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Autore: Night Fury96    03/01/2015    9 recensioni
(dal capitolo 1)
- Oh, è tutto il giorno che si comporta come se ci fosse qualcuno che ci segue, ma non c’è nessuno! Ammetto che un po’ mi sta preoccupando..- disse il ragazzo guardando l’amico drago con preoccupazione, mentre questo continuava a spostare lo sguardo da Hic alla creatura invisibile davanti a loro.
- Chi lo sa, magari è Jack Frost!- disse per scherzare l’Immenso tornando ad abbuffarsi.
- Chi?- chiese Hiccup.
- Come, non lo sai? è l’ultima uscita di Skaracchio! Ne parla da quando è tornato dalla Norvegia. Dice che è lo spirito del gelo e che è lui a portare le tormente di neve e le bufere... Bah... per me i fumi del suo Ruba Ossa gli hanno confuso un po’ le idee...- disse l’Immenso ridendo.
Hiccup si voltò nuovamente verso il drago per poi guardare il punto dove esso stava guardando... Rimase un momento a fissare il vuoto... Lo spirito del gelo che perseguitava il suo drago?
Genere: Comico, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Sdentato, Sorpresa
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 14: Forever and Ever

 

Le nuvole bianche e candide ricoprivano l'isola e la neve scendeva limpida e lieve.

I bambini erano fuori a giocare e a fare pupazzi di neve a forma di draghi, felici di rivedere quella strana, ma magica nevicata che da anni non si era più fatta vedere.

A Berk regnava il divertimento, ma tra tutti quei risi e sorrisi, uno in particolare catturò l'attenzione della gente.

Un ragazzo vestito con un armatura, sgusciò fuori di casa correndo, inseguito dal suo drago nero che balzava tutto contento. Hiccup cercò di placarlo e vi montò sopra, sempre ridendo felicemente.

Quei pochi che lo videro, sorrisero nel vederlo così felice. Era da molto che non sorrideva così.

Il vichingo accarezzò il muso del suo drago per poi voltare il capo alla sua destra e dire

  • Andiamo?-

La risposta arrivò prontissima, anche se nessuno la poté sentire e le persone immaginarono che stesse parlando con il drago, ma non importava, a Hiccup non importava più niente di quello che gli altri potessero pensare e con un sorriso partì in volo.

Subito dopo ciò, Stoick uscì dall'abitazione, con gli occhi sgranati anche lui, per averlo visto nuovamente così contento.

Nel vederlo volare, l'omone sorrise e tornò dentro casa, sollevato.

Hiccup e Sdentato volavano veloci come un razzo fino a superare la coltre di nuvole che coprivano il villaggio e godersi quel sole caldo e accecante, per poi tornare ancora più bassi per volare tra le nuvole, sfiorarle ed oltrepassarle. Hic rideva felice, insieme al suo drago che era ancora più sollevato nel vedere il suo migliore amico di nuovo così contento.

  • è tutto qui quello che sai fare?- chiese il vichingo per stuzzicare l'ospite che li stava seguendo per tutto quel tempo.

Un ragazzo dai capelli bianchi come la neve, stava volando al suo fianco con il sorriso smagliante e la risata da angelo.

  • Assolutamente no femminuccia! E tu?- rispose questi scatenando le risa di Hiccup.

  • Tu non hai la minima idea di cosa io abbia imparato in tutti questi anni.- disse il vichingo con fare sicuro di se.

  • Ah sì? Mettimi alla prova!- rispose prontamente Jack Frost.

Hic lo guardò con fare di sfida mentre il drago alzò gli occhi al cielo capendo già di cosa si trattasse.

Il vichingo si avvicinò all'orecchio del suo amico per dirgli

  • Che dici bello? Gliela diamo una lezione a questo sbruffoncello?-

Il drago in tutta risposta gli diede uno schiaffo con l'orecchio, scatenando le risa di Jack

  • Pare che Sdentato non sia tanto d'accordo.- disse ormai sicuro di aver vinto la sfida di volo.

Hic sbuffò – Nah! Fa sempre così!-

e detto ciò tirò una manovella sulla sella di Sdentato, staccò i lacci che lo tenevano attaccato a lui e separò la protesi dalla staffa apposita.

Jack lo guardò stranito, ma incuriosito.

Hiccup gli lanciò un ultimo sguardo di sfida, prima di dare un buffetto sulla testa di Sdentato e lasciarsi cadere nel vuoto.

Jack sgranò gli occhi e si precipitò a raggiungere Hiccup per salvarlo da quella che sarebbe stata morte certa e non capiva il perché Sdentato l'avesse lasciato fare e si era solo limitato a raggiungerli senza fare niente, continuando a mantenere quello sguardo contrariato e scocciato.

Jack afferrò Hiccup, che però si divincolò

  • Ma che stai facendo?! Ti ammazzerai!- esclamò Jack.

Hiccup rise.

  • Pensi di essere l'unico ad aver imparato a volare?- domando Hiccup.

Jack lo guardò ancora più stranito, ma vedendo lo sguardo tranquillo di Hic, decise di lasciarlo fare e si allontanò, mentre Hic si mise dritto, portando le braccia a delle maniglie che stavano sui pantaloni, e tirandole.

Da queste uscirono fuori delle ali e Hiccup iniziò letteralmente a volare/planare.

Jack arrestò il suo volo e guardò Hic con gli occhi fuori dalle orbite e la bocca spalancata.

Il vichingo nel vedere quella sua reazione scoppiò a ridere.

  • Chiudi quella bocca o ti entreranno le mosche!- disse.

Jack la richiuse immediatamente, riprendendosi da quella visione che subito trovò meravigliosa e lo raggiunse.

Intanto Hiccup aveva azionato anche l'ala caudale ed ora sembrava un vero drago.

  • Hiccup! Ma tu... tu puoi volare!- esclamò Jack.

Hic rise – Hai visto?-

  • Tu... tu sei...-

  • Un genio? - finì il vichingo. Jack sorrise, ma aggiunse:

  • Incredibile.-

Hic gli restituì il sorriso e disse – Ho preso dal migliore.-

Jack rise e gli strizzò l'occhio e i tre continuarono a volare, felici verso l'orizzonte, verso il futuro... un futuro migliore, più caldo e luminoso, un futuro alla ricerca dell'avventura, della felicità e dell'amore.

