«non credo che ci sia molto di cui parlare. Emerald non è disponibile, al momento» ripeté «ed escludendo lei e Kirika restano precisamente quattro chojin, tra le quali sua sorella che se non ricordo male ha ricevuto il titolo di miglior lottatrice. Non vedo il problema».

? il problema potrebbe insorgere nel caso per qualche motivo…sa, c’è la possibilità che subiscano incidenti, o simili…

«se il numero di persone dalla parte di Kirika è tale da aver scongiurato una rottura immediata dei trattati di pace, non dovreste faticare a trovare qualcuno in sostituzione. Quel pianeta ha tanti lottatori quante lottatrici».

“e mia figlia lassù, in un pianeta a rischio ricolmo di pazzi scatenati, non la lascerei andare nemmeno se MacMadd piangesse in greco. È una chojin addestrata, ma è convalescente e ritengo che abbia i suoi…grattacapi da risolvere quaggiù. E per quanto non sappia dove si trovi al momento, se anche fosse a conoscenza della notizia, io dubito che Emerald abbia voglia di mettersi in altri guai…sempre se Kirika fosse intenzionata a prendersi il trono, poi. Se, se, se!” pensò “per fortuna che a me andrebbe bene in ogni caso, anzi, se rotti i trattati di pace servissero armi sarei ben più ai demoni che ai miei ex colleghi…e conoscendo di vista Hell Knight, seppure per rapporti prettamente di affari, mi permetto di dubitare che Yama Khan sia morto come si pensa”.

? m-magari ha ragione, ma non sarebbe meglio…?

«sarebbe meglio. Ma se una persona non è disponibile, non è disponibile».

? …

«c’è dell’altro?»

? Kirika e gli altri lottatori almeno sono pronti?

«ironico che lei, che è il presidente, venga a chiederlo a me che non sono neppure parte della Lega».

?  sono pronti oppure no? ? c’era disperazione nella voce di Ikimon. Quella conversazione gli aveva ulteriormente rovinato la giornata.

«Kid Muscle e le lottatrici sono pronte, ma non è detto che Kirika desideri il trono».

? qui non importa quello che vuole!!! Importa che avere su quel trono un’appartenente alla Muscle League ci sarebbe di grande vantaggio! E poi insomma, era suo padre per l’amor del cielo…

«questo non conta nulla. Le poche volte che l’ho sentita parlarne l’ha fatto in un modo in cui spero che Emerald non parli mai di me. La prospettiva della rottura di ogni trattato di pace non è rosea e cercherò di parlare con Kirika della cosa, ma da parte mia non intendo spingerla a fare niente che non voglia. Il potere comporta responsabilità, e alcune persone non sono né adatte ad esercitare il potere né in grado di assumersi responsabilità. Credo che lei possa capire».

Per un po’Ikimon rimase in silenzio.

? mi auguro che riesca a convincerla.

«naturalmente me lo auguro anche io. La saluto».

L’ologramma tridimensionale scomparve.

«certo…prima di provare a convincerla dovrei trovarla» aggiunse tra sé e sé.

Si concesse di sollevare un sopracciglio quando in ufficio entrarono il suo maggiordomo in capo e Meat.

«sono costernato, signore, ho chiarito che Voi eravate impegnato ma…»

«ho appena finito, Jordan, non preoccuparti. Signor Meat, credo di conoscere il motivo della sua visita: ho appena parlato con Ikimon MacMadd, e so che la situazione sul Pianeta dei Demoni non è rosea».

Niente convenevoli. Meglio così, si disse Meat, almeno si sarebbe trattenuto per meno tempo. «in effetti sono qui proprio per questo motivo. Le ricerche di-»

«se li avessi trovati sarebbero tutti quanti qui, non crede? Tutto quel che so è che al momento sono in Russia. Che stanno cercando di lasciare Mosca, o forse l’hanno già fatto, presumibilmente grazie ai passaggi sotterranei che vanno da uno a dodici o più livelli. Se ci saranno novità gliele riferirò…anche se non è sicuro che, una volta trovata, Kirika decida di competere per la corona. Altro?»

“appunto, sono due giorni che l’aura che ha intorno Howard Lancaster mi piace sempre meno” pensò Meat.

«in effetti sì. È quasi sicuro che io ed i ragazzi ce ne andiamo domani».

