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Autore: Mark_JSmith    05/01/2015    1 recensioni
Siamo in Italia, dopo gli avvenimenti trattati in Città del Fuoco Celeste.
Tra i personaggi ritroviamo nomi conosciuti (Herondale, Blackthorn, Lightwood..) e altri invece nuovi, che hanno lo scopo di rendere il tutto più distante dalla serie originale.
Italia.
Il paese della corruzione e dell'infedeltà.
Ne sono la prova proprio i due giovani Parabatai dell'istituto, nei quali scorre sangue "sporcato" dalle molteplici infedeltà all'interno del loro albero genialogico.
Italia.
Il paese del menefreghismo, nessuno infatti è stato coinvolto durante la guerra fra Nephilim ed Ottenebrati, nessuno è stato chiamato ad andare a combattere. Va bene che la concentrazione di Shadowhunters in Italia è la più bassa in tutto il mondo, ma sono stati completamente ignorati.
Non che la cosa abbia dato troppo fastidio a Mark Herondale e Fredrick Blackthor, i due giovani parabatai, che hanno potuto continuare a vivere la loro vita idilliaca basata su feste, ragazze (di ogni categoria), film, alcool e.. DEMONI.
Genere: Azione, Erotico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Magnus Bane, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
Capitoli:
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Era una giornata come molte, il sole ormai stava per concludere il suo ciclo giornaliero sparendo dietro le montagne oltre il Lago Maggiore, le foglie mosse dal vento si staccavano e lentamente cadevano a terra oscillando acccompagnate dal vento. L'autunno stava finendo ed il freddo cominciava a farsi sentire sempre più, ma ciò non importava ad una coppia di ragazzi che, mano nella mano, camminavano parlando fra di loro.
-Ma quindi mi stai dicendo che ti hanno rubato il telefono ad una festa?- chiese la ragazza 
-Già- rispose lui mentendo -All'ultima festa che abbiamo organizzato qualcuna deve aver preso in ostaggio il mio telefono, per usarlo come scusa per rivedermi- le rispose accennando un sorriso storto che, come ben sapeva, si rivelava essere irresistibile.
-Sei il solito egocentrico Mark Herondale- gli disse la ragazza, sapendo però che poteva permetterselo. Il giovane Herondale infatti non era per nulla un ragazzo nella norma, nonostante la sua altezza nella media valorizzava ogni cosa del suo corpo, dal fisico asciutto e con i muscoli tirati al biondo scuro dei capelli (anche se più volte aveva pensato di tingerli di nero), ma la cosa che più colpiva di quel ragazzo erano gli occhi, che  in questo momento erano di un blu scuro come il mare. Il ragazzo le rivolse un sorriso e dolcemente la baciò sulle labbra, proprio un istante prima che il suo telefono cominciasse a suonare.
-Ma non lo avevi perso?-
-Shhh- le rispose Mark portandosi l'apparecchio all'orecchio -è Fred- aggiunse freddamente -Pronto?-
-Mark vieni alla chiesa, abbiamo un problema-
-Arrivo subito- rispose attaccando il telefono
-Devi andare?- gli chiese la ragazza intristitasi
-Mi spiace Gaia è per lavoro- si scusò il giovane sorridendo
-Mi chiamo Chiara!- gli urlò la ragazza, ma probabilmente Mark non l'aveva sentita mentre correva verso la chiesa più veloce che poteva.

Perchè? Con tutti i giorni disponibili perchè un vampiro avrebbe dovuto provare ad entrare in una chiesa proprio di domenica!
Si chiese il Nephilim davanti all'ingresso della stessa chiesa continuando a rigirarsi il telefono in una mano, mentre nell'altra stringeva un pugnale lungo metà del suo braccio. Grazie alla runa d'invisibilità nessuno dei mondani che gli passava accanto poteva notarlo, anche perchè era difficile non notare Fredrick Blackthorn se fosse stato visibile. Il fisico slanciato lo poteva far apparire come un corridore, quando in realtà erano più le volte in cui muoveva la spada rispetto a quelle in cui scappava, i capelli marroni erano tenuti corti per comodità nei combattimenti piuttosto che per estetica e gli occhi marroni ora erano fissi nella direzione in cui sperava sarebbe spuntato a breve il suo Parabatai.
