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Autore: Fuffy91    16/11/2008    5 recensioni
Quando riportai lo sguardo verso l’orizzonte, vidi la cosa più meravigliosa che non avrei mai sospettato di scorgere mai. Edward era uscito dall’acqua, che doveva sembrare ghiacciata solo a guardarla, e con passo felino si stava dirigendo verso la mia direzione. In un moto di imbarazzo portai lo sguardo sulle mie ginocchia, ma non potei fare a meno di notare con la coda nell’occhio che si stava scrollando dai capelli bronzei l’acqua di mare insidiosa, con un movimento fluido e deciso del capo... SE VOLETE SAPERNE DI PIU', CLICCATE E LEGGETE!!! VI ASSICURO CHE NON VE NE PENTIRETE!!! BACI BACI FUFFY91!!! ^____^
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Edward&Bella! ^///^'
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Twilight- Sapore dolce-salato

“ Allora…mi vuoi dire dove stiamo andando?”

Erano passate più di due ore da quando Edward era venuto a prendermi, anzi, a rapirmi, da casa mia, sotto gli occhi attoniti di Charlie che ,come ogni domenica, preferiva dedicarsi al suo passatempo preferito, la pesca, mentre i miei lo guardavano, come sempre, rapiti.

Lui, senza staccare gli occhi dalla guida, sogghignò misterioso:

“ Segreto.”

Con un sospiro di rassegnazione e una linguaccia che causò una sua risata cristallina e melodica, mi voltai a braccia conserte verso il finestrino del passeggero, cercando di decifrare il panorama che correva in lampi di luce, verde foglia e grigio cemento. Ormai ero rassegnata al modo di guida folle di Edward, che accettò il mio silenzio ostinato senza la minima piega.

Lo sentii trafficare sul ripiano del cruscotto, dove teneva custoditi in perfetto ordine tutti i suoi CD musicali preferiti. Violentai le mie orecchie a non seguire i suoi movimenti ,con il frusciare delle maniche della sua maglietta di cotone leggero (stranamente, quella mattina ,nella placida cittadina di Forks, c’era un lieve sole che filtrava, di tanto in tanto, da quel velo cupo di nuvole grigiastre) e i miei occhi a non scorgere la copertina del CD che aveva scelto.

Mi rilassai solamente quando ascoltai la musica che proveniva dal suo autoradio. Mi voltai ad incontrare i suoi occhi dorati, ancora più intensi e caramellati dopo la battuta di caccia notturna, tanto che le ombre violacee attorno alle palpebre si vedevano appena, rispondendo al suo calmo sorriso.

Mi abbandonai alle dolci note di Debussy, appoggiandomi, con meno rigidità, allo schienale del sedile, lasciandomi cullare anche dalle fusa del motore della Volvo metallizzata, che sfrecciava invisibile fra le stradine e le vie autostradali. Chiusi nuovamente gli occhi, stanchi dopo una notte insonne, passata a chiacchierare con Edward e a sognare cose sconnesse. In breve, sprofondai in uno stato di oblio e grazia, sorridendo deliziata, nonostante lo stato di incoscienza, quando sentii le mie dita intrecciate a quelle gelate ed affusolate del mio meraviglioso vampiro rapitore.

Quando ridivenni padrona dei miei sensi, la prima cosa che notai fu l’odore pungente del vento che proveniva da Nord, e mi scompigliava in modo delizioso i capelli sulla fronte. In seguito, udii uno strano suono, che mi fece aggrottare le sopracciglia, senza capire. Sembrava qualcosa che si ritirava lentamente e ritornava con più energia di prima; sbarrai gli occhi e mi portai a sedere, senza accorgermi che ero stesa su di una coperta trapuntata, color blu notte, e le mie dita furono più veloci della mia mente a comprendere che mi trovava distesa in mezzo alla sabbia giallastra ed umida, e quando portai il mio sguardo in avanti, ebbi la conferma alle mie ipotesi: ero su una spiaggia marittima, circondata dai granelli di sabbia e dalle onde del mare grigiastro, con venature azzurre, sorprendentemente calmo, e protetta da una vasta gamma di scogli massicci, lisci e scivolosi a causa della salsedine.