“li spaventerò con la prospettiva di una possibile guerra Muscle League/demoni e proporrò di andare a vedere come sta Kevin anche per renderci conto se sarà o meno in condizioni di affrontare un eventuale Torneo. Dovrebbe funzionare” pensò Meat “e finalmente torneremo ad allenarci!”

«oh. Che peccato».

«è sicuro di essere dispiaciuto?»

«non ho nulla contro quei ragazzi. E ancor meno contro le ragazze».

“anche se quella a cui dispiacerà di più sarà mia suocera” pensò, lasciandosi quasi scappare un sospiro “sperava di poter mettere le mani su carne giovane…”

Idem per sua madre, sia chiaro. Ma evidentemente voleva evitare di pensarlo…

«beh, messa così…in ogni caso davvero, mi auguro che riesca a trovare tutti quanti entro breve».

«è quel che spero anche io. Però la avviso già ora, mr. Meat: se anche tutto andasse per il meglio e Kirika decidesse di concorrere, non pensi nemmeno per un minuto che Emerald partecipi».

C’era da immaginarlo, pensò Meat, guai a non proteggere la sua principessina. «certo. Poco importa che stia seminando tutti quanti in una fuga non poco faticosa che di certo richiede parecchio sforzo fisico, Emerald è comunque convalescente» si lasciò sfuggire con appena un filo di ironia che non riuscì proprio a nascondere nonostante conoscesse i rischi e vedesse bene il completo grigio antracite.

« Emerald è… convalescente. E in ogni caso ha già molto a cui pensare senza dover aggiungere anche questo. Nel caso in cui il torneo venisse disputato, avete il numero di lottatrici che serve anche senza di lei».

Meat stava per dire che forse Emerald avrebbe potuto pensarla diversamente. Ma a rifletterci bene se per i propri problemi personali stava già scavalcando la preoccupazione di suo padre, di suo marito e tutto il resto, quanto avrebbe mai potuto importarle dei trattati di pace del Pianeta dei Demoni? Se il torneo si fosse fatto Hammy si sarebbe mossa solo quando lei fosse stata a posto, e non prima.

Era una cara ragazza e Meat le voleva bene, ma anche i muri ormai erano a conoscenza del suo egoismo.

«vero».

«well».

Meat ebbe un’esitazione. «andremo da Kevin Mask. Devo portargli i saluti del padre?»

Il marchese Lancaster invece non ne ebbe alcuna. «piuttosto, i suoi auguri di pronta guarigione».

A Robin aveva detto che Kevin era stato aggredito in Russia da un criminale, e lo aveva rassicurato che avrebbe dato la caccia alla persona in questione. Ma aveva evitato di specificare che si trattava di Zachary anche se con Michael si era presa la decisione di non lasciare che l’albino la passasse liscia. Non questa volta.

Zeke aveva “pisciato fuori dalla tazza una volta di troppo”, volendo citare Michael, a cui ovviamente aveva fatto un appunto per il linguaggio. Aver quasi ucciso un esponente della nobiltà inglese non era qualcosa che si potesse tollerare, in qualche modo andava punito. Eh sì, aveva decisamente dato fuoco a quello sbagliato dei due.

«Robin Mask potrebbe andare a trovarlo» obiettò Meat.

«Robin dovrebbe andare a trovarlo come minimo» “ma pur essendosi preoccupato per il figlio, una volta tanto, ritiene un affronto che si sia fatto ridurre così da un criminale qualunque. Ah, Robbie…dici che io sono pazzo, ma tu non sei da meno”.

«beh…direi che è tutto» decise di concludere Meat «la ringrazio a nome di tutti per l’ospitalità, e la prego ancora una volta di farci sapere se ci sono novità».

«senz’altro. Solo un’ultima cosa, signor Meat. Proprio in virtù della mia ospitalità non credo che le seccherà farmi una minuscola cortesia».

Proprio adesso che pensava di essersi salvato…!

«eh…spero che non mi chiederà di pagare il conto» tentò di buttarla sull’ironico, ma riuscì nell’intento solo in parte.

«non in denaro, mr. Meat, ma in segreti».

“ma perché non sono schizzato via dall’ufficio appena dopo aver finito di parlare?” rimpianse il piccolo allenatore. «mi piacerebbe poterlo fare, ma sono al verde».

