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Autore: PandaNeroeBianco    04/01/2015    1 recensioni
Mi ero innamorata a vista pero' ci pensai su. Lui sarà un tipo stronzo e popolare, uno di quelli che si trova su tumblr, uno di quelli stronzi,ecco.
Non ci pensai piu e continuai a seguire la lezione. Dovevamo raffigurare due mani che si tenevano con della pittura nera, io purtroppo non l'avevo
e chiesi in giro per la mia classe se avevano una boccettina di pittura nera e un pennellino ma nessuno di loro ne aveva da parte. Elizabeth mi disse
che aveva visto una boccetta piena nello zaino di quel "Robert" e di andare a chiedere a lui.
Arrossii per pochi istanti e mi feci coraggio.
"Scusa..."
Non feci tempo a dire altre parole che lui si giro' prese la boccetta e me la diede,senza neanche guardarmi in faccia. Rimasi immobile con la
boccetta in mano ferma davanti a lui, come faceva a sapere che mi serviva? Dimenticai subito e cominciai a lavorare
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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“Io non ci credo.”
Le uniche quattro parole che disse jenny dopo che gli ho raccontato tutto quello che è successo ieri pomeriggio, bhe, anchio rimasi incredula che lui e io abbiamo avuto una mini conversazione, tutta la conversazione si era ripetuta cinquanta volte nella mia testa ieri notte e ora sono anche su di giri.
“Quindi adesso siete solo amici giusto.”
Disse jennyfer ridendo e darmi un colpetto sulla spalla, io gli avevo rassicurato che eravamo solo amici (speriamo solo per adesso). Mancavano pochi minuti che suonasse la campanella e io non volevo entrare dentro la scuola finché non sarebbe arrivato lui. Jennyfer mi implorava di entrare perché si gelava la fuori ma io la obbligavo a stare con me.
“Oh finalmente, eccolo li.”
Lo disse sussurando indicano Rob che stava salendo le lunghe scalinate, avevo un cappello di lana nera in testa pero' i suoi indomabili ciuffi erano sempre davanti a gli occhi, indossava una giacca-camicia azzurra e pantaloni sempre stretti. Speravo che mi salutasse. Arriva. Si sta avvicinando. Mi sorpassa. Non mi vede. No, questa volta io non mi faccio avanti. Mi arresi.
“Robeeert.”
Gli corsi dietro fino a raggiungerlo, lui tolse le cuffie e sempre con la sua faccia seria mi disse.
“Ehy...........”
“...Mi chiamo Alexandra, ti sei già scordato?”
COME POTEVA DIMENTICARSI IL MIO NOME IO IL SUO CE L'HO TATUATO NEL CERVELLO.
“Oh si, scusa.”
Si scusò ma io per cambiare discorso gli chiesi che cosa aveva alla prima ora e aveva due ore di arte con la mia classe, mai stata cosi' felice.
“Allora ci si vede li”
Disse questo e dopodichè scomparve nella folla. Era sempre piu' freddo, e non capivo perché era a disagio o perché lo stavo stressando. Suonò la campanella e mi fiondai subito in classe e lui era già seduto nel suo solito posto, a fianco a lui era libero mi stavo per sedere finché non pensai che lo stavo veramente assilando.. FA NIENTE. Presi le mie cose e mi sedetti vicino a lui, cercai di guardarlo con la coda dell'occhio per vedere se si era accorto che mi ero seduta li, ma come sempre, lui guarda dritto e non vuole sapere niente di quello che gli succede intorno.
“Bene ragazzi oggi dovrete disegnare il vostro compagno a fianco a voi.”
COSA? Robert mi doveva fare un ritratto? Io dovevo fare un ritratto a Robert? La prof prese i nostri due banchi e ce li mesi uno di fronte all'altro. Io non sapevo disegnare bene, non volevo fare una figuraccia disegnando il suo ritratto in modo orribile, e poi se devi fare un ritratto ad una persona devi farlo guardando e analizzando per bene e per molto tempo, be buon per me però sapevo gia che se lui mi guardava per cosi' tanto tempo io mi sarei sciolta.
“Ti avviso non so disegnare bene..”
Gli avvisai a Robert ma lui rimase indifferente come sempre. Dovevo approffitare di quel momento perché potevo guardarlo quanto volevo avendo come scusa il ritratto. Aveva il viso cosi' magro ma cos' bello, e potevo sprofondare nei suoi occhi.
“Per favore, mi puoi guardare negli occhi Alex?”
QUEL CHE TEMEVO, guardarlo dritto negli occhi, rimasi pochi secondi attaccata al mio foglio e alzai la testa per guardarlo negli occhi. Quel minuto per me erano 10 minuti e non passava piu'.
