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Autore: Kaimy_11    02/01/2015    2 recensioni
Si può scoprire come una guerra possa unire, invece che dividere.
In un mondo tanto attento alle regole, alle leggi, una trasgressione può diventare bella e importante quanto un fiore nel deserto.
Forse amare significa trasgredire, forse per un capofazione degli Intrepidi proteggere qualcuno per lui importante potrebbe essere un rischio troppo grande.
Ma come rinunciare ad una persona capace di essere forte e testarda quanto lui, ma che al tempo stesso sa come dare pace al suo cuore tormentato?
Sarà davvero il fuoco che scioglie il ghiaccio, o il ghiaccio a spegnere il fuoco?
In guerra e in amore tutto è permesso...
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'The reason '
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22. A pezzi

 

 

Quando la vide arrivare, ancheggiando sinuosamente, provò una sensazione di vuoto assoluto, chiedendosi come avesse fatto in passato a trovare quella persona interessante.

Ma la risposta era piuttosto semplice, e preferì non ricordare il periodo in cui si vedeva con quella ragazza, tanto meno voleva ricordare il tempo che aveva inutilmente sprecato con lei. Si era divertito, si era sfogato al momento del bisogno, ma doversi rifugiare in un letto insieme a lei era più una sconfitta che una vittoria.

Vide la sicurezza con cui avanzava, e lo sguardo provocante che gli offriva, come se si credesse in grado di poter esercitare un certo tipo di influenza su di lui, ma si sbagliava. L’unica cosa che stava ottenendo, con il suo atteggiamento conturbante, era risvegliare la sua rabbia.

Strano, se credeva di essere tanto significativa, avrebbe dovuto sapere che la sua rabbia dormiente era un pericolo da tenere sempre in considerazione, e che mandarlo in bestia era la mossa peggiore che potesse fare.

-Trovarti un attimo da solo sembra più difficile del solito, ultimamente…- esordì melodica, appoggiandosi distrattamente alla ringhiera davanti a lui.

Non rispose, ma il suo sguardo assottigliato e letale come una lama, poteva bastare.

Era vicino allo strapiombo, nel posto cieco per le telecamere, la schiena contro la roccia e le mani indolentemente abbandonate nelle tasche dei pantaloni. La guardò con un sopracciglio alzato, studiando il suo fisico asciutto e lineare, decisamente troppo spigoloso, per quanto le sue forme potessero essere definite attraenti da qualcun altro.  Per lui era stata attraente, ma non lo era più, non in quel momento che la sua mente era invasa dall’ultimo corpo nudo che era stato fra le sue braccia. Pensava a quella pelle pallida che aveva accarezzato, alle sue curve morbide che gli davano calore, e immaginava di intrecciarsi i suoi capelli neri fra le dita.

E invece, davanti, aveva un’altra donna. I capelli non erano corvini ma rosso fuoco, i lineamenti del suo viso erano affilati ma tuttavia armoniosi, e le sue labbra sottili erano piegate in un sorriso intrigante.

-Allora Eric, che fine hai fatto?- Gli chiese incrociando le braccia al petto, rimanendo con i reni appoggiati alla ringhiera.

Alzò il mento e respirò a fondo. –Non sono affari tuoi, Leah.-

Rise coprendosi le labbra con una mano. –Ti diverte essere così scontroso, vero? Ma non riuscirai a mandarmi via così, trovo estremamente eccitante il tuo comportamento da cattivo…-

Serrò i pugno e fece una smorfia. –Rendimi le cose più semplici, sparisci senza costringermi ad arrabbiarmi sul serio!-

La ragazza finse una smorfia di tristezza e poi sorrise ancora, piegando la testa con fare sensuale. –Fai sempre così, all’inizio non mi vuoi mai fra i piedi ma poi, quando stiamo insieme, riesco sempre a farti rilassare.-

-In questo momento, perché tu lo sappia,- disse con voce sottile e crudele. –Mi stai solo facendo perdere la pazienza.-

-Allora perché non saltiamo questi inutili convenevoli e non andiamo subito in camera mia a scopare?-

Eric digrignò la mascella e fece scricchiolare le ossa delle proprie dita. –Perché, piuttosto che scopare con te, mi butterei giù dallo strapiombo.-

