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Autore: Rozzy    03/01/2015    1 recensioni
Thranduil è come un castello di vetro: uno splendido, incredibile miraggio.
Quanto è reale e quale sollievo, o turbamento, reca a chi ne incrocia la strada?
Genere: Drammatico, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bard, Legolas, Thorin Scudodiquercia, Thranduil
Note: Lime, Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
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Questa storia è puro frutto dell'ispirazione del momento, di immagini mentali e di idee che mi son venute nel corso del tempo.
Non posso promettervi che avrà un gran senso, o un gran filo logico, anche se mi sono sforzata di darglielo.
Saranno 3 capitoli, ognuno incentrato sulla relazione tra Thranduil e un secondo personaggio.
Spero siano di vostro gradimento.



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CASTLE OF GLASS

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PRIMO CAPITOLO - THORIN


Thranduil è come un castello di vetro:
senza tempo e senza età, rinchiuso nell'isolata torre d'avorio che è la sua reggia, Thranduil non conosce corruzione fisica e non conosce decadimento.

Sono passati molti anni dal giorno in cui ha voltato le spalle al mio popolo negandoci aiuto durante l’attacco del drago Smaug.
Eppure, sul suo viso altero e indifferente come allora, pare che non sia passato neanche un secondo.

I suoi occhi verdi screziati di grigio, come l'erba bagnata di rugiada nel primo mattino, penetranti e antichi, i suoi capelli color diamante, la bocca volitiva, la compostezza statuaria, sono gli stessi di quando venne a far visita a Erebor alla corte di mio nonno re Thror anni or sono. 

Mentre mi fissa dall'alto del suo trono, con disdegno e circospezione, pare che il tempo si sia fermato, sul suo bel, regale viso.


Non so cosa aspettarmi da lui, perché so che in lui albergano sentimenti estranei alla tranquillità compassata degli altri elfi che ho incontrato durante questo viaggio:
In lui, assieme alla millenaria saggezza dai contorni esoterici che caratterizza il suo popolo, combattono anche il desiderio, l'avidità, e soprattutto la paura.

La vita mi ha insegnato che la paura è il sentimento più pericoloso, in un nemico, perchè lo porta a compiere atti che in altre circostanze non si immaginerebbe neanche

E io lo so, che Thranduil ha paura.

Ha paura del fuoco del Drago, ha paura dell'Oscurità che sorge da ovest e della minaccia di Dol Guldur

Ha paura per se stesso, per suo figlio, per la sua gente.

Cosa posso aspettarmi da una simile creatura, flagello mai dimenticato della mia vita?

Perchè per quante maledizioni gli possa lanciare, per quanti insulti gli possa vomitare addosso, per quanta rabbia e rancore possa scagliargli contro, la verità Ë che contro di lui nulla posso.

Lui ha in mano il mio destino, la vita dei miei uomini e dei miei nipoti.

Io, forse, ho più paura di lui.




L'inaspettato però diventa ancor più sorprendente, quando dopo giorni di interminabile prigionia, il re chiede che io venga portato nelle sue stanze

Ho visto scorrere interminabili corridoi sospesi nell'aria e incuneati tra le grotte, mentre due guardie mi trascinavano per le braccia e dietro alla coda del suo mantello di velluto color rubino che si inoltrava nel buio.

Mi sta dando le spalle anche in questo momento, mentre siamo in piedi nelle sue stanze

Le guardie sono state mandate via momenti fa, e siamo soli.

Io, e la schiena dell'ultimo re degli Elfi, che mi guarda silenziosa

"Thranduil. Cosa vuoi da me?"

Gli chiedo, e so che nella mia voce eccheggia non poco timore mal dissimulato


Lo vedo alzare il capo, e poi girarlo leggermente di profilo verso di me:
guarda per terra, le ciglia nere come la notte poggiano sulla sua guancia
dalle sopracciglia lievemente aggrottate intuisco un certo turbamento.