 

La relazione dei due continuò per molto tempo. Jack alternava le sue visite di mese in mese, prendendosi tre mesi di fila in inverno e lasciando tre mesi di pausa per il raccolto d'estate, per evitare di glaciare un'altra volta Berk e rischiare di perdere un'altra volta Hic.

Così la loro relazione poteva continuare quasi normalmente.

A Berk ce n' erano di cose da fare. Jack aiutava Hiccup a studiare per diventare capo villaggio, il giorno si faceva sempre più vicino.

Le lezioni di Stoick erano noiose, ma con la compagnia invisibile di Jack erano molto più piacevoli.

Hic cresceva, ma il suo amore per Jack non mutava e lo stesso valeva da parte dell'albino.

Lo spirito del gelo accompagnò Hiccup in tutte le sue spedizioni in mare, fino ad arrivare alla fatidica spedizione verso il Nuovo Mondo di cui Jack gli aveva parlato anni addietro.

Gli aveva promesso che lo avrebbe portato lì, una volta assicurato che sarebbero diventati veramente amici. I due scherzarono dicendo “più amici di così” e il viaggio iniziò.

Fu dura convincere il padre, dopo tutto si credeva che oltre un certo punto il mondo finisse, ma una volta parlato di nuove tipologie di piante e di verdure, alla fine venne convinto e partì insieme al figlio e ad una flotta di marinai di Berk verso questo magnifico viaggio.

La spedizione durò qualche settimana, molto meno rispetto a come era stato pianificato sentendo i racconti di Jack, ma guarda caso, il vento era sempre a loro favore e alla fine arrivarono.

Battezzarono quel posto come Frostland, ignari del fatto che un giorno verrà ribattezzata come America, ma sarebbero comunque rimasti i veri scopritori per uno Spirito immortale al quale era, per di più, stato dedicato il nome.

Stoick subito non era a favore dato che voleva battezzarla come Nuova Berk, ma dato che per lui era stato Hiccup ad averla scoperta, decise di accontentarlo.

Jack era rimasto senza parole di fronte a quel gesto.

Al loro ritorno i festeggiamenti furono enormi. Soprattutto tra Jack ed Hiccup, ma quelli furono in privato.

Portarono piantagioni di patate, mais e molti altri ortaggi e scoprirono il cioccolato e il caffé, che però decisero di tenersi per sé. Il mercante Yohan non avrebbe usufruito di quelle ricchezze.

Frostland sarebbe stata solo loro.

 

 

Gli anni passarono e sfortunatamente, il giorno arrivò...

Quel giorno ci fu festa per tutta Berk. Il figlio del capo si sarebbe sposato.

Le barche dell'altro villaggio approdarono. La sposa era pronta, era tutto pronto eccetto lo sposo.

Hiccup e Jack erano a casa, in silenzio, illuminati dalla luce fioca del camino.

Hic era vestito con un'armatura di metallo lucente e con un mantello di pelliccia d'orso. Stava seduto con lo sguardo chino, mentre Jack gli stava a fianco con la mano poggiata sulla sua spalla.

Sapevano che sarebbe dovuto succedere, la ragazza era entrata nell'età del matrimonio e avevano perso anche abbastanza tempo, ma prima o poi sarebbe arrivato il momento.

  • Se ti può consolare... sei uno schianto.- gli disse Jack.

Hiccup fece una risata amara, ma ancora tacque.

Il silenzio li inondò nuovamente. La tensione era palpabile, così Jack decise di interromperlo per la seconda volta.

  • Beh, guarda il lato positivo. Se ti avessi sposato io, a quest'ora saresti vestito da donna.-

A quella frase, Hic rise sinceramente, alzandosi e dicendogli:

  • Sei un idiota.-

Jack sorrise vedendo che era riuscito a tirarlo un po' su di morale, ma durò ben poco, dato che Hic si avvicinò alla finestra per vedere tutti i preparativi.

Ormai era quasi pronto.

  • Lo sai che non cambierà nulla tra noi... vero?- disse Jack.

    Nel sentire ciò, Hic si voltò verso di lui e lo guardò in modo serio.

Jack non capì il motivo di quello sguardo. Forse veramente Hic dubitava di ciò?

  • Lo sai...?- ripeté Jack.

Hic fece un respiro profondo e parlò.

  • So che i miei sentimenti verso di te non cambieranno... ma tutto il resto...- disse solo.

Jack sgranò gli occhi ed iniziò a preoccuparsi.

  • Cosa vuoi dire?- chiese.

  • Jack... io ormai ho quasi trent'anni... sto per sposarmi, non ci vorrà molto che la mia futura moglie mi chiederà magari un figlio e...-

  • Aspetta tu vuoi stare veramente con quella?- chiese Jack shockato.

  • Che scelta ho? Secondo te mia moglie non andrebbe in giro a dire che preferisco fare l'amore con il vuoto piuttosto che con lei?-

  • Mi sembrava di aver capito che non ti importasse più di quello che pensa la gente.-

  • Ed è così, ma... Jack! Mettiti nei miei panni... come posso controllare due relazioni così?- disse Hic

  • Puoi stare con lei, ma puoi stare anche con me! Sono un amante invisibile, cosa c'è di più facile?!-

  • Jack...- disse Hic per poi sospirare non sapendo più come mandare avanti il discorso.

Jack subito pensò di aver vinto, ma comunque vedeva che Hic non era lo stesso convinto.

Calò nuovamente il silenzio, ma questa volta fu Hiccup ad interromperlo.

  • Tu una volta mi hai detto che saresti stato pronto anche a lasciarmi se te lo avessi chiesto...- disse in un sussurro.

Jack sgranò gli occhi. Non poteva credere a quello che stava sentendo. Il cuore gli sembrò come se si fosse fermato e gli venne il nodo alla gola, ma comunque non si fece abbattere e trattenendo le lacrime disse solo.

  • Sì, è vero.-

Hiccup fece un respiro profondo e si voltò, anche lui con gli occhi lucidi

  • Forse... è arrivato il momento.- disse solo.

Jack si morse un labbro prima di dire.

  • Non puoi pensarci un po' prima?-

Hic scosse il capo

  • Sono mesi che ci sto pensando...-

  • Allora ripensaci! Non puoi mandare all'aria tutto quello che abbiamo fatto! Tutto quello che siamo! Hiccup, io sono pronto a sopportare quella donna! Sono pronto a tutto pur di stare con te!- disse l'albino ormai sull'orlo di una crisi.