Per un po’ rimasi a rimirare il paesaggio, che sembrava isolato dal resto del mondo civile, come se mi trovassi su di un’isola deserta in mezzo al Mare Pacifico, fino a quando la mia mente non riuscì a trovare un tassello di puzzle mancante e determinante. Mi alzai in piedi di scatto, preoccupata: dov’era Edward?

Lo cercai, chiamandolo, senza ottenere la minima risposta. E proprio quando i miei occhi minacciavano di crollare in un pianto isterico, vidi qualcosa uscire dall’acqua, poco più in là della riva, luccicante ai bagliori provenienti dal fondale marino, di bianco e marmoreo.

Sorrisi e tirai un sospiro di sollievo. Era sicuramente Edward.

Mi risedetti automaticamente sulla trapunta, e solo quando portai lo sguardo accanto a me, notai per la prima volta, una massa di vestiti maschili ripiegata accuratamente, vicino ai quali c’era un paio di scarpe di ginnastica di una marca sportiva.

Quando riportai lo sguardo verso l’orizzonte, vidi la cosa più meravigliosa che non avrei mai sospettato di scorgere mai. Edward era uscito dall’acqua, che doveva sembrare ghiacciata solo a guardarla, e con passo felino si stava dirigendo verso la mia direzione. In un moto di imbarazzo portai lo sguardo sulle mie ginocchia, ma non potei fare a meno di notare con la coda nell’occhio che si stava scrollando dai capelli bronzei l’acqua di mare insidiosa, con un movimento fluido e deciso del capo. Quando si accorse del mio sguardo adorante e sconvolto, scoppiò a ridere senza ritegno, e nemmeno lo scrosciare delle onde del mare riuscirono a sovrastare la sua risata, bellissima quanto la sua voce.

Bastò un momento di distrazione, che me lo trovai a pochi centimetri dal mio viso, sapevo essere accaldato, con un sorriso sghembo ,che mi faceva sciogliere, a solcare le sue splendide labbra rosse e che riuscì a raggiungere gli occhi di topazio che mi fissavano attenti ed intensi.

“ Piaciuta la sorpresa?”

Annuii, incapace di parlare, non riuscendo a capire se si riferisse al posto che aveva scelto o alla sua divina emersione. In entrambi i casi, mi era piaciuto, eccome.

Lui sorrise e ridacchiò alla mia espressione stralunata, e cercai di ricompormi, scuotendo la testa da destra a sinistra.

Speranza vana, visto che ancora sghignazzando, come se lo facesse apposta, Edward mi costrinse dolcemente a reclinare la schiena ed a poggiare la testa, che cominciava a girarmi vorticosamente, sulla coperta, consentendomi di perdermi completamente nei lineamenti del suo viso perfetto e luccicante di goccioline iridescenti, che birichine percorrevano ingorde quelle guancie pallide e deliziose, la linea del naso da scultore, quelle ciglia chiare e lunghe, la morbida curva della bocca leggermente carnosa e virile, la mascella squadrata e fermarsi sul ciglio del mento, indecise se cadere o meno. Alcune mi inumidirono il volto e la radice dei capelli, mentre evaporavano se finivano sulle guancie sicuramente bollenti, lasciando una scia dolcemente salata.

Visto da quella prospettiva, sembrava il modello di una pubblicità di un profumo maschile, o, ancora meglio, uno splendido dio marino, meraviglioso e splendido nella sua bellezza dolorosa.

Si puntellava sulle braccia, seduto a gambe leggermente incrociate sulla sabbia ora sicuramente ghiacciata al contatto con la sua pelle.

Nonostante i miei ammonimenti, i miei occhi corsero più giù del mento, soffermandosi sulla base del collo e poi più giù del petto dai muscoli tonici, modellati ed asciutti, sulla vita sottile e priva di imperfezioni, e ancora più giù sulle gambe lunghe e forti, da atleta.

La gola mi si seccò quando risalirono lungo l’unica parte del suo corpo magnifico coperta da un paio di boxer neri ,a strisce bianche ai lati delle anche, molto sportivi.

Distolsi lo sguardo immediatamente, superando i confini imposti dall’iperventilazione, interessandomi al suo braccio sinistro teso e perfetto come il resto del corpo.

La reazione di Edward fu quella di ridere divertito, cogliendo un’incrinatura d’imbarazzo nella sua voce melodiosa.

“ Bella? Non ti facevo così sfacciata!”

