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Autore: bibersell    31/12/2014    0 recensioni
Un idrovolante con a bordo solo due passeggeri, Kimberly e Nathaniel, non arriverà mai a destinazione affondando nell'immenso Pacifico. La corrente porterà i due sopravvissuti sulle coste di un'isole disabitata e inesplorata delle Figi.
I due, da sempre astiosi nei loro confronti, dovranno mettere da parte le incomprensione e le insidie per cercare di salvarsi la pelle. Dovranno fidarsi per poter sopravvivere in quella foresta tanto selvaggia per i due statunitensi.
La lancetta delle ore del costoso Rolex di Nathaniel quante volte dovrà girare prima che i due potranno rivedere i loro cari?
Leggete e lo scoprirete!
Genere: Avventura, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Naufragio d'amore
Chi cerca trova

Quella era stata di sicuro la notte peggiore della mia vita. Peggiore, anche della cena tra me e Nate che aveva combinato Samantha. La più brutta in assoluto.
Non aveva smesso un secondo di piovere. Il vento forte aveva abbattuto immediatamente quella misera capanna che avevamo fatto con tanta cura. Avevamo tentato di rimettere insieme i pezzi ma la pioggia e il vento non ci avevano permesso di fare nulla. In più il freddo ci stava congelando impedendoci quasi di muoverci. Ci eravamo arrangiati riparandoci sotto una palma ben consci che quando piove il più grande errore che si possa fare è ripararsi sotto una pianta.

Quella sera Nate aveva ringraziato la mia precisione e la mia paranoia di portarmi sempre tutto, visto che ci eravamo coperti con i panni che avevo in valigia. Io mi ero messa tre maglioni uno sopra l'altro, mentre Nathaniel si era dovuto accontentare di qualche giacchettino di lana rasata che avevo portato per le evenienze.
Dicevano che alle Figi la sera facesse molto freddo. Ed era vero. Potevo confermare.

Solo poco prima che il sole albeggiasse aveva smesso di piovere. L'unica cosa positiva di quella pioggia era che avevamo potuto posizionare delle grosse foglie sulla sabbia in modo che si riempissero di acqua piovana e noi avremmo potuto dissetarci. Era stata un'idea di Nate e dovevo ammettere che aveva funzionato.

Bevvi avidamente da quella foglia che era enorme, alta almeno quanto me, e mi dissetai anche se non completamente. Ne volevo ancora. Volevo bere litri e litri d'acqua e mangiare. Qualsiasi cosa mi sarebbe andata bene. Tranne gli insetti, non avevo ancora raggiunto quel livello di astinenza da cibo.

Vidi con la coda dell'occhio Nathaniel fare lo stesso, anche lui stava bevendo dall'altra voglia. Si asciugò le labbra con la manica della mia maglia prima di sfilarsela rimanendo solo con la sua camicia bianca. Si tolse anche i pantaloni color cachi e caccio dalle tasca posteriore le mini forbici del mio kit per la manicure. Tagliò il pantalone facendolo diventare un bermuda.

Se li rinfilò e mi lanciò le forbici che presi al volo grazie ai tanti anni di palla a volo.

-Ti conviene tagliare anche i tuoi se non vuoi morire di caldo-

Aveva ragione. Di mattina, sull'isola, la caluria era insopportabile, mentre la sera il freddo ti tagliava la pelle. Lo sbalzo di temperatura era sensazionale. Non ero abituata a quel clima caldo nè all'alternanza di temperature così estreme.
Mi sarebbe venuto un gran mal di testa.

Annuii semplicemente credendo che quello sarebbe bastato come risposta.

-Ci dobbiamo mettere subito a lavoro. Io prendo le canne di bambù per una nuova capanna più resistente. Tu prendi le palme e vedi se sotto agli alberi c'è qualche frutto. Insomma, guardati attorno e prendi tutto ciò che secondo te può essere utile- Nathaniel si voltò e si diresse a passo spedito verso la boscaglia.