«scommetto che non è così al verde come dice. Voglio essere un po’ più diretto: Emerald e…quel mostro. Cosa potrebbe sapere, lei, che io non sappia già?»

L’istante di silenzio tombale che seguì parve un’eternità a Meat, che cercava di pensare a come rispondere abbastanza onestamente e al contempo evitare di creare danni a terze persone.

Capì che non era possibile riuscirci. Il marchese aveva intuito da tempo che lui sapeva qualcosa in più, ed iniziava a dubitare che lo avrebbe lasciato andare se non gli avesse detto qualcosa.

“si sono concessi una lunga vacanza insieme attorno al mondo, hanno avuto più di un rapporto intimo, si frequentavano clandestinamente per cimentarsi in competizioni di ballo quando lei stava con Kevin Mask e sono tanto legati da farmi avere dubbi sulla durata del suo matrimonio col tuo uomo di fiducia. Ti basterebbero questi, di segreti?”

«non so molto di preciso. Però so per certo che Emerald e Warsman sono legati, come è stato dimostrato. Molto…legati. So che Hammy rimproverava aspramente coloro che lo denigravano in sua presenza. E so che non vuole che gli sia fatto del male signor Lancaster, perché non penso che potrò mai dimenticare il modo in cui durante le finali del torneo Emerald si è messa in mezzo per proteggerlo, prendendo il colpo che lei aveva appena sparato. E penso proprio che non possa dimenticarlo nemmeno Warsman».

Forse se quel colpo non fosse stato sparato le cose sarebbero andate diversamente, ma non era possibile saperlo, e in ogni caso dopo quel discorso Meat uscì rapidamente dall’ufficio senza essere stato congedato.

Ecco, si era appena dato un altro motivo per andare via di lì immediatamente.

 

 

::  sotterranei di Mosca, secondo livello  ::

 

 

«di’ un po’…come va il sorriso rattoppato?»

Un’esitazione.

«bene. Sto bene. Avrei potuto fare da solo».

«o avresti potuto lasciar fare che i dottori di quel posto. È la prima volta che vedo qualcuno con una ferita simile che picchia i medici e fugge da loro, invece di cercarli».

«in ogni caso i motivi per cui stavo fuggendo non sono affari che ti riguardano».

«ma infatti chi ti ha chiesto niente? E ti dirò di più, dato che ti sei rivelato simpatico come un coccodrillo trincia testicoli col senno di poi ti avrei lasciato lì a…purtroppo dubito a crepare, visto che volevano darti una mano» sbuffò, vedendolo guardarla malissimo «sei ridicolo quando tenti le occhiate mortifere, uno scemo pagliaccio. Mh! “scemo pagliaccio”…mica male, me lo appunto» disse tra sé e sé «oltre che masochista, naturalmente, se il dolore ti piace così tanto da fuggire via dai dottori».

 “quando la rivedrò devo chiedere ad Emerald se suo padre si è dato da fare con qualche aliena di un pianeta lontano, perché mi viene voglia di prendere a cinghiate anche questa qui!”

«taci. Non sei divertente» disse secco, muovendosi nervosamente sul futon che l’aliena aveva tirato fuori per lui apparentemente dal nulla e posizionato non troppo lontano dal suo.

Il russo non aveva mai visto prima quella ragazza visibilmente non terrestre, e ancora non si spiegava come mai due giorni prima avesse deciso di aiutarlo oltre al modo poco ortodosso in cui l’aveva fatto.

Non era riuscito a tenere fede al suo proposito di curarsi prima di oltrepassare i confini della clinica, perché non aveva avuto un attimo di tregua. Era però riuscito a superare le mura, col “sorriso” -come lo chiamava lei- che a causa del troppo movimento sanguinava ancora. Peccato che fosse servito a poco, perché anche dopo quello si era trovato attorniato da medici e guardie contro cui, testardo, si era messo a combattere. Loro avrebbero solo voluto aiutarlo, ma in quel momento quell’idea proprio non gli si era infilata in testa.

Era sul punto di essere sopraffatto, quando…beh, Warsman non era in grado di descrivere quel che era accaduto. Qualcosa lo aveva afferrato, medici e guardie non erano riusciti più a vederlo, e si era trovato ad allontanarsi rapidamente in un caos vorticante di persone, di cose, di luci e di ombre. Soprattutto di ombre.

