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Autore: Najla    04/01/2015    2 recensioni
Jade non ricordava di aver mai sentito così tanto silenzio in vita sua: non in quel posto almeno, non a quell’ora, non dopo una partita di Quidditch.
Era un silenzio teso, pieno di singhiozzi e sospiri, di parole lasciate a fior di labbra per paura di essere dette.
Era un silenzio pesante, che schiacciava fastidiosamente il petto e rendeva difficile respirare, non impossibile, solo più faticoso.
Era un silenzio che li lasciava tutti sull’orlo del baratro, a un soffio dalla caduta, a guardare il vuoto sotto di loro con lo stomaco improvvisamente ridotto ad un bicchierino da caffè, ma che comunque li teneva piantati con i piedi a terra.
Jade odiava il silenzio.
(tratto dal capitolo 10 )
Una storia che non è così semplice come potrebbe sembrare.
Un settimo anno ad Hogwarts che non potrebbe essere più incasinato.
Le basi di una battaglia che lascerà in ginocchio la Londra magica che tutti conosciamo.
Ma infondo, se si parla della nuova generazione, come potrebbe essere altrimenti?
(introduzione modificata )
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Roxanne Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Sedicesimo Capitolo
Falsi sorrisi e piani di omicidio
Parte 1

Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, Sala Grande, ore 22.51
Jade si bloccò di fronte al tavolo degli alcolici indecisa sul da farsi ma assolutamente certa della necessità di qualcosa di forte, agguantò un bicchierino arancione e lasciò che il contenuto le bagnasse le labbra e le bruciasse in gola. Grazie al cielo aveva trovato il whiskey incendiario.
«Sei più brava di quel che pensassi, sai? » disse il ragazzo che se ne stava alla sua destra, con le braccia incrociate al petto e il corpo rivolto verso la pista da ballo, gli occhi verdi osservavano attenti tutto ciò che li circondava, «Mi aspettavo di doverti dire di rilassarti, di stare tranquilla, di comportarti normalmente.. e invece sembri del tutto a tuo agio ».
Lei fece una smorfia seccata lanciandogli un’occhiataccia. Non era a suo agio, proprio per niente. Sentiva lo stomaco sottosopra per l’ansia e non aveva fatto altro che sentirsi in colpa per quello che aveva fatto a Elijah da che lo avevano spogliato e chiuso nello stanzino delle scope.
C’erano talmente tante cose che potevano andare storte nel loro piano e lei continuava a ripetersele come un mantra all’apice dell’autolesionismo: qualcuno poteva trovare Eli, qualcun altro poteva rendersi conto che il ragazzo che le stava a fianco era un intruso, la polisucco poteva smettere di fare effetto prima del previsto e a quel punto mascherare Caleb di fronte a tutta la scuola sarebbe stato impossibile, lei sarebbe stata espulsa e sua madre l’avrebbe disconosciuta.
Perché finiva sempre in mezzo ai casini?!
Avrebbe dovuto rifiutare quando Caleb, poco più di una settimana prima le aveva spiegato perché, esattamente, fosse finito a lavorare dalla zia Rosmerta, allegando una lettera in cui lo zio Draco confermava tutte le fesserie che si era sorbita per una buona mezz’ora e la pregava di assecondare il vecchio compagno di scuola. Visto che il mittente era lo zio non si era trattata nemmeno di una vera richiesta quanto di un diplomatico ordine.
Prese un altro bicchierino di liquore e lo mandò giù in un sorso. Non avrebbe detto di no a prescindere da suo zio, era una ragazza sveglia e sapeva che le parole strage di innocenti e guerra non venivano mai pronunciate con leggerezza in tempo di pace, e se lei poteva dare una mano facendo entrare un giovane agente del Ministero nella scuola per permettergli di indagare in incognito, l’avrebbe fatto senza problemi.
Ci pensò per un secondo con il bicchiere ancora in mano e sgranò gli occhi quando la consapevolezza di quel pensiero la colpì come un treno in corsa. Lo zio Draco sapeva benissimo che non avrebbe mai rifiutato. Sapeva che la sua indole da Grifondoro non l’avrebbe fatta esitare troppo..
A Natale c’avrebbe fatto due chiacchere, poco ma sicuro.
Maledetta Serpe..
«Cosa devo dirti? » commentò caustica, ben attenta a non farsi sentire da orecchie indiscrete, «Avrò un talento naturale nel raccontare balle, forse sono un’attrice mancata».
Caleb ridacchiò di gusto, «Questo sicuramente, staresti bene nella squadra di Spionaggio del Ministero, pensaci ».
«Ingannare le persone e usarle a mio piacimento? » insinuò voltandosi per guardare i suoi compagni di scuola divertirsi spensierati, «Non credo sia la vita che fa per me ».
«È per un fine più alto, Jay, pensa a questo ».
