Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: PersephoneAm    02/01/2015    1 recensioni
' -Mi fai incazzare!-urlai,-Buonanotte!-.
Mi girai per andarmene, ma lui mi afferrò il polso e lo strinse saldamente.
-Ma quale buonanotte! Tu rimani qui!-. '
PS. Primi tre capitoli in revisione(:
Genere: Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Uscimmo dalla casa quasi correndo e appena fummo arrivati alla macchina di Thomas sussultammo di sorpresa: la sua Range Rover era ridotta non male, peggio! Sembrava che un toro gli avesse caricato contro e che un elefante ci si fosse seduto sopra! Il vetro anteriore era sfondato e quello posteriore scheggiato, gli specchietti penzolavano dalle fiancate e le ruote erano squarciate.

«Porca... puttana...»esclamai, pensando a quanto potesse ammontare la cifra per pagare i danni.

«Chiama tuo zio, Luca!»ordinò Thomas, furente si rabbia. «Denunciamo il fatto e poi vedrò se l'assicurazione coprirà i danni!»

«Sicuramente Tom.»annuì Teo, mentre Luca parlava al telefono con suo zio.

In men che non si dica la casa si sgomberò delle persone, per non dare troppo nell'occhio con i carabinieri, che arrivarono dieci minuti dopo. Lo zio di Luca salutò tutti quanti: ovvio, ci conosceva da quando eravamo alti un metro e un tappo!

«Ragazzi!»disse poi, con il suo solito accento calabrese. «Che è successo?»

«Zio!»lo salutò Luca. «'Nci sfasciaru la machina a Tommy!»

«E chimmu jettanu l'ossa!»sbraitò. «'Ndannu mu ci mangianu li mani!»

Lo guardai come se avesse due teste. Avevo origini meridionali anche io, ma non capivo molto il dialetto.

«Zio, vedi che non ti capiscono!»lo avvisò Luca, ridendo.

«No, niente ragazzi! Ho solo detto che dovrebbero mangiarsi le mani!»rise lui, stringendo la mano a Thomas. «Facciamo la denuncia.»

«So già chi è il colpevole figlio di puttana!»ringhiò Tommy.

«Anche se lo sai, non fare un cazzo ragazzo!»lo mise in guardia lo zio di Luca. «Altrimenti finirai tu dalla parte del torto!»

«Sasà! A quello bisogna dare una bella lezione!»scosse la testa Tommy.

«Vedi che io ti ho avvisato!»lo interruppe Salvatore. «Non voglio sapere niente se verranno a dirmi che hai fatto qualche stronzata!»

«Tu stai tranquillo! Lo mettiamo apposto noi!»

Dopo aver compilato la denuncia e aver chiamato un carro attrezzi per la macchina, i carabinieri se ne andarono e noi rientrammo in casa. Presi un pezzo di cotone, imbevendolo di disinfettante, e lo passai sulle nocche di Thoams, per pulirlo dal sangue e disinfettare le sue ferite.

«State qui a dormire o ve ne andate a casa?»chiese Teo.

«Massi che stiamo qui.»rispose Stefano, buttandosi sul divano. «Accendi 'sta play!»

«Oh, stai calmo.»gli disse Teo.

Il mio telefono prese a squillare e risposi. «Pronto?»

«Alliiiiii!»rispose mio cugino. «Come staiiiii?»

«Il mio orecchio è morto di sicuro, per le tue urla!»risi. «Comunque bene e tu, Seba?»

«Bene bene! Senti mi passeresti Alex?»

«Ma perché mi chiami per parlare con mio fratello? Il suo numero lo hai, no?»

Passai il telefono ad Alex e rimase a parlare con Sebastiano per una decina di minuti buoni, mentre io battevo a Fifa14 Teo, guadagnandomi un bacio da Tommy, al quale risposi più che volentieri.

«Ora è il mio turno!-esclamò Laura, l' "amica" di Lorenzo, prendendo il joystick dalle mie mani e guadagnandosi un'occhiataccia da parte mia. «Che c'è?»

«Datti una calmata!»le dissi, alzandomi dal divano e andando al tavolo a prendere un bicchiere di coca cola.

«Perchè? Cosa avrei fatto?»mi sfidò lei.

«Ragazze, datevi una calmata su!»disse Stefania, cercando di spingermi in cucina.

