Fanfic su attori > Orlando Bloom
Segui la storia  |       
Autore: Meahb    15/11/2008    5 recensioni
Fino a che punto si spinge l’amicizia? Qual è la linea di confine tra amicizia e amore? E cosa succede quando il destino è convinto che due persone sono destinate a stare insieme, costi quel che costi?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
leavealight5

LEAVE A LIGHT ON


Non temere la mia partenza,

lascia solo una luce accesa

ed io saprò trovarti ancora

 

 

 





Londra, Settembre 1995

 

 

Fuck you I’m drunk, fuck you I’m drunk, Pour my beer down the sink I've got more in the trunk. Fuck you I’m drunk, fuck you I’m drunk, and I’m going to be drunk ‘till the next time I’m drunk!”

Samantha e Abaigeal ridacchiarono divertite.

Bee ed Orlando erano tornati due giorni prima dall’Irlanda. I signori Gallagher avevano invitato l’amico della figlia per un fine settimana da loro. Dopo averne sentito parlare così tanto, si erano decisi a volerlo incontrare e conoscere.

Fu un weekend divertentissimo.

Bee e Orlando avevano trascorso gran parte del tempo in giro per la campagna irlandese mentre di notte, si spostavano nelle caotiche vie del centro. Kevin Gallagher aveva spiegato ad Orlando che un irlandese che si rispetti, deve necessariamente saper reggere l’alcool e lui aveva accettato di buon grado la lezione.

Non a caso, avevano trascorso tre sere su quattro, ubriachi fradici per le vie del centro.

Rientrati a Londra, tuttavia, li aspettava una bella sorpresa.

La British and American Drama Academy aveva accordato una borsa di studio ad Orlando.

Naturalmente erano tutti impazziti dalla gioia, tantoché quella sera, avevano deciso di festeggiare in un pub del centro.

“Gibbo, calma!”, l’ammonì Samantha ridendo, mentre il fratello ballava e cantava in piedi sopra il tavolo, “Non ti vorrai sfracellare a terra proprio ora che hai un futuro!”

Bee scoppiò a ridere, “Andiamo Flow, scendi da quella sedia!”

Cindy, l’attuale fidanzata di Orlando, lo prese per un braccio cercando di farlo scendere, ma lui si divincolò e continuò a cantare, accompagnato da Steve, attuale fidanzato di Sam,  e Joshua.

I walk in the bar and the fella's all cheer, they order me up a whiskey and beer. You ask me why I'm writing this poem, some call it a tavern but I call it home.”

Cindy abbandonò l’impresa e si mise seduta al tavolo con le ragazze.

“L’Irlanda ha finito di rovinarlo”, osservò Samantha, divertita.

“Non l’Irlanda ma mio padre”, precisò Bee ridendo, “Credo che ormai sia ad un passo dall’alcolismo”, sbuffò, “FLOW!”, gridò, “Scendi da quella dannata sedia! Stai traballando!”

Lui le fece la linguaccia senza spostarsi di un centimetro e Bee scosse la testa sconsolata.

“Se ti rompi la testa giuro che ti lascio lì!”

I'll sit down and exercise my Irish pride. Fuck you I’m drunk!” cantò lui per tutta risposta.

“Ci rinuncio!”, si voltò verso di lui, “Hai sentito Flow? CI RINUNCIO! Finisci pure di ubriacarti!”

Cindy, che aveva osservato la scena divertita, si rivolse a Abaigeal.

“Come mai lo chiami Flow?”, le domandò.

Bee sorseggiò lentamente la sua birra, quindi le sorrise, “Dovevo trovargli un soprannome”, spiegò, “Stiamo parlando di una cosa che è avvenuta più o meno due anni fa. Poco dopo che ci siamo conosciuti lui ha cominciato a chiamarmi Bee e io non potevo essere da meno!”

“Figurarsi!”, la sbeffeggiò Samantha.

Abaigeal la guardò di traverso, “Comunque, in quel periodo diceva un sacco di parolacce, così io lo chiamavo fiorellino. Una sera eravamo a cena a casa Bloom…”

“La sera che io e te ci siamo conosciute!”, aggiunse Samantha.

