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Autore: Leslie_Hysteria    15/11/2008    1 recensioni
Le avventure di Isabel Davis e Jane Rose Evans, due quindicenni alle prese con la loro band, i ragazzi, la scuola superiore e molto, molto altro.
Ci sarà da divertirsi ^-*
{ Scritta a quattro mani }
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Abbiamo iniziato a scrivere questa fic lo scorso aprile (grazie a me xD NdL) (certo, sei tu che rompi sempre xD NdH) e non ancora finita (siamo al 5 capitolo)(Colpa mia, eh NdH). Be', devo ammettere che una delle ragioni per cui la postiamo è perchè speriamo ci aiuti a portarla avanti, dato che momentaneamente siamo bloccate. Speriamo che i vostri commenti ci diano una marcia in più, perciò se volete che prosegua commentate!
Come avrete capito è una fic scritta a quattro mani (due mie e due della mia cara Hysteria xd NdL)(Certo, perchè senza di me non tiravi avanti nemmeno mezzo nanosecondo ù.ù NdH).
Beeeeeh, vi lasciamo alla lettura. Siate clementi e vi prego, vi prego vi prego commentate *-*
xoxo Leslie & Hysteria (anche se questa intro l'ho scritta io ù.ù NdL)(Certo, sempre tu fai ù.ù Ma avrò la mia vendetta bwaHaH *W* NdH)

P.S. scusate eventuali errori di battitura sfuggiti al nostro "attento" controllo ^^"

N.B. Rosa- Isabel's POV
Azzurro- Rose's POV
Nero - Others

Chapter 1



Sono in piedi sul palco e stringo il microfono con entrambe le mani. Sento un centinaio di sguardi fissi su di me, in attesa che inizi a cantare.

C'è un rumore assordante... la gente urla... Con un mezzo sorriso faccio l'occhiolino ad Alex, e stringo delicatamente il plettro, mentre aspetto il via.

Maledico me stessa per essere così timida, ogni volta è sempre come se fosse la prima e non mi piace. Non mi sento a mio agio, con la minigonna a pieghe scura e la camicetta candida. Da qualche parte alle mie spalle Jack comincia a battere il tempo.

Sento le bacchette di Jack scandire il tempo... Chiudo per pochissimi secondi i miei occhi chiari, prima di lanciarmi in una melodia allegra.

Conto mentalmente le battute che mancano alla mia entrata. Inspiro e inizio a cantare. La voce, contrariamente a quel che temevo, esce chiara e limpida e in pochi secondi sono tutt'una con la musica. Fisso il pubblico con ancora una punta di timore e cerco di sorridere.

Sorrido anche io in modo rilassato... Mi piace esibirmi in pubblico, soprattutto adesso, che sono riuscita a farmi passare il classico timore da palcoscenico... Aspetto qualche secondo, prima di ricominciare a sfiorare le corde della chitarra.

La musica diventa più aggressiva e nello stesso tempo io supero la mia iniziale paura e mi lascio andare. Stacco il microfono dall'asta e cammino avanti e indietro per il palco, sorridendo.

La canzone volge ormai al termine... Il ritmo si fa sempre più veloce, e io mi sento scoppiettare. Sento che Alex si sta avvicinando, finchè non ci troviamo schiena contro schiena, sempre senza smettere di suonare.

Mi passo una mano tra i capelli scompigliandoli di più di quello che già sono. Torno davanti all'asta e la afferro, senza però riattaccare il microfono. Se ripenso a come mi sentivo prima di iniziare a cantare mi viene quasi da ridere, sentendo come sto adesso. Eppure so che, all'inizio di ogni esibizione, da oggi a forse tutta la mia vita, le mie ginocchia tremeranno sempre e sempre penserò di essermi dimenticata le parole della canzone. Riattacco il microfono e finisco di cantare con un sorriso, aspettando l'accordo finale.

