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Autore: Marina Swift    03/01/2015    10 recensioni
{ Fict ad Oc | ho tutti gli oc, grazie } { scritta quasi a quattro mani con la cara Riddle }
Chandelier City è una piccola isoletta di Oblivia, che ospita una delle scuole più importanti del Mondo Pokémon: la Talent's Academy, che da anni allena le migliori promesse nei campi di coordinazione, allenamento e ricerca pokémon.
Accademia che quest'anno avrà nuovi partecipanti, tra sfide emozionanti e all'ultimo respiro, amicizie indissolubili e anche un po' d'amore.
Dal prologo:
- Avete tra i quattordici e i diciotto anni? Volete migliorare le vostre tecniche di coordinazione o allenamento, o volete imparare qualcosa sulla ricerca e l'allevamento dei pokémon?
Vi aspettiamo numerosi al test di selezione il 22 settembre alle ore 17.30, qui nell'aula del Teatro.
Non ci sono restrizioni particolari, infatti anche i capopalestra possono partecipare, l'unica cosa è che i partecipanti dei corsi A e B devono avere rispettivamente o cinque fiocchi o cinque medaglie.
Aspettiamo le vostre partecipazioni! - concluse miss Lovely, strizzando un occhio alla telecamera.
Mancava solo da aspettare le richieste d'iscrizione

Enjoy!
Marina Swift
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: N, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime, Videogioco
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Capitolo 2: primo giorno di scuola
 
