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Autore: VioletP_    04/01/2015    1 recensioni
Sei oggetti incantati. Persone in pericolo. Durante una giornata qualunque, le principesse ricevono dei doni. Questi doni presentano però strane incisioni o hanno comunque un comportamento assai strano. In particolare, Belle e Ariel ricevono un messaggio preciso: andare in Virginia e chiedere di Pocahontas.
Le due vengono a scoprire grazie a Nonna Salice che il mondo è in grave pericolo e che una ragazzina che possiede "doti particolari" è stata rapita. Per avere dei chiarimenti, Nonna Salice consiglia loro di andare nel Paese delle Meraviglie e di parlare con Bianconiglio.
Nel Paese delle Meraviglie incontreranno le altre ragazze ed insieme arriveranno in un castello diroccato dove è tenuta prigioniera la bambina.
Le ragazze metteranno a rischio la loro vita e alcune anche il loro rapporto.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                      Love is the key.

Note: i personaggi non appartengono a me ma alla Disney. La storia non è scritta a fini di lucro.
                                             

                                                        Capitolo 1: Strani incontri.


Biancaneve era seduta su una sedia nella piccola e caotica cucina della casa dei nani. Nonostante fosse una principessa, preferiva di gran
lunga stare a vivere in quella casa troppo piccola per lei, piuttosto che stare in un grande castello pieno di lussi e confort, non le piaceva molto la vita reale, e quando voleva stare in pace andava sempre nella casa dei suoi piccoli amici. Da parecchio tempo le era arrivato uno strano pacco, conteneva uno specchio dal manico grigio, lavorato con cura, come se intorno avesse delle edere. Biancaneve non lo aveva mai provato, non perché non sentiva mai la necessità di specchiarsi, semplicemente perché l’ultima volta che le è arrivato un dono da uno sconosciuto ha rischiato di morire. Dopo parecchio tempo, si decise ad osservare lo specchio: c’era un'incisione. “Alice.” Disse in sussurro appena percettibile.  Il vento le scompigliava i capelli e le procurava  brividi,  quindi si alzò per chiudere la finestra, quando tornò al suo posto ebbe un sussulto: lo specchio non rifletteva il soffitto della casetta dei nani, ma una stanza grigia e buia, illuminata da una strana aura verde, c’erano delle catene e scheletri. Biancaneve sentiva dei passi, non riusciva a capire se venissero dal mondo dello specchio oppure se venivano da fuori. Continuò ad osservare la stanza. C’erano delle sbarre e una specie di grata dove poteva passare una ragazzina, anche quella coperta da sbarre. Sentì altri passi, poi vide un’ombra avvicinarsi alle sbarre, cosa doveva fare? Doveva trovare il modo di aiutare? Ad un tratto, sentì un rumore metallico, come se qualcuno aprisse un cancello. Ad un tratto lo specchio rifletteva una cosa blu, simile ad un tessuto, non più una strana stanza. Biancaneve si grattò il capo, in cerca di una risposta, che in quel momento non arrivava. Rigirò l’oggetto, dietro c’era un fungo con tre strani figuri seduti su di esso. Non ci stava capendo niente. Decise di poggiare lo specchio sul tavolo e di andare a chiedere consiglio ai nani.
 
Cenerentola era stesa nel giardino del palazzo reale, gli occhi chiusi per evitare che il sole le irritasse gli occhi. Accanto a sé c’era il suo principe, steso anche lui, un filo d’erba in bocca e un braccio che le carezzava i capelli. Cindy-come la chiamavano tutti a palazzo- aveva ricevuto un dono speciale dalla sua fata madrina: la sua bacchetta magica.  Le aveva chiesto molte volte il perché del regalo, ma lei aveva sempre detto che era scritto nel destino che lei usasse quella bacchetta. Aprì gli occhi e strinse l’oggetto, lo girò più volte nelle mani, osservandone ogni dettaglio. La agitò e dei fiori sbocciarono intorno a lei e al suo principe, che si complimentò per l’incantesimo svolto. I due stavano parlando del più e del meno, quando la bacchetta iniziò ad emettere  delle scintille. Cindy la gettò a terra, spaventata, mentre il suo principe la tirò indietro. Dalle scintille uscì un’immagine sfocata, c’era una donna, o forse una bambina, non si capiva bene. Sembrava chiedere aiuto, aveva le mani unite, come se stesse pregando. La coppia si avvicinò, titubante, la figura femminile allungò una mano, Cenerentola provò ad allungare la sua, ma attraversò la figura sfocata, come se fosse un fantasma. Dopo un po’, la ragazza svanì. La coppia si guardò, stupita, quindi Cenerentola prese la bacchetta e si alzò, decisa a parlare con la fata madrina per cercare di chiarire questo strano avvenimento.
 