Sentendo un brivido lungo la colonna vertebrale al contatto con Alex, mi preparo all'ultimo accordo.
Pizzico leggermente le corde, lasciando il suono prolungarsi.


La canzone è finita, mi mordo il labbro e continuo a sorridere, voltandomi per guardare i miei compagni. Ho caldo e sono sicura di avere le guance arrossate, poi il mio sguardo torna al pubblico, in attesa che il suono si spenga. Un boato di esulti e applausi riempie la sala, la gente salta su posto e strilla complimenti, io sorrido raggiante e tiro un sospiro di sollievo.

Lascio cadere il braccio lungo il fianco. Sento le urla della gente e sorrido soddisfatta, mentre Alex si sbraccia per salutare le fans urlanti. E' finita l'esibizione: da una parte sono contenta, perchè non vedo l'ora di stare un po' tranquilla, mentre dall'altra potrei rimanere lì a suonare tutta la notte. Mi sistemo la mini di jeans, mentre sento qualche fischio ed arrossisco, anche se non lo do molto a vedere.

Il locale urla e salta, io mi avvicino al microfono.
«Grazie mille ragazzi, buonanotte!» dico, con un sorriso.
Mi volto e raggiungo i miei amici. Jack si è alzato e ha in mano le bacchette. Le guance di Rose hanno un colorito vagamente roseo, mentre Alex è raggiante. Lasciamo assieme il palco e ci fermiamo dietro le quinte.


Sento le guance in fiamme, mentre il mio sguardo vaga sul nostro pubblico. Mi gira la testa, ho voglia di saltare...
Reprimendo i miei cinque minuti, faccio un cenno di saluto verso la folla.


Mentre Alex e Rose mettono via i loro strumenti, io mi raccolgo i lunghi capelli scuri in una coda alta e bevo un sorso d'acqua. «Allora, andiamo a casa o stiamo un po' qui?» chiede Jack, avvicinandosi a me ma parlando a tutta la band.

Alex medita per un po'
«Rose?» domanda. Li guardo un attimo
«Per me è uguale... io rimarrei anche qui...» rispondo, tranquilla.


Alzo le spalle.
«Penso di poter restare per un po'» dico, sorridendo.
Jack mi sorride, poi guarda Alex.
Anche da dietro le quinte, si sente benissimo la folla urlante. Non mi sembra ancora vero di essermi esibita in uno dei locali più popolari della città. Io, che frequento una scuola privata dove sono l'emarginata e la prima della classe; io che sono figlia di una pubblicitaria e di un avvocato. Non ci sono parole per descrivere quanto sono emozionata.


Sorrido e chiudo gli occhi. Sento ancora la folla che urla... «Fuori! Fuori!» urla, battendo il tempo con le mani. Non riesco a trattenermi e guardo gli altri.

Arrossisco, nonostante non ci sia nulla di imbarazzante, sentendo le urla della folla. Ci scambiamo un'occhiata comune, poi prendo la mano di Rose e torniamo sul palco.

La folla continua ad applaudire... Sento l’adrenalina che mi pervade, irrefrenabile… Dietro di noi ci sono anche Alex e Jack. Appena la mia mano si scioglie da quella di Isy, sento un brivido lungo la schiena, mentre il braccio di Alex passa intorno alla mia vita.

Saluto la folla con la mano, raggiante. Jack e poco dietro di me e fa la stessa cosa. Siamo piaciuti, ancora non riesco a crederci; faccio parte della band da poco ed ero sicura che sarebbe stato un fiasco. Invece la folla applaude e io la saluto senza alcun timore. È la prima volta che mi esibisco davanti a tanta gente, mi viene quasi da piangere.
Mentre un ragazzo esce ad annunciare la prossima band, noi torniamo dietro le quinte più felici di prima. Guardo l'orologio: sono quasi le undici. Impallidisco. Avevo promesso a mio cugino che sarei stata fuori dal locale alle dieci e quaranta, perchè lui mi riaccompagnasse a casa.
«Io devo andare» dico piano, alzando lo sguardo e afferrando la borsa.
Saluto tutti e, con un ultimo sorriso, esco e attraverso il locale mentre l'altra band inizia a suonare. David è in macchina, appena mi vede mi guarda seccato, io salgo e partiamo.


