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Autore: lawlietismine    01/01/2015    4 recensioni
Cora è certa dell'amore che Stiles Stilinski prova per suo fratello, tanto quanto lo è dell'amore che - sotto sotto, molto sotto - suo fratello prova per lui.
E forse non sarebbe male approfittare del problema allarme-lupo-dormiente di Derek, per spingere le cose verso la giusta direzione: la proposta nasce così, con una Cora determinata ed elettrizzata e uno Stiles titubante ma pronto a rischiare pur di favorire quella svolta.
La "missione gelosia" cambierà un po' di cose nella stramba Beacon Hills!
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Cora Hale, Derek Hale, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Missione gelosia!
 


Stiles si era pentito di aver dato retta a quella pazza di Cora Hale, davvero, con tutto il cuore: aveva messo la sua vita nelle mani di tre decerebrati da manicomio e ormai non poteva farci niente, doveva solo aspettare e sperare che non si fossero sbagliati, che qualcuno sarebbe davvero corso in suo aiuto.
Perché Stiles non voleva morire giovane, tantomeno per mano di quella tipa che poco sopportava, pagata da loro tra le altre cose. 

Perché sì, quella stronzetta aveva accettato quella richiesta anonima ma ben pagata, e ora al piccolo Stilinski non restava che attendere di vederla sbucare da qualche parte con una pistola fra le mani, pronta a farlo fuori.

“Pessima, pessima idea” rimuginò in iperventilazione, facendo avanti e indietro per quei maledetti corridoi bui della scuola.

E non sapeva più neanche se si stesse riferendo al piano in sé, a quella stupida missione gelosia a cui ormai non poteva rinunciare, oppure al luogo scelto per attuarlo: l’edificio scolastico in piena notte, senza luci e senza vie d’uscita, davvero ottimo, soprattutto per un semplice umano iperattivo come lui, dall’attacco di panico facile.

“Morirò” sibilò, senza smetterla di camminare e tremare “Quanto me lo sento che ci lascerò le penne”

Davvero, se fosse sopravvissuto anche a quello, sarebbe andato ad accendere un cero alla madonna, perché sarebbe stato un vero miracolo: nessuno poteva sfuggire così tante volte alla morte, tantomeno se umano.

E non aveva neanche la sua mazza da baseball dietro, santi déi, niente di niente.

Un tintinnio alle sue spalle lo fece gelare sul posto, prima di voltarsi con uno scatto isterico e iniziare a correre come un forsennato dalla parte opposta: no, decisamente no, non voleva morire.
Cercò di non urlare come una femminuccia, di mantenere almeno un minimo di rispetto per se stesso, ma sinceramente si sarebbe volentieri chiuso in un’aula, in un angolo, ad abbracciarsi le ginocchia e darsi fino alla fine dell’idiota.

Perché , era stato un’idiota ad accettare tutta quella faccenda, non avrebbe mai smesso di ripeterselo.

E poi perché doveva morire proprio a scuola?

“Giuro che non rufolerò più nel computer di mio padre” iniziò a sbiascicare cose senza senso, già con l’affanno “Non andrò più in giro a chiedere a Danny se sono attraente, lo lascerò in pace” continuò, scivolando sui suoi stessi piedi, prima di ritirarsi su in un batter d’occhio e procedere con la sua corsa spericolata “Studierò di più, giuro! Ma fatemi arrivare a casa anche stavolta”

‘Noi saremo qui fuori ben nascosti’ lo aveva rassicurato Lydia.
‘Io sentirò qualsiasi cosa, tranquillo’ aveva aggiunto Cora, come se la cosa avesse potuto tranquillizzarlo davvero.
‘Non fare la femminuccia’ lo aveva deriso Peter.

E poi lo avevano chiuso dentro, dicendo che nella lettera scambiata con Braeden, le avevano fatto sapere che lo avrebbero imprigionato lì con l’inganno, ma che poi non avrebbero potuto far altro: avrebbe dovuto pensare lei al resto.