«Guarda che stasera non sono in vena di farmi rompere i coglioni da te!»la avvisai. «Strappami dalle mani il joystick un'altra volta, senza chiedermelo, e le mani te le taglio!»

Thomas mi prese per le braccia, capendo che la situazione stava leggermendo precipitando.

«Fallo.»

Scansai Stefania e Tommy e le andai addosso, prendendola per i capelli e portandola alla porta, mentre urlava. «Non ti hanno detto di non scherzare con me, vero?»

Le sbattei la porta in faccia e me ne uscii fuori con una frase non troppo bella da poterla ripetere.

«Dice a me di darmi una calmata e poi non so chi è peggio tra i due.»ridacchiò Tommy.

«Lore, scusa.»dissi io. «Ma sai come sono fatta e il gesto non mi è piaciuto per niente.»

«Almeno non mi rompe più le palle.»rise lui, facendomi l'occhiolino.

Scoppiammo tutti a ridere, poi seguii Tommy nella camera dove eravamo prima. Gli salati in spalletta e gli baciai il collo. «Hai un sedere davvero invitante, sai?»

«Perchp tu non puoi vedere bene il tuo...»ammiccò lui, sbuffando in aria del fumo.

Gli presi la sigaretta dalle mani e scesi dalle sue spalle. Volevo provocarlo e giuro che ci sarei riuscita, in un modo o in un altro. Mi appoggiai al muro con la schiena, inarcandomi un po' in avanti e aspirando dalla Marlboro per poi soffiargli il faccia il fumo bianco, mentre lui ghignava e mi veniva vicino lentamente.

«Due cose non devi mai fare, con me...»iniziò, stringendomi un fianco. «Prendermi per il culo e prenderti la mia sigaretta.»

La sua mano finì sulla cerniera dei miei pantaloncini, che finirono a terra in un istante, seguiti dagli slip. Nel frattempo aspirai un'altra volta dalla sigaretta, sghignazzando e rabbrividendo per l'aria fresca di fine estate. Mi morse un labbro e ci passò sopra la lingua, per poi baciarmi e prendersi una boccata di fumo, buttandomela sul viso.

«E pensi che a me importi qualcosa?»lo sfidai. «Ti facevo più intelligente.»

La sua mano si infilò tra le mie gambe, mentre le sue dita erano dirette al mio clitoride. Vidi il suo sorriso di soddisfazione, quando mi sentì gemere. «Quella ingenua sei tu, a credere che sia la tigre cattivona e io l'innocente cerbiatto.»

Partii subito all'attacco e infilai la mia mano nei suoi jeans, passando anche dentro i suoi boxer. «Tu non hai idea di quanto sia astuta e cattiva.»

«Astuta?»ripeté lui, ridendo. «Cattiva? Ahahahah!»

Gli sfiorai un testicolo con la punta dell'indice e lo vidi irrigidirsi, aggrottando le sopracciglia. «Sono talmente astuta che so cosa fate tu e gli altri...»

«COSA?!»esclamò lui, allontanandosi dalle mie mani e da me. «Come cazzo fai a... Oh, Christian! Io lo uccido.»

«Ancora con 'sto Christian?»dissi, incazzandomi. «Ma ti pare che io sia così stupida da non capire cosa combinate?»

«È impossibile che tu lo sappia senza che qualcuno te lo abbia detto.»mi zittì, sistemandosi i pantaloni.

«Si si, vabbe.»lo interruppi, raccogliendo i pantaloncini e gli slip e rientrando.

Mi bloccò prima che potessi aver messo piede dentro casa e mi mise con la schiena al muro, schiacciandomi con il suo corpo. «Chi cazzo è stato? Dimmi il nome. Ora!»

«Non. È. Stato. Nessuno. Quante volte devo ripetertelo?»

«Non ci credo.»sibilò. «È stato Christian.»

«No!»

Il tono della mia voce mi tradì e io mi morsi il labbro, dandomi mentalmente della stupida. Mi lasciò il braccio e scese al piano di sotto, mentre io rimanevo impalata al muro della terrazza come una scema, poi li sentii uscire di casa e sospirai, prendendo il telefono e chiamando Christian.

«Mi spiace Cri.»gli dissi. «Mi è scappato!»