  • Sto invecchiando Jack...-

  • Sono pronto anche a quello.- disse lui.

  • Sei sicuro? Saresti pronto a continuare a stare con un vecchio raggrinzito? Saresti pronto a baciarmi lo stesso a continuare a fare l'amore con me? Saresti pronto a ciò? -

Jack tacque, mentre una lacrima sfuggì al suo controllo.

Hiccup invece respirò per tentare di non piangere anche lui.

  • So che riuscirai a lasciarmi Jack... prima o poi sarebbe dovuto succedere... prima o poi io morirò.-

  • Io sono pronto ad attendere insieme a te quel momento.-

  • Ma io voglio che tu mi ricordi così. Non come un vecchio malato... quindi se devo morire per te... preferisco che sia oggi.-

Il silenzio ritornò e Jack gli diede le spalle per nascondere le lacrime che stavano ormai scendendo senza controllo.

  • Non sono ancora pronto.- disse solo.

Hic fece un respiro e chiese – Quanto ti serve?-

Jack si voltò di scatto, ora infischiandosene di farsi vedere mentre piangeva

  • Non lo so! Magari mesi! Anni! Magari non vorrò mai essere pronto a lasciarti!-

  • Tu sapevi che sarebbe successo.-

  • Ma non ora! Non oggi!-

  • Tu mi avevi promesso che avresti messo la mia felicità prima di tutte, persino prima della tua e che saresti stato pronto ad andartene.- disse Hiccup calmo.

  • Io dico molte cose.- rispose di istinto Jack

  • Allora mi stai dicendo che mi hai mentito?- chiese Hic con la stessa calma

  • No! Sì! Non lo so! - esclamò l'albino voltandosi nuovamente.

Per la terza volta in quella sala, calò il silenzio, mentre Jack cercava di calmarsi e di far smettere di scendere le sue lacrime. Il tempo fuori era già peggiorato. I vichinghi cercavano di tenere ferme le decorazione che stavano per essere strappate via dal vento, mentre gli ospiti vennero scortati a cercare dei ripari. Anche per quello Jack tentò di calmarsi, non voleva fare del male alle persone.

Dopo poco tempo, Jack fece un respiro profondo e disse.

  • Perché non me ne hai parlato prima di questa tua idea?- chiese più calmo.

  • Perché non sapevo come dirtelo e... solo oggi mi sono deciso...- disse Hic abbassando lo sguardo.

  • Dovevi rendermi partecipe da molto più tempo... ora mi stai costringendo ad andarmene così dal nulla, pretendendo che io sia pronto a ciò... come puoi pensare che io riesca ad andarmene così all'improvviso?- chiese per poi guardarlo da dietro la spalla.

Hiccup scosse il capo.

  • Non lo so... scusami...- disse solo.

    I due non si guardarono. Jack strinse gli occhi e cercò nuovamente di calmarsi anche se il cuore gli batteva all'impazzata ed ogni tonfo era sempre più doloroso.

Poi Hiccup parlò nuovamente

  • Ti chiedo scusa Jack... hai ragione. Sono solo un egoista. Puoi restare tutto il tempo che vuoi... come ho potuto pensare una cosa così?- disse Hiccup seriamente dispiaciuto e anche lui sull'orlo delle lacrime.

Jack ruotò il capo e guardo Hiccup da sopra la spalla, la testa bassa e nascosta dai ciuffi castani, le braccia conserte come in un auto-abbraccio.

Rimase in silenzio per qualche secondo, fino a quando non prese una decisione e si voltò.

  • No.- disse solo.

Hiccup alzò lo sguardo e vide Jack, dinnanzi a lui, i pugni stretti, lo sguardo deciso, le labbra serrate tra i denti nello sforzo di trattenersi dal piangere di nuovo.

Poi l'albino alzò lo sguardo e dopo un respiro profondo continuò.

  • Ti avevo promesso che... se me lo avessi chiesto io... me ne sarei andato... e così farò.- disse infine anche se la sua voce si spezzò molte volte durante la frase.

Hiccu scosse il capo, sgranando gli occhi.

  • Jack, avevi ragione! Io non posso chiederti così tanto all'improvviso!- disse Hic, forse improvvisamente preso dalla vera paura di perderlo.

Alla fine neanche lui era pronto.

  • Sì, ma Hic... io te lo avevo promesso e... se è questo che veramente vuoi io... - fece un ultimo respiro e continuò – sarò pronto ad accontentarti.-

I due si fissarono, ormai entrambi sull'orlo delle lacrime.

  • è quello che tu vuoi, Hiccup?- chiese Jack.

Hic sospirò e finalmente una lacrima gli sfuggì dal suo controllo.

  • No... no, non è quello che voglio... ma so che è la cosa giusta da fare.-

Jack chiuse gli occhi e anche a lui sfuggì nuovamente una lacrima. Poi fece un sorriso amareggiato ed annuì

  • D'accordo allora.- sussurrò riaprendo gli occhi.

Hiccup lo guardò tristemente e fece per abbracciarlo, quando dalla porta entrò Stoick.

  • Sei pronto figlio? Abbiamo dovuto spostare la cerimonia nella Grande Sala, è appena scesa una terribile bufera! Comunque siamo tutti pronti! Manchi solo te!- disse l'Immenso con un enorme sorriso.

Hic si voltò lievemente verso di lui, asciugandosi la lacrima, per poi guardare verso Jack che si maledì per non essere riuscito a controllare la bufera.

Il vichingo continuò a fissarlo. Jack sembrava un morto vivente, ma non appena vide lo sguardo preoccupato di Hiccup, riuscì a regalargli un sorriso.

  • Vai pure Hic... ho promesso anche che ci sarei stato alla cerimonia, quindi non me ne vado senza salutarti.- disse.

Hiccup cercò di non piangere, ma non ci riuscì e gli sussurrò un – Grazie.-

Poi si voltò verso il padre, prese la spada dei suoi antenati che Stoick gli stava porgendo, insieme alla lancia, simbolo di Thor e i due uscirono, lasciando Jack da solo in quella casa che finalmente diede sfogo a tutto il suo dolore.

Lo aveva promesso ad Hiccup, ma faceva comunque un male cane.

Non era pronto a lasciarlo... ma forse non lo sarebbe mai stato.

Intanto Hiccup e il padre arrivarono dentro la grande sala, dove tutta Berk stava attendendo impaziente.