Qualcosa attraversò lo sguardo di Leah, costringendola al silenzio per alcuni secondi, forze iniziava a capire che aveva scelto il momento sbagliato per richiedere la sua compagnia. –Questo non lo avevi mai detto- Affermò con un’ alzata di spalle. –ma mi pare che tutte le volte che siamo stati a letto insieme, tu ti sia divertito…-

-Erano altri tempi, e sai perfettamente che ti usavo per scoparti quanto ne avevo voglia. Se non sono venuto io a cercarti, vuol dire che non ti voglio, perciò sparisci!-

-Dato che non venivi a cercarmi,- disse. –Sono venuta io da te!-

-Mossa sbagliata!- ringhiò Eric, con un tono basso e letale.

Si scostò dalla roccia e con due passi le fu di fronte, afferrandola dalle spalle e strattonandola.

-Chi è?- Gli urlò lei contro, resistendo alla sua presa.

Eric rimase interdetto per alcuni secondi, allentando la stretta.

Cogliendo la sua confusione, Leah lo anticipò. –Chi è quella che ti fai adesso?-

 

Quando aveva visto la chioma di capelli rossi in lontananza, Aria si era appiattita contro la parete e aveva iniziato ad avanzare con passi lenti e silenziosi, cercando di mantenere le distanze per non farsi vedere. Era stato un colpo scoprire che quella ragazza, Leah, stava andando proprio dove doveva andare lei.

Era sicuramente un’ ex di Eric e, all’orario e nel punto prestabilito per il proprio incontro segreto, si stava presentando quella ragazza al posto suo. Si chiese cosa avrebbe fatto lui, ma prima ancora si chiese cosa avrebbe fatto lei stessa. Sarebbe rimasta indietro? Sarebbe tornata sui suoi passi? Oppure, sarebbe andata lì ugualmente?

Non sapeva che intenzioni avesse Leah, ma voleva scoprirle, perché era chiaro che il suo obbiettivo fosse Eric. E, se c’era lui di mezzo, a lei spettava sapere.

Con quella convinzione, aveva seguito la rossa per fermarsi dietro una parete rocciosa subito prima del punto cieco per le telecamere che Eric aveva stabilito come loro punto d’incontro.

Aveva sentito la loro conversazione e aveva colto l’arroganza e la sicurezza di Leah, restando infastidita dal metodo che usava con Eric, come se credesse che bastasse ancheggiare un po’ per conquistarlo.

Forse in passato aveva funzionato, si disse, ma scosse la testa.

La cosa che realmente la stupì fu l’atteggiamento di Eric, spietato e sicuro. Era abituata a sentirlo parlare in quel modo con gli iniziati, ma non pensava che avrebbe trattato così una donna, una con cui era stato, tra l’altro.

Quando Eric si era spostato in avanti, emanando un’ondata di energia crudele, Aria aveva temuto per Leah e aveva trattenuto il fiato quando l’aveva vista urtare contro la ringhiera alle sue spalle. Se Eric avesse voluto, avrebbe benissimo potuto buttarla giù dallo strapiombo.

-Chi è quella che ti fai adesso?-

Con la sua domanda, forse Leah si era salvata la vita, riuscendo a coglierlo in contropiede.

-Che vuoi sapere?- ringhiò Eric.

-Voglio sapere chi è quella con cui stai adesso, perché è evidente che c’è un’altra!-

Eric la lasciò andare e fece un sorrisino sinistro, rimanendo davanti a lei, dritto e solido come una statua. –Quindi, solo perché non vengo più a cercarti, tu dai per scontato che ci sia un’altra che mi porto a letto?-

Leah scosse la testa. –A parte quello, gira voce che il nostro giovane capofazione si sia invaghito di una ragazzina, c’è chi dice che si tratti di un’iniziata, addirittura. È vero?-

Aria sussultò, sforzandosi di rimanere nascosta e in silenzio.