Un altro rumore gli fece cambiare strada all’ultimo minuto, rischiando di fargli prendere una bella botta contro lo spigolo del corridoio, ma in poco sfrecciò verso l’aula di chimica: chiusa, naturalmente.
Mentre dei passi – invece – continuavano a rimbombargli nella testa, sempre più vicini e sicuri.

Morto, sarebbe morto, senza neanche aver lasciato un testamento.

Il gridolino poco virile che gli sfuggì dalle labbra lo fece quasi vergognare di se stesso, mentre tentava di pensare a un piano: se Derek non fosse arrivato? Quella tipa era una professionista, cosa avrebbe potuto fare lui contro di lei? E se Cora non avesse fatto in tempo? Su Peter non contava nemmeno e Lydia invece – a voler essere sinceri – non poteva aiutarlo più degli altri.

Per quanto i suoi sentimenti verso Derek fossero veri e forti, non sapeva quanto sperare nel suo intervento, perché , loro si conoscevano da più tempo rispetto a lui e Braeden, ma lei era la sua… ragazza? . Lui invece solo il tipo snervante che non sopportava minimamente.

Ma decise di avere ugualmente fiducia in lui, ci sperò con tutto il cuore.

Nonostante l’astio e la delusione che gli aveva riservato negli ultimi tempi, gli vorticasse in testa in modo decisamente fastidioso.

Aveva accennato qualcosa a Scott riguardo l’ultima idea bizzarra e irresponsabile di Cora & Co., quella che lo aveva portato lì quella notte, ma non era sceso nei dettagli per non farlo preoccupare, perché era certo che – se avesse visto la sua reazione – si sarebbe tirato indietro(anche se – ripensandoci ora – sarebbe stato meglio), o comunque magari Scott stesso sarebbe intervenuto, con la possibilità di uscirne ferito pure lui, cosa che Stiles non avrebbe davvero permesso.

Non si era mai sentito così stupido in tutta la sua vita.

“Stiles”

Sobbalzò al richiamo: ecco, era fatta, era arrivata la sua ora.
Ma decise che non era il momento di fermarsi, perché non aveva visto soccorsi da nessuna parte e quindi sarebbe stata una pessima idea, perciò ignorò completamente la ragazza che aveva parlato alle sue spalle e iniziò a svoltare ogni singolo angolo di tutti i corridoi, senza una meta precisa.
Se non l’avesse ammazzato lei, l’avrebbe fatto un attacco di cuore.
‘A quelle come lei non interessa il perché’ gli aveva spiegato Cora, con tono nauseato all’idea ‘prendono i soldi, fanno quello che gli è stato chiesto e poi adios, chi si è visto, si è visto’. La cosa non aveva fatto altro che ampliare il buco d’ansia nel suo stomaco, ma aveva semplicemente annuito e poi era entrato nella scuola.

“Non rendere le cose complicate” si sentì schernire, mentre Braeden aveva preso a rincorrerlo alla cieca, evidentemente più atletica di lui che stava per restarci secco fra la paura e il fiatone “Sarà una cosa veloce, prometto”.

Oh certo, su quello non aveva dubbi, ma non l’avrebbe ascoltata lo stesso.

Cosa aveva fatto di male? Cercò di fare una veloce revisione della sua vita, molto veloce, per fare un attimo due calcoli e prevedere quanto sarebbe stata atroce la sua morte: aveva mentito a suo padre, aveva messo il naso nelle sue cose, aveva saltato qualche lezione... La smise subito, perché , ne aveva fatte tante e rendersene conto non avrebbe fatto altro che accrescere la sua ansia.
Santo Jackson, avrebbe preferito mille volte sopportare lui, piuttosto che trovarsi in quella pessima situazione.

“Ciao Stiles”

Per poco non gli prese un infarto, quando si ritrovò il suo incubo proprio davanti agli occhi: il volo che fece all’indietro fu più doloroso di quanto si sarebbe aspettato, perché il pavimento freddo era più duro del marmo.
E quella, diamine, quella non era una semplice pistola, quel coso doveva averlo fregato all’esercito, non era sicuro che fosse legale, ma – in fondo – cosa di tutta quella situazione era legale?

