22.
A pezzi
Quando la vide
arrivare, ancheggiando sinuosamente, provò una sensazione di vuoto assoluto,
chiedendosi come avesse fatto in passato a trovare quella persona interessante.
Ma la risposta era
piuttosto semplice, e preferì non ricordare il periodo in cui si vedeva con
quella ragazza, tanto meno voleva ricordare il tempo che aveva inutilmente
sprecato con lei. Si era divertito, si era sfogato al momento del bisogno, ma
doversi rifugiare in un letto insieme a lei era più una sconfitta che una
vittoria.
Vide la sicurezza
con cui avanzava, e lo sguardo provocante che gli offriva, come se si credesse
in grado di poter esercitare un certo tipo di influenza su di lui, ma si
sbagliava. L’unica cosa che stava ottenendo, con il suo atteggiamento
conturbante, era risvegliare la sua rabbia.
Strano, se credeva
di essere tanto significativa, avrebbe dovuto sapere che la sua rabbia
dormiente era un pericolo da tenere sempre in considerazione, e che mandarlo in
bestia era la mossa peggiore che potesse fare.
-Trovarti un attimo
da solo sembra più difficile del solito, ultimamente…- esordì melodica,
appoggiandosi distrattamente alla ringhiera davanti a lui.
Non rispose, ma il
suo sguardo assottigliato e letale come una lama, poteva bastare.
Era vicino allo
strapiombo, nel posto cieco per le telecamere, la schiena contro la roccia e le
mani indolentemente abbandonate nelle tasche dei pantaloni. La guardò con un
sopracciglio alzato, studiando il suo fisico asciutto e lineare, decisamente
troppo spigoloso, per quanto le sue forme potessero essere definite attraenti
da qualcun altro. Per lui era stata
attraente, ma non lo era più, non in quel momento che la sua mente era invasa
dall’ultimo corpo nudo che era stato fra le sue braccia. Pensava a quella pelle
pallida che aveva accarezzato, alle sue curve morbide che gli davano calore, e
immaginava di intrecciarsi i suoi capelli neri fra le dita.
E invece, davanti,
aveva un’altra donna. I capelli non erano corvini ma rosso fuoco, i lineamenti
del suo viso erano affilati ma tuttavia armoniosi, e le sue labbra sottili
erano piegate in un sorriso intrigante.
-Allora Eric, che
fine hai fatto?- Gli chiese incrociando le braccia al petto, rimanendo con i
reni appoggiati alla ringhiera.
Alzò il mento e
respirò a fondo. –Non sono affari tuoi, Leah.-
Rise coprendosi le
labbra con una mano. –Ti diverte essere così scontroso, vero? Ma non riuscirai
a mandarmi via così, trovo estremamente eccitante il tuo comportamento da
cattivo…-
Serrò i pugno e fece
una smorfia. –Rendimi le cose più semplici, sparisci senza costringermi ad
arrabbiarmi sul serio!-
La ragazza finse una
smorfia di tristezza e poi sorrise ancora, piegando la testa con fare sensuale.
–Fai sempre così, all’inizio non mi vuoi mai fra i piedi ma poi, quando stiamo
insieme, riesco sempre a farti rilassare.-
-In questo momento,
perché tu lo sappia,- disse con voce sottile e crudele. –Mi stai solo facendo
perdere la pazienza.-
-Allora perché non
saltiamo questi inutili convenevoli e non andiamo subito in camera mia a
scopare?-
Eric digrignò la
mascella e fece scricchiolare le ossa delle proprie dita. –Perché, piuttosto
che scopare con te, mi butterei giù dallo strapiombo.-
Qualcosa attraversò
lo sguardo di Leah, costringendola al silenzio per alcuni secondi, forze
iniziava a capire che aveva scelto il momento sbagliato per richiedere la sua
compagnia. –Questo non lo avevi mai detto- Affermò con un’ alzata di spalle.
–ma mi pare che tutte le volte che siamo stati a letto insieme, tu ti sia
divertito…-
-Erano altri tempi,
e sai perfettamente che ti usavo per scoparti quanto ne avevo voglia. Se non
sono venuto io a cercarti, vuol dire che non ti voglio, perciò sparisci!-
-Dato che non venivi
a cercarmi,- disse. –Sono venuta io da te!-
-Mossa sbagliata!-
ringhiò Eric, con un tono basso e letale.
