Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: XfoundX    02/01/2015    4 recensioni
Elizabeth Hunt e Cole Harris sono amici sin dalla nascita. hanno affrontato ogni passo della loro vita insieme, senza che mai nulla riuscisse a separarli. almeno fino ad ora: Beth e Cole stanno per andare al college, cosa cambierà?
tratto dal primo capitolo:
"ma perchè ti importa tanto quello che pensa quello sbruffone!?" la vocine della sua coscienza si era finalmente fatta sentire. aveva ragione, a lei non era mai importato niente di Adam Harris. e di certo non le sarebbe iniziato ad importare ora.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
ELIZABETH:
 
I poliziotti se ne erano appena andati, e lei si sentiva esausta. In camera con lei, erano rimasti i suoi genitori e Marcus  - il padre di Adam – in qualità di suo legale.
Lei voleva solo poter dimenticare, ma a quanto sembrava il processo non sarebbe stata una passeggiata. A quanto sembrava, l’avvocato di Grayson aveva invocato l’infermità mentale, il che avrebbe diminuito drasticamente la sua pena.
«dov’è Adam?» chiese, abbandonandosi contro i cuscini « lo vado a chiamare». Sua madre la guardava con uno sguardo a metà tra il sollievo e la preoccupazione.
I suoi genitori uscirono per discutere del processo, ma Liz non rimase sola a lungo «sei sveglia?» Adam gli sorrideva dalla porta. Si era cambiato, ma aveva ancora il viso stravolto dalla stanchezza «hai dormito almeno un po’?» gli chiese, mentre si metteva seduto accanto a lei «no, volevo tornare da te» lei scosse la testa, cercando di non fargli vedere quanto le facesse piacere in realtà.
Rimanere da sola la costringeva a pensare, e la cosa non andava affatto bene «sono passato a salutare Nora e Jake, hanno detto che verranno appena sarà orario di visita» lei sospirò, rilassandosi poco per volta «c’è una persona che vorrebbe vederti, ma non sei obbligata» lei aggrottò la fronte «non voglio rilasciare altre dichiarazioni, i poliziotti non hanno finito?» lui sorrise, un po’ nervoso «è Cole» lei quasi non si raddrizzò sul letto «e perché non è ancora entrato?!» sbottò, esagitata «ok, allora vi lascio un po’ da soli, va bene?» si chinò per lasciarle un bacio sulle labbra «ti amo Lilly» lei dovette ricacciare il nodo che le si era formato in gola.
Adam continuava a ripeterle che la amava. Sapeva che si sentiva in colpa, ma non sapeva come alleviare la sua sofferenza «ti amo anche io».
Cole si schiarì la voce, entrando con passo esitante. Liz odiava quella situazione «possibile che ogni volta che finisco in ospedale io e te abbiamo litigato?» tentò di sdrammatizzare, indecisa su come muoversi.
Lui alzò gli occhi fino a incontrare i suoi «sono così mortificato! Lo so che è stupido dirlo, ma io… io ero così arrabbiato con me stesso che ho iniziato a prendermela anche con voi e…» lei gli fece cenno di avvicinarsi «lo so. Smettila di preoccuparti, è tutto passato» gli prese una mano, senza smettere di pensare a quanto fosse surreale che proprio lei lo stesse consolando « perché non mi hai detto di Grayson?» ok, avrebbe strozzato il suo ragazzo con le sue mani, appena gli fosse capitato a tiro «io… mi vergognavo. Non volevo che voi mi guardaste in maniera diversa» ammise, riuscendo a capire – almeno in parte – la reticenza di Cole a voler ammettere chi era veramente «ma non ti avremmo mai giudicato» lei annuì «lo so. Ti voglio bene» lo abbracciò, incapace di dire altro «ti voglio bene anche io, non sai quanto».
 
QUATTRO ANNI DOPO
 
ADAM:
 