Bee sorrise, annuendo, “Esattamente! Quella sera Sonia disse qualcosa ad Orlando e lui le rispose  male così io gli dissi qualcosa tipo…”

“Mmm…Flow ti è caduto un petalo!”, citò a memoria Samantha.

Cindy scoppiò a ridere di gusto.

Le altre due la imitarono, “E così”, concluse Abaigeal, “Questa è la storia del soprannome floreale di Orlando!”

“Pensavo che lo chiamassi così per via del cognome”, disse Cindy.

“Quella è stata una fortunata coincidenza”, sorrise la ragazza.

Cindy guardò Orlando, poi l’orologio, quindi fece un’espressione affranta.

“Odio rovinargli la festa ma devo andare”, mormorò, “Domani mattina ho un colloquio di lavoro”.

Abaigeal osservò l’orologio, “Concordo. E’ tardi e domani ho l’ultima lezione di corso”, si alzò in piedi, “Flow! Josh! Steve!”, li chiamò, “Alziamo le tende ragazzi! Si è fatto tardi!”

Un mormorio di disapprovazione la convinse che avrebbe dovuto faticare non poco per andarsene. Guardò Samantha, implorante.

“Steve, amore, andiamo!”, disse suadente, “Ho una cosa per te!”

Abaigeal scosse la testa, divertita.

Orlando non apprezzò la battuta di spirito, “Fate sesso voi due?”

Samantha si finse stupita, “Noi? Ovvio che no! Come ti viene in mente?”, lo sbeffeggiò.

“Preferisco non indagare”, borbottò lui.

Meglio per te!”, lo canzonò Steve raggiungendo Samantha.

“Dobbiamo proprio andare?”, domandò Orlando come un bambino costretto dalla mamma a scendere dall’altalena.

“Mi dispiace tesoro”, si scusò Cindy, “Ma domani devo alzarmi presto!”

Lui si strinse nelle spalle, “Io no, però”, osservò, “Non possiamo rimanere noi anche se lei deve andare?”, si rivolse speranzoso al resto del gruppo.

Bee non apprezzò per niente quella mancanza di tatto. Ok, Cindy non era tra le sue persone preferite, ma Orlando doveva andarci cauto. Anche perché lei sembrava completamente cotta.

Lo guardò di traverso, “Cad ghuige faoi Dhia an ndùirt tu sin?”

Cindy la guardò vagamente preoccupata. Quando quei due cominciavano a parlare in gaelico, di solito, non si metteva bene. O forse si. In realtà lei non capiva una sola parola di quello che si dicevano.

Sbirciò Orlando. Lui guardava Bee senza una particolare espressione.

“Ta tuirse orm…”, rispose lui.

“Ina diadh?”, ribatté lei.

“Tà”, disse lui serio.

Abaigeal sbuffò, gettando gli occhi al cielo.

“Mo nàire thù!”, disse poi, “Avanti, andiamo”.

Camminò spedita verso l’uscita, prendendo Cindy sottobraccio e cercando di sorriderle.

“Cosa vi siete detti?”, domandò la ragazza voltandosi per guardare se Orlando le stava seguendo.

Bee si strinse nelle spalle, “Ci mettevamo d’accordo su chi mi avrebbe accompagnato a casa”, mentì. Ok, Orlando era il suo migliore amico, ma queste questioni avrebbe dovuto sbrigarsele da solo. Non era nei suoi doveri di amica scaricare la fidanzata di turno, per Dio.

“Allora, io prendo un taxi come d’accordo”, disse lei quando si accorse che Orlando le aveva raggiunte. Lui abbassò lo sguardo e annuì.

“Ci vediamo domani a pranzo?”, domandò Orlando, “Se Cindy verrà assunta possiamo festeggiare insieme”.

Abaigeal afferrò al volo il significato nascosto dell’espressione di Cindy.