Eric incrociò le braccia al petto e fece una risatina arrogante. –Chi è che non ha niente di meglio da fare che mettere in giro strane voci su di me?-

-La domanda che mi pongo io è un’altra.- Gli disse Leah a bassa voce, mettendogli una mano sul petto. –Mi piacerebbe sapere se, questa fantomatica ragazza, sa già di quanto sangue sono ricoperte le tue mani…-

Aria non ebbe il tempo di scandalizzarsi per le parole di Leah, poiché il suo cuore mancò di un battito e le salì in gola a causa della reazione violenta e improvvisa di Eric.

Il ragazzo infatti le mise di scatto le mani intorno al collo, sollevandola fino a costringerla in punta di piedi. I muscoli delle sue braccia tatuate erano tesi, lasciando trasparire la forza con cui la stringeva.

-Non osare dire altro!- la minacciò con voce rauca.

Quando decise che era tempo di lasciare che tornasse a respirare, non si militò ad allentare la presa attorno al suo collo, ma la scaraventò a terra con una spinta decisa, facendole urtare la testa contro la ringhiera.

Nascosta dietro la roccia, Aria spalancò gli occhi e cercò di fermare il fremito delle proprie mani.

Leah, accasciata a terra, si sollevò sulle braccia e tossì in debito d’ossigeno. –All’interno della fazione, in pochi sanno che fine avete fatto fare, tu egli altri capi, ai Divergenti. Cosa farebbe se sapesse quante persone sono accidentalmente cadute nello strapiombo, sapendo che sei responsabile di quelle morti?-

Eric si avventò su di lei e l’afferrò per i capelli, facendole sfuggire un lamento di dolore. –Magari potrei far fare anche a te un volo oltre la ringhiera, che ne dici?-

La sua voce era tanto minacciosa che Aria smise di tremare, si paralizzò di colpo e trattenne il fiato. Osservava i muscoli tesi di Eric e il modo in cui il suo copro vibrava, scosso dalla furia. Ma non era l’Eric crudele che se la prendeva con gli iniziati, era un ragazzo diverso, più controllato ma decisamente più letale.

Lasciò andare i capelli di Leah con una spinta, e lei chinò per un attimo la testa, forse per paura che le facesse del male. L’instante dopo, però, sollevò lo sguardo su di lui e lo mantenne con ostinazione. –Perché non vai dai lei e le dici la verità?-

-Ora basta!- sibilò Eric.

Si era allontanato per un attimo da lei, forse per riprendere il controllo, ma Leah aveva fatto l’errore di provocarlo ulteriormente. Persino Aria aveva capito che avrebbe dovuto lasciarlo stare.

Eric si abbatté sulla ragazza dai capelli rossi come una furia, con movimenti secchi e precisi, in un ammasso di muscoli e crudeltà. La prese nuovamente dalle spalle e la sollevò di peso, facendole urtare malamente la schiena contro la ringhiera, sbilanciando però quel copro esile verso l’abisso. Era lui che la teneva dalle spalle ma, se l’avesse lasciata, a causa della posizione in bilico in cui la costringeva, Leah sarebbe caduta nello strapiombo. 

-Dille la verità Eric!- Gli urlò lei contro, per nulla spaventata dalla sua furia né dalla sottile minaccia di morte. –Dille chi sei veramente, e vediamo se rimarrà con te!-

Qualcosa dovette scattare nella mente di Eric, poiché i muscoli minacciosi delle sue braccia si rilassarono, e sul suo voltò balenò per un istante un’espressione vuota e assente. Trascinò Leah verso di sé, permettendole di ritornare al sicuro davanti alla ringhiera e la lasciò andare.

Fece un passo indietro e rimase in silenzio, con la mascella contratta.

-Sabbiamo benissimo entrambi che non accetterebbe mai quello che hai fatto, e che scapperebbe se sapesse cosa nascondi…- Continuò Leah, con lentezza. –E chi raccoglierà i tuoi pezzi, dopo?-

-Cosa?- Eric parve tornare minaccioso.

-Ogni volta che venivi da me eri a pezzi, Eric, e io ti rimettevo in sesto! Lei fa lo stesso?-

Passarono interminabili secondi, tesi e silenziosi. Eric aveva assunto le sembianze di una statua, il suo corpo era rigido e quasi totalmente immobile, eccezione fatta per la sua fronte, che si contraeva e si rilassava a seconda dei suoi pensieri.