“Che faccia stramba, sei agitata a guardarmi cosi' a lungo?”
Dovevo ricordarmi che lui ogni cosa che pensa lo dice senza fregarsene della persona.
“Regola numero uno, non dire cose imbarazzanti perché come hai notato io mi imbarazzo facilmente.”
Non so come cavolo a far uscire questa frase ma dovevo farglielo capire. Continuai disegnare e come sottofondo sentii una flebile risata che proveniva da lui, l'ho fatto ridere, una cosa positiva. Mi rimisi a fissarlo mentre lui disegnava finché anche lui non alzò la testa per fissarmi, se toglievo subito lo sguardo si capiva che lo stavo guardando per nessun motivo quindi rimasi li', ferma a fissarlo DI NUOVO. Passavano i secondi.. minuti.. ed eravamo li a fissarci. E non mi sentivo cosi' tanto a disagio come prima perché guardando i suoi occhi e come se tutto si fosse tranquilizzato.
“Occhi verdi”
Disse queste parole facendo formare un piccolo sorrisetto sul viso, mi piaceva quando si formava. Lui prese il disegno e me lo fece vedere, l'aveva già finito ed era perfetto, era tale uguale a me, anche i piccoli difetti come il mio nero sul collo.
“Ah.. sei.. bravissimo.”
Non scollai i miei occhi su quel capolavoro, bè non lui, ma il disegno. Lui si alzò e venne dietro di me per scrutare il suo ritratto ma io in tempo misi la testa sul disegno per non farglielo vedere.
“Fa schifo.”
Bofonchiai tenendo la guancia sopra il disegno, lui prese una matita, prese il mio disegno e cercò di toglierlo da sotto la mia faccia. Gli lasciai fare, si abbassò sempre dietro di me fino a quando non toccai il dietro della testa contro il suo petto e le due lunghe braccia erano davanti a me, lui lo scrutò e fece piccoli abbozzamenti sul viso cercandolo di perfezionarlo. In pochi secondi e come se il mio schifossisimo disegno di fosse evoluto, mi stupiva sempre di piu'.
“Non era orribile, sei molto brava, ho solo sistemato qualcosa.”
Disse senza guardarmi, menomale, perché se me lo diceva a faccia a faccia questa cosa gli cadevo addosso.
“Finalmente ti ho un po' scongelato.”
Dopo aver detto questa frase lui si bloccò di scatto con lo sguardo fisso nel vuoto, si ritrasse e andò a sedersi al banco facendo scarabocchi sempre con lo sguardo fisso, come se stesse pensando a qualcosa intensamente, cosa cavolo ho detto di male, forse l'ho ferito e volevo che ferire lui fosse l'ultima cosa al mondo, passamo le due ore in silenzio senza piu' guardarci. Due ore strazianti. Suonò la campanella e neanche il tempo di abbassarmi a prendere delle cose e alzare la testa lui non c'era già piu', mi alzai e andai subito fuori dall'aula per vedere se riuscivo a raggiungerlo, corsi e o raggiunsi.
“Ho detto qualcosa di male?”
Lo dissi ansimando per la corsa (Si', passo le giornate sul divano e questa corsa per me era una cosa sovraumana) Lui camminava lo stesso senza girarsi fino a quando non disse:
“Tu non ti devi affezzionare a me, e io non mi devo affezzionare a te.”
Non capivo il motivo, ci rimasi un po male ma dovevo capire il motivo, senti caro mi sono già affezzionata a te. Ma non potevo dirlo.
“Cosa? Perchè? Siamo amici no? Io già ci tengo a te.”
Lui si girò, mi prese e mi portò dietro a un muro e mi afferrò le spalle. Non capivo cosa cavolo stesse succedendo in quel momento veloce.
“Io non voglio piu' far stare male nessuno e non voglio star male io.
” Me lo disse guardandomi negli occhi e disse questa cosa in modo disperata. Io scrollai le spalle per fargli togliere la presa e dissi.
“Non so cosa cavolo ti è successo nella tua vita, so che hai avuto delle esperienze difficli, ma piu' sei da solo e piu' tutto questo ti rimane sulle spalle, io ti conosco da pochissimo però è come se ci tenessi tanto a te, e se non vuoi essere piu' mio amico, bè allora vuol dire che mi che mi farai rimaner male, quindi ora, ti voglio conoscere per bene ed aiutarti.”
Lui non distolse i suoi occhi dai miei e dopo un po' abbassò la testa. La campanella suonò e lui mi arruffò i capelli.
“Mi hai convinto, ci si vede, e scusa per tutto questo.”
Alexandra mode: Ketchup.
  
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