1 ottobre, Chandelier City
 
E così, era arrivato il grande momento: il primo, magico giorno di scuola alla Talent's Academy.
- Non mi sentivo così emozionata neanche, neanche... neanche quando ho vinto il mio primo fiocco! - trillava gioiosa Letika, stritolando tra le sue braccia il suo Golbat, che minacciava segni di cedimento.
D'altro canto, chi non sarebbe stata emozionata ad essere lì?
La mora s'incamminò lungo il corridoio che l'avrebbe condotta all'Aula Magna, per poi guardarsi intorno, cercare una sedia e accomodarsi bene.
La sala era stata divisa in tre settori: le sedie ricoperte dai teli bianchi erano per la classe A, quelli grigi per la B e quelli neri per la C.
Quella disposizione creava una piacevole situazione di ordine, che fece sorridere Latika, la quale in quel momento posò i suoi occhi verso la sua vicina, una ragazza paffuta con un Caterpie tra le braccia.
Si chiese se avrebbe visto anche Anastasia lì in mezzo nella stessa sezione - sebbene l'idea di rivederla non la entusiasmava parecchio - ma si ritrovò a ridere al pensiero di come avrebbe insultato quella povera fanciulla dalle guanciotte rosse e dall'atteggiamento tutt'altro che chic e alla moda.
Dall'altra parte, Anastasia non era ancora arrivata, ma la ragazza dagli occhi da cerbiatta fu avvistata da Akumi, che si stava sedendo, sistemandosi il giubbotto di pelliccia candida a mezze maniche.
- Uhm, guarda guarda chi scorgono i miei occhi - sussurrò ridacchiando.
Beh, era sicura che l'avrebbe come minimo incrociata, ma non pensava così presto.
Le sue riflessioni su Letika e la sua possibilità d'incontrarla furono interrotti da un Sableye che le volò addosso, accompagnato dalle grida di un allenatore.
- Sableye, Sableye! - gridò Tell, gettandosi quasi addosso alla castana per poi riassorbire il pokémon in un'elegante Cura Ball - Oh, ciao Akumi. Scusa per Sableye, ma stava cercando Marina e ha perso il controllo -
- N-niente - sorrise lei - Quindi Marina non c'è? -
- No, sarà dietro. Vado a cercarla, ciao - disse il ragazzo per prima sparire.
Ma tu guarda... pensò Akumi era proprio destino che li reincontrassi tutti, uno alla volta...
In quel momento, ad interrompere i pensieri di Akumi non fu Tell, bensì una ventiduenne mora dagli occhi verdi, con uno Sceptile al seguito.
La donna si era incamminata sul palco dell'Aula, e si era avvicinata al microfono.
- Prova... prova... - disse, prima di iniziare il discorso - Buongiorno, il mio nome è Elena Auditore, e sono la vicepreside dell'Accademia.
Miss Lovely è momentaneamente assente e mi ha chiesto di sostituirla -
Nella "zona nera", si potevano ben distinguere chiaramente le imprecazioni borbottate da Eva per l'agitazione (in una lingua totalmente sconosciuta ad altri).
- Sei altamente... insopportabile quando fai così? - la riprese Gary - Oh, no, aspetta. Tu sei sempre insopportabile. Allora direi noiosa -
Eva però non lo stava per niente ascoltando, anzi, doveva assolutamente dire che non gliene poteva fregare niente dei discorsi del rivale.
Aveva finalmente raggiunto il suo obbiettivo di entrare all'Accademia, e uno smidollato che portava il nome di Gary Oak non le avrebbe rovinato il momento.
- Comunque, stavo dicendo... - aveva ripreso a parlare Elena, dall'alto del palco - Intanto benvenuti a tutti, sono felice come ogni anno di vedere nuove promesse del mondo pokémon, è un onore per me avervi qui -
Dalla "zona B", Nozomi si disfaceva la coda mal riuscita per risistemarsela, lasciando come al solito una lunga ciocca a coprirle un occhio.
La sua vivace Pikachu femmina le saltellava sulle ginocchia, emettendo piccole scariche elettriche dalle guanciotte rosse.
- È un bel pokémon - sentì dire la violetta da un ragazzo che si stava sedendo accanto a lei, non troppo alto, biondo e con un grosso paio di occhiali tondi sul naso.
- Ciao, io mi chiamo Nozomi - sorrise lei - E grazie, è un bel complimento -
- Io sono Lem, piacere - le rispose lui - Beh, forse sai chi sono, sono il capopalestra di Luminopoli, a Kalos -
Beh, certo che lo conosceva, la cara Nozomi. I pokémon elettro assieme ad acqua, buio e spettro erano i suoi preferiti. Come ignorare i massimi esponenti di quei tipi?
- Piacere -
La violetta si mise a chiacchierare animatamente con il biondino.
Lem era una persona decisamente piacevole, ricca di argomenti diversi da esporre, e alla ragazza ispirò subito simpatia.
Le fece quasi dimenticare il pizzicorio che le dava la stoffa grigia, che le stava creando alquanto fastidio.
Dall'altra parte, dietro di lei, accanto all'ingresso, Anastasia - leggermente in ritardo, come tutte le star del resto - era appena arrivata, con due grosse valigie al traino e un borsone color magenta.
Un ragazzo all'entrata, arrivato anche lui tardi come lei, si era offerto di aiutarla, ma per qualche strana ragione Anastasia aveva voluto rifiutare.
Era troppo... troppo rigoroso, il ragazzo che le aveva parlato. Tutt'altro che il genere che piaceva normalmente a lei.
Si sedette nervosa su una delle ultime file delle poltroncine bianche, che facevano apparire la sua carnagione chiara un po' più spenta.
Le odiava anche per questo.
In ogni caso, non era tenuta a perdersi neanche una parola del discorso della vicepreside, visto che era arrivata alla parte più importante del discorso.
- Tutti i corsi inizieranno da domani. Oggi vorrei che voi vi sistemasse nelle vostre camere, e che imparaste a conoscervi meglio - annunciò madame Auditore - Per questo motivo, questa sera è stata organizzata una sera speciale nell'aula mensa, dove si terrà una specie di cenone per aiutare i nuovi alunni a conoscersi -
Ottimo, pensò Anastasia sarcastica ho tantissima voglia di stare in mezzo a tanti studenti che non apprezzano neanche la mia bellezza...
Nel frattempo, la vicepreside aveva appeso un lungo elenco accanto alla porta che connetteva l'Aula Magna con la rampa di scale che permetteva di accedere a tutti i piani.
- Questo è l'elenco dei nomi di tutti gli studenti dell'Accademia, scritti in ordine alfabetico.
Accanto ad ognuno c'è il numero della vostra camera, della quale vi darò la chiave quando passerete qui - e indicò una cassa piena di chiavi tintinnanti di metallo - Buona permanenza -
Tutti gli studenti si alzarono e, lentamente e in fila, si avviarono verso l'uscita.
- Mh... King, King... - sussurrò Veronica, scorrendo le dita sul foglio - Ecco, camera quattordici -
Afferrò l'oggetto che le porgeva miss Auditore e salì velocemente le scale, due gradini per volta.
Il corridoio del primo piano era piuttosto lungo, ma trovare la sua camera fu abbastanza facile.
Bastò girare a sinistra alla parte che separava il dormitorio dalla zona dove stavano le aule.
 