Si ripromise mentalmente che, appena ne avrebbe avuta l’occasione, avrebbe preso a calci nel culo Orlando per l’evidente mancanza di tatto. Cristo! Possibile non capisse che, nel caso fosse stata assunta, quella ragazza avrebbe voluto festeggiare con lui e non con tutta la corte al seguito? Sospirò. Orlando era un ragazzo intelligente ma per certe cose era completamente negato.

“Non credo Flow, ho lezione fino a tardi”, lo fulminò con lo sguardo, “Casomai ci sentiamo per telefono”.

Lui la guardò senza capire ma quando Abaigeal fece per parlare Samantha l’abbracciò per salutarla.

“Vacci piano con lui”, le sussurrò all’orecchio.

“Tranquilla”, sussurrò lei con un sorriso.

Samantha non capiva perfettamente il gaelico ma, a forza di stare con loro due, riusciva ad individuare il senso del discorso.

“Feicfid mè nois moille thù”, disse Bee rivolta ad Orlando.

“Ok, buonanotte!”, la salutò.

Bee abbracciò Cindy, provando un insensato istinto di compassione per lei.

“Ciao Cin, ci vediamo presto!”

Lei le sorrise, e mentre si allontanava la salutò con la mano.

 

 

Samantha si versò del te, quindi offrì la teiera ad Abaigeal che la rifiutò con un cenno della mano.

Erano nel salotto di Bee da più o meno due ore, in attesa che il professor Smith le inviasse per fax i risultati dell’esame.

Bee era tesissima. Si rigirava le maniche della felpa con fare nervoso, sbirciando l’orologio almeno una volta ogni tre minuti. Samantha  le sorrise. Sapeva che l’esito di quel test significava tantissimo per la sua amica ed era contenta di essere lì con lei, a condividere quelle ore di attesa. Diversamente da Orlando che, invece, era smarrito chissà dove a Downtown.

“Hai sentito Gibbo?”, domandò.

Abaigeal si strinse nelle spalle. No.

Erano otto giorni che non lo sentiva e che non lo vedeva.

Precisamente, dalla sera in cui avevano festeggiato l’ingresso alla BADA. E doveva ammettere che le mancava. Le mancava infinitamente. Non poter condividere con lui gli stati d’animo del momento le sembrava assurdo. E la sua assenza non faceva altro che amplificare quegli stati d’animo negativi che Orlando placava con quattro parole ben indirizzate.

“Si può sapere cos’è successo l’altra sera?”, domandò Sam, spazientita.

Bee sospirò. Naturale che Sam voleva notizie.

“Abbiamo avuto una grossa discussione sul senso delle sue relazioni amorose”, buttò lì.

Samantha si fece più attenta.

Non che avesse più speranze, ormai. All’inizio, doveva ammetterlo, ci aveva sperato che tra quei due succedesse qualcosa. Che la famosa scintilla scoccasse. Poi, però, aveva docilmente abbandonato l’idea. Il legame che si indovinava tra Bee ed Orlando era molto più profondo, nascosto, con radici ben solide. Erano più che amanti, più che fratelli, più che amici. Andavano semplicemente oltre le classiche definizioni di ‘rapporto interpersonale’. Erano loro due. Uno strano caso dove pregi ed idiosincrasie s’incastravano alla perfezione senza aver bisogno del sesso per fare da legante. Loro avevano il sentimento.

Ed era abbastanza.

Si riscosse dai suoi pensieri e guardò Bee.

Era affranta.

Ecco, si, la parola giusta era proprio quella.

Affranta.

“Da quando in qua le relazioni di mio fratello hanno un senso?”, domandò cercando di dare alla conversazione un tono leggero.

Dall’espressione di Abaigeal però, intuì che quello che era accaduto tra loro, fosse tutt’altro che leggero.

“Appunto”, confermò Bee mettendosi i capelli dietro le orecchie, “Non è mai accaduto che le relazioni di tuo fratello avessero un senso, ed è per questo che l’altra sera mi sono incazzata a morte. Odio vederlo sprecare così il suo tempo con queste biondine scialbe e senza cervello”.

Wow!

Sam era senza parole. Da che la conosceva, era la prima volta che sentiva Bee parlare in quel modo.

“E quindi?”, indagò.

