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Autore: Lost In Donbass    31/12/2014    1 recensioni
Prima che inizi la loro folgorante carriera, proprio ai primordi, i nostri eroi oltre che a mettersi in società per fondare il gruppo più figo del pianeta si ritrovano per le mani un mistero da risolvere. Un uomo viene misteriosamente ucciso e il curiosissimo Bill non si lascerebbe mai sfuggire un'occasione del genere per mettere alla prova il proprio fiuto per le indagini. L'assassino avrà il suo bel daffare a evitare di essere scoperto da quattro ragazzetti tutti matti, che pur di scoprire la verità non lesineranno follie di ogni tipo. Tra cretinate, musica, equivoci, pianti e qualche spavento ecco a voi ... i Tokio Hotel (come non li avete mai visti)
P.S. è la mia prima storia sui ragazzi, per piacere se ho scritto qualche idiozia non picchiatemi
Genere: Avventura, Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il terrore vien per Hotel.'
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MAKE SOME RIOTS
-Dai Bill, non abbiamo tutto il giorno!- urlò Georg dalla porta della stanza numero 5.
-E ‘n attimo! Cosa credi, che truccarsi bene sia un lavoro da cinque minuti?!
-E ho capito! Ma ragazzo è un’ora che sei lì dentro! Sono le nove, muoviti!- abbaiò Gustav.
-Su, fratello, velocizzati!- Tom cominciò a prendere a pugni la porta della camera, da cui era stato brutalmente cacciato per lasciare spazio alla toeletta del signorino.
-Più mi disturbate con le vostre urla disumane, più rallentate il mio operato! Vi conviene tacere!
Bill si stava decisamente innervosendo. Mica era colpa sua se truccarsi il viso gli prendeva così tanto tempo! E poi si era anche pettinato, e quella non era un’attività da una botta e via. Bene, l’ombretto c’era, la matita anche, mancava il mascara. Già, dov’era il mascara? Eppure era sicuro di averlo portato! Cominciò a setacciare tutta la stanza finchè non riuscì a tirarlo gloriosamente fuori da sotto il cumulo del pigiama di Tom. Chissà che ci faceva lì sotto? Si piazzò nella sua postazione preferita (ovvero, davanti allo specchio, per Bill una specie di santino da idolatrare) e riprese il lungo lavoro di “valorizzazione splendide ciglia uniche al mondo”.
Intanto fuori dalla porta i tre si giravano i pollici nell’attesa.
-Certo che se ogni mattina ci tocca ‘sto tran - tran, siamo ben presi- borbottò Gus, lanciando occhiate di fuoco alla porta.
-E va beh, poverino, è la sua mania, non fa niente di male- Tom si strinse nelle spalle con aria leggermente imbarazzata.
-Ok, ma magari metterci un po’ di sprint nel prepararsi? Tanto per non aspettare delle ore!- esclamò Georg, sbuffando.
Non ebbe neanche finito di dirlo, che Bill uscì dalla stanza ancheggiando. Si mise in posa davanti ai suoi amici, con le mani sui fianchi e con un gesto del capo si scostò il ciuffo dagli occhi, sorridendo a trentadue denti. Notando le arie leggermente da addormentati dei tre, cambiò posizione e si piantò davanti a loro con il ciuffo a nascondergli un occhio, il labbro atteggiato a una smorfia maliziosa, le braccia incrociate sul petto. Siccome i tre non sembravano dare segno di vita, mutò ancora, appoggiandosi con la schiena al muro, tirando su una gamba per puntellarsi sulla parete, si mise una mano tra i capelli e l’altra nella tasca dei jeans, strizzando l’occhio ai suoi esterrefatti compari.
-A … andiamo!- Gustav e Georg fuggirono per il corridoio il più rapidamente possibile.
-Ma … perché?- Bill guardò Tom sbattendo gli occhioni.
Tom si limitò a prenderlo per un braccio e a trascinarselo dietro
-Senti, quante volte ti ho detto che non è normale che un ragazzo della tua età incominci a provare varie pose assurde?!- sbottò poi.
-Ma con te lo faccio e tu non mi hai mai detto niente!
-Sai, magari io sono il tuo gemello e sono abituato. Il resto della gente no! Lo vuoi capire?!
Bill abbassò la testa con fare abbattuto e Tom si ritrovò a pensare se per caso non avesse esagerato in durezza. Tirò un sospiro di sollievo quando il fratello alzò la testa con un timido sorriso:
-Ok, allora … siccome tu sei abituato, qual’era la migliore?!
-Quella appoggiata al muro, perché nella prima sembravi quello della pubblicità del dentifricio, mentre nella seconda posizione avevi un’aria decisamente da pervertito!
-Non è vero!
I due cominciarono ad inseguirsi sghignazzando fino a raggiungere G&G, intenti a osservare il maiale e le pecore far colazione (o meglio, Georg era impegnato a trattenere Gustav dallo slanciarsi a fregare la colazione agli animali del cortile).
Si avviarono di buon passo verso l’entrata del festival, mentre Bill illustrava in breve i suoi sospetti.
-Perciò, oggi dovremmo indagare accuratamente tutto il pomeriggio su Ziemann, sui suoi orari e, cosa più importante, dobbiamo ottenere un colloquio con il capitano Barhens – concluse Bill.
-In effetti il tuo ragionamento non fa una piega. Se avessi ragione, sarebbe una gran bella botta di ****- commentò Gustav, rosicchiando una carota regalatagli da Gertrude.
-Ma il capitano Barhens non vorrà mai avere un colloquio con noi!- esclamò Georg, cominciando a farsi largo a spallate nella calca del festival.
-Lo convinco io- borbottò Tom, con aria truce, rimboccandosi le maniche.
