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Autore: Xephil    01/01/2015    5 recensioni
Tre Shinigami. Tre personalità. Tre anime legate dall'amicizia e da un destino in comune.
Keishin Akutabi è uno Shinigami impulsivo e a volte immaturo, ma anche coraggioso e altruista. Maestro del Zanjutsu.
Meryu Kitayama è l'opposto: Shinigami calmo e riflessivo, che di rado mostra le sue emozioni. Maestro dell'Hakuda.
Kaisui Kitayama è il ponte che collega due personalità così diverse: Shinigami gentile e generosa ma al contempo severa e ostinata. Maestra del Kido.
Anche se sembrano tre comuni Shinigami, forse, in realtà, in loro c'è più di quel che vedi... E mentre l'oscurità si addensa e la loro realtà viene sconvolta dal tradimento, i tre dovranno raccogliere tutto il loro coraggio e la loro forza per proteggere due mondi e impedirne la distruzione.
Ciao a tutti! è la mia prima fanfic, ma vi chiedo di essere quanto più sinceri possibile con le vostre recensioni. Mi serviranno per migliorarla! La mia storia segue la trama della prima serie di Bleach fino alla sconfitta di Aizen, ma con protagonisti i miei personaggi e, quindi, diverse parti della storia reale saranno modificate. Spero vi piaccia e buona lettura!
Genere: Azione, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hitsugaya Toushirou, Kurosaki Ichigo, Soi Fong, Sosuke Aizen
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Chronicles of Three Shinigami - Shinigami Gaiden'
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Buon anno a tutti! Inizialmente volevo inserire questo capitolo a inizio settimana, ma poi mi sono detto di metterlo per l'anno nuovo visto che ormai c'eravamo. Primo capitolo del 2015! Qui vediamo Meryu e Kaisui, insieme ai loro compagni, giungere nel mondo reale per dare man forte a Ichigo contro la nuova minaccia degli Arrancar. Niente battaglie questa volta, ma i presupposti per un bel po' di azione futura ci sono tutti ;) Alla fine sono riuscito ad aggiunto anche le immagini di Meryu e Kaisui finalmente! (Lo so, Kaisui è ritagliata, poichè faceva parte di un disegno più grande, ma purtroppo questa era la miglior immagine che avevo di lei perciò ho cercato di sistemarla al meglio.. forse in futuro riuscirò a metterne qualche altra! Spero! E spero che comunque vi piacciano...) Detto questo, non credo di dover aggiungere altro, perciò... buona lettura!


 
Capitolo 7: Karakura Town
 
“No! Non funziona così. Devi concentrarti di più sul Kido” disse Soifon.
Meryu si mise di nuovo in posizione con le mani tenute all’altezza dello sterno, la destra posta verticalmente sopra la sinistra posta orizzontalmente, e iniziò a convogliare il Kido nel suo corpo.
Quella mattina Soifon lo aveva chiamato nel campo di allenamento della Seconda Brigata con l’intenzione di insegnargli una nuova tecnica. In seguito, aveva scoperto che la tecnica in questione era lo Shunko, la speciale combinazione di Kido e Hakuda che solo Soifon e la sua maestra e predecessora Yoruichi sapevano usare. Secondo il suo Capitano, lui, data la sua abilità nel corpo a corpo, aveva ottime possibilità di riuscire a padroneggiarlo; inoltre, una simile tecnica gli avrebbe permesso di affrontare al meglio la minaccia di Aizen e dei suoi seguaci.
Tuttavia la sua conoscenza insufficiente del Kido lo stava ostacolando. Infatti, lo Shunko richiedeva una perfetta combinazione di Kido e Hakuda e, purtroppo, al momento Meryu non aveva una sufficiente abilità con il primo da poter sviluppare uno Shunko accettabile. Ed era proprio questo che Soifon gli stava rimproverando.
“Ti basi troppo sulla tua conoscenza dell’Hakuda e delle arti marziali” spiegò il Capitano. “Senza dubbio è importante che tu le conosca in quanto membro delle Unità Mobili Segrete e mio vice, ma devi focalizzarti anche sul Kido o non padroneggerai mai lo Shunko. Richiama la tua reiatsu attraverso la tua abilità magica e lascia che pervada il tuo corpo.”
Meryu non rispose e si limitò a seguire le sue indicazioni. Immaginò di stare per usare un incantesimo e concentrò l’energia che stava raccogliendo nelle spalle e nella schiena. < Il fatto che il Capitano Soifon voglia insegnarmi la sua tecnica migliore indica che ha fiducia in me > pensò. < Se lo sta facendo è perché sente non solo che posso impararlo, ma anche che lo userei con saggezza. Ora io sono il Luogotenente della Seconda Brigata e il suo braccio destro. Devo mostrarmi degno di tale onore! > Mise anche i suoi sentimenti e la sua determinazione nella sua reiatsu e, quando la sentì aumentare enormemente, la convogliò tutta nel suo corpo. L’aria iniziò a tremare per la quantità di energia che si stava accumulando.
“Va bene così” disse Soifon imperturbabile. “Ora concentrala ancora e poi rilasciala.”
Meryu eseguì. Una fortissima reiatsu bianca proruppe dal suo corpo formando un’aura luminosa e saettante intorno alle sue spalle e alla sua schiena. L’intensità di quella reiatsu che stava emettendo lo sorprese.
“Ora iniziamo a ragionare” commentò Soifon, poi si alzò in volo con uno Shumpo. “Adesso, Kitayama, prova a muoverti e ad attaccarmi come hai fatto l’altro giorno. Non trattenerti.”