«Nessun fine vale quello che ho fatto stasera » rispose seccata correndo con il pensiero ad Eli. L’ennesima fitta allo stomaco le fece storcere il naso.
«Eppure questo non ti ha fermata. Certe volte qualcosa va sacrificato, per ottenere una vittoria ».
«Comincerò a considerarla una vittoria quando troveremo qualcuno di abbastanza sospetto da essere ricollegato agli Illuminati. Fino ad allora sarà solo un grande errore ».
Caleb non ribatté nulla, infilando le mani in tasca ed evitando di smontare tutte le convinzioni di quella ragazzina ancora convinta che il mondo si potesse aggiustare con onestà e buone azioni.
«Visto qualcosa di interessante fino ad ora? » chiese allora Jay, impaziente di mettere la parola fine a quella serata.
«Per ora no.. » rispose meditabondo, «Siamo abbastanza sicuri che chiunque si sia infiltrato qui per conto del Tyr sia estremamente versato negli incantesimi, quindi abbiamo escluso tutti gli studenti al di sotto del livello GUFO. Terrei d’occhio gli studenti del sesto e settimo anno, e gli insegnanti ovviamente.. c’è qualcuno di assente, questa sera? ».
«Molly Weasley è l’unica a mancare dell’ultimo anno.. del sesto credo di averli visti tutti, esclusi un Tassorosso, che sono sicura sia in infermeria e la ragazza che doveva venire qui questa sera, anche lei a Tassorosso. Ma ho sentito spesso Rose lamentarsi di quanto sia incapace, quindi dubito possa essere la pedina che stiamo cercando ».
«Manca Eastwood o mi sbaglio? » buttò lì osservando la Harris che se ne stava in piedi in un angolo, smozzicando qualche parola con Dobrev, il professore di Trasfigurazione.
«Pare che si sentisse poco bene, per questo motivo la Hastings ha chiesto a me e a Mordecai di dare una mano a controllare chi entra ed esce dalla Sala.. mancava un supervisore e noi siamo i Caposcuola ».
«Adesso c’è Mordecai alla porta, quindi » concluse adocchiando il gemello dell’aspetto che aveva preso. Da quando erano entrati aveva evitato accuratamente di avvicinarsi sia a lui che a Ian. Jade era convinta che si sarebbero accorti dell’inganno semplicemente guardandolo, per quanto Caleb fosse un attore pressoché impeccabile.
«In realtà adesso sarebbe il momento di dargli il cambio » sospirò controllando l’orologio da taschino che teneva nella borsetta prima di rivolgere al suo accompagnatore un sorriso tanto falso da farle male alle guance.
«Vuoi seguirmi, Elijah? ».

«Faith è carina stasera, non pensi? » Albus si voltò confuso. Che Rose se ne uscisse dal nulla con un discorso a caso era normale amministrazione, eppure questa volta aveva la sensazione che la casualità centrasse ben poco.
Sua cugina aveva la mente di uno stratega e la parlantina di un magiavvocato, un mix micidiale. In definitiva, se Rosie voleva qualcosa difficilmente non la otteneva e la fortuna di tutti stava nel fatto che normalmente non volesse niente.
«Sì, è molto graziosa » rispose offrendole un bicchiere pieno di un liquido verde acido che sapeva di finocchio, «Vuoi? ».
«No, grazie » disse storcendo il naso disgustata, «Ho smesso con quelle cose, d’ora in avanti solo acqua e succo di zucca ».
Albus scoppiò a ridere, «Non berrai mai più, vero? ».
«Esattamente » annuì convinta, «La mia storia con il whiskey è stata breve ma sufficientemente intensa da farmene pentire ».
«Era solo la Festa d’Inizio.. ».
« …e mi sono svegliata in mutande sul pavimento del bagno. Sorvoliamo ».
«Ti dirò che a Scorpius non è dispiaciuto per niente » commentò ridacchiando e Rose gli tirò un pugno sul braccio arrossendo fino a diventare del colore dei capelli e del vestito.
«Sei simpatico come una bacchetta in un occhio » smozzicò cercando di tornare di un colorito normale. Era abbastanza sicura di aver inventato una nuova tonalità di rosso quando Scorpius si era preso la briga di svegliarla entrando abusivamente nella loro camera.
Non si era mai vergognata tanto in vita sua, in mutande, con una guancia sporca di bava, un alito da tramortire un gigante e la faccia perplessa e un po’ preoccupata di Scorpius Malfoy a un soffio dalla sua. Il troglodita aveva avuto pure il coraggio di dire: «Weasley, non sapevo avessi tutte queste tette ».
Lei l’aveva guardato confusa, chiedendosi cosa centrassero in quel momento le sue tette e lui aveva accennato con un ghigno smaliziato al suo petto.
Era letteralmente morta di vergogna.