«Tranquilla, ce la vediamo noi, ora.»mi disse. «Grazie per avermi avvisato e... Non gli dirò che sei stata tu ad avvisarmi.»

«Grazie e scusami ancora...»

Detto questo chiuse la chiamate e io mi sdraiai sul letto, guardando il soffitto. Tommy avrebbe sicuramente cercato vendetta a Christian per aver rivelato il loro segreto a me, ma era così sbagliato che io, sorella di uno di loro e pseudo fidanzata di un altro, non potessi sapere? Stefania e Silvia sapevano, ci avrei scomesso i capelli, ma io perché no? Cosa c'era di sbagliato nel farmi sapere ciò che facevano? Anche se dovevo ammettere che era sbagliato farlo: vendevano droga di ogni tipo e organizzavano feste e corse per racimolare denaro a spese altrui, non erano sicuramente questi la via e il mezzo per essere dei onesti cittadini che tenevano molto alla legalità, ma in fondo eravamo ragazzi, no? Ragazzi irresponsabili senza scusanti!, mi disse una vocina nella testa, E questa cosa non potrà andare avanti per molto senza che qualcuno venga scoperto, o no?

In quel momento capii, capii perché non avevano voluto dirmi nulla: di tutti quanti, ero l'unica a cui interessavano i valori dell'onestà e del senso di responsabilità, due cose che non si accumunavano certo con quello che facevano loro!

Ma Tommy... Lui mi aveva promesso di non farsi più prendere dalla rabbia. Solo che ora stava andando a pestare un ragazzo che mi aveva confessato una cosa su di lui. Lo aveva appena picchiato selvaggiamente un'ora prima e ora ripeteva quelle cose.

Tornarono dopo qualche ora con le nocche insanguinate e il fiatone, che ancora non dava loro tregua. Andai incontro a Tommy, che mi fece segno di seguirlo nel bagno.

«Li abbiamo sistemati per bene!»esclamò, contento di sé stesso, sciacquandosi il viso e le mani.

Vidi l'acqua tinteggiarsi di rosso e provai rabbia e delusione per tutti quanti. «Complimenti!»esclamai, senza alcun emozione nella voce.

«Cosa c'è?»mi chiese, avvicinandosi e baciandomi.

Lo scansai. «Ho sonno, vado a letto. Ci vediamo domani mattina.»

«Vengo con te.»disse, seguendomi.

«Devi per forza?»

Mi stesi sul letto, dopo aver acceso il ventilatore e aver chiuso la porta, così il caldo non sarebbe entrato.

«Si.»rispose, stendendosi anche lui e avvicinandomi al suo corpo caldo.

«Senti, ho caldo!»cercai di staccarmi da lui. «Va più in là.»

Lui non lo fece, anzi! Spense la luce e avvicinò di più i nostri corpi.

Dopo dieci minuti pensai che si fosse addormentato, così cercai di staccarmi, sbuffando infastidita per il suo braccio che mi stringeva quasi in una morsa.

«Dovevamo farlo.»disse a un certo punto, facendomi spaventare.

«Cosa?»chiesi, dopo essermi ripresa dallo spavento.

«Far loro capire che avevano sbagliato a rivelarti ciò che ti hanno detto.»spiegò. «Era una vendetta.»

«E ti sembra una cosa normale la vendetta, no? I mafiosi si vendicano e sinceramente la mafia è la peggior piaga d'Italia.»

«Oramai sta frase ti è venuta normale dirla, vero?»sghignazzò. «Per ogni cosa in cui c'entri la mafia te ne esci con "è la peggior piaga d'Italia".»

«Certo! Hai qualche problema?»

«No no!»fece subito lui. «Ma... quando hai il prossimo saggio?»

«Tra una settimana, giorno più, giorno meno.»

«Allora devi esercitarti.»rise, salendomi sopra e tenendosi su con i gomiti, per non pesarmi addosso.

«Tu dici?»chiesi, senza toccarlo.

«Si.»rispose, baciandomi il collo, mentre le sue mani scendevano a darmi piacere.

Mi aveva completamente distolto dall'argomento Christian e questo mi fece capire quanto lui mi influenzasse, ma non riuscii a fermarlo quella sera, non riuscii mai a fermarlo per parlare di cosa lui combinava per le vie ed i locali di Milano.


   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: PersephoneAm