Si scostò dalla
roccia e con due passi le fu di fronte, afferrandola dalle spalle e
strattonandola.
-Chi è?- Gli urlò lei
contro, resistendo alla sua presa.
Eric rimase
interdetto per alcuni secondi, allentando la stretta.
Cogliendo la sua
confusione, Leah lo anticipò. –Chi è quella che ti fai adesso?-
Quando aveva visto
la chioma di capelli rossi in lontananza, Aria si era appiattita contro la
parete e aveva iniziato ad avanzare con passi lenti e silenziosi, cercando di
mantenere le distanze per non farsi vedere. Era stato un colpo scoprire che
quella ragazza, Leah, stava andando proprio dove doveva andare lei.
Era sicuramente un’
ex di Eric e, all’orario e nel punto prestabilito per il proprio incontro segreto,
si stava presentando quella ragazza al posto suo. Si chiese cosa avrebbe fatto
lui, ma prima ancora si chiese cosa avrebbe fatto lei stessa. Sarebbe rimasta
indietro? Sarebbe tornata sui suoi passi? Oppure, sarebbe andata lì ugualmente?
Non sapeva che
intenzioni avesse Leah, ma voleva scoprirle, perché era chiaro che il suo
obbiettivo fosse Eric. E, se c’era lui di mezzo, a lei spettava sapere.
Con quella
convinzione, aveva seguito la rossa per fermarsi dietro una parete rocciosa
subito prima del punto cieco per le telecamere che Eric aveva stabilito come
loro punto d’incontro.
Aveva sentito la
loro conversazione e aveva colto l’arroganza e la sicurezza di Leah, restando
infastidita dal metodo che usava con Eric, come se credesse che bastasse
ancheggiare un po’ per conquistarlo.
Forse in passato
aveva funzionato, si disse, ma scosse la testa.
La cosa che
realmente la stupì fu l’atteggiamento di Eric, spietato e sicuro. Era abituata
a sentirlo parlare in quel modo con gli iniziati, ma non pensava che avrebbe
trattato così una donna, una con cui era stato, tra l’altro.
Quando Eric si era
spostato in avanti, emanando un’ondata di energia crudele, Aria aveva temuto
per Leah e aveva trattenuto il fiato quando l’aveva vista urtare contro la
ringhiera alle sue spalle. Se Eric avesse voluto, avrebbe benissimo potuto
buttarla giù dallo strapiombo.
-Chi è quella che ti
fai adesso?-
Con la sua domanda,
forse Leah si era salvata la vita, riuscendo a coglierlo in contropiede.
-Che vuoi sapere?-
ringhiò Eric.
-Voglio sapere chi è
quella con cui stai adesso, perché è evidente che c’è un’altra!-
Eric la lasciò
andare e fece un sorrisino sinistro, rimanendo davanti a lei, dritto e solido
come una statua. –Quindi, solo perché non vengo più a cercarti, tu dai per
scontato che ci sia un’altra che mi porto a letto?-
Leah scosse la
testa. –A parte quello, gira voce che il nostro giovane capofazione si sia
invaghito di una ragazzina, c’è chi dice che si tratti di un’iniziata,
addirittura. È vero?-
Aria sussultò,
sforzandosi di rimanere nascosta e in silenzio.
Eric incrociò le
braccia al petto e fece una risatina arrogante. –Chi è che non ha niente di
meglio da fare che mettere in giro strane voci su di me?-
-La domanda che mi
pongo io è un’altra.- Gli disse Leah a bassa voce, mettendogli una mano sul
petto. –Mi piacerebbe sapere se, questa fantomatica ragazza, sa già di quanto
sangue sono ricoperte le tue mani…-
Aria non ebbe il
tempo di scandalizzarsi per le parole di Leah, poiché il suo cuore mancò di un
battito e le salì in gola a causa della reazione violenta e improvvisa di Eric.
Il ragazzo infatti
le mise di scatto le mani intorno al collo, sollevandola fino a costringerla in
punta di piedi. I muscoli delle sue braccia tatuate erano tesi, lasciando
trasparire la forza con cui la stringeva.