“Oh, ciao” balzò con voce stridula, cercando di rimettersi su ma continuando a scivolare per il tremolio che lo stava scuotendo “Che sorpresa, che ci fai qui?”.
Lei non sembrò molto divertita, Stiles lo capì sia dalla sua poco amichevole espressione, che dal suono di quel bestione che veniva caricato, pronto al colpo.
“Mi chiedo sinceramente cosa uno come te possa aver fatto” disse invece sovrappensiero, con una voce così assente, asettica, priva di emozioni, che a lui vennero i brividi, prima di scrollare le spalle, tornare alla realtà e puntargli contro l’arma, senza minima pietà.

Chiuse gli occhi, Stiles, li chiuse e si preparò, perché tanto ormai era pronto a farsene una ragione: aveva fatto una cazzata e doveva pagarne le conseguenze.

Fu proprio mentre il rumore del grilletto iniziava a farsi sentire, che qualcos’altro si mosse fra i corridoi, facendo bloccare la ragazza, poi il frastuono di un’altra arma che veniva caricata – proprio dietro di lui – e un colpo che veniva sparato, lo fece rabbrividire dalla testa ai piedi: quando si rese conto di non essere stato colpito, si limitò a sbirciare da un occhio, giusto per vedere l’espressione contratta di Braeden mentre guardava un punto indistinto dietro di lui, prima che un altro sparo – che la sfiorò – la portasse a ricambiare, poi spostò lo sguardo e incrociò il suo, fece una smorfia e se la svignò in quel lampo di proiettili a raffica, provenienti da entrambe le parti.

Poi calò il silenzio, e Stiles giurò di non essersi mai sentito così miracolato, perché davvero, c’era mancato un pelo.

E lo sentiva, Derek, proprio dietro di sé, perché ormai riconosceva la sua presenza anche senza dover guardare, e davvero gliene era grato, immensamente grato, tanto che – se avesse potuto – sarebbe andato a baciarlo, sollevato.
Ma si trattenne, perché doveva riprendersi dal principio di attacco di panico che sentiva crescere nel petto, e perché il resto del gruppo apparse a corsa proprio davanti a lui, raggiungendolo velocemente.

Proprio quando Stiles stava per parlare, seppur con il fiato spezzato, fu Derek a farsi avanti ancora dietro di lui, e “Siete per caso impazziti?!” ringhiò con una ferocia che lo congelò completamente, proprio come Cora, che perse il sorriso compiaciuto che aveva avuto fin dal suo arrivo.
Poi se lo vide sfrecciare di fianco, dopo aver sentito il tonfo dell’arma che aveva lasciato cadere, e davvero non avrebbe avuto bisogno di vederlo in volto per capire quanto fosse infuriato, perché tutto nei suoi movimenti lo lasciava intendere benissimo, soprattutto i muscoli fin troppo contratti e i leggeri spasmi, dati probabilmente dal suo tentativo di mantenere la calma.

“Che cazzo vi è saltato in mente, eh?!” sbottò, spingendo Peter da parte così da poter fronteggiare la sorella, che – cosa che Stiles non le aveva mai visto fare – fissandolo sconcertata in volto, indietreggiò.

Era davvero infuriato.

“Un biglietto?!” le gridò contro con furia “Che cazzo vuol dire lasciare un biglietto in cui mi dici di averla pagata per farlo ammazzare?!” Stiles fu certo che
mai, mai prima d’ora l’aveva visto così.
Cora ridacchiò poco convinta, portando le mani a mezz’aria e “Ma lei ha accettato, ti rendi conto, Der?” parlò cauta “e tu sei corso a salvarlo, come sapevamo che avresti fatto”.

Stiles lo vide stringere i pugni, tanto da far sbiancare completamente le nocche.

“Ah sì” rise istericamente anche lui “Perché ‘è ora che tu ammetta quello che provi, Der’ eh?” recitò in un ringhio tremendamente arrabbiato ciò che quei tre avevano deciso di scrivere su quel maledetto foglietto che gli avevano lasciato sul tavolo del loft: Stiles l’aveva detto che era una pessima idea.
“Stiles? Eh?” sbottò poi, e il diretto interessato davvero non si sarebbe mai aspettato di sentirgli dire ciò che aggiunse dopo “Ma vi si è frantumato il cervello!? Nemmeno per idea! Quale dannata botta alla testa dovete aver preso, per poter fare una cosa del genere!?”.

