Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: GiadaGrangerCullen    04/01/2015    3 recensioni
Avreste mai detto che ad un anno dalla Battaglia di Hogwarts Luna Lovegood e Narcissa Malfoy potessero avere qualche relazione ben più che amichevole? No, eh? Questa storia vi dimostrerà che niente è impossibile, nemmeno l'amore tra due persone che non hanno nulla a che vedere l'una con l'altra, nemmeno un coniglio che gioca alle ombre cinesi.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Luna Lovegood, Narcissa Malfoy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Storia partecipante al contest "Amortentia o Felix Felicis" indetto da Nuel2 sul forum di Efp

VELENO DI BALZELLOTTO



 photo Amortentia_zps060142b6.jpg  

Luna si era chiesta più volte cosa ne sarebbe dei sogni della gente se si potessero davvero nascondere nei cassetti come gioielli d'oro in mezzo a mutande e reggiseni. Finché non ci riuscì. Fra calzini e cappellini di lana – sì, li teneva nello stesso- c'era una piccola boccetta contenente un liquido rosastro, ma avrebbe potuto giurare che l'ultima volta che l'aveva guardato era blu. Una pozione che inebriava i sensi. Amortentia.

Ovviamente sapeva che era un filtro illegale, che era molto pericoloso e che se qualcuno avesse scoperto quello che stava per fare, l'avrebbe fatta ricoverare d'urgenza al San Mungo. Era però il filtro d'amore più potente al mondo, la sua unica possibilità per soddisfare quel desiderio nascosto, quella sua curiosità, che sospettava fosse stata generata dal morso di quel ragnetto bizzarro che aveva incontrato sulle scale. Probabilmente era un Balzellotto, una di quelle creaturine con un particolare veleno in corpo, che se ti veniva iniettato ti provocava delle strane ossessioni... e Luna ne era convinta, quel pensiero fisso non la abbandonava. Ed era chiaro a tutti – o perlomeno alla famiglia Lovegood – che non puoi liberarti dalle fissazioni dei Balzellotti se non appagando il nuovo desiderio imperante. Così Xeno andò a Notturn Alley e comprò in una strana botteghetta delle uova di Ashwinder affinché la figlia potesse preparare quel complicatissimo intruglio. Per fortuna era sempre stato abile con le pozioni e potè aiutarla nelle fasi più complicate...

In quella sera di fine aprile la ragazza non riusciva a togliersi quel pensiero dalla mente. Rivedeva il viso della donna e non poteva fare a meno di desiderarlo. Era fuori da ogni logica, ma lei amava quella donna, ma il suo era un amore strano, quasi strettamente ossessivo. Perché mai una ragazza come Luna doveva amare una donna matura come Narcissa Malfoy? Certo, era molto elegante, aggraziata e con quei suoi capelli biondi sapeva incantare chi le stava attorno. Ma non c'era motivo per cui Luna dovesse invaghirsi così smodatamente. Eppure...

Eppure non sarebbe mai stata ricambiata e sapeva che senza l'Amortentia non avrebbe mai spazzato via il veleno del Balzellotto. Per fortuna la sua mente fantasiosa aveva già architettato un piano...

 

***

Silenzio. Al Malfoy Manor regnava il più assoluto dei silenzi quel pomeriggio: non un elfo osava fare rumore, perché sapevano tutti che la padrona era di pessimo umore. Era passato esattamente un anno dalla morte di sua sorella Bellatrix, un anno da quando tutto era cambiato, ma dopo tutto quel tempo non riusciva ancora a comprendere se l'ago della bussola ora puntava verso il miglioramento o il peggioramento. Durante la battaglia di Hogwarts aveva perso l'unica sorella che le era rimasta (perché i rapporti con Andromeda erano ancora rotti e lei era troppo orgogliosa per fare il primo passo di riavvicinamento, sempre che fosse possibile tollerare la famiglia che si era costruita attorno e le compagnie che frequentava), ma era anche caduto il Signore Oscuro, che da mesi opprimeva la sua famiglia con minacce e la sua presenza al Manor. La bilancia oscillava ancora, era a filo, difficilissimo calcolare se ciò che aveva guadagnato valeva ciò che aveva perso. Ci voleva ancora del tempo, la ferita non si era rimarginata dopo un anno e continuava a sanguinare, anche se meno copiosamente che all'inizio. Cissy e Bella erano state più che unite nonostante vedessero il mondo in tonalità leggermente diverse ed ora il mondo aveva perso parte dei suoi colori. Narcissa non aveva più pianto dopo il giorno del funerale, non si era permessa un attimo di debolezza, ma quel giorno il ricordo del 2 Maggio scorso era così vivido nella sua mente che qualunque cosa avrebbe potuto farle perdere la pazienza: urlare contro chiunque le capitasse a tiro era il modo alternativo che utilizzava per alleviare e cacciare il dolore. Lucius era uscito, probabilmente si trovava al Ministero, mentre Draco bighellonava per Londra con Zabini; come se l'avessero lasciata a casa da sola di proposito, per non turbare ulteriormente i suoi pensieri.