Il nervosismo era alle stelle. Era uscito presto dall’ufficio. Per quanto detestasse dover lavorare tutte quelle ore, era necessaria un po’ di gavetta per farsi un nome.
Ormai era un anno che lavorava in quello studio legale, un anno in cui gli associati dello studio avevano potuto valutare il suo lavoro, guidandolo nella sua crescita professionale. Non avrebbe potuto chiedere di meglio.
Almeno non al livello lavorativo.
Liz era sempre più esausta, ormai non faceva che lavorare alla sua tesi. Tra lei e Cole, non avrebbe saputo dire chi studiava di più.
Il suo fratellino non viveva più con loro. Si era trasferito a casa di Eric dopo un anno, poco dopo aver detto ai loro genitori che era il suo fidanzato.
Così lui e Liz ormai convivevano da due anni. I due anni più belli della sua vita.
All’inizio non era stato semplice, Liz ci aveva messo un po’ per tornare in se. La tesi di laura di Eric era sul suo percorso di recupero post-traumatico.
All’inizio di era opposto, non gli piaceva che le venisse ricordato in continuazione di quello psicopatico.
Ma aveva capito che, così come Liz aveva avuto bisogno di tempo per convivere con quello che era successo, anche gli altri dovevano trovare un modo di farlo. E quello di Eric era assicurarsi che il percorso psicologico della sua ragazza procedesse nel migliore dei modi.
Grayson era stato condannato con il massimo della pena prevista. Suo padre era riuscito ad invalidare la tesi di infermità mentale, il che era stato un grosso sollievo per tutti. Ogni settimana si assicurava che quel mostro rimanesse al suo posto, non avrebbe mai permesso che potesse farla franca.
Ma la sua preoccupazione, per quel giorno, era motivata da tutt’altro.
Ricordava ancora la chiacchierata avuta con Patrick, il padre di Liz. Non era stato esattamente entusiasta all’idea di dargli il suo permesso, ma non gli aveva detto di no, il che era un grosso sollievo.
Sapeva che se Liz avesse scoperto che aveva chiesto la sua mano prima a suo padre e poi a lei lo avrebbe strozzato, ma lui ci teneva troppo per permettere a qualcuno di rovinargli i piani.
La scatolina di velluto sembrava incandescente nella sua tasca. Oramai se la portava dietro da quasi un mese, agitato all’idea di chiederle di sposarlo.
Liz riemerse dallo studio, la faccia esausta. Passava più tempo li dentro che in camera loro, ma lui non glielo faceva pesare.
Lei gli era stata vicina, quando era arrivati i suoi esami finali, e così avrebbe fatto lui.
La osservò per un momento, quasi non riuscendo a credere che fosse realmente tutta sua: indossava un paio di jeans sdruciti e un maglione informe, probabilmente rubato dal suo armadio.
Anche Eric aveva smesso di tormentarla per come si vestiva, capiva perfettamente che non era il momento, ma avrebbe potuto giurare che avrebbe ricominciato non appena avessero finito il loro percorso di studi.
A lui non importava, la trovava comunque bellissima.
«è odore di caffè quello che sento?» domandò, guardandosi intorno. Non poté fare a meno di scoppiare a ridere. Quella era la sua Liz, e lo sarebbe stata per sempre.
Ovviamente se gli avesse detto di si.
Attese che se ne versasse una tazza e prendesse un paio di sorsi, senza riuscire a staccarle gli occhi di dosso «che hai da fissare tu? So che sono orribile, ma devo finire…» lui la interruppe, avvicinandosi a lei e baciandola.
Al diavolo i suoi piani, quello era il momento perfetto!
«sto per farti una domanda, al quale vorrei che tu rispondessi sinceramente» le disse, stringendola a se. Prese la tazza e la lasciò sul bancone della cucina «oh, niente caffè. Deve essere importante» lo prese in giro, regalandogli un sorriso smagliante «lo è. Ma prima, dammi un bacio» lei scosse appena la testa, prima di passargli le braccia intorno al collo e regalargli uno di quei baci che tanto amava «sei proprio strano, lo sai vero?» lo prese in giro, il viso a un soffio di distanza dal suo «mai quanto te, Lilly» la chiamava così solo quando erano da soli, e sapeva che lei lo adorava «non dovevi chiedermi qualcosa?» lo sfidò, lo sguardo fisso nel suo. Avrebbe voluto semplicemente prenderla in braccio e portarla in camera, ma non era quello il motivo per cui era lì. “concentrati!” si disse.
Se lei avesse detto di si, allora avrebbero avuto tutta una vita di momenti come quelli «è una richiesta, più che una domanda» tentò di reprimere un sorriso, senza riuscire a mascherare il nervosismo. Affondò la mano nella tasca, stringendo convulsamente la scatoletta.
Si sentiva un cliché vivente, ma non gli importava. Si inginocchiò, tirando fuori il motivo di tanta agitazione «Elizabeth Hunt, vuoi sposarmi?» lei sgranò gli occhi, sotto shock.
Poi le labbra si distesero in un sorriso, e lui si sentì più leggero «no».
Il mondo gli crollò addosso «come no?!» sbottò, alzandosi in piedi. Era sconvolto.
Lei scoppiò a ridere «mi… m-mi dis-s-spiace» continuava a ridere, portandola alle lacrime «dovresti vedere la tua faccia!» lo prese in giro, lasciando accendere in lui la vaga speranza che… «non è divertente» la stuzzicò, tentando di reprimere un sorrisetto «si» lui inclinò appena la testa «si, cosa?»  lei gli si riavvicinò «si, è molto divertente. Non ho resistito, sembravi talmente agitato! È stato più forte di me» per quanto si sforzasse, continuava a ridere «ma si, continua pure a giocare con i miei sentimenti» disse, scontroso. Lei eliminò la distanza che li separava, fissandolo dal basso verso l’alto «dai… non puoi tenermi il muso» gli disse, stringendolo a se. Adesso era il suo turno di giocare «oh, si che posso. E intendo farlo» restò serio, non poteva dargliela vinta «no che non lo farai, non puoi tenere il muso alla tua futura moglie!» gli fece notare, sorridendogli.
Il suo sguardo si illuminò «quindi è un si?» domandò, ancora un po’ incerto «certo che è un si, zuccone che non sei altro!» a quel punto il resto non aveva più importanza.
La prese in braccio e la trascinò in camera da letto.
 