Per fortuna Malfoy non aveva fatto troppo il bastardo, aveva riso, le aveva lanciato una vestaglia e aveva promesso che non avrebbe detto niente a nessuno.
Ovviamente Albus non era incluso nel suo concetto di nessuno.
«Weasley, ci siamo mascherate da fragola, questa sera? Non ti hanno detto che Halloween è passato da un pezzo? ».
Parli del diavolo..
«Disse quello che si è fatto leccare i capelli da una mandria di vacche prima di uscire » rispose piccata lanciando un’occhiata bieca ai suoi capelli lucidi di brillantina.
«Come sei sboccata, Weasley » la rimproverò e Rosie sorrise meditando di togliergli definitivamente le corde vocali.
«Non vuoi davvero una risposta ».
«No, infatti.. di cosa stavate parlando? » chiese impossessandosi di una ciotolina piena di nocciole ricoperte di cioccolato, «Adoro questi cosi.. ».
«Di quanto Faith sia carina, questa sera » rispose prontamente Rose prima che il cugino potesse dire qualsiasi cosa.
«Volevi farlo parlare di Vanille, vero? » il biondo si mise in bocca altre due noccioline e la guardò alla ricerca di una conferma.
«Non credere di poterti estraniare da questa conversazione »  rimbeccò lei incrociando le braccia al petto, «Vi state comportando come due bambini ».
«Io non ho fatto niente! » protestò Malfoy.
Rosie roteò gli occhi spazientita.

«Ah no, certo, la trattate come un’appestata! ».
«Beh.. ha ammesso che le piace James Potter, qualche problema deve averlo davvero ».
Albus alzò gli occhi al cielo, combattuto tra la naturale voglia di scoppiare a ridere come un isterico e quella di scoppiare a piangere.
Pensandoci a posteri non poteva fare altro che darsi del cretino.
Non aveva ancora ben capito come gli fosse venuta l’idea di invitare Vanille a Hogsmade, spiattellarle tutti i suoi sentimenti e invitarla al Ballo d’Inverno, mandando a farsi benedire anni di amicizia e auto ramanzine sulla falsariga di non con Vì, mai con Vì, Vanille no.
Forse era stata la sensazione che in un qualche modo lei si stesse allontanando a convincerlo a farsi avanti, o forse era stato solo un colpo di testa. Alla fine era un Potter anche lui, no? Poteva permettersi di fare qualcosa di impulsivo e avventato ogni tanto, giusto? James faceva sempre la prima cosa che gli veniva in mente e gli andava sempre bene..
Peccato solo che lui non fosse suo fratello.
Peccato su un sacco di fronti, vista la situazione. Se fosse stato suo fratello si sarebbe risparmiato la faccia da ebete stordito che sicuramente aveva fatto quando Vì gli era arrossita davanti e aveva mugugnato sinceramente dispiaciuta "credo di essermi presa una cotta per James.. ".
Quella sarebbe rimasta impressa nella sua memoria come la più grande delle sue figure di…
«Santo Merlino! Le piace James, e allora? Tu sei venuto qui con Myra Wade! » rispose Rose pronunciando il nome della nuova fiamma di Scorpius con un tale disgusto che ad Albus venne quasi da pensare che il discorso fosse magicamente virato su pustole e verruche.
«È la mia ragazza, Weasley, con chi sarei dovuto venire? Con te? ».
Per qualche motivo sia a Rose che ad Al quello parve decisamente un colpo basso.
«Con qualcuno che abbia un quoziente intellettivo superiore a quello di una patata. Sarebbe stato apprezzabile » ribatté seccata e Scorpius si accigliò parecchio.
«Non mi va che tu offenda la mia ragazza, Weasley, non la conosci nemmeno ».
«So che puoi aspirare a qualcosa di meglio ».
Albus sapeva che Scorpius non sarebbe riuscito a stare zitto nemmeno quella volta, ma sperava almeno che Rose non lo spedisse in infermeria con qualche osso rotto o senza bocca, come era già successo.
Aveva dell’incredibile che Rosie Weasley fosse un passo avanti a tutti sempre e comunque, tranne quando si ritrovava a discutere con Scorpius Malfoy.
«Almeno io una ragazza ce l’ho, tu cosa hai promesso a Cole Thomas per convincerlo ad accompagnarti stasera? Perché io ti ho vista nuda e.. ».
Il suono di uno schiaffo costrinse Albus a voltarsi di scatto verso i due. La mano di Rose era ancora alta e sulla guancia bianca di Scorpius si stava delineando il segno rosso di una cinquina coi fiocchi.
«Sei uno stronzo » sibilò furiosa e amareggiata prima di lanciare un’occhiata ad Albus, «Vanille è una tua amica, lo era anche prima che ti innamorassi di lei, non vuoi davvero tagliarla fuori dalla tua vita e lo sappiamo tutti e due. La cosa giusta da fare sarebbe parlarle, ma se vuoi continuare a comportarti come un bambino non sarò certo io ad impedirtelo ».