-Sono le 9.30, abbiamo l’esibizione alle 12. Alle 11 incominciamo a provare e quindi ci rimangono ancora un’oretta e mezza per andare dalla Polizia- disse Georg, guardando il vecchio orologio che portava sempre al polso.
-Ok, però la Polizia fa sede a Sulzetal, che dista qualche chilometro da qui. Anche se avessimo le bici ci metteremo troppo. Come facciamo?- chiese Gustav, assumendo un’aria corrucciata e sputacchiando un po’di carota.
-Faccio io, aspettatemi qui- Tom partì in quarta e scomparve tra la folla.
Tornò poco dopo con Gudrun, Otto e Lawrence, i tre hippy che avevano aiutato lui e suo fratello il giorno prima.
-Oh, i gemelli macchinetta!- ridacchiò Lawrence, appena riuscì a riconoscerli.
-Si, siamo sempre noi. Volevamo chiedervi se sareste così gentili da darci un passaggio a Sulzetal. Dobbiamo sbrigare una commissione molto urgente- spiegò Tom.
-Ma certo ragazzi. Venite con noi!- disse Otto, trascinandoli verso la vecchia macchina decappottabile rossa che i gemelli ben si ricordavano.
Senza chiedere ulteriori spiegazioni, li caricarono sulla macchina e partirono sgommando verso Sulzetal.
-Ragazzi, come stanno andando le vostre audizioni?- chiese Gudrun, agitando le bionde chiome.
-Molto bene, i giudici ci hanno fatto molti complimenti per la nostra abilità- disse Bill, tutto fiero.
-Ma che bravi che siete!
-Io spero che non ci fermi la Polizia stradale- brontolò Georg. Insomma, quello al volante era fatto come un cocco, il sedile di dietro era omologato per tre e ci stavano in quattro, Bill stava in braccio a Tom, e in più la macchina stava perdendo la marmitta e il parafango.
Quando arrivarono davanti alla stazione di polizia di Sulzetal un capannello di curiosi venne a osservare gli hippy più macchina neanche fossero un pezzo di raro artigianato. Loro quattro sgusciarono fuori e si presentarono di fronte alla scalinata della stazione.
-Allora, cerchiamo di avere un’aria il più professionale possibile! Il primo impatto conta tantissimo- ricordò loro Bill.
-Ti ricordo che il primo impatto l’abbiamo avuto sul tetto- sbuffò Gustav.
-Dettagli, ragazzo, dettagli! Tooooom, vieni qui!
I tre musicisti vennero rassettati e riordinati a razzo dal cantante, che si avviò a passo di carica verso la porta, per poi fermarsi di nuovo e ordinare ai suoi colleghi:
-No, no, no! Così non va! Gustav, raddrizza un po’ quelle spalle che sembri il Gobbo di Notre Dame! Georg, fai una faccia seria ma non disperata, così sembra che stai per andare al patibolo! Tom, ti avevo messo in ordine un attimo fa! Così sembri una specie di Oliver Twist del duemila! Ma perché devo sempre fare tutto io?!
Scosse la testa alzando gli occhi al cielo, per poi aprire la porta e introdursi dentro versione “Bill sul piede di guerra”.
-Ehi ragazzini, che ci fate qui?- un giovane poliziotto dall’aria annoiata si parò loro davanti.
-Vogliamo un colloquio privato con il commissario capo Barhens- rispose Bill, tentando di assumere un tono rispettabile.
-Il commissario è occupato, e poi che volete da lui, pidocchi?
-Intanto, pidocchio sarà lei. Comunque non sono affari suoi il perché della nostra visita; anzi, vada dal commissario e gli dica che ci sono i Tokio Hotel che esigono un colloquio ORA!
Il giovane poliziotto scoppiò in una sonora risata.
-I Tokio Hotel?! Ma non farmi ridere, formichina, levatevi dai piedi che ho altro da fare- l’uomo spinse Bill verso la porta, scatenando a sua insaputa la furia cieca di Tom.
-Senti tu, poliziotto dei miei stivali, prova ancora a toccare mio fratello e giuro che ti spedisco dritto all’ospedale, capito?!- Tom gli si piantò davanti ringhiando come un cane.
-Ehi, ragazzino, stai calmo, ma lo sapete che questa è resistenza a pubblico ufficiale?! Potete finire nei guai per questo!
-Nei guai ci finisce lei se non fa quello che le ho chiesto- strillò Bill, così forte da far tremare i vetri della porta.
G&G si erano silenziosamente defilati dalla scena, ben conoscendo l’ira funesta dei Kaulitz.
-Ehi, venite qui, che ci sono dei ragazzetti che importunano- urlò il pavido poliziotto, richiamando qualche suo collega che arrivò di corsa.
Gustav, sempre nascosto in un angolo dietro a Georg, sfoderò qualche cioccolatino da usare come proiettile se la situazione fosse degenerata. Georg semplicemente fu pronto a levarsi la scarpa da usare come gas asfissiante.
-Se osate anche solo sfiorare mio fratello con le vostre luride manacce vi ammazzo di botte!- urlò Tom, rimboccandosi le maniche, pronto a menar le mani se si fosse presentata l’occasione.
-Noi siamo venuti in pace, siccome voi ci avete riservato solo deplorevole diffidenza e deprecabile ospitalità, non posso che dichiarare GUERRA SENZA FRONTIERE!!! ALL’ATTACCO!!!-
latrò Bill, con quanto fiato aveva in gola, sfoderando le unghie.
I quattro si slanciarono sugli esterrefatti poliziotti ma la voce tonante del commissario li fermò
-Ehi, che diavolo sta succedendo qui?!
  
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