-Sto arrivando scusami davvero- sentì rimbombarsi Frederick nella testa.
-sarà meglio che ti muovi- gli rispose ad alta voce senza che mark potesse sentirlo.
Pochi secondi dopo Mark arrivò correndo e si fermò davanti all'amico.
-Ciao Roccia!- gli disse porgendogli l'avambraccio
-Almeno la runa dell'invisibilità potresti fartela da solo Mark- lo rimproverò Fred
-Si ma sai che mi serviva essere visibile oggi pomeriggio-
-una mondana?-
-Si, una certa Gaia, credo, non era niente male fisicamente, ma giuro che non la sopportavo più, mi hai salvato da una possibile ora di "quando ci rivedremo, perchè non mi chiami bla bla bla"-
-Si va bene- commentò il parabatai finendo la runa sull'avambraccio dell'amico -Dovresti deciderti a trovarne una seria-
-Scusa se non sono fortunato come te Fred- rispose Mark sbracciando con le mani e rischiando di far cadere il cappello ad una vecchia signora -Sai non ho trovato "l'amore della mia vita" con una Baywell che guarda caso è figlia di una delle famiglie di Shadowhunters più importanti in Italia- 
Fredrick rise alla provocazione dell'amico, ormai si era abituato a queste scene -Dai entrimo ora- gli rispose indicando la chiesa con un cenno del capo.
Mark lo seguì, e chiusa la porta alle spalle si ritrovarono i soli all'interno dell'edificio. Le tre navate erano separate da due file di panche in legno e dipinti sulle pareti erano troppo nuovi (e troppo brutti secondo Mark) per essere considerati arte.
-Sembra tutto normale- disse Mark facendo rimbombare la propria voce nella chiesa deserta
-E' soltanto un vampiro che è entrato, da quanto mi hanno detto, probabilmente lo ritroveremo vicino ad una candela fatto in cenere-
-Ah un vampiro?- il colore delle iridi del giovane Herondale passò dal blu all'ambrato, la cosa lo eccitava -La cosa comincia a farsi interessante-
-Cerca di controllarti Mark!- gli urlò Fred che stava perlustrando la chiesa -E dammi una mano a cercare dei segni-
Gli occhi del Nephilim tornarono blu e comiciò a cerare delle impronte del vampiro assieme al Parabatai.
Dopo qualche minuto di silenziosa ricerca Fredrick fu il primo a parlare -Mark vieni-
l'amico lo raggiunse -Sembra che il nostro amico non abbia retto alla santità del luogo- disse 
indicando un'urna d'orata riempita di sangue denso e scuro.
-Sembra che il nostro amico Zubat non sia un tipo molto elegante- commentò ironico Mark colpendo il vaso con la punta dello scarpone, facendo muovere il sangue che conteneva al suo interno -Continuiamo a cercare, sta per scendere il buio, se non lo troviamo subito potrebbe scapparci da sotto il naso- rispose Fredrick.
I due Nephilim si separarono e silenziosamente cominciarono a perlustrare ogni centimetro della chiesa, con una mano sempre ben salda sull'elsa della spada angelica che entrambi avevano ad un fianco. 

-Non capisco. Perchè dobbiamo viaggiare in macchina quando possiamo benissimo usare un portale?- chiese indispettita la ragazza vestita di nero seduta nel sedile posteriore del Range Rover, che percorreva a tutta velocità la strada che li separava dal piccolo paese di Ispra, luogo nel quale erano diretti.