“Quindi gli ho detto di non prendere in giro le persone se non è veramente interessato a loro”, guardò Sam negli occhi, “Non ha senso, capisci? Adesso gli va bene così, adesso si diverte come un pazzo ma qualcuno deve pagare il prezzo per il suo divertimento e questo non va affatto bene. L’Orlando che conosco io, l’Orlando vero, non ferirebbe nessuno consapevolmente e non capisco perché da un anno a questa parte si è messo a fare il cretino”.

Samantha annuì. Anche lei, dal canto suo, aveva provato a far capire al fratello che le relazioni da una settimana e via non gli avrebbero portato niente di buono.

“Lui pensa di arricchirsi frequentando tre ragazze diverse al mese e invece non fa altro che inaridirsi”,  mormorò Bee.

Appunto.

“Comunque, la discussione è terminata con una sua invettiva contro la sottoscritta che è durata più o meno mezz’ora, dopodiché è uscito da quella porta dicendomi di non interferire mai più con le sue scelte. ‘Se mi voglio scopare tutta Londra non è affar tuo’ mi ha detto”, Bee si accese una sigaretta, “Va bene, vuole la guerra? Che si accomodi pure. Di sicuro non sarò io a cercarlo”.

“Non per essere indiscreta”, attaccò Samantha titubante, “Ma cos’è che ti ha detto esattamente nella sua invettiva di mezz’ora?”

Inaspettatamente Abaigeal rise.

“Sei sicura di volerlo sapere?”

A quella domanda, Sam dubitò. Sapeva con certezza che Orlando ci era andato giù pesante.

Interpretando il suo silenzio come un segno di assenso, Bee continuò, “Mi ha detto che non sono sua madre, che ultimamente lo soffoco e che non posso sempre pretendere di avere il consiglio giusto a portata di mano. Mi ha detto che sono l’ultima persona a poterlo giudicare visto il mio comportamento con Thomas e che non avrebbe ascoltato nemmeno una parola che avesse avuto a che fare con la sua ‘sfera privata’”, ridacchiò, “Ha detto proprio ‘sfera privata’, ti rendi conto?”, lo sguardo di Bee s’indurì, “Io sono la sua sfera privata, dannazione! Da che lo conosco non siamo stati più di un giorno senza sentirci o vederci. Ci basta un secondo per intuire i pensieri dell’altro e lui se ne esce con queste boiate da telefilm di terza categoria?”

“Magari era solo…”, Sam tentennò, “Ubriaco?”

Abaigeal la guardò in tralice, “E ti sembra una giustificazione?”

“No, assolutamente”, si affrettò ad aggiungere, “Però magari…si è sentito sotto accusa”, sospirò, “Lo sai com’è Gibbo, non riesce ad accettare che qualcuno pensi male di lui”.

“Come vuoi, ma resta il fatto che è andato oltre il consentito”, sentenziò decisa Bee.

Prima che Samantha potesse rispondere il telefono dell’amica squillò.

Bee si precipitò a rispondere.

“Pronto?”

La sua smorfia fece intuire a Samantha che era qualcuno di poco gradito.

“No, Tom, non parliamo. Ti ho detto di non cercarmi, quindi per cortesia, cerca di rispettare il mio volere”.

Ah-ah.

Thomas.

Samantha mascherò un sorriso.

Orlando lo chiamava il Santo, come San Tommaso perché lui, come l’omonimo, non riusciva a credere a niente che non gli passasse sotto il muso.
Si erano chiesti spesso come facesse Bee a stare con un tipo del genere, ma proprio quando si erano rassegnati all’idea di vederli insieme, lei, senza alcun preavviso, lo aveva mollato dicendo che non si sintonizzava col suo lato spirituale.

Detta da Bee suonava mortalmente valida, come spiegazione. L’avesse detta chiunque altro, ci avrebbero riso sopra per mezz’ora.

“Ciao Tom”, la sentì dire.

“Non molla è?”, domandò Sam, versandosi dell’altro caffè.

Abaigeal scosse la testa, “E’ come una maledetta cozza su uno scoglio. Non riesco a staccarlo nemmeno con la cattiveria”, fece un verso gutturale, simile al verso del leone, “Lo odio!”