Meryu annuì e, con uno Shumpo, cercò di portarsi alle spalle di Soifon per attaccarla. Con suo sommo stupore si mosse così velocemente da oltrepassarla e fermarsi in aria circa dieci metri sopra di lei; mentre cercava di recuperare l’equilibrio, il Capitano lo caricò tentando di colpirlo con un pugno. Meryu alzò un braccio per parare l’attacco e incredibilmente non percepì il minimo dolore dal colpo, neanche quando poi Soifon sferrò una serie di pugni per forzare la sua difesa; ogni attacco sembrava leggero. Il suo stupore aumentò ancora quando contrattaccò con un calcio così potente che Soifon, pur bloccando il colpo, fu spinta verso terra per la violenza del contrasto. Meryu decise di approfittarne e la caricò di nuovo con uno Shumpo tentando di gestire meglio la sua nuova velocità. Il Capitano riuscì a schivare l’attacco per un soffio e Meryu rischiò quasi di schiantarsi al suolo quando fu di nuovo sul punto di perdere il suo assetto; con un notevole sforzo trasformò l’impatto in un pesante atterraggio.
< Questa velocità è micidiale! > pensò. Sapeva che lo Shunko era potente ma non credeva fino a quel punto. < Devo sforzarmi di controllare questo potere. >
Fece per attaccare ancora, ma la reiatsu che avvolgeva il suo corpo svanì di colpo e si sentì pervadere da una grande stanchezza. Mentre respirava a fatica, Soifon atterrò vicino a lui e lo squadrò da capo a piedi con aria critica e tenendosi il mento con una mano; pochi secondi dopo la sua espressione cambiò leggermente, come se fosse giunta a una conclusione. “Come pensavo, non riesci a padroneggiarlo del tutto” disse. “Lo Shunko che hai prodotto è incompleto. A occhio e croce è circa un terzo di come dovrebbe essere in realtà e per questo risulta instabile e di breve durata.”
< Soltanto un terzo? Incredibile > si disse Meryu sconvolto
“Tuttavia è normale che lo Shunko sia difficile da gestire, altrimenti non servirebbe molto tempo per impararlo alla perfezione. Come primo risultato è senza dubbio buono e dimostra che hai le qualità per gestirlo al meglio. Il resto lo puoi ottenere solo con la pratica, la perseveranza e la volontà.”
Meryu fece un piccolo inchino. “Grazie per i vostri insegnamenti, Capitano. È un vero onore che voi mi stiate insegnando la vostra tecnica speciale. Non vi deluderò.”
“Sai che le parole non mi bastano” ribattè Soifon. “Dimostrami con le tue azioni che ho ben riposto la mia fiducia quando ti ho insegnato lo Shunko.”
“Lo farò. Non preoccupatevi.”
Soifon annuì. Poi disse: “Adesso vai al Senkaimon, come ha ordinato il Capitano-Comandante. La tua prossima missione ti aspetta.”
Meryu raccolse il kosode, che il Capitano gli aveva fatto togliere per l’allenamento, e, rivestitosi, si apprestò ad andare. Un istante prima che partisse Soifon aggiunse: “Aizen e i suoi seguaci sono pericolosi. Fai attenzione e non abbassare la guardia, Kitayama.”
“Agli ordini, Capitano.” E si diresse verso il Senkaimon con uno Shumpo.
 
A metà strada Meryu incrociò per caso Kaisui, la quale, però, si stava dirigendo in una direzione diversa. “Ehi, Kaisui” la salutò. “Dove stai andando?”
“Ciao, niisan” rispose lei. “Niente di particolare. Volevo andare a vedere come stava Keishin prima di recarmi al Senkaimon. Volevo assicurarmi che il suo umore fosse migliorato e che se la stesse cavando come Sostituto Capitano.”
Meryu si passò una mano tra i capelli argentei. “Mi pare giusto. In tal caso verrò anch’io con te per vedere come sta. Al Senkaimon possiamo dirigerci subito dopo.”
Kaisui annuì e si avviarono insieme.
Erano appena arrivati davanti alla sede della Quinta Brigata, quando Hiraku gli passò accanto correndo e portando una grossa pila di fogli dall’aria importante. “Pista!” esclamò senza fermarsi. “Ciao Meryu, ciao Kaisui! Scusate ma sono di fretta!” E sparì dentro la costruzione.
Kaisui e Meryu si guardarono per un attimo, poi entrarono a loro volta puntando verso l’ufficio del Capitano. Arrivati davanti alla porta, bussarono due volte prima di sentire una voce familiare dire: “Avanti!”
Appena entrati rimasero stupiti dalla scena che avevano davanti: Keishin era seduto dietro la scrivania dove una volta si sedeva Aizen ed era circondato da tre pile di documenti, una a destra e due a sinistra. Hiraku era in piedi accanto a lui e stava ponendo sulla parte sinistra della scrivania la nuova pila di documenti che aveva appena portato. In un angolo della stanza c’era un piccolo cumulo di fogli accartocciati.
Keishin, che stava scrivendo su uno dei documenti, disse brevemente: “Grazie mille, Hiraku. Ora vai pure. Ti chiamerò se mi serve altro.” Hiraku fece un cenno con la testa e, uscendo, mormorò a Meryu e Kaisui con tono serio: “È davvero messo male. Meglio se vi limitate a una visita breve” per poi andarsene.
Keishin pose il documento su cui aveva appena scritto accanto alla pila di destra e, a quel punto, si rivolse ai due amici: “Kaisui. Meryu. Sono sempre felice di vedervi, anche se questo è davvero un brutto momento” disse con tono stanco.
