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Autore: xstyless    03/01/2015    0 recensioni
«Smettila di combattere contro i tuoi sentimenti» mi ammonì il mio migliore amico Zayn, probabilmente stanco di vedermi così.
«Non posso, non capisci?» risposi con le lacrime agli occhi, quasi in un sussurro.
«No, non capisco. Ti prego spiegamelo, perchè non ci arrivo da solo» aveva alzato il tono di voce, non succedeva quasi mai, per questo rimasi male della sua reazione: non ne ero abituata.
«Non posso perchè se mi lascio andare so che farà troppo male» gli urlai contro in lacrime, lasciandomi scivolare sul pavimento.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Tutti tornano, sai?
Chi per ribadirti semplicemente che se n'è andato dalla tua vita, chi per riconsumarti ancora un po' il cuore e poi riandarsene. Chi per rubarti un ultimo sorriso o un'ultima lacrima, chi per dirti che ti ha amato ma che ora non ti ama più. Chi tornerà da te per un ultimo abbraccio, perché ha capito che quel calore che emani lo emani solo tu e chi per insultarti e tu con l'indifferenza di sempre incasserai senza problemi. Chi tornerà da te per chiedere perdono, per chiederti di riaprirgli di nuovo le porte del tuo cuore, che senza di te la vita è nuvolosa...
Ma tu, allora, che farai?"

Ero appena uscita dal piccolo Starbucks vicino alla Tower of London, dove ormai lavoravo da un annetto.

Non che fosse la mia più grande ambizione fare la cameriera e preparare caffè di ogni tipo, però avevo imparato, nel corso del tempo, ad apprezzare tutto ciò: alla fine non era così male e poi mi serviva per pagare i miei studi.

C'era parecchio vento, come sempre d'altronde, fastidioso ma non freddo e anche a questo avevo ormai imparato a farci l'abitudine.

Mi guardai in torno cercando, dal basso del mio metro e sessantuno, di scorgere tra la folla dei turisti che avevano raggiunto l'Inghilterra nel periodo Natalizio, la figura alta di mio fratello.

«Serena» riconobbi la voce squillante di Liam proveniente da dietro.

Appena mi fu vicino mi diede un piccolo buffetto sulla guancia, al quale io risposi con un sorriso intenerito.

«Per te» aggiunsi subito dopo, porgendogli un bricco di caramel hot chocolate : il suo preferito.

«Ah, sei un angelo sorellina, sto gelando» e diede un sorso alla bevanda calda. «Ti va di fare due passi prima di tornare a casa?» mi domandò poi, diventando serio.

Accennai ad un sì con la testa e poi lo presi sotto braccio incamminandomi verso la riva del Tamigi: mi piaceva passeggiare lì, lo facevo spesso all'uscita dal lavoro.

Il buio era già calato sulla capitale inglese da quasi un'ora ed era meraviglioso vedere tutte le luci provenienti dalla sponda opposta, riflettersi in quella distesa di inchiostro che, altrimenti, sarebbe stato completamente nero, quale era il fiume nel tardo pomeriggio.

«Come è andata al lavoro oggi?» domandai come ero solita fare ogni sera al rientro a casa.

Liam aveva un piccolo negozio di musica li vicino, lo aveva aperto tre anni fa insieme ai suoi migliori amici Louis e Niall.

«Molto bene, oggi poi è passato ad aiutarci Zayn» rispose un po' vago.

Diede un altra sorsata alla sua cioccolata.

Zayn. Era il mio migliore amico, l'unico con il quale riuscissi davvero a confidarmi su tutto. Eravamo molto simili noi due: preferivamo starcene per conto nostro, ascoltando parecchia musica mentre disegnavamo tutto ciò che ci passava per la testa; non davamo molta confidenza agli altri e ce ne voleva di tempo prima che riuscissimo a sentirci a nostro agio in presenza di altre persone.

Lui era però anche il migliore amico di mio fratello e degli altri due.

Era una relazione strana la nostra, come se fossimo tutti parte di una stessa famiglia, pronti a difenderci e prenderci cura gli uni degli altri.

«È tornato» aggiunse dopo un po' che camminavamo senza proferire parola.

«Chi è tornato?» domandai sinceramente confusa.

«Harry».

Silenzio, ancora.

Mi bloccai nel mezzo della strada e Liam pure e rimasi a bocca aperta.

Harold, che faceva parte anche lui di quel piccolo gruppetto, era partito da sei mesi per l'Australia.

«Ah.. okay» risposi semplicemente, senza nemmeno impegnarmi a nascondere lo stupore e, ad essere sinceri, anche l'ansia.

Non avevo più sentito nominare il suo nome dal giorno della sua partenza, mio fratello e gli amici avevano sempre fatto attenzione a non pronunciarlo in mia presenza.

In realtà non avevo mai capito il perché: alla fine, tra noi era solo scappato un bacio la sera prima che Harold partisse e poi non ci eravamo più sentiti. Avevo precisato questa cosa ai ragazzi, avevo spiegato loro che non era niente di serio, ma non so perchè, non ci avevano mai creduto.

«Non sapevo come dirtelo, S.. io..» adoravo il modo in cui cercava sempre di proteggermi, proprio come stava facendo ora.

«Va tutto bene, okay? Va bene» lo rassicurai immediatamente, senza lasciargli il tempo di finire la frase.

Lui mosse leggermente la testa come a dire 'ho capito'.