Sdentato era già sull'altare, pronto a confortare e ad accompagnare l'amico, anche se ufficialmente era lì come simbolo della grandezza del cavaliere vichingo che la donna stava per andare a sposare.

Hiccup salì sul piedistallo dove si sarebbe svolta la cerimonia. Al suo fianco c'era l'immancabile Gothi e il suo traduttore di fiducia Skaracchio che lanciò a Hiccup uno sguardo preoccupato.

  • Tutto bene?- gli sussurrò

  • No.- rispose subito Hic – Ma prima o poi passerà.- finì.

Poi calò il silenzio e le cornamusa iniziarono a suonare, mentre tutti si alzarono per accogliere la sposa, che era vestita con una tunica lunga e bianca, aderente in vita e un velo che le copriva il volto e le copriva anche i capelli raccolti in un moccio, adornato con la stoffa e delle coroncine di fiori.

Ad accompagnarla vi era lo zio, dato che sia il padre che il fratello erano morti e la cerimonia prevedeva che fosse un parente maschile ad accompagnarla.

Nella prima fila vi era la madre che osservava la scena con le lacrime agli occhi, commossa.

Anche Hiccup aveva le lacrime agli occhi, ma certamente per altri motivi.

Una volta arrivati, la giovane si posizionò davanti ad Hiccup mentre Stoick e lo zio della fanciulla si scambiarono la dote del Mundur* .

La cerimonia poteva cominciare.

Iniziò l'invocazione agli Dei con la donazione di un animale simbolo di uno degli Dei della fertilità, alla futura coppia, e fu scelta una capra, simbolo di Thor.

In quel momento Hiccup iniziò a temere che Jack non ce l'avesse fatta a venire, ma proprio quando stava per perdere le speranze, questo comparve dinnanzi a lui, vicino alla sposa, con un sorriso smagliante di quelli che solo lui sapeva fare.

Hiccup lo guardò e sorrise anche lui, mimando un “grazie” con le labbra.

Jack annuì - era il minimo che io potessi fare.- disse continuando a sorridere.

Skaracchio sorrise nel vedere la scena e continuò a tradurre i disegni e i gesti di Gothi.

  • Potete scambiarvi le spade.- disse Skaracchio.

Hiccup e la ragazza si porsero reciprocamente le spade dei loro antenati, le quali una rappresentava la tradizione della famiglia e la continuazione della linea di sangue, mentre quella donata allo sposo dalla moglie rappresentava il trasferimento della potestà paterna e del compito di proteggerla, dal padre al nuovo marito.

Sull'elsa delle spade si trovavano i due anelli, che si erano scambiati attraverso lo scambio della spada e Skaracchio invitò gli sposi ad indossarli.

Hic lo fece e guardò nuovamente Jack che osservava la scena con naturalezza e felicità, anche se dentro di sé continuava a soffrire infinitamente, ma doveva essere forte, lo doveva fare per Hiccup, glielo aveva promesso e lui manteneva sempre le sue promesse. Avrebbe mosso mari e monti per saperlo felice e così avrebbe fatto. Non lo avrebbe mai più deluso... anche se ciò significava dover mettere la sua felicità al di sopra della propria.

  • Per i poteri conferitemi da Gothi, che le sono stati conferiti dagli Dei, io vi dichiaro marito e moglie. Hic puoi bacia... - Skaracchio non finì la frase che imprevedibilmente, Jack si fiondò sulle labbra di Hiccup, baciandolo con passione e carpendo così il suo ultimo bacio.

I due si separarono ed Hic guardò Jack sconvolto. Lui gli sorrise.

  • non poteva rubarmi questo bacio... mi apparteneva da molto più tempo di lei. Ora io e te siamo effettivamente sposati e noi lo sappiamo e lo saremo per sempre. Ubbidirò al tuo volere Hiccup, ma ora tu rimarrai mio marito e io il tuo. - disse Jack per poi separarsi da Hic.

Il vichingo sorrise e si fece scappare una lacrima di commozione.

  • Niente poteva rendermi più felice.- sussurrò Hiccup.

Jack sorrise, per poi voltarsi verso Skaracchio e fargli segno di andare avanti.

L'anziano, che si era anche lui commosso, ritornò alla realtà e con un colpetto di tosse riprese la frase.

  • Stavo dicendo! Hiccup, puoi baciare la sposa!-

In tutta la sala si scatenarono urla di festeggiamenti, mentre la ragazza si avvicinava timidamente, togliendosi il velo e posando le labbra su quelle di Hiccup che però ormai apparteneva ad un altra persona e così sarebbe stato per sempre.

 

 

Come aveva promesso, Jack quella sera se ne andò. Non ebbero il tempo di darsi l'addio come avevano fatto tempo addietro, ma quel bacio bastò per chiudere la relazione nel migliore dei modi.

Hiccup non vide Jack durante i festeggiamenti e non si sorprese di ciò... gli aveva già fatto il regalo più grande sposandolo, ma ancora si chiese se aveva fatto la scelta giusta... ma ormai era troppo tardi.

L'assenza di Jack si fece sentire, i primi anni furono insostenibili, ma dopo un po' il dolore fu più sopportabile.

Lo stesso non si poteva dire per Jack.

La sua concezione del tempo era molto diversa, ma da quando non aveva più la certezza di poter tornare, anche un solo anno per lui diventava un eternità.

Ogni cosa gli ricordava lui. Il mondo era diventato un posto di solitudine ed insensato.

Non poteva più mettere piede nel Nuovo Mondo, o per meglio dire Frostland, dato che era diventata la loro terra e tornarci senza di lui sarebbe solo stata la conferma che lo aveva perso per sempre.

Le persone gli passavano attraverso, ma ormai era quello che gli faceva meno male.

Non aveva più voglia di giocare con i bambini, persino volare gli stava stretto senza la compagnia di Hiccup e Sdentato.

Ormai passava buona parte del suo tempo nel polo Sud, dove poteva sfogare tutta la sua rabbia senza recare danno a nessuno.

Chiedeva consigli alla luna, chiedeva risposte, ma lei non gli rispondeva, lei lo aveva abbandonato nella sua solitudine e nella sua disperazione.

Il suo creatore gli aveva voltato le spalle, come anche l'uomo che amava.

Sarebbero rimasti sposati, ma cosa importava? Non si sarebbero mai più rivisti.

