Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Fiamma Erin Gaunt    05/01/2015    1 recensioni
Euron "Occhio di Corvo" Greyjoy tona a Pyke dopo anni di esilio; al suo fianco c'è una giovane donna, poco più che una ragazza, con il cuore coraggioso della più prode delle spadaccine e la lingue affilata come la sciabola di cui porta il nome.
*****
Dal testo:
- Sembra che la storia sia destinata a ripetersi. -
- Cosa intendi dire? -
- Solo che è incredibile quanto la tua Erin assomigli alla mia Kitty. -
Euron agguantò il fratello per il bavero della cappa, traendolo a sé con violenza.
- Ti avverto, Victarion, tocca anche solo per sbaglio quella ragazza e la prossima volta che farò un bagno sarà in una vasca colma del tuo sangue. -
[Euron Greyjoy; Victarion Greyjoy; Erin Waves]
[Triangolo! Violenza! Lime! Lemon!]
Genere: Erotico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Euron Greyjoy, Nuovo personaggio, Victarion Greyjoy, Yara Greyjoy
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo, Violenza
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Cap 7

 

 

 

 

Quando giunse il momento dell’Acclamazione di Re, Erin lasciò che Dagmer Mascella Spaccata le si avvicinasse per indirizzarla verso quello che sarebbe dovuto essere il suo posto. L’intero equipaggio della Silenzio, più tutti gli uomini di ferro leali a Euron, erano rintanati in un angolo e circondavano il loro comandante. Anche l’anziano uomo di ferro era dei loro, come testimoniò la sua presa di posizione al fianco del secondogenito della Piovra.

Dall’altro lato stava Victarion, circondato dai membri della Vittoria di ferro e dai suoi fedeli, mentre Asha restava in posizione leggermente rialzata e osservava tutti loro con quel suo sguardo rapace. Assomigliava certamente molto più a suo zio Euron che agli altri due, considerò.

Dagmer le aveva spiegato quanto bastava per avere un’idea chiara di come si sarebbe svolta l’Acclamazione. Uno alla volta gli uomini di ferro che desideravano proporre la propria candidatura si sarebbero fatti avanti e avrebbero pronunciato il loro discorso. Cominciare per primi non era una scelta saggia, perché dopo tutti quei fiumi di parole gli uomini avrebbero presto dimenticato le parole dell’uno e dell’altro, quindi i principali contendenti avrebbero atteso la fine per parlare.

Cominciò l’Acclamazione un vecchio uomo di sale, talmente debilitato che dovette essere sostenuto dai suoi figli per arrivare al punto prestabilito. Le urla furono poche, quasi tutte dagli appartenenti alla sua Casata. Venne poi il turno di altri due uomini, con risultati non molto differenti dal primo contendente.

Poi calò il silenzio.

Victarion, Asha ed Euron si lanciarono occhiate in attesa che uno di loro facesse la sua mossa. Fu Victarion a  farsi avanti, accolto dai battiti ritmati dell’equipaggio della Vittoria di Ferro. Aeron guardava il fratello con aria carica d’aspettativa. Non c’era alcun dubbio su chi favorisse il sacerdote del Dio Abissale.

- Sono stato un fratello leale. Quando Balon si sposò, inviò me a Harlaw a prendere la sua sposa. Ho comandato le sue navi lunghe in molte battaglie, e le ho vinte tutte tranne una. La prima volta che Balon fu incoronato, salpai io l’ancora per andare a Lannisport ad accendere il fuoco sotto la coda del Leone. La seconda volta, mandò me a scuoiare il Giovane lupo, nel caso fosse tornato a casa urlante. Quello che avrete da me è nulla più di quello che avete avuto da Balon. È tutto ciò che ho da dire – concluse.

Le acclamazioni si levarono al vento con vigore. Victarion possedeva il dono di ogni bravo comandante: sapeva infondere fiducia e coraggio nei suoi uomini. Tuttavia dubitava che quello fosse sufficiente a garantirgli un posto da re.

E, a giudicare dal sorrisetto che solcava le labbra bluastre di Euron, anche lui la pensava così.

Victarion tornò al suo posto, rivolgendole uno sguardo di sfuggita, come in cerca della sua approvazione. Non seppe trovare nulla di meno compromettente che limitarsi a un piccolo cenno del capo, come a dire che aveva registrato e apprezzato ogni sua parola.