Mi stava prendendo in giro, lo sapevo, ma l’effetto fu comunque quello di imbarazzarmi ulteriormente. Ormai non avevo più nemmeno più la forza di rispondergli. Mi aveva completamente spiazzato.

“ Scusa.”

Riuscii finalmente a sussurrare.

“ Non importa. Mi fa piacere che non ti sono totalmente indifferente anche in questa…come dire…tenuta.”

E ridemmo sommessamente entrambi a quella battuta, riuscendo a farmi trovare almeno un brandello di lucidità, e riportando i miei occhi scuri fissi nei suoi, dorati e luccicanti, gli dissi:

“ Tu non mi sei mai totalmente indifferente, lo sai.”

“ Si lo so.”

Mi rispose, nonostante la mia fosse un affermazione intensa, che lasciava indubbia la mia ossessione per lui o, per meglio dire, il mio amore sconfinato.

Osservai nuovamente affascinata le goccioline che solcavano il suo volto e, presa da un moto di curiosità, ne catturai una sulla punta del dito indice, e sotto i suoi occhi incuriositi, la assaggiai.

Come immaginavo: era fredda, salata e conteneva anche l’essenza del sapore dolce della sua pelle marmorea.

“ Grazie della sorpresa. Ma…questo non è il territorio di La Push?”

Mi alzai immediatamente a sedere, con le punte dei miei capelli castani intinte di granelli di sabbia, con un’espressione preoccupata a solcare il mio viso.

“ Edward…non avrai mica infranto il patto?”

Lui mi sorrise rassicurante e mi sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, sfiorandone il lobo. Pensai a Jacob e alla sua reazione se avesse saputo che Edward aveva trasgredito ai loro antichi patti di alleanza.

“ Tranquilla, Bella. È tutto a posto. Siamo lontani sia da La Push che da Forks.”

“ Ah.”

Sospirai in un moto di sollievo, e il colorito ritornò sulle mie guancie improvvisamente pallide.

Solo allora mi accorsi delle dita fredde di Edward che mi accarezzarono la guancia e il mento, leggermente umide.

Automaticamente, anche le mie mani cercarono il suo viso, affondando in quei capelli folti e di un colore meraviglioso, lasciando che si cosparsero di salsedine.

Lui chiuse gli occhi a quella carezza e prendendomi il viso fra le mani, mi baciò stringendomi al suo petto scolpito, freddo come il ghiaccio, in contrasto con la mia pelle bollente.

Non era il solito bacio prudente; era un bacio passionale, intenso, profondo, quasi divorante e quando dischiusi le labbra arrendevoli, lui non si scostò, ma diminuì l’intensità del bacio.

Era sconvolgente il contatto del suo petto scoperto, tanto che lo accarezzai quasi incosciente delle mie stesse azioni.

Fu allora che udii un suo ringhio soffocato e si scostò da me delicatamente, e quando riaprì gli occhi, mi sorpresero che fossero così neri d’eccitazione.

Non era la sola ad essere affannata, e per cercare di riprendere il controllo, Edward prese i suoi jeans e velocemente li indossò, allontanandosi intanto verso la Volvo, parcheggiata dietro gli scogli.

Mi toccai le labbra bollenti, leccandole con la punta delle lingua. Sorrisi. Stesso sapore dolce-salato.

Quando ritornò, gli occhi di Edward avevano riacquistato il loro colorito di topazio, e il sorriso sghembo che mi elettrizzava era sincero e raggiungeva il suo sguardo acceso.

Abbassai lo sguardo e vidi un cesto con un fiocco rosa sul manico.

Aggrottai le sopracciglia, sorridendo perplessa, e chiesi con gli occhi una spiegazione. Lui ricambiò il sorriso e disse sghignazzando.

“ Alice.”

Risi anch’io.

“ Ha preparato lei tutto?”

“ No, qui c’è lo zampino di Esme. Ha insistito a prepararti dei tramezzini.”

Scosse la testa divertito, forse in preda al ricordo di quell’episodio.

“ Mi sarei accontentata anche di una pizza.”

Edward rise di gusto ed io mi persi nella sua risata.

“ Lo sapevo. Glielo avevo detto anch’io.”

“ Mmm. C’è anche l’insalata mista.”

Dissi aprendola subito, in preda alla fame e addentandone una forchettata.

“ Adoro l’insalata mista.”