-I vostri genitori hanno deciso che era meglio farvi fare un viaggio normale, come ogni mondano fa- le rispose pacato l'autista del mezzo, ormai aveva fatto abitudine ai modi della ragazza, ed ogni volta che era tentato di risponderle male, ripensava a quanto veniva pagato dai suoi gentori. Un buon motivo per starsene zitto. 
-Mondani- disse sbuffando -E' lì che mi stanno mandando giusto? Da Idris ad Intra-
-Ispra- la corresse l'autista effettuando un pericolosissimo sorpasso in curva
-sì sì, stessa roba- commentò la ragazza mentre con un dito disegnava rune sul finestrino appannato. 
Forza, velocità, amicizia, legame, guarigione..
Ripensando dove se l'era fatta e in che occasione.
Il duro carattere della ragazza era l'unica cosa di grezzo che c'era in lei. Il suo volto aveva i lineamenti delicati, i capelli biondi leggermente mossi le ricadevano lungo le spalle e gli occhi azzurri osservavano curiosi tutto ciò che le stava intorno.
-Un paese del cavolo in cui non succederà mai niente di interessate- commentò sarcastica lei pulendo tutto il finestrino con la manica del maglione nero.

-Non avrei mai immaginato- urlò Mark al parabatai mente schivava un candelabro di ottone che gli era stato lancianto -che un solo vampiro potesse diventare un intero clan impazzito- aggiunse rimettendosi in piedi con la velocità e l'eleganza tipica degli shadowhunters e lanciando un coltello,che si infilzò nella spalla di un vampiro dall'altra parte della stanza fino all'elsa.
I due giovani Shadowhunters non si sarebbero mai aspettati che la stanza attaccata al retro della chiesa non fosse terreno consacrato, e nemmeno si sarebbero mai immaginati che in quella stanza ci fosse un piccolo clan di vampiri che stava riposando. Ovviamente non avevano gradito il risveglio che Mark aveva fatto loro, aprendo tutte le finestre e riempiendo la stanza della tremolante luce del tramonto.
-Cerca di non ucciderne nessuno- urlò Fredrick al parabatai -E' soltanto un equivoco e non vorrei far incazzare nessuno!- ma finita la frase un vampiro con la testa completamente rasata lo prese dalle spalle, mentre un altro rompeva il polso col quale Fred teneva la sua lama. Il giovane Nephilim reagì solo con una smorfia, ma nella testa riusciva a sentire chiaramente gli insulti che Mark stava lanciando agli aggressori, mentre si muoveva agilmente verso l'amico in difficoltà schivando senza alcun problema ogni altro essere che lo separava dal parabatai.
In men che non si dica il vampiro che aveva rotto il polso a Fred si ritrovò un gomito sotto il mento, Mark colpì così forte lo sventurato che le zanne che gli erano uscite per la sete di sangue ora giacevano rotte a terra. Il vampiro si portò la mano alla bocca sanguinante, e Fred ne approfittò, facendo forza con le spalle sul vampiro pelato che lo teneva da dietro, e con entrambi i piedì colpì la cassa toracica dello "Sdentato" incrinandogli qualche costola e facendogli colpire il muro così violentemente, che una volta a terra non si rialzò più. Mentre l'amico colpiva il vampiro con entrambe le gambe, Mark gli era scivoltato sotto e aveva afferrato il pelato per le caviglie, facendolo cadere di schiena. Lo sventurato ora si ritrovava un Nephilim, con le iridi rosse come il sangue con cui si nutriva, seduto sulla propria gabbia toracica, con una mano gli schiacciava il plesso solare, mentre con l'altra gli aveva portato una lama splendente alla gola. La pelle del vampiro cominciò a fumare nel punto in cui la lama toccava la sua pelle, ma il ragazzo non diede importanza a ciò e continuò a premere. 
Poi, con la velocità pari a quella di un serpente che parte all'attacco, spostò la lama dal collo del vampiro alla sua spalla, deviando così un proiettile a lui indirizzato.