Fu Asha a farsi avanti, facendosi largo tra i suoi uomini. A quanto ne sapeva, era la prima volta che una donna si faceva avanti per reclamare il Trono del Mare.

- Pace, terra, vittoria. Io vi darò la punta del Drago marino e la Costa Pietrosa, terra nera e alberi alti e pietre sufficienti perché ogni ragazzo possa costruirsi una dimora. E poi gli uomini del Nord saranno nostri amici, pronti a lottare con noi contro il Trono di Spade. È molto semplice. Se incoronate me avrete pace e vittoria. Se invece scegliete mio zio avrete ancora guerre e sconfitte. – Rinfoderò la daga con cui stava giocherellando durante il discorso, rivolgendo agli uomini sotto di lei uno sguardo di sfida. – Cosa scegliete, uomini di ferro? –

Il suo equipaggio esplose in un boato di acclamazioni, seguito da diversi uomini. Tanti, più di quanti avevano sostenuto Victarion e sicuramente un numero infinitamente superiore a quello che chiunque altro si sarebbe aspettato.

Persino Euron perse il suo sorrisetto compiaciuto, ma a parte questo non diede segno di essere rimasto impressionato dal discorso della nipote.

Ed Erin ebbe la conferma di quanto aveva pensato la prima volta che aveva visto Asha Greyjoy: quella era davvero una donna di ferro, la degna erede della Piovra.

Era il turno di Occhio di Corvo, come le annunciò il fruscio del pirata accanto a lei. L’uomo si chinò leggermente su di lei, a sussurrarle all’orecchio con un sorrisetto sornione, - Beh, non mi auguri buona fortuna, bambina? –

Non attese la sua risposta e si fece largo tra la folla.

- Un senza Dio non può sedere sul Trono del Mare, questa è pura blasfemia – esordì Aeron ancora prima che il fratello avesse modo di fare il suo discorso.

Gli occhi eterocromi di Euron si posarono su di lui mentre un sorrisetto beffardo accompagnava quell’occhiata capace di gelare un vulcano in eruzione.

- Senza Dio? Aeron, io sono l’uomo più devoto che abbia mai solcato il mare! Tu, Capelli Bagnati, servi un Dio ma io ne ho serviti diecimila. Da Ib ad Asshai, quando la gente vede le mie vele, tutti si mettono a pregare. –

Aeron parve incapace di trovare una replica, e si limitò a borbottare: - Victarion deve essere re o la tempesta ci spazzerà via tutti. –

Alle orecchie di Erin era un discorso che non aveva il minimo senso, ma sapeva che gli uomini di ferro temevano le tempeste come tutti coloro che solcavano i mari. Così rimase in attesa della reazione dei presenti; tuttavia sembrava che fossero troppo timorosi nei confronti di Euron per contestare in modo aperto la sua candidatura.

- Sono io la tempesta; la prima e l’ultima – replicò, sempre mantenendo quell’espressione serafica, per poi cominciare il suo discorso: - Siamo uomini di ferro, una volta eravamo conquistatori. Il nostro mandato si estendeva ovunque si udisse il rumore delle onde. Mio fratello vorrebbe che vi accontentaste del freddo e cupo Nord, mia nipote vorrebbe concedervi ancora meno … ma io vi darò Lannisport, Alto Giardino, Arbor, Vecchia Città. Vi darò le terre dei fiumi e l’Altopiano, il Bosco del Re e quello delle Piogge, Dorne e le terre basse, le montagne della Luna e la terra di Arryn, Tarth e Scala di Pietra. Io dico, prendiamoci tutto! Io dico, prendiamo il Continente Occidentale. –

In quel preciso istante fu chiaro chi avrebbe vinto, ancora prima che Euron tirasse fuori il corno in grado di domare i draghi.

Il nuovo Re del Mare venne portato in trionfo dai suoi uomini e rimesso giù solo quando si ritrovò davanti a lei. Allora le tese una mano, attirandola a sé e chinandosi a baciarla. Non c’era nulla di passionale in quel gesto, era una mera ripicca nei confronti di Victarion. Un po’ come se volesse dimostrargli che gli aveva preso tutto un’altra volta: il trono e la donna.