Aurora stava canticchiando un allegro motivetto nel bosco, tutti gli animali erano attorno a sé, attratti da quel canto melodioso. Si spostò una ciocca di capelli biondi, poi allungò un dito verso un uccellino, che si posò su di lei, accompagnando il canto della principessa. Purtroppo l’armonia che si era creata fu interrotta da una Serena spaventata. Aurora allontanò gli animali.
<< Cosa c’è? >> disse, guardandola negli occhi.
<< Filippo è dovuto andare a svolgere un incarico per conto del re, ma prima, mentre stavamo cucinando, la sua spada ci è apparsa nella scodella dell’insalata. >> disse, guardando gli occhi della principessa Aurora, una delle ragazze più belle del reame. Solo incrociando i suoi occhi ti sentivi strano: erano viola, potevi guardarli ore e ore senza mai saziarti.  Aurora la guardò, stupefatta, poi parlò.
<< C-come la sua spada  è apparsa nella scodella dell’insalata? >> dicendo questa frase, vide spuntare da dietro Serena, Flora, che teneva in mano una spada d’acciaio con l’elsa tempestata di diamanti su cui era incisa una A.
Aurora la afferrò e la guardò, incredula.
<< Non sapevo che Filippo avesse fatto incidere la mia iniziale sull’elsa della spada. >> disse, gli occhi ridotti a fessure alla ricerca di qualche strano dettaglio.
<< Ma che io sappia, lui non ha inciso un bel niente. >> disse Fauna, che era apparsa magicamente insieme alle sorelle. Aurora toccò la punta della spada, poi tornò ad osservare l’elsa.
<< La spada sembra la sua, ma allora chi è A? >> disse in tono asciutto. Le tre fecero spallucce e Aurora sbuffò, girando la spada per esaminarla da dietro. C’era un’altra incisione “Aiuto.”
<< Guardate qua! >> disse avvicinando la spada alle tre, per far leggere loro l’incisione.
<< Filippo è nei guai, ecco perché vi ha portato la spada! >>
<< Bambina, rilassati! Filippo non ha doti magiche, come ha fatto a portare la spada da noi se è nei guai?! Deve essere opera di qualche burlone che vuole farti prendere un colpo! Conosci qualcuno che ti odia? >> disse Serena, allontanando la spada e appoggiandola su un sasso lontano, come se potesse far loro del male.
<< Malefica. >> disse in sussurro.
<< Ma non si ridurrebbe mai a fare certe bambinate, suvvia Aurora. >> disse in tono seccato Flora.
<< E allora chi? >>
<< Lasciaci la spada, l’analizzeremo magicamente e ti diremo. Ok? >>
Aurora annuì, sapendo che non c’erano altre soluzioni, al momento.
 