E quando il caos in questione era finito, si era ritrovato a vomitare anche l’anima in un vecchio bagno malmesso accanto ad una stanza che poi aveva scoperto trovarsi in uno dei livelli sotto la città…e con quella ragazza aliena -che in seguito lo aveva rattoppato con quel che c’era nella cassetta del pronto soccorso- accanto a lui.

Non avrebbe saputo dire di che razza fosse, anche perché non gli era importato di chiacchierarci per chiederglielo. Aveva la pelle nera come ossidiana, una lunga coda snodabile, delle “biogemme” incastonate in alcune parti del corpo, gli occhi dello stesso colore del ciuffo di capelli rosso vibrante che le copriva metà volto, indossava soltanto una specie di armatura che copriva giusto i punti “strategici”, si chiamava Zoisite e…non era affatto simpatica. La conosceva soltanto da due giorni, e quei due erano già di troppo!

Inoltre non gli piaceva affatto l’idea di essere in debito con qualcuno, perché immancabilmente non si sentiva a posto fino a quando il debito in questione non era ripagato.

«confrontata a te faccio ridere quanto il gas esilarante. E dire che essendo uno scemo pagliaccio dovresti strappare un paio di risate! È il tuo lavoro! Vuoi far fallire il circo?» si mise a camminare avanti e indietro lungo la stanza, rigirandosi al dito un bizzarro anello rosso che sembrava starle fin troppo largo.

«non vedo l’ora di andarmene di qui» borbottò stancamente lui.

Non avrebbe potuto essere qualcun altro a salvarlo? Qualcuno un po’ più… un po’meno…stronzo?

«direi che siamo in due. Ti ho portato via perché credevo che avessi qualcosa di interessante da raccontare» frustò l’aria con la coda, che muoveva nervosamente come avrebbe potuto fare un gatto «sai com’è, una ferita del genere, tu in fuga, medici che vogliono aiutarti e tu non ci stai…le alternative sono: a) sei fuori di zucca. Il che è probabile. b) sei un masochista. Altrettanto probabile. L’ultima: sei una cavia da laboratorio in fuga o qualcosa del genere!»

Parole che rievocarono in Warsman momenti della sua vita a cui non voleva assolutamente pensare. «lasciami in pace».

Più volte quella gran rompiscatole aveva accennato al fatto di voler conoscere la sua storia. Gli aveva detto a chiare lettere che quando non rubava per mantenersi viveva facendosi pagare per le storie che aveva da raccontare, e che nonostante avesse girato parecchio e dunque ne conoscesse già molte una in più non le sarebbe dispiaciuta.

Ma lui si era chiuso in un mutismo quasi assoluto dopo averle borbottato un “grazie”. Warsman non era tipo da mettersi a raccontare la storia della propria vita ad un’estranea, anche se questa lo aveva aiutato.

Tanto più visto che l’estranea in questione, a parer suo, somigliava troppo ad Emerald. Aveva perfino un tatuaggio sulla schiena, come lo aveva Emerald, solo che il suo sembrava una specie di mappa stellare, ed era incredibile che l’inchiostro rosso risaltasse tanto su quella pelle nerissima.

«mh. Allora sei una cavia per davvero, in effetti l’aria ce l’hai…»

«maledizione!!! Non sono una cavia!!! Ti ho detto di lasciarmi in pace! Va bene, basta» si alzò di scatto «me ne vado, non mi importa niente di questo dannato taglio!»

«ho visto che guarisci velocemente, un altro giorno e sei a posto, perciò non fare l’idiota! No aspetta: prova a smettere di essere idiota. Se crepassi prima di avermi raccontato la tua storia avrei sprecato tempo inutilmente».

«io non ti ho mai chiesto di salvarmi!» Zoisite era ancora più bassa di Emerald, eppure lo fronteggiava con un’espressione di noia completa sul volto nonostante in quel momento -seppur ferito- Warsman fosse abbastanza inquietante.

«e allora che devo dirti, vai e muori, pace all’anima tua! E spero per questa Emerald che tu non la riveda mai, perché altrimenti sai che strazio per quella poveretta».

Dopo un istante di sorpresa il russo divenne ancor più aggressivo. «che…che ne sai? Cosa sai tu di lei?! come diavolo fai a-»

«non so, forse perché stanotte l’hai chiamata nel sonno undici volte? undici “Emerald”, un paio di “Kevin”, vari “maledetto demone” inframezzati da lamenti, ringhi e borbottii vari. Sei una sega infinita anche quando dormi».