Samantha rise, poi la sua attenzione fu catturata dalla spia del fax che lampeggiava.

“Ci siamo”, mormorò.

Abaigeal scattò verso il dispositivo, muovendosi agitata come se in quel modo potesse velocizzare il procedimento.
Quando la macchina sputò il foglio, Bee lo prese al volo e lo lesse.

Sul viso un’espressione immobile. Sembrava di pietra.

Dopo secondi che parvero ad entrambe interminabili, Bee esultò, corse verso di lei e le si buttò addosso, sdraiandola sul divano.

“Presaaaaa!”, gridò, “E’ fatta!!!”

“Congratulazioni tesoro!”, le fece eco Sam.

La ragazza scattò in piedi, “Vado a vestirmi. Ho necessità di bagnare alcolicamente questa vittoria!”
Senza smettere di ridere Sam la guardò sparire nel breve corridoio che la portava alla camera.

Per un secondo, si domandò come avrebbe preso Orlando la notizia.

 

 

 

Sapeva che l’avrebbe trovata lì.

Abaigeal Gallagher era probabilmente la più assidua frequentatrice del Greenwich Park, soprattutto nell’ora del tramonto.
Non di rado, quando la sua Religione celebrava feste particolarmente importanti, si nascondeva fino all’ora di chiusura, per poi uscire fuori e compiere i suoi rituali.
Lui non aveva mai assistito, nonostante le insistenze.
Bee diceva che per prendere parte a queste cose dovevi crederci davvero, e che la sua missione non era quella di reclutare nuovi accoliti e meno che mai curiosi. In quei momenti voleva starsene in pace a contatto con la Natura e con la sua mente ed Orlando aveva sempre desistito.

La capiva, dopotutto.

Per questo non aveva avuto alcun dubbio a scavalcare il cancello del parco per avventurarsi tra i sentieri. Dopo una benedizione come il diploma alla scuola di scrittura creativa, era ovvio che Bee volesse ringraziare i suoi déi.
Intuì dalla sua posizione che non stava meditando. Probabilmente, questo era il momento che lei gli aveva descritto tante volte, prima di chiudere il cerchio, rimaneva sintonizzata con la Natura, per trarne forza.
Attese pazientemente che lei compisse i gesti necessari per terminare il rito, quindi si avvicinò con cautela. Non voleva spaventarla.

Go malté tù”, mormorò una volta vicino a lei.

Go raibh maith agat”, rispose lei senza voltarsi.

Orlando sorrise. Probabilmente aveva percepito la sua presenza già da prima. Non credeva avesse a che fare con qualcosa di magico, piuttosto era sempre stato convinto che avesse a che fare con loro due, specialmente perché anche lui riusciva sempre a sentirla.

“Hai intenzione di tirarmi la statuina in testa?”

Lei si voltò, “Perché fare più danni?”, scherzò, “La tua testa è già messa male senza che intervenga io!”

Orlando le prese una mano, la trasse a se e l’abbracciò forte.

“Mi dispiace sùile gorma!”, mormorò al suo orecchio.

Abaigeal sorrise, “Dispiace anche a me!”

Si slacciarono dall’abbraccio e Bee prese a raccogliere i ninnoli che le erano serviti per aprire il cerchio.

“Sono contento che ti diplomerai”, buttò lì Orlando. In realtà avrebbe voluto parlare d’altro ma comunque quell’evento andava, in qualche modo, celebrato.

“Lo so”, disse lei, “Sono contenta anche io. Mi sento carica come una presa da muro!”

Lui ridacchiò, “Bee mi dispiace veramente per quello che è successo la settimana scorsa. Non volevo rivolgermi a te in quel modo”.

“Volevi eccome, invece”, obbiettò lei. Ma non era arrabbiata, “Volevi dire tutto quello che hai detto e devo ammettere che hai ragione, Flow. Non posso stare qui e tentare ogni volta di salvarti dalle sciagure e neanche tu puoi fare lo stesso”, deglutì, “Ma posso avvertirti se mi rendo conto che la marea si sta alzando e mi sento in dovere di farlo”.