Ariel teneva il capo abbassato e il tridente in mano, Eric accanto a lei la abbracciava. Una lacrima le rigò la guancia sinistra, il ragazzo  gliela asciugò, carezzandole la guancia. Il prete, un tritone sui cinquant'anni, salì sull’altare, celebrando la messa per la morte di re Tritone. Ariel piangeva.  Le sorelle accanto a lei facevano la stessa cosa.
Finita la cerimonia, il prete le portò in un luogo appartato, leggendo il testamento del Re.
<< Io Re Tritone affido il mio trono ad Aquata, sorella maggiore. Spero che governi il regno con eguaglianza senza cattiveria e abusi. Ad Andrina affido le mie ricchezze, che possa usarle nel modo giusto. Ad Arista affido il mio teatro, sperando che con la sua dolcezza e fantasia allieti il pubblico-Ariel restò stupita perché credeva che quel “dono” sarebbe spettato a lei- Ad Attina affido la grande distesa di coralli fuori Atlantica, in modo che possa farli crescere e donarli alla popolazione, come ha sempre desiderato. Ad Adella voglio affidare la mia pasticceria, perché so che lei adora i dolci. Ad Alana invece affido il mio locale, che sicuramente rinascerà grazie a lei. Infine ad Ariel, la mia piccola Ariel, affido il mio tridente, perché l’aiuti ad uscire dal male e a trovare la retta via. >> L’uomo lesse, indicando ogni sorella. Ariel guardò il tridente che aveva in mano, ecco perché prima che il re morisse aveva voluto che Ariel lo prendesse lei. Dopo essersi congedate, le sorelle tornarono al proprio palazzo, tranne Ariel, che tornata sulla terraferma sciolse l’incantesimo suo e di Eric, facendo spuntare le gambe ad entrambi. La rossa poggiò il tridente sulla sabbia e si mise le mani sul volto, piangendo. Il ragazzo la abbracciò, carezzandole la testa e dicendole di restare forte perché se re Tritone fosse vivo non avrebbe voluto vederla in quello stato. La ragazza tirò su col naso e provò a sorridere, poi afferrò il tridente, che iniziò ad emettere scintille. La sagoma sfocata di una ragazzina apparve davanti a loro, accanto a lei c’era un uomo. Stavano chiedendo aiuto, avevano le mani unite. Ariel non riusciva a capire cosa significasse tutto ciò, provò ad allungare la sua mano, ma non accadde niente, anzi, attraversò la figura, come se davanti avesse una fantasma. La ragazzina sbuffò, poi prese uno specchio e sussurrò qualcosa, le due figure sparirono, al loro posto apparse una scritta. “Aiutateci. Andate in Virginia, chiedete di Pocahontas, vi darà le risposte.”  I due si guardarono, ancora più confusi di prima.
<< Ariel, vuoi davvero andarci? >> disse Eric, interrompendo il silenzio che si era creato. Ariel non rispose subito, rimase a fissare le scritte ancora un po’, poi annuì.
<< Andrò in Virginia e chiederò di questa ragazza. >>
<< Vengo con te. >> disse Eric, tenendola per mano.
<< Come vuoi, Eric. Ma sento che questa è una prova che devo affrontare da sola. >>
<< Io ti seguirò in capo al mondo e ti aiuterò sempre. >> Ariel sorrise e lo baciò.

 

Belle era rinchiusa nella biblioteca del palazzo di Adam, intenta a leggere un libro che parlava della storia d’amore tra una ragazza dai lunghi capelli biondi e un ladro. L’aveva letta molte volte, ma amava quel racconto e quando era annoiata lo rileggeva. Adam entrò silenziosamente in stanza e la osservò mentre leggeva. Era tenerissima. Si avvicinò ancor più silenziosamente e le mise una rosa rossa tra i capelli. Belle si voltò e sorrise. L’uomo si sedette accanto a lei e la baciò.
<< Cosa leggi? >> Belle non rispose, girò il libro facendogli vedere il nome scritto sulla copertina “Raperonzolo.” Adam iniziò a leggere insieme a lei, tenendole la mano. Secondo Belle, quella era una delle storie più belle che avesse mai letto.
<< Belle, attenta! >> esclamò Adam, prendendole la rosa che le aveva messo tra i capelli e facendole un male.
<< Adam, se vuoi farmi diventare pelata come la signora che vive al villaggio, fai prima a dirmelo. >> disse Belle, ridendo e chiudendo il suo libro.
<< Guarda, Belle. >> disse Adam, indicando la rosa che si stava illuminando. Si sollevò in aria e diventò una spada, sull’elsa c’era una rosa con dei grovigli spinosi. Belle guardò l’oggetto, incuriosita. Poi la afferrò, preparandosi al dolore che avrebbe ricevuto toccando le spine. Invece no. Nessun dolore.
<< C-cos’è? Dove l’hai presa, la rosa? >>
<< In giardino. >> ammise Adam, rammaricato.  Belle lo abbracciò, facendogli capire che non era colpa sua. Guardò sul retro della spada, c’erano solo i rovi e un’incisione. “Pocahontas, Virginia.” 
<< Adam, hai idea di come arrivare in Virginia? >>
<< Mh, a dirla tutta non so nemmeno dove si trovi. >> ammise imbarazzato, mettendosi una mano sul capo.
<< Nel “nuovo mondo”. Mh, credo ci toccherà salpare. >>
<< Belle, è pericoloso. >>
<< Lo so. Ma devo saperne di più. Tu mi accompagni o  resti qui a casa? >> disse, uscendo dalla biblioteca per andare in cucina a prendere delle provviste.
<< Ovvio che ti accompagno, Belle. >>
La ragazza sorrise e lo abbracciò.