 
Veronica spalancò, di soppiatto, l'uscio della camera condivisa, ritrovandosi col contemplare un'Eva piuttosto indaffarata nel riordinare dei volumi piuttosto usurati: la loro copertina era logora, d'un verde fosso, e le pagine emanavano un odore pungente di muffa. La ragazza si domandava ardentemente da quali cantine potessero provenire quei libri, e la sua curiosità aumentò ulteriormente quando, di sottecchi, scorse una scritta che si snodava nel midollo della copertina, recitando "Quenya".
- Perché resti lì? - cinguettò la mora, voltandosi verso la castana con in mano uno strofinaccio livido.
- Ehm, niente, niente - borbottò imbarazzata Veronica, il cui filone di pensieri era stato appena interrotto bruscamente.
Eva intuì chiaramente che l'attenzione della compagnia era concentrata su quei dizionari, motivo per cui, tramite un minuscolo gesto della mano, la invitò ad avvicinarsi.
Chiudendo delicatamente la porta, Veronica si sedette sul lettino limitrofo.
- Sono dei vocabolari speciali - iniziò accarezzandone uno con i ruvidi polpastrelli.
- Risalgono circa a sessant'anni fa, quando mio nonno ne comprò uno a mio padre -
Fece una pausa, sorridendo. Probabilmente riesumare vecchi ricordi la rallegravano, ma in quell'espressione vi era insidiato un che di malinconico.
- Che lingua è? - chiese Veronica, bramosa di conoscerne di più.
- Elfico, sono vocabolari d'elfico -
La castana spalancò pienamente le iridi ambrate, colta da un fremito di sorpresa.
- Elfico? - ripetè sottovoce, assorta nei suoi ragionamenti.
- Eh già, diciamo che lo conosco abbastanza, ma è più una "memoria" che un dizionario da utilizzare. Quel andune (buon pomeriggio), Veronica - ridacchiò, posando così anche l'ultimo di quei volumi.
Calò un silenzio teso, sentito da ambedue i frangenti. 
- Eva, come mai te li porti dietro? - disse Veronica, tentando di spezzare quell'atmosfera.
Per qualche secondo le parve che lo sguardo dell'amica si fosse allacciato brutalmente al suo, incenerendolo, ma poi una fragorosa risata le fuoriuscì dalle labbra, echeggiando per la camera.
Veronica, non captando la motivazione di tale reazione indietreggiò, quasi spaventata.
- Scusami, uhm... diciamo sia perché mi piace molto l'universo di Arda, sia perché sì, insomma... tutti abbiamo dei portafortuna, o sono in errore? - disse Eva, inarcando un foltissimo sopracciglio accompagnato dall'ennesimo sorriso.
- Perdonami, non volevo sembrare indiscreta... -
- Figurati! Se non ci confidassimo con gli amici che mondo sarebbe! - disse sorridendo Eva, dando una pacca sulla spalla alla vicina, che annuì rilassata.

 