DUE ANNI DOPO
 
ELIZABETH:
 
 «e adesso come glielo dico?» il panico era perfettamente riconoscibile nella sua voce, poteva sentirlo da sola. Nora le strinse la mano, mettendo in luce la fede e l’anello di fidanzamento «apri bocca e parli» lei la fulminò con lo sguardo «ma non è il momento! Non ne abbiamo mai nemmeno parlato ancora» sapeva di sembrare disperata, e lo era! «vedrai che ne sarà felice!» lei sbuffò, contrariata «non è il momento giusto, non doveva succedere!» si lagnò ancora, incapace di aggiungere altro «dimmi perché non dovrebbe esserlo» la incitò l’amica, il sorriso condiscendente di chi c’era già passato «Adam e Jake sono talmente presi dall’avviare il loro studio legale, non è il momento questo di avere un bambino!» ecco, lo aveva detto a voce alta «ti stai fasciando la testa per niente. Adam ne sarà felicissimo così come lo è stato Jake l’anno scorso. Ti ricordi quanto ero preoccupata? Eppure guardali, è talmente felice di avere James con noi!» Liz sospirò, rassegnata al suo destino «devi dirglielo» lo sapeva, ma questo non rendeva le cose più facili. «va bene, adesso devo andare, ceniamo con la famiglia stasera» come se tutto quello stress da solo non bastasse.
 
Casa dei suoi genitori non le aveva mai messo tanta agitazione. La cena procedeva tranquilla: Adam parlava con suo padre di un caso che stava seguendo, tenendole stretta la mano sotto al tavolo. Eric e Cole parlavano di alcune case che erano andati a vedere di recente.
Lei aveva solo voglia di scappare.
Da quando era iniziata la cena non aveva detto una parola, troppo occupata a scacciare la nausea.
Di solito non era un problema, riusciva a gestirsi abbastanza da non destare sospetti. Ma, forse alimentata dall’agitazione, non sapeva ancora per quanto avrebbe resistito.
Sua madre entrò nella sala da pranzo tenendo in mano la ciotola con l’insalata e, non appena sentì l’odore dell’aceto, quel poco che aveva mangiato fino a quel momento, minacciò di ricomparire.
Si alzò in fretta, biascicando una scusa, per poi infilarsi in cucina: prese un bicchiere dalla dispensa e lo riempì d’acqua gelata, poi aprì la finestra sopra al lavandino.
Magari l’aria fresca la avrebbe aiutata «stai bene?» gli chiese Adam, passandole una mano intorno alla vita «si» mentì, spudoratamente «non è vero. Ultimamente mangi poco e ti ho sentito dare di stomaco in più di un occasione. Stai male? Mi stai facendo preoccupare, devo chiamare il medico?» vedere tutta quell’apprensione nei suoi occhi la spiazzò, facendola smettere di ragionare.
Così quasi non si rese conto di quello che disse subito dopo «sono incinta».
Adam aggrottò la fronte «aspetta, hai detto che sei…» lei annuì.
Lui abbassò lo sguardo fino al suo addome, poi svenne di colpo «Adam!» urlò, inginocchiandosi accanto a lui.
Nel giro di pochi secondi, tutti li avevano raggiunti, probabilmente messi in allarme dal suo grido «che cosa è successo?» le chiese sua madre, aiutandola a mettersi in piedi mentre Cole teneva sollevate le gambe di Adam, tentando di farlo riprendere in fretta «non lo so. Gli ho detto che sono incinta e lui è caduto giù come un birillo!» sbottò, troppo agitata per rendersi conto di aver appena gettato una bomba sulla sua famiglia.
Ellen e sua madre la abbracciarono stretta, quasi sull’orlo delle lacrime «non posso crederci! Perché non ce lo hai detto prima?!» la sgrido sua madre, mentre Eric la abbracciava a sua volta «bhè, tanto per cominciare perché mio marito è appena svenuto alla notizia!» Adam cominciò a riprendere i sensi, ma era ancora confuso «cosa… che ci faccio per terra?» domandò, cercando di tirarsi su «fermo lì, prenditela con calma. Anche io sarei svenuto ad una notizia del genere» lo prese in giro Cole, sorridendo oltre l’inverosimile. Adam lo fissò per un attimo, quasi non capisse cosa il fratello stesse dicendo. Poi si voltò verso di lei.
Liz si divincolò dall’abbraccio di Eric e si inginocchiò di nuovo vicino a Adam, ancora seduto per terra «è vero? Avremo un bambino?» mentre annuiva, il terrore si impossesso di lei: e se Adam non avesse voluto?
Ma, quasi le avesse letto nel pensiero, il ragazzo le sorrise, per poi baciarla di slancio «è magnifico!»
 