Guardo Isy sparire, dopo averla salutata. Mi passo una mano fra i capelli, mentre l'altra si appoggia sul mio fianco
«Cosa facciamo?» domando, rivolta ai due ragazzi. Alex scrolla le spalle e guarda Jack.


Jack la guarda correre via, poi si volta verso gli amici. Alex lo guarda.
«Io direi di stare ancora un po'» dice, tranquillo.

Scendo dalla macchina ringraziando David e corro a casa. I miei sono da qualche parte in giro per il mondo e mia sorella non torna questa notte. Raggiungo la mia camera e mi lascio cadere sul letto con un sospiro ripensando alla serata.

Mi stiracchio un po', e comincio a passeggiare avanti e indietro, mentre sorseggio la mia bottiglietta dell'acqua. Chiudo i miei occhi, e ascolto il gruppo che ci ha successo suonare una musica molto aggressiva; dopo poco riapro gli occhi.
Alex mi osserva in silenzio. Sentendo un lieve rossore salirmi lungo le guance distolgo lo sguardo.


Jack osserva in silenzio i due per un po', facendo roteare agilmente le bacchette tra le mani. Si appoggia al muro e sposta lo sguardo su due ragazze che sono riuscite a intrufolarsi dietro le quinte, osservandole con un certo interesse. I capelli biondo scuro gli cadono disordinatamente sugli occhi azzurri, le labbra sono incurvate da un piccolo sorriso.

Mi sfilo gli stivali e prendo il libro di lettere per ripassare un po', ma non riesco a concentrarmi sulle lettere, sono ancora troppo eccitata.

Alex si alza in piedi, senza riuscire a stare fermo. I suoi occhi azzurri vagano, alla ricerca di qualcosa, o forse qualcuno.
Seguo il suo sguardo, e incontro una ragazza alta e slanciata, con lunghi capelli scuri. Lo sguardo di Alex incontra il mio, e gli sfugge un mezzo sorriso.
Appena si rivolta alzo gli occhi al cielo... si diverte tanto?
Mi tormento un po' le mani, incerta su cosa fare. Il gruppo ha finito, ed ora finalmente torna dietro le quinte. Con un sorriso maligno, che dura solo qualche secondo, mi congratulo con i ragazzi della band, che si siedono non molto lontano da noi.


Chiudo il libro, annoiata, e mi alzo. Cerco il pigiama sotto il cuscino e lo infilo, tornando poi a sdraiarmi sul letto. Prima di spegnere la luce osservo la mia stanza. Accanto al computer sulla scrivania sono impilati i libri di scuola, sullo scaffale sopra di essa, pigiati stretti ci sono invece tutti i miei vecchi taccuini e diari, stracolmi di disegni, foto, dediche, pensieri e segreti. Sulla sedia della scrivania è già pronta la divisa per la scuola, lavata e stirata, composta dalla gonna a pieghe nera, la camicia bianca, il golf grigio con lo stemma della scuola e la cravatta nera. Vicino all'armadio c'è un paio di scarpe ballerine. Hai lati dello specchio che occupa la parete accanto alla porta ci sono un sacco di post-it colorati, pieni di annotazioni e numeri di telefono, volantini e qualche fotografia. Lo stereo e la tv sono nella parete in fondo, di fronte ad esse c'è il divano. Il disordine è nascosto in questa stanza... tutto pare in ordine e preciso, ma la mia ribellione si intravede attraverso i poster, i ritagli di riviste e altre cose che apparentemente inadeguate allo stile semplice da brava bambina.