“Lo so”, assentì lui, “E non sai come ti sono riconoscente per questo!”

“Non è vero, ma fingerò di crederci!”, ridacchiò lei.

“Fidati Bee…alle volte, quando non posso consigliarmi con te, mi sembra di avere un Pixie come guida!”

Abaigeal scoppiò a ridere, “Mio padre ti ha decisamente influenzato, ammettilo!”

Orlando ridacchiò, “Lo confesso! In quattro giorni mi ha dato degli ottimi insegnamenti, e poi…”, accennò con la testa alla borsa di Bee, “Lui mi avrebbe permesso di assistere al rito di Mambo!”

Lei gli diede un buffetto sul braccio, “Non siamo mica ad una scuola di ballo, si dice Mabon, e comunque non mi sembrava proprio il caso. Tu non sei wicca!”

“Non lo so neanche io che sono!”, mormorò lui, mogio.

“Flow che capita?”, domandò Abaigeal interessata.

Lui si strinse nelle spalle, “Capita che hai ragione te Bee. Che ho fatto il cretino per un anno perdendo di vista le cose più importanti.”

Lei sospirò, sedendosi a terra sopra il plaid e invitandolo a fare lo stesso.

“Magari avevi bisogno di farti guidare da un Pixie per un po’!”, scherzò lei, “Non possiamo mica stare sempre sulla strada giusta. Sono i deragliamenti che ci rendono reali”.

Lui annuì, “Si, è vero, ma è anche vero che ti ho trattata veramente male e non lo meritavi!”

“Opperpiacere!! Sono saltata dalla parte del grillo come la peggiore bigotta del mondo senza nemmeno darti la possibilità di spiegare. Noi non siamo mica così, Flow. Noi ci prendiamo a male parole anche per un’ora, se necessario, ma poi cerchiamo di capirci. L’altra sera mi è andato il sangue al cervello per una stronzata e ti ho aggredito, ma in realtà non ce l’avevo con te. Ce l’avevo con quello che in quel momento stavi rappresentando”.

“Uno stronzo della peggior specie?”

“Appunto!”, rise lei.

“L’ho capito Bee, è solo che ho fatto passare un po’ di giorni per capire meglio anche me stesso, per metabolizzare”.

“Hai fatto bene”, concluse lei.

Lui le passò un braccio attorno alle spalle.

Stare con Bee era rilassante. Poteva essere sempre se stesso senza paura di deluderla perché, in realtà, comprese che sarebbe semplicemente bastato parlare.

Condividere.

E quindi evitare malintesi.

“Te la ricordi quella canzone che sentivamo sempre a Galway?”, le domandò, assorto a guardare la luna.

“Ne ho una migliore…”, disse lei, comprendendo a quale canzone alludeva.

“Sarebbe?”, domandò lui.

“Magari, se fai il bravo, un giorno te la faccio ascoltare!!”

Orlando rise, spingendola di lato.

“Mi sei mancata, sùile gorma!”

“Anche tu a muirnìn!”

 

 

 

 

 

NDA.

 

Capitolo decisamente in gaelic style, questo! But don’t worry girls, ecco a voi la traduzione di ogni frase…più o meno! Se alla fine vi rendete conto che ne ho lasciata qualcuna…bhè, sono quelle frasi che vi dicevo avranno un senso più profondo alla fine della storia!

Serene…sono belle sorprese! ;)

 

 

Cad ghuige faoi Dhia an ndùirt tu sin?: cosa diavolo vai blaterando?

Ta tuirse orm: sono solo stanco.

Ina diadh: di lei?

: si

Mo nàire thù: vergognati!

Feicfid mè nois moille thù: ci vediamo dopo io e te.

Go malté tù: Congratulazioni

Go raibh maith agat: mille volte grazie.

 

 E grazie per i commenti e per le letture...intuisco dall'impennata che la storia vi sta piacendo! Non sapete come sono contenta, di questo!

Alla prossima!

Un abbraccio

Amaranta

 

 

 

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Orlando Bloom / Vai alla pagina dell'autore: Meahb