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Autore: imperfectjosie    01/01/2015    1 recensioni
Le persone vivono, sperando di poterli realizzare, quei sogni così improbabili e appena visibili, poi c'è chi, come me, riesce ad afferrarne uno e a stringerlo forte al petto.
Quel sogno si chiamava Jack.
Nome piuttosto comune, vero?

| Jack/Carrie | - Update 12/12/2014; plus!Alex/Carrie.
Genere: Commedia, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alex Gaskarth, Jack Barakat, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Chap. IX - Sick little games

Carrie
 
We're all part of the same, sick little games,
And i need a get-away

 


È passato un altro mese, il pancione continua a crescere, Alex non mi ha lasciata sola per un solo giorno, annunciando alla radio newyorkese lo hiatus degli All Time Low e smentendo le voci su una possibile lite tra i componenti della band.
Ha mentito, imparando a conoscerlo con il tempo, so che lo ha fatto per rassicurare i fans. Ha un cuore enorme, lo osservo rapita da settimane e non mi stancherei mai!
Ogni tanto si sente con Zack e Rian, che sono ritornati a Baltimora dopo pochi giorni da quel famoso pugno. Per quanto riguarda Jack, invece, neppure loro sanno nulla. Non ha voluto seguirli e non si sa quale aereo abbia preso, ammesso che ne abbia preso uno.
E' un vero e proprio mistero! Alex, orgoglioso come solo un uomo può essere, continua a ribadire che non gliene frega un cazzo, ma è chiaro che sta soffrendo e che il suo migliore amico gli manca.
Lo sento quando mi bacia, lo vedo in quel sottile velo di colpa che gli ricopre gli occhi scuri e nei mezzi sorrisi tirati. Ma non so farne a meno, non voglio allontanarlo. Il sapore di arancia rossa è diventato una sorta di antidepressivo naturale.
Abbandonato l'Hotel, sono ritornata nel mio appartamento, offrendo un posto per dormire anche all'ex leader della band e abituandomi con sincero disappunto ai suoi rientri alcolici, sempre più frequenti, sempre più lunghi.
Mi preoccupo da morire quando decide di autodistruggersi per non prendere quel telefono in mano e comporre il numero che lo aiuterebbe a stare meglio. A questo punto, non mi importa più di dover soffrire riavendo Jack intorno! Mi preme di più la salute di Alex.
Sono ancora immersa nei miei pensieri, quando sento il legno della porta d'ingresso scricchiolare e sollevo la testa di scatto, alzandomi dal divano per comparire in corridoio.
Lì, a pochi passi da me, appoggiato allo stipite, il corpo di Alex barcolla sghignazzando, prima di crollare sul pavimento. Le chiavi ancora incastrate nella toppa. La scena sarebbe risultata comica, se non fosse che si ripete da giorni, ormai. Adesso è solo patetica e preoccupante.
Incrocio le braccia al petto, aspettando di vedere se riesce a farcela da solo.
Poggia un gomito sul parquet, rovesciando il corpo dall'altro lato e rimanendo per dei secondi interminabili a fissare il soffitto con un sorriso idiota stampato in faccia.
Sbuffo, piegandomi appena e accarezzandogli la fronte. Devo spostare due ciocche di capelli castani per riuscirci, ma subito mi rendo conto che scotta terribilmente.
« Maledizione, Alex! » mi lascio sfuggire, agguantando il telefono per chiamare Charlotte.
Non riuscirei a portarlo nel letto neppure in condizioni normali. Figuriamoci con un pancione di sei mesi!
« Chi chiami? » cantilena con voce petulante, scoppiando a ridere senza alcun motivo apparente!
Non gli rispondo. Mi avvicino solo per posargli un bacio a fior di labbra, ma sono costretta a staccarmi subito per il tanfo di alcool che mi invade le narici.
« Sai di buono, Car! »
« Ti ho già detto di non chiamarmi così! » bercio, fulminandolo con lo sguardo.
Colpa di Zack!
Lui e i suoi stupidi soprannomi improvvisati. Alex, ovviamente, lo ha trovato troppo divertente, per non appropriarsene. Ed ecco la morte della mia vita sociale!