Detto questo se ne andò diventando un puntino rosso nella folla.
«Mi ha tirato una sberla » biascicò Scorpius ancora sotto shock, Albus bevve un sorso di quell’orribile sostanza verde prima di rispondergli.
«Questa volta te la sei meritata ».
«Dovresti stare dalla mia parte! Io ti difendo sempre! ».
«Non è vero, mi difendi quando ho ragione » precisò il ragazzo infilando le mani nelle tasche, «E questa volta hai torto. Mi spieghi perché hai dovuto tirar fuori la faccenda del bagno? A volte sei proprio uno stronzo ».
«Ma è Rose! » rispose come se quella fosse la giustificazione ad ogni suo commento bastardo o l’unico modo che conosceva per parlare con la compagna.
«Sarà anche Rose ma non è fatta di pietra ».
«Ti odio quando fai così » borbottò il biondo massaggiandosi la guancia lesa, «Io non ho commentato quello che è successo con Vanille, ti ho supportato e basta ».
«Ma io ho ragione con Vanille. Tu invece hai torto con Rose » gli fece notare come se gli stesse sfuggendo qualcosa di fondamentale.
Scorpius gli rivolse uno sguardo scettico.
«Sei così sicuro di avere ragione? ».
Albus lo guardò indeciso ma alla fine non rispose.

Katherine prese a massaggiarsi le tempie con un certo vigore mentre guardava irritata la faccia da babbeo di Josh, seduto a terra e circondato da uno sterminio di bicchierini vuoti.
Lo stava odiando con ogni fibra del suo essere.
Quel maledetto aveva osato ubriacarsi al suo meraviglioso ballo ed ora la fissava come se provenisse da Saturno. La sua accompagnatrice sembrava essere sparita chissà dove, Damian, neanche a porsi il problema, era imbucato con Charity a fare Merlino solo sapeva cosa, e lei era convinta che se anche avesse chiesto a qualcuno di portare quel demente in un bagno per farlo rinsavire, come minimo si sarebbe vomitato sulle scarpe.
Era sicura al milleeunopercento che quell’idiota si fosse ubriacato di proposito per rovinarle la festa. Guardandolo lo sentiva. Istintivamente sapeva che dare fondo alle ciotole di liquore era stata una cosa premeditata.
Lo avrebbe ucciso, ma avrebbe aspettato che fosse sobrio e si sarebbe goduta ogni istante delle orrende torture con cui stava progettando di spedirlo all’inferno.
«Buonasera, Wetmore » sorrise il beota, il farfallino verde storto quasi quanto gli occhiali, «Anche tu qui? ».
«Te la farò pagare » rispose serissima meditando di portarlo fuori di lì a suon di calci in culo.
«Oddio.. sembri una zucca di Halloween » prese a ridere lui ignorandola e Kath era anche piuttosto sicura che non l’avesse nemmeno sentita, «Come cavolo ti è venuto di vestirti di arancione! ».
«È un vestito bellissimo, mi sta divinamente e tu sei un ignorante » rispose acida incrociando le braccia sotto il seno.
«Infatti sei una zucca molto sexy » disse quello ammiccando. Con quel gesto Katherine ebbe la certezza che fosse definitivamente sbronzo.
«Tu devi andare a morire da un’altra parte, lo capisci? Stai rovinando l’atmosfera » disse con tutto il falso dispiacere di cui disponeva, tendendogli una mano, «Adesso verrai con me, ti scaricherò in dormitorio e poi farò finta che tu sia già finito dieci metri sotto terra, così questa tornerà ad essere una serata perfetta ».
«Sei un angelo, Kath » afferrò incerto la mano della compagna e si appoggiò al muro per tirarsi su, non sapeva perché ma gli girava la testa.
«Wetmore, per te » abbaiò tenendolo in piedi quando cominciò a pendere verso sinistra, «Vedi di non allargarti troppo, Nott ».
Josh non rispose, rimase solo a guardarla imbambolato, con la bocca dischiusa e gli occhi sbarrati, tanto che per un attimo Kath pensò che l’alcool gli avesse davvero fritto il cervello.
«Cammini o devo trovare qualcuno che ti prenda in braccio? » brecciò seccata, ma ancora una volta Joshua non reagì, troppo concentrato a fissarla come se la vedesse per la prima volta. Aveva proprio un bel viso, Katherine, e soprattutto aveva delle bellissime labbra.. sembravano così morbide.. anzi, a voler essere precisi lui sapeva che erano davvero tanto morb..
«Nott? Ti senti bene? » chiese attenta, preoccupata che le vomitasse in faccia, più che altro.
«No.. » rispose lui dopo un po’ spostando lo sguardo dalla sua bocca a un punto indefinito alle sue spalle, «Credo che vomiterò.. ».