Jack risposta lo sguardo su Alex e Rose, lei sta andando a congratularsi con il gruppo che ha appena smesso di suonare. Decide si imitarla e va a stringere la mano ai ragazzi, un po' più grandi di loro.

Torno a sedermi vicino agli altri due, sedendomi su un gradino di una specie di scaletta ed accavallando le gambe.
Alex si alza e va a chiacchierare con la ragazza con i capelli scuri.
Con un piccolo sorriso divertito lo guardo; deve aver detto qualcosa di molto divertente, perchè la ragazza sta ridendo... Beh, diciamo che davanti ad uno come Alex, bello, alto, magro, occhi azzurri e capelli marroni scuri, non può sentirsi male... Mi arriccio intorno al dito una ciocca di capelli biondi, mentre il mio sguardo ritorna sul gruppo che ha appena finito di suonare. E' composto da 4 ragazzi, e la mia attenzione viene attirata da un moretto che mi sta osservando. Sbatto le ciglia con fare innocente e lo saluto con la mano. Lui ricambia il saluto, ma dopo un po' prende il suo basso e se ne va.
Sento un clacson che suona mi sporgo dall'impalcatura.
Appoggiato ad una macchina nera c'è il ragazzo più stratosferico che abbia mai visto. Assomiglia in modo incredibile ad Alex...stessi lineamenti, stessi occhi azzurri. Vedendo che lo fisso mi saluta con la mano.
Non so esattamente perchè ma avvampo, diventando rossa come un peperone, mentre ricambio il saluto...
Dietro le mie spalle si affaccia anche Alex, che saluta il tipo con un sorriso
«Matt!» esclama. Io lo guardo un po' confusa...Poi mi si accende la lampadina.
Matt. Il fratello maggiore di Alex...quello che era partito per un soggiorno studio di un anno in Francia...
Alex si volta verso me e Jack
«Volete un passaggio fino a casa o rimanete ancora?»


Jack sorride e si avvicina all'amico, salutando Matt.
«Se non è troppo disturbo approfitterei» sogghigna.

Spengo la luce e cado addormentata in poco tempo, senza sentire il rumore della porta che si apre e si richiude.

Alex ride
«Nessun disturbo» dice, facendo salire Jack in macchina
«Rose?» mi chiama.
Ma io non lo sto ascoltando...la sua voce rimbomba, lontana...
«Jane Rose, puoi avere la grazia di ascoltarmi?» esclama fingendosi disperato e scuotendomi per il braccio. Torno bruscamente alla realtà.
«Sì...no, aspetta...huh?»
Matt scoppia a ridere. Perfetto...anche la figura dell'idiota dovevo fare...ma perchè tutte a me?!
«Vuoi uno strappo fino a casa?» mi domanda, guardandomi negli occhi e sorridendomi. Non so perchè, ma quella combinazione fa perdere qualche battito al mio cuore
«S..sì...grazie» rispondo, infilandomi nel sedile in mezzo. Che figura...mamma mia, che figura...


Nell'auto regna il silenzio più assoluto. Jack si schiarisce la voce più volte, ma nessuno sembra dargli retta. Sospira e guarda fuori dal finestrino, con aria assente. La macchina gira in una via e passa esattamente davanti alla villa dei genitori di Is. «Matt mi lasci qui per favore?» domanda il ragazzo, portando una mano sulla maniglia.

Matt annuisce e ferma la macchina davanti al cancello della villa.
«Ecco» dice, con un mezzo sorriso.
Io e Alex salutiamo Jack, che si accinge ad uscire dalla macchina.