“ Disse la donna che avrebbe preferito una pizza.”

Ridemmo entrambi. E così, mentre mangiavo a sazietà, Edward mi guardava estasiato, steso elegantemente lungo la trapunta, parlando e scherzando del più e del meno. Sembrava un gatto appallottolato sul divano di casa dopo una scorpacciata di sardine.

Dopo mangiato, in preda all’euforia, cominciai a correre lungo il bagnasciuga, togliendomi le scarpe e i calzini e arrotolandomi i jeans, mentre, seduto, Edward mi osservava con una strana espressione negli occhi.

Volteggiavo e ridevo come una bambina che vedeva per la prima volta il mare. Mi sentivo libera di chiedere, di fare e di dare, felice ed integra come non lo ero stata mai. E tutto grazie a lui, ad Edward, il mio unico vero amore.

Mi voltai ad osservarlo nuovamente, con lo sguardo, sapevo pieno d’amore, ma mi raggelai quando non lo vidi più al suo posto. Poi sentii due braccia robuste e fredde stringermi teneramente e delicatamente la vita da dietro, e con un sorriso leggero strinsi le sue mani ghiacciate con le mie, strofinandole inconsciamente, come per riscaldarle. Mi voltai ad ammirarlo ancora, instancabile e sentii automaticamente il mio cuore ingranare la quarta alla vista del suo sorriso sghembo, che raggiunse gli occhi facendoli brillare in milioni di stelle.

“ Pronta?”

Lo guardai confusa e trasognata.

“ Per cosa?”

Non rispose ma il suo sorriso si allargò in modo inequivocabile.

“ Edward?”

Dissi con un’incrinatura di preoccupazione nella voce diventata leggermente acuta.

Improvvisamente non sentii più le onde del mare plumbeo infrangersi sulle mie caviglie e sfiorarmi la piega dei jeans, e con un grido soffocato di sorpresa e spavento, mi ritrovai a contatto diretto con la superficie marina, riuscendo a toccare con le gambe il fondo scuro, ma solo i pochi centimetri, visto che due braccia scintillanti mi riportarono quasi subito alla luce grigiastra del cielo coperto.

Annaspai in preda ai tremori, cercando di capire cosa fosse successo. In una frazione di secondo mi ritrovai inzuppata da capo a piedi, immersa totalmente nell’acqua, mi sorpresi, non totalmente fredda, anzi, constatai, sorprendentemente tiepida per quella stagione.

“ Edward…io…ti ammazzo!”

Esclamai innervosita, stropicciandomi gli occhi con le mani, mentre sentivo una delle sue scollarmi i capelli bagnati dal volto e tirarli indietro, senza poter reprimere un fremito.

Lo sentii di nuovo ridere divertito più del solito, e circondarmi in un abbraccio gelato ma intenso, cullandomi come una bimba infreddolita.

“ Ti prego, non ti arrabbiare. Volevo solo…”

Si interruppe per annusare a pieni polmoni l’odore del mio collo e dei miei capelli, e il gelo sottile e dolciastro del suo respiro profondo mi colpì come un refrigerante soffio di vento, sulla pelle scoperta dal collo a V della mia maglietta.

“ Delizioso.”

Sussurrò estasiato.

“ Meravigliosamente dolce-salato.”

Continuò, intrecciando le ciocche dei miei capelli fra le dita e snodandoli come se fossero nodi di fiocchi a farfalla.

“ Non sono arrabbiata. È solo che…mi hai preso alla sprovvista.”

Lui sogghignò fra la mia massa informe di capelli e portandosi a pochi centimetri dal mio viso, prendendomelo con un gesto invisibile fra le mani, mi si ruppe il respiro alla vista del suo volto perfetto e bellissimo nuovamente bagnato. Lo vidi assorto mentre scrutava in modo clinico ogni mio più piccolo mutamento di espressione, cercando di leggermi dentro, ma io ero convinta che potesse esaudire il suo desiderio molto facilmente; bastava guardare il riflesso dei miei occhi e leggerci amore, o ascoltare il battito accelerato del mio cuore…c’era l’imbarazzo della scelta.

“ Edward…”

Sapeva cosa desideravo, cosa cercavo, e lui esaudì il mio capriccio sfiorandomi le labbra in un bacio dolce e lungo come l’abisso inaccessibile del mare che ci inglobava.