 
- Take, this broken wings... learn they to fly again, learn to live so free... -
Marina stava ferma sull'uscio della porta, canticchiando con le cuffie ben calcate in testa.
Aprì di scatto il marsupio color ottanio - lo stesso delle valigie - posizionato attorno ai suoi fianchi, e cercò la chiave per aprire la serratura, che girò di scatto, per poi premere sulla porta di legno di quercia ed entrare.
Girò lo sguardo color zaffiro, osservando placidamente la stanza, le sue pareti di un celeste chiaro, i mobili in legno di noce e i letti candidi, separati dalla porta finestra che dava su un piccolo balconcino, il quale regalava una splendida vista sull'oceano.
Sul lettino di sinistra, accoccolata tra le coperte bianchissime, c'era Akumi, intenta nella lettura di un libro.
A Marina sembrò all'improvviso molto più bon ton di come la ricordasse: la maglietta blu a maniche lunghe, assieme alla giacchetta di pelliccia e alla minigonna bianca le davano un aspetto quasi... pacifico, che la castana apprezzò molto.
- Oh, ciao Marina - la salutò la ragazza - Alla fine Tell ti aveva ritrovata? -
- Eh...? Sì, certo - rispose quell'altra, dolce.
Aprì le sue valigie, e spalancò uno dei due armadi, posizionati sulle parti opposte delle camere. Per sua fortuna lo trovò vuoto, e ci ripose con cura dentro i suoi abiti.
- Ho deciso di mettere tutte le tue cose a destra e le mie a sinistra - le disse Akumi - Così c'è più ordine -
Marina sussurrò un'"ottima idea" a bassa voce, poi come ultima cosa buttò il marsupio sul letto e appoggiò una foto sul suo comodino, ritraente cinque persone. Lei, una ragazza quasi identica ma con capelli e occhi più chiari, una moretta vestita d'arancio, una con un abitino fucsia e la più piccola, biondissima e con i capelli raccolti in due treccine.
- Sono... sono le tue sorelle? - domandò Akumi curiosa.
- Sì... Angeline, Mary, Petunia e Shine - recitò lei, scandendo bene ogni nome - Sulla piana di Verdeauzzopoli -
- Oh, che bella... io invece sono di Chandelier City - continuò la ragazza dagli occhi verdi - Ma non sto mai a casa, mi piace viaggiare. Un giorno visiterò tutta Hoenn! -
- Davvero? Anche io viaggio spesso! -
E le due si misero a chiacchierare di viaggi e avventure, delle loro famiglie e delle passioni in comune.
E rimaserò lì sedute, a chiacchierare per mezz'ora, fino a che il rumore di un oggetto che cadeva riprese la loro attenzione.
- Ops... - disse Akumi, guardando la sua borsetta che aveva urtato, lasciando cadere le sue pokéball a terra.
- Tranquilla, cose che capitano -

 

 
Nozomi e Letika, incontratesi sulle scale, e scoprendo di essere in camera assieme, dopo aver girovagato a lungo tra i corridoi dell'istituto, trovarono finalmente quella che doveva "trattarsi" la loro camera.
- Alleluia! - esclamò con enfasi Nozomi, strappando una risatina alla corvina.
Ma nel momento stesso in cui la violetta spalancò la porta, che si aprì cigolando, le loro espressioni non potevano risultare più allibite: pezzi di intonaco scrostato penzolavano dalle pareti, mentre un lettino giaceva nel centro del pavimento, con le lenzuola sporche da due dita di polvere.
Nozomi, dal nulla, estrasse un pacchetto di patatine, e incominciò a rosicchiarle nervosamente, senza spicciare parola.
L'amica, dal canto suo, non sapeva davvero come reagire, e rimase impalata a contemplare quell'orrore.
L'unico rumore che dilaniava quel silenzio assurdo era lo sgranocchiare perpetuo (e fastidioso) della violetta, che attrasse una collaboratrice scolastica piuttosto irritata.
- Ragazzina, cerca di non far troppe briciole, altrimenti mi toccherà punirti, e non è il caso il primo giorno, vero? - ghignò malignamente, allargando quel che doveva rappresentare un vago sorriso di scherno. Ma, in realtà, solo una becera smorfia solcava quel volto smunto e grasso.
Nozomi continuò imperterrita a mangiare, beffandosi altamente di ciò che le era stato riferito.
- Mi scusi signora - iniziò cortesemente Letika, ignorando le maniere poco aristocratiche della bidella.
- Ma... tutte le camere sono così sporche e vecchie? Nei depliant venivano raffigurate meglio... - borbottò dolcemente, tentando di intenerire la preda.
- Non capisco affatto quel che mi dici: vuoi forse insinuare che non svolgo bene il mio lavoro? Eh?! - sbottò irata, sbattendo un piede per terra.
- No no, guardi lei... -
La maleducata, allora, si affacciò su quella strana stanza, richiudendola di scatto.
- Ragazzine imbecilli! Questa non è la vostra camera! -
- Ma se ci hanno consegnato questa chiave con questo numero! - intervenne Nozomi, irata più che mai.
- Infatti! -
Detto questo, la collaboratrice strappò veementemente la chiave dalle mani della corvina, procurandole addirittura qualche graffio, e lesse le incisioni.
- Lo sapevo io che questa scuola sta pian piano decadendo! Bah, che organizzazione. Ve la do io, la chiave esatta, ma guai se vi becco ancora fuori orario a inquinare l'istituto - borbottò seccata, consegnando un'altra chiave alle due, che prontamente se la svignarono.
- Che individui! - disse sconcertata Letika, aggrottando le sopracciglia per il nervoso.
- Si sa che i bidelli sono sempre un po' tocchi! - scherzò la violetta, dirigendosi verso la giusta camera da letto.
- Eh già - sospirò, seguendo l'amica.

