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Autore: Shirokuro    03/01/2015    1 recensioni
{ seitaro centric; seitaro/rin | possibile ooc | raccolta di 4 one-shots di varia lunghezza basate sui quattro finali | angst?; introspettivo; fluff? | spoiler? }
#3 – Come acqua fra le dita;
E sentiva il calore che lo circondava, avvertiva un abbraccio senza speranze. Perduto. Aveva perso tutto, in quel gioco crudele. Come se le dita avessero attraversato la sostanza della quale era fatta la vita e le avesse permesso di andarsene, nella stessa maniera in cui fa un liquido. Come se la vita fosse fatta di capelli biondi.
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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(ora spiegatemi perché nessuno si degna a fare icons 100x100 su Mermaid Swamp e devo sempre ridurmi a farle io all'ultimo o perché non me le preparo prima)
In un modo o nell'altro, ci sono. Questa seconda one-shot è basata su Forever Deep ed è da lei che è nata la Raccolta. Inizialmente doveva essere solo una flash di circa quattrocento parole che poi bho, è diventata una one-shot e visto che così da sola mi sembrava inconcludente mi son detta di scriverne una per ogni finale. Allora. Innanzitutto, ho da dire che dopo questa non ho idea di quando uscirà la terza one-shot. Ho già scritto le prime righe. Il problema è continuarla. Inoltre ripeto che non ho toccato le ultime due one-shot per via di un'altra fan fiction ancora sigh. Comunque arriveranno, questa è l'unica promessa che voglio e posso promettere.
Come ho già fatto, ho strutturato la storia nel seguente modo: presente, serie di flashback, presente. In questo caso sono solo due ricordi ed all'inizio ed alla fine ci sono le riflessioni di Seitaro - il tutto intriso di fluff assurdo e slince of life, abbandonando per buona parte la nota angst ma eeehi sono io. Non credo sia un capolavoro, ma credo che sia apprezzabile e nonostante tutto piacevole. Eh, mai laif. Infine finissimo, senza ulteriori indugi, questa sarà l'ultima storia nella quale metterò l'angolo all'inizio (causa: non posso spoilerare sulla mia stessa fan fiction tipo e questo scroll è fastidioso sebbene lo usi per agevolare chi visualizza da cellulare); nel senso, nella prossima storia che pubblicherò una storia differente da questa l'angolino sarà certamente in fondo alla pagina, ma fino alla quarta one-shot lo metterò all'inizio. E null'altro, buona lettura.


 
L’acqua era fredda, lei no
   La pelle attraversata da carezze glaciali ed i brividi che ne conseguivano erano in totale contrapposizione con la triste sensazione di calore che sentiva agli occhi, con quel bruciore fastidioso che voleva essere notato da Seitaro. Sembrava chiedesse disperatamente di chiuderli, per impedire il contatto con l’acqua sporca della maledetta palude. Ma non lo avrebbe fatto, non li avrebbe serrati i suoi occhi azzurri. Se proprio doveva, voleva morire con l’immagine di Ofelia riflessa nelle iridi accese di desolazione.

   Rin era bella. Era sempre stata una ragazza stupenda; snella, bionda, non si poteva definire altissima ma era nella media, sembrava morbida ed era gradevole alla vista. L’unica pecca era il suo carattere, quel suo modo di fare per nulla educato. Era proprio manesca, era incredibilmente volgare. Però si compensava col suo essere dolcissima. Ogni volta che si trovava in evidente difficoltà, il suo viso si accendeva di quell’espressione inconfutabilmente disperata, che anche un cane avrebbe compreso. Seitaro si avvicinava e senza essere domandato le spiegava l’esercizio arcano o qualunque fosse la sua perplessità. Lei arrossiva, semplicemente, scattando verso il ragazzo alla fine della lezione e gridandogli che sapeva già, per poi allontanarsi rossa in volto ma naturalmente grata. Era stata in una di quelle occasioni che nacque il fastidioso ricordargli di aver già i capelli bianchi alla sua età.
   «Fattelo un pacchetto di cazzi tuoi! So perfettamente chi sono questi... questi tizi, Capelli Grigi! Sì, proprio così, Capelli Grigi: Seitaro Wakasugi è un vecchiaccio diciottenne» gli gridò in faccia senza pudore o pietà – perché evidenziare precisamente gli anni che aveva non se l’era mai spiegato, comunque –, sebbene il sangue si stesse concentrando nella zona delle guance. Non era la prima volta che gli capitava di vederla così, ma si infastidì comunque. «Volevo solo aiutare».
   «Non me ne faccio nulla della tua inutile carità!» sibilò, noncurante degli sguardi di cui si era fatta protagonista. Si alzò, mettendo in mostra la sua poca grazia e sopratutto le gambe snelle, bianche, coperte solo a metà dai leggings blu sotto gli short. Che scocciatura doveva essere l’autunno per lei. Fece qualche metro fino alla porta della sala, dove indugiò. Voltò il capo il necessario per lasciar intravedere l’angolo della bocca rivoltò incerto verso il basso. Non avrebbe potuto metterci la mano sul fuoco: oltre ad essere doloroso e tipicamente tedesco, non era sicuro che proprio Yamazaki, quella ragazza così svergognata ed irrispettosa, l’avesse ringraziato dopo la scenata appena fatta.

