Venerdì 13 Ottobre. Una giornata come le altre. Dopo le lezioni aspetto Mike e la mia amica Jen al parcheggio:sono in ritardo, come sempre, e così mi incammino da sola. Appena due passi e mi sento afferrare dalla maglietta: so bene che è Mike,lo fa sempre, ed io sento ogni volta lo stesso buco nello stomaco. “Noto con piacere che la puntualità è ancora una delle vostre migliori qualità” dico sarcastica guardando gli occhi nocciola che mi sorridono divertiti di vedermi infuriata. Solo che il sorriso di Mike mi rassicura e mi calma: non riesco ad avercela con lui. E infatti non sono più arrabbiata, faccio solo finta per tenere il punto. Finalmente ci incamminiamo verso casa sulla solita strada che, a quest’ora, è quasi deserta; gli unici rumori udibili provengono da Lucy e le sue seguaci che,qualche metro dietro di noi,sghignazzano. Sono curiosa di sapere cos’hanno tanto da ridere e non presto più attenzione né alla strada né a quello che Mike e Jen stanno farneticando; rallento,resto indietro e, quando scatta il semaforo non me ne accorgo “Sbrigati,che fai?” Sento urlare dall’altra parte della strada. Poi mi paralizzo: il semaforo è di nuovo rosso,sono in mezzo alla strada e un’auto comparsa a tutta velocità dal nulla mi sta venendo addosso. Impietrita dalla paura non riesco a muovermi, e resto lì, con gli occhi chiusi, ad aspettare lo schianto. Nessuno schianto. Apro gli occhi. Sto bene?!?.
Sì,sto bene… allora perché Jen piange accasciata al suolo e le oche urlano? Io sto bene! Seguo i loro sguardi atterriti e finalmente vedo il motivo di tanta disperazione: Mike è a terra, non si muove, i suoi capelli castani sempre in disordine e i suoi vestiti sono impregnati di una sostanza rossa. Sangue, quello è sangue,il suo! Improvvisamente le urla screziate delle oche scemano e le immagini scompaiono.
Sprofondo nel buio.