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Autore: bullet_    02/01/2015    3 recensioni
Che succede quando un ragazzo distrugge tutto ciò che hai sempre creduto di sapere su te stesso?
"Non mi piacciono i ragazzi. Ma mi piaci tu. Ha senso?"
"No."
"Bene."
{Lashton}
ıTRADUZIONEı
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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"Speak slowly, I can't hear you

My mind keeps spinning closer and closer

To the rain on the roof

And the rain in my head"

-She & Him, 'Black Hole'

 

-Luke

 

Luke non riusciva a respirare e a pensare e ad esistere e non sentiva nulla se non una sensazione di freddo e dolore e stasi mentre lei lo guardava con quest'espressione disgustosa di speranza sul volto e tutto ad un tratto Luke pensò di poter vomitare.

"Lucas. Luke. Sono tornata."

Gli occhi di lei blu e proprio come i suoi e Luke contemplò l'idea di strapparseli via dalle orbite.

"Liz--Signora Hemmings--," Calum cercò di dire da vicino alla porta, ma lei lo interruppe.

"Calum, forse dovresti andare. Ho bisogno di parlare con mio figlio. In privato."

Luke si guardò le mani, che aveva involontariamente chiuso in due pugni. Aveva le sue stesse mani-- dita lunghe, unghia squadrate. Le odiava.

"Non penso sia una buona idea."

"Vai."

Nella testa di Luke c'era un uragano che riecheggiò per ore dopo che Calum aveva chiuso piano la porta.

Davvero anticlimatico.

Non avrebbero dovuto esserci delle urla?

Luke non avrebbe dovuto disgregarsi?

La stanza non sarebbe dovuta esplodere?

Non

Non

Non avrebbe dovuto esserci qualcos'altro oltre

al nulla?

Sì?

Sì.

. Ecco--ecco--ecco, stava arrivando, si stava avvicinando, stava investendo Luke e lo stava soffocando soffocando soffocando fino a trasformarlo in lava incandescente ed era come un vulcano rosso e caotico e

"Non osare dire alla mia famiglia di andarsene. Non ne hai alcun diritto, cazzo." Arrabbiata, affilata, seghettata--la voce di Luke era fatta di lame e coltelli.

Lei strabuzzò gli occhi.

"Luke, so che sei arrabbiato, ma sono sempre tua madre. Sono sempre la tua famiglia. Il mio posto è qui--voglio che il mio posto sia qui. Con te."

Luke non riusciva nemmeno a guardarla senza sentire del ghiaccio riempirgli la gabbia toracica e i polmoni e il cuore, quindi guardò gli sporteli alle sue spalle.

"Tu sei mia madre. Non la mia famigliaVattene." le disse Luke, senza preoccuparsi della freddezza con cui le stava parlando, perché lei non meritava che si sforzasse. 

"Luke--,"

"Vattene!" Urlò, sbattendo un pugno sul bancone e sentendendo la rabbia infettargli la voce come veleno. "Il tuo posto non è qui e non lo sarà mai più e non lo è dal giorno in cui hai deciso di abbandonare la tua cazzo di famiglia per qualsiasi merda tu abbia deciso valesse più di noi!"

"Luke, posso--,"

"Spiegare?" disse, e la sua voce si ruppe sulla seconda sillaba. "No, lascia fare. Fammi spiegare come hai fatto a pezzi la nostra famiglia. Fammi spiegare come Ben non riesca nemmeno a vivere in questa maledetta città e come Jack abbia levato le tende perché non riuscivano a sopportare l'idea che questo, che noi, non fossimo abbastanza per te."

"Luke--,"

"Fammi spiegare come hai ucciso mio padre--letteralmente, da morto sarebbe meglio del mostro in cui tu l'hai trasformato. Fammi spiegare come io abbia mandato a puttane il mio futuro, perché magari non sai che ho dovuto abbandonare la scuola per trovarmi un lavoro perché papà se n'è andato e Ben se n'è andato e Jack se n'è andato e tu, tu te ne sei andata più di tutti e tutti mi hanno abbandonato, cazzo. Fammi spiegare quanto sia meraviglioso svegliarsi la mattina sapendo di valere così poco che tua madre ti ha abbandonato prima del diploma. Fammi spiegare, Elizabeth, perché non credo che tu capisca."

Da qualche parte durante il suo sfogo, Luke aveva fatto cadere un piatto dal bancone, che era poi precipitato sul pavimento. Nel silenziò che riempì la stanza, Luke guardò i pezzi di ceramica sparsi per terra. Era una bella metafora della sua vita, pensò distrattamente; spaccata e distrutta e abbastanza affilata da far sanguinare qualcuno. 

"Luke," disse lei, e Luke sentì della lacrime bagnargli le guance, "Luke, mi dispiace da morire. Ma...ci sono delle cose che devo dirti, e vorrei che tu mi ascoltassi."

"Io non--,"

"Ti prego," la sua voce era bianca e lo stava implorando e le arterie di Luke gli si annodarono nel petto, col doppio nodo. "Ti prego."

Lui non disse nulla, il che diceva qualcosa.

E poi lei stava di nuovo parlando e le sue parole rotolavano ed inciampavano dalla sua bocca come la danza sgraziata di una cascata.

"Luke, voglio che mi ascolti perché quello che sto per dirti mi spezza il cuore ed è colpa mia e mi dispiace tanto, tantissimo. Tienilo a mente, okay? Ricordatelo. Io non-- Ho agito senza pensare e tuo padre e i tuoi fratelli e tu non dovevate soffrire--"

"Non mi interessa." disse Luke, la sua voce svuotate da ogni sentimento. Lui sembravasisentivaera morto e vuoto e lacerato. "Dimmi quello che devi dirmi."

