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Quelli più devastanti sono i danni che provoca l'amore, non c'è nessuna anima al mondo che possa scampare, o evitare in qualche modo i danni dell'amore, ti scavano dentro e non c'è nulla, ma proprio nulla, che tu possa fare.
La mia vita mi sta uccidendo dall'interno, scava dentro e mi lascia senza fiato, incapace di respirare e senza un motivo per andare avanti, e infatti non lo faccio.
Sono fermo su queste dannate rotaie, sto guardando le mie scarpe e ho le cuffie accese con la musica che mi entra nella testa e me la fa scoppiare ma non ho intenzione di spegnerla, salva la mia mente.

"Con le scarpe piene di sassi e gli occhi pieni di te"

Ecco il faro del treno avvicinarsi, non mi sposto dalle rotaie, manca poco e tutti cercano di farmi spostare, ma io so che nessuno si interessa veramente a me.
Mancano 5 metri e il treno collasserà su di me mandando tutti i miei problemi in frantumi. E salvandomi dall'oblio 
Ad un certo punto vedo un ragazzo correre verso di me, si certo, salva la mia vita, ma condanna la mia anima per sempre.

"Cosa credevi di fare salvandomi? L'eroe?" gli chiesi sprezzante, ma di colpo i miei occhi si fusero col suo cielo, e questo salvò la mia anima per la prima volta.
"Credevo di risparmiare una vita, ma scusami se ti ho dato fastidio" rispose sbuffando e allontandosi da me, forse per sempre.
Lo seguii e lo fermai, ma non seppi con quale coraggio 
"Aspetta! Grazie..." Gli dissi, ma non li ero grato, solo non volevo farlo stare male, anche se molto probabilmente non gliene fregava nulla.
"Sono Louis" si voltò e mi guardò di nuovo negli occhi facendomi sussultare "che c'è? Il gatto ti ha mangiato la lingua?"
"Harry..." Risposi con un filo di voce.
"Ah ecco! E non cercare di riprovarci piccoletto!" Si congedò con questo saluto ma poi si bloccò e si voltò "okay?" I suoi occhi ebbero un fremito.
"O-okay." Gli dissi e aspettai che si rimettesse a camminare, e lo fece, e poi non si voltò più.
A quel punto la mia anima fu condannata, e mi soffermai a guardare il bianco del cielo invernale, poi chiusi gli occhi e mi sedetti su una panchina aspettando il giudizio della falciatrice di anime.

Mi soffermai a guardare le persone cercando di studiare più del loro volto, cercando di captare i loro stati d'animo, tralasciando il mio per un po' di tempo.
Tutti erano di fretta, chi prendeva il treno e chi lo aspettava, e c'era anche qualcuno che aspettava amici e famiglia e altri che aspettavano da anni i loro cari consapevoli che forse si erano fatti un'altra vita da un'altra parte del mondo, con una nuova moglie o un nuovo marito, con dei figli o con amanti. Oppure spariti e morti.
Li aspettavano perchè nel loro cuore c'era ancora della speranza, speravano che i loro cari si ricordassero di loro e tornassero, ma la speranza ormai se nè andata dentro di me, lui non tornerà più.
Sfiorai i suoi occhiali quelli che mi aveva dato prima di partire, un solo nome risuonava nella mia testa, il suo.