Kaisui fissò incredula le pile di documenti. “Ma quelle sono tutte..?”
“Si, esatto” rispose Keishin prendendo un altro foglio dalla prima pila a sinistra. Lo osservò per alcuni secondi per poi strapparlo e gettare i pezzi accartocciati nell’angolo dove stavano le altre carte buttate. “I documenti a destra sono quelli che ho già finito, quelli a sinistra... Bè, giudicate voi. Decine e decine di scartoffie da controllare, firmare, compilare o scartare continuamente. Non credevo che il lavoro di un Capitano potesse essere così pesante e monotono.”
“Da quanto stai andando avanti?” chiese Kaisui.
“Da stamattina presto. Sono più o meno cinque ore che lavoro, dato che dovevo anche recuperare il tempo che ho perso ieri.”
Meryu non mostrò cambiamenti d’espressione, ma, quando parlò, non nascose una certa sorpresa: “Sai, non t’invidio proprio.”
“Ne sono sicuro. Tuttavia quando saremo tutti Capitani ufficiali, questi lavori ci toccheranno di continuo, perciò l’ho preso come un allenamento per il futuro. Inoltre, ho chiesto io di fare questo, dunque non mi posso lamentare dopotutto.” Prese un altro documento e iniziò a scriverci sopra. “Comunque siete venuti solo per una visita di piacere o dovete dirmi qualcosa d’importante?”
“Siamo venuti a vedere come stavi” rispose Kaisui. “Da quel giorno sei sempre stato molto irritabile, schivo e malinconico e temevamo che potessi peggiorare o essere già peggiorato. Però, a vederti adesso, sembra che tu ti sia ripreso.”
“Ripreso è una parola grossa” disse Keishin sarcastico. “Dopo traumi del genere ci vuole molto tempo prima di poter dire di essersi ripresi del tutto e io, purtroppo, non sto affatto bene e sono ancora furioso. Però, posso dire che qualcosa è cambiato: ora non solo so cosa devo fare, ma anche come la devo fare.”
“E cioè?” domandò Meryu.
Keishin alzò lo sguardo dal documento. “Il mio obbiettivo non è cambiato. Aizen ci ha traditi ed è diventato un pericolo enorme per la Soul Society, quindi dobbiamo eliminarlo e sarò io a farlo fuori con le mie stesse mani!” esclamò stringendo il pugno. “Tuttavia ho capito che stavo prendendo la cosa dal verso sbagliato: mi stavo facendo dominare dall’ira e dall’odio e, senza accorgermene, mi stavo allontanando da voi, i miei amici, e da tutti i miei compagni. E perfino da Hikami. Nel perseguire la mia vendetta stavo rischiando di diventare come Aizen, per dirla in breve. Però, sono riuscito ad aprire gli occhi e adesso so che non devo fermarlo solo per vendetta ma anche per giustizia verso tutti gli Shinigami. Ed è per questo che continuerò a diventare più forte per batterlo!”
Kaisui e Meryu si guardarono per un attimo, poi entrambi sorrisero.
“Ho detto qualcosa di divertente?” chiese Keishin sorpreso.
“No, non è questo” rispose Kaisui. “È solo che siamo felici di vedere che sei tornato quello di sempre. Non credo che dovremo più preoccuparci per te da ora in poi.”
“Potete ringraziare Hikami per questo. È stato lui ad aprirmi gli occhi.”
Kaisui ridacchiò. “Non ne sono sorpresa.”
“È bello riavere il vero te” fece Meryu. “Ora, però, dobbiamo andare: la nostra prossima missione ci aspetta.”
“Che cosa vi aspetta di preciso?”
“Hanno inviato noi e un gruppo di altri quattro Shinigami nel mondo reale, a Karakura Town. Sembra che li siano apparsi..”
“..degli Arrancar al servizio di Aizen e perciò vi è stato ordinato di andare lì per aiutare Ichigo Kurosaki nel caso dovessero ritornare, è esatto?”
“Si! Come fai a saperlo?”
Keishin fece un piccolo ghigno. “Diciamo che coprire la posizione di un Capitano, anche se solo come sostituto, ti concede diverse fonti d’informazioni.” Poi, in tono un po’ amareggiato, aggiunse: “Ah, non sapete quanto v’invidio! Sarebbe piaciuto molto anche a me venire nel mondo reale. Mi piace quel posto! Inoltre, solo l’idea di poter avere l’occasione di prendere a calci qualche servo di Aizen mi eccita da matti! Senza contare che combatterete con Ichigo Kurosaki e quel ragazzo non scherza! Ragazzi, è uno Shinigami da poco tempo, ma è già al livello di un Capitano! È davvero straordinario! Mi sarebbe piaciuto molto conoscerlo!”
“Su questo condivido la tua ammirazione” fece Meryu. “Anch’io sono rimasto colpito dalle sue capacità e dalla sua volontà. Inoltre, mi piace anche il suo modo di agire basato sui sentimenti. È vero che non ha molto rispetto per le leggi, ma ci ha dimostrato che talvolta esse non rappresentano la vera giustizia. Dobbiamo essergli grati per questo.”
“Ed è anche grazie a lui che Rukia ha potuto salvarsi e ritrovare l’affetto di suo fratello” osservò Kaisui. “Dovremmo davvero imparare molte cose da lui.”
Keishin annuì. “So che farete del vostro meglio e che ciò che sto per dirvi è scontato, ma, mi raccomando, fate attenzione. Se sono davvero scagnozzi di Aizen, saranno sicuramente molto pericolosi.”