Ammiravo il suo sangue freddo e la spiccata capacità di adattamento e il senso innato di sopravvivenza. Io mi sentivo ancora come in un sogno, non riuscivo a rendermi conto di quello che mi era successo. Ci era successo.
Se avessi permesso alla mia mente di riflettere sarei caduta in un baratto senza fine dal quale non mi sarei ripresa tanto facilmente. Dovevo farmi forza e combattere insieme a Nate. Per Nate che fino a quel momento era stato l'unico a non far affondare la barca. Metafora di cattivo gusto, vista la situazione, ma efficace.


**

La foresta era piena di insidie e con quei sandaletti bassi al piede era impossibile camminare. Sentivo la pelle sfregare contro i rametti di legno e le piante mi pungevano la pelle. Ma quella era la parte meno fastidiosa. Gli insetti, quelli si che erano insopportabili. Le mosche mi ronzavano attorno e salivano lungo le gambe. Cercavo di scacciarle, ma era inutile.
Sentii delle cose strisciarmi lungo la caviglie. Forse erano dei vermi. La sola idea mi disgustava.
Alzai la caviglia per scacciarli e quando vidi del sangue fresco imbrattarmi la gamba urlai. Non erano vermi. Erano sanguisughe.

-Nathaniel- urlai con quanto più fiato avessi in corpo.

-Aiutami. Vieni qua. Subito- Urlai sentendo come risposta solo l'eco della mia voce.

La viscida sanguisuga scendeva lungo la lunghezza del piede lasciando scie di sangue. Non sentivo dolore, il panico aveva preso troppo controllo su di me da non permettermi di capire nulla.

-Nate- urlai di nuovo. -Ti prego- sussurrai in preda al terrore. Le lacrime mi riempirono gli occhi. Non sapevo che fare.

-Kim!- era la sua voce. Sentii il rumore di foglie schiacciate da passi.

-Sono qui, Nate. Sono qui- urlai cercando di fargli capire dove mi trovassi con la sola forza della voce.

-Che succede?- lo vidi spuntare dietro un albero.

Gli mostrai la caviglia alzandola da terra e perdendo l'equilibrio per qualche secondo. Lui mi corse incontro afferrandomi il braccio e facendomi sedere sul tronco di un albero sradicato dalla tempesta.

-Sanguisughe- sussurrò dopo essersi accovacciato ai miei piedi e aver preso la mia gambe tra le sue mani.

Stava esaminando la caviglia con accurata minuzia e facendomi sentire sotto esame. Avevo i piedi ridotti in uno stato pietoso. La pelle era arrossata e piena di graffi. I morsi di zanzara erano ovunque e quel sangue secco non migliorava la situazione. Nate appoggiò due dita sulla caviglia, proprio dove si trovava la prima sanguisuga e cominciò a sfregare.

Sentii la pelle tirare e il sangue uscire sempre di più, ma Nathaniel continuò a muovere le dita sulla zona arrossata e piena di sangue.

-Il trucco é strofinare- disse mentre la prima sanguisuga abbandonava la mia caviglia.

Fece lo stesso per quella che era salita fin sopra il polpaccio. Quando anche quella era stata privata del mio sangue mi alzai e ringraziai Nate.

-Dove l'hai imparato?- chiesi curiosa.

Non avrei mai detto che Nate fosse in grado di una cosa del genere e ancora una volta mi dovetti stupire della sua lucidità e del suo sangue freddo.

-Non tutti i programmi televisivi sono sciocchi- rispose sorridendo sornione, come se si sentisse superiore.

Prese in braccio alcune canne di bamgù che prima non avevo notato e si addentrò nella boscaglia.

-Non ti facevo un tipo da documentari- lo affiancai anch'io con delle palme in braccio.

Ad ogni passo che facevo sentivo le foglie delle palme sfregarmi e pungermi la pelle.

-Documentari? Nah, quelli servono solo a farti addormentare- sbuffò sonoramente come se trovasse quella situazione estremamente noiosa.

Camminammo fianco a fianco per non so quanto tempo mentre lui raccoglieva altro bambù e legnetti.

-Nudi e crudi- esordì a un certo punto Nate.