-Da quando voi sanguisughe usate le armi Mondane- chiese Mark rialzandosi in piedi ma continuando a bloccare a terra il pelato con un piede.
-Herondale..- sbuffò la figura con in mano la pistola, una glock color argento, ancora fumante -..e Blackthorn. La puzza del miscuglio del vostro sangue si sente fin da fuori- aggiunse rimettendo la pistola nella fondina e facendo un passo verso Mark, ora affiancato da Fred, il quale si massaggiava il polso, piegato in un angolo innaturale.
Il misterioso vampiro fece un passo verso i ragazzi, era praticamente calvo e dimostrava più di quarant'anni gli occhi piccoli erano neri e la pelle scura, non ci volle molto per capire chi fosse.
-Alex?- chiese Fred stupito
-In persona- rispose con un inchino 
-Idiota di un vampiro- gli disse Mark ad alta voce rinfoderando la spada ed estraendo lo stilo "passami il braccio" pensò rivolto a Fred, il quale eseguì subito. La sua voce, anche nel pensare era carica di rabbia e odio.
-Ne parliamo dopo, magari mentre vi offro un drink- provò a convincerli Alex, mentre Mark era concentrato nel fare un Iratze all'amico.
-Penso che vada bene- rispose Fred prendendo le veci di entrambi.
-Prima però sarebbe carino se il tuo amico lasciasse libero Oscar- disse indicando il pelato ancora sotto lo scarpone di Mark -e magari sarebbe anche meglio se ti calmassi- aggiunse Fred sottovoce in modo che soltanto il Nephilim potesse sentire e indicando gli occhi. 
Mark avvertiva il rosso nelle sue iridi, si accorgeva sempre quando i suoi occhi reagivano alle sue emozioni. Finì in fretta la runa all'amico, poi cercò di calmare la respirazione e, chiudendo gli occhi si spostò da sopra il vampiro.
"Ora?" chiese nella mente a Fred aprendo gli occhi. L'amico lo osservò e annuii, sorridendo e strizzandogli l'occhio.
-Ora andiamo- decise Fred rivolto ad Alex -Ci sono tante cose che ci devi spiegare- disse prendendolo per le spalle e uscendo all'aria aperta.
Mark si voltò ad osservare la stanza, piena ancora di una decina di vampiri, alcuni erano nascosti negli angoli a far finta di nulla, per i Nascosti era meglio non aver niente a che fare con gli Shadowhunters, mentre altri stavano in piedi, a voler dimostrare di essere usciti illesi dallo scontro, nonostante mostrassero contusioni e tagli su varie parti del corpo.
Poi qualcosa catturò l'attenzione del Nephilim, con passo svelto attraversò tutta la stanza, fino a trovarsi faccia a faccia con un vampiro dagli occhi verdi e con i capelli sporchi di sangue, dalla spalla gli usciva l'elsa del suo coltello. Senza troppe cerimonie Mark lo sfilò dalla carne del Nascosto, che non riuscì a trattenere un urlo misto di dolore e sorpresa.
-Scusate- disse il giovane rivolto a tutti i presenti -Ci sono affezionato- aggiunse facendosi girare l'arma in mano. Si voltò e fece per uscire dalla stessa porta da cui era uscito Fred ma due persone gli bloccavano la strada. Una era il pelato o Oscar, come l'aveva chiamato Alex,
l'altro era lo "Sdentato" che doveva essersi finalmente ripreso.
-Pensi di andartene così?- gli chiese lo sdentato
-E' vero!- rispose Mark colpendosi la fronte con la mano -Mi stavo quasi dimenticando- poi andò verso il muro e con il coltello vi incise tre numeri.
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-E' il numero di un buon dentista- disse rivolto verso lo sdentato -Ma ti avviso, mi hanno detto che fa un male del diavolo-
I due vampiri che gli bloccavano la strada gli soffiarono contro mostrando le zanne, chi poteva, e Mark repentino estrasse una spada dal fodero, gli altri presenti uscirono, accompagnati dal buio, non volendo averci nulla a che fare.