“Stai tranquillo” disse Kaisui. “Non ci faremo uccidere così facilmente. Inoltre, anche noi vogliamo fargliela pagare ad Aizen per il suo tradimento!”
Meryu si avvicinò al tavolo e alzò una mano chiusa a pugno. “Affronteremo tutti questa guerra con tutte le nostre forze. Tu prosegui con il tuo dovere e con la strada che hai scelto, amico mio. Noi faremo altrettanto e non saremo da meno.”
Keishin sorrise e, alzatosi, fece scontrare il suo pugno con quello di Meryu. “Ne sono sicuro. Ho fiducia in voi.”
Kaisui si avvicinò e appoggiò a sua volta il suo pugno sui loro. “Non saremo noi a perdere questa guerra.”
Si salutarono, ma, proprio mentre Meryu e Kaisui stavano per andarsene, qualcuno bussò alla porta. All’“Avanti!” di Keishin una Shinigami entrò: era Rukia Kuchiki.
“Sapevo che vi avrei trovato qui” disse rivolta a Kaisui e Meryu. “Meglio se vi sbrigate a venire, ormai siamo tutti pronti.”
“Ehi, calma” disse Keishin in tono rilassato. “Erano solo passati a salutarmi prima di partire. Dopotutto vi aspetta una missione difficile e chissà quando tornerete. Per caso volevi salutarmi anche tu, Rukia-chan?” Un istante dopo si abbassò evitando per un soffio il sandalo che Rukia gli aveva rabbiosamente tirato addosso.
“Ti ho già detto mille volte di non chiamarmi < Rukia-chan >!” esclamò seccata. “Mi fai sentire una stupida bambina! E comunque sono venuta semplicemente a cercare loro due perché si stavano attardando, tutto qui!”
“Va bene, va bene, calmati. E poi sarei io la testa calda, eh? Pensare che hai pure una Zampakuto di tipo ghiaccio...”
“A proposito” fece Meryu, “il Capitano che ci accompagnerà è un altro tipo ghiaccio, giusto perché tu lo sappia.”
Keishin cambiò espressione, mostrandone una un po’ indispettita. “Ah, capisco. Quindi sarà il piccolo Shiro-chan a guidarvi laggiù. Non so che pensare.”
“Non chiamarlo così!” sbottò Kaisui. “Lui è il Capitano Toshiro Hitsugaya, ricordatelo!”
“Si si, lo so. Comunque è meglio se andate davvero a questo punto. Vi aspetta una missione importante e io devo continuare a lavorare.”
“Hai ragione. A presto allora, Keishin” disse Meryu.
“Ciao e buona fortuna!” esclamò Kaisui.
“Bè, comunque ciao” fece infine Rukia dopo aver recuperato il sandalo.
“Ci vediamo! Buona fortuna a voi!”
Poco prima che se ne andassero Keishin gridò: “Solo un momento: chi sono gli altri due che vi accompagneranno?”
Meryu si voltò e disse: “Renji Abarai e Rangiku Matsumoto.”
“Ah, siete proprio un bel gruppo!” esclamò Keishin ridendo. “Allora alla prossima!” E, tornato alla scrivania, riprese a scrivere sui documenti.
Mentre si dirigevano al Senkaimon, Kaisui mormorò: “Chissà perché Keishin sembra avercela sempre con il Capitano Hitsugaya.. Non capisco come si possa disprezzare un tipo come lui: oltre che coraggioso e forte, è anche carino!”
“Lui non lo disprezza affatto” replicò Meryu. “Al contrario, mi ha sempre detto che lo riconosce come un buon Capitano e che ci si può fidare di lui. Tuttavia non può comunque andarci d’accordo perché i loro poteri e le loro personalità sono completamente diversi. Pensaci: fuoco e ghiaccio si annullano a vicenda, sono nemici naturali e, allo stesso modo, Keishin e il Capitano Hitsugaya non potranno mai essere amici o andare d’accordo, dato che, come i loro elementi, si < respingono > a vicenda. Per questo diventa scontroso quando si parla di lui, semplicemente perché lo percepisce come il suo opposto.”
 Kaisui si tormentò la treccia pensierosa. “Bè, in effetti ha senso” disse infine. Poi, con un ghigno, aggiunse: “È sempre per quello che ogni volta che parla con te, Rukia, finite per litigare?”
Rukia assunse un’espressione scocciata. “No, in quel caso è solo lui che è un idiota.”
“Direi piuttosto che si diverte a punzecchiarti” contestò Meryu.
“Si, perché è un idiota!” replicò Rukia.
Kaisui fece una piccola risatina. Si sentiva sollevata e probabilmente anche Meryu e Rukia lo erano: vedere Keishin tornare alla sua vecchia personalità era un buon segno. Il loro amico era tornato e ora erano tutti pronti a combattere.
Dopo pochi minuti i tre arrivarono al Senkaimon, dove Renji, insieme al Capitano Hitsugaya e alla Luogotenente di quest’ultimo Matsumoto, stava aspettando.
“Finalmente!” esclamò Renji. “Dove diavolo eravate finiti?”
“Abbiamo avuto un contrattempo. Scusate” rispose stoicamente Meryu.
“Non ha importanza” disse Hitsugaya con la stessa calma. “Ora ci siamo tutti. Possiamo partire.” Detto questo fece un cenno agli Shinigami guardiani del Senkaimon i quali aprirono immediatamente il cancello.
Mentre s’incamminavano verso il portale luminoso che connetteva la Soul Society al mondo reale, Matsumoto sembrava più emozionata che mai: “Non vedo l’ora di arrivare! Sono sicura che ci sarà di che spassarsela!”