Undici volte.

L’aveva chiamata ben undici volte.

Non riusciva a trovare pace nemmeno nel sonno!, pensò, trovandosi a calciare il muro con tanta furia da sbriciolarlo…fino a quando qualcosa non gli si avvolse attorno alla vita e gli fece fare un breve volo.

«sentimi bene uomo innamorato, non ti lascio spaccare il muro della mia stanza solo perché sei nervoso. Anche perché non penso che sarà utile per…beh, qualsiasi cosa tu voglia fare».

«non sono un uomo innamorato!»

«oh, quindi ti fai tagliuzzare per sport? Lo dicevo io che sei masochista!»

Warsman quasi ringhiò per l’esasperazione. Un altro lunghissimo giorno in compagnia di una così gli sembrava un’eventualità insopportabile, anche se non aveva torto nel dire che gli conveniva aspettare un altro giorno e riprendere le ricerche -dopo aver telefonato ad una delle signore Lancaster magari- quando fosse stato perfettamente in forma. Lo aspettavano momenti difficili, di quello era più che sicuro.

«ti ho detto….che non sono affari tuoi. Non voglio più sentirti dire una parola fino a domani, quando finalmente potrò togliermi dalle scatole!»

«eee io invece parlo quanto mi pare. “ciao, sono Mario, soffro di amnesia, il mio cane si chiama ci-ci-ciao sono Mario soffro di amnesia, sono un impiegato e lavoro per ci-ci-ciao sono Mario soffro di amnesia, ho un fratello che si chiama ci-ci-ciao sono Mario soffro di amnesia, il mio gatto si chiama ci-ci-ciao sono Mario…»

In altri tempi il russo l’avrebbe gelidamente ignorata, ma quello non era il periodo. Ne aveva passate troppe, e in poco tempo, tanto che in alcuni momenti si sentiva sull’orlo di un crollo di nervi peggio di quello che l’aveva indotto a fuggire dai dottori…e Zoisite era irritante.

Troppo irritante.

Come Emerald, per cui aveva scelto di lottare e passare tutto questo.

Quindi, debito o non debito, le si fiondò addosso emettendo il suo respiro caratteristico con il processore annebbiato dalla rabbia, dalla confusione e dalla…stanchezza per aver dato tutto senza essere ancora riuscito ad ottenere risultati concreti.

Peccato che Zoisite non fosse qualcuno di facile da picchiare. Non per lui, almeno.

La ragazza scartò rapidamente di lato e lo fermò con un semplice colpo di coda, con la quale poi lo avvolse imprigionandogli le braccia e tenendolo sollevato da terra.

Ovviamente Warsman tentò di liberarsi, più rabbioso che mai, ma la presa di quella coda era venti volte peggio di quella di un anaconda.

«ok, tu sei veramente fuori come un balcone, a parte gli scherzi» disse «non so cosa ti è successo ma qualunque cosa sia…e piantala! » l’aliena mise l’indice destro, che iniziò ad emettere una luminescenza pericolosa dalla punta, a qualche centimetro di distanza dal volto del russo «adesso io ti lascio, tu ti siedi tranquillo sul futon che ti ho dato, la smetti di aggredirmi e mi parli del motivo per cui sei così sclerato al di là dei “ciao sono Mario”…altrimenti ti faccio saltare la testa. Chiaro?!» non lo avrebbe mai fatto, non aveva mai ucciso nessuno, ma Warsman cosa ne sapeva? Tanto che concluse che forse era meglio fare come diceva.

“un’altra reazione inconsulta. Sto diventando l’ombra di me stesso? Sto diventando pazzo sul serio? No… non posso permetterlo. Devo smetterla. Devo calmarmi” si disse, ripromettendosi -stavolta in modo più deciso- di ritrovare la sua compostezza. Tanto che quando Zoisite lo lasciò andare si sedette sul futon con tutta la dignità che gli fu possibile racimolare dopo la sceneggiata appena fatta.

«che ti è capitato? Non sei il primo che vedo in questo stato, e nessuno degli altri aveva alle spalle una storia piacevole. Però di solito dopo averne parlato sembravano tornare un po’ in sé».