Molte volte gli veniva la tentazione di tornare, ma quando era a pochi chilometri dall'isola, si immobilizzava ricordando che glielo aveva promesso e che avrebbe lottato per la sua felicità, avrebbe lottato contro qualunque cosa, anche contro se stesso e così tornava indietro.

Gli anni passavano... ormai Jack aveva perso il conto, gli sembrava comunque un eternità e senza il vichingo ormai lui non aveva più senso d'esistere.

Vagava per il mondo come un'anima in pena, portava l'inverno, ma non provava più piacere a lanciare palle di neve, non provava più alcun tipo di emozione se non il dolore e il rimpianto.

Poi una sera, vagando per le strade di un villaggio francese, scorse da lontano una coppia... una coppia di ragazzi.

Incuriosito, Jack andò ad osservarli. I due ragazzi avranno avuto all'incirca l'età che aveva Hiccup quando si erano conosciuti. Una volta certi di non essere visti da nessuno i due si baciarono.

A Jack gli si scaldò il cuore nel vedere che almeno loro due potevano stare insieme.

  • Non importa quello che dice la gente, io voglio continuare a stare con te.- disse uno

  • Anche io... per sempre.- rispose l'altro e i due si ribaciarono.

Jack non ce la fece a continuare a vedere e volò via evitando così di interromperli con un improvvisa bufera di neve.

Una cosa era assolutamente sicura... Hiccup gli mancava da morire... e se fosse tornato solo per osservarlo? Solo per vedere come stava? Non gli avrebbe parlato e magari per lui sarebbe comunque stato come se non fosse mai tornato.

Decise di cedere alla tentazione e così tornò alla volta di Berk.

Il viaggio non durò molto, Jack era su di giri all'idea di rivederlo anche solo da lontano.

La luna era alta nel cielo e al suo arrivo una lieve nevicata iniziò a scendere sulla già innevata Berk.

Jack posò nuovamente i piedi in quel villaggio. Improvvisamente gli sembrò come se non fosse passato neanche un giorno dall'ultima volta che ci era andato. Era rimasto tutto come prima e tutta la nostalgia che provava, come per incanto svanì.

Jack camminò per il villaggio, osservando ogni cosa preso dalla felicità di rivedere quel posto.

Attraversò la grande piazza fino a quando non si trovò esattamente di fronte alla casa di Hiccup.

Il ragazzo fece un respiro profondo e la osservò. Era esattamente come se la ricordava. Piccola, di legno, ma allo stesso tempo imponente su quella alta collina. Per un momento gli sembrò di vedere dinnanzi ad essa quel tenero ragazzino intento a montare una sella sul suo drago nero. I capelli castano-ramato, lisci, ma scompigliati, gli occhi verdi come le foreste e il sorriso angelico. Il ragazzino dei suoi ricordi si voltò a guardarlo e gli sorrise dicendogli “ciao Jack!”. Poi la visione scomparve.

L'albino tornò alla realtà, sbattendo gli occhi e scuotendo il capo. Guardò nuovamente la casa e finalmente si decise e si librò in volo fino ad arrivare dalla finestra.

Al suo interno ritrovò Sdentato, coricato dinnanzi al camino, sonnecchiante. Nel rivederlo a Jack scappò un sorriso smagliante. Voleva entrare a salutarlo, ad abbracciarlo, anche lui gli era mancato da morire, ma la sua ricerca non era finita.

Cercò in giro, nelle altre stanze, ma per colpa della condensa nelle finestre, non riuscì a vedere molto e di Hic neanche una traccia, fino a quando non vide qualcosa muoversi velocemente per i corridoi ed un attimo dopo uscire dalla porta.

Jack volò a velocità razzo sul tetto, appiattendosi sulle tegole, per evitare di farsi vedere.

Era forse Hiccup? Lo aveva visto mentre cercava di spiarlo?

I suoi dubbi però vennero presto smentiti, dato che sentì le urla di due personaggi che esclamarono – NEVE!!! Sììì! Nevica!!!-

A Jack gli sembrò come se il cuore gli si fosse fermato... erano... dei bambini!

L'albino si sporse dal tetto quel poco che bastava per vedere dei ragazzini che si arrotolavano sulla neve e si lanciavano palle fatte con essa.

Avranno avuto all'incirca sei o sette anni. Erano piccoli e gracili, ma molto scattanti. Uno era un maschietto e aveva i capelli corti e spettinati, di un colore castano e gli occhi color nocciola. L'altra era una femminuccia dai capelli legati con due trecce, di un colore rosso ramato, gli occhi verde scuro e le guance sprizzate di lentiggini.

Erano... i suoi figli?

Jack restò ad osservarli, imbambolato. Era davvero passato così tanto tempo? Era vero che gli era comunque sembrato un eternità, ma come poteva essere già padre? No, non potevano essere i suoi... come poteva?

Ad un tratto, anche un altra persona uscì dalla casa e in quel momento a Jack gli si gelò il sangue, già abbastanza freddo di suo...

Sotto di lui c'era un uomo, con un mantello di pelliccia,vestito con una tunica verde e una cotta in metallo, con sotto dei pantaloni dello stesso colore, le spalle larghe sfiorate dai capelli lunghi castano/ramato e una barba incolta dello stesso colore dei capelli.

Per un momento gli sembrò di svenire... poteva riconoscerlo tra mille... quello era lui... quello era Hiccup.

  • Bambini non allontanatevi troppo e state attenti a non prendere freddo.- disse l'uomo

  • D'accordo papà!- rispose la bambina.

Papà... lo aveva chiamato papà... quindi non vi erano dubbi... quelli erano i suoi figli... lui era diventato padre... aveva continuato a vivere come se Jack non esistesse, era andato avanti senza problemi, mentre Jack soffriva come un cane.

Ma perché prendersela tanto? Dopotutto glielo aveva detto... lo aveva avvertito che lo voleva lasciare per poter fare una vita normale... e Jack aveva obbedito per la sua felicità...

Almeno ora sapeva che il suo dolore era non era stato vano. Hic era felice, aveva una famiglia, era ormai capo villaggio. Probabilmente non si ricordava di lui e anche se avesse voluto farsi vedere probabilmente sarebbe risultato ancora una volta invisibile.

Jack chiuse gli occhi e cercò di non piangere. Perché avrebbe dovuto farlo poi? Hic era felice ed era quello che importava.

  • Lo so che ci sei.- sentì poi improvvisamente.