“Sta zitta” disse freddamente Hitsugaya. “Non siamo in vacanza, Matsumoto. Questa è una missione importante.”
“Lo so, Capitano, ma avremo anche del tempo libero, no? Finchè non si deve combattere o altro possiamo rilassarci!”
Kaisui guardò Meryu e lo vide scuotere la testa. Soffocò un sogghigno: sapeva bene cosa stava pensando. Come sempre, l’eccessiva esuberanza di Matsumoto gli era abbastanza fastidiosa e così doveva pensarla anche il Capitano Hitsugaya. Avere un Luogotenente come lei era davvero sfiancante.
Guardò davanti a sé e vide il Dangai o Mondo del Precipizio, il < canale > di collegamento tra i due mondi che si estendeva davanti a loro; una volta attraversatolo sarebbero stati nel mondo reale.
Tutti insieme, i sei Shinigami si inoltrarono nel Dangai.
 
“Quindi, dov’è?” chiese Kaisui camminando lungo il corridoio del liceo.
“Non lo so!” replicò svogliatamente Matsumoto.
“Ehi, ma non avevi un promemoria con te quando siamo partiti?” chiese Renji.
“L’ho perso!”
“Che diavolo stavi facendo?!”
“Allora guidaci tu, Renji! Tu sei abituato al mondo reale, no?”
“Anche tu sei già stata qui prima, no?”
“Sono stata qui solo per un attimo!”
“Smettetela di lamentarvi. Limitatevi a cercare il suo reiatsu” fece Hitsugaya con tono annoiato.
“Comunque questi vestiti umani sono piuttosto strani. Si vestono sempre così gli studenti?” chiese Kaisui esaminando la sua neo acquisita uniforme scolastica.
“Si. Agli studenti qui è richiesto indossarli” rispose Renji.
“Sei proprio ben informato!” esclamò Matsumoto.
“Lasciami in pace! C’è qualcosa che proprio non va nella tua uniforme!” sbottò Renji osservando la notevole scollatura della camicia di Matsumoto.
“In effetti, forse hai un po’ esagerato, Rangiku” assentì Kaisui.
“Comunque non sono così male questi vestiti” disse Meryu. Poi, con tono più mesto e toccandosi il volto, aggiunse: “Però, senza la mia maschera mi sento un tantino nudo.”
“Non ti avrebbero mai permesso di portarla. Anzi, ti avrebbero subito preso per un tipo pericoloso e malintenzionato se ti avessero visto con quella” fece Renji.
“Anche all’Accademia Shinigami all’inizio non avevo fatto una buona impressione, ma poi si erano ricreduti e nessuno aveva avuto più niente da ridire.”
“Questa volta è diverso. Questo è il mondo reale, non la Soul Society. Da certi punti di vista sono più severi” spiegò Kaisui.
“Però, anche così non mi sento contento. È come se mi mancasse un pezzo fondamentale d’abbigliamento.”
“Non è così male. Mi piacciono abbastanza questi vestiti” fece Matsumoto con allegria.
“Tu sei l’unica ad essere felice di essere vestita così” commentò Renji.
“State zitti, ragazzi. Non create trambusto. Camminate silenziosamente” ordinò Hitsugaya.
““Va bene.””
Si fermarono davanti a una porta con scritto 1-3. “Eccoci. La stanza è questa” disse Hitsugaya. “Ehi! Aprite!”
Aperta la porta, si ritrovarono in un’ampia classe rettangolare dove Ichigo Kurosaki stava in piedi vicino alla lavagna; questi, all’apertura della porta, si voltò sorpreso verso di loro.
“ ’Giorno!  Come stai, Ichigo?” salutò Renji.
“R-Renji! Rangiku-san! Toshiro!” esclamò Ichigo meravigliato.
Hitsugaya fece una smorfia. “È Capitano Hitsugaya per te!” ribattè seccato.
“Perché voi siete qui?”
“Ordini dall’alto” rispose Renji. “Dobbiamo prepararci per la futura battaglia contro gli Arrancar entrando nel mondo reale e unendo le forze con il Sostituto Shinigami, o così ci è stato detto.”
“Arran..chi?” chiese Ichigo confuso.
“Che ti prende? Stavi combattendo senza sapere chi fosse il tuo nemico?”
Ichigo sembrò solo più confuso. “Combattendo?”
“Idiota!” esclamò una voce femminile. “I tipi che ti hanno fatto a pezzi l’altro giorno!”
Ichigo si voltò verso la direzione della nuova voce e vide Rukia, anch’essa in uniforme scolastica, sopra il balcone della finestra aperta. “Rukia!” disse.
“Era un po’ che non ci si vedeva eh, Ichigo?” 
Anche gli altri studenti presenti nella classe erano rimasti sorpresi dall’arrivo di tutte quelle persone nuove, in particolare Rukia, della quale borbottavano come se stessero rivedendo una compagna assente da molto tempo.
Rukia, incurante dei commenti, continuò a fissare Ichigo col suo sorriso spavaldo; poi, senza preavviso, balzò dalla finestra e lo colpì in piena faccia con un calcio. Ichigo, sorpreso e furioso dall’improvviso attacco, gridò: “Ch-che diavolo stai facendo, Rukia?!”
Un istante dopo Renji lo afferrò alle spalle bloccandolo e Rukia gli mollò una serie di schiaffi al volto senza dire nulla.
“Maledetta!” urlò Ichigo ancor più furioso.