"Ci metterò più del previsto" pensò Mark rivolgendosi al parabatai, mentre il colore delle sue iridi passava dal blu al dorato.

-Abbiamo scoperto che la stanza dietro la chiesa non era terreno consacrato- disse Alex al Nephilim a cui stava servendo da bere -Così ho deciso di far trasferire il mio clan lì, in modo da essere più vicino al bar-.
Alex, diminutivo di Alexander, era difatti il capo di uno dei clan di vampiri della zona, per quanto riguardava Fred era anche uno dei più simpatici, e gestiva un bar per nascosti, dove, più di una volta Fredrick si è trovato con Cass, la sua ragazza.
-Dov'è Mark?- chiese Alex al cliente
-Starà recuperando le sue armi- rispose Fred dopo aver bevuto un lungo sorso della birra servitagli da Alex -Sai com'è fissato lui con certe cose-
-Già- rispose il barista-vampiro, più volte infatti Mark aveva portato delle ragazze mondane al bar di Alex, facendo ogni volta scappare tutti i suoi clienti, in modo che il locale fosse vuoto solo per loro due. Ma altre volte invece si presentava a notte fonda e cominciava a bere qualsiasi cosa, per scherzo dei lupi mannari una sera gli offrirono del sangue di tonno che bevve senza problemi scambiandolo per fragola, e alla fine finiva per parlare con Alex di qualsiasi cosa, e per lui divenne come un confidente.
-Spero solo che non si metta a litigare con Oscar e Danilo- aggiunse il Nascosto versandosi quella che poteva sembrare una birra rossa.
"Ci metterò più del previsto"  si sentì dire Fred nella mente "Non dire nulla al barman, voglio divetirmi un attimo" il Nephilim soffocò una risata e subitò bloccò il ponte fra lui e Mark, ora doveva sbrigarsela da solo, pensò finendo la birra e chiedendone un 'altra ad Alex, il quale aveva ricominciato a parlare di pesca, come accadeva ogni volta che erano da soli lui e Fred.

-Si svegli signorina- disse l'autista osservando dallo specchietto retrovisore la ragazza che dormiva appoggiata al finestrino -Siamo quasi arrivati- aggiunse quando vide che effettivamente si stava svegliando.
-Finalmente- commentò lei sbadigliando.
Fuori dall'auto nera il sole era già tramonato da un pezzo e le stelle erano visibili nel cielo.
-Che ore sono? chiese ad alta voce la ragazza
-Le sette e un quarto-rispose l'uomo dopo aver dato uno sguardo al Rolex che aveva al polso.
-Fantastico- si lamentò lei -E' uno di quei paesi del cavolo dove fa buio già dalle sei- 
-E' ottobre, è normale che faccia buio presto- le spiegò
La ragazza non rispose e tornò a fissare fuori dal finestrino, erano arrivati ad una piazza, la chiesa al centro era circondata da case buie, l'unica cosa che emetteva un po' di luce era un bar dal lato opposto della piazza. Sopra la porta, inciso su una tavola di legno, c'era scritto il nome "Sanman". 
La ragazza scosse la testa, quel nome le faceva veramente schifo, come ogni cosa per ora vista in quel paese.
Poi dal nulla un qualcuno con una lama angelica cadde dal cielo, finendo in pieno sul cofano del Range Rover, ammaccandolo e scatenando la blasfemia dell'autista.
La Nephilim scese subito dal veicolo e si precipitò a vedere cosa fosse caduto.
"Probabilmente un demone infilzato" pensò fra sè e sè e, ricordandosi l'addestramento, estrasse dalla cintura una lama angelica. 
-Ho vinto io brutti bastardi- sentì urlare dalla creatura sul cofano -Ora mi terrò anche i tuoi di denti! Ci farò una collana e la regalerò ad Azazel in vostro onore stronzi!- aggiunse scoppiando in una fragorosa risata.