Aria si nascose ancora di più contro la parete e smise di guardare, decisamente troppo sconvolta per continuare a raccogliere informazioni. Pensava alle mani di Eric sporche di sangue, ma anche ai momenti di sconforto in cui andava a cercare calore fra le braccia di Leah, in passato. E, con quei pensieri, non poteva accettare il fatto che Eric si prendesse del tempo per riflettere sulla parole di quella ragazza, perché lui non aveva bisogno di Leah.

Ma sarebbe mai riuscita ad accettare i crimini che aveva commesso?

Sentì passi pesanti strisciare verso la ringhiera, e tornò a sbirciare, attenta a non farsi vedere.

Eric stava avanzando verso Leah, era calmo, quasi rilassato, e il suo viso mostrava un’ espressione profonda e intrisa di amarezza. Puntò i suoi occhi grigi sulla ragazza e parlò con voce bassa e vibrante.

-Nessuno ha bisogno di raccogliere i mie pezzi, Leah.- Le mise una mano sulla guancia e accarezzò con il pollice la fossetta che le si delineava ai lati dalla bocca. –Perché, adesso, sono perfettamente integro.-

Leah serrò le labbra e lo guardò attentamente, osservando la sua figura, ad un soffio da lei. Eric le teneva ancora la mano sul viso, quando sospirò pesantemente.

-Tu eri solo una distrazione…- Le disse con uno sguardo intenso.

-Lei è la cura?- Chiese Leah, con un’alzata di sopracciglia. Ma non ottenne risposta.

Eric fece scivolare la mano che aveva sul suo viso lungo il suo braccio, ma mantenne il suo sguardo puntato su di lei.

-Ora vattene e non farti più vedere.- Le disse con calma. –O ti ammazzo veramente!-

Aria sussultò ancora, quella era una versione di Eric decisamente più minacciosa. La calma con cui aveva parlato rendeva reale la sua minaccia, terrorizzandola molto più dei suoi muscoli e della sua ferocia.

Leah non disse nulla, lo guardò per un istante, cogliendo solo la sua serietà, e poi fece per andarsene. Aria si preoccupò che tornasse per la strada per cui entrambe erano arrivate, rischiando di scoprirla, invece se ne andò dalla parte opposta e sparì nel buio.

Quando l’aria tornò nei suoi polmoni, ridandole per un attimo coscienza, Aria si abbandonò contro la roccia e lasciò che i secondi passassero. Non sapeva cosa fare, era terrorizzata dal comportamento che Eric aveva avuto con Leah, le aveva messo le mani al collo, l’aveva spinta per terra e aveva minacciato di ucciderla. E se, una volta stufo di lei, le avesse riservato lo stesso trattamento?

Ma poi pensò a due cose. La prima era che non sarebbe più andata e cercarlo, qualora fra loro fosse finita. Inoltre, le parole di Eric le risuonarono nella mente.

Tu eri solo una distrazione.  

Un moto di rabbia le infiammò il cuore al pensiero di come Leah avesse tentato di farlo sentire debole, insinuando che la sua nuova ragazza lo avrebbe lasciato se avesse saputo di cosa era capace.

Ma forse era vero, forse sarebbe rimasta per sempre turbata da ciò che aveva visto e sentito.

Ma da quando faceva ciò che si aspettavano gli altri? Sapeva già di cosa era capace Eric ma sapeva, con altrettanta certezza, che non si sarebbe mai comportato in quel modo con lei.

Soprattutto, non poteva sopportare che Leah insinuasse che Eric avesse bisogno di andare a cercarla quando era distrutto o sconfortato. Eric non era debole e, se lo fosse stato, gli sarebbe rimasta accanto, senza che Leah insinuasse il contrario.

Adesso, aveva detto il ragazzo, sono perfettamente integro.

Eric le aveva parlato del suo lato oscuro, spiegandole che lo teneva nascosto per paura di perderla. Ma Aria non temeva l’ oscurità, lei stessa vi era rimasta per anni, prima di arrivare fra gli Intrepidi. Aveva molta più affinità con Eric che con tutte le altre persone, lui era riuscito a farla sentire veramente a casa, cattiverie a parte.

Anche lei si sentiva integra con lui, forse erano entrambi fatti di ombre più che di luce.