E davvero, Stiles avrebbe preferito sprofondare fino agli Inferi e diventare per sempre invisibile, perché davvero, quell’umiliazione gli fece venire la nausea.

Derek non aveva mai perso la calma in quel modo, nessuno mai avrebbe pensato che avrebbe potuto farlo, perfino la sorella realizzò la cattiveria di quelle parole, ma – testarda com’era – pensò a quanto fosse stupido da parte sua continuare ancora a negare l’evidenza, nonostante l’occasione che gli era stata concessa.
“Cosa hai detto?!” il ringhio di Cora rimbombò nei corridoi come un tuono nel cielo, mentre i suoi occhi dorati accentuavano la cattiveria dei canini digrignati, e Lydia dovette trattenerla malamente per le spalle, subito soccorsa da Peter: se non l’avessero fermata, Derek si sarebbe ritrovato con la gola brutalmente squarciata, e lui – se avesse potuto – avrebbe fatto la stessa identica cosa, con la piccola differenza che ci sarebbero volute più di due persone per fermarlo.

“Cosa diamine ti è passato per la testa, Cora?!” la rimproverò furibondo “Come hai anche solo potuto pensare che questa cosa fosse giusta? E per poco non lo hai fatto ammazzare! Per dimostrare cosa?!” le gridò contro, trattenendosi dal prendere a pugni gli armadietti al suo fianco: non sapeva se essere più incazzato con lei, che aveva combinato un casino del genere, oppure con Stiles, che l’aveva perfino assecondata, distruggendo l’idea di ragazzo intelligente che si era fatto di lui.
Il diretto interessato continuava a starsene in silenzio da una parte, troppo sbigottito e stordito per potersi concentrare abbastanza da formulare una frase di senso compiuto: il freddo e pungente ‘Stiles? Vi si è completamente frantumato il cervello? Neanche per idea!’ di Derek lo aveva praticamente abbattuto al primo colpo, messo K.O: centro, dritto al cuore, e sinceramente voleva solo smetterla e andarsene a casa sua nel suo letto.

E come se gli avesse letto nel pensiero, a un certo punto Derek prese un profondo – molto profondo – respiro e si calmò.
“Va bene, ora basta” borbottò, passandosi esasperato una mano sul volto “lo riaccompagno a casa e voi” continuò indicando gli altri presenti “rimediate subito al casino in qualche modo”.

Detto ciò, afferrò Stiles per un braccio e se lo trascinò dietro, fuori dalla scuola, fino al parcheggio e alla sua Camaro nera dalla portiera ancora irrimediabilmente aperta, a causa della fretta con cui era sceso quando era arrivato: il tempo che seguì, fu regnato completamente da un silenzio glaciale, che nessuno dei due si premurò di spezzare.

Non fin quando non si fermarono davanti alla casa e nessuno scese.

Derek sembrava sul punto di frantumare il volante.
“Dannazione, Stiles!” sbottò dopo un po’ l’ex alfa, sbattendo le mani proprio sul bordo del volante, in un gesto che fece sobbalzare e voltare l’altro.
“Se ti metti nei casini da solo, allora non serve a niente!” esalò quasi impanicato, passandosi velocemente di nuovo le mani sul volto.
Il diretto interessato deglutì a vuoto, senza sapere davvero cosa dire: agli occhi dell’altro apparve come un cucciolo spaurito e subito si pentì della sua reazione, scuotendo la testa.

“Cosa ti hanno detto per convincerti a fare una cosa del genere, eh?” tentò un po’ più calmo, senza davvero aspettarsi una risposta: lui sapeva, sapeva come si sentiva Stiles, sapeva cosa provava, lo sapeva perché per lui era lo stesso, lo era sempre stato, ma ciò non voleva dire che fosse giusto.
Stiles era umano, più piccolo e davvero non avrebbe potuto ricevere niente dall’altro, perché non sarebbe stato in grado di concedergli ciò di cui – anche se non lo ammetteva – aveva bisogno: una vita normale.
Lui, un ex-alfa dal ringhio facile, che aveva perso i suoi poteri e che aveva un passato da brivido alle spalle.
E suo padre poi? Non lo avrebbe mai accettato, non dopo averlo arrestato una volta, per quanto ora sapesse tutto: non avrebbe mai voluto quello per il figlio, e Derek non avrebbe mai messo Stiles contro il padre, perché sapeva quanto bene gli volesse e quanto fosse importante per lui il loro rapporto.