Perché avrebbe dovuto dirglielo? Non le importava di lui, voleva solo farsi i fatti suoi. Lo aveva rattoppato e gliene era grato, ma nient’altro.  «non sono una persona che si lamenta per un nonnulla. Tantomeno con gli estran-»

Si interruppe quando lei gli porse una tavoletta di cioccolata. Anche questa apparentemente comparsa dal nulla come il futon.

«questa roba terrestre è buona. Si chiama cioccolata, se non sbaglio. È vero che in realtà Sheldon Cooper in questi momenti beve il tè, ma io non ne ho».

L’ex lottatore non sapeva se fosse più sorprendente che gli stesse offrendo della cioccolata o il fatto che conoscesse The Big Bang Theory. «non la voglio».

«non è avvelenata, Messer Paranoia. Su».

Passò diverso tempo prima che Warsman, con un sospiro e con diverse esitazioni, si decidesse ad accettare l’offerta. Anche se ostinatamente per una ventina di minuti non disse una parola oltre ad un “grazie”.

«se ti raccontassi la mia storia e poi tu la tua?» tornò alla carica lei, dopo quella pausa.

«non mi interessa conoscerla, mi hai detto che sei una ladra e che ti mantieni o così o raccontando storie altrui, ed è già troppo».

Zoisite alzò gli occhi al cielo. «puoi smettere di essere una simile sega vivente almeno per un secondo?!»

Di nuovo, lui non ribatté. Così com’erano comparsi la cioccolata ed il futon, nelle mani della ragazza comparve un cellulare con cui si mise a giocherellare. Di cose strane Warsman ne aveva viste, ma quella gli era piuttosto nuova. Che fosse una specie di maga?

«come…no, lascia perdere».

«no, dai, finisci la frase, voglio vedere se è idiota pure questa».

«mi chiedevo come fai a tirare fuori le cose dal nulla» disse Warsman, un po’seccato e un po’incuriosito.

«non tiro fuori le cose “dal nulla”, ma dalle ombre in cui le ho messe quando le ho prese. So farlo, ma non so precisamente come avviene questa cosa. Se io ed Hayun fossimo andati a scuola forse l’avremmo saputo, ma dato che così non è stato, pace».

«sei una di quelle che è scappata di casa col fidanzato invece di studiare?» niente da fare, essere acido gli veniva spontaneo.

«sono una di quelle che ad un anno e mezzo è stata sbattuta via dal suo pianeta assieme all’unico maschio della sua stessa razza in grado di camminare ma troppo piccolo per partecipare alla guerra che oltre ad aver distrutto il pianeta ha reso me e lui qualcosa di simile a due bestie rare» ribatté lei, fredda.

Se non altro questo riuscì a sedare il russo.

«dopo la guerra eravamo gli ultimi rimasti della mia etnia, gli Shadow» riprese Zoisite «ci differenziamo da quella più numerosa degli icejin comuni perché abbiamo tutti la pelle nera e traffichiamo con le ombre» aggiunse a mo’ di spiegazione «hanno salvato un maschio ed una femmina perché potessimo riprodurci. Siamo cresciuti da soli, cercando di…”cavarcela”. Senza sapere nulla dei nostri genitori…a parte i nomi dei miei, e solo perché sono incisi su questo anello» disse sollevando la mano «e lo Shadow con cui sono cresciuta, Hayun, non mi era molto simpatico, ed è morto da idiota qualche anno fa. Per cui di “bestie rare” ora ci sono solo io» sbuffò «“bestie rare”…ricordo quando un mercante di schiavi sul pianeta Evithlon che tentò di catturarci ci definì così. Solitamente sono contro l’omicidio, ma stimai Hayun quando ammazzò quella feccia dell’universo per aver osato tanto. Di’, hai idea di come ci si sente ad essere paragonati ad animali?»

A quel punto Warsman iniziò a ridere. Una lunga, terribile risata sarcastica.

«che ti prende?»

«dimmi un po’, quanti anni hai?»

«diciotto».

Lui rise ancora di più.

«io invece ne ho sessantatré. E sono un “mostro” quasi da sempre, una “bestia rara” da quando Howard Lancaster mi ha conosciuto, ed un “robottino con cui giocare” da quando quel demone albino è entrato nella mia vita. Fino a due anni e mezzo fa nessuno a parte mia madre mi ha mai visto in modo diverso da uno di questi, e lei è morta troppo presto. E poi è arrivata-»

«…Emerald?»

