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Autore: Mark_JSmith    08/01/2015    0 recensioni
Siamo in Italia, dopo gli avvenimenti trattati in Città del Fuoco Celeste.
Tra i personaggi ritroviamo nomi conosciuti (Herondale, Blackthorn, Lightwood..) e altri invece nuovi, che hanno lo scopo di rendere il tutto più distante dalla serie originale.
Italia.
Il paese della corruzione e dell'infedeltà.
Ne sono la prova proprio i due giovani Parabatai dell'istituto, nei quali scorre sangue "sporcato" dalle molteplici infedeltà all'interno del loro albero genialogico.
Italia.
Il paese del menefreghismo, nessuno infatti è stato coinvolto durante la guerra fra Nephilim ed Ottenebrati, nessuno è stato chiamato ad andare a combattere. Va bene che la concentrazione di Shadowhunters in Italia è la più bassa in tutto il mondo, ma sono stati completamente ignorati.
Non che la cosa abbia dato troppo fastidio a Mark Herondale e Fredrick Blackthor, i due giovani parabatai, che hanno potuto continuare a vivere la loro vita idilliaca basata su feste, ragazze (di ogni categoria), film, alcool e.. DEMONI.
Genere: Azione, Erotico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Magnus Bane, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
Capitoli:
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Dopo che Mark l'aveva lasciata da sola, Lexia era rimasta qualche minuto a ripensare a quanto stava per succedere la sera prima. Mark stava per baciarla (cosa che non le sarebbe spiaciuta per niente) ma quando gli aveva fatto notare che i suoi occhi avevano inspiegabilmente cambiato colore, era scappato lasciandola da sola nella stanza. Dopo qualche minuto era riuscita ad addormentarsi, dopo aver puntato la sveglia del telefono alle 7:30, in modo da potersi preparare prima di colazione.
Quando il telefono vibrò per la seconda volta, facendo tremare tutto il letto, Lexia decise finalmente di alzarsi. Sul comodino accanto al letto c'era un foglio di carta, incuriosita, e speranzosa fossero alcune parole di scuse scritte da Mark per il modo in cui l'aveva trattata, lo prese subito. Rimase peò delusa nello scoprire che erano parole di Giovanni.
"Sono dovuto tornare ad Idris, comportati bene. Non fare cavolate."
-Molto espressivo come al solito Giovanni- disse appallottolando il foglio di carta e lanciandolo dall'altra parte della stanza. Si alzò stirando ogni muscolo del corpo e sbadigliando rumorosamente.
-Buongiorno dormigliona- disse una voce alle sue spalle. Lexia si voltò di scatto, impegnandosi per non gridare dallo spavento -Cassie!- urlò stupita lei dal ritrovarsi davanti la ragazza della notte precedente.
-Già- rispose lei -Ero venuta a controllare che Mark non avesse fatto qualche stronzata- disse lei mettendo a posto la manica della felpa che indossava, comprendo così le cicatrici delle rune che aveva sull'avambraccio. Anche Lexia aveva delle rune e delle cicatrici, ma non così tante. La ragazza si chiese quante battaglie avesse dovuto combattere la ragazza dai capelli neri che ora stava in piedi davanti alla sua camera, quanti demoni aveva ucciso?
Lexia si riprese da questi tristi pensieri -E' rimasto qua un attimo e poi se n'è andato via in fretta e furia-
Cass si bloccò stupita da quanto le era stato detto -Mi stai dicendo che Mark, se n'è andato di sua spontanea volontà senza fare.. niente?- 
-Bhè non proprio- confessò Lexia passandosi una mano fra i capelli e sedendosi sul letto disfatto -Eravamo qui e..-
-Aspetta!- la interruppe Cass voltandosi verso l'esterno della camera, poi chiuse la porta alle sue spalle e si lanciò sul letto accanto a Lexia -dimmi tutto- le disse sfoggiando un sorriso che avrebbe fatto sciogliere un blocco di ghiaccio.
-Allora- cominciò lei -lui era qui privo di sensi, quando ho provato a prendergli lo stilo si è svegliato-
-E ti ha baciato-
-No!- urlò Lexia arrossendo -Io mi sono alzata, solo che sono inciampata e praticamente gli sono caduta addosso-
-Tipico di Mark- sbuffo Cass -Quando sei in sua presenza nulla è casuale come sembra, c'è sempre di mezzo lui, fidati-
-Poi però i suoi occhi sono cambiati..-
Cass tornò seria non appena udì quelle parole -Cambiati come?-
-Bhè, quando l'ho visto alla chiesa aveva gli occhi con l'iride arancione, quasi ambrata. Mentre quando eravamo qui gli sono venuti gli occhi turchesi-
-Turchesi?- chiese stupita Cass -sicura non fossero blu o grigi?-
-Sicurissima- rispose -Ma quindi..- Lexia era leggermente in imbarazzo. Avrebbe voluto sapere di più su questa cosa, ma allo stesso tempo si sentiva in colpa e troppo curiosa. Era nell'istituto di Ispra da neanche un giorno e già voleva distruggere la privacy di tutti.
