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Autore: Kveykva    04/01/2015    1 recensioni

A quel punto scattai indietro.
Ma cosa stavo facendo?
Cosa diavolo stavo per fare?
Scesi dal divano, presi la mia borsa e mi diressi verso la porta.
-Em. Em!- mi chiamó Dave.
Aprii la porta ma lui mi prese per un braccio e mi costrinse a girarmi.
-Cosa stai facendo?-
-Me ne sto andando.- gli risposi.
-E perchè te ne stai andando, maledizione!?- mi chiese lui sconvolto.
Non avevo una vera risposta da dargli. Sapevo solo che quello che era quasi successo non sarebbe dovuto succedere mai più.
Lui mi fissó, e mi sorpresi ancora una volta di quanto fosse bello, anche da arrabbiato com'era.
Era dannatamente bello.
-Non sei tu, Dave, ma...-
-Vuoi sapere una cosa, Emma Bennet? - mi interruppe. -Sei una maledetta stronza.-
Aprii la bocca e rimasi così, scioccata.
L'aveva detto davvero?
-Tu hai bisogno di me.- mi disse.
Riuscii solo a fissarlo.
-Sai che è vero.-
Non seppi dire nulla, mi limitai a stringere i pugni tanto che si sbiancarono le nocche.
Se c'era una cosa che mi mandava in bestia era dare ragione a Dave.
E purtroppo, anche se non ero ancora completamente consapevole, aveva ragione.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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-E questo, invece, è stato ritrovato dopo quel periodo, e sappiamo di per certo che l'atmosfera e il cambiamento del clima hanno svolto una notevole, se non necessaria parte nella conservazione di questa specie marina. Qui possiamo trovare un altr...cosa? È già l'una? Okay, riprendiamo dopo, pausa pranzo!!- 
Tirai un respiro, e mi massaggiai le tempie: se White avesse parlato ancora un po' sarei definitivamente morta.
-Per Dio! Dove siamo finite?- esclamó Andrea appoggiando la testa sulla mia spalla.
-In una gabbia di matti. L'hai vista la guida? Secondo me diventerà il migliore amico di White.- risposi.
-Rabbrividisco.- disse e mi misi a ridere.
-Oltre al fatto che a noi, che non frequentiamo chimica e biologia come prime materie, non serve tutta questa..."roba".- continuai, guardando risentita la ricerca che mi aveva fatto fare White.
-Già. Ma almeno è un po' un modo per staccare.- rispose lei, e sentii che il suo tono era più serio.
Riuscii ad annuire, mentre prendevo fra le dita una ciocca di capelli e la rigiravo.
-Ieri sera ero distrutta, ti giuro che non avrei voluto alzarmi mai più.-
-Sì, me lo ricordo grazie, ci ho messo dieci minuti e quattordici cuscinate per resuscitarti.-
Feci una smorfia.
-Simpatica.- 
In quel momento sentii la fastidiosa suoneria del mio cellulare.
-Mi vibra il sedere.- 
Andrea scoppió a ridere.
-Dio, se sei stupida. Rispondi!- esclamó.
-Un attimo, non riesco a tirarlo fuori!- risposi io, saltellando come una scema, cercando di tirare fuori il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans.
-Non è che ti sono un po' stretti quei pantaloni? Forse tutto quel Mc Donalds..-  
Le mostrai il dito medio, mentre riuscivo finalmente a vincere la battaglia con quella maledetta tasca ed estraevo il telefono.
-Di già acida? Siamo solo al primo giorno.- 
-Sparisci Mike.- borbottai, e Andrea alzó gli occhi al cielo.
Non guardai nemmeno da chi arrivasse la chiamata, e mi allontanai di qualche passo.
-Pronto?- 
Dall'altra parte della chiamata arrivó solo silenzio. 
-Pronto?- ripetei.
-Amore, sei tu?- 
Quella voce calda arrivó prima al cuore, che alla testa: sentii di nuovo il sapore dell'inverno e della cioccolata calda, degli abbracci e delle coperte quando fuori pioveva.
Quando combinavo qualche guaio, oppure quando, invece, ne facevo una giusta.
Mi ritrovai, involontariamente, a osservare nella mia mente un sorriso che conoscevo perfettamente.
-Mamma?- 
Quel che uscì della mia, di voce, era più che un sussurro, rotto dall'emozione.
-Emma, tesoro, pensavamo non avresti risposto!- 
Solo in quel momento tutto quello arrivó alla mia mente.
Erano i miei genitori, il plurale che stava usando mia madre non mi era sfuggito.
Mi stavano chiamando i miei genitori.
Non avrei dovuto sentirli, mi ero ripromessa di non farlo quando ero salita su quell'aereo. 
Così sarebbe stato più facile andarmene e staccare col passato.
Ma non avevo pensato che solo a risentire una voce sarei diventata così debole.
