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Autore: mary000    02/01/2015    6 recensioni
Un bacio sulla terrazza della scuola …
L’ultimo ricordo che ho di Akito, un bacio, solita scusa
“mi brucia l’occhio”
Sorrido involontariamente, sono sull’aereo che mi riporterà in Giappone, sperando di non dovermi allontanare più dal mio paese, non sopporto la distanza da mia madre, dai miei amici … da lui. Non ci siamo mai sentiti, sono anni che non ci vediamo e non ci sentiamo
è la prima storia sul mondo di Rossana che scrivo, lo prendo come un'esperimento :)
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Natsumi Hayama/Nelly, Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Sana/Akito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un bacio sulla terrazza della scuola …
L’ultimo ricordo che ho di Akito, un bacio, solita scusa
“mi brucia l’occhio”
Sorrido involontariamente, sono sull’aereo che mi riporterà in Giappone, sperando di non dovermi allontanare più dal mio paese, non sopporto la distanza da mia madre, dai miei amici … da lui. Non ci siamo mai sentiti, sono anni che non ci vediamo e non ci sentiamo, sua sorella mi chiama tutti i giorni, mi racconta tutto ma cerca sempre di non parlare di lui, ormai lei si è sposata, so che è incinta, dice che sono stata la prima a cui l’ha detto. Nessuno sa che torno a casa, voglio fare una sorpresa a tutti.
Arrivata a Tokyo prendo un taxi che mi porta direttamente a casa, mia madre resta a fissarmi con lo sguardo da pesce lesso per qualche istante poi mi stritola in un abbraccio.
Sono partita bambina e sono tornata donna. Ormai a 25 anni mi posso ritenere una donna no?
Vado nella mia cameretta e mi fiondo sul letto, annuso le lenzuola, sanno di pulito, sanno di casa.
Vado a farmi un bagno, nell’acqua bollente penso, dovrei andare a trovarlo? Forse è meglio che vado a trovare prima Natsumi, magari lei mi racconterà qualcosa di lui, sorrido felice uscendo dalla vasca e mettendo l’accappatoio.
Dopo due ore sono pronta, mi ero appisolata per qualche istante, forse un’ora, ma ora sono pronta, esco di casa e vado da Natsumi.
Busso e mi apre lei, con il pancino sporgente di una donna che aspetta un pupo da sei mesi. Mi si fionda letteralmente addosso abbracciandomi peggio di mia madre, si mette a piangere
<< Allora è vero che le donne incinte piangono sempre >> dico sorridendo prendendola un po’ in giro
<< Oh Sana, non sai che bella sorpresa che mi hai fatto – poi si rattristisce un po’ – lui è qui >>
Il mio cuore accellera, non so perché ma sembra un tamburo africano che suona.
<< Sana, non te la prendere, lui è … è cambiato >>
Entro seguendo Natsumi, con il cuore che non smette di battere così forte e un senso di angoscia nel petto, vedo i suoi capelli biondi sporgere dalla poltrona su cui è seduto, è di spalle e io ringrazio mentalmente chi ha disposto i mobili in questa casa.
<< C’è Sana >>
Lui sobbalza leggermente, si alza e si gira molto lentamente, si, è cambiato.
Alto un metro e novanta, molto muscoloso, le uniche cose che non sono cambiate sono i capelli, sempre scompigliati, e lo sguardo, sempre freddo e quasi assente.
Mi sorride leggermente, un sorriso freddo come quelli che porgiamo a una persona appena conosciuta, poi si risiede.
Natsumi mi fa sedere su una poltrona davanti alla sua e va non so dove a prendere non so cosa. Mi fissa come se mi volesse dire qualcosa ma non parlerà, lo conosco bene. Dopo qualche minuto, a me sembra passata un’eternità, torna sua sorella con un album che mi porge, dentro ci sono foto sue con in mostra la pancia che in ogni foto è sempre più evidente ed ecografie
<< E’ una femminuccia sai? La chiamerò Sana, come te >>
I miei occhi si riempiono di lacrime, l’abbraccio senza dire nulla, le sono grata per non so quale ragione.
<< Io vado >> annuncia Akito alzandosi, io vorrei fermarlo ma non lo faccio, perché dovrei?