Jack sgranò gli occhi e il cuore iniziò a battere all'impazzata. Stava forse parlando... con lui?

  • Jack Frost?- sentì e questa volta ebbe la conferma e per poco non gli venne un infarto.

Jack ruotò lievemente il capo verso Hiccup, che stava guardando il cielo alla ricerca di qualcosa... alla ricerca di lui.

Poi l'uomo si voltò e finalmente lo vide.

Incrociare nuovamente quegli occhi per Jack fu come una scossa di defibrillatore. Finalmente risentì quel calore, finalmente risentì quell'energia, quella magia, anche se Hiccup era palesemente invecchiato... sembrava avere orma più di quarantanni... eppure a lui sembrò comunque bellissimo.

L'uomo sorrise dolcemente e disse – Eccoti lì-

Jack rimase felicemente sorpreso di sapere che il suo vecchio amato lo riuscisse ancora a vedere, ma nonostante tutta la sua felicità non poteva fare a meno che sentirsi nervoso e così deglutì e timidamente uscì dal proprio nascondiglio.

  • T-tu mi stavi aspettando?- chiese Jack in un sussurro.

Hiccup inclinò il capo – no... non esattamente... ma questa neve può essere solo merito tuo.- disse lui sorridendo.

  • è solo neve... c'era anche da prima.- disse Jack incrociando le braccia al petto e scendendo dal tetto.

  • Sì, ma... la tua è sempre stata più bella.- disse il vichingo sorridendo.

Jack fece un mezzo sorriso, ma abbassò lo sguardo.

  • Ti chiedo scusa... non sono stato abbastanza forte da lasciarti andare come avevo promesso...- sussurrò Jack.

  • In realtà avevo sempre sperato che tu non ce la facessi, ma... solo non adesso.- disse facendogli un occhiolino. Jack sbuffò.

  • Sono sempre di una puntualità vergognosa... lo so...-

  • è sempre stata la tua percezione del tempo ad ingannarti...- disse Hic.

  • A me sembra passata un'eternità.- disse Jack con un po' di sconforto.

  • Anche a me... ma mi fa strano vederti così...-

  • giovane?- tentò di indovinare Jack, con una punta di ironia e di amarezza.

  • Sì... mi fa sentire come se non fosse passato così tanto tempo... invece immagino che per te sia il contrario.- disse Hic.

Jack sbuffò – Non so dirtelo.-

Hiccup lo guardò con fare preoccupato, dato che Jack aveva un 'aria tutt'altro che felice di rivederlo. Poi pensò di capire il motivo di ciò e disse.

  • Era per questo che non volevo che rimanessimo ancora insieme... sapevo che sarebbe stato difficile per te accettare la mia umanità con tutte le conseguenze che la implicavano.- disse Hic abbassando lo sguardo.

Jack alzò il suo per vedere nuovamente l'uomo che un tempo era stato il suo amato.

  • Forse hai ragione... - disse l'albino e l'uomo alzò lo sguardo - ma allo stesso tempo rimpiango di non esserci stato.- terminò lo spirito del gelo.

Hic sospirò dispiaciuto.

  • Posso immaginare.-

  • Papà?- irruppe improvvisamente una vocina. I due si girarono e trovarono i due bambini che guardavano verso la loro direzione.

  • Chi è lui?- chiese uno.

    Nel sentire questa frase, Jack sgranò gli occhi e guardò il ragazzino che lo stava indicando.

Lui poteva... poteva vederlo?

Hic si voltò verso Jack e sorrise.

  • Lui? Lui è Jack Frost!- disse.

  • Jack Frost?!- esclamarono i bambini in coro.

Jack rimase frastornato, ma con quel poco di forza che aveva riuscì ad annuire.

I due bambini si fiondarono su di lui ridendo come pazzi, per poi saltargli addosso e facendogli perdere l'equilibrio.

  • Non ci posso credere! Allora esisti davvero!- disse uno

  • papà ci ha parlato tanto di te!- disse la ragazzina.

  • È vero che sai volare? È vero che sai creare la neve e fare volare i tuoi disegni nel ghiaccio? - chiese l'altro

  • Puoi farmi volare?- chiese ancora l'altra.

Jack scoppiò a ridere come un pazzo a quella reazione, ma non riuscì a rispondere a tutte le domande. La sorpresa era troppa. I due bambini riuscivano a vederlo e tutto grazie ad Hiccup. Non si era dimenticato di lui, anzi, ancora una volta aveva provato ad aiutarlo e aveva reso la sua leggenda conosciuta ed ora altre due persone riuscivano a vederlo.

  • Ok bambini, ora fatelo respirare, ha fatto un lungo viaggio per venire qui.- disse Hic e i due bambini si allontanarono da Jack che poté rialzarsi in piedi, ancora ridente.

    I due ragazzini continuarono a guardarlo con fare speranzoso e così Jack, ridendo, disse

  • Quindi volete vedere qualche magia?- chiese gentile.

I due bambini iniziarono a saltellare come matti

  • Sì! Sì! Per favore!- esclamarono in coro, elettrizzati.

  • Allora ecco a voi!- detto ciò, Jack ruotò il bastone attorno a se, creando una serie di scintille azzurre che si sovrapponevano ad ogni giro del bastone. I ragazzini seguirono il movimento con la bocca spalancata ed anche Hiccup osservò la scena, sorridendo. In quel momento, al vecchio uomo, iniziarono a tornare in mente quelle giornate passate assieme allo spirito del gelo a giocare con la neve e a volare. Gli sembrava passato così tanto tempo, ma allo stesso tempo gli sembrò di essere tornato giovane e di osservare per la prima volta tutta quella meraviglia.

    Dopo aver fatto ciò, Jack puntò il bastone verso il cielo e queste scintille seguirono il movimento fino ad esplodere come dei magici fuochi d'artificio, facendo cadere della neve dal colore brillante e candido.

I due bambini rimasero di sasso d'innanzi a questa bellezza ed iniziarono ad inseguire le scintille ridendo come matti.

Jack ed Hiccup risero anche loro nel vederli così emozionati, fino a quando l'albino non disse al vichingo – Gli hai parlato di me.-

Hic si voltò verso il giovane, per vedere l'espressione di gratitudine stampata sul suo volto.

L'uomo sorrise.

  • Come avrei potuto non farlo? Era il minimo che potessi fare.- disse Hic. - e poi... uno di loro porta il tuo nome.- aggiunse lanciandogli uno sguardo di intesa.