-Cosa?- chiesi non capendo a cosa si riferisse e non essendo nemmeno tanto convinta di aver capito bene.

-Il programma dal quale ho imparato a togliere le sanguisughe è nudi e crudi- chiarì prendendo un tronco spezzato da terra.

La conoscevo la trasmissione, ma solo di nominata, non ne avevo mai visto una puntata.

-Non é anche quello una specie di documentario?- camminai dietro di lui guardandomi attorno alla ricerca di qualcosa di utile.

Sentivo la pelle bruciarmi nei posti in cui c'erano state le due sanguisughe. Avrei voluto essere nel bagno di casa mia e farmi un bel bagno rilassante pieno di bagnoschiuma e oli di tutti i tipi per poi ricoprirmi di crema profumata.

-Mhh..forse- rispose pensieroso. -tanto io lo vedo solo per le scene di nudo.- sorrise Nate girandosi a guardarmi.

-Sei sempre il solito- sorrisi prendendo quella frase come battuta e non come un insulto al genere femminile. Ero troppo stanca e stremata per arrabbiarmi anche con lui.

-Beh, vorrà dire che quando torneremo a casa comincerò a guardarlo anch'io. Chissá che un giorno non mi tornerà d'aiuto- continuai.
Se mai torneremo a casa, pensai.

-Ti auguro proprio di no. Non vorrei ritrovarmi in una situazione del genere.- sorrise dando per scontato che un giorno saremo tornati a Seattle e avremo potuto passare interi pomeriggi a poltrire sul divano mangiando schifezze e guardando stupidi programmi televisivi.

Al solo pensiero del cibo lo stomaco cominciò a brontolarmi paurosamente e Nate mi lanciò un'occhiata preoccupata.
Dovevano mangiare. Non potevano resistere molto senza mettere qualcosa sotto i denti.

-Stanotte, quando mi sono addentrato nella foresta, mi è sembrato di sentire il rumore dell'acqua, ma non ne sono sicuro. Pioveva troppo forte. Potremmo provare a cercare- le raccontò Nate.

Ormai eravamo quasi usciti da tutto quel verde, si intravedeva già la fascia azzurra del mare. Arrivati sulla spiaggia, poggiammo quello che avevamo trovato sulla sabbia.

-Ti ricordi dove sei andato stanotte?- chiesi speranzosa. Sapevo quanto difficile potesse essere orientarsi in tutta quella boscaglia.

-Non bene. Era buio e poi sono quasi tutti uguali gli alberi- disse sedendosi sulla spiaggia. -Ho fatto difficoltà anche a tornate indietro.-

-Allora ci conviene lasciare dei segni- dissi avvicinandomi alla valigia ed estraendone una maglietta rossa.

-Dammi le forbici- dissi prima che lui me lo porse.

Iniziai a rintagliare fascette dalla maglie. Quelle strisce ci sarebbero servite a segnare il percorso e a tornare indietro.

Una volta finito con la maglia porsi le formici a Nate posizionandomi di fronte a lui.

-Andiamo a trovare quest'acqua- dissi speranzosa e positiva.

Lui si alzò e insieme ci addentrammo di nuovo nella foresta con la speranza di trovare da mangiare perché si sa che dove c'è acqua, c'é cibo. O almeno in tv era così.


*NOTE*
Ehi avventurieri, sono tornata!
Lo so. lo so, il capitolo è ancora più corto e noioso degli altri, ma ho preferito aggiornare lo stesso. Volevo arricchirlo e migliorare alcune scene, ma ho notato che era parecchio che non pubblicavo questo quatro capitolo e quindi ho lasciato il capitolo com'era e ho aggiornato. 
Come sempre spero di leggere qualche volstro parere e, come sempre, ogni critica, purchè costruttiva, è sempre ben accetta.
Vorrei ringraziare tutti quelli che hanno messo questa storia tra i preferiti/seguite/ricordate e quelli he hanno recensito. Un grazie va anche a tutte quelle lettrici silenziose, che non si fanno sentire ma che ci sono.
Un bacio e buon anno nuovo a tutti!

 
  
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