-Non osare dire
altro!- la minacciò con voce rauca.
Quando decise che
era tempo di lasciare che tornasse a respirare, non si militò ad allentare la
presa attorno al suo collo, ma la scaraventò a terra con una spinta decisa,
facendole urtare la testa contro la ringhiera.
Nascosta dietro la
roccia, Aria spalancò gli occhi e cercò di fermare il fremito delle proprie
mani.
Leah, accasciata a
terra, si sollevò sulle braccia e tossì in debito d’ossigeno. –All’interno
della fazione, in pochi sanno che fine avete fatto fare, tu egli altri capi, ai
Divergenti. Cosa farebbe se sapesse quante persone sono accidentalmente cadute
nello strapiombo, sapendo che sei responsabile di quelle morti?-
Eric si avventò su
di lei e l’afferrò per i capelli, facendole sfuggire un lamento di dolore.
–Magari potrei far fare anche a te un volo oltre la ringhiera, che ne dici?-
La sua voce era
tanto minacciosa che Aria smise di tremare, si paralizzò di colpo e trattenne
il fiato. Osservava i muscoli tesi di Eric e il modo in cui il suo copro
vibrava, scosso dalla furia. Ma non era l’Eric crudele che se la prendeva con
gli iniziati, era un ragazzo diverso, più controllato ma decisamente più
letale.
Lasciò andare i
capelli di Leah con una spinta, e lei chinò per un attimo la testa, forse per
paura che le facesse del male. L’instante dopo, però, sollevò lo sguardo su di
lui e lo mantenne con ostinazione. –Perché non vai dai lei e le dici la verità?-
-Ora basta!- sibilò
Eric.
Si era allontanato
per un attimo da lei, forse per riprendere il controllo, ma Leah aveva fatto
l’errore di provocarlo ulteriormente. Persino Aria aveva capito che avrebbe
dovuto lasciarlo stare.
Eric si abbatté
sulla ragazza dai capelli rossi come una furia, con movimenti secchi e precisi,
in un ammasso di muscoli e crudeltà. La prese nuovamente dalle spalle e la
sollevò di peso, facendole urtare malamente la schiena contro la ringhiera,
sbilanciando però quel copro esile verso l’abisso. Era lui che la teneva dalle
spalle ma, se l’avesse lasciata, a causa della posizione in bilico in cui la
costringeva, Leah sarebbe caduta nello strapiombo.
-Dille la verità
Eric!- Gli urlò lei contro, per nulla spaventata dalla sua furia né dalla
sottile minaccia di morte. –Dille chi sei veramente, e vediamo se rimarrà con
te!-
Qualcosa dovette
scattare nella mente di Eric, poiché i muscoli minacciosi delle sue braccia si
rilassarono, e sul suo voltò balenò per un istante un’espressione vuota e
assente. Trascinò Leah verso di sé, permettendole di ritornare al sicuro
davanti alla ringhiera e la lasciò andare.
Fece un passo
indietro e rimase in silenzio, con la mascella contratta.
-Sabbiamo benissimo
entrambi che non accetterebbe mai quello che hai fatto, e che scapperebbe se
sapesse cosa nascondi…- Continuò Leah, con lentezza. –E chi raccoglierà i tuoi
pezzi, dopo?-
-Cosa?- Eric parve
tornare minaccioso.
-Ogni volta che
venivi da me eri a pezzi, Eric, e io ti rimettevo in sesto! Lei fa lo stesso?-
Passarono
interminabili secondi, tesi e silenziosi. Eric aveva assunto le sembianze di
una statua, il suo corpo era rigido e quasi totalmente immobile, eccezione
fatta per la sua fronte, che si contraeva e si rilassava a seconda dei suoi
pensieri.
Aria si nascose
ancora di più contro la parete e smise di guardare, decisamente troppo
sconvolta per continuare a raccogliere informazioni. Pensava alle mani di Eric
sporche di sangue, ma anche ai momenti di sconforto in cui andava a cercare
calore fra le braccia di Leah, in passato. E, con quei pensieri, non poteva
accettare il fatto che Eric si prendesse del tempo per riflettere sulla parole
di quella ragazza, perché lui non aveva bisogno di Leah.