-Come stai?- continuó, visto che da me non giungeva più alcun suono.
-St-sto bene, sì.-
-Io e tuo padre siamo preoccupati come non ti immagini, Emma. Cosa ti è saltato in mente?- 
-Ti prego, mamma, non ricomin..-
-Dovresti vedere come torna a casa da lavoro, la sera. Non l'ho mai visto così.- 
-Ho fatto quel che dovevo. Non riesco a pentirmi di quello che ho fatto.- 
-Ma perchè, perchè l'hai fatto? Dio solo sa cos'hai in testa Emma, sei scappata da noi. Da noi.-
Il coltello cominció lentamente a ruotare nella ferita ancora ben aperta. 
Capivo il dolore di mia madre, ma stava riuscendo solamente a far male più a me in quel momento. 
-Io...- 
Mi interruppi, perchè le lacrime che cominciarono ad accumularsi nei miei occhi mi impedivano di parlare.
-Mi dispiace. Mi dispiace di avervi fatto soffrire, ma dovevo farlo voi non capite.-
-Capiamo benissimo invece. Anche Nate è distrutto, Emma.-
Quando finì di pronunciare quella frase, il mio corpo sembrava essersi pietrificato. Non un muscolo, non un dito che si muoveva. Niente.
Nate, distrutto? Certo, stava recitando. Al cento per cento. 
Come faceva ogni volta che finiva di picchiarmi. 
"È caduta stamattina, è inciampata per strada." 
Come no. E io annuivo. Una stupida, ecco cos'ero.
-Ti sembrava il caso di lasciare il ragazzo che ti amava da anni?- 
Anni? Amare? Per Dio, mia madre non aveva idea di cosa stesse dicendo. 
-Viene qui ogni sera, sai? Spera che tu abbia chiamato o che noi ti abbiamo sentito. Niente.-
Ora la ferita nel petto sanguinava. Aveva ricominciato.
Sentii un rumore nella connessione fra me e mia madre: una porta sbattuta. Delle voci.
-Eccolo, è tornato.- annunció mia madre.
Pensai a mio padre: era l'una, forse era ritornato per il pranzo.
Con lui ero disposta a parlare: mi mancava più di quanto potessi essere disposta ad ammettere.
Ma sentii la voce: la sua voce.
-Emma?- 
A quel punto caddi per terra, non seppi neanche io come feci, ma mi ritrovai con le gambe che non funzionavano più.
Chiusi di scatto il cellulare.
Era lui. Era lì. Mi stava cercando.
E in quel momento sentivo bruciare e pulsare tutti i lividi che mi aveva mai procurato sul corpo, e sul cuore.
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-Ehi Emma sei caduta per sbaglio?- 
La voce tranquilla e scherzosa di Robin mi fece sobbalzare.
Strizzai gli occhi, cercando di simulare un sorriso. Probabilmente si accorse che qualcosa non andava.
-Va tutto bene?- mi chiese, di colpo serio mentre mi aiutava a rialzarmi con una mano, e con l'altra raccattava i fogli sparsi della ricerca.
Annuii, continuamente ma poco convinta, accettando i fogli che mi porgeva.
-Sì, sì certo. Abbiamo finito qui?- cercai di cambiare argomento.
Lui mi fissó ancora qualche istante, e seppi che aveva capito che non gliela stavo raccontando giusta.
-Per ora sì. Ci spostiamo verso l'ala est del museo, ma penso sia slittato per le tre quindi ora torniamo io e Lind in albergo.- 
Feci di sì con la testa, perchè avevo paura di parlare di nuovo, paura perchè sapevo che la voce avrebbe potuto giocarmi un brutto scherzo.
-Sicura che vada tutto bene?- chiese ancora.
-Sì.- dissi cercando di sembrare risoluta, e non so per quale grazia divina non fece più domande. 
-Emma! Hai visto Chase? Non lo trovo più da almeno quindici minuti, e tu sai quanti sono quindici minuti per...ehi, tesoro, cosa succede?- 
Vidi Andrea arrivare come un razzo e parlare con altrettanta velocità: possibile che fosse così evidente a tutti che mi era appena accaduto qualcosa? Che nervi. 
-Niente.- negai.
Eppure lei aveva il diritto di sapere. Era la prima a cui avrei dovuto dirlo: aveva lasciato tutto, o quasi tutto per me, ma il panico che ancora mi serrava la gola da quando avevo risentito la sua voce mi impediva di parlare.
La guardai negli occhi: grosso errore.
Mi stava già fissando coi suoi occhi obliqui, gli stessi di quando sapevo che stavo dicendo una bugia: mi conosceva troppo bene per poterle mentire come avevo fatto con Robin.
-Stasera, stasera te ne parleró. Ma non è niente davvero.- 
Si rilassó impercettibilmente e aspettó ancora qualche secondo.
-Va bene.- disse infine, ma non era convinta.