La Wetmore sbarrò gli occhi allibita.
«Che cosa vuoi fare tu? Scordatelo! » esclamò afferrandolo per trascinarlo verso l’uscita, «Tu stringerai i denti finché non saremo fuori di qui. Giuro su Merlino, Nott, se ti azzardi a dare di stomaco prima che io ti abbia chiuso in bagno ti ammazzo sul serio.. ti trucido.. ti scuoio, mi hai capita?! ».
«Agli ordini.. » riprese a ridere seguendola diligente e Katherine sentì le corde dell’omicidio vibrare pericolosamente.

Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, Terrazza, ore 22.57
Non era brava a gestire determinate situazioni, semplicemente non le veniva naturale e davvero non era colpa sua. Forse il problema era il suo codice genetico o il fatto di essere cresciuta con la compagnia di un elemento come Fred Weasley, o forse era proprio una questione di spirito e lei non era fatta per confrontarsi con gli uomini in un campo diverso da quello da Quidditch.
Sua nonna cercava di consolarla dicendole che non era colpa sua, era solo che non aveva ancora trovato quello giusto. Sua madre, che sapeva perfettamente che non c’era nessuno da consolare perché Rox non sentiva la situazione come qualcosa di negativo, le aveva detto che evidentemente era capacissima di bastarsi da sola senza il bisogno di interventi esterni, e suo padre si era detto pienamente soddisfatto della prospettiva di vederla sempre sola soletta a vagare per il mondo, senza cattivi figuri a corromperla. Fred, invece, da bravo fratello maggiore qual era, le aveva fatto notare che forse un uomo avrebbe potuto aiutarla a moderare la sua acidità innata con tante fantasiose pratiche.
Inutile dire che a Roxanne l’allusione non era piaciuta per niente e ne era uscita una zuffa alla babbana, cominciata con un pugno sulla spalla e conclusasi con un pacco di ghiaccio sugli zebedei di Fred e un cerotto grande come il loro appartamento sulla fronte di Roxie. La combinazione fratelli Weasley-mobili del salotto si era rivelata più disastrosa del previsto e alla piccola di casa era toccato un sfregio che la madre si era preoccupata di cancellare con un colpo di bacchetta solo parecchi giorni dopo, come punizione.

La conclusione era rimasta comunque la stessa: non era colpa sua se non era capace di avere quel tipo di rapporto con un ragazzo, non era nel sua DNA.
Volendoci pensare davvero, si rendeva conto che probabilmente quello era uno dei motivi per cui odiava tanto la presenza ingombrante di Lorcan nella sua vita. Tralasciando il fatto che la sua avversione per il biondino nascesse dal suo essere un presuntuoso, irrecuperabile pallone gonfiato, Roxanne si rendeva conto che parte del motivo per cui rifiutava così strenuamente le attenzioni del Corvonero era da imputarsi al suo sentirsi inadeguata ogni volta che c’aveva a che fare. Semplicemente non era capace di assecondarlo, e per quanto lo ritenesse un pensiero estremamente stupido, almeno una volta le sarebbe piaciuto esserne in grado, giusto per vedere come sarebbe andata a finire. Non che credesse a tutte le moine che quel demente le faceva. Era perfettamente consapevole che fosse tutta una grande presa per il culo giocata sul fatto che lei quelle situazioni non le sapesse proprio gestire, ma le sarebbe piaciuto davvero tanto riuscire a capire fino a dove Lorcan fosse disposto a spingersi con quello scherzo che durava ormai da troppi anni.
Diciamocelo, Lorcan Scamander non poteva provare nessun tipo di sentimento romantico nei suoi confronti, sarebbe stato troppo anche per il loro mondo, in cui le scale cambiavano direzione e le scope volavano al posto di spazzare il pavimento.
Lorcan era carismatico, disgraziatamente intelligente, e avrebbe potuto avere ogni cosa dal mondo, mentre lei era solo Roxie. La Roxie che bastava a se stessa senza essere una cima a scuola, senza la necessità di piacere per forza a qualcuno e con l’unica certezza di fare meraviglie su una scopa. Lei era lei e si andava benissimo così, ma era impossibile che potesse andare bene a uno come Lorcan.
Era talmente lineare il discorso e nella sua mente filava così bene che non aveva mai pensato a una conclusione diversa, a qualche variante. Se ad esempio qualcuno le avesse detto che Lorcan era davvero innamorato di lei, probabilmente sarebbe morta dal ridere.
