Cap
7
Quando
giunse il
momento dell’Acclamazione di Re, Erin lasciò che
Dagmer Mascella Spaccata le si
avvicinasse per indirizzarla verso quello che sarebbe dovuto essere il
suo
posto. L’intero equipaggio della Silenzio, più
tutti gli uomini di ferro leali
a Euron, erano rintanati in un angolo e circondavano il loro
comandante. Anche
l’anziano uomo di ferro era dei loro, come
testimoniò la sua presa di posizione
al fianco del secondogenito della Piovra.
Dall’altro
lato stava
Victarion, circondato dai membri della Vittoria di ferro e dai suoi
fedeli,
mentre Asha restava in posizione leggermente rialzata e osservava tutti
loro
con quel suo sguardo rapace. Assomigliava certamente molto
più a suo zio Euron
che agli altri due, considerò.
Dagmer
le aveva
spiegato quanto bastava per avere un’idea chiara di come si
sarebbe svolta l’Acclamazione.
Uno alla volta gli uomini di ferro che desideravano proporre la propria
candidatura si sarebbero fatti avanti e avrebbero pronunciato il loro
discorso.
Cominciare per primi non era una scelta saggia, perché dopo
tutti quei fiumi di
parole gli uomini avrebbero presto dimenticato le parole
dell’uno e dell’altro,
quindi i principali contendenti avrebbero atteso la fine per parlare.
Cominciò
l’Acclamazione
un vecchio uomo di sale, talmente debilitato che dovette essere
sostenuto dai
suoi figli per arrivare al punto prestabilito. Le urla furono poche,
quasi
tutte dagli appartenenti alla sua Casata. Venne poi il turno di altri
due
uomini, con risultati non molto differenti dal primo contendente.
Poi
calò il silenzio.
Victarion,
Asha ed
Euron si lanciarono occhiate in attesa che uno di loro facesse la sua
mossa. Fu
Victarion a farsi
avanti, accolto dai
battiti ritmati dell’equipaggio della Vittoria di Ferro.
Aeron guardava il
fratello con aria carica d’aspettativa. Non c’era
alcun dubbio su chi favorisse
il sacerdote del Dio Abissale.
-
Sono stato un fratello
leale. Quando Balon si sposò, inviò me a Harlaw a
prendere la sua sposa. Ho
comandato le sue navi lunghe in molte battaglie, e le ho vinte tutte
tranne
una. La prima volta che Balon fu incoronato, salpai io
l’ancora per andare a
Lannisport ad accendere il fuoco sotto la coda del Leone. La seconda
volta,
mandò me a scuoiare il Giovane lupo, nel caso fosse tornato
a casa urlante.
Quello che avrete da me è nulla più di quello che
avete avuto da Balon. È tutto
ciò che ho da dire – concluse.
Le
acclamazioni si
levarono al vento con vigore. Victarion possedeva il dono di ogni bravo
comandante: sapeva infondere fiducia e coraggio nei suoi uomini.
Tuttavia
dubitava che quello fosse sufficiente a garantirgli un posto da re.
E,
a giudicare dal
sorrisetto che solcava le labbra bluastre di Euron, anche lui la
pensava così.
Victarion
tornò al
suo posto, rivolgendole uno sguardo di sfuggita, come in cerca della
sua
approvazione. Non seppe trovare nulla di meno compromettente che
limitarsi a un
piccolo cenno del capo, come a dire che aveva registrato e apprezzato
ogni sua
parola.
Fu
Asha a farsi
avanti, facendosi largo tra i suoi uomini. A quanto ne sapeva, era la
prima
volta che una donna si faceva avanti per reclamare il Trono del Mare.
-
Pace, terra,
vittoria. Io vi darò la punta del Drago marino e la Costa
Pietrosa, terra nera
e alberi alti e pietre sufficienti perché ogni ragazzo possa
costruirsi una
dimora. E poi gli uomini del Nord saranno nostri amici, pronti a
lottare con
noi contro il Trono di Spade. È molto semplice. Se
incoronate me avrete pace e
vittoria. Se invece scegliete mio zio avrete ancora guerre e sconfitte.
–
Rinfoderò la daga con cui stava giocherellando durante il
discorso, rivolgendo
agli uomini sotto di lei uno sguardo di sfida. – Cosa
scegliete, uomini di
ferro? –
Il
suo equipaggio
esplose in un boato di acclamazioni, seguito da diversi uomini. Tanti,
più di
quanti avevano sostenuto Victarion e sicuramente un numero
infinitamente
superiore a quello che chiunque altro si sarebbe aspettato.
Persino
Euron perse
il suo sorrisetto compiaciuto, ma a parte questo non diede segno di
essere
rimasto impressionato dal discorso della nipote.
Ed
Erin ebbe la
conferma di quanto aveva pensato la prima volta che aveva visto Asha
Greyjoy:
quella era davvero una donna di ferro, la degna erede della Piovra.
Era
il turno di
Occhio di Corvo, come le annunciò il fruscio del pirata
accanto a lei. L’uomo
si chinò leggermente su di lei, a sussurrarle
all’orecchio con un sorrisetto
sornione, - Beh, non mi auguri buona fortuna, bambina? –
Non
attese la sua
risposta e si fece largo tra la folla.
-
Un senza Dio non
può sedere sul Trono del Mare, questa è pura
blasfemia – esordì Aeron ancora prima
che il fratello avesse modo di fare il suo discorso.
Gli
occhi eterocromi
di Euron si posarono su di lui mentre un sorrisetto beffardo
accompagnava quell’occhiata
capace di gelare un vulcano in eruzione.
-
Senza Dio? Aeron,
io sono l’uomo più devoto che abbia mai solcato il
mare! Tu, Capelli Bagnati,
servi un Dio ma io ne ho serviti diecimila. Da Ib ad Asshai, quando la
gente
vede le mie vele, tutti si mettono a pregare. –
Aeron
parve incapace
di trovare una replica, e si limitò a borbottare: -
Victarion deve essere re o
la tempesta ci spazzerà via tutti. –
Alle
orecchie di Erin
era un discorso che non aveva il minimo senso, ma sapeva che gli uomini
di
ferro temevano le tempeste come tutti coloro che solcavano i mari.
Così rimase
in attesa della reazione dei presenti; tuttavia sembrava che fossero
troppo
timorosi nei confronti di Euron per contestare in modo aperto la sua
candidatura.
-
Sono io la
tempesta; la prima e l’ultima – replicò,
sempre mantenendo quell’espressione
serafica, per poi cominciare il suo discorso: - Siamo uomini di ferro,
una
volta eravamo conquistatori. Il nostro mandato si estendeva ovunque si
udisse
il rumore delle onde. Mio fratello vorrebbe che vi accontentaste del
freddo e
cupo Nord, mia nipote vorrebbe concedervi ancora meno … ma
io vi darò
Lannisport, Alto Giardino, Arbor, Vecchia Città. Vi
darò le terre dei fiumi e l’Altopiano,
il Bosco del Re e quello delle Piogge, Dorne e le terre basse, le
montagne
della Luna e la terra di Arryn, Tarth e Scala di Pietra. Io dico,
prendiamoci
tutto! Io dico, prendiamo il Continente Occidentale. –
In
quel preciso
istante fu chiaro chi avrebbe vinto, ancora prima che Euron tirasse
fuori il
corno in grado di domare i draghi.
Il
nuovo Re del Mare
venne portato in trionfo dai suoi uomini e rimesso giù solo
quando si ritrovò
davanti a lei. Allora le tese una mano, attirandola a sé e
chinandosi a
baciarla. Non c’era nulla di passionale in quel gesto, era
una mera ripicca nei
confronti di Victarion. Un po’ come se volesse dimostrargli
che gli aveva preso
tutto un’altra volta: il trono e la donna.
In
mezzo a quei
festeggiamenti, Erin vide Asha radunare
i suoi uomini, imbarcarsi e levare frettolosamente le ancore. Non ci
sarebbe
stato posto per lei a Pyke, non finchè non si fosse
sottomessa a suo zio e lo
avesse riconosciuto come re. Ebbene, la giovane braavosiana dubitava
seriamente
che l’avrebbe mai fatto.
Euron
la ricondusse
al castello a cavallo, tenendola stretta tra le sue braccia forti come
aveva
fatto il giorno in cui erano approdati sulle rocciose coste della terra
degli
uomini di ferro.
Si
ritirò nelle sue
stanze per il tempo che le serviva a prepararsi. Indossò
l’abito rosso che
tanto piaceva a Euron, memore della promessa che gli aveva fatto,
sperando che
l’uomo non pensasse che fosse un modo per annunciargli la sua
disponibilità.
Non avrebbe ottenuto nulla da lei, re o meno.
Osservandosi
nello
specchio a figura intera nell’angolo, dovette ammettere che
le donava. Ed era
tremendamente aderente, proprio come aveva immaginato nel momento in
cui l’aveva
visto per la prima volta. Le metteva in risalto i seni pieni, facendoli
apparire come frutti maturi in attesa di essere colti, e la vita
stretta, ma
allo stesso tempo era abbastanza largo dai fianchi in giù
per permetterle di
muoversi agevolmente.
Indossò
un girocollo
d’oro e rubini, che ben si intonava all’abito, e
una piccola tiara realizzata
in ferro e sale. Era l’equivalente di una corona per la
moglie di sale del re.
Si
diresse poi verso
la sala dei banchetti, incrociando lungo la strada Dagmer Mascella
Spaccata e
un paio di nobili di ferro che avevano sostenuto la candidatura di
Euron.
-
Mia signora – disse
l’anziano
uomo, inchinandosi con
rispetto, mentre gli altri facevano lo stesso dopo un attimo di
esitazione.
Di
solito il re
sceglieva una moglie di ferro e relegava al ruolo di semplici concubine
quelle
di sale, ma Euron non era sposato e non sembrava intenzionato a
provvedere in
quel senso quindi ciò faceva di lei, attualmente la sua
unica moglie di sale,
quanto di più vicino ci fosse a una regina.
Chinò
graziosamente
il capo, non sapendo bene cosa ci si aspettasse da lei. Non conosceva
sufficientemente il protocollo di corte, né se era per questo la cultura di
Pyke, per sapere
quale fosse il comportamento più adeguato per una donna del
suo status.
Fortunatamente
Victarion comparve proprio in quel momento, inchinandosi a sua volta e
porgendole cavallerescamente il braccio.
-
La mia signora
permette al suo umile cognato di scortarla al banchetto? –
chiese, a uso e consumo
dei presenti, mentre negli occhi brillava quel luccichio che le
indirizzava
ogni qualvolta in cui i loro sguardi si incrociavano.
Annuì,
incastrando il
braccio nel suo, lasciandosi condurre via.
-
Da spadaccina
braavosiana a unica moglie di sale del nuovo re, immagino che sia
abbastanza
spiazzante – disse una volta che furono lontani da orecchie
indiscrete. Nel
voltarsi verso di lei lo sguardo gli cadde sulla scollatura profonda
dell’abito
e una scintilla cupida passò per una frazione di secondo nei
suoi occhi.
-
Abbastanza. So che
Asha è partita immediatamente dopo l’esito
dell’Acclamazione. –
Voleva
cambiare
argomento, allontanarsi da quel terreno insidioso su cui Victarion la
stava
conducendo.
-
Mossa saggia. Euron
le troverà un marito, qualcuno sufficientemente vecchio e
dalla scarsa
importanza in modo che non sia un problema. –
Beh,
non ce la vedeva
proprio Asha che si lasciava concedere in sposa al primo vecchio bavoso
che
compiaceva suo zio.
-
Tu invece sei
rimasto. –
-
Io non ho nulla da
temere. Non può costringermi a sposarmi e poi ha bisogno di
me, rimango il
comandante migliore in circolazione. –
-
Hai davvero perso
una sola battaglia? –
-
Aye. Però qualcuno
direbbe che l’Acclamazione
di oggi conta
come la seconda sconfitta. –
-
Quel qualcuno
dovrebbe sapere che c’è chi è nato per
essere un guerriero e chi per essere un
re – ribattè.
-
Ed Euron è un re,
immagino che tu sia contenta di non essere la moglie di sale di un
semplice guerriero
– concluse per lei, astioso.
-
Adesso sei ingiusto
– replicò, districandosi dalla sua presa e facendo
per voltargli le spalle. Le
mani di Victarion però si chiusero sulla sua vita sottile e
la costrinsero a
voltarsi nuovamente verso di lei.
-
Perdonami. L’esito
dell’Acclamazione non è colpa tua e lo hai
conosciuto molto prima che noi
avessimo modo di incontrarci. In circostanze diverse adesso saresti al
mio
fianco. –
Dubitava
seriamente
che Euron se ne sarebbe stato al suo posto, ma evitò di
farglielo notare.
Rammentargli come erano andate le cose con Kitty non avrebbe sortito
altro
effetto che riaprire una ferita non ancora del tutto rimarginata.
-
Forse. In un altro
momento, un altro luogo, altre circostanze. –
Varcarono
l’ingresso
della sala senza aggiungere altro. L’una troppo impegnata nel
mostrarsi all’altezza
della situazione e l’altro troppo amareggiato per nasconderlo.
Erin
prese posto
accanto a Euron, godendosi lo sguardo dell’uomo mentre
avanzava verso di lui. I
suoi occhi eterocromi non la perdevano di vista per un istante,
incollati all’abito
rosso e alla sua figura che procedeva sinuosamente lungo lo stretto
corridoio
che la separava da lui.
Le
spostò lo scranno
per permetterle di sedergli accanto, facendo un cenno
affinchè uno dei valletti
le riempisse il calice di vino.
Era
un sapore forte,
deciso, molto alcolico. Vino di Dorne, decretò
sorseggiandolo lentamente.
-
Hai indossato l’abito
che mi piace. –
-
Te l’avevo promesso
nel caso in cui avessi vinto, no? – ribattè,
inarcando un sopracciglio.
-
Sì, lo avevi
promesso. Confesso che ti sta meglio di quanto la mia mente fantasiosa
pensasse
– disse, seguendo il contorno dorato della scollatura con le
dita. – Ma immagino
che senza staresti se possibile persino meglio di così.
–
-
Peccato che sembra
che tu non sia destinato a scoprirlo, Re Euron – concluse,
calcando
appositamente sul titolo.
-
Quindi non hai intenzione
di compiacere il tuo re? –
-
Sono una
braavosiana, noi non abbiamo re – replicò
candidamente, strappandogli l’accenno
di una risata.
-
E brava la mia
piccola spadaccina, sempre con la risposta pronta. –
Buttò
giù il
contenuto del boccale in un sorso solo.
-
Ho deciso di fare
un dono a mio fratello – disse d’un tratto,
accennando a una delle schiave che
lavoravano sulla Silenzio e a cui era stata mozzata la lingua, che era
abbigliata con una veste grezza e se ne stava in un angolo come avrebbe
fatto
un cane in attesa di ordini. – Così forse
sarà abbastanza impegnato dallo
smettere di tentare di entrare nel tuo letto. –
Erin
scrollò le
spalle, ostentando disinteresse, proprio mentre Dagmer si avvicinava al
nuovo
re porgendogli una missiva.
Euron
la scorse
rapidamente, annuendo all’indirizzo del suo nuovo Primo
Cavaliere.
-
Novità? – chiese,
vedendo sparire l’uomo fuori dalla sala.
-
Ospiti. La
Compagnia Dorata ha inviato la sua risposta; il primo contingente
è già fuori
dalle mura. –
La
Compagnia Dorata.
Capelli
biondi,
carnagione dorata e occhi viola balenarono tra i suoi ricordi.
Erano
passati tre
anni da quando aveva visto Nymeros per l’ultima volta, poteva
anche darsi che
del giovane comandante non fossero ormai rimaste che polvere e ossa.
Eppure una
parte di lei ancora palpitava al pensiero di incontrarlo di nuovo. Si
sarebbe
ricordato di lei e l’avrebbe riconosciuta?
-
Già, il tuo giovane
mercenario. Se avessi saputo prima di quella storia mi sarei rivolto ai
Secondi
Figli, ma ormai il contratto è stato concluso –
disse, come leggendole nella
mente.
Fu
allora che Dagmer
rientrò, seguito da un piccolo contingente di mercenari
dalle cotte coperte d’oro.
E in testa, i capelli biondi come l’oro
dell’armatura, le iridi paragonabili
solo al viola delle ametiste più pure, il volto baciato dal
Sole, c’era lui.
Nymeros
sembrava essere
ancora più bello di quanto fosse nei suoi ricordi. Un vero e
proprio dono degli
Dei.
Sgranò
appena gli
occhi quando il suo sguardo si posò su di lei ed Erin seppe
che l’aveva
riconosciuta all’istante e mai dimenticata.
-
Euron Occhio di
Corvo Greyjoy, Signore di Pyke e degli uomini di ferro, legittimo
detentore del
Trono del Mare – disse, chinando appena il capo, - Io,
Nymeros Sand, ombra
della tempesta, figlio bastardo della spada dell’alba e
comandante della
Compagnia Dorata ti saluto. –
-
Salute a te,
comandante Nymeros. Unisciti a me e alla mia regina. –
Il
sorriso di Euron
era freddo e calcolatore, come se stesse vagliando ogni minima
espressione del
giovane.
Doveva
ammettere che
era decisamente più che attraente, provvisto di quello
charme proprio dei
Dayne, e sicuramente un avversario molto più temibile del
mite Victarion.
Nymeros
sedette
accanto a Erin, sorridendole, ma senza tradire altro che una cortese
allegria
per quell’incontro inaspettato. Almeno finchè, da
sotto il tavolo, fece
scivolare la sua mano coperta dai segni delle battaglie e dai calli su
quella
sottile di Erin e la strinse appena.
La
braavosiana cercò
di mascherare il fremito che quel contatto le aveva causato versandosi
diplomaticamente altro vino.
Dopo
tanti anni il
giovane dorniano le faceva ancora lo stesso effetto.
Finirono
di mangiare
così, intervallando bocconi e calici a qualche rapido e
segreto sfioramento di
mani.
Terminato
il pasto
Erin lasciò Euron a discutere della partenza della mattina
dopo alla volta dell’Altopiano
e s’incamminò verso il corridoio che portava alla
zona notte.
Un
rumore di passi le
annunciò che qualcuno la stava seguendo. In un primo momento
pensò che si
trattasse di Victarion, ma era una camminata molto diversa da quella
pesante
dell’uomo.
Si
trovò davanti
Nymeros, gli occhi viola che la fissavano allegri al di sotto delle
scomposte
ciocche dorate.
-
E così adesso sei
una regina? – chiese, avvicinandolesi con passo lento e
studiato.
-
Tecnicamente solo
la moglie di sale del re – precisò.
-
Sono passato a
Braavos qualche settimana fa, ma alla locanda mi hanno detto che eri
partita.
Non volevo credere che fossi davvero salpata con la Silenzio per tua
scelta. –
-
Perché sei passato
a Braavos? Avevate un contratto da quelle parti? –
Scosse
la testa.
-
Il contratto con
Myr, il motivo per cui me ne sono dovuto andare, era appena scaduto e
avevo
voglia di vederti. –
Aveva
voglia di
vederla. Quelle parole bastarono a farle tremare le gambe.
-
Sei innamorata di
Occhio di Corvo? – le chiese poi, continuando ad
avvicinarlesi fino a
stringerla tra sé e la fredda muratura del corridoio.
-
Io … no, non ne
sono innamorata. –
In
fin dei conti non
era una bugia. Sentiva di esserne attratta, per qualche strana e
incomprensibile ragione, ma il suo cuore non gli apparteneva.
Non
ancora puntualizzò
una vocetta nella sua
testa.
La
scacciò via con
decisione. Quello non era proprio il momento di lasciarsi assalire dai
dubbi.
-
E di me? Una volta
mi amavi, adesso cosa suscita in te la mia vicinanza? –
Questa
si che era una
domanda facile. Tremendamente semplice, non aveva neanche bisogno di
pensarci.
-
Non so se quello
che provo sia ancora amore, Nymeros. Per il momento voglio solo che mi
stringi
a te e sentire il sapore delle tue labbra sulle mie – ammise,
sentendo le
guance arrossire per quella sfrontatezza.
Il
dorniano sorrise,
annullando la distanza che li separava e chinandosi su di lei.
La
baciò con sempre
maggior passione, stringendola a sé e accarezzando le
morbide forme al di sopra
del tessuto dell’abito. Quando furono entrambi a corto di
fiato si separarono e
rimasero a fissarsi negli occhi in silenzio per una manciata di secondi.
-
Avevo voglia di
farlo da quando ti ho rivista. –
Fremette
sotto l’intensità
degli occhi violacei che accompagnava quella dichiarazione.
Forse,
dopotutto,
Nymeros sarebbe sempre stato una costante nella sua vita. Ma se e in
che misura
potesse conciliarsi con Euron … beh, quello solo il tempo
avrebbe saputo dirlo.
Spazio
autrice:
Non
c’è molto da dire, se non che
finalmente ce l’ho fatta ad aggiornare …
olè! Che ne pensate di Nymeros? Fatemi
sapere. Alla prossima.
Baci
baci,
Fiamma
Erin Gaunt