Lo strinsi a me aderendo ancora una volta al suo petto marmoreo, sorprendendomi di quanto i nostri corpi combaciassero, nonostante fossero così diversi.

Edward affondò entrambe le mani nei miei capelli e lasciando che il cerchietto nero che me li tratteneva scivolasse nell’acqua salata, trattenendomi e modellando le sue labbra perfette e morbide sulle mie in un bacio ancora più pieno di dolcezza ed amore, così intenso che mi fece commuovere, come la prima volta che a casa Cullen, seduti entrambi sullo sgabello del suo pianoforte, mentre intonava la dolce ninna nanna che aveva accompagnato molte mie notti attraverso la sua voce.

Raccolse silenzioso le due lacrime silenziose che scorrevano sulle mie guancie, e, quasi di malavoglia, si staccò con altri due baci posati quasi distrattamente.

“ Bella.”

“ Scusami. Sono una sciocca.”

“ Il mio bacio è stato così scarso da farti piangere?”

Chiese scettico e, sapevo, solo per farmi sorridere. Ci riuscì.

“ No, al contrario. È stato…bellissimo.”

Lo guardai negli occhi, adorante.

“ Così bello da commuovermi.”

Lui mi guardò imperturbabile. Imbarazzata, abbassai lo sguardo, nascondendolo fra il suo petto.

Ma lui non me ne diede nemmeno il tempo e catturandomi il mento nella presa salda di due dita, mi catturò lo sguardo incatenandolo ad uno intenso ed ardente.

Con un movimento repentino più dei precedenti, mi baciò per la terza volta in quella splendida giornata, questa volta in un modo strano ed indecifrabile. Ma poi, quando si staccò dalle mie labbra tremanti d’emozione, compresi il significato di quel bacio mozza fiato.

Era pieno d’amore.

Trattenni a stento le lacrime, cercando di non apparire ridicola e lo abbracciai con trasporto, strofinando la guancia umida sul suo petto. Sentii impercettibilmente un ringhio delizioso soffocato a quella carezza, e sorrisi compiaciuta.

Dopo un tempo indeterminato, lo sentii sospirare e dire:

“ è ora di andare, Bella. Se rimani ancora così, finirai per ammalarti sul serio.”

Era tornato l’Edward premuroso e protettivo di qualche ora fa, e sorridendo, ci distaccammo, sentendomi ricambiata.

Appena usciti dall’acqua, mi avvolse in una coperta pulita, sbucata dal cesto delle provviste e mai notata prima d’ora, strofinandomi con energia le braccia e i capelli.

Sorrisi. Aveva programmato tutto, il furbo leone.

Mi annusò ancora sorridente i capelli e indossò la maglietta blu notte, sorridendo alla mia espressione delusa.

“ Forza, sbrighiamoci, prima che Charlie mi denunci al suo stesso distretto per il rapimento di sua figlia.”

Sorrise a quella spiacevole prospettiva.

“ Sarebbe una brutta macchia per la tua impeccabile fedina penale.”

Edward rise a quella mia battuta, e prendendomi per mano, sorreggendo contemporaneamente nell’altra cesto e trapunta, mi guidò verso la Volvo che ci attendeva placida dietro gli scogli massicci.

“ Aspetta, Edward.”

Volevo solo provare una cosa prima di ritornare al mondo reale.

Lui si voltò incuriosito e allungandomi verso di lui, una mano a stringermi la coperta sulle spalle e l’altra posata sulla sua guancia liscia e marmorea, lo baciai, guardandolo mentre socchiudeva gli occhi a quel contatto.

“ Si, non ci sono dubbi.”

Sussurrai, una volta distaccatami dalle sue labbra tentatrici.

“ Di cosa?”

Il suo respiro mi confuse la mente e mi inebriò l’olfatto, mentre rispondevo con un bisbiglio.

“ Un sorprendente sapore dolce-salato.”

 

 

 

 

Vi è piaciuta??? Spero di si!!! Fatemelo sapere con un commento!!! Ringrazio tutti coloro che hanno letto e commentato con piacere le mie altre due one-shot, Vuoi ballare con me? e Come batte il tuo cuore…,sperando di non avervi delusa con quest’ultima e di avervi regalato altre nuove emozioni con questa coppia fantastica!!! Baci baci Fuffy91!!!

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