DUE ANNI DOPO
 
ELIZABETH:
 
«Andrew! vieni subito qui!» Liz sbuffò, guardando verso il marito. Adam le si avvicinò, stringendola a se e lasciandole un bacio su una guancia, la mano che correva ad accarezzarle il pancione «potresti gentilmente dire a tuo figlio che non deve scappare via quando lo chiamo?» lo supplicò.
La casa era piena di gente. Stavano festeggiando il primo anno di attività dello studio legale e non avrebbe potuto essere più orgogliosa. O meglio, lo sarebbe stata se non fosse stata così stanca.
«Tranquilla, ci penso io» le mise un mano un bicchiere di succo d’arancia e si allontanò, inseguendo quella peste di suo figlio e James, il figlio di Nora e Jake «quei due ci faranno penare le pene dell’inferno, lo sai?» disse Nora, guardando Adam tornare con il bambino in braccio.
Andrew era tale e quale ad Adam, ma aveva gli occhi grigi come i suoi «come ti senti?» le domandò Eric, aggiungendosi a loro «incinta di nove mesi. Non ne posso più» sbuffò, facendo ridere Adam. Cole le cinse la vita, sorridendole «dai, ormai sei in dirittura d’arrivo. E se tu cambiassi idea…» Adam scoppiò a ridere mentre lei lo fulminava con lo sguardo cielo «ti prego, non posso reggere ancora una volta questo discorso. Si, sei un bravissimo medico, e tantissime famiglie sono fortunate ad aver avuto te nel momento del parto. Ma io non volevo nemmeno Adam accanto a me, figurati se voglio te con le mani in pasta!» Cole concentrò la sua attenzione sul nipote, che tendeva le manine verso di lui. Erano così teneri!
Veloci come erano arrivati, tutti si allontanarono, presi da altro. Adam si avvicinò a le strinse a se «dai, ormai manca poco» parlava a un soffio dal suo orecchio, in modo che solo lei potesse sentirlo «lo so. Io ti rinnovo il mio invito, se tu non vuoi essere con me…» lui sbuffò «e io ti ripeto: non mi perderò mai e poi mai la nascita di mia figlia. Così come non mi sono perso quella di Andrew. Rassegnati, non mi farai cambiare idea» sapeva che lo avrebbe detto, ma lei avrebbe continuato a provarci «come stanno Nolan e Jay?» le domandò, nel tentativo evidente di sviare la sua attenzione «devo fargli i complimenti la prossima volta che lo vedo. Preferisco ancora il basket, ma nell’ultima partita è stato fenomenale» lei sorrise «riferirò. Sono dispiaciuti di non esser potuti venire, ma Nolan è nel bel mezzo della stagione e Jay aveva un concerto. La prossima volta che vengono in città verranno a cena» lo informò «e forse ci sarà anche la piccola Sophia» lei storse la bocca «non avevamo detto Violet?» lui la baciò «abbiamo ancora un po’ di tempo per pensarci» Jake li raggiunse, interrompendo il loro battibecco «complimenti Liz, tu e Nora vi siete superate. Questa serata è magnifica» la abbracciò «ah, prima che me ne dimentichi. Nora mi ha fatto vedere i nuovi progetti per l’ufficio, sono magnifici» lei sorrise, appoggiandosi ad Adam, una mano che accarezzava l’addome «vedremo se anche gli altri saranno d’accordo con te» rispose, era esausta. Ma la serata non era finita «il vostro capo sarebbe un idiota a dirvi di no: tra i tuoi progetti e i bozzetti di Nora per gli arredi, sarà uno degli edifici più belli di L.A.» lei annuì e basta, finendo di bere il suo succo «ne vuoi ancora?» le chiese premuroso Adam, lei sbuffò «vorrei del caffè» lui la guardò, severo «lo sai che il medico ha detto che non dovresti assumere caffeina. È già tanto che ti permetta di berlo di prima mattina» lei lo guardò, seria a sua volta «ed è già tanto che ti permetta di dormire con me» lo sfidò.
Eric arrivò, porgendole un altro bicchiere «Adam, Jake, c’è un signore in giacca e cravatta laggiù che vuole leccarvi ancora un po’ le scarpe, io non lo farei aspettare» loro si allontanarono, lasciandola con Eric «grazie» lui fece tintinnare il bicchiere contro il suo «posso dirti una cosa?» la sua curiosità si ridestò, facendole accusare un po’ di meno la stanchezza «certo, dimmi tutto» lui posò lo sguardo sul suo compagno, troppo preso a giocare con il nipote per accorgersi di loro «accidenti, Cole mi ammazza se viene a sapere che non ho aspettato, ma non resisto più, devo dirtelo!» bevve un sorso di succo, trattenendo a stento la curiosità «finalmente la nostra richiesta di adozione è stata accettata!» a lei sfuggì un gridolino di gioia, mentre gettava le braccia al collo di Eric e lui la stringeva a se «è una notizia magnifica! Sono così felice per voi!» Cole li raggiunse, guardando Eric stralunato «non potevi aspettare, vero?!» lo sgrido, tentando di reprimere un sorriso «ops, Liz hai rovesciato il succo, attenta a non scivolare» ma lei teneva lo sguardo fisso su Cole «non è succo» disse, portandosi una mano sul pancione «ADAM!» urlò Cole, Eric era ancora confuso.
Suo marito ci mise un paio di interminabili minuti «che ti urli? È una festa accidenti, ci sono dei clienti qui!» sgridò il fratello.
Ma lei gli aveva afferrato con forza il braccio «è ora» Adam la guardava, senza capire cosa stesse dicendo «la bambina, sta per nascere!» Cole si portò un po’ più vicino al fratello «ti prego, non svenire anche questa volta, ci servi sveglio!» lo prese in giro.
Ma lui scosse la testa «vado a prendere la tua borsa, mettiti la giacca» lei annuì, tentando di non cedere al panico.
Adam tornò in fretta, infilandosi a sua volta la giacca, le chiavi della macchina in mano «signori e signore. Gentili ospiti, un attimo di attenzione per favore!» richiamò l’attenzione, erano comunque clienti, non poteva semplicemente sparire «mi dispiace dover lasciare la festa così in fretta, soprattutto perché siete un ottima compagnia, ma la mia splendida moglie sta per partorire. Vi lascio nelle mani di Jake, fate come se foste a casa vostra» Jake si avvicinò a loro. Cole prese Andrew e, dopo che sia Jake che Nora li ebbero salutati, uscirono di casa.
 