Odiava essere interrotto, ma lasciò perdere ed annuì. Zoisite si mise a rimuginare. «mi sa che io il nome che hai detto prima da quando sono qui sulla Terra l’ho già sentito. Non “Emerald”…»

«Howard Lancaster. Non mi stupirebbe. È un uomo potente, e preferirebbe che fossi morto…questo già prima che conoscessi Emerald, che è sua figlia».

«allora ti sei ficcato in un bel casino. Però se sapevi che era figlia di uno così perché le stai intorno, uomo innamorato?...ah, lei quanti anni ha?»

«per l’ennesima volta, non sono innamorato di lei!...e comunque…venti».

«tu sessanta e lei venti?! Credo che qui direste che sei un porcello!»

Warsman fece facepalm con un lamento. “sicura che tu ed Emerald non vi conoscete?” avrebbe voluto domandarle, ma evitò.

«che ne dici di raccontarmi meglio? Tanto abbiamo davanti una giornata. Così cancelli il tuo debito attuale ed anche quello che contrarrai quando ti porterò fuori dalla città».

Le diede un’occhiata stupita. «perché dovresti farlo?...e come sai che voglio lasciare Mosca e non volevo solo uscire fuori da quella clinica?»

«sai com’è, se resti in città è più facile che ti trovino. Per cui io scapperei per logica. E comunque se non corro rischi, se penso che possa valere la pena e se faccio in fretta, un aiuto nella fuga non lo rifiuto» con tutti quei “se” era come dire che la maggior parte delle volte in realtà Zoisite delle fughe altrui se ne infischiava, da brava shadowjin fortemente individualista.

Quanto a Warsman, gli seccava ancora l’idea di raccontarle la propria storia, ma tutto sommato non sembrava un pessimo affare se in cambio avrebbe ricevuto dell’altro aiuto. «rifarai quella cosa che poi mi ha fatto vomitare anche l’anima?»

«viaggiare con me nelle ombre? Sì! E una volta fuori città ci saluteremo. Facile che non ci rivedremo più, non conto di restare su questo pianeta troppo a lungo, dei luoghi in cui avevo scelto di andare mi manca solo la Turchia. Un altro motivo per raccontarmi di te: non posso darti problemi pur sapendo le tue faccende».

«magari a qualcuno potrebbe non piacere che tu mi stia aiutando, se si scoprisse».

«non vedo chi potrebbe venirlo a sapere, e in cogni caso cazzi suoi. Voi umani siete un genere variegato ed interessante, ma siete tutti deboli come…come si chiamano? Gattini, a confronto della mia specie».

Indubbiamente Zoisite Ultima Della Sua Etnia non si tirava indietro quando si trattava di ribadire a chiunque la superiorità degli icejin di qualsiasi razza, pur avendo vissuto un’esperienza simile alla sua finendo per sentirsi paragonare ad un animale raro.

“forse dovrei cominciare a tirarmela anch’io per essere un robo-chojin” pensò ironicamente “anche se avrei una voglia matta di chiederle com’è che gli Shadow sono stati sterminati tutti, se sono tanto forti e tanto superiori! Ma il numero di persone che vogliono darmi una mano è talmente esiguo che forse faccio meglio a tacere”.

«e poi senti, da quando stavo col gruppo del mio ex sono diventata una ricercata spaziale come loro, anche se sono stata vista sempre e solo di sfuggita. Quindi cosa vuoi che mi possa importare se un paio di terrestri ce l’hanno con me?»

«io mi auguro che tu stia scherzando».

«no, affatto. Allora, uomo innamorato, com’è questa Emerald?» e lì Warsman evitò di ripeterle che non era innamorato, tanto non serviva «per essere finito in casini del genere dev’essere una super gnocca, altrimenti saresti tonto».

«per essere “super gnocca” le mancano diversi attributi, non so se mi spiego…è un ammasso di stecchini anche se mangia come un cavallo. Inoltre ha un pessimo carattere, tanto che sarebbe da prenderla a cinghiate per la maggior parte del tempo. Però ci sono dei…momenti…che…ah, basta» borbottò «ho detto abbastanza».