   Ma nonostante tutto restava deliziosa. Anche ora, che lottava per quei pochi istanti di vita istintivamente e non volontariamente, nel suo cercare aria dove non ce ne era, era semplicemente stupenda. Gli occhi chiusi, lasciando alla vista solo le lunghe ciglia nere e lucide di lacrime che risalivano verso la superficie densa e non si facevano notare.
   Lasciò le sue dita delicate, scorrendo l’avambraccio per quel secondo necessario a non perderla, avvicinandola della misura del gracile polso.

   Rin era sincera, tranne che con se stessa. Seitaro non aveva mai sopportato ciò, le causava apparenti e spessi sbalzi d’umore; in realtà si vergognava – sì, Scimmiazaki – di quello che aveva appeno detto e lo riformulava cercando di ravvivare il personaggio del quale necessitava e che credeva di interpretare. Quello che non sapeva era che nei suoi enormi occhi cerulei, il ragazzo leggeva di come realmente si sentisse e conosceva la verità su ogni singola sfumatura della sua personalità, vantava di essere depositario indiretto delle sue emozioni. E per lui era un onore, essere l’unico a condividere quelle schegge della reale Rin Yamazaki. Comunque, tempo fa, si decise ad emulare il suo “nascondere”: nessuno avrebbe mai saputo del nascente desiderio di quell’estate di un anno prima. Anzi, quella era l’intenzione.
   «Sei, ta, ro, kun!» Dannato Yuta.
   «E quel “-kun” cosa dovrebbe rappresentare?» Dannato lui e la sua naturale capacità a leggergli dentro.
   «Stavo provando i nomi con cui potrebbe chiamarti Rin quando ti dichiarerai a lei ed accetterà con le lacrimucce agli occhi, saltandoti al collo e baciandoti appassionatamente, sospirando sul tuo viso pallido come un ovvio“ti amo, ti ho sempre amato... Seitaro-kun!” e tu spalancherai gli occhi, per poi ridere candidamente perché non ti ha chiamato con uno di quei soprannomi idioti. Il tutto con il crepuscolo chiaro dietro di voi!»
   «No» disse semplicemente Wakasugi. Avrebbe potuto argomentare quella risposta monosillabica con tante motivazioni: innanzitutto, non aveva la benché minima intenzione di svelare alla scimmia manesca una cotta probabilmente passeggera... no, ma cosa pensava, non poteva piacergli Scimmiazaki. Ecco, aveva trovato: punto primo della lista, a lui – probabilmente – la bionda non piaceva. Un secondo punto che non filava nel discorso dell’amico era la frase che dovrebbe dirgli; Rin si vergognava a rispondergli al telefono – l’aveva seriamente sperimentato, mosso dalla folle curiosità; aveva chiesto a Yuka di chiamarla mentre erano in una tesissima sezione di studio e li sobbalzò, prima di maneggiare senza alcun criterio fisico-logico il dispositivo... probabilmente aveva impiegato due minuti a rispondere –, figurarsi se si sarebbe azzardata a pronunciare affermazioni tanto audaci! Il terzo punto era quel inutile “Seitaro-kun”, dato che Capelli Grigi era oramai il suo titolo ufficiale. E poi, ultimo punto della lista di motivi per i quali non sarebbe mai successo nulla di simile, non ci sarebbe stato nessun crepuscolo con Scimmiazaki.
   «Ma ti piacerebbe che non ti chiamasse Capelli Grigi, vero?» Dannato, dannazione, maledetto Yuta. Era proprio l’unico aspetto corretto di quella visione degna da... sì, giusto! Degna di uno
shoujo.
   «Hai letto i fumetti per ragazze di Yuka, ammettilo!»
   «Non nego, Seitaro. E confesso che mi hanno parecchio preso. Soprattutto quelli che si svolgono durante le vacanze estive, non so se ci intendiamo». No, non si intendevano affatto, ma il ragazzo represse il pensiero, limitandosi ad incalzarlo a velocizzare il passo per non far tardi a lezione. «Certo,
Seitaro-kun».
   Nemmeno lui era sincero. Forse aveva avuto il tempo per pensarci davvero; aveva avuto tutto il tempo che il mondo aveva potuto concedergli, era stato lui a ridursi a quel triste momento. Ora si pentiva di un sacco di momenti che la vita gli aveva donato – lei, così cattiva ed ipocrita, aveva fatto un dolce regalo a Seitaro –, usandoli per litigare; una parte di lui, però, era felice di aver potuto scoprire tutto della ragazza, provocandola ed incoraggiandola a sfogarsi con lui. Avvolse i fianchi di Rin mentre continuavano a scendere lentamente nell’acqua della palude. Questa volta non l’avrebbe tirata su – avrebbe seguito i suoi desideri, anche questa volta, sinceri.

   Ridusse gli occhi a due fessure, oramai impotente. La pelle della ragazza era oramai fredda, ma sentiva il cuore battere nel petto ora vicino al suo. Voleva morire con Ofelia negli occhi e la sua bellissima eroina era proprio lì, lasciando andare il respiro e gridando senza dar voce al dolore che affiorava nei polmoni. Seitaro lo sentiva e capiva. Sorrise e quando Rin era vicina alla fine come lo era lui, approfittò della debolezza fisica e le stampò un bacio sulla fronte. 
   Ora sarebbe davvero morto: con la dolce e bella Ofelia dalle guance calde e purpuree negli occhi.

   
 
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