“Cos’è quella faccia da pusillanime, uh?!” sbottò Rukia fissandolo dritto negli occhi. Subito dopo gli appoggiò la mano sinistra, che indossava uno strano mezzoguanto rosso con raffigurata sopra l’immagine di un teschio circondato da fiamme azzurre, ed estrasse con la forza la sua anima Shinigami dal suo corpo. Gridando: “Vieni con me!” saltò fuori dalla finestra tirandosi dietro uno sbigottito Ichigo che non riusciva nemmeno ad opporsi.
Non appena se ne furono andati, Matsumoto commentò: “Lo sapevo che sarebbe successo.”
“Si” assentì Renji, che ancora sorreggeva il corpo umano inerme di Ichigo. “Bisogna sempre prendersi cura di questo ragazzo.”
“Dimenticavo che, anche se ha raggiunto un certo livello di potere, è ancora immaturo su diversi aspetti” aggiunse Meryu.
“Ciò che gli serve è una buona strigliata e, da quanto abbiamo capito, direi che nessuno può dargliela meglio di Rukia” disse Kaisui.
“Davvero? Anche imbronciato com’era, sembrava piuttosto eccitato da tutto quanto” fece Matsumoto con una certa malizia.
“Ma che dici, Matsumoto? Guarda che non era affatto eccitato!” obiettò Meryu.
“Ho forse chiesto la tua opinione, Meryu?”
“Allora da chi è che cerchi conferma? Da Kaisui?”
“Non trascinatemi dentro questa storia!” sbottò quest’ultima.
“Ehi, voi! Limitatevi a fare silenzio!” ordinò Hitsugaya con un tono parecchio scocciato.
Tuttavia notò che la loro situazione stava diventando sempre più difficile: gli altri studenti, dopo tutto quel trambusto e la vista del corpo di Ichigo che, privo della sua anima, era immobile proprio come quello di un morto, stavano mormorando e guardando i cinque in modo sospettoso e timoroso. Inoltre, le loro discussioni li stavano rendendo ancor più nervosi.
Diviso tra le discussioni del suo gruppo e i mormorii inquieti degli studenti umani, Hitsugaya sbottò freddamente: “Qualcuno prenda il mio posto.”
 
Poco dopo, il gruppo, ad eccezione di Hitsugaya, si rincontrò con Rukia e Ichigo nella casa di quest’ultimo per poter discutere sulla loro corrente situazione e sull’identità dei loro nuovi nemici.
Mentre tutti si accomodavano nella camera di Ichigo, Meryu e Kaisui gli si avvicinarono e fecero un piccolo inchino.
“Dato che siamo gli unici che ancora non conosci, mi sembra giusto presentarci. Sono Meryu Kitayama. Piacere di conoscerti.”
“Io sono sua sorella e mi chiamo Kaisui Kitayama. Piacere di conoscerti.”
“Oh, molto piacere” rispose Ichigo facendo un inchino a sua volta.
Quando tutti si furono messi comodi, Renji iniziò a spiegare: “Gli Arrancar sono Hollow che si sono tolti la maschera e hanno così ottenuto i poteri sia degli Hollow che degli Shinigami. Finora ce n’erano pochi ed erano tutti incompleti. Ma a causa del loro contatto con Aizen e dell’uso dell’Hogyoku, sono stati creati degli Arrancar completi. E quelli dell’altro giorno erano due di questi.” Mentre parlava, Rukia, come suo solito, rafforzava la spiegazione mostrando immagini disegnate da lei che illustravano il discorso di Renji, le quali, però, erano come sempre di discutibile qualità.
“Hai capito tutto, no?” chiese Renji alla fine.
“Si, ho afferrato” rispose Ichigo. Poi aggiunse sarcastico: “L’avrei capito molto meglio senza l’album da disegno.” Un istante dopo il suddetto album gli fu scagliato in faccia da un’arrabbiata Rukia.
Quando quel piccolo sfogo fu passato, Renji continuò: “All’inizio la Soul Society aveva pianificato di osservare con calma Aizen finchè non avesse iniziato a muoversi. Poi abbiamo perso improvvisamente tre Capitani, che sono passati al nemico. Oltretutto gli Arrancar stanno ottenendo la forma completa molto più velocemente di quanto avessimo previsto. Una volta che sono stati mandati nel mondo reale, non abbiamo potuto esitare oltre. E noi siamo stati scelti” concluse indicando se stesso.
“Chi vi ha scelti?” chiese Ichigo.
“Il Capitano-Comandante Yamamoto. Da quando i membri della Stanza dei 46 sono stati uccisi da Aizen, questa è rimasta vuota. Perciò il Capitano-Comandante è quello che prende le grandi decisioni. Kaisui-san è stata scelta perché il Capitano-Comandante si fida di lei e voleva che gli riferisse i vari sviluppi della faccenda. Rukia è stata scelta dal momento che è quella che ti conosce meglio.”
“Non è vero!” esclamò Rukia. “Sono stata scelta per le mie capacità!”
“Io sono quello più vicino a Rukia tra tutti i combattenti disponibili, perciò sono stato scelto” continuò Renji. “E poi mi è stato detto di scegliere alcuni guerrieri di cui potessi fidarmi che fossero al di sotto del grado di Capitano. Dunque ho chiesto a Meryu-san di accompagnarmi per le sue abilità e perché Kaisui-san è sua sorella e ritenevo che sarebbe stato più facile per loro lavorare insieme. Quando Rangiku-san ha sentito quel che stava accadendo, ha detto che voleva venire. Rangiku-san non voleva sentirsi dire di stare indietro e così il Capitano Hitsugaya è dovuto venire come capo. O qualcosa del genere.”
“È un picnic?” sbottò Ichigo accigliato.