Per questo non si era mostrata troppo insofferente quando si era resa conto di aver detto sì all’invito al ballo, un sì magico, tra l’altro, uno di quelli vincolanti. Ad essere onesta l’aveva visto come un modo per sbloccare quell’ultimo taboo. Sia mai che Roxanne Weasley si spaventi di fronte ad un ballo a coppie e si era calata talmente tanto nell’impresa da indossare persino una gonna e un paio di trampoli. Aveva decisamente superato se stessa, e probabilmente sua madre e la McGranitt vedendola quella sera sarebbero scoppiate a piangere commosse: non erano mai riuscite a farle infilare la gonna della divisa, figurarsi un intero vestito!
«Mi spieghi perché siamo qui? » si risolse a chiedere accarezzando distrattamente una delle fiammelle che Lorcan aveva fatto apparire per scaldarli. Il disgraziato era riuscito nella malsana impresa di convincerla ad accompagnarlo fuori per prendere una boccata d’aria, e i due si erano ritrovati sulla piccola terrazza sopra la porta principale del castello a guardare la neve e il ghiaccio che avevano ricoperto ormai ogni cosa.
«Avevo bisogno di un po’ d’aria fresca » rispose lui scrollando le spalle e Roxanne gli lanciò un’occhiata in tralice.
«La tua aria fresca ci ghiaccerà i polmoni se ne respiriamo ancora un po’ » gli fece notare, «E poi tu saresti quello intelligente.. ».
«Qualcuno dei due deve esserlo. Tu sei quella violenta e irascibile, io quello bello e intelligente » commentò Lorcan piuttosto sicuro delle proprie idee, «Se fossimo stati tutti e due brillanti saremmo stati una coppia mal assortita, non credi? ».
«Primo, noi non siamo una coppia » ribatté a tono Roxanne con una vena d’irritazione pulsante minacciosa sulla fronte scoperta, «Secondo, sono violenta solo con te quindi, fossi nei tuoi panni, userei quel cervellino tanto sveglio per farmi qualche domanda ».
«Ammettilo Weasley, senza di me la tua vita sarebbe davvero noiosa ».
«Forse, ma i miei nervi farebbero festa ».
Lorcan annuì con il solito ghigno e si girò verso di lei, appoggiando i gomiti e la schiena alla balaustra. La guardò un po’ prima di cambiare totalmente discorso.
«Ho deciso cosa fare quando finirò la scuola » disse e Roxanne corrugò la fronte a metà tra un tacito invito a proseguire e un ben meno educato cosa dovrebbe importarmene, ma aspettò di sentirlo continuare prima di parlare.
«Ho inviato una lettera all’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale, dicendogli che ero interessato ai loro stage estivi e loro hanno risposto offrendomi di affiancare l’equipe dell’ambasciatore inglese a Parigi, se dovessi completare i miei MAGO con dei buoni voti ».
Roxanne sgranò gli occhi sorpresa e l’unica cosa coerente che riuscì a pensare fu che Parigi non era in Gran Bretagna ma in Francia, in un altro Stato, distante.
Non le piacevano i cambiamenti e per quanto odiasse Lorcan non era sicura di volerlo veder sparire così dal nulla, ma cercò di tenersi le proprie fisime per sé. Sia mai che qualcuno potesse insinuare che ci teneva.
«Beh, ben per te, immagino » spiaccicò non sapendo bene cosa dire. Lorcan annuì di nuovo ma a Roxanne parve poco convinto.
«Già, vuol dire che i tuoi nervi presto potranno riposare » buttò lì e Rox lo vide come un buon appiglio per alleggerire un clima che non le piaceva particolarmente.
«Dovrò sopportarti ancora sei mesi, Lorcan. Avrai centinaia di occasioni per darmi fastidio prima di partire per Parigi, non devi disperarti » ironizzò puntando una mano sul fianco, ma Lorcan non sembrò disposto a darle corda.
«Mi piacerebbe fare qualcos’altro piuttosto che darti fastidio, in questi sei mesi » ammise in quella che alle orecchie sorde di Roxanne suonò come l’ennesima presa per il culo.
«Se non coinvolge la mia persona puoi fare quello che vuoi ».
«E se invece nei miei progetti ci fossi anche tu? ».
«Sono sicura saprai attrezzarti diversamente » concluse con un’alzatina di spalle poi, deciso che i discorsi di quel biondino le piacevano sempre meno, lo salutò lamentandosi del freddo e girando i tacchi verso la porta da cui erano arrivati.
Non ci fu una frase ad effetto. Niente risposta sicura e convinta sulla falsariga di non voglio attrezzarmi diversamente o qualcosa di simile, non ci fu nemmeno un discorso sentito e romantico sul perché esattamente solo lei andasse bene per lui. Pensandoci a posteri, Roxanne avrebbe voluto un po’ di teatralità in più per il suo primo bacio. Che cavolo, lo aveva aspettato diciassette anni e glielo stava deliberatamente rubando Lorcan, un minimo di.. di qualcosa le era dovuto!
