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Autore: x_feelshurt    04/01/2015    0 recensioni
Evelyn ha grandi aspirazioni eppure la sua timidezza l’ha sempre costretta ad essere un passo indietro.
L’estate dei suoi 16 anni l’incontro con il pericoloso e bellissimo Harry metterà a soqquadro la sua vita e la costringerà ad abbandonare molte delle sue certezze all’insegna di una vita dedita al vivere vero.
Due anni dopo Eve deve affrontare la sua partenza per il college lontano da casa senza Harry al suo fianco.
Una confessione improvvisa porterà scompiglio nella sua vita.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Don’t go out, much at all, I’ve never been the type to call, I realize to be happy maybe I need a little company.
“Starai bene, sarai felice. E se non lo sarai e vorrai tornare qui, beh, io ti aspetterò.”
“Non mi aspetterai sicuro in eterno. E io non voglio che tu passi la tua vita aspettando me. Non ne varrebbe la pena, non sono poi così speciale.”
“Perché fai così?”
“Così come?”
“Ti sminuisci sempre. Perché lo fai? Ti dico che ti aspetto e se lo dico, cazzo, ci sarà un motivo. Sai meglio di me che le parole io non le spreco, né le uso a caso.”
Alzo un po’ la voce. “Perché nessuno, e dico nessuno, mi ha mai trattata come se io fossi davvero importante. Tutti si scordano di me troppo facilmente. Probabilmente succederà anche a te. Di scordarti di me intendo.” Sorrido amaramente. Ho appena spiattellato tutto ciò che penso in faccia all’unica persona che davvero mi abbia mai dimostrato affetto. Ho appena sputato nel piatto in cui mangio.
Guardo la bocca di Harry contrarsi. Chiudo gli occhi.
“Fanculo, Eve. Cosa sono io per te? Un’altra di quelle persone? Sei davvero così cieca? Così cieca da non capire che ciò che provo per te è vero? Pensavo che ti fidassi di me.” Si alza così e va via.
E’ stato tutto così veloce che ho solo il tempo di alzare un braccio e di aprire la bocca. Esalo aria dalla bocca, perché davvero di parole non ne ho più.
E guardo la sua figura asciutta allontanarsi e stagliarsi sotto il sole arancio del tramonto di una giornata di Settembre. L’aria è ancora tiepida, ma allora perché ho i brividi?
_
Non ricordo nulla del tragitto fino a casa. Mi trascino fino alla mia stanza e mi butto in un angolo, tenendomi strette le gambe al petto. Affondo la faccia tra le ginocchia, non mi esce neanche una lacrima.
Era da molto che non litigavo con Harry, non ricordo l’ultima volta che successe. Ho solo ricordi positivi. Mi riaffiorano tutti nella mente mentre prendo coscienza del fatto che mi rimangono solo tre giorni da passare qui, poi partirò per il college e allora dovrò lasciare la mia vecchia vita da parte per concentrarmi sul mio futuro.
Sento il telefono squillare così mi avvicino piano al letto.
“Pronto?”
“Ehi, Eve, sono George, mi chiedevo se volessi venire stasera da me per una birra, sai per festeggiare la tua ammissione al college e per passare un’ultima serata insieme. Ci sono anche i ragazzi. Avviseresti tu Harry? Non risponde al telefono.”
“Ho litigato con Harry pochi minuti fa, non so se ha voglia di sentirmi o vedermi.”
“Non essere melodrammatica, Dio, ovvio che vuole vederti. Avete ancora tre giorni soli per stare insieme, calpesterà il suo orgoglio di ferro per una volta e non si farà problemi, stai tranquilla.”
“Non mi sento molto bene, in ogni caso, preferisco fare domani, scusami.”
“Domani abbiamo le prove per il concerto di sabato, non ci siamo tutto il pomeriggio, Evelyn.”
“Oh.”
“Fammi sapere, vedi di cambiare idea, a dopo.”
Poggio il telefono a terra e metto la testa tra le mie mani.
