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Autore: Diomache    03/01/2015    1 recensioni
"Ti amo non per chi sei ma per chi sono io quando sono con te." Gabriel García Márquez
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Astoria Greengrass e Draco Malfoy sono promessi.
Ma non si vogliono.
Si detestano e la loro convivenza a Malfoy Manor è difficile e spigolosa, emergono gelosie, rancori e più il matrimonio si avvicina, più loro sono distanti.
Sullo sfondo, tutta la loro reciproca rabbia, la sofferenza mentre cercano di... redimersi o di trovare un nuovo posto nel Mondo Magico, di riadattarsi ad una società che li disprezza.
E non più perchè malvagi.
Perchè deboli.
Perchè è questo che accade a chi perde la guerra.
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Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Draco Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Draco/Astoria
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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2. Proprietà

 

 

Malfoy Manor.

Decadente e spettrale condanna del mio futuro.  Questo temporale non aiuta.

Non conosco la casa ma non riesco più a starmene a letto. Mi alzo.

Lumos

La camera degli ospiti che mi ha assegnato Narcissa è il posto più inquietante in cui sia mai finita.

Mentre attraverso il corridoio buio osservata dai numerosi quadri degli antenati Malfoy mi chiedo cosa farò della mia vita e se troverò mai il mio posto tra questi altezzosi capelli biondo platino.

Adesso la priorità è trovare dell’acqua. Nuovi tuoni.

Non sono ancora arrivata in cucina ma la luce debole di una candela mi comunica che anche qualcun altro deve aver avuto sete, questa notte. Mi fermo e do una leggera sbirciata.

È Draco.

Sono delusa. Avrei tanto voluto che fosse qualcuno della servitù: nonostante tutto sono molto simpatici e gentili con me e, visto che oltre la sete ho anche smesso di avere sonno, avrei potuto strappar loro una partita a scacchi magici.

Peccato.

Indecisa sul da farsi mi fermo lì. Ho sete ma non ho voglia di parlare con lui e sono decisamente imbarazzata dal fatto che indossi solo dei miseri pantaloni ed abbia il torace nudo.

È rilassato ma i muscoli della schiena sono tutti in perfetta tensione, precisamente delineati e al contempo sottili e armoniosi con la sua figura che complessivamente è slanciata e non massiccia. No, ripensandoci non sono poi tanto delusa che non sia uno dei maggiordomi.

È seduto di spalle sul tavolo di legno nero, davanti ad un calice d’acqua, con una sorta di libro aperto davanti a sé. Draco Malfoy legge?

“Forse dovresti entrare.” Beccata.  “Spiare è maleducazione.”

Fingo noncuranza ed entro a passi svelti. Ho i piedi nudi e il mio pigiama è una leggera sottoveste bianca. Mi rendo conto di ciò che indosso e che forse non è adeguato quando sento il suo sguardo viaggiare sul mio corpo. Mi faccio un bicchiere d’acqua e poi due. “Cosa leggi?”

Il temporale continua e la luce di un fulmine si riflette nei suoi occhi grigi. “Niente.” Chiude il libro che non ha nessuna scritta di copertina. Sembra molto vecchio.

Mi sistemo i capelli davanti: sono lunghi e mi coprono il seno, mi sento infinitamente più a mio agio.

“Perché non dormi? Hai paura dei tuoni?”

Si prende gioco di me. “Mi sembra chiaro che avessi sete.” Rispondo, fissandolo.

Ad Hogwarts ci siamo incontrati mille volte nella sala comune dei Serpeverde, di notte.

Non da soli chiaramente perché i Serpeverde sono molto nottambuli, ma io me lo ricordo perfettamente tutte le volte che l’ho notato ed ho pensato anche lui deve avere un’insonnia da paura. Difficile non notarlo in realtà.

Senza pensarci troppo, glielo dico. La cosa lo fa sorridere.

Iniziamo a parlare di episodi divertenti a cui abbiamo assistito in quelle famose nottate insonni, nel dormitorio Serpeverde, quando ancora ci si poteva permettere il lusso di essere solo dei ragazzi. L’atmosfera è piacevole poi un certo punto qualcosa cambia.

Draco si alza sbrigativamente e senza una parola che giustifichi il suo atteggiamento viene verso di me che sono appoggiata ad un costosissimo mobile di legno nero. Trattengo il respiro quando me lo trovo davanti, così vicino. Ha un’espressione vacua negli occhi ed mi io sento improvvisamente di nuovo troppo scoperta.

Sto per dire qualcosa ma lui mi spiazza, prende repentinamente il mio viso tra le sue mani ed io sobbalzo come un cucciolo impaurito.  “Che stai facendo?”

Sento le sue dita attorcigliate ai miei capelli, sulla nuca. Fa male.

“Draco…”

Provo un po’ a liberarmi e questo deve eccitarlo perché senza che me ne accorga lui copre la piccola distanza che c’era tra di noi con un bacio. Non è proprio un bacio.

Preme forte le sue labbra sulle mie senza pretendere altro e io nonostante l’istinto mi porti a dischiuderle, le tengo serrate, furiosa. Che stai facendo?

Si stacca, mi guarda. Le sue dita tra i miei capelli non fanno più così male. Ansima leggermente e mi accorgo che se mi soffermo troppo ad osservare la perfezione scultorea dei suoi muscoli non ne uscirò viva.