Nel sentire ciò, Jack sgranò gli occhi. Aveva dato il suo nome ad uno dei suoi figli?

  • D-davvero?- bambettò Jack incredulo.

Hic annuì ed indicò il ragazzino dai capelli spettinati

  • Il piccolo demonietto che non si ferma un attimo.-

Jack lo osservò. Non poteva davvero crederci che Hic aveva fatto questo per lui. Dare il suo nome ad uno dei suoi figli... quindi era veramente così importante per il vichingo?

In quel momento la porta della casa si aprì di nuovo e rivelò una figura femminile.

Era alta e snella, i capelli lisci e castani le arrivavano fin sotto le spalle, gli occhi erano grandi e color nocciola. La donna richiamò i ragazzi dicendogli che dovevano coprirsi di più, ma subito loro si ribellarono.

  • Ma mamma! C'è Jack Frost!- esclamarono in coro.

La donna sorrise e guardò verso Hiccup che le restituì il sorriso.

  • Tranquilli ragazzi, non mi muovo da qui. Andatevi a coprire o sarò costretto a mordervi il naso a tutti e due!- disse Jack ridendo.

I due bambini allora corsero a velocità razzo dentro casa, mentre la madre li guardò sorpresa nel vederli obbedire così facilmente, difatti lanciò uno sguardo interrogativo ad Hiccup che fece spallucce.

La donna rise e si appoggiò al muro, guardando verso l'orizzonte.

  • La cosa strana è che è stata Emma a suggerirlo.- disse Hic.

Jack si voltò a guardarlo stranito.

  • voleva dargli il nome del fratello morto in un lago ghiacciato, così io ho accettato subito. Dargli quel nome mi avrebbe reso la persona più felice al mondo. Così, ufficialmente il nome è del fratello, ma per me è solo tuo. - disse il vichingo, ma Jack era tornato a fissare la donna dai capelli castani che ora stava con gli occhi chiusi sulla veranda a godersi la leggera brezza.

Improvvisamente qualcosa guizzò nella mente dell'albino...

Una bambina, i capelli castani, un lago ghiacciato, delle crepe e una voce che diceva “Jack io ho paura! Jack! Jack!”

-Jack?- lo richiamò Hic.

Jack si ridestò da quella visione, sbattendo ripetutamente gli occhi. La donna era sempre lì, ma...ora aveva qualcosa di più famigliare. Jack non ci diede troppo peso e scuotendo il capo si portò una mano a grattarsi la nuca, confuso, ma tornò a guardare Hic.

  • Scusa, io... stavo pensando a... non fa niente.- disse solo per poi abbassare la mano sorridergli, tornando definitivamente al mondo reale -Non potevi rendermi più felice, Hic.- disse l'albino.

Hiccup sorrise e disse – era quello che speravo di fare.-

Jack ricambiò il sorriso.

  • Saperti felice era già quello che mi bastava. Sono contento che sia andato tutto bene. -

Hiccup guardò verso la donna e fece un sospiro – Beh... devo dire che non è propriamente una relazione felice, ma... ho imparato a volerle bene e la convivenza non è male... sai, in un modo abbastanza contorto e curioso, lei ti somiglia. È stato anche quello che mi ha... beh, diciamo... aiutato.-

  • certo.- disse solo Jack guardandola di nuovo – sono felice che riesca a prendersi cura di te-

Hic gli portò una mano sulla spalla per catturare nuovamente la sua attenzione – Ehi. Ora tocca a te andare avanti.- gli disse gentilmente.

Jack fece un sospiro amareggiato, ma poi disse – Ci proverò.-

  • Non voglio che tu soffra per causa mia Jack, è l'ultima cosa che voglio.-

  • Lo so... per te lo farò.- disse l'albino sorridendo – Dopotutto, siamo sposati noi due.- aggiunse ridendo.

Hic rise di rimando – E sempre lo saremo.-

I due rimasero a guardarsi, fino a quando i bambini non uscirono nuovamente, allora iniziarono a giocare con loro.

Jack iniziò a mostrare loro tutte le sue magie e i bambini rimanevano a bocca aperta.

Dopo poco tempo, anche Sdentato si unì a loro e rivedendo Jack anche lui si fiondò sull'albino facendogli le feste.

I cinque rimasero a giocare fino allo sfinimento, quando poi l'ora si fece troppo tarda per i bambini e così la madre li portò a letto.

Jack ed Hiccup rimasero nuovamente soli, ma entrambi sapevano che era ormai arrivata l'ora di salutarsi... questa volta definitivamente.

  • Allora...- iniziò Hiccup – Addio, Jack Frost.- disse porgendogli la mano.

    Jack lo guardò per qualche secondo, poi sorride e glie la stinse

  • Non ti dimenticherò mai.- aggiunse il vichingo.

  • Neanche io Hiccup Horrendus Haddock III, rimarrai per sempre nella mia memoria e diverrai anche tu una leggenda, come tu hai fatto con me.- disse.

    Hic gli sorrise e aggiunse – sono solo una lisca di pesce parlante.- disse scherzando.

    Jack scosse il capo – Quante volte dovrò ripetertelo?- chiese ridendo.

  • Penso che siano bastate le volte che hai già detto.- rispose il vichingo per poi sciogliere la stretta di mano.

  • Prenditi cura di te.- aggiunse.

  • Anche tu principessa.- e detto ciò, Jack si alzò in volo e quando fu abbastanza in alto disse – Non smettere mai di credere!- urlò e sparì dalla sua vista... per sempre.

Hiccup lo guardò andare via, per poi sussurrare un – Mai.- e rientrò a casa.

 

 

 

 

 

Il sole splendeva luminoso nella cittadina di Burgess.

Un ragazzino con un berretto in testa era intento a leggere un libro all'aperto, seduto su di un tavolino da picnic, in parte innevato.

Anche se era inverno, non si stava troppo male all'esterno e la neve candida aveva ricoperto tutto il parco.

Nel mentre leggeva, il giovane stava bevendo un succo di frutta, quando, all'improvviso, qualcuno arrivò seguito da una folata di vento che girò le pagine del suo libro.

Il ragazzino si tenne il cappello fino a quando il vento non si calmò e finalmente poté vederlo... Jack Frost.

  • Jack! - esclamò lui.