Jack ringrazia, saluta e scende dal veicolo. Aspetta che si sia allontanato, prima di scavalcare il cancello e trovarsi sul vialetto di pietra. È quasi impressionato dalle dimensioni della casa, nella via di Is tutte le case sono grandi, ma quella dei suoi lascia intendere subito che sono particolarmente ricchi. Individua in poco tempo la finestra della sua camera e si arrampica sull'albero accanto, entrando attraverso la porta del balcone che ha lasciato aperta. Si guarda intorno, poi la vede e le si avvicina. Le scosta una ciocca di capelli dal viso e accarezza la pelle vicino al mio orecchio mentre Isabel, ignara di tutto, dorme beata. Rimane un po' a guardarla sorridendo, scribacchia un messaggio su un biglietto e lo attacca allo specchio assieme a tanti altri ed esce senza far rumore.

Chiudo gli occhi, mentre sento la macchina ripartire. Dopo un po' li riapro. Matt sta imboccando la via di casa mia. Si ferma davanti al cancelletto bianco.
Ringrazio e scendo dalla macchina. E' buio, per fortuna c'è il lampione, altrimenti non avrei mai trovato il biglietto...
"Cara Rosie, siamo fuori città per i prossimi giorni. Le chiavi dovresti averle. In caso di necessità chiama la zia. Mamma e papà".
Inorridisco. Le chiavi... oddio...
Comincio a frugarmi in tasca, apro la borsa... niente...
Impreco sottovoce...Cosa faccio? Recupero il cell e compongo velocemente il numero di mia zia, che squilla libero ma senza risposta.
Mi passo una mano fra i capelli. Calma. Calma e sangue freddo.
Un'idea mi passa per la testa. Comincio a correre lungo il marciapiede. Ringrazio il cielo di essere una tipa abbastanza sportiva...
Dopo diversi minuti che corro imbocco una via a sinistra... eccola!
Mi appoggio con la schiena contro il muro della casa e suono il citofono. Mi risponde la voce di Alex
«Sì?» domanda.
Saluto con aria comica nella telecamerina
«Rose? Che ci fai qui?» domanda. Gli spiego velocemente la situazione, angosciata.
«...quindi non è che posso fermarmi a dormire da voi? Solo questa notte, giuro che domani me ne vado, ma non so dove andare, non ho le chiavi e la zia non risponde al cell e, poi...» Eccomi, sono partita... Alla faccia della calma e del sangue freddo...
Alex mi zittisce
«Zitta e sali»
Sospiro di sollievo e spingo il portone e salgo le scale.
«Non so davvero come ringraziarla...» esclamo alla madre di Alex, una volta chiusa la porta alle spalle.
«Non ti preoccupare, Rose... sai che sei sempre la benvenuta qui!» esclama lei, soffocando uno sbadiglio. Mi dispiace aver dato loro questa noia a questa ora di notte...
«Ora, se non vi dispiace, io andrei a letto... e converrebbe anche a voi... è mezzanotte passata...» dice, prima di sparire nella sua stanza.
Guardo Alex in silenzio. Lui mi sorride, e poi mi accompagna nella mia stanza, ovvero la stanza degli ospiti.
La stanza è abbastanza grande e spaziosa, con una grande porta-finestra che da una visuale fantastica. Ci sono un letto, un armadio, una poltrona ed una scrivania con un computer. In un angolo c'è anche uno scaffale stracolmo di libri. Entro lentamente nella stanza, guardandomi attorno. Non avendo dietro nessuna valigia mi lascio cadere sul letto, esausta.
«Nell'armadio dovrebbero esserci dei pigiami di mia madre che non le vanno più...» dice Alex. Io annuisco, mentre mi alzo ed avanzo verso di lui, che indietreggia.

«Beh... buonanotte, Alex... e grazie ancora» sussurro, dandogli un bacio leggero sulla guancia e chiudendo la porta. Mi volto e apro l'armadio; dopo un po' di ricerca tiro fuori un pigiama celeste in tinta unita. Me lo infilo rapidamente, poi mi sdraio nel letto, anche se non mi addormento subito. Non ne ho intenzione. Rimango sveglia a guardare le stelle... voglio pensare... voglio sognare... finchè le mie palpebre non cedono, lasciandomi scivolare lentamente nel dolce mondo dei sogni...

  
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