Si sentì afferrare per un braccio e quasi perse l’equilibrio, già precario per colpa di quelle cose infernali che teneva ai piedi. Si tenne in piedi solo stringendo una mano sulla spalla di Lorcan e probabilmente non si rese conto di quel che stava per succedere solo perché era troppo impegnata a cercare l’insulto giusto con cui cominciare la sequela.
Non c’era stato nemmeno quell’incrocio di sguardi tipico dei film.
Registrò le labbra di Lorcan premute contro le sue con qualche secondo di ritardo e percepì la mano stretta attorno al suo polso allentare la presa per risalire fino alla base del collo come qualcosa di incredibilmente distante.
Alla sorpresa seguì immediatamente il panico perché, come già detto, lei queste cose non sapeva nemmeno da che parte prenderle, e quando il ragazzo si staccò sentendola irrigidirsi, al panico si sostituì la rabbia. Non tanto rivolta verso di lui, che aveva avuto l’unica colpa di essersi comportato da demente, come sempre, quanto rivolta verso se stessa, perché si era distratta e non gli aveva tirato un pugno sul muso quando ne aveva avuto la possibilità.
«Vaffanculo, Scamander » le uscì in un sibilo mentre lo spingeva il più distante possibile, «Questo è troppo ».
Lorcan sbarrò gli occhi confuso ma Roxanne non se ne accorse. Lo guardò disgustata prima di girarsi di nuovo e lasciarlo lì con la bocca dischiusa e l’espressione di chi non ha capito niente.

Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, Scale verso il Piano Piano, ore 23.12
«Ma quanto ho bevuto? » biascicò Elijah sentendo la bocca tremendamente impastata, una sensazione molto simile a quella che provava dopo aver dormito per troppo tempo.
Jade sospirò tenendolo a braccetto mentre salivano le scale verso il dormitorio. Alla fine era andato tutto bene, Caleb era tornato se stesso, Elijah era stato obliviato e depietrificato e, se si escludeva un naturale senso di confusione generale che Jay aveva deciso di imputare all’alcol, stava una favola. Lei si sentiva ancora una persona orribile, soprattutto alla luce del fatto che, al contrario delle previsioni ministeriali, quella notte non era ancora successo nulla che avesse a che fare con gli Illuminati, quindi lei aveva chiuso il suo migliore amico in uno sgabuzzino per niente. Avrebbe trovato il modo di farsi perdonare anche se Elijah non avrebbe mai saputo per cosa.
«Parecchio, Eli » rispose, «Possibile che non te ne ricordi? ». Mentire in quel modo le veniva decisamente troppo naturale e non era una cosa per niente buona.
«Merlino, Jay.. non ricordo niente.. » Elijah portò una mano a massaggiarsi le tempie perché la testa gli stava letteralmente esplodendo.
«Mi spiace costringerti ad andare via così presto » disse dopo qualche scalino e Jade si sentì morire dentro. Morse a sangue l’interno della guancia per impedirsi di spiattellare tutto quello che era successo. Eli non meritava quello che gli aveva fatto e nascondersi dietro al fatto che in fin dei conti non aveva avuto alternative, che era tutto per un fine effettivamente più grande, non sembrava nemmeno lontanamente sufficiente.
«Ti riaccompagno su e poi devo tornare giù per la sorveglianza, quindi in realtà mi sto solo prendendo una pausa dalla festa, non ti preoccupare ».
«Ma mi spiace lo stesso.. te l’avevo promesso.. ».
«Eli.. » cominciò cercando di dirigere la conversazione in altri lidi, perché se l’avesse sentito scusarsi un’altra volta non avrebbe più risposto della propria capacità di volere e si sarebbe sputtanata in tempo zero. Poi intravide la figura di Roxanne venir loro incontro dall’altro capo della scalinata e le sembrò un bel modo per distrarre Eli.
«Rox? E tu che ci fai qui? » chiese sinceramente incuriosita nel vedere l’amica con la testa bassa e le mani nelle tasche del vestito. Sembrava quasi.. triste?
Non ricordava di aver mai visto Roxanne solamente triste, era un’emozione troppo semplice per un’estremista come lei, che o era euforica o era disperata, quasi le vie di mezzo non sapesse nemmeno come fossero fatte.
«Sono andata un attimo in bagno.. tra l’altro lì dentro c’è Nott che sta vomitando l’anima » spiegò mogia, «E la Wetmore sta dando i numeri come un’isterica ».
«La Wetmore? » si inserì Eli perplesso, Roxanne annuì appena inclinando la testa di lato, per guardarlo meglio in faccia.
«Non so cosa sia successo, ma pare che Nott si sia ubriacato per farle un dispetto e lei lo abbia trascinato in bagno per impedirgli di rigettare direttamente nella Sala Grande. Perché poi non l’abbia lasciato a se stesso non l’ho capito ».