Era stato Harry a farmi conoscere George e i ragazzi. Sono i suoi migliori amici da una vita. Hanno una band insieme, suonano ogni tanto nei locali, sono bravi, hanno già una cerchia di ragazzine allupate che li segue ogni dove.
Mi piacciono, ho passato molte serate con loro e hanno colorato il mio ultimo anno di liceo, ma davvero non me la sento di uscire stasera.
Una doccia e due ore più tardi il cellulare suona di nuovo.
“George, non me la sento di venire stasera, passo domani alle prove a salutare, mi dispiace.”
“Eve, sono Adam, non troviamo Harry.”
Perdo un battito. Sono già le dieci meno un quarto, di solito Harry avvisa se è fuori e fa tardi.
Avvisa perché sa che mi proccupo subito. Sono facilmente impressionabile e costantemente preoccupata che possa succedere qualcosa di orribile a qualcuno, a chiunque.
“Lo chiamo io. Hai chiamato Denise e controllato se è a casa?”
“Ovvio che ho chiamato sua madre, scema.”
“Faccio io, grazie Adam.” Compongo il numero di Harry a memoria con le dita tremanti. E’ totalmente da lui mettersi nei guai dopo una litigata. E ogni volta dobbiamo aspettarci qualcosa di diverso, tutti, poi, siamo a conoscenza del suo problema con l’alcol.
Il telefono squilla circa dieci volte prima che scatti la segreteria telefonica.
Sono  Harry, se è proprio così importante che non puoi aspettare lasciami un fottuto messaggio dopo il bip.
Metto giù la chiamata, so che non avrebbe ascoltato quel messaggio.
Mi metto le scarpe e volo giù dalle scale mentre compongo di nuovo il numero di Harry.
_
Lo cerco in tutti gli angoli della città in cui di solito ci ritroviamo, che scema a pensare che si sia rifugiato in un luogo dove ricorda vivida la presenza della persona con cui ha appena litigato.
Entro nei bar del centro, per poi avvicinarmi alla periferia ed entrare per caso in un bar dentro il quale non l’ho mai visto. Eppure appoggiati al bancone ci sono i suoi ricci neri, e seduti allo sgabello ci sono i suoi jeans neri stretti strappati sul ginocchio sinistro.
Mi avvicino e lo scrollò un po’.
“Ehy, Harry, si torna a casa.”
Oppone resistenza.
“Eve?” E’ completamente ubriaco e posso sentire ancora la puzza dell’alcol sui suoi vestiti.
“Si, scemo, sono io.” Gli carezzo il viso con una mano, sorridendo appena e lo tiro da un braccio, lascio una mancia sul bancone e me lo trascino dietro, fuori dal locale.
“Sei un disastro, ti sei ubriacato di nuovo.”
Farfuglia qualcosa che non riesco a capire e scuote la testa, poi sposta la massa di ricci dal suo viso con una mano, con quel suo gesto sexy che ora appare più molto maldestro del solito.
“Ti odio, Eve. Quando fai così. Cosa vuoi, attenzioni?”
“Ne parleremo a casa, Harry. Quando non sarai completamente sbronzo.”
“Io ti amo, stronza. E tu sei talmente preoccupata a farti le seghe mentali da non accorgertene.”
Mi blocco e non posso fare a meno di spalancare gli occhi.
“Non sai quello che dici.” Cerco di ricompormi e cerco di ricordarmi che è ubriaco e che probabilmente sta sparando una serie di balle. Nonostante ciò sento le ginocchia tremare quando mi si avvicina e mi sfiora la punta del naso con il suo.
Ha degli occhi così fottutamente espressivi. Stanno bruciando e i miei non reggono il loro peso così distolgo lo sguardo. Solleva un braccio e riporta il mio viso in alto, in modo che possa di nuovo puntare i suoi occhi nei miei.
Non mi esce una parola. Sono ammutolita. Completamente ammutolita.
Se è uno scherzo dovrebbe fermarsi perché non è assolutamente divertente.
“Eve, non lasciarmi.”
_
Like time suspended ,
a wound unmended-
you and I.
We had no ending,
No said goodbye.
For all my life,
I’ll wonder why.
  
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