Ciò che proprio non si aspettava era che suonassero il campanello. Si affacciò alla finestra, nascosta dietro una tenda e vide solamente una scompigliata chioma bionda davanti alla porta di casa e la porta che veniva aperta dalla sua elfa Dipxi. Un attimo dopo l'Elfa Domestica era davanti alla sua porta ad annunciare l'arrivo di una ragazza che diceva di voler palare con i signori Malfoy.

 

***

 

Appena l'elfo era sparito dalla porta d'ingresso per andare ad avvertire la padrona, Luna si era infilata nell'anticamera e aveva richiuso la porta alle sue spalle. Teneva una mano in tasca, stretta attorno alla sua preziosa ampollina con il liquido dal color perlaceo, mentre con lo sguardo puntava al soffitto. Nessun Gorgosprizzo in vista. Peccato, a lei piacevano quelle creaturine. Quella casa era troppo pulita, però, perché presenze estranee la abitassero: neanche una misera ragnatela veniva tessuta negli angoli, non un singolo ragno si azzardava ad entrare dalle finestre, perché sapeva che nel giro di qualche ora l'elfo di turno lo avrebbe scacciato se non ucciso. Luna non poté fare a meno di pensare che questa era la dimostrazione della capacità di gestione domestica della signora Malfoy, anche se quel pensiero normalmente l'avrebbe disturbata.

Si dondolava sui piedi come fanno i bambini, mettendosi in equilibrio sui talloni per poi alzarsi sulle punte, e viceversa. Ingannava il tempo, aspettando che qualcuno si presentasse al suo cospetto. Seguiva la lancetta sottile che si spostava secondo dopo secondo sulla superficie di quel quadrante elegante, poi sentì dei passi e si voltò. Narcissa Malfoy indossava un vestito nero, attillato. A Luna si illuminarono gli occhi a quella vista, ma non abbassò la guardia e notò uno sguardo interrogativo sul viso della donna.

“Volevo parlare con suo figlio Draco.” Era difficile mentire a quella maniera, infatti ebbe la percezione di non aver convinto la sua interlocutrice, perciò aggiunse: “Sì, lo so che non è in casa al momento, ma siccome è una cosa urgente, preferirei aspettarlo qui, assieme a lei. Sa, non vorrei mai dimenticarmelo...”

Usò il suo solito tono di voce, un po' stralunato e Narcissa, che aveva ben altro per la testa, le credette. Questo, però, non voleva dire che l'avrebbe fatta restare.

“Se lo aspetti in giardino sarà lo stesso. Non penso poi, che tu abbia così tanta voglia di stare qui dentro dopo quello che è accaduto lo scorso anno.” le disse sprezzante. Non voleva restare in compagnia della figlia di Xenophilius, le ricordava troppo il padre bizzarro che per anni aveva disprezzato (e che ancora disprezzava), e non voleva nemmeno che quella ragazza gironzolasse da sola in casa sua: il giardino era un'ottima soluzione, anche se la Lovegood non ne pareva assai felice. Che poi, cosa doveva dire a Draco?

La ragazza, comunque, fece dietrofront e senza una parola aprì il portone e se lo richiuse alle spalle. Si sedette sugli scalini ed una geniale idea le trapassò la mente: appellò dei pasticcini al limone, già su un vassoietto e pronti per essere serviti, li cosparse di Amortentia e con un colpo di bacchetta li impacchettò. Poi bussò alla porta. Questa volta aprì Narcissa in persona.

“Cosa vuoi ancora?”

Luna tese le braccia in avanti con il vassoio in mano. “Ho pensato che potremmo passare il tempo, non trova?”

Narcissa arricciò il naso e fece per richiudere la porta, ma Luna non era intenzionata a farsi sbattere fuori un'altra volta. Mise il piede in mezzo e disse: “Giuro che non sono avvelenati e per dimostrarglielo ne mangerò anche io qualcuno.”

Narcissa non sapeva se fu per la noia o perché non voleva più pensare alla triste giornata oppure perché era curiosa di sapere cosa volesse la Lovegood da suo figlio, ma un quarto d'ora dopo si trovavano entrambe nel suo salotto, con due tazze fumanti di tè e quei pasticcini al limone, che per un motivo che non sapeva riconoscere sembravano avere il profumo del dopobarba di Lucius.

 

***

 

Le due bionde erano stese su una coperta, a terra nello stesso salotto del tè. Ormai era calata la sera e la stanza era illuminata da dozzine di candele. Luna aveva le braccia alzate e con le mani creava forme, la cui ombra proiettata sulla parete dalla luce, sembravano gli animali più bizzarri.