Era vero, no?

Andava tutto bene.

Lui era tornato e saremmo stati amici come prima.

Non aggiungemmo altro mentre raggiungevamo a testa bassa e ognuno con le mani nelle tasche del proprio giubbetto, la fermata dell'autobus per tornare a casa.

Una volta in camera mia, lanciai la borsa a tracolla marrone, che mi aveva regalato il mio migliore amico al compleanno, sul letto e con lei, subito dopo ci finì anche il giubbetto.

Lascia andare un lungo sospiro, che non mi ero nemmeno accorta di aver trattenuto fino a quel momento e mi incantai ad osservare un punto fuori dalla finestra.

Era la fine di giugno, quella sera i ragazzi avevano organizzato una festa per salutare l'amico che sarebbe partito il giorno seguente. Mi stavo divertendo molto, ballando con Niall cercando di imparare la danza irlandese. Zayn ci guardava e rideva, mentre Lou e Liam si divertivano a prenderci in giro, ma non lo facevano con cattiveria. Harry non faceva in tempo a liberarsi di un parente, che subito veniva rapito da un amico e così fu difficile per tutta la serata, trascorrere del tempo con i loro.

«Vado a prendere una boccata d'aria» avevo detto con il fiatone al biondino, dopo più di un' ora passata sulla pista con lui.

«Ti aspetto per il secondo round» aveva scherzato Nialler, facendomi l'occhiolino.

Dopo aver preso un bottiglietta d'acqua, uscii dal piccolo locale dove ci trovavamo e mi andai a sedere su una delle panchine vicino alla riva del Tamigi.

«Non c'è la facevo più a star dentro» una voce familiare attirò la mia attenzione, mi voltai leggermente per guardarlo.

«Troppi parenti eh» scherzai e lui rise a quella stupida battuta.

«È tutta la serata che cerco di liberarmi un attimo per venire da voi, ma continuano a fermarmi» confermò la mia teoria, prima di prendere dalle mie mani la bottiglietta e bere l'acqua.

Si mise a giocare con l'etichetta, come faceva spesso quando cercava di non pensare ai problemi.

«Hai paura di partire, non è cosi?» .

«Me la sto facendo sotto» rispose dopo averci pensato un attimo. «Non ho cambiato idea, solo mi spaventa stare così lontano da casa senza i miei amici o i miei genitori e mia sorella. E se non dovessi trovarmi bene? Se qualcosa non funzionasse?» sembrava parlare più a se stesso, che con me.

Mi avvicinai a lui, cercando di circondargli le spalle nel mio abbraccio e cominciai ad accarezzargli il braccio destro.

«Haz, sono sicura che questa sarà la più bella esperienza della tua vita e andrà tutto bene, te la caverai» gli sorrisi, mentre lui mi guardava con quegli occhi verde azzurri, come se mi stesse chiedendo se lo pensassi davvero.

C'era qualcosa in quegli occhi quella sera, qualcosa di particolare che non avevo mai notato prima e ancora oggi, non saprei dire di cosa si trattasse, ma mi piaceva.

I nostri nasi si sfiorarono, deglutii a fatica e non riuscivo a staccare gli occhi dalle sue labbra carnose.

Mi sembrava che improvvisamente tutta l'aria fosse stata portata via e qualsiasi cosa cercassi di respirare, non era ossigeno.

"Vattene" urlava una vocina dentro di me, ma tutto il corpo era come paralizzato dal suo sguardo.

Non mi resi nemmeno conto di quello che stava succedendo, finché non sentii il calore delle sue labbra appoggiate alle mie.

"Fermalo" aveva aggiunto subito dopo, la stessa vocina che aveva parlato pochi istanti fa, ma non la ascoltai: non volevo.

Chiusi gli occhi e lascia che le nostre labbra continuassero a cercarsi e sfiorarsi, come se quella fosse l'unica soluzione possibile al momento, come se quella fosse l'unica cosa che entrambi desideravamo.

Pochi istanti. Solo pochi istanti, poi la porta di ferro da cui eravamo usciti si spalancò e ne uscirono a loro volta Zayn e Louis.

«Harold, dentro c'è...» ma si bloccò immediatamente Lou, il più grande di loro, che si accorse solo in quel momento di noi due.

Ci staccammo immediatamente, riportati bruscamente alla realtà; guardai prima loro e poi Harold e di nuovo loro e vidi lui fare lo stesso con un espressione indifferente sul volto.

«Noi non.. non volevamo» provò a scusarsi subito dopo, mettendosi una mano tra i capelli e guardando Zayn chiedendogli silenziosamente aiuto.

Malik non fece in tempo ad aggiungere nulla perché il migliore amico si alzò dalla panchina e lo raggiunse.

«Andiamo» aveva detto, lasciandomi lì sola e confusa.

Confusa. Era così che mi sentivo anche ora: pensavo di essermelo lasciata alle spalle, mi ero convinta che quel bacio non era stato niente di importante e ci avevo messo una pietra sopra e allora perché al solo pensiero di incontrarlo, il mio cuore accellerava all'improvviso e sentivo le guance bollire?

Non avevo mai pensato al momento in cui sarebbe tornato, al momento in cui l'avrei visto arrivare e alla mia reazione.

Tutto ciò di cui avevo bisogno in quel momento, era una bella doccia calda, che avrebbe schiarito i miei pensieri. Forse

  
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