Non poteva lasciarlo andare via.

Leah diceva che era colpevole della morte di alcuni Divergenti, ma non poteva fidarsi di lei, se avesse avuto dei dubbi avrebbe chiesto direttamente al ragazzo.

Prese un profondo respiro, si allontanò di qualche passo e uscì allo scoperto camminando verso di lui, come se fosse appena arrivata.

Eric si stava stringendo le ossa delle dita, per farle scricchiolare, con uno sguardo minaccioso e le spalle rigide. Quando la vide, però, le sorrise e allungò una mano verso di lei. 

Nel momento in cui prese la sua mano, il ragazzo la tirò verso di sé, stringendola contro il suo petto solido.

-Piccola…- le sussurrò fra i capelli.

Lei alzò gli occhi al cielo. –Eric!- lo ammonì, non apprezzando quell’appellativo con cui le si riferiva.

Per un attimo pensò ancora a Leah accasciata a terra, e alle sue parole, ma scacciò via il pensiero e abbracciò forte il ragazzo.

Eric rimase piuttosto sorpreso per quello slanciò d’affetto e, poiché non era abituato ad attimi di pura dolcezza, la  spinse contro la parete ed iniziò a baciarle il collo.

-Non puoi immaginare quanta voglia avevo di vederti.- Le sussurrò tra un bacio e l’altro, salendo verso le sue labbra. –Andiamo subito nel mio letto e facciamolo, sto impazzendo dalla voglia!-

Aria rabbrividì, un po’ per l’ardore dei suoi baci, un po’ per il pensiero della malvagità che aveva manifestato poco prima.

Scacciò il pensiero, cosa avrebbe pensato lui di lei se l’avesse vista negli anni passati, quando i suoi compagni di scuola si spostavano vedendola passare? Cosa avrebbe pensato vedendola picchiare senza pietà i suoi coetanei che le facevano un torno? Forse anche Eric non sopportava sentirsi inferiore e debole, e si difendeva con la forza, senza pietà.

-Eric, temo che per sta sera dovremo limitarci a dormire…- Disse, stretta nelle spalle, con il corpo di lui che la schiacciava contro il muro.

Il ragazzo trattenne un grugnito e la guardò scettico. –Non dirmi che sanguini!-

Aria storse il naso per la definizione usata da Eric, quando ne esistevano mille altre per spiegare la situazione piuttosto femminile in cui si trovava. –Che vuoi farci? Una volta al mese alle donne capita!-

La smorfia di Eric fu tanto evidente che temette che si staccasse da lei schifato. –Proprio sta sera?-

La ragazza alzò le spalle.

Eric assottigliò lo sguardo e sbuffò.

-Infatti, stavo pensando che forse è meglio se resto nel dormitorio…-

-E perché?- le chiese, quasi offeso.

-Perché ho bisogno del bagno, delle mie cose…-

-Io ho un bagno piuttosto confortevole, se non te ne fossi accorta!- Le ricordò. –E puoi andare a prenderti quello che ti serve.-

-Ma non sto tanto bene, e che farai se durante la notte mi sveglio e iniziò a lamentarmi perché mi fa male la pancia?-

Il ragazzo fece ruotare gli occhi e piegò le labbra nell’ennesima smorfia. –Vorrà dire che andrò a riempirti la vasca d’acqua calda e che ti ci metterò dentro, così ti rilassi, non ti fa più male e non rompi più. Va bene?-

Aria sorrise, ma non capiva come facesse Eric a cambiare identità con tanta velocità. –E come la mattiamo con i miei sbalzi d’umore?-

-Di cosa potresti essere capace?- indagò, con entrambe le sopracciglia sollevate.

-Attacchi d’ira!-

-So difendermi!-

-E momenti in cui ho bisogno d’affetto…- Abbassò la testa, sapeva che a quello non poteva resistere. O si sarebbe arrabbiato, oppure l’avrebbe mandata via.

Eric fece un ghigno. –Se sta notte ti avvicinerai a me, vedrò ti non scacciarti via!-

Aria rise e iniziò ad intrecciarsi una ciocca di capelli attorno a un dito.