 

Aprì i suoi occhi color nocciola e osservò le nuvole che le passavano sopra, mentre il vento le scompigliava i capelli. Il suo fedele amico Meeko le si avvicinò, salendole sulla pancia in cerca di carezze, o qualcosa da mangiare. Pocahontas gli diede una pannocchia e gli accarezzò la schiena. L’animale si fiondò sul mais, iniziando a mangiare, mentre un Filt scocciato cinguettava alle sue orecchie. 
La ragazza si alzò in piedi, facendo scivolare il procione, poi andò sulla scogliera ad osservare il paesaggio, quando vide delle strane nuvole, cioè delle vele, esattamente come John Smith le aveva detto che si chiamavano. Erano molte, forse c’erano più navi. In effetti era vero, due navi molto grandi e imponenti si erano appena fermate. Pocahontas, spinta dalla curiosità,  andò a controllare a chi appartenevano quei barconi.
Dopo una corsa abbastanza lunga, si appostò dietro una roccia. Una ragazza dai capelli rossi vestita con un top blu e una gonna celeste scese dalla nave, seguita da un ragazzo con i capelli neri che indossava una maglia bianca dei pantaloni blu scuro e degli stivali neri. Nella mano destra, la ragazza teneva in mano un arnese gigante a tre punte. Pocahontas, incuriosita, si sporse un po’ di più. Dall’altra nave scese una ragazza dai capelli castani, raccolti in modo elegante, che indossava un vestito intero blu e un grembiule bianco. Anche lei era accompagnata da un ragazzo, aveva i capelli arancioni raccolti in un codino, indossava anche lui una maglia bianca e aveva dei pantaloni azzurri, ai piedi delle scarpe. La ragazza in mano aveva una di quelle cose che avevano alcuni alleati di John, non quei cosi spara fuoco, quelle cose appuntite simili a lance. Pocahontas, decisa a guardare un altro po’, cadde a terra, mostrandosi al gruppo.
<< Chi sei? >> disse la ragazza con i capelli rossi, lo strano oggetto puntato contro di lei.
<< Io sono Pocahontas. >> disse rialzandosi mentre il vento le scompigliava i capelli.
<< Come hai detto? >> disse la ragazza che teneva in mano la spada.
<< Ho detto: Pocahontas. >> disse, scandendo bene il suo nome.
<< Io sono Belle, lui è Adam. Ti stavamo cercando. >>
<< Anche noi ti cercavamo! Io sono Ariel e lui è Eric! >> disse la ragazza dai capelli rossi.
L’indiana sorrise.
<< Cosa vi porta qui? >>
Le ragazze spiegarono delle apparizioni e delle incisioni, Pocahontas ascoltava attenta, mentre la storia di Belle e di Ariel era pressoché uguale.
<< Capisco. Seguitemi. >> disse, dopo aver ascoltato il racconto. Attraversarono alcuni boschi, guardandosi intorno, poi arrivarono in una palude dove c’era un salice gigantesco.
<< Nonna Salice…>> disse l’indiana, rivolta all’albero. Ariel credeva che fosse pazza, ma l’albero aprì gli occhi e mostrò dei tratti somatici simili a quelli di un volto umano.
<< Questa me la dovete spiegare…>> disse Eric, incredulo.
<< Ma è fantastico. >> disse Belle, sussurrando.
<< Cosa vi porta qui, stranieri? >>

 

 

 

Angolo autrice:

ho scritto questa storia ispirandomi a delle immagini bellissime viste su DeviantArt.

Anche se nella storia non è specificato, è evidente che il viaggio di Belle e Ariel sia durato parecchio

Allora, penso che abbiate capito chi sia la bambina che alcuni hanno visto, o sbaglio? C’è un indizio per ogni oggetto “incantato”. Comunque lo scoprirete nei prossimi capitoli.

 

All’inizio ero indecisa se inserire o no Pocahontas, alla fine ho optato per un sì perché la adoro.

 

Ovviamente ogni principessa scoprirà la risposta a modo suo, ma ho deciso di far in modo che solo Belle e Ariel arrivassero da Pocahontas, ma anche le altre la incontreranno.

 

Ovviamente la farò anche incontrare con John Smith(che adoro).
 

Beh, mi sembra di aver detto tutto. Se la leggete mi fate un favore, se la recensite me ne fate anche un altro.
Comunque ringrazio in anticipo sia chi legge sia chi recensisce.

 

   
 
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