Adam camminava per la stanza, cullando piano la bambina. Andrew era con sua madre, lo avevano convinto ad andare a prendere un gelato.
Lei osservava il lento movimento con cui Adam si muoveva, lo sguardo innamorato completamente concentrato  su di lei «a tua madre piace molto il nome che abbiamo scelto» disse, distraendo il marito da quella muta contemplazione «Aubrey piace anche a me» concordò, sedendosi accanto a lei sul letto, senza però lasciare andare la bambina «me lo auguro, ci abbiamo chiamato nostra figlia» lo prese in giro, osservando a sua volta quella creaturina «Andrew non sembra troppo entusiasta all’idea di doverci condividere» osservò lui, sospirando «vedrai che alla fine si abituerà, gli serve solo un po’ di tempo per capire e abituarsi. Ha solo due anni, non dimenticartelo» lui annuì «di tempo ne abbiamo tanto» si voltò verso di lei e le lasciò un bacio «tutta la vita».
 
SPAZIO AUTORE:

Siamo giunti alla fine, quasi stento a crederci! La storia è finita e io non posso far altro che pensare che questi due mi mancheranno da morire! ringrazio di cuori tutti quelli che hanno seguito la storia, facendomi sapere cosa ne pensavano, inserendo la storia tra seguiti/preferiti o anche solo leggendola! Questa è stata la mia prima storia su EFP e sono entusiasta del risultato! i commenti sono sempre ben accetti e, se vi và, passate a dare uno sguardo alla nuova storia che ho iniziato.  

A PRESTO!

How would you define the hell?
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2971226&i=1

 
 

 
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: XfoundX