La Nephilim non aveva dubbi, conosceva il nome di uno dei demoni superiori e da quanto aveva capito conosceva proprio tale demone. Quindi era un demone.
Le gambe le tremavano, non era mai andata a combattere contro un demone, e contro nessuno in generale, ma si era addestrata, ed ora erano uno contro uno. 
Aveva già vinto in partenza.
Si armò di tutto il suo coraggio e saltò sul tettuccio della macchina pronta a trafiggere la creatura -Malik!- urlò facendo accendere la sua lama di una luce paradisiaca e senza pensarci si lanciò sull'esserre sul cofano. Prima ancora che potesse accorgersene era stata disarmata, la lama era appoggiata per terra al suo fianco e qualcuno la teneva bloccata a terra impedendole i movimenti. Provò a liberarsi in preda al panico, stava per morire.
Poi incontrò il suo sguardo. A tenerla a terra non era un demone, ma un ragazzo, con due bellissimi occhi ambrati che la fissavano come se vedessero oltre i suoi occhi azzurri. Si sentì le guance calde e subito cercò di interrompere lo sguardo.
-Piacere- disse con voce calma il ragazzo -Mi chiamo Mark Herondale ed è un piacere fare la tua..- ma la frase venne interrotta in quel momento, Mark Herondale le cadde addosso privo di sensi. Dietro di lui l'uomo alla guida era in piedi, fiero e con in mano un estintore.
-Stupido Giovanni!- urlò la ragazza spostando il corpo di Mark Herondale -E' un Nephilim!- aggiunse rimettendosi in piedi ed indicandolo.
-Non è nulla per lui tranquilla- disse una voce alle sue spalle -ha avuto giorni peggiori- aggiunse ridendo, poi le porse la mano con una velocità spaventosa -Fredrick, Fredrick Blackthorn- la ragazza la prese e la strinse incerta -Quello- riprese a parlare Fredrick -è il mio parabatai e tu l'hai stordito- aggiunse indicando Giovanni -quindi tu ora lo riporti in braccio fino all'Istituto- poi cominciò a camminare con passo veloce e barcollando.
La ragazza lo seguì, accompagnata da Giovanni il quale teneva in spalla Mark Herondale.
Quelli erano due Shadowhunters, un ubriacone e uno stuntman con gli occhi ambrati. Ripensò la ragazza fra sè e sè. Forse non sarebbe stata un'esperienza così noiosa, specialmente se tutti i ragazzi in quel paese erano come loro. Tutti e due infatti erano perfettamente in forma, con i muscoli tirati che si vedevano da sotto le magliette aderenti. Fredrick era più alto di Mark, ma quest'ultimo aveva un nonsochè che la intrigava da morire.
 
L'istituto di Ispra non era molto lontano dalla chiesa, e di ciò era grato Giovanni, non ce la faceva più a trasportare il corpo di quel ragazzo. Lui stava soltanto facendo il suo lavoro, gli Heartash gli avevano chiesto di portare loro figlia al sicuro nell'Istituto di Ispra, ma fino a quel momento doveva tenerla al sicuro da ogni pericolo, e in quel momento il giovane dai capelli castani gli sembrava un pericolo.
Per non parlare dell'altro poi. Giovanni si chiese come facesse ad evitare ogni singola macchina gli passasse vicino nonostante tutto l'alcool dovesse aver ingerito (e da come si muoveva sembrava veramente tanto pieno)
-Eccoci arrivati- disse finalmente il Blackthorn allargando le braccia.
Davanti a lui vi era un mausoleo. Sembrava vecchio e abbandonato.
-Sicuro che sia qui- disse Giovanni mentre la ragazza che aveva al suo fianco osservava incuriosita il giovane che lui teneva in spalla.