« Ehi, stronza! Porta le tue adorabili chiappe qui. Abbiamo un problema! »
Alex si gira su un fianco, vomitando l'anima proprio accanto alla mia borsa e di riflesso impreco ad alta voce, indicando la scena con evidente odio!
« Sì? Non me ne frega un cazzo se stai scopando! Il tuo amico può farsi una sega, è importante! Muoviti! » scandisco, ringhiando e provando a tenere fermo il chitarrista, che al suono della mia voce ha ripreso a ridere senza controllo.
« Oh, vuoi sapere qual è il problema? Alex Gaskarth mi sta inondando l'entrata di vomito. Pesa un quintale e io ho un figlio in grembo, ricordi? Adesso, o vieni qui subito, o domani vengo io lì e ti assicuro che non sarà piacevole. »
Il diretto interessato mi morde un braccio, tirandomi in basso per leccarmi il labbro inferiore. Lo lascio fare e ricambio il bacio, staccandomi velocemente al tono di voce della mia migliore amica.
Presa dal nervoso – e dagli ormoni! - sbatto il corpo di Alex sul pavimento con una mano ancorata al suo petto e ignoro il lamento che ne segue, concentrandomi sul ricevitore.
« Charlotte, dimmi che non stai sfidando una donna incinta. Te la senti? » la sfido, piegando la bocca in un ghigno inquietante.
Ma Alex continua a ridere, tirandosi giù i pantaloni e facendomi segno di toccarlo. Seguo quella mano con lo sguardo, arrossendo di botto e tentando in tutti i modi di divincolarmi dalla sua presa.
« ALEX! Smettila subito, stai fermo... ti fai male! Cazzo! La scarpiera! » lo sovrasto con il corpo, reggendo appena in tempo il muro di legno che per poco non gli scrolla addosso e adagiandolo lontano. Poi, respirando pesantemente poggio i palmi per terra, regolarizzando i battiti. Non mi rendo conto della posizione, finché non sento le sue dita toccarmi la pelle e la sua risatina allusiva accarezzarmi le orecchie!
Sposto l'attenzione sul suo viso, arrivando alla conclusione che sì, Alex Gaskarth è davvero bello.
Di una bellezza singolare e quasi insolita. Eccitante. Mi mordo un labbro, provando a spostarmi, ma lui me lo impedisce, così torno a posare le cosce sui suoi fianchi, arrossendo.
« Carrie » sussurra, sollevando il busto nel vano tentativo di baciarmi.
Ma non ci riesce! Torna con la schiena a terra, imprecando. I ciuffi castani sparsi sul pavimento. Gli sorrido, accarezzandogli una guancia.
« Ma vedo che te la sai cavare anche da sola, comunque! »
Merda!
Dovevo ricordarmi di chiudere la porta! Mi sollevo dal corpo del chitarrista di scatto, issandomi a fatica per poi regalare a Charlotte un'occhiata fulminante, sotto lo sguardo divertito che ancora è in basso, ancorato al parquet!
« Piantala di dire idiozie, e aiutami a portarlo in camera! » ribatto, indicandolo con un dito. Charlotte posa la borsa ridacchiando, liberandosi del cappotto e studiando attentamente il viso rosso d'alcool di Alex.
« Sei un coglione! »
« Sei carina stasera. Vuoi scopare? » è la risposta serafica del maggiore.
Pesto un piede sul pavimento per richiamare l'attenzione, soprattutto notando il luccichio negli occhi della mia migliore amica, che in genere preannuncia guai. La conosco troppo bene, abbastanza da intuire che sta sul serio valutando l'offerta alcolica!
« Avete finito? »
« D'accordo mamma, da che parte lo devo trascinare? » chiede, tornando in piedi e incrociando le braccia al petto.
Inarco un sopracciglio. Ma è impazzita?
« Tu vorresti trascinarlo su per le scale? Ti rendi conto di quello che hai appena detto? Così gli causiamo un bel trauma cranico, mi sembra un'ottima idea! » commento sarcastica.
Charlotte sbuffa, apprestandosi a sollevare il corpo di un Alex euforico da terra. Lo tiene per il busto, ancorandosi un braccio intorno al collo e avvolgendo il tatuaggio con la rosa tra le dita della mano sinistra.