Passo il resto del pomeriggio a raccontare alla mia amica di tutti i miei viaggi, tutti i miei lavori, tutti i luoghi che ho “visitato” per i miei film :
Buenos Aires, Vienna, Bruxelles, Rio, Praga, Parigi, Berlino, Atene, Dublino, Roma, Milano, Lisbona, Caracas.
<< Sai in Venezuela ho visto anche il Salto Angel, mi hanno portata lì con l’elicottero – sorrido, sono ore che le parlo dei miei viaggi e non sembra neanche annoiata – ora è tardi però, domani ti porto tutti i regali che ho comprato per te e – accarezzandole la pancia – alla piccola Sana >>
La saluto felice nell’anima e nel cuore e mi incammino verso casa, ormai è sera tarda e le strade sono semi deserte. Invece di fare la solita strada mi incammino dentro il parco comunale, cammino pensierosa finchè non vedo il gazebo, il nostro gazebo, guardando meglio noto un’ombra seduta dentro.
Vorrei dire a chiunque sia di andare via, questo è il NOSTRO gazebo, non ha nessun diritto di starci dentro.
<< Mia sorella ti ha trattenuta per molto eh >>
L’ombra si è alzata e io resto impietrita sul posto, no, lui può stare dentro il NOSTRO gazebo, mi avvicino lentamente e lo vedo sorridermi
<< Immaginavo che passavi di qui sai? Dopotutto quando siamo pensierosi o tristi veniamo qui no? >>
<< E’ vero, beh non mi aspettavo di trovarti qui >> mento, io volevo trovarlo, volevo abbracciarlo e non lasciarlo andare più via.
<< Ma si che te lo aspettavi, Sana non prendermi per il culo, ti conosco bene >>
<< Troppo >> sussurro sperando che non mi abbia sentita, che idiota che sono.
Ci sediamo e restiamo in silenzio per un po’, non so bene per quanto tempo e non mi interessa, è giusto così, io lui e il nostro gazebo, ho bisogno solo di questo. Ora si che mi sento a casa.
Mi alzo guardandolo e mi avvicino titubante, anche se lui è seduto è alto quasi quanto me in piedi, i nostri guardi non si staccano e io allargo le braccia e le chiudo sul suo collo, lui di ricambio stringe le sue braccia alla mia vita e mi avvicina a lui, mi siedo sulle sue gambe e restiamo abbracciati, vorrei dirgli tante cose, so che anche lui vorrebbe dirmi tante cose, ma restiamo in silenzio ascoltando il ritmo dei nostri respiri e io ascolto il suo cuore che batte forte quanto il mio.
<< Ti… ti sono mancata? >> domanda stupida Sana… ma devo saperlo
<< Sono maestro di Karate sai? >> mi chiede stringendomi ancora di più
Come al solito non risponde alle mie domande, non mi lascio intimorire dal suo modo di parlarmi
<< Si, lo sapevo. – lui spalanca gli occhi, l’ho spiazzato e un sorriso si dipinge sulle mie labbra – ora, ti sono mancata? >>
<< Come l’aria >> risponde mentre inizia ad accarezzarmi i capelli e ora sono io quella spiazzata
Mi guarda come se mi vedesse solo ora e continua
<< Sai … mi dispiace, non mi sono mai fatto sentire ma…. Ho fatto tanti errori in questi anni … non voglio farti soffrire >> chiude nella sua mano i capelli della mia nuca impedendomi di muovermi se non voglio farmi male, la sua mano è ferma e mi fa quasi paura, si avvicina pericolosamente al mio viso e posa delicatamente le sue labbra sulle mie, chiude maggiormente la mano.
Chiudo gli occhi e mi lascio trasportare da quel bacio, all’inizio dolce e delicato ma che presto diventa passionale, quasi aggressivo direi.
Mi stacco leggermente con gli occhi chiusi
<< Akito … scusa se non mi sono fatta sentire mai >>
<< Non dobbiamo più vederci >>




Ciao a tutti :) sono mary e questa è la prima storia sul mondo di Rossana che scrivo, se siete arrivati fino a qui vuol dire che avete letto il primo capitolo della mia storia, ne sono felice :) sono sempre pronta a ricevere critiche costruttive e mi fa molto piacere sapere i vostri pareri :) BUON ANNO A TUTTE :3 mary :)
  
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