-Ceeeeerto- rispose barcollando -Liz!- cominciò ad urlare -Liiiiiiiiiiiiiiz!-
La porta del mausoleo si aprì e dalle scale scese, vestita con una maglietta e dei pantaloni della tuta, una ragazza dai capelli neri, che spedita si avvicinò al Blackthorn
-Amore- disse lui stupito
In risposta ottenne uno schiaffo che lo fece cadere a terra.
Solo dopo si rese conto delle altre persone.
-Quello è Mark?- chiese col tono di chi sa già la risposta.
-Sì- rispose Giovanni 
-Quanto hanno bevuto?-
-Lui tanto credo- disse Giovanni indicando il ragazzo che, a fatica, si stava rialzando -lui- aggiunse toccando l'Herondale che aveva in spalla -penso nulla-
-Che gli è successo?- domandò la ragazza avvicinandosi
-Un estintore, lo ho colpito..- cominciò Giovanni ma venne interrotto dalla ragazza -Di sicuro non hai fatto male, entrate dai, so che siete Shadowhunters, si vedono le vostre rune- concluse prendendo il Blackthorn a braccetto e aiutandolo a salire le scale mentre lui farfugliava parole di scusa.
Subito a ruota li seguì la giovane Heartash.
Giovanni rimase lì fuori ad osservare l'istituto, sembrava miseramente piccolo. Poi, con il ragazzo in spalla, fece le scale, fino ad entrare.

-Allora di lui mi occupo io- disse la ragazza dai capelli neri -voi portate Mark nella stannza di sotto, poi cercatene una per voi- concluse liquidandolo.
L'interno dell'istituto era stupendo. Il soffitto era a volta e nel punto più in alto c'era una vetrata che faceva vedere il cielo all'esterno, la stanza in cui erano era circolare, un grosso camino era situato esattamente davanti all'ingresso, vicino a quello vi erano delle poltrone, dei divani ed un tavolino, ricoperto di libri, armi e stili abbandonati lì, lungo le pareti correvano delle librerie piene di libri, interrotte solo in due punti dove si aprivano per permettere l'accesso alle scale che portavano al piano di sotto.
-Ah comunque- disse la ragazza che aveva schiaffeggiato Fredrick -Io mi chiamo Cassie Baywell, ma per gli amici Cass, tendo a dimenticare le buone maniere quando questo imbecille torna a casa ubriaco-
-Io sono Giovanni Greenstark e lei è..-
-Sono capace di presentarmi da sola- la interruppe la ragazza dopo aver smesso di provare a prendere lo stilo di Mark -io sono Lexia, Lexia Heartash-
-perfetto, la colazione è alle 8 di mattina, troviamoci qui, buonanotte- li liquidò Cassie -ah Lexi, fammi un favore e fai un'Iratze a Mark credo ne abbia bisogno, grazie-
Lexia non ebbe il tempo di rispondere che Cass era già sparita dalla stanza con un Fredrick zoppicante.
-Scendiamo- ordinò fredda a Giovanni.
Il piano di sotto aveva la stessa pianta circolare, lungo le pareti vi erano diverse porte, molte delle quali erano aperte. Lexia intravide Cass entrare in una di queste trascinando il suo frastornato ragazzo.
-Dove lo lascio?- chiese Giovanni 
-Penso che là vada bene- disse indicando una porta a caso -lascialo lì e poi trovati una stanza, io me ne cercherò una- Giovanni eseguì l'ordine, lasciando cadere il corpo di Mark sul letto presente nella stanza, Lexia entrò a sua volta, pronta per fare l'Iratze che aveva chiesto Cass, mentre Giovanni usciva senza dirle nulla ma chiudendosi la porta alle spalle.
Nella stanza erano solo lei e l'Herondale, anche se era privo di sensi Lexie dovette ammettere che aveva il suo fascino. La maglietta nera si era leggermente alzata, lasciando intravedere la fibbia della cintura e la fine degli addominali del ragazzo. Nella tasca accanto c'era quello che aveva provato a rubare durante il loro viaggio verso l'Istituto.