“Non gli è servito molto” ribatté sorprendentemente invece il ragazzino in un sibilo impercettibile, senza neanche guardarlo: no, perché sostenere il suo sguardo sarebbe stato troppo. “È bastato dire che c’entravi tu, perché tanto come ben sai mi piaci” sbottò, cercando di fare capire con il suo tono e con le sue parole quanto fosse ferito a causa sua “ma va bene così, avresti anche potuto lasciarmi a lei, sarebbe stato meglio” continuò, tremolante per le mille cose contrastanti che provava.

Derek scattò sull’attenti: neanche per scherzo gli avrebbe voluto sentir dire una cosa del genere, perché lui – piuttosto che lasciarlo nelle mani di quella – avrebbe preferito morire.

“Diamine, Stiles” si lamentò, sapendo di dover tacere, eppure vederlo così gli provocava una tale voragine nel petto, da contrastare tutte le sue certezza.
“Non farmelo dire ad alta voce” borbottò rauco, lottando contro se stesso: il diretto interessato lo fissò con le sopracciglia inarcate, senza capire.
“Tu ti meriti di passare l’ultimo anno in santa pace, poi andartene all’università e iniziare la vita che desideri” stavolta fu lui a distogliere lo sguardo, perché per quanto gli fosse difficile ammetterlo, l’idea gli faceva male: il lupo ancora nascosto dentro di lui, non cessava un attimo di ringhiargli che era Stiles, Stiles e nessun altro, sarebbe stato solo lui e non avrebbe dovuto allontanarlo.

“So io quale vita desidero, non spetta a te dirlo” gli rispose il più piccolo, fissandolo come a cercare di carpirgli più informazioni solo così, solo guardandolo, e stavolta fu Derek a deglutire a vuoto.

Si passò esasperato ancora una mano sul visto, prima di sbatterla di nuovo sul bordo del volante.

Diamine quanto gli aveva dato fastidio sapere di lui e Cora: l’aveva presa come una punizione personale, come se lui avesse voluto – pur non essendo a conoscenza dei suoi sentimenti rinfacciargli tutto, fargli vedere che allora sarebbe stato felice con qualcun altro, e – perché no – proprio sua sorella, sangue del suo sangue.
Lo aveva fatto impazzire, aveva fatto ribollire di gelosia lui e il lupo dentro di lui.
Avrebbe dovuto sapere che – nonostante tutto – non era da Stiles fare una cosa del genere, avrebbe dovuto lasciar perdere la gelosia e ragionare, allora magari avrebbe realizzato che no, non era possibile che avesse creato un rapporto con Cora, e che doveva esserci qualcosa sotto.

Era stato stupido, accecato da un sentimento che aveva voluto a tutti i costi placare e nascondere.

“Non sono il tipo che esce” sbottò, fissando la strada davanti a sé “Non sono quel tipo con cui si ha una relazione normale” e anche solo dire cose del genere, non era da lui, perché gli dava il voltastomaco, ma doveva farlo capire a Stiles, e Stiles era più importante di quello.

E proprio Stiles scrollò le spalle, indispettito, prima di uscirsene con un “Io non voglio una relazione normale, io ne voglio una con te”, che davvero lo colpì peggio di un proiettile, perché no, Stiles non poteva continuare a dirgli cose del genere, mandava all’aria tutti suoi buoni propositi.

Fece giusto in tempo a voltarsi leggermente, giusto per concedersi di vedere come lo stesse guardando, prima che le mani di Stiles circondassero il suo collo e che le sue labbra si posassero sulle sue, distruggendo totalmente i suoi tentativi di autocontrollo: fu il lupo dentro di lui a reagire, perché si risvegliò con un ringhio dal sonno profondo che l’aveva tenuto a bada finora, i suoi occhi brillarono nell’auto scura, prima che lui si decidesse a chiuderli e a ricambiare, con una brama di assaporare, di possedere, che aveva sempre cercato di placare.