«Quei due non dovrebbero bere.. finisce sempre male.. » ridacchiò Faraday e di fronte allo sguardo interrogativo delle due ragazze si decise a continuare, «Alla Festa d’Inizio si sono baciati approfonditamente e a quanto pare Katherine se n’è completamente scordata.. Josh ci marcia sopra da allora e lei non lo sopporta ».
«Oddio.. Josh e la Wetmore? Insieme? » sgranò gli occhi Jade sconvolta, Roxanne si irrigidì appena, non era decisamente serata per parlare di baci e coppie improbabili.
«Avevano bevuto » ci tenne a ricordare il ragazzo come se questo bastasse a scusare ogni cosa.
«Ho capito ma.. Si detestano da anni! Pensa lo scandalo se si sapesse in giro.. a te chi l’ha detto? ».
«Rowena, ha detto di averli visti ».
«Non posso credere che la Dale spettegoli con te della Wetmore ».
«Non ci credere » concesse Elijah con un ghigno, Jade alzò gli occhi al cielo conscia che se avessero continuato a parlare di Rowena sarebbero rimasti lì tutta la notte, così deviò nuovamente l’attenzione su Roxanne.
«E Lorcan dov’è? Non l’ho visto in Sala » chiese aspettandosi di vederla dare in escandescenze come ogni volta in cui il nome dello Scamander sbucava in un discorso. Invece questa volta la Weasley si oscurò ancora di più, abbassando di nuovo lo sguardo a terra.
«Non ne ho idea e non mi interessa.. può morire per quel che mi riguarda » rispose lapidaria e persino ad Eli quel tono suonò un po’ troppo duro.
«Ma che diavolo ha combinato? ».
«Non è importante » tagliò corto insospettendo Jade ancora di più, «State andando in dormitorio, vero? Posso venire con voi? Non penso di aver voglia di tornare giù ».
«Roxanne, ma cosa.. » provò a dire Jay prima che un urlo riecheggiasse nel corridoio a pochi gradini da loro.
Roxanne spalancò gli occhi voltandosi mentre Jade mollava la presa sul braccio di Elijah e afferrava velocemente la bacchetta, il compagno, quasi in sincrono, fece altrettanto.
«Che cavolo è stato? » mormorò Roxie mettendo mano alla bacchetta e apprestandosi a salire le scale. Nessuno dei due rispose, ma di tacito accordo la seguirono e cominciarono a percorrere il corridoio in direzione dei bagni, l’unico posto dove potesse esserci qualcuno a quell’ora e da quelle parti.
Jade sentì il cuore accelerare i battiti mentre il ticchettare della scarpe si faceva sempre più veloce sul pavimento di pietra. In fondo poteva essere anche solo un urlo della Wetmore che era definitivamente andata fuori di testa, era perfettamente plausibile: Katherine non sembrava una persona molto stabile, magari Josh le aveva semplicemente vomitato sul vestito e lei aveva dato di matto urlando.
L’intuito le diceva che non era così, che c’era qualcosa di profondamente sbagliato nel loro incedere così veloci nei corridoi del castello, lo spettro delle urla durante la partita in cui James era caduto proprio sopra le loro teste.
Svoltarono l’angolo con le bacchette alte e Jade finì dritta addosso alla schiena di Roxanne, bloccata in mezzo al corridoio con gli occhi sbarrati.
«Eli, corri a chiamare la McGranitt » biascicò Jade perdendo qualche tono di colore mentre Katherine si voltava a guardarla con le mani sporche di sangue.











Note dell'Autrice:
Buonasera mondo! Allora, passate bene le feste? Spero vivamente di sì :)
Ora, non mi è bastato un anno per pubblicare il seguito di quel capitolo dove lasciavamo Elijah pietrificato su un pavimento ma c'ho lavorato e alla fine ce l'ho fatta, erano una ventina di pagine quindi ho deciso di dividerlo in due parti. Non preoccupatevi, la parte mancante verrà pubblicata a breve, due settimane probabilmente.. è già tutto scritto ma voglio prendermi un po' di tempo per valutare le vostre reazioni a questa prima parte, per quelle di cui mi arriverà testimonianza, ovviamente..

Detto questo voglio dedicare questo capitolo alle due anime pie che hanno recensito lo scorso capitolo, soprattutto a
B r e e  e alla sua bellissima recensione, senza la quale probabilmente non ci sarebbe stata nessun'altra pubblicazione. Il grazie che ti devo è immenso ma immagino tu lo sappia già. L'introspezione non è il mio forte ma cercherò di impegnarmi come ho sempre fatto ;)

Ringrazio ancora chi segue la mia storiella e tutti quelli che usano il proprio tempo per leggerla. Siete stati silenziosi e avrei voluto sentirvi un po' di più ma va bene anche così :)

Buonanotte a tutti e al porssimo capitolo,

Najla






  
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