« Ce la fai? »
« Come no! Chi non ha mai portato un uomo sbronzo in camera da letto? » domanda retorica, abbozzando un bieco sorriso.
« Piantala di fare del sarcasmo e cammina! » ribatto, indicandole la rampa di scale. Di tutta risposta, inarca un sopracciglio, guardandomi come se fossi pazza.
« Sarcasmo? Ma io dicevo sul serio! »
« Fai veramente schifo! »
Il tono allucinato che mi esce dalla bocca, scatena un'altra risata divertita del chitarrista. Piegato in avanti, comincia a ridere di gusto, barcollando sotto la guida un po' impacciata di Charlotte.
« Attenta allo spigolo! Non farlo cadere! »
« E' un vaso, o un essere umano? »
« Io te lo spaccherei in testa un vaso, tante volte! » ringhio, seguendoli entrambi per le scale e fermandomi, quando li vedo fare lo stesso.
« Ti prego dimmi che non ti sei innamorata di questa spugna, adesso! » commenta disgustata, riprendendo a camminare.
Mi schiaffo una mano sul viso. Vorrei tanto sapere da dove le escono certe minchiate!
« La vuoi finire di sparare a raffica e stare attenta a dove metti i piedi? »
« Devo vomitare. »
Sta per ribattere, quando il tono impastato di Alex ci blocca entrambe. Charlotte, alla prospettiva di inondarsi la camicetta nuova di vomito, lo lascia andare. La scena va a rallentatore per qualche attimo, poi, dimenticandomi del pancione, faccio uno scatto in avanti, agguantandolo da sotto le ascelle prima di vederlo finire con la schiena per terra!
« CHARLOTTE! » quasi urlo, aiutando Alex a rimettersi in piedi.
« Che c'è?! Mi fa schifo il vomito, se permetti! » rimbecca risentita, scendendo di un gradino per riappropriarsi del corpo di Alex.
« Sono incinta, cretina senza confini! Hai deciso di farmi abortire al sesto mese, per caso? »
Infuriata, supero entrambi, aprendo la porta della mia camera da letto per lasciarli entrare poco dopo. Mi rilasso, realizzando di non aver avuto risposta. Quando la mia migliore amica non ribatte, è perché si è resa conto di aver detto o fatto una stronzata.
Con un po' di fatica, lasciamo andare il corpo colmo d'alcool sul letto, sbuffando per lo sforzo. Alex riprende a ridere, rotolando su un fianco e facendoci scambiare un'occhiata di intesa.
« Dobbiamo spogliarlo. »
« Non ci pensare nemmeno! » rimbecco, arrossendo fino alla punta dei capelli.
Mi rendo conto che ha ragione, puzza di vomito e sudore da fare schifo! Però...
Charlotte mi guarda confusa per un po', mutando poi l'espressione da riflessiva a sorpresa in pochi istanti. Indica prima lui, poi me.
« Vuoi dire che-? »
« Come diavolo ti viene in mente?! OVVIO CHE NO! » strepito, ansimando per l'imbarazzo sotto lo sguardo divertito di Alex che dal basso continua a guardarci.
« Scusa, credevo solo che dopo un mese... » tenta di giustificarsi, portando le mani avanti.
Sbuffo, incrociando le braccia al petto. Un gesto di conforto che faceva spesso mia madre, brutto vizio! 
« Credevi male! » ribatto, scoccandogli una mezza occhiata nervosa. « Beh? » domando poi, sentendomi ancora osservata, manco fossi un fenomeno da baraccone!
« Sono ancora sconvolta! » è l'esclamazione divertita della mia migliore amica.
Le lancio un'occhiata di fuoco, ma lei scrolla la testa evitando di dire altro in merito e l'attenzione torna su Alex.
« Spoglialo tu! »
« Io non mi metto a spogliare gente a caso! Non senza che mi abbiano prima offerto da bere! »
Arriccio il naso, osservandola con evidente ironia. Si rende conto subito che la scusa non regge, perciò fa un passo avanti, sibilando un « E va bene! » sconsolato, prima di apprestarsi a sfilargli la maglia. Passano pochi secondi, poi sbuffo di disappunto, roteando gli occhi al soffitto e avvicinandomi alla spalliera del letto.