  • Ehi Jaimie! Come stai?- gli chiese lo spirito del gelo sedendosi sul tavoloino e porgendo il pugno al piccolo.

Il ragazzino batté il pugno e sfogliò le pagine del libro per ritrovare il punto perso.

  • Ho affittato questo libro dalla biblioteca.- disse il ragazzo tutto contento ed elettrizzato

  • Oh! E di che parla? Di yeti?- chiese Jack ridendo.

  • Nah! Quello già ce l'ho! Questo parla di qualcosa di molto più fichissimo!- esclamò in preda alla gioia.

    Jack rise per poi chiedere - Ah sì? E cosa?-

  • Parla dei draghi!- rispose il ragazzo.

Nel sentire quella frase Jack venne percorso da una scossa elettrica, un tipo di scossa che non sentiva ormai da parecchio tempo.

  • Oh... e cosa dice sui draghi? - chiese interessato.

  • Dice che non tutti sono cattivi e che anzi, uno era pure riuscito ad addestrarli!-

nel sentire ciò il cuore di Jack cominciò a battere all'impazzata, ma cercò di non darlo a vedere.

  • D'avvero? E chi?-

  • Un guerriero vichingo! Qui dice che si chiama...Ehm...- disse mentre cercava il punto che aveva perso, poi finalmente lo trovò -Ecco! Hiccup Horrendus Haddock III! Uhm... che nome orribile! Come fai a chiamare una persona Singhiozzo?-

Nel sentire quel nome, Jack venne inondato da un calore che ormai non provava più da molto tempo, ma improvvisamente gli sembrò per un momento tornare in quel villaggio sperduto in mezzo al mare, tra quelle vie caratterizzate da case di legno, in mezzo a tutti quei meravigliosi draghi e in fondo alla strada quel fantastico ragazzino dalla tunica verde pistacchio, che gli sorrideva.

  • In... in quel libro parlano di lui?- sussurrò Jack.

  • Certo! Dicono che è il primo vichingo ad aver addestrato un drago! Era grosso come una montagna! Forte come dieci uomini e potente quanto un...-

  • Aspetta. Qui stanno parlando del drago o del addestratore?- chiese Jack non capendo più.

  • Dell'addestratore. - disse Jamie.

Nel sentire ciò, Jack scoppiò a ridere.

  • Perché ridi?- chiese il ragazzino sentendosi anche un po' offeso da quella reazione.

  • Perché.. ahahah... perché è la cosa più sbagliata che potesse dire! Ahaha!- continuò a ridere Jack.

  • E tu come lo sai?- chiese il bambino con fare innocente.

    Jack si asciugò le lacrime agli occhi e cercò di ritornare serio, se mai lo era stato.

  • Perché... perché io l'ho conosciuto.- disse Jack con un sorriso.

    Jamie sgranò gli occhi. - Tu hai conosciuto un addestratore di draghi?!-

  • Un addestratore di draghi? Jamie, lui era IL Signor Addestratore di draghi! Nessuno era in gamba come lui!-

  • Ed era grosso come una montagna e forte come...-

  • Nonononono! Niente del genere! Assolutamente! Per carità! Butta via sto coso!- disse Jack prendendo il libro e lanciandolo via – Hiccup era un ragazzino non diverso da me o da te. Ciò che lo rendeva speciale, non erano i muscoli o la forza bruta, era la sua intelligenza, la sua curiosità, il suo modo di vedere il mondo, la sua voglia di conoscere, la sua creatività, il suo immenso affetto, il suo essere pacifico... - iniziò Jack e intanto nella sua mente iniziarono a farsi spazio i ricordi del loro passato... le giornate passate insieme alla ricerca dell'avventura, le gite, i voli, le chiacchierate... le serate passate insieme e i loro momenti di assoluta perfezione insieme.

  • Sembra che tu lo abbia conosciuto molto bene.- disse Jamie con il sorriso sulle labbra e ridestando Jack da quel immersione nella memoria.

  • Sì beh... penso si possa dire così.- disse solamente Jack tornando a guardare Jamie, sorridendo.

Il ragazzino sorrise per poi chiedergli.

  • Mi racconti di lui?-

Jack si voltò verso di lui, vedendo i suoi occhi luminosi e curiosi, esattamente come erano quelli di Hic...

L'albino sorrise e gentilmente rispose

  • Sarebbe un onore per me raccontarti la sua storia.-

 

 

FINE

 

 

  • Mundur: era il prezzo vero e proprio della sposa, almeno a quanto attestano le fonti.
    Era un pagamento al padre/parente della sposa per il controllo del mundium – che in latino stava ad indicare il diritto alla protezione ed alla tutela legale che spettava al genitore sino alle nozze della figlia. In teoria doveva equivalere il valore della dote (heiman fylgia) della sposa, ed in ogni caso non poteva essere inferiore alle otto once d’argento in Islanda ed alle 12 once in Norvegia.
    Questo pagamento minimo era necessario nella società vichinga a dimostrare che l’uomo era in grado di provvedere al sostentamento della moglie e dei futuri figli in seno alla coppia – ed inoltre costituiva una sorta di ricompensa per la famiglia che si trovava a perdere parte della sua forza-lavoro. Il mundr andava pagato il giorno delle nozze, davanti a testimoni.

 


Angolo dell'Autrice:

Oh mio Dio! Scrivere la parola FINE in questo racconto è stata l'esperienza più traumatica di tutta la mia vita. Pensare che sono le 3:17 del mattino ed è tutto il giorno che scrivo, mi fa venire male... soprattutto per il fatto che domani mi devo svegliare alle sette! Sono una persona malatissima!

Almeno sapete che ho sofferto non solo mentalmente, ma anche fisicamente XD

Comunque non posso davvero credere di aver finito... era passata un'eternità, ma finalmente ce l'ho fatta... e per ciò ringrazio nuovamente Dreamer_J812 per il suo continuo sostegno. Grazie mille di tutto, sul serio.

E Grazie soprattutto ad ognuno di voi che non mi ha abbandonata nonostante sembrasse che io avessi abbandonato voi.

Grazie di tutto ragazzi, vi voglio bene.

Detto ciò credo che sia veramente l'ora di andare a dormire.

Grazie a tutti per aver seguito questa fan fiction e non vi preoccupate, ho ricorretto questo ultimo capitolo dagli errori che avevo fatto dovuti all'orario indecente XD

Un bacione a tutti voi, con affetto

Night Fury

  
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