In mezzo a  quei festeggiamenti, Erin vide Asha radunare i suoi uomini, imbarcarsi e levare frettolosamente le ancore. Non ci sarebbe stato posto per lei a Pyke, non finchè non si fosse sottomessa a suo zio e lo avesse riconosciuto come re. Ebbene, la giovane braavosiana dubitava seriamente che l’avrebbe mai fatto.

Euron la ricondusse al castello a cavallo, tenendola stretta tra le sue braccia forti come aveva fatto il giorno in cui erano approdati sulle rocciose coste della terra degli uomini di ferro.

Si ritirò nelle sue stanze per il tempo che le serviva a prepararsi. Indossò l’abito rosso che tanto piaceva a Euron, memore della promessa che gli aveva fatto, sperando che l’uomo non pensasse che fosse un modo per annunciargli la sua disponibilità. Non avrebbe ottenuto nulla da lei, re o meno.

Osservandosi nello specchio a figura intera nell’angolo, dovette ammettere che le donava. Ed era tremendamente aderente, proprio come aveva immaginato nel momento in cui l’aveva visto per la prima volta. Le metteva in risalto i seni pieni, facendoli apparire come frutti maturi in attesa di essere colti, e la vita stretta, ma allo stesso tempo era abbastanza largo dai fianchi in giù per permetterle di muoversi agevolmente.

Indossò un girocollo d’oro e rubini, che ben si intonava all’abito, e una piccola tiara realizzata in ferro e sale. Era l’equivalente di una corona per la moglie di sale del re.

Si diresse poi verso la sala dei banchetti, incrociando lungo la strada Dagmer Mascella Spaccata e un paio di nobili di ferro che avevano sostenuto la candidatura di Euron.

- Mia signora – disse  l’anziano uomo, inchinandosi con rispetto, mentre gli altri facevano lo stesso dopo un attimo di esitazione.

Di solito il re sceglieva una moglie di ferro e relegava al ruolo di semplici concubine quelle di sale, ma Euron non era sposato e non sembrava intenzionato a provvedere in quel senso quindi ciò faceva di lei, attualmente la sua unica moglie di sale, quanto di più vicino ci fosse a una regina.

Chinò graziosamente il capo, non sapendo bene cosa ci si aspettasse da lei. Non conosceva sufficientemente il protocollo di corte, né se era  per questo la cultura di Pyke, per sapere quale fosse il comportamento più adeguato per una donna del suo status.

Fortunatamente Victarion comparve proprio in quel momento, inchinandosi a sua volta e porgendole cavallerescamente il braccio.

- La mia signora permette al suo umile cognato di scortarla al banchetto? – chiese, a uso e consumo dei presenti, mentre negli occhi brillava quel luccichio che le indirizzava ogni qualvolta in cui i loro sguardi si incrociavano.

Annuì, incastrando il braccio nel suo, lasciandosi condurre via.

- Da spadaccina braavosiana a unica moglie di sale del nuovo re, immagino che sia abbastanza spiazzante – disse una volta che furono lontani da orecchie indiscrete. Nel voltarsi verso di lei lo sguardo gli cadde sulla scollatura profonda dell’abito e una scintilla cupida passò per una frazione di secondo nei suoi occhi.

- Abbastanza. So che Asha è partita immediatamente dopo l’esito dell’Acclamazione. –

Voleva cambiare argomento, allontanarsi da quel terreno insidioso su cui Victarion la stava conducendo.

- Mossa saggia. Euron le troverà un marito, qualcuno sufficientemente vecchio e dalla scarsa importanza in modo che non sia un problema. –

Beh, non ce la vedeva proprio Asha che si lasciava concedere in sposa al primo vecchio bavoso che compiaceva suo zio.

- Tu invece sei rimasto. –

- Io non ho nulla da temere. Non può costringermi a sposarmi e poi ha bisogno di me, rimango il comandante migliore in circolazione. –

- Hai davvero perso una sola battaglia? –

- Aye. Però qualcuno direbbe che  l’Acclamazione di oggi conta come la seconda sconfitta. –

- Quel qualcuno dovrebbe sapere che c’è chi è nato per essere un guerriero e chi per essere un re – ribattè.

- Ed Euron è un re, immagino che tu sia contenta di non essere la moglie di sale di un semplice guerriero – concluse per lei, astioso.

