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Autore: inibizione    01/01/2015    0 recensioni
Qualsiasi cosa sia successa sul quel treno Rehen non se lo ricorda. E' ferma a quando ha poggiato la testa sul vetro e ha chiuso gli occhi, risvegliandosi - o riscuotendosi - soltanto quando qualcuno l'ha sfiorata inavvertitamente nei pressi della stazione di Hannover – e no, non era Liam.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Fotografie stracciate'
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Se la meta è qualcuno
è sempre un viaggio di sola andata.

 

 

 

Berlin – Hannover 11.20, Mittwoch 25.12.2014

 

Lo sbuffo del treno alle 11.22 buca l'ultimo spiraglio di sole che filtra nei vetri opachi della stazione e precede il rumore metallico delle rotaie e il ronzio dell'aria condizionata.

Rehen trascina la suola degli stivali neri sul pavimento lucido, la manica del cappotto tocca terra mentre raggiunge l'ultimo posto della fila accanto al finestrino, un solitario 15b dalla poltroncina di un rivoltante blu spento.

Ha appena spento una sigaretta - la decima da stamattina - c'è odore di caffe nel vagone, lei ha mal di testa e la voglia di fumare ancora. Un bambino indica le macchine appiccicando le dita al finestrino ad una mamma stanca e immersa nella sua lettura harmony, Rehen storce il naso e si volta in direzione di un vecchietto addormentato e di un tizio con uno strano cappello floscio su un lato della testa che gioca a 2048 piu' avanti. Fuori la strada si dirama e si perde nella boscaglia rada e spoglia del 25 dicembre, col sole che si fa spazio e le nuvole grigie che quasi cadono a terra, veloci nel vento gelido del nord della Germania, troppo freddo e troppo forte per le sue calze nere. Troppo freddo per la canotta bianca sotto la sciarpa di lana grigia e il cardigan lungo, troppo forte per chi cammina da solo per strada senza qualcuno a tenerlo per mano, a tenerlo a terra.

Una ragazza scorre la porta ed entra nel vagone avvolta in circa due chili e mezzo di giubbotto impermeabile arancione scuro che, a contatto con la pelle nuda del braccio di Rehen, le fa venire i brividi. Niente a che vedere con le dita fredde di Liam che le sfiorano le gambe o la base del collo, nemmeno col suo respiro denso sulla bocca o la delicatezza dei suoi rimproveri, per il suo bene, ovviamente.

Sbuffa sonoramente mentre la melodia solita delle parole del ragazzo le rimbomba nella testa, con un suono diverso, stavolta, malinconico e fuligginoso. Appanna i vetri del treno o forse solo i suoi occhi. Adesso che è tutto finito e resta, appunto, solo questo strascico di parole che si ripetono all'infinito quando vogliono e senza un filo, come un disco rotto, come una bella canzone strimpellata da una chitarra scordata o...

Ma forse è meglio, si decisamente, e passare il Natale a casa le farà bene perché, insomma

E poi le manca suo fratello, Felix e Hans e forse anche il suo cane con le orecchie lunghe e le scale della chiesa rossa in fondo al viale, dopo la scuola, e pure Liam, ora, ma

Si rende conto di non essere più capace di concludere una frase perché fa paura, tremendamente, mettere fine alle cose. Rendersi conto che qualsiasi cosa sia nata non sarà mai nient'altro, niente più di una manciata di verbi coniugati male, qualche fotografia sbiadita e qualche oggetto che le capiterà tra le mani, tra qualche mese o anno, quando non avrà scordato e nemmeno metabolizzato perché alla fine non ci si abitua mai. Difficile da concepire, da accettare, da comprendere, come ciò che è esistito smetta di essere, come possa tanto ridursi in polvere inconsistente, in un niente che sa di tutto ma adesso è meno di zero.

E li, affondata nei sediolini di uno dei treni regionali della DB, non può che rendersi conto che, beh, qualcosa è finito. Ed è il posto sbagliato, il momento sbagliato. Cosa dirà ai suoi? A chi augurerà Buon Natale stasera? Contro chi si stringerà in quelle a venire?

Tocca anche questo, che sia Natale o meno. Rendersi conto che non cambia mai niente, qualsiasi giorno il calendario indichi, qualsiasi sia la condizione metereologica, qualcosa ti pioverà addosso nel momento peggiore e tu sarai senza ombrello. Senza difese, senza protezione, senza sentirti mai pronto. D’altronde, come puoi conoscere Liam e considerare anche solo per un attimo che non sia esattamente il tassello mancante, la variabile che risolve l'equazione? Come può sfiorarti il pensiero che da un giorno all'altro tutto il tuo mondo smetta di girargli attorno, che riesca a sfuggirti dalle mani, che tu debba spostarlo dal tuo cuore per far spazio ad altro?

Liam è tondo, come le ciambelle, come gli infiniti scribacchiati sui quaderni, come le fedi nuziali, nella buona e nella cattiva sorte, come il sole, la luna e i pianeti. Non ha angoli, non si nasconde, si lascia guardare, prendere e sfiorare, accarezzare con meno cura di quanto meriterebbe, si fa prendere a calci come un pallone perfettamente gonfio e sferico. Rehen lo ha spezzato, gli ha creato spigoli innaturali che non aveva, una superficie frastagliata di cicatrici, l'ha steso fino a renderlo immobile, più buio e piatto, un segmento di cui per definizione, si conosce l'inizio e la fine. E non ha retto Liam, non è quella la sua natura. Ha resistito finchè ha potuto, finchè l'amore per Rehen era più forte di tutto, anche della gravità e di se stesso e alla fine lei si è accorta di quanto male gli stesse facendo e l'ha aiutato a riprendere la sua forma, il più lontano possibile da lei. Perché le interruzioni bruciano ma gli occhi rossi di lui di più e la sua voce spezzata, i suoi incubi, la paura sul volto pulito e negli occhi scuri, lei non può proprio sopportarli senza che il senso di colpa le faccia venire la nausea.

La consapevolezza della fine la colpisce giusto dentro, tra lo stomaco e il cuore, in un punto impreciso, Rehen si abbraccia le costole in un gesto involontario e fissa davanti a lo scompartimento pieno solo per metà senza realmente guardarlo, mentre un freddo pari a quello esterno le risale lungo la schiena e


Qualsiasi cosa sia successa sul quel treno Rehen non se lo ricorda. E' ferma a quando ha poggiato la testa sul vetro e ha chiuso gli occhi, risvegliandosi - riscuotendosi - soltanto quando qualcuno l'ha sfiorata inavvertitamente nei pressi della stazione di Hannover – e no, non era Liam.

Il freddo certo non l'ha abbandonata e “ti vesti sempre troppo leggera, Reh” la stringe sua madre contro la pelliccia chiara del suo cappotto. Lei annuisce e ispira l'aria ghiacciata, lo shampoo economico del supermercato, l'odore del ferro della ferrovia e non riesce a sentirsi a casa, perchè?

Fa più freddo di quanto voglia ammettere, sono le 13.50, ha ancora mal di testa e ha di nuovo voglia di una sigaretta.

 

 

 

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