"Io--ah--okay." Sembrava che anche lei stesse un po' soffocando, ma si schiarì la gola e ricominciò. "Okay. Io--beh, ti ho mentito. Quando dicevo che dovevo rimanere a scuola fino a tardi per lavorare. Insomma, dovevo lavorare, ma c'erano anche delle...altre--,"

"Scopavi con il professor Kassidy." disse Luke apatico. Non era sorpreso--erano entrambi nello stesso corridoio e ovviamente, ovviamente era il suo professore preferito.

Lei sobbalzò e lui la sfidò silenziosamente a rimproverarlo per il modo in cui parlava. 

"Sì." disse, come se la sillaba le pungesse la lingua. "Avevo...avevo una relazione con Chauncey. Io--noi--non avevamo pianificato niente. Non volevamo che succedesse niente, ma una cosa tira l'altra...e un'altra cosa ne tira un'altra ancora, e...oh, mi viene quasi da vomitare. Non ce la faccio--,"

"Farai meglio a dirmi la verità; tutta la schifosissima, deviata, disgustosa verità o giuro che me ne andrò da quest'appartamento e mi trasferirò così lontano che non sarai mai più in grado di rovinarmi la vita." le disse Luke minaccioso.

"Sono rimasta incinta, Luke." disse lei, svuotando i polmoni di entrambi per un secondo. 

"Sono rimasta incinta lo scorso Dicembre, e volevo dirlo a tuo padre e raccontargli tutto e lasciare che tutto andasse comunque sarebbe dovuto andare. Ma quando sono andata a fare i primi controlli hanno trovato--hanno trovato qualcosa di strano nel modo in cui il feto si stava sviluppando." Stava piangendo, e Luke la stava guardando, e lui era incollato al pavimento perché--perché--

"E poi sono andata a fare un altro controllo, il 18 Febbraio, e mi hanno detto che il mio bambino sarebbe nato con una forma molto grave di spina bifida. Perché le donne non dovrebbero rimanere incinta a 46 anni. Perché io ero stata così--così irresponsabile, Luke, Dio. E non potevo-- non potevo  farti questo e non potevo fare questo alla nostra famiglia, perché un tradimento è una cosa, avere un bambino è un'altra, ma avere un bambino che ha il 7% di possibilità di sopravvivere fino al primo compleanno? Non potevo--non potevo--,"

Luke rimase in silenzio e lasciò che sua madre piangesse. Non perché voleva che lei soffrisse. Solo non riusciva ad elaborare quello che gli aveva appena detto ed era come se del titanio gli stesse paralizzando le ossa. 

"Allora sono scappata. Sono stata da mia cugina a Nottingham e ho detto alla polizia dov'ero e che stavo bene e che non volevo che vi preoccupaste ma non volevo essere cercata. E Dio, Luke, non hai idea di quello--,"

"Maschio o femmina?" chiese Luke, rendendosi conto di stare piangendo.

"Uh--," sua madre deglutì e si asciugò le lacrime. "Femmina, Luke. Peyton Alice. Era così bella."

Era.

Era.

"Avevo una sorella?" Luke guardò in alto, pensando a qualsiasi cosa ci fosse sopra le nuvole e parlò come lacrime appese alla punta delle ciglia. 

Sua madre cercò di dire qualcosa, ma lui scosse la testa, sordo e cieco. 

"Vattene vattene vattene vattene ora come hai potuto come hai potuto anche solo pensare che questo sarebbe stato meglio come hai potuto vattene vattene vattene!" Luke stava urlando e lei stava tremando, le braccia attorno a se stessa.

"Luke--,"

"Vattene! Vattene! Non riesco nemmeno a guardarti vai vai esci vattene!" Era fuori di sé, era disperato.

Lei se ne andò.

Se ne andò e.

Se ne andò e Luke collassò al suolo e pianse pianse pianse e tutto fu vuoto e bianco per un po' e poi

"Luke, Luke, che stai facendo? Ti stai tagliando le mani." disse una voce che Luke conosceva  e poi ci furono delle mani sulle sue braccia e 

"Mi dispiace io non volevo romperlo ora lo pulisco mi dispiace un sacco." Luke stava piangendo e singhiozzando.

"Luke, shh. Va tutto bene. E' solo un piatto." degli occhi blu lo guardarono e Louis gli prese gentilmente le mani, facendogli lasciare la presa dai pezzi di ceramica che stava stringendo. 

Cose rotte ed insanguinate caddero sul pavimento.

Luke si guardò le mani.

"Fa tutto male." mormorò.

"Luke?" Un'altra voce--più calda, più profonda, più morbida.

"Ashton--," Luke sobbalzò e sentì degli occhi castani che tracciavano il contorno del suo volto.

"Luke, dolcezza. Sei tutto insanguinato. Che posso fare?" Ashton aveva la voce spezzata e Luke pensò di poter collassare.

"Stringimi. Non mi lasciare mai. Sarò perfetto, lo prometto, ma non mi lasciare. Ti prego." 

Luke piangeva e piangeva e delle braccia lo avvolsero ed Ashton lo attirò a sé e lui lo strinse ed entrambi si sorressero a vicenda. 

"Lo sei lo sei non lo farò non potrei mai e poi mai lasciarti." la parole di Ashton scorrevano come acqua. 

"Giuri?" Luke sapeva cosa avrebbe detto Ashton, sul giurare che pensava di sì. Sull'incertezza del futuro.

"Oddio, Luke. Certo. Giuro. Mai."

   
 
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