Ma sarebbe mai
riuscita ad accettare i crimini che aveva commesso?
Sentì passi pesanti
strisciare verso la ringhiera, e tornò a sbirciare, attenta a non farsi vedere.
Eric stava avanzando
verso Leah, era calmo, quasi rilassato, e il suo viso mostrava un’ espressione
profonda e intrisa di amarezza. Puntò i suoi occhi grigi sulla ragazza e parlò
con voce bassa e vibrante.
-Nessuno ha bisogno
di raccogliere i mie pezzi, Leah.- Le mise una mano sulla guancia e accarezzò
con il pollice la fossetta che le si delineava ai lati dalla bocca. –Perché, adesso,
sono perfettamente integro.-
Leah serrò le labbra
e lo guardò attentamente, osservando la sua figura, ad un soffio da lei. Eric
le teneva ancora la mano sul viso, quando sospirò pesantemente.
-Tu eri solo una
distrazione…- Le disse con uno sguardo intenso.
-Lei è la cura?-
Chiese Leah, con un’alzata di sopracciglia. Ma non ottenne risposta.
Eric fece scivolare
la mano che aveva sul suo viso lungo il suo braccio, ma mantenne il suo sguardo
puntato su di lei.
-Ora vattene e non farti
più vedere.- Le disse con calma. –O ti ammazzo veramente!-
Aria sussultò
ancora, quella era una versione di Eric decisamente più minacciosa. La calma
con cui aveva parlato rendeva reale la sua minaccia, terrorizzandola molto più
dei suoi muscoli e della sua ferocia.
Leah non disse
nulla, lo guardò per un istante, cogliendo solo la sua serietà, e poi fece per
andarsene. Aria si preoccupò che tornasse per la strada per cui entrambe erano
arrivate, rischiando di scoprirla, invece se ne andò dalla parte opposta e sparì
nel buio.
Quando l’aria tornò
nei suoi polmoni, ridandole per un attimo coscienza, Aria si abbandonò contro
la roccia e lasciò che i secondi passassero. Non sapeva cosa fare, era
terrorizzata dal comportamento che Eric aveva avuto con Leah, le aveva messo le
mani al collo, l’aveva spinta per terra e aveva minacciato di ucciderla. E se,
una volta stufo di lei, le avesse riservato lo stesso trattamento?
Ma poi pensò a due
cose. La prima era che non sarebbe più andata e cercarlo, qualora fra loro
fosse finita. Inoltre, le parole di Eric le risuonarono nella mente.
Tu eri solo una distrazione.
Un moto di rabbia le
infiammò il cuore al pensiero di come Leah avesse tentato di farlo sentire
debole, insinuando che la sua nuova ragazza lo avrebbe lasciato se avesse
saputo di cosa era capace.
Ma forse era vero,
forse sarebbe rimasta per sempre turbata da ciò che aveva visto e sentito.
Ma da quando faceva
ciò che si aspettavano gli altri? Sapeva già di cosa era capace Eric ma sapeva,
con altrettanta certezza, che non si sarebbe mai comportato in quel modo con
lei.
Soprattutto, non
poteva sopportare che Leah insinuasse che Eric avesse bisogno di andare a
cercarla quando era distrutto o sconfortato. Eric non era debole e, se lo fosse
stato, gli sarebbe rimasta accanto, senza che Leah insinuasse il contrario.
Adesso,
aveva detto il ragazzo, sono
perfettamente integro.
Eric le aveva
parlato del suo lato oscuro, spiegandole che lo teneva nascosto per paura di
perderla. Ma Aria non temeva l’ oscurità, lei stessa vi era rimasta per anni,
prima di arrivare fra gli Intrepidi. Aveva molta più affinità con Eric che con
tutte le altre persone, lui era riuscito a farla sentire veramente a casa,
cattiverie a parte.
Anche lei si sentiva
integra con lui, forse erano entrambi fatti di ombre più che di luce.
Non poteva lasciarlo
andare via.
Leah diceva che era
colpevole della morte di alcuni Divergenti, ma non poteva fidarsi di lei, se
avesse avuto dei dubbi avrebbe chiesto direttamente al ragazzo.