« Dimmi che non stai per incastrargli la manica nel collo! »
« E allora fallo tu, visto che sei tanto brava! » rimbecca acida, spostandosi appena per lasciarmi spazio. Cacciando un lamento di pura frustrazione, la spintono, agguantando il lembo grigio della maglia e spostandolo a sinistra, per riuscire a levarla del tutto.
Il viso di Alex, con tutti i capelli arruffati, compare all'improvviso lasciandomi senza fiato per un po'. Sorride sghembo nel vedermi ferma sul posto, concentrata a lasciar vagare lo sguardo lungo tutto il torso nudo, fino all'elastico dei boxer.
Charlotte mi tira una gomitata, riportandomi alla realtà.
« Quando hai finito di sbavare, continui? »
Si sta divertendo un mondo! Maledetti tutti e due. Mi sposto, scendendo con mani tremanti fino alla cintura degli skinny neri.
Deglutisco, slacciandola lentamente mentre con la coda dell'occhio intravedo Charlotte dedicarsi alle scarpe.
Mi concentro sui jeans. Li abbasso piano, aggrappandomi al tessuto per riuscire a fare più presa. Poi la voce di Alex si fa sentire. Calda, ancora impastata dall'alcool e carica di un'euforia fuori dal normale!
« Questa è una scena che ho sognato spesso! » biascica a fatica ironico, coprendosi gli occhi con un avambraccio.
« Forse dovrei chiamare Jack. »
Al suono di quel nome, ci blocchiamo tutte e due.
Ormai libero dagli indumenti, senza dire una parola, lo aiuto a mettersi sotto le coperte.
« Carrie, io torno a casa. Ce la fai da sola, adesso? »
Annuisco alla voce di Charlotte, abbracciandola. La ringrazio, promettendole di richiamarla l'indomani e aggiornarla su eventuali sviluppi in campo “Barakat”. Poi chiudo la porta della stanza e raggiungo la mia porzione di materasso. Mi ficco sotto al piumone insieme a lui, avvicinandomi fino a sentire il calore del suo corpo.
« Pensi che dovrei farlo? »
« Penso che tu abbia bisogno di Jack. » rispondo istintivamente, mordendomi un labbro.
Mi fa male, ma è vero.
Per assurdo, sono quasi convinta che se uno di loro due fosse femmina, starebbero già insieme da un pezzo! E' un pensiero un po' inquietante, a tratti comico, ma privo di ironia. Ne sono certa.
Alex mi solleva il viso come è solito fare, posando due dita sotto al mento, prima di baciarmi teneramente le labbra e chiedere un contatto più intimo. Lo lascio fare, intensificando di mia iniziativa il bacio. Più passionale, più bagnato, bisognoso di altro.
Di qualcosa che ancora mi spaventa.
« Puoi-? »
« Intendi fisicamente? Sì, Alex. Posso. » rispondo arrossendo con un piccolo sorriso, bloccando quella domanda imbarazzante. Troppo imbarazzante, per un uomo!
La ginecologa non mi ha proibito il sesso, raccomandandomi comunque posizioni naturali e poco impegnative.
« E vuoi? » continua, attirando la mia attenzione.
Sollevo la testa di scatto, perdendomi in due occhi scuri, caldi come il fuoco e ansiosi. Il suo corpo brucia. D'istinto, poso una mano sul petto, giocando con i peli e scendendo in basso. Schiude le labbra, chiudendo le palpebre con un basso sospiro di piacere.
Ritiro in fretta la mano.
E' questo il punto.
Onestamente, credo di volerlo più di quanto mi faccia piacere ammetterlo. Sì, voglio fare l'amore con lui.
« Sei ubriaco, Alex »
Ma non posso.
Provo a farlo ragionare con un mezzo sorriso, scoccandogli un bacio casto sulle labbra, prima di voltarmi. Non aspetto neppure una risposta, rimango così, a fissare l'armadio. Almeno, finché il suo corpo non tocca il mio. Premuto addosso, come una seconda coperta.
Sento l'erezione strusciare sul tessuto della camicia da notte, che lenta si solleva sotto al tocco veloce ed esperto del chitarrista. Chiudo gli occhi, sospirando.
Una mano vaga sul mio pancione, accarezzandolo piano. Segno di protezione e rispetto che vale una lacrima.