E dovette trattenere gli artigli, gli artigli di quel lupo che avrebbe voluto graffiare la schiena di Stiles, trascinarlo in casa e dominarlo come aveva desiderio di fare.
E i canini, quei denti lupeschi che avrebbero voluto morderlo, per poi baciarlo, e poi morderlo ancora.

E Stiles stavolta si sentiva tremare le gambe, ma in un modo piacevole che aveva sempre sognato, perché , Derek lo stava baciando e quella non era la sua immaginazione, non era uno di quei sogni a occhi aperti, era reale, reale come le sue mani sui fianchi, come le labbra sulle sue.

“Beh il piano di Cora ha funzionato” esalò Stiles con l’affanno, distanziandosi giusto un po’ da quel bacio che gli aveva tolto il fiato, con un mezzo sorrisetto tra il davvero felice e il divertito.
Gli occhi di Derek si illuminarono ancora per un piccolo attimo, mentre faceva di tutto per spostare la sua attenzione da quelle labbra che aveva finalmente assaporato a quelle iridi castane che lo stavano osservando.
E ringhiò a malapena Derek, stavolta da vero licantropo, prima di sporgersi un po’ rudemente per rubargli un altro bacio: non abbastanza, non era abbastanza, ancora, ne voleva ancora.
“Sta zitto” ribatté con voce roca e un po’ animalesca, facendolo ridere.

E Stiles continuò a ridere, mentre Derek per poco non frantumava lo sportello, pur di scendere e trascinarselo dietro, prendendoselo in spalla pur di far velocemente e passare come d’abitudine dalla finestra del primo piano per raggiungere camera sua.

Però era vero, la missione gelosia  – nonostante tutto – era stata compiuta con estremo successo.





 


Ehilà! 
Non voglio esprimermi. Vi chiedo perdono, davvero. 
Una tragedia,  quanti anni sono passati dall'ultimo aggiornamento? (non è una battuta per il capodanno appena passato eh)
Mi mancava l'ispirazione, l'ho scritto all'improvviso l'altro giorno dopo che mi hanno staccato la connessione per tipo quindici giorni (che non sono ancora passati). 
Volevo aggiornare appena l'avevo scritto, ma - appunto - non avevo internet, quindi oggi dopo una crisi di nervi sono andata in ufficio da mio zio. 
Davvero, chiedo venia. Troppi casini fra scuola, amicizie e amore (sono cotta da 4 anni dello stesso ragazzo, gli ho parlato di questa cosa quasi - scioccamente, a questo punto - certa di ricevere un sì, e... SBAM! No. Morta sul colpo. Resterò sola tutta la vita.)
Mi sono beccata 4-5 materie nel pagellino di metà anno scolastico eheh e poi ho passato il capodanno a casa a guardarmi film di tim burton perché sono un'idiota. Voi? Tutto apposto?
Questo è l'ultimo capitolo! Anche se non doveva esserlo, boh... Ho fatto casino. 
Comunque mi è piaciuto lavorare a questa fanfic e sono contenta che in generale vi sia piaciuta:)
Vi ringrazio davvero per le recensioni! E ringrazio tutti quelli che hanno messo la storia fra le preferite/seguite/ricordate *O* 

E basta.... Mmm... appena ho pubblicato qui, metto anche un'altra os che ho scritto in questi giorni e se avete voglia ne ho già pubblicate due nei giorni di Natale ^^ 
Vabbuò ç_ç non ho altro da aggiungere... Fatemi sapere cosa ne pensate/quanto vi ha fatto schifo! 
Lawlietismine

Aggiunta del 9/1/16: questa storia, per chiunque stia leggendo, aveva un epilogo un tempo... Ma penso
(e l'avevo pensato anche quando l'ho scritto eheh) che questo sia un finale migliore, quindi l'ho eliminato. Ancora grazie a chi ha letto e grazie per tutte le belle parole ^^ 
 
  
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