Prese un profondo
respiro, si allontanò di qualche passo e uscì allo scoperto camminando verso di
lui, come se fosse appena arrivata.
Eric si stava
stringendo le ossa delle dita, per farle scricchiolare, con uno sguardo
minaccioso e le spalle rigide. Quando la vide, però, le sorrise e allungò una
mano verso di lei.
Nel momento in cui
prese la sua mano, il ragazzo la tirò verso di sé, stringendola contro il suo
petto solido.
-Piccola…- le
sussurrò fra i capelli.
Lei alzò gli occhi
al cielo. –Eric!- lo ammonì, non apprezzando quell’appellativo con cui le si
riferiva.
Per un attimo pensò
ancora a Leah accasciata a terra, e alle sue parole, ma scacciò via il pensiero
e abbracciò forte il ragazzo.
Eric rimase
piuttosto sorpreso per quello slanciò d’affetto e, poiché non era abituato ad
attimi di pura dolcezza, la spinse
contro la parete ed iniziò a baciarle il collo.
-Non puoi immaginare
quanta voglia avevo di vederti.- Le sussurrò tra un bacio e l’altro, salendo
verso le sue labbra. –Andiamo subito nel mio letto e facciamolo, sto impazzendo
dalla voglia!-
Aria rabbrividì, un
po’ per l’ardore dei suoi baci, un po’ per il pensiero della malvagità che
aveva manifestato poco prima.
Scacciò il pensiero,
cosa avrebbe pensato lui di lei se l’avesse vista negli anni passati, quando i
suoi compagni di scuola si spostavano vedendola passare? Cosa avrebbe pensato
vedendola picchiare senza pietà i suoi coetanei che le facevano un torno? Forse
anche Eric non sopportava sentirsi inferiore e debole, e si difendeva con la
forza, senza pietà.
-Eric, temo che per
sta sera dovremo limitarci a dormire…- Disse, stretta nelle spalle, con il
corpo di lui che la schiacciava contro il muro.
Il ragazzo trattenne
un grugnito e la guardò scettico. –Non dirmi che sanguini!-
Aria storse il naso
per la definizione usata da Eric, quando ne esistevano mille altre per spiegare
la situazione piuttosto femminile in cui si trovava. –Che vuoi farci? Una volta
al mese alle donne capita!-
La smorfia di Eric
fu tanto evidente che temette che si staccasse da lei schifato. –Proprio sta
sera?-
La ragazza alzò le
spalle.
Eric assottigliò lo
sguardo e sbuffò.
-Infatti, stavo
pensando che forse è meglio se resto nel dormitorio…-
-E perché?- le
chiese, quasi offeso.
-Perché ho bisogno
del bagno, delle mie cose…-
-Io ho un bagno
piuttosto confortevole, se non te ne fossi accorta!- Le ricordò. –E puoi andare
a prenderti quello che ti serve.-
-Ma non sto tanto
bene, e che farai se durante la notte mi sveglio e iniziò a lamentarmi perché
mi fa male la pancia?-
Il ragazzo fece
ruotare gli occhi e piegò le labbra nell’ennesima smorfia. –Vorrà dire che
andrò a riempirti la vasca d’acqua calda e che ti ci metterò dentro, così ti
rilassi, non ti fa più male e non rompi più. Va bene?-
Aria sorrise, ma non
capiva come facesse Eric a cambiare identità con tanta velocità. –E come la
mattiamo con i miei sbalzi d’umore?-
-Di cosa potresti
essere capace?- indagò, con entrambe le sopracciglia sollevate.
-Attacchi d’ira!-
-So difendermi!-
-E momenti in cui ho
bisogno d’affetto…- Abbassò la testa, sapeva che a quello non poteva resistere.
O si sarebbe arrabbiato, oppure l’avrebbe mandata via.
Eric fece un ghigno.
–Se sta notte ti avvicinerai a me, vedrò ti non scacciarti via!-
Aria rise e iniziò
ad intrecciarsi una ciocca di capelli attorno a un dito.