“In ogni caso, Aizen ha sicuramente sviluppato un certo interesse per te, Ichigo Kurosaki” disse una voce mentre la finestra veniva aperta.
Tutti si voltarono e videro Hitsugaya disteso sul davanzale.
“È il Capitano Hitsugaya il guastafeste contrario ad entrare attraverso il soffitto” commentò con un sorriso Matsumoto riferendosi al modo in cui loro erano entrati.
“Avete aspettato alla finestra per tutto questo tempo?” chiese Renji. “Non avreste dovuto farlo! Uno studente delle elementari dai capelli argentati spicca già abbastanza.”
“Stai zitto!” ribattè perentorio Hitsugaya. Poi, con tono più calmo, disse: “Gli Arrancar nascono quando un Hollow rimuove la sua maschera. Ma il risultante Hollow privo di maschera non è una gran minaccia. Se lui vuole davvero arrivare alla guerra con la Soul Society, allora il suo obiettivo nel creare gli Arrancar è arrivare a qualcosa di ancora più grande dei Menos.”
“Più grande dei Menos? Cosa sarebbe?” domandò Ichigo. “Vuoi dire che c’è persino un livello più alto di quello dei Menos?”
“Già” rispose Hitsugaya. “Bè, nello specifico, ci sono tre suddivisioni tra i Menos. I primi sono i Gillian. In termini umani, li si potrebbe paragonare alla fanteria. Una delle loro caratteristiche è che hanno tutti lo stesso aspetto. Poco dopo che hai guadagnato i poteri da Shinigami ne hai respinto uno. È solo un soldato di fanteria.”
“Un.. soldato di fanteria?” mormorò Ichigo incredulo.
“Sebbene sembrino grandi, i loro movimenti sono lenti e la loro intelligenza è quella di una bestia” continuò Hitsugaya. “Non sarebbe difficile per qualcuno del grado di Capitano sconfiggerne uno. Il problema inizia qui. I secondi sono gli Adjuchas. Sono più piccoli dei Gillian e minori in numero, ma sono molto intelligenti e parecchie volte più in gamba dei Gillian in battaglia. Badano ai numerosi Gillian. E infine la terza suddivisione è quella dei Vasto Lorde. Essi sono i migliori fra i Menos. Hanno la stessa taglia degli esseri umani. Ce ne sono pochi. Si dice che ce ne siano pochi persino in tutto l’Hueco Mundo. Detto senza mezzi termini, le capacità in battaglia di un Vasto Lorde sono persino più grandi di quelle di un Capitano.” Fece una pausa. “Cambiando i Menos in Arrancar, sono in possesso di una incalcolabile quantità di potere. Tre dei nostri Capitani sono ora dalla loro parte e al comando di tutti quei Menos. Quello che devi sapere è che, se a questo punto Aizen riesce a portare dieci Vasto Lorde sotto il suo controllo.. Sarà la fine per la Soul Society.”
 
Terminata la discussione l’atmosfera si era progressivamente alleggerita. In particolare, Renji e Matsumoto sembravano parecchio rilassati e stavano maltrattando il povero Kon, l’anima modificata che risiedeva all’interno di un pupazzo dalle sembianze di leone e viveva con Ichigo, nel tentativo di estrarre il suo gikon, ovvero la pillola sede della sua anima, direttamente dalla sua bocca per osservarla. Mentre Renji estraeva il gikon e lo mostrava a Matsumoto, Ichigo cercava di parlargli.
“Ehi!” esclamò; poi, quando non lo ascoltarono, a voce più alta: “Ho detto ehi!”   
“Che c’è?” chiese Renji.
“Quand’è che tornate indietro?”
“Di che stai parlando? Non torniamo indietro. Staremo qui finchè il combattimento contro gli Arrancar non sarà finito.”
“Beh, dove dormirete?”
Tutti lo fissarono con aria perplessa, come se non si aspettassero quella domanda.
“E prima che rispondiate, è fuori questione che in casa mia ci sia spazio sufficiente per tutti voi!” li anticipò Ichigo.
“Neppure per me?” chiese Matsumoto delusa.
Con una faccia parecchio imbarazzata, Ichigo rispose nervosamente: “In circostanze normali, tu saresti l’ultima che lascerei restare! E comunque, non capisco perché pensi che proprio tu potresti restare qui!”
Matsumoto lo fissò per qualche istante, poi portò le mani alla camicia e iniziò a sbottonarla senza dire nulla.
“Che stai facendo?!” esclamò Ichigo ancor più nervoso. “Non puoi restare qui neppure se ti slacci la camicia!”
Matsumoto rimase impassibile e si alzò leggermente la gonna.
“Non puoi restare neppure se sollevi un pochino la gonna!” disse un agitatissimo Ichigo portandosi le mani agli occhi. “Dannazione! Questo tipo di seduzione non funziona con me! Non sono certamente quel tipo di ragazzo!”
Malgrado le sue parole, Rukia notò che le dita della mano destra di Ichigo erano leggermente aperte e così anche l’occhio che < coprivano >. “Allora, cosa ne dici di chiudere quel buco fra le tue dita?” commentò sarcastica.
Alla fine Matsumoto decise che sarebbe andata ad alloggiare a casa di Orihime Inoue, una compagna di classe di Ichigo che lo aveva accompagnato durante la sua invasione della Soul Society e con la quale lei era in buoni rapporti. Renji invece decise di andare a vivere provvisoriamente da Kisuke Urahara, l’ex Capitano della Dodicesima Brigata che si era autoesiliato dalla Soul Society e aveva aiutato Ichigo a recuperare i suoi poteri da Shinigami e ad entrare nella Soul Society stessa. Hitsugaya declinò in fretta l’offerta di Matsumoto di venire a casa di Orihime con lei,
ma non disse nemmeno dove sarebbe andato; si allontanò silenzioso seguito dalla sua Luogotenente. A quel punto rimanevano Rukia, Kaisui e Meryu.