- Adesso sei ingiusto – replicò, districandosi dalla sua presa e facendo per voltargli le spalle. Le mani di Victarion però si chiusero sulla sua vita sottile e la costrinsero a voltarsi nuovamente verso di lei.

- Perdonami. L’esito dell’Acclamazione non è colpa tua e lo hai conosciuto molto prima che noi avessimo modo di incontrarci. In circostanze diverse adesso saresti al mio fianco. –

Dubitava seriamente che Euron se ne sarebbe stato al suo posto, ma evitò di farglielo notare. Rammentargli come erano andate le cose con Kitty non avrebbe sortito altro effetto che riaprire una ferita non ancora del tutto rimarginata.

- Forse. In un altro momento, un altro luogo, altre circostanze. –

Varcarono l’ingresso della sala senza aggiungere altro. L’una troppo impegnata nel mostrarsi all’altezza della situazione e l’altro troppo amareggiato per nasconderlo.

Erin prese posto accanto a Euron, godendosi lo sguardo dell’uomo mentre avanzava verso di lui. I suoi occhi eterocromi non la perdevano di vista per un istante, incollati all’abito rosso e alla sua figura che procedeva sinuosamente lungo lo stretto corridoio che la separava da lui.

Le spostò lo scranno per permetterle di sedergli accanto, facendo un cenno affinchè uno dei valletti le riempisse il calice di vino.

Era un sapore forte, deciso, molto alcolico. Vino di Dorne, decretò sorseggiandolo lentamente.

- Hai indossato l’abito che mi piace. –

- Te l’avevo promesso nel caso in cui avessi vinto, no? – ribattè, inarcando un sopracciglio.

- Sì, lo avevi promesso. Confesso che ti sta meglio di quanto la mia mente fantasiosa pensasse – disse, seguendo il contorno dorato della scollatura con le dita. – Ma immagino che senza staresti se possibile persino meglio di così. –

- Peccato che sembra che tu non sia destinato a scoprirlo, Re Euron – concluse, calcando appositamente sul titolo.

- Quindi non hai intenzione di compiacere il tuo re? –

- Sono una braavosiana, noi non abbiamo re – replicò candidamente, strappandogli l’accenno di una risata.

- E brava la mia piccola spadaccina, sempre con la risposta pronta. –

Buttò giù il contenuto del boccale in un sorso solo.

- Ho deciso di fare un dono a mio fratello – disse d’un tratto, accennando a una delle schiave che lavoravano sulla Silenzio e a cui era stata mozzata la lingua, che era abbigliata con una veste grezza e se ne stava in un angolo come avrebbe fatto un cane in attesa di ordini. – Così forse sarà abbastanza impegnato dallo smettere di tentare di entrare nel tuo letto. –

Erin scrollò le spalle, ostentando disinteresse, proprio mentre Dagmer si avvicinava al nuovo re porgendogli una missiva.

Euron la scorse rapidamente, annuendo all’indirizzo del suo nuovo Primo Cavaliere.

- Novità? – chiese, vedendo sparire l’uomo fuori dalla sala.

- Ospiti. La Compagnia Dorata ha inviato la sua risposta; il primo contingente è già fuori dalle mura. –

La Compagnia Dorata.

Capelli biondi, carnagione dorata e occhi viola balenarono tra i suoi ricordi.

Erano passati tre anni da quando aveva visto Nymeros per l’ultima volta, poteva anche darsi che del giovane comandante non fossero ormai rimaste che polvere e ossa. Eppure una parte di lei ancora palpitava al pensiero di incontrarlo di nuovo. Si sarebbe ricordato di lei e l’avrebbe riconosciuta?

- Già, il tuo giovane mercenario. Se avessi saputo prima di quella storia mi sarei rivolto ai Secondi Figli, ma ormai il contratto è stato concluso – disse, come leggendole nella mente.

Fu allora che Dagmer rientrò, seguito da un piccolo contingente di mercenari dalle cotte coperte d’oro. E in testa, i capelli biondi come l’oro dell’armatura, le iridi paragonabili solo al viola delle ametiste più pure, il volto baciato dal Sole, c’era lui.

Nymeros sembrava essere ancora più bello di quanto fosse nei suoi ricordi. Un vero e proprio dono degli Dei.

Sgranò appena gli occhi quando il suo sguardo si posò su di lei ed Erin seppe che l’aveva riconosciuta all’istante e mai dimenticata.