Mi trattenni quel che bastava per non lasciare andare un respiro che avrebbe tradito la mia ansia.
-Cos'è che mi dicevi su Chase?- cambiai argomento.
Mi scoccó un'occhiataccia perchè aveva capito che stavo sviando la sua attenzione, ma continuó lo stesso.
-È da un po' che l'ho perso. Gli ho parlato per l'ultima volta un quarto d'ora fa e da allora non lo trovo.-
-Sarà fuori a mangiare, De. Abbiamo un'ora libera, potrebbe anche essere tornato in albergo.- tentai.
Sembró pensarci su, e intanto si tolse con un gesto infastidito una ciocca rossa da un occhio.
-Avrebbe potuto dirmelo.- commentó acida.
Non replicai.
-Posso chiedere a Dave, se proprio.- 
Non so da dove mi fosse uscita l'idea, anche perchè in quel momento avrei soltanto voluto cacciare la testa sotto un cuscino e starmene lì come uno struzzoper il resto della mia vita: oltre al fatto che Dave mi avrebbe destabilizzata ancora di più col suo modo di fare, e insomma..grazie, ma no grazie.
Eppure per Andrea avrei sempre fatto di tutto, e vedevo com'era agitata: mio Dio, solo per un quarto d'ora!
Gli occhi le si illuminarono e mi strinse un braccio, saltellando: 
-Grazie, grazie, grazie!- squittì.
Riuscii a fare un sorriso.
Girai la testa in tutte le direzioni, e lo individuai facilmente: spiccava fra tutti, come al solito, e non solo per l'altezza.
Mi avvicinai.
Quando gli arrivai vicina notai che stava parlando con un suo compagno di corso, un tipetto bassino coi capelli a spazzola.
Dave era girato di schiena.
Gli occhi del ragazzo si fissarono su di me e lui lo notó, perchè si giró verso di me.
-Ehi.- esordii, con una voce da deficiente.
Lui mi fissó senza battere ciglio.
-Mi scusi un attimo, Frank?- 
Il suo compagno annuì velocemente, e si dileguó.
-L'evoluzione del polipo?- chiese con voce monotona.
Se non avessi ricevuto quella telefonata probabilmente avrei già cominciato a ridere: il polipo? Ma che cavolo..
Il suo sguardo si spostó su ció che avevo in mano.
Merda. I fogli. 
-Oh..sì, una ricerca per White.- mi giustificai.
Gesù, perchè finivo sempre a scusarmi o giustificarmi? 
-Lo vedo.-
-Già..senti - cercai di arrivare dritta al sodo -Andrea sta cercando da un po' Chase. L'hai visto?- 
Sgranó gli occhi, quasi avessi detto chissà cosa. 
Si ricompose subito, schiarendosi la gola.
-No. Non so dove sia. Forse è andato a mangiare fuori.- 
-È quel che ho detto io ad Andrea. Va bene, scusami il distur..-
-Ah Emma.- mi interruppe alzando lo sguardo.
-Sì?- risposi sorpresa.
-Devo parlarti.- 
Un colpo al cuore: piano, ma deciso. Forte.
Di cosa doveva parlarmi? Non bastava già la telefonata per una giornata? Doveva mettercisi anche lui? Mi avrebbe detto che non voleva più vedermi, e che le cose non andavano bene. Ne ero sicura. Aveva lo sguardo gelido e distaccato. 
-Ora?- balbettai mio malgrado.
Mi guardó come se fossi una specie rara di ornitorinco.
-È importante?- 
Ma cosa...?
-Scusami?- replicai piccata.
Alzó gli occhi al cielo, e seppi che per me era il momento di andarmene.
Mi girai.
-Aspetta Emma, santo Dio..- cominció ma venne interrotto da un urlo.
Mi bloccai. Veniva dal bagno.
Mi voltai per guardarlo e anche lui era sorpreso e confuso.
Vidi che anche altra gente si era interrota, e il vociare era diminuito fino a scomparire.
Corremmo verso il bagno più veloce possibile, passando in mezzo alla stanza.
Spalancai la porta e rimasi senza fiato.
C'era Andrea che singhiozzava, con una mano a coprirle il viso e Chase.
Con un'altra ragazza.
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Angolo:
Ciao a tutti, e scusate per l'assenza ma essendoci le vacanze sono stata in ballo per un po', ma ho trovato un po' di tempo per scrivere.
Innanzitutto c'è la chiamata da casa, che avrà sicuramente delle ripercussioni nei prossimi capitoli nei quali ci saranno molti colpi di scena.
E poi, ovviamente, la faccenda Chase-Andrea: se vi ricordate, qualche capitolo fa, c'era stata una parte dedicata a questo 'tradimento', ma solo ora Andrea lo scopre.
Spero di riuscire a far arrivare presto il prossimo capitolo, nel frattempo fatemi sapere se vi è piaciuto!
Un bacione,
Kveykva.
  
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