 

 
Anastasia era su tutte le furie (non era una novità, ma quel giorno era particolarmente arrabbiata).
Con tutte le vicine di stanza che le sarebbero potute capitare... doveva arrivarle proprio Jay?
Esatto, Jay Andersen, la quale stava beatamente seduta sul pavimento a guardare il soffitto, cercando di contare il numero di cristalli del lampadario.
La luce però continuava ad accecarla, e ogni volta perdeva il conto.
- Uno, due, tre, quattro... - sussurrava con voce flebile, roteando gli occhi ambrati.
- Con tutte le ragazze della Talent's Academy... questa fuori di testa doveva essere la mia coinquilina - sbuffava la rossa, pestando le suole delle sue Dr Martens per terra.
- Oh, ciao Anastasia - si estraniò un secondo dal suo mondo Jay, salutando con la mano, per poi ricominciare il suo conto - Cinque, sei, sette... -
Anastasia si battè nervosamente e ripetutamente le dita sottili in fronte, poi cominciò a tirare fuori nervosamente la grande massa di abiti - suoi e dei suoi pokémon dall'armadio.
Notò che entrambi gli armadi erano vuoti, o almeno quasi. Jay aveva sparso un po' ovunque i suoi abiti, ma ce n'erano pochi, e così la rossa non ebbe problemi a sistemare i suoi.
Cominciò a cercare qualcosa da mettersi per la sera, evitando di parlare con la biondina, perché era sicura che non le avrebbe risposto e perché semplicemente non aveva voglia.
 
 
Una voce squillante - quella di miss Lovely, chiaramente - spezzò il silenzio delle camere.
- Invito tutti gli alunni a cominciare a prepararsi, e di presentarsi alle cinque e mezza nella Sala Mensa, dove vi verranno spiegate altre cose sul corso. Grazie e arrivederci -
Le ragazze fremendo iniziarono tutte a prepararsi.
Chissà che compagni avrebbero incontrato, com'erano i professori, com'era agghindata la mensa scolastica.
Ma soprattutto, chissà cosa li attendeva in quell'anno...

 

 
Angolo dell'autrice:
Ciao a tutti!
Francamente non mi aspettavo di aggiornare così presto, ma visto che il capitolo è strettamente di passaggio (mi serviva più che altro per sistemare un paio di cosette e descrivere un po' meglio il carattere delle oc e il loro rapporto), sono riuscita a finirlo.
Ditemi se vi è piaciuto, mi raccomando, e se come al solito avete notato incongruenze, non esitate a farmele notare!
Oh, una cosa. Gradirei, se volete, che ognuna di voi mi desse l'abito con cui vuole partecipare alla cena (ovviamente niente di troppo formale, potete andare anche così) e per le coordinatrici che mi diano i vestiti con i quali si vogliono esibire, e se volete quelli dei pokémon (se vi va anche il carattere dei vostri pokémon, come volete). Ci tengo (e non sarà l'ultima volta che ve lo chiederò) ad avere l'abbigliamento perché per me serve anche ad inquadrare meglio lo stile dei personaggi.
Un'ultima cosa, vorrei ringraziare anche Alexiel94 per avermi prestato la sua oc Elena come vicepreside, e poi ringrazio anche NightFury99, Crissy02 e LegendaryFairy91 per le oc che mi hanno dato e che presenterò nei prossimi capitoli. Anche queste ultime, se mi volessero dare il loro abbigliamento, mi farebbero un piacere.
Bene, now I'll go, spero che questo piccolo chap vi sia piaciuto.
Saluti,
Marina ~
Ps. La canzone che stava cantando Marina è Broken Wings di Mr Mister, che vi consiglio vivamente di ascoltare.
Pps. Letika e Nozomi erano finite in una camera che andava abbattuta e trasformata in un ripostiglio. Per qualsiasi cosa chiedete a _Riddle che ha scritto quella parte, come quella di Eva e Veronica

 

   
 
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