“Draco, io non credo che…”

Terzo tentativo vano: mi bacia di nuovo e questa volta la sua lingua si insinua nella mia bocca ed io non riesco a trovare la forza di resistergli.  Mi trovo ad ansimare con lui, piano piano, e ricambio il bacio mentre le mie mani, tremanti, si permettono di stringergli il collo tornito, di viaggiare sui suoi altezzosi capelli biondo platino.

Una piccola remora si accende in me quando sento le sue mani farsi avide del mio corpo ma sono troppo eccitata per fermarmi e lascio che mi accarezzi quanto e come vuole, le gambe, la vita, finché non solleva la sottoveste e s’impadronisce del mio sedere e mi mette sedere sopra il suo costoso mobile d’arredamento.  

Lo voglio.

Le mi mani torturano il suo torace scolpito e sento che i nostri baci condurranno verso l’unica direzione possibile e che lo vogliamo entrambi, da morire.

Poi sento un potentissimo stop nella testa. Come un déjà-vu.

Insonnia, preoccupazione per Dafne, dormitorio Serpeverde, la gente che chiacchiera, qualcuno beve, noto Draco, come sempre, mai da solo. Mai da solo. Il copione di ogni volta: sempre in compagnia di qualche ragazza, baci furiosi, le sue mani che scivolano sotto la gonna a pieghe, le risatine, poi loro che si allontanano.

Il solito copione.

Anche io sono il solito copione?

Sento una fortissima umiliazione salirmi dallo stomaco.

“Basta.” Lo allontano con una spinta decisa e ci riesco perché non se lo aspettava.

Ha una voce roca quando ribatte. “Che-cosa.” È furioso.

Scendo dal mobile con un saltino e mi aggiusto la veste. “Ho detto di no.”

“Tra due mesi sarai mia moglie.  Tu-Sei-mia.”

Intende di proprietà.

I miei occhi iniziano a bruciare. “Non mi interessa.”

La priorità è scappare ma so già che tenterà di impedirmelo. Inizia una specie di corpo a corpo, lui mi tira per un braccio ed io tento di colpirlo con quello libero e con le gambe di scappare. Non so cosa voglia fare, non so perché insiste a tenermi lì ma so cosa voglio fare io: fuggire.

Alla fine mi immobilizza e finiamo a terra entrambi, lui sopra di me. Io sono allenata ma lui è più forte.

Se vuole, può prendermi, senza problemi, adesso, sul marmo freddo.

“Si può sapere che ti prende?” è ancora furioso, come ogni uomo lasciato a metà.

“Non sarò la tua scopata, questa notte.”

Lui cambia, capisce, mi lascia.

Io arretro un po’.

Non se l’aspettava.

“Che cosa c’entra. Sono cose passate.”

È vero.

I miei capelli sono tutti scompigliati ed ho ancora tanta voglia di piangere. Potevo gemere tra le sue braccia a quest’ora invece di agghiacciarmi il sedere sul marmo. Potevo iniziare davvero qualcosa, questa notte, perché l’avevo visto vicino per una volta e forse era anche autentico nel suo desiderio per me, forse dal sesso sarebbe nato un legame. Che importa se non era amore, dovevamo sposarci un qualche tipo di legame doveva nascere ad un certo punto.

Sono una stupida, orgogliosa, ragazzina.

Lo leggo nei suoi occhi, mentre si alza, e io già sento la mancanza del suo contatto. Come ho fatto a lasciarmelo sfuggire? Perché?

Io sono una Serpeverde, ho sempre cacciato gli uomini fino al mio letto, ho sempre adorato il sesso senza complicazioni, che cosa mi è successo?

Mi prende il panico. Chi sono diventata? Una ragazzina gelosa del passato di un uomo?

Senza pensarci scatto in piedi, mi sfilo veloce la sottoveste. “Hai ragione. Finiamo.”

Draco mi studia.

È avaro di espressioni però perché non riesco a capire i suoi pensieri. Si avvicina e io tento di baciargli la bocca dischiusa ma lui me la fa solo annusare. Bastardo.

“Torna a dormire Astoria.”

Mi precede.

Rimango sola nella cucina, con la biancheria bianca e i capelli castani che mi solleticano la schiena.

Mille pensieri si avvicendano nella mia mente ma io non riesco a focalizzarne nemmeno uno. L’unica idea che mi pare di un certo valore è quella di sostituire l’acqua con l’alcool. Prendo qualcosa di quello che trovo, mi rivesto e torno in camera.

La frustrazione e l’umiliazione sono i sentimenti che si fanno strada maggiormente tra la valanga degli altri e bruciano dentro come carboni ardenti anche se ammetto che l’alcool piano piano, attenua un po’ tutto.

Il temporale è passato.

C’è una notte senza stelle per me, adesso.

Mi infilo sotto le coperte di seta.

Anche tu sei mio.

È il mio ultimo pensiero.

 

 

 

 

NdA: grazie a tutti i lettori e a chi ha messo la storia tra i preferiti/storie ricordate o seguite!

Spero che l’idea di questa raccolta vi piaccia, è una coppia che mi ha incuriosito molto ed ho deciso di approfondiree quello che deve essere stato il loro rapporto prima e dopo il matrimonio in un contesto sociale totalmente nuovo per loro.

Al prossimo aggiornamento, vi abbraccio forte, Diomache.

  
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