-Adesso basta con le richieste!- esclamò Eric, rubandole un bacio a fior di labbra. –Oppure dovrò arrabbiarmi!-

Le mani di Aria si intrecciarono dietro la sua nuca, facendolo rabbrividire di piacere, e riprese a baciarla. –Sei mia Aria, e ti voglio con me anche mentre ti contorci dal dolore. E poi posso resistere una notte senza sesso.-

-Tanto per cominciare io non mi contorcerò dal dolore, lamenti a parte!- Gli disse imbronciata, mettendogli una mano sul viso per allontanarlo e impedirgli di baciarla. –E poi non si tratta solo di una sera…-

-Ma stai zitta!- sbottò, mordendole la mano che gli aveva messo davanti.

Aria rise, in quel modo dolce e spensierato che si concedeva solo con lui, e gli prese il viso fra le mani per tornare a baciare quelle labbra calde. Fece scivolare le sue braccia oltre le sua nuca, avvicinandosi al suo petto solido, mentre le mani ardenti di Eric le stringevano i fianchi e salivano lungo la sua schiena. Si strinsero, si assaporarono desiderosi di assorbirsi a vicenda e di fondersi in quel calore travolgente. Non si era mai spinta tanto, non fuori dalla camera di Eric almeno, si era sempre contenuta e controllata. Peccato che non fosse in grado di trovare pace con le braccia del ragazzo che l’avvolgevano, qualcosa le si agitava dentro in un misto di paura e desiderio.

Quelle braccia, quelle mani, avevano fatto del male ad altre persone, era inutile negarlo, lo sapeva e non era sciocca. C’era qualcosa di estremamente eccitante in quella consapevolezza, e si vergognò dei suoi sentimenti, chiedendosi perché non riuscisse ad esserne terrorizzata.

Era stata per così tanto tempo la persona sbagliata, la ragazza cattiva e fuori posto che, in quel momento, sapere di essere con qualcuno che era più sbagliato e più malvagio di lei, le dava sicurezza.

La sua famiglia e i suoi compagni di scuola si erano sbagliati, lei non era mai stata una cattiva ragazza, solo una persona estremamente debole che aveva bisogno di difendersi e di dimostrare la sua forza.

E se anche Eric avesse avuto quel bisogno?

Se Leah avesse detto la verità, e magari anche Eric, a volte, cadeva a pezzi?

I Divergenti erano persone pericolose, persone che andavano fermate. Non le importava chi fosse stato a farli cadere nello strapiombo, magari c’erano altri dettagli da tenere in considerazione, Eric non poteva essere un assassino spietato.

Non poteva.

Le labbra del ragazzo si chiusero attorno al suo labbro inferiore e lei inarcò la schiena contro di lui, mentre erano ancora intrecciati in un abbraccio sempre più spinto e travolgente.

Talmente travolgente che, i due, troppo impegnati a baciarsi, non si accorsero dell’umo che era arrivato. Non sentirono i suoi passi, sentirono solo la sua voce quando ormai era troppo tardi.

-Eric!-

Sentendo quel tono di voce serio e asciutto, non troppo arrabbiato ma severo, Eric sussultò e si scostò da Aria, voltandosi verso il nuovo arrivato.

Lo aveva riconosciuto subito, era Max, il più importante fra i capifazione e quello con cui collaborava per la missione segreta con gli Eruditi. Serrò la mascella e si allontanò da Aria, rimanendole comunque davanti con fare possessivo. Non poteva permettere che la guardasse troppo a lungo, ed era suo dovere darle sicurezza, dato che la sentiva tremare impercettibilmente. Forse aveva paura perché erano stati colti in flagrante, quando l’ordine era di agire con riservatezza. O forse aveva colto, con la sua mente da Erudita, la reale gravità della situazione, capendo che Max voleva qualcos’altro e che non gli interessava nulla della ragazza con cui lo aveva trovato in intimità.

-Dobbiamo parlarti…- Disse l’uomo dalla pelle scura, quasi con rassegnazione.

Nell’instante che trascorse senza essere in grado di dire una sola parola, Eric serrò i pugni e contrasse la mascella.

Sapeva benissimo cosa volevano dirgli.

 

 

 

 

 

 

 

Continua…

   
 
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