« A-Alex »
« Sono qui, piccola » ribatte con voce calda, ignorando il tono poco convinto di rimprovero.
« C-Che fai? »
Non risponde, ma quando sento un dito oltrepassare gli slip, fino a sfiorarmi le labbra e divaricarle con studiata calma, il mio corpo ha un fremito.
Ansimo, prendendogli la rosa con una mano e graffiandola appena.
« Avevi detto di non volere gli scarti di Jack » continuo, alludendo al discorso del suo amichetto che mi aveva fatto solo il mese prima.
Più che lecito, ma abbastanza doloroso. Mi sorride contro l'orecchio, approfittando di un mio movimento per baciarmi. Lentamente e a lungo.
Arance rosse mature.
« L'ho detto, ma adesso voglio te. »
Ed è un attimo.
Lo sento dentro. Non c'è più spazio per le parole, i baci... neppure per le dita. In una notte inaspettata e colma di malinconia, stiamo facendo l'amore.
Ansima sulle mia labbra, staccandosi per riprendere fiato e piegare la testa. Tengo stretta la mano tatuata, assecondando per quanto mi è possibile ogni spinta.
Va piano, sa che potrebbe farmi male, ma il piacere è troppo.
Distrattamente, ricordo che la ginecologa aveva accennato ad una possibile ipersensibilità vaginale dovuta alla dilatazione dei vasi sanguigni, ma soprattutto, agli ormoni. Non credevo sarebbe stata così intensa.
Sposto il braccio indietro, ancorando le dita tra i suoi ciuffi castani e continuando ad ansimare. Sorride, mordendomi una spalla prima di lanciare un grido roco e soffocato dalla mia stessa pelle.
Un'ultima spinta lenta, ma decisa e l'apice arriva all'improvviso, facendomi piegare in avanti e lanciare un grido d'apprezzamento che non è mai stato parte di me.
Alex tiene fermi i miei polsi, liberandosi senza uscire e leccandomi la spina dorsale, intensificando senza saperlo il mio orgasmo. Poi mi libera le mani e lo sento spostarsi nel letto. Non mi volto, non ci riesco. Ho paura dei suoi occhi.
Di solito non sono così, è successo con Jack, mai con nessun altro. Arrossisco, rannicchiandomi su me stessa e ignorando persino le calde gocce che cominciano a colarmi sulle cosce.
Nemmeno lui sembra in vena di parole, perciò rimaniamo così per un po', in silenzio. Almeno, finché non lo sento ridere di gusto. Curiosa come solo una bambina può essere, mi dimentico dell'imbarazzo e di ogni briciolo di paura, voltandomi di scatto per capire cosa diavolo c'è da ridere!
« Stai bene? » domando, inarcando un sopracciglio.
Si passa una mano sulla fronte, scompigliandosi i capelli per poi coprirsi con la coperta fino a metà petto.
« Credo che chiederti scusa adesso, risulti un po' ipocrita eh? »
Abbozzo un leggero sorriso, voltandomi del tutto e cambiando lato, così da poterlo osservare meglio. Che abbia paura di perdermi?
Mi avvicino, sollevandomi per posargli un bacio sulle labbra. Quando sciolgo il contatto, continuo a guardare i suoi occhi confusi.
« Carrie? »
« Va tutto bene, Alex. Non hai niente di cui scusarti, lo abbiamo voluto entrambi! »
Provo con un tono dolce. E funziona! Si rilassa, sorridendomi per poi abbracciarmi sospirando. Anzi, ad essere sinceri, se c'è una che dovrebbe chiedere scusa, quella sono io.
E' strano. Non sento di averlo usato, ma stranamente provo l'impulso di renderlo felice. Per questo non sono riuscita a fermarlo.
Non sono riuscita a fermarmi.
« Mi manca Jack. »
« Lo so, ubriacone! Manca tanto anche a me. » soffio stanca, circondandogli la vita con un braccio e crollando poco dopo nel mondo dei sogni.
Lo sento parlare ancora, ma è troppo tardi per capire cosa sta dicendo. Il tono amareggiato, condito con una punta di ironia, tuttavia arriva forte e chiaro.
« Già. Fanculo! Questa non me la perdonerà mai. »

  
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