Lo stilo.
Cautamente Lexia lo afferrò cercando di non svegliare Mark.

Lentamente il buio attorno a lui svanì, e con una immensa fatica riuscì ad aprire gli occhi. Era su un letto, questo lo sentiva, ma di chi era il letto? Si chiese Mark fra sè e sè.
Provò ad alzarsi e solo in quel momento si accorse che aveva qualcosa, anzi qualcuno, sdraiato addosso. Vedeva ancora sfuocato e dopo qualche secondo mise a fuoco la ragazza che aveva provato ad attaccarlo, sdraiata sulle sue gambe, e con una mano nella tasca dei suoi pantaloni.
-Se stai provando a derubarmi ti avviso- disse Mark sfoggiando il suo sorriso migliore -tengo il portafoglio nell'altra tasca- concluse
-Stavo cercando di prenderti lo stilo per farti un'Iratze, me l'ha chiesto Cassie- rispose lei discolpandosi
-Che gentile- ammiccò il ragazzo
-Ma ora che sei sveglio- aggiunse lei -puoi farlo da solo- concluse alzandosi, ma Mark involontariamente (o meglio, in modo che sembrasse involontario) la fece inciampare facendosela ricadere addosso. Ora i due ragazzi erano legati in una specie di abbraccio mancato con i loro volti separati solo da qualche centimetro, e le labbra che si sfioravano.
-Comunque- disse Mark con la voce più bassa che poteva fare -io mi chiamo Mark Herondale, non ho avuto il tempo di presentarmi a dovere-
-Mi chiamo Lexia Heartash io- nel dire questo la ragazza fissò Mark dritto negli occhi.
Il ragazzo sentì il calore salirgli nelle guance e avvertì che il colore dei suoi occhi stava cambiando, ma era una sensazione che non aveva mai sperimentato. Non riconosceva l'emozione che stava provando. 
-Turchese- disse Lexia -i tuoi occhi non erano ambrati?- 
-Già- disse Mark aiutandola ad alzarsi e alzandosi a sua volta dal letto.
Non voleva restare un secondo di più in sua compagnia.
-Cosa significa?- chiese la ragazza stupita dall'improvviso cambiamento del colore dell'iride, ma anche del carattere di Mark.
-Storia lunga- rispose lui -Buonanotte- disse ad alta voce alla ragazza chiudendosi la porta alle spalle senza aspettare una sua risposta. 
Poi a tutta velocità si diresse verso la palestra, luogo in cui sicuramente non ci sarebbe stato nessuno a disturbarlo. Lungo il tragitto passò dal salone e recuperò uno stilo, il suo l'aveva lasciato in camera di Lexia e non aveva intenzione di andare a riprenderselo.
Arrivato in palestra si chiuse la porta alle spalle. La luce tremolante delle Stregaluce illuminava la stanza quanto bastava per non dare fastidio agli occhi, Mark prese lo stilo e si incise due rune, la prima era una runa di guarigione per rimediare a tutte le botte che aveva preso, dalla caduta dal tetto alla botta dietro la testa, la seconda invece era una runa del silenzio, per evitare che i suoi passi facessero rumore. L'ultima cosa che desiderava era svegliare tutto l'Istituto, poi si avvicinò allo specchio e si osservò le iridi.
Erano realmente color Turchese.
Lungo il corso dei suoi 19 anni Mark aveva imparato che il colore dei suoi occhi variava col variare delle sue emozioni, blu era il suo colore normale, rosso quando era arrabbiato, ambrati quando era eccitato, verde quando era annoiato, e grigi quando era distaccato.
In 19 anni non c'era mai stata una volta in cui i suoi occhi avessero assunto quella tonalità.
Mark si sedette con la schiena contro il muro stando di fronte allo specchio, e, senza che se ne accorgesse, si addormentò, ripensando allo sguardo di Lexia che gli aveva scombussolato l'intero animo.
   
 
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