“Guardi, un'aquila reale!”

“Mi piaceva di più il Ricciocorno Schiattoso, anche se non esiste.”

“Signora Malfoy, le assicuro che esiste...”

“Continua con le ombre cinesi, non ricominciare con questa storia.”

E Luna andò avanti, per divertire la donna, perché ora aveva uno scintillio negli occhi che la rendeva ancor più bella, che gliela faceva amare ancor di più. In altre circostanze avrebbe detto che tutto quello era molto strano, che non aveva senso che una donna di quarantaquattro anni stesse sdraiata assieme a lei sul pavimento di un salotto elegante e che sembrassero una giovane coppia di innamorati che ancora non si è scambiata il primo bacio. In quel momento, però, nessuna delle due si soffermò a pensare a quel che stavano facendo, alle conseguenze o a qualsiasi cosa non fosse l'altra e il piacevole momento che stavano passando in compagnia. Narcissa faceva fatica a frenare il suo improvviso nuovo desiderio, quella pazza attrazione per la Lovegood, che avrebbe potuto essere sua figlia (anzi era persino un anno più giovane del suo Draco) ed in più lei era sposata e fino a quel momento avrebbe giurato di amare Lucius sopra ogni cosa. Ma non le sembrava il momento di trastullarsi in quei pensieri viziosi, non ora che poteva lasciarsi andare e godere della compagnia della ragazza.

“Non hai mai pensato che un coniglietto, di quelli veri, potrebbe giocare alle ombre cinesi e imitare noi umani?” Era passata al tu, quasi senza accorgersene, ed il cuore le batteva forte in petto per l'enorme vicinanza alla sua amata Cissy.

“No, non è che penso a cose del genere di solito... comunque non lo credo possibile. Almeno che qualcuno non lo streghi, ma non conosco conigli che giocano in questa maniera.”

Qualche volta, le risposte di Narcissa deludevano Luna, ma era abituata a non essere compresa. “Ti dimostrerò che tutto è possibile.” Le sussurrò nell'orecchio e l'altra si volse e i loro nasi si sfioravano. Poi Narcissa non resistette più, l'Amorentia che la faceva fremere d'amore, chiuse gli occhi e posò un casto bacio sulle labbra di Luna, che pronta non la lasciò indietreggiare, fece in modo che quel bacio diventasse passionale, infilando la lingua nella sua bocca. Non trovò resistenza e poco dopo le donne si stringevano in abbracci bramosi, desiderosi di contatti sempre più profondi, con mani che si cercavano, palpavano e cuori che scalpitavano. Le loro lingue, come serpenti, si intrecciavano e facevano l'amore, o la lotta... chissà.

Poi, d'un tratto, si bloccarono per qualche secondo: il tempo necessario per un respiro e una domanda nata dalla curiosità della Malfoy: “Perché sei venuta, Luna?”.

Giusto il tempo di una risposta un po' poetica, abbandonata così, con dolcezza e voglia di vivere, di viversi, di riprendere a baciarsi e a fondersi nelle anime: “Perché la luna spunta sempre per rischiarare le notti buie.”

Narcissa seppe che c'era la verità sotto quelle parole, che Luna l'aveva salvata dal ricordo della Battaglia di Hogwarts e che non le importava che fosse una ragazzina, lei la amava.

Fecero l'amore fino a tarda sera, finché il rumore di una porta che si chiudeva non le ricosse. Spensero le candele e, ridendo come delle ubriache, uscirono dalla finestra per non farsi scoprire da Lucius che era appena rincasato. Nascoste fra i cespugli del parco adiacente al Manor, si diedero un ultimo bacio, promettendosi di vedersi il giorno seguente e che si sarebbero amate per sempre. Poi una si diede un contegno e iniziò a percorrere il sentiero fino a rientrare in casa, mentre l'altra si smaterializzava svelta alle porte della casa cilindrica nella quale viveva con il padre.

Nessuna delle due, in quel momento, sapeva che il sonno avrebbe fatto svanire l'infatuazione che provavano. Nessuna delle due avrebbe detto che il giorno dopo si sarebbero sentite di nuovo se stesse, ma svuotate. Entrambe iniziarono a scrivere delle lettere, che mai terminarono. Entrambe capirono l'imbarazzo dell'altra e non si accusarono.

Ma Luna ebbe il coraggio di inviare a Cissy la prova che tutto è possibile: in una busta da lettere gialla era contenuta la foto di un coniglio, in una posizione alquanto strana, e sulla parete davanti a lui l'ombra di una mano umana.

 photo conglioombrecinesi_zps871ad76d.gif
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: GiadaGrangerCullen