- Euron Occhio di Corvo Greyjoy, Signore di Pyke e degli uomini di ferro, legittimo detentore del Trono del Mare – disse, chinando appena il capo, - Io, Nymeros Sand, ombra della tempesta, figlio bastardo della spada dell’alba e comandante della Compagnia Dorata ti saluto. –

- Salute a te, comandante Nymeros. Unisciti a me e alla mia regina. –

Il sorriso di Euron era freddo e calcolatore, come se stesse vagliando ogni minima espressione del giovane.

Doveva ammettere che era decisamente più che attraente, provvisto di quello charme proprio dei Dayne, e sicuramente un avversario molto più temibile del mite Victarion.

Nymeros sedette accanto a Erin, sorridendole, ma senza tradire altro che una cortese allegria per quell’incontro inaspettato. Almeno finchè, da sotto il tavolo, fece scivolare la sua mano coperta dai segni delle battaglie e dai calli su quella sottile di Erin e la strinse appena.

La braavosiana cercò di mascherare il fremito che quel contatto le aveva causato versandosi diplomaticamente altro vino.

Dopo tanti anni il giovane dorniano le faceva ancora lo stesso effetto.

Finirono di mangiare così, intervallando bocconi e calici a qualche rapido e segreto sfioramento di mani.

Terminato il pasto Erin lasciò Euron a discutere della partenza della mattina dopo alla volta dell’Altopiano e s’incamminò verso il corridoio che portava alla zona notte.

Un rumore di passi le annunciò che qualcuno la stava seguendo. In un primo momento pensò che si trattasse di Victarion, ma era una camminata molto diversa da quella pesante dell’uomo.

Si trovò davanti Nymeros, gli occhi viola che la fissavano allegri al di sotto delle scomposte ciocche dorate.

- E così adesso sei una regina? – chiese, avvicinandolesi con passo lento e studiato.

- Tecnicamente solo la moglie di sale del re – precisò.

- Sono passato a Braavos qualche settimana fa, ma alla locanda mi hanno detto che eri partita. Non volevo credere che fossi davvero salpata con la Silenzio per tua scelta. –

- Perché sei passato a Braavos? Avevate un contratto da quelle parti? –

Scosse la testa.

- Il contratto con Myr, il motivo per cui me ne sono dovuto andare, era appena scaduto e avevo voglia di vederti. –

Aveva voglia di vederla. Quelle parole bastarono a farle tremare le gambe.

- Sei innamorata di Occhio di Corvo? – le chiese poi, continuando ad avvicinarlesi fino a stringerla tra sé e la fredda muratura del corridoio.

- Io … no, non ne sono innamorata. –

In fin dei conti non era una bugia. Sentiva di esserne attratta, per qualche strana e incomprensibile ragione, ma il suo cuore non gli apparteneva.

Non ancora puntualizzò una vocetta nella sua testa.

La scacciò via con decisione. Quello non era proprio il momento di lasciarsi assalire dai dubbi.

- E di me? Una volta mi amavi, adesso cosa suscita in te la mia vicinanza? –

Questa si che era una domanda facile. Tremendamente semplice, non aveva neanche bisogno di pensarci.

- Non so se quello che provo sia ancora amore, Nymeros. Per il momento voglio solo che mi stringi a te e sentire il sapore delle tue labbra sulle mie – ammise, sentendo le guance arrossire per quella sfrontatezza.

Il dorniano sorrise, annullando la distanza che li separava e chinandosi su di lei.

La baciò con sempre maggior passione, stringendola a sé e accarezzando le morbide forme al di sopra del tessuto dell’abito. Quando furono entrambi a corto di fiato si separarono e rimasero a fissarsi negli occhi in silenzio per una manciata di secondi.

- Avevo voglia di farlo da quando ti ho rivista. –

Fremette sotto l’intensità degli occhi violacei che accompagnava quella dichiarazione.

Forse, dopotutto, Nymeros sarebbe sempre stato una costante nella sua vita. Ma se e in che misura potesse conciliarsi con Euron … beh, quello solo il tempo avrebbe saputo dirlo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Non c’è molto da dire, se non che finalmente ce l’ho fatta ad aggiornare … olè! Che ne pensate di Nymeros? Fatemi sapere. Alla prossima.

Baci baci,

Fiamma Erin Gaunt

 

 

 

  
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