«fai tutto questo per dei “momenti” e non vuoi che ti chiami uomo innamorato? mah…forse hai ragione, non sei innamorato, sei solo del tutto scemo e con poca voglia di vivere».

Warsman stava per risponderle a tono, ma proprio in quell’istante qualcuno aprì la porta di quella stanza sotterranea con un calcio.

Quando però sei uomini bene armati entrarono -tre non portavano segni di riconoscimento, ma gli altri avevano il simbolo dei Lancaster al petto- non trovarono altro che una stanza vuota.

«…la descrizione che hanno fatto è calzante, anche se lo hanno visto per poco» disse uno di loro «è facile che sia qui».

«…quando diavolo sei uscito?!» disse Zoisite in un bisbiglio inudibile da chiunque se non un Warsman piuttosto confuso che non si sentiva più il corpo e a cui sembrava di trovarsi ovunque e in nessun posto, e che non aveva neppure idea di come facesse a sentirla e di come potesse sapere di essere in grado di parlare.

«quando ieri eri in bagno sono uscito, mi sono affacciato per poco tempo. Volevo capire dov’eravamo».

«tonto!»

«ehi, hai sentito?» disse uno degli uomini dei Lancaster.

«sentito cosa?...ehi, nel bagno avete trovato niente?»

«nulla! Magari le pareti o il pavimento nascondono un passaggio. È un labirinto, qui sotto».

«da…non credo che troveremo Warsman o quei vostri ragazzini» commentò uno di quelli senza stemma «se non li hanno già uccisi, si perderanno».

«se avessero ucciso i ragazzi sarebbe comunque nostro compito ritrovarne le spoglie, questo è quanto. In ogni caso qui qualcuno c’era» ribatté un soldato dei Lancaster «qualcuno di forte. Questo muro sembra essere stato rotto con un calcio».

«se anche si fosse trattato di Warsman mi pare evidente che non è più qui. Non perdiamo altro tempo».

Era un po’avvilente per il russo vedere come anche i suoi compatrioti -al di là della motivazione ufficiale di cercare “un terrorista”- si prestassero a tentare di trovare tanto lui quanto i ragazzi. Ma d’altra parte sapeva benissimo quanto colui che lo stava cercando potesse allungare la mano.

Appena gli uomini se ne andarono sentì di aver riacquistato il proprio corpo, oltre ad un’incoercibile nausea che lo spinse a correre in bagno più in fretta possibile. Cercò di darsi un tono quando uscì.

«è una settimana che vedo questi con la pantera» l’aliena si indicò il petto «girare qui sotto. Quindi cercano te, e i ragazzini…?»

«una è Emerald. Gli altri sono suo cugino, una sua amica e quel demone maledetto di suo cognato».

I futon erano ricomparsi.

«adesso hai un altro debito, visto che ti ho nascosto. Quindi devi proprio raccontarmi tutto per bene. Io comunque voglio darti un consiglio: lascia perdere, cambia pianeta e rifatti una vita. Le storie come sembra essere la tua sono appassionanti, ma non vanno mai a finire bene».

«non ti ho mai chiesto un consiglio, e se solo lei aprisse gli occhi sarebbe diverso. Non rose e fiori, sicuramente complicato come al solito, ma diverso».

Zoisite gli diede delle lievi pacche sulla spalla.

«uomo innamorato, mi fai una pena che non ti dico perché mi sa che è tutto inutile».

«ficcati in quella testa di segatura che non sono un uomo innamorato, e che ti sbagli anche sull’altra cosa, e quando avrò finito di raccontarti questa benedetta storia per cui mi hai rotto le scatole tue giorni te ne renderai conto!»

«io invece penso che mi farò due risate sui filmini mentali che ti sei fatto, ti darò altre due pacche sulla spalla e calcolerò quanto potrò guadagnare da “L’Epopea Dell’Umano Innamorato”...»



Aye, mi sa che un altro po'di casino l'ho fatto anche se il capitolo è più lungo dell'ultimo.
La complicata alleanza di Warsman e Zoisite, che chi ha letto "Ombre" già conosce, vale solo per questo capitolo. Cos'altro? Ah, sì:  Kirika rispunterà fuori entro il tempo limite? Se sì, deciderà di concorrere o manderà tutto al diavolo? Rivedrete lei e gli altri nel prossimo capitolo, don't worry.  Il prossimo anno però : )
   
 
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