-E' una cosa normale?- completò la domanda Cass al posto suo -Sì, Mark ha questo.. chiamiamolo "dono", i suoi occhi cambiano colore a seconda delle emozioni che prova-
-E turchese cosa significa?- aveva capito che Cass era una di quelle ragazze che ti fanno subito sentire a casa, una di quelle ragazze con cui parlare fino a notte fonda, senza avere un reale discorso.
-Non lo so- rispose lei scuotendo la testa -Ci sono soltanto due persone che sanno ogni dettaglio di questa roba e sono lui e..-
-..Fredrick- concluse Lexia
-Già, vedo che hai occhio per certe cose- commentò Cass sorridendo
-Grazie- rispose sorridendo a sua volta -Ed è il tuo..?- lasciò volontariamente la frase sospesa a metà, non sapendo che relazione esistesse fra Cassie e Fredrick
-..idiota, stupido, menefreghista, cocciuto ragazzo? Sì, è proprio così- rispose Cassie.
Lexia tirò un sospiro di sollievo, poteva rischiare di fare una figuraccia, ma alla fine era andata 
per il verso giusto.
-Mentre Mark è..- 
-Single- la interruppe ancora una volta Cass
-Cosa!- urlò Lexia arrossendo -Volevo sapere se erano Parabatai!-
-AH!- stavolta arrossì anche Cassie -Che figura di merda!- aggiunse ridendo -Comunque si, i due idioti patentati sono anche Parabatai- 
Lexia non riuscì a trattenersi dal ridere, ed, in men che non si dica era distesa sul letto a ridere come una cretina assieme a Cass, la quale non faceva altro che sparlare di Mark e Fredrick, raccontando alcune delle loro disavventure. Le quali spesso finivano con una rissa, qualche locale distrutto, ed in un caso con una tartaruga che correva a 100 km/h.
-Quindi le cose finiscono sempre come ieri sera?- chiese Lexia fra una risata e l'altra
-Più meno- rispose Cass calmandosi -Ma per fortuna che.. O merda! Sono le 8:10 dobbiamo andare a fare colazione- urlò afferrando Lexia per un braccio e portandola di forza fuori dalla sua stanza.

Se c'era una cosa che Mark odiava più dello svegliarsi, era svegliarsi dolorante. Aprì gli occhi lentamente, abituandosi progressivamente alla luce del sole che entrava dalle finestre in alto della stanza. Il ragazzo guardò l'orologio che aveva al polso, le lancette segnavano le 8:15.
-Forse mi hanno lasciato del caffè- sbuffò alzandosi e stirando tutti i muscoli del corpo. Le rune che si era fatto la sera prima erano sbiadite, lasciando al loro posto delle cicatrici bianche che si unirono alle altre già presenti. Mark si guardò allo specchio e fece l'occhiolino alla sua immagine riflessa, poi raccolse da terra lo stilo ed il telefono che erano caduti a terra durante la notte, poi si avviò verso la cucina.
Mentre scendeva le rampe di scale gli vibrò il telefono. Noncurante, Mark lo estrasse dalla tasca posteriore dei jeans neri e lesse il messaggio. Era da parte di Chiara.
"Sei uno stronzo, Laura mi ha detto cosa hai fatto la sera in cui ci siamo conosciuti, non avrei mai dovuto uscire con te ieri, addio. Non chiamarmi mai più"
Mark rimise il telefono in tasca dopo aver cancellato l'ennesimo messaggio minatorio.
-Ma chi cazzo è Chiara?- chiese ad alta voce, come se qualcuno potesse rispondergli dal nulla.
Dopo qualche minuto, e svariati gradini, finalmente arrivò in cucina. La stanza era vuota, eccezion fatta per il piano cottura nell'angolo ed il tavolo pieno di cibo circondato da diverse persone. I Nephilim dell'Istituto.
-Buongiorno- disse Mark sedendosi accanto al Parabatai, il quale si teneva la testa con entrambe le mani, come se avesse paura che lasciandola potesse staccarsi dal corpo per rotolare chissà dove.
-Ciao- gli rispose Lexia sporgendosi da dietro Fred.
-Ciao Mark- gli dissero in coro Ginevra e Noah.
Ginevra e Noah Baygreen erano due sorelle, le uniche due persone nell'Istituto ad avere un legame di sangue diretto. La prima, Ginevra era la più grande, indossava un maglione verde che le calzava decisamente largo, portava i capelli corti e castani, gli occhi, anch'essi castani, erano nascosti dietro a un paio di occhial da vista neri. Gin e Mark si conoscevano da tutta la vita, e fin da sempre sono stati ottimi amici, Gin sapeva ogni cosa di Mark (spesso lo ricattava usando questa storia come pretesto). Noah era più piccola di Gin di due anni, aveva la strana abitudine di cambiare il colore dei suoi capelli praticamente ogni mese. Quella mattina erano biondi, freschi di tinta (il giorno precedente li aveva rossi), raccolti in una coda di cavallo che le ricadeva fin dietro le spalle. Ad essere sinceri, bionda stava meglio, metteva in risalto gli occhi azzurri come il ghiaccio che aveva.
L'ultima a salutarlo fu Cass, