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Autore: Akemichan    05/01/2015    9 recensioni
[Spoiler dalla saga di Dressrosa]
Sengoku è sempre stato un ottimo marine, giusto, inflessibile, determinato. Ma anche lui ha avuto un momento in cui ha dovuto fare i conti con la sofferenza di perdere qualcuno che si amava, con l'ingiustizia di non poter far nulla per lui, solo con il rimpianto di non essere stato un padre migliore per Rocinante.
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donquijote, Rocinante, Monkey, D., Garp, Sengoku, Tsuru
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Un Padre
 



Vista l'importanza dell'operazione che si stava svolgendo, Sengoku non si era mosso dalla sua scrivania per l'intera giornata, aspettando una telefonata che tardava ad arrivare. Ogni minuto lo rendeva più nervoso e gli faceva venire voglia di prendere la sua nave e raggiungere Minion, ben sapendo che non sarebbe mai arrivato in tempo. Quindi non aveva altra scelta che stare seduto, e aspettare.
Poi finalmente il Lumacofono trillò e Sengoku si precipitò a rispondere, rischiando quasi di farlo cadere dalla scrivania. Non disse nulla, aspettando che fosse la persona all'altro capo ad identificarsi per prima, mentre tentava di recuperare un minimo di compostezza.
"Sono io." La voce di Tsuru era chiara e tranquilla come sempre, ma la conosceva da troppo tempo da percepirne le sfumature, e già poteva dire che le cose non erano andate come previsto.
"Cos'è successo?" le domandò. "In breve, le menate burocratiche lasciale per il rapporto."
"In breve, abbiamo fallito," lo accontentò immediatamente lei. "Abbiamo individuato Doflamingo e la sua ciurma, ma sono riusciti a scappare. Di nuovo." Questa semplice parola indicava quanto l'intera situazione la seccasse. Non era abituata a pirati giovani che scappavano dalla sua presa.
"E l'Ope Ope?" Anche Sengoku non era felice della fuga di Doflamingo, che continuava ad essere un passo avanti a loro nonostante le informazioni che ricevevano dall'interno. Tuttavia, al momento sapere cosa era successo di quell'importante frutto era la cosa fondamentale, considerando le sue potenzialità. Se fosse caduto nelle mani di Doflamingo avrebbe potuto essere un disastro.
Tsuru aveva esitato per un attimo, poi rispose con chiarezza: "Non l'abbiamo trovato. I pirati da cui dovevamo recuperarlo erano tutti morti quando siamo sbarcati su Minion e di sicuro è stata opera di Doflamingo, ma non possiamo confermare che l'abbia preso lui, anche se pare probabile."
"Maledizione!"
Quando Rocinante gli aveva comunicato che Doflamingo aveva scoperto dell'Ope Ope e intendeva procurarselo, Sengoku si era preoccupato, ma alla stessa maniera l'aveva visto come il sistema definitivo per arrestarlo e contemporaneamente assicurarsi che un frutto così potente venisse affidato alla marina. Invece era successo tutto il contrario. Non incolpava Tsuru, conosceva la sua abilità, ma era indubbio che Doflamingo li avesse fregati ancora una volta.
"Torna a Marineford," gli ordinò. Rocinante aveva probabilmente raggiunto Doflamingo dopo essere stato lontano dei mesi, quindi sarebbe stato più cauto, ma sarebbe riuscito a comunicare  con loro.
"Non vuoi che cerchi di scoprire chi ha preso l'Ope Ope?"
"Non è necessario." Tsuru non era a conoscenza della missione di Rocinante, perché sarebbe stato più facile proteggere la sua copertura.
"C'è una cosa strana che devi sapere." Se Tsuru aveva delle domande rispetto alla sue decisione, non lo fece notare. "Tra i corpi che abbiamo recuperato ed identificato a Minion, non c'erano solo i pirati Barrel. C'è anche un cadavere che abbiamo identificato come quello di 'Corazon', uno degli ufficiali di Doflamingo." Poiché non era stata interrotta, proseguì: "Da un controllo superficiale, sembra che sia morto per ferita da arma da fuoco, probabilmente durante il combattimento. Tuttavia-"
"Sei certa che si tratti di Corazon?"
"Certissima." Poi aggiunse: "Ma se vuoi posso mandarti un lumafax con la foto per la conferma."
"Sì, ti pregherei di farlo."
Tsuru sospirò, poi sussurrò qualcosa ad una delle marine riguardante l'ordine che le era stato dato, poi tornò alla cornetta. "Hai delle spiegazioni da darmi?" Nonostante Sengoku fosse rimasto stoico nelle sue domande, anche lei lo conosceva da troppo tempo da capire che c'era qualcosa che non andava.
"Appena avrò ricevuto la conferma," fu la risposta. Naturalmente, sapeva che per Tsuru l'uccisione di uno degli ufficiali di Doflamingo poteva significare un indebolimento del suo gruppo ed una possibilità futura di arrestarlo con più facilità, ma per lui aveva tutta un'altra importanza. E non voleva ammettere ad alta voce quello che era successo finché non ne avrebbe avuto la certezza.
"Mantieni la parola." Passarono alcuni minuti, poi la foto venne inviata tramite il lumafax.
Sengoku la prese: il volto era rimasto mezzo assiderato, ma era ancora perfettamente riconoscibile. Aveva gli occhi chiusi e forse il ghiaccio o il rigor mortis gli avevano lasciato sul viso un sorriso felice che dava l'impressione che stesse dormendo, nonostante il rivolo di sangue che gli colava dalla bocca. Nonostante il trucco pesante e il pallore della morte, era perfettamente riconoscibile.
"Riportate il corpo a Marineford," ordinò Sengoku. Aveva deglutito per cercare di scacciare il groppo in gola, ma la frase che gli uscì fu comunque soffocata. "Quello non è Corazon, ma il Comandante Roncinante, che agiva come infiltrato all'interno della ciurma di Doflamingo."
Tsuru trattenne il fiato per un attimo: non si aspettava che fosse riuscito a nasconderle una cosa così importante. Rocinante era stato un diretto allievo di Sengoku, ma lei non lo vedeva da anni e non l'avrebbe mai riconosciuto. "Ecco da dove arrivavano le informazioni..." capì. "Credi che Doflamingo l'avesse scoperto?"
"Non lo so." Finora non c'erano state ragioni di crederlo, ma Rocinante aveva iniziato a comportarsi in maniera strana da qualche mese, quindi non era improbabile che avesse preso iniziative personali che lui non avrebbe approvato e che avevano portato alla scoperta della sua identità.
"Lascerò qualcuno ad investigare per cercare di capire cos'è esattamente successo a Minion," disse allora Tsuru, decisa. "Abbiamo anche trovato un ragazzo, che abbiamo preso in custodia, forse sa qualcosa. E manderò qualcuno sulle tracce di Doflamingo, dobbiamo capire se ha preso l'Ope Ope." Aveva già capito che non potevano più contare sulle informazioni della talpa, che erano la ragione per cui Sengoku era più tranquillo in precedenza.
Lui apprezzò che avesse preso l'iniziativa. "Grazie. Ti aspetto a Marineford."
Posò la cornetta e si alzò per chiudere a chiave la porta del suo ufficio: Garp avrebbe potuto arrivare da un momento all'altro con i suoi biscotti o con il suo té, ma in quel momento non voleva avere nessuno attorno, nemmeno lui.
Tornò a sedersi alla scrivania, aprì il cassetto e recuperò il fascicolo che riguardava Rocinante. Mentre lo leggeva, si dovette togliere più volte gli occhiali per pulirli perché continuavano ad appannarsi. La sua capretta gli si era avvicinata e lo fissava incuriosita. Sengoku la ignorò fino alla fine, quando si chinò a consegnarle dei fogli del fascicolo affinché li mangiasse.
C'erano segreti di Rocinante che non avrebbe lasciato scoprire ai suoi superiori.
 
Era stata una missione semplice, d'altronde era raro che le isole non affiliate al Governo Mondiale possedessero eserciti in grado di contrastare la marina. Sengoku, tuttavia, non era convinto della situazione e nonostante l'opposizione del suo superiore aveva deciso di dare un'ultima occhiata alla zona. A differenza di un altro Contrammiraglio di sua conoscenza, aveva l'abitudine di rispettare gli ordini, ma ciò non significava che non avesse dei dubbi quando non li comprendeva.
L'isola non aveva alcun tipo di interesse dal punto di vista della conquista, né gli abitanti parevano aver fatto qualcosa per irritare il Governo. Per gli altri marine non importava, erano outsider che non appartenevano al Governo e questa era una spiegazione sufficiente senza entrare nel merito. A volte erano solo azioni preventive.
Probabilmente lo era anche quella, perché non era riuscito ad individuare qualsiasi altro motivo da giustificare l'attacco all'isola. Stava quasi per voltarsi e tornare a casa, quando avvertì un rumore in lontananza. Man mano che si avvicinava, stando ben attento a dove metteva i piedi in quella specie di discarica a cielo aperto, si rese conto che si trattava del pianto di un bambino.
Lo individuò poco dopo: un ragazzino di meno di dieci anni, magro e sporco, con i capelli spettinati e la maglietta sporca di sangue incrostato, che camminava trascinando i piedi e continuando a piangere disperatamente. Immediatamente lo raggiunse e lo scrollò per una spalla.
"Stai bene?" gli chiese, controllando che non fosse ferito, ma il sangue sembrava vecchio di qualche giorno. "Dove sono i tuoi genitori?" Forse erano tra i prigionieri nello scontro. Ma il bambino continuava a piangere, quasi come se non si fosse accorto della sua presenza.
Allora Sengoku lo prese in braccio, perché non poteva lasciarlo in quell'isola ormai deserta, e ritornò in tutta fretta verso il porto, solo per scoprire che le navi della marina erano già salpate. Il suo diretto superiore aveva rispettato la parola che gli aveva dato: se ne sarebbe andato anche senza di lui se non avesse rispettato gli ordini.
Con un sospiro seccato, estrasse il suo lumacofono portatile e chiamò Garp. "Ho bisogno che tu mi venga a prendere," disse solo, dopo avergli dato le coordinate dell'isola dove si trovava.
Garp rise fino a rimanere senza fiato nello scoprire che lo avevano abbandonato da solo, soprattutto perché di solito era lui quello che si beccava le peggiori ramanzine perché non rispettava gli ordini. E per una volta quell'atteggiamento sarebbe stato utile anche a Sengoku, perché gli avrebbe permesso di tornare a prenderlo senza preoccuparsi di chiedere conferma ai superiori.
"Arrivo subito," gli assicurò. "Prepara il tè."
Nonostante la buona volontà di Garp, Sengoku sapeva che non sarebbe arrivato prima della mattina successiva, quindi si preparò per passare la notte all'addiaccio. Lasciò a terra il bambino in una zona dove poteva vederlo, si tolse il mantello da Contrammiraglio e lo utilizzò assieme a dei materiali di riciclo per costruire una tenda provvisoria. Quindi pescò qualche pesce da usare come cena ed accese un fuoco per scaldarsi e per creare un po' d'acqua potabile. Fortunatamente aveva ancora con sé il suo zaino per le emergenze, che gli dava la possibilità di avere degli strumenti utili a disposizione.
Il bambino aveva smesso di piangere e aveva continuato a seguire con gli occhi i suoi movimenti, ma era rimasto fermo dove l'aveva posato, con le ginocchia strette fra le braccia.
"Come ti chiami?" gli chiese Sengoku, senza ricevere risposta. "Dove sono i tuoi genitori?" Ancora nessuna risposta.
Lo fissò: certo, se apparteneva alla città che avevano attaccato, era semplicemente normale che fosse diffidente nei suoi confronti. Allora decise di non domandarli più nulla e gli passò uno dei pesci che aveva messo ad abbrustolire e la borraccia. Il bambino era apparso incurante, ma poi lo divorò tutto non appena Sengoku ebbe voltato lo sguardo.
Poi finalmente parlò: "Sei del Governo?"
"Della marina," precisò lui. "Contrammiraglio Sengoku della Sede Centrale. E tu sei...?" tentò nuovamente.
"Ro... Rocinante," rispose finalmente, con esitazione. Lo fissò con attenzione, per vedere se il suo nome gli diceva qualcosa, ma a Sengoku non faceva accendere nessuna lampadina, cosa che lo rilassò. "I miei genitori sono morti," spiegò allora.
"Oggi?" domandò Sengoku, con la mente che andava alla battaglia che era stata combattuta poche ore prima.
Rocinante scosse la testa. "No, da un po'." Non specificò altro e Sengoku decise di non chiedergli di più, sicuramente era qualcosa di cui non parlava facilmente.
"Altri parenti?"
"No." Rocinante aveva guardato per un attimo a sinistra, riflettendo, prima di rispondere con una certa sicurezza, che però diede a Sengoku l'idea che avesse mentito. Di nuovo, preferì non chiedere. C'era della diffidenza ovvia nell'atteggiamento di Rocinante e sicuramente doveva avere qualche motivo profondo, che non sarebbe riuscito a scoprire pressandolo. Ma era qualcosa che aveva a che fare con il Governo, quindi non difficile da trovare, indagando.
"Se sei rimasto da solo, vuoi venire con me?"
 
Mentre fissava la bara coperta dalla bandiera bianca del Governo Mondiale, dopo aver terminato il discorso commemorativo, Sengoku rifletteva sulla quantità di segreti che non aveva potuto rivelare su Rocinante. Aveva l'impressione che tutto ciò che aveva detto era suonato falso, considerando le sue vere origini e la ragione per cui era morto. Si era limitato alle solite frasi di circostanza, che avevano poco valore solitamente e ne assumevano ancora meno per una volta che la sua relazione con il defunto era così stretta.
Scese dal palco e si sistemò al fianco di Garp e Tsuru, che non erano Ammiragli come lui ma la loro fama li rendeva, se non ufficiali, ufficiosi. Entrambi gli scoccarono un'occhiata, ma non dissero nulla. Sengoku non aveva lo sguardo triste, ma rassegnato.
"Non è stata colpa tua," disse infine Tsuru.
"Lo so," fu la risposta. Sapevano entrambi, lui e Rocinante, che sarebbe stata una missione pericolosa e che Doflamingo non era uomo da sottovalutare. Erano stati prudenti, anche grazie ad un frutto del diavolo che era l'ideale per le attività di spionaggio, ma evidentemente non era bastato. Probabilmente non sarebbero mai venuti a conoscenza di cosa era veramente successo nell'isola di Minion, a meno di non riuscire ad arrestare Doflamingo e lui non parlasse. D'altronde, anche se Sengoku ne dubitava, sembrava che Rocinante fosse stato ucciso dai pirati Barrell. In ogni caso, non era dipeso da un errore da parte della marina.
Questo non rendeva la situazione in alcuna misura migliore.
Il minuto di silenzio dedicato all'anima del soldato caduto terminò e i cannoni iniziarono a sparare in suo onore. Sengoku si voltò e tornò nel suo ufficio.
 
"Devo parlarle, signore." Rocinante era entrato nel suo ufficio con il solito passo da elefante che gli faceva battere accidentalmente la porta anche quando tentava di accostarla lentamente, e ovviamente era inciampato nel tappeto. Eppure c'era qualcosa di strano nel suo atteggiamento, una serietà che non gli era solita, per cui Sengoku lo fissò incuriosito e gli fece cenno di proseguire. Quando lo vide estrarre la taglia di un nuovo pirata emergente, DonQuixote Doflamingo, ne capì il motivo.
"Siediti."
Rocinante obbedì, appoggiando la taglia sulla scrivania, ma girata a nascondere la foto. Non disse nulla, ma Sengoku non domandò, lasciandogli il tempo di trovare le parole. Allora Rocinante prese un sospiro e poi usò il suo frutto del diavolo per isolare la conversazione.
"C'è una cosa che non le ho mai detto," iniziò. "La mia famiglia, in realtà, era di Draghi Celesti."
L'espressione di Sengoku non cambiò minimamente. "Lo sapevo già."
"Come?" Rocinante spalancò gli occhi.
"Ho fatto qualche indagine," fu la risposta vaga. Non era stato semplice scoprirlo e i suoi superiori, soprattutto il Grand'Ammiraglio Kong, non erano stati felici di vederlo ficcare il naso, per cui gli erano serviti anni per mettere assieme i pezzi. "Non lo sa nessuno oltre me, comunque."
Ovviamente non aveva rivelato quello che aveva capito, perché aveva da sempre avuto il dubbio che i Draghi Celesti avessero volutamente mandato una famiglia che consideravano 'traditrice' in un posto dove sarebbero stati uccisi. Non voleva scoprire come avrebbero reagito a veder tornare Rocinante, anche se come marine.
"Capisco." Lui parve sollevato. Poi indicò la taglia poggiata sulla scrivania. "Allora sa anche che si tratta di mio fratello."
"Sì," confermò Sengoku. Inizialmente, aveva creduto che fosse morto assieme ai suoi genitori, ma quando aveva scoperto che non era così capire di chi si trattasse era stato facile, una volta letto il nome sull'avviso di cattura. "Aveva cercato di tornare a Mariejoa."
"Era quello che voleva fare da sempre," commentò Rocinante. "Credevo ci fosse riuscito, prima di vedere quella." Il suo atteggiamento era strano, non era felice ma nemmeno triste. Era una sorta di malinconia. "Non che mi sorprenda molto, comunque."
"Che cosa vi è successo?"
Rocinante strinse le mani dentro le ginocchia e tremò appena. Erano passati anni da quando si erano incontrati e non era più quel bambino spaventato, ma un giovane uomo addestrato come marine, anche se probabilmente non ne aveva il talento. Tuttavia gli avvenimenti del suo passato continuavano a tormentarlo e nessuno lo sapeva meglio di Sengoku che aveva continuato ad occuparsi di lui.
Per questo non lo pressò, ma si limitò ad avvicinargli il sacchetto di biscotti che Garp gli aveva lasciato, ed attese che trovasse da solo il coraggio di parlare.
Rocinante ne prese uno, gli diede un morso e poi tossì perché gli era andato di traverso. Questo gesto servì però a farlo rilassare. "I miei genitori erano delle brave persone, volevano semplicemente vivere in pace," disse finalmente. "Non è stato possibile, tutti ci odiavano per quello che i Draghi Celesti avevano fatto loro." Tremò leggermente. "Abbiamo passato dei brutti momenti, ma siamo sopravvissuti, finché... Mio fratello ha ucciso mio padre." Lo disse guardando Sengoku dritto negli occhi. "Pensava che quello gli avrebbe permesso di tornare a Mariejoe."
"Ma si sbagliava." Il suo ritorno era qualcosa che aveva fatto scalpore, ed era stato il primo pezzo del puzzle che aveva permesso a Sengoku di scoprire parte della storia di Rocinante. Certamente gli mancava la parte più importante. "E tu che cosa hai fatto?"
"Non volevo più avere nulla a che fare con lui," rispose Rocinante. "Quindi sono semplicemente... rimasto là, dove mi ha trovato."
"Ho capito." Sengoku sorrise. "Non ti devi preoccupare, nessuno oltre a me conosce questa storia. E mi assicurerò che nessuno la scopra mai. Il fatto che tuo fratello sia un pirata non avrà alcuna ripercussione su di te," lo rassicurò.
Rocinante era un bravo ragazzo. Dopo tutto quello che aveva passato, era riuscito a conservare una sua propria moralità e non si era fatto trascinare dall'odio e dalla rabbia. Era rimasto puro e questo lo rendeva un'ottima persona. Sengoku ne apprezzava queste qualità, anche se temeva che non fossero l'ideale per diventare un ottimo marine.
"Però è pericoloso, vero?" Rocinante non era venuto per avere assicurazioni. "Non riuscite ad arrestarlo."
"Sono sicuro che è questione di tempo," affermò Sengoku. Anche se era un pirata giovane, c'era Tsuru sulle sue tracce. Non ci sarebbe voluto molto.
Rocinante scosse la testa. "Voi non lo conoscete..." sussurrò. "Io sono suo fratello. Anche se non ci vediamo da anni, sono sicuro che non sospetterebbe di me."
Sengoku lo scrutò intensamente. "Che cosa vuoi dire?"
"Non sono un granché fisicamente, ma come spia me la posso cavare. Voglio infiltrarmi nella ciurma di Doffy." Rimase quasi sorpreso a sentire il soprannome del fratello uscire dalle sue labbra, ma l'espressione decisa era rimasta la stessa.
"Sarà difficile," mormorò infine Sengoku, dopo averci pensato un attimo. Aveva apprezzato che si fosse offerto, ma non pensava che fosse una buona idea. Rocinante era troppo coinvolto, poteva capirlo facilmente dal suo sguardo e ciò indicava che avrebbe rischiato di non essere obiettivo durante le sue azioni. Per di più, Sengoku era cresciuto nella generazione di Roger, quando avevano ucciso troppe donne incinte solo per impedire a suo figlio di venire alla luce. Non voleva rischiare che Rocinante fosse preso nello stesso vortice.
"Mio fratello ha ucciso mio padre, che non aveva nemmeno cercato di difendersi, davanti a me. È un mostro ed è pericoloso," affermò Rocinante. "Devo fermarlo."
Sengoku capiva e rispettava la sua determinazione, ma prima aveva bisogno di assicurarsi una cosa. "È pur sempre tuo fratello."
"Sì..." Lo vide abbassare lo sguardo tristemente.
"Va bene," disse allora Sengoku. "Prepariamoci per questa operazione." Rocinante non voleva lasciare a nessun altro il compito di fermare suo fratello, proprio perché era suo fratello. Non c'era molto altro da dire, se non appoggiarlo.
 
Quando Garp entrò nell'ufficio, Sengoku era in piedi davanti alla finestra e guardava fuori. La capretta era ai suoi piedi, masticando un foglio di carta. Non gli disse nulla, si limitò ad appoggiare la scatola di biscotti sulla scrivania ed iniziò a preparare il tè.
"È stata una bella cerimonia," disse, una volta che ebbe finito.
"Sì, è vero."
"Sapremo mai come sono andate le cose?"
"Non credo." Sengoku si alzò gli occhiali, si passò il palmo della mano sugli occhi e poi si voltò. "Le ferite sul suo corpo erano di varia natura e l'autopsia non ha potuto spiegare esattamente la dinamica. Tuttavia, è mia convinzione che il colpo finale, quello che l'ha ucciso, sia stato sparato da Doflamingo." Si sedette alla scrivania e sorseggiò il tè caldo.
"Come mai questa certezza?"
"Per L'Ope Ope." Avevano avuto conferma che non era nelle mani di Doflamingo. Sengoku era certo che Rocinante fosse riuscito in qualche modo a procurarselo e ad impedire che finisse nelle mani di suo fratello, che l'avrebbe sicuramente usato per eseguire l'operazione per diventare immortale. Pur morendo, aveva continuato a perseguire la strada che aveva deciso di percorrere. Anche se non sapevano dove fosse finito l'Ope Ope, avevano ancora una possibilità di fermare Doflamingo. Tuttavia...
"Non avrei dovuto accettare di farlo andare in missione," disse Sengoku. Rocinante era troppo coinvolto, e lui lo sapeva. Avrebbe dovuto fermarlo.
Garp rigirò il biscotto fra le dita. "Non c'è niente che avresti potuto fare," gli disse, ben sapendo che non sarebbe servito a consolarlo dal senso di colpa che provava. "Era quello che voleva fare. L'hai salvato e l'hai fatto crescere come una brava persona."
"Non lo so. Sono sempre stato più un superiore che un padre."
"Non hai mai pianto per le altre persone che sono morte sotto il tuo comando."
Non c'era altro da dire: per quanto Garp fosse irritante e irresponsabile, era la persona che lo conosceva meglio e a cui non riusciva a nascondere nulla. Sengoku si appoggiò alla schiena e chiuse gli occhi: si sarebbe lasciato andare per un momento soltanto, prima di tornare ad essere l'Ammiraglio che era e che aveva delle responsabilità.
"In ogni caso, non potrò mai perdonare Doflamingo," affermò in un singhiozzo.
 
Due anni dopo, Doxiquote Doflamingo sarebbe entrato nella Flotta dei Sette, e Sengoku avrebbe dovuto accettare di collaborare con lui.

 
***
 
Akemichan parla senza coerenza:
Avevo deciso di scrivere questa storia dal momento in cui abbiamo visto la vignetta con Sengoku che raccoglie un giovane Rocinante, ma francamente speravo che fosse Oda stesso a mostrarci qualcosa di più, invece nulla (somma delusione da questo punto di vista). Ho sempre adorato il personaggio di Sengoku, a prescindere da tutte le critiche, e m'ha fatto piacere vedere che in canon non mi ero affatto sbagliata su di lui e nel fandom perché i fan stanno iniziando a capire che probabilmente l'avevano giudicato male. In ogni caso, mi sarebbe davvero davvero piaciuto vedere qualcosa di più sul rapporto fra lui e Rocinante, per cui spero in qualche modo di avergli reso giustizia io.
La fanart iniziale (secondo me splendida) è di rspixart, andate a guardare il suo artblog perché è davvero brava/o.
   
 
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