Ed è il primo sentimento che non sia totale indifferenza, o beffa, che gli vedo esprimere dacché ricordi.


Poi accade l'impensabile:

Thranduil con un gesto fluido della mano destra scosta la cascata di capelli argentei dalla schiena, portandoli a lato su una spalla, e
la veste di velluto color rubino scivola lentamente sulle sue spalle; vedo apparire gradualmente centimetro su centimetro di pelle diafana, leggermente macchiata da qualche -inaspettata- lentiggine sulle spalle ampie e muscolose, apparentemente liscissima sulla lunga e possente schiena che si stringe sempre più sino a una vita stretta, e poi si allarga su fianchi e glutei generosi.
Il suo corpo, pur tornito da anni di guerre, non reca traccia del millenario decadimento che ci si aspetterebbe.

Stringo i pugni fino a lacerarmi la pelle dei palmi delle mani con le unghie, e chiudo gli occhi:
Vedo anni di vita scorrermi davanti agli occhi:
anni di dolore e di esilio, anni di fatica e di umiliazione.
Vedo il me stesso che ha guidato un popolo disperato e reietto alla ricerca di una nuova casa.
Vedo un re senza corona diventato servo degli uomini, che giorno e notte -deriso e maltrattato- lavora nelle forge con incudine e martello per guadagnarsi da vivere.
Vedo le guerre e le battaglie, gli anni di pellegrinaggio alla ricerca di mio padre, il matrimonio di mia sorella, la nascita dei miei nipoti;

Vedo un essere umano che aveva dimenticato la magia, la bellezza, il desiderio in favore dell’istinto di sopravvivenza.

E poi vedo quello che ho davanti, ed è come se con lo spirito e col corpo tornassi a quando, da giovane principe di Erebor, incontrai il re degli elfi per la prima volta, e mi stupii di quanto un essere in carne ed ossa potesse possedere tutte quante le qualità di una pietra preziosa, e una simile, incomprensibile bellezza.


E' precisamente in questo momento che mi rendo conto di non aver più alcuna possibilità di fuga.

Non c’è più speranza né redenzione, mi dico mentre vedo le mie mani sfiorare i suoi fianchi.

Non c’è mai stata, penso mentre la mia fronte si appoggia alla sua schiena.

Non ne ho mai avuta, mi rendo conto mentre con uno strattone violento attiro il suo corpo eburneo a me.

Lui è per me, in questo momento, è una stella che brilla in fondo a un pozzo di nera disperazione.
La prima cosa bella dopo anni di orrori.

Chiamatela pazzia, chiamatela malattia del drago, chiamatela cupidigia o lussuria
Ma non giudicatemi per aver desiderato la più bella delle gemme della Terra di Mezzo, urlo nella notte mentre, con violenza mi spingo dentro di lui, mentre piango convulsamente calde lacrime sopra i suoi capelli, sparsi sopra il corpo riverso e stringo la sua mano destra chiusa a pugno sul lenzuolo di seta rossa, e bacio di sbieco la sua piccola bocca semichiusa, le sue guance imporporate e bollenti che sfiorano le mie e i suoi verdi occhi liquidi che mi trafiggono l'anima.

Non giudicatemi perché non esiste uomo, elfo, hobbit, nano o stregone che sarebbe in grado di resistere a tale stregoneria, a tale maleficio.

Che non vorrebbe accesso a questo splendido castello di vetro e diamanti che è l'ultimo re degli elfi.

Che non si dispererebbe nella consapevolezza che niente di tutto questo sarà mai suo se non per un singolo istante di lussuria

Nessuno sa,
ansimo, mentre la sua schiena si inarca e la sua testa bionda si riversa all'indietro nell’orgasmo. 

Nessuno può saperlo, grugnisco, mentre crollo in una ragnatela di braccia e capelli

...e poi chiudo gli occhi
  

FINE CAPITOLO 1


Il capitolo 2 arriverà a breve, non appena avrò tirato insieme delle idee che già ci sono.



 
  
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