Ichigo si voltò verso di loro e chiese: “Allora? Dove avreste intenzione di stare?”
Senza dire nulla Rukia corse dentro casa sua.
“Aspetta! Rukia!” le gridò dietro Ichigo.
“Scemo!” urlò lei di rimando. “Questo è l’unico posto dove posso dormire. Kaisui, Meryu, seguitemi anche voi!”
“Idiota! La mia famiglia ti ha già vista! E loro sono sconosciuti! Che razza di scusa hai intenzione di usare?!” e la seguì all’interno della casa. “Ascoltami, dannazione!”
Meryu e Kaisui si guardarono e, con un sospiro, entrarono a loro volta.
Poco dopo stavano davanti al padre e alle sorelle di Ichigo e ascoltavano insieme a quest’ultimo la storia strappalacrime inventata sul momento da Rukia per convincere la famiglia del ragazzo ad ospitarli. “E a causa di questo, ho perso la mia casa, il mio cibo e tutti i miei soldi in una volta sola” raccontava Rukia fingendo di piangere disperata.
“L-Lasciala stare qui, papino!” gridò infine piangendo Yuzu, la sorella più piccola di Ichigo, convinta dalla falsa storia.
“Ben detto, Yuzu!” approvò il padre di Ichigo, Isshin, altrettanto triste e piangente. “Stavo pensando esattamente la stessa cosa! Stai qui finchè vuoi, Rukia-chan!”
“So di chiedervi molto, ma potreste ospitare anche i miei due amici?” continuò Rukia fingendo di piangere ancora di più. “Anche loro sono in condizioni disperate come me, ma hanno comunque cercato di aiutarmi in questo difficile momento! Perciò, vi prego, date una casa anche a loro!”
Kaisui e Meryu fissarono Ichigo con espressione leggermente imbarazzata e questi rispose con uno sguardo parecchio esasperato. Rukia stava esagerando un po’ troppo con quella falsa storia drammatica.
“Che nobiltà d’animo! Ma certo che possono restare anche loro!” gridò Isshin soffiandosi il naso. “I tuoi amici sono i benvenuti! Potete tutti stare qui quanto volete!”
Rukia si asciugò le lacrime e si girò verso gli altri tre alzando il pollice con sguardo soddisfatto.   
“Oh, santi numi” mormorò Ichigo con tono distaccato. “Cerca di essere più discreta con quel pollice. Altrimenti capiranno che era tutta una recita.” Poi, notando che suo padre stava abbracciando il ritratto di sua madre gridando con gioia qualcosa riguardo l’avere altre due figlie e un secondo figlio, aggiunse: “Anche se, continuando così, non sembra che lo noteranno.”
Kaisui si avvicinò ai familiari di Ichigo e, con un inchino, disse: “Vi ringrazio infinitamente per l’ospitalità. Siete davvero gentili ad aiutarci pur senza conoscerci.”
Meryu s’inchinò a sua volta. “Grazie mille a tutti voi.”
Diversi minuti dopo i quattro erano riuniti a dialogare in camera di Ichigo, in attesa che i loro letti fossero preparati. “La tua famiglia è parecchio vivace eh, Ichigo-san?” commentò Kaisui con un sorrisetto.
“Vivace è dire poco” fece il ragazzo con aria esasperata. “Sono sempre fin troppo rumorosi” guardò Rukia. “Figuriamoci poi con una storia come quella che hai raccontato tu. Dovevi proprio essere così drammatica?”
“La drammaticità è importante per una buona recitazione!” esclamò Rukia. “Lacrime, teatralità, dramma. Sono tutti elementi essenziali per una buona e convincente recita!”
“E questa dove l’hai letta?”
“Da uno degli ultimi libri che stavo leggendo qui da te, prima di essere riportata nella Soul Society.”
Ichigo si limitò a fare un’espressione rassegnata. “Che razza di libri leggi..?”
“Dimmi una cosa, Kurosaki-san” chiese d’un tratto Meryu. “C’è una domanda che mi sono fatto più volte da quando sei venuto nella Soul Society: come mai ti sei dato tanto da fare pur di salvare Rukia?” Guardò quest’ultima. “Non fraintendere: non sono dispiaciuto, anzi sono contento del fatto che tu sia stata graziata alla fine. Però” tornò a guardare Ichigo, “come mai tu e i tuoi compagni siete arrivati a rischiare la vita immischiandovi in affari che, con tutto il rispetto, non vi riguardavano, per poterla salvare? Ciò che decide la Soul Society non dovrebbe interessare agli umani, visto che dopotutto sono due mondi con leggi diverse. Non riguardava né te né il tuo mondo, allora come mai ti sei dato tanto da fare?”
L’espressione di Ichigo divenne seria. Per qualche istante nessuno parlò, poi quest’ultimo cominciò a dire: “L’ho fatto perché..” S’interruppe di colpo e guardò verso l’alto con sguardo allarmato mormorando: “Questa reiatsu.. Sono loro!”
Meryu, Kaisui e Rukia le avevano percepite a loro volta. Delle potenti reiatsu ostili erano appena apparse in città e si erano divise dirigendosi ognuna verso un luogo diverso di Karakura Town. Era fin troppo chiaro di chi si trattava.
Gli Arrancar di Aizen. Erano tornati.


   
 
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