-Adesso basta con le
richieste!- esclamò Eric, rubandole un bacio a fior di labbra. –Oppure dovrò
arrabbiarmi!-
Le mani di Aria si
intrecciarono dietro la sua nuca, facendolo rabbrividire di piacere, e riprese
a baciarla. –Sei mia Aria, e ti voglio con me anche mentre ti contorci dal
dolore. E poi posso resistere una notte senza sesso.-
-Tanto per
cominciare io non mi contorcerò dal dolore, lamenti a parte!- Gli disse
imbronciata, mettendogli una mano sul viso per allontanarlo e impedirgli di
baciarla. –E poi non si tratta solo di una sera…-
-Ma stai zitta!-
sbottò, mordendole la mano che gli aveva messo davanti.
Aria rise, in quel
modo dolce e spensierato che si concedeva solo con lui, e gli prese il viso fra
le mani per tornare a baciare quelle labbra calde. Fece scivolare le sue
braccia oltre le sua nuca, avvicinandosi al suo petto solido, mentre le mani
ardenti di Eric le stringevano i fianchi e salivano lungo la sua schiena. Si
strinsero, si assaporarono desiderosi di assorbirsi a vicenda e di fondersi in
quel calore travolgente. Non si era mai spinta tanto, non fuori dalla camera di
Eric almeno, si era sempre contenuta e controllata. Peccato che non fosse in
grado di trovare pace con le braccia del ragazzo che l’avvolgevano, qualcosa le
si agitava dentro in un misto di paura e desiderio.
Quelle braccia,
quelle mani, avevano fatto del male ad altre persone, era inutile negarlo, lo
sapeva e non era sciocca. C’era qualcosa di estremamente eccitante in quella
consapevolezza, e si vergognò dei suoi sentimenti, chiedendosi perché non
riuscisse ad esserne terrorizzata.
Era stata per così
tanto tempo la persona sbagliata, la ragazza cattiva e fuori posto che, in quel
momento, sapere di essere con qualcuno che era più sbagliato e più malvagio di
lei, le dava sicurezza.
La sua famiglia e i
suoi compagni di scuola si erano sbagliati, lei non era mai stata una cattiva
ragazza, solo una persona estremamente debole che aveva bisogno di difendersi e
di dimostrare la sua forza.
E se anche Eric avesse
avuto quel bisogno?
Se Leah avesse detto
la verità, e magari anche Eric, a volte, cadeva a pezzi?
I Divergenti erano
persone pericolose, persone che andavano fermate. Non le importava chi fosse
stato a farli cadere nello strapiombo, magari c’erano altri dettagli da tenere
in considerazione, Eric non poteva essere un assassino spietato.
Non poteva.
Le labbra del
ragazzo si chiusero attorno al suo labbro inferiore e lei inarcò la schiena
contro di lui, mentre erano ancora intrecciati in un abbraccio sempre più
spinto e travolgente.
Talmente travolgente
che, i due, troppo impegnati a baciarsi, non si accorsero dell’umo che era
arrivato. Non sentirono i suoi passi, sentirono solo la sua voce quando ormai
era troppo tardi.
-Eric!-
Sentendo quel tono
di voce serio e asciutto, non troppo arrabbiato ma severo, Eric sussultò e si
scostò da Aria, voltandosi verso il nuovo arrivato.
Lo aveva
riconosciuto subito, era Max, il più importante fra i capifazione e quello con
cui collaborava per la missione segreta con gli Eruditi. Serrò la mascella e si
allontanò da Aria, rimanendole comunque davanti con fare possessivo. Non poteva
permettere che la guardasse troppo a lungo, ed era suo dovere darle sicurezza,
dato che la sentiva tremare impercettibilmente. Forse aveva paura perché erano
stati colti in flagrante, quando l’ordine era di agire con riservatezza. O
forse aveva colto, con la sua mente da Erudita, la reale gravità della
situazione, capendo che Max voleva qualcos’altro e che non gli interessava
nulla della ragazza con cui lo aveva trovato in intimità.
-Dobbiamo parlarti…-
Disse l’uomo dalla pelle scura, quasi con rassegnazione.
Nell’instante che
trascorse senza essere in grado di dire una sola parola, Eric serrò i pugni e
contrasse la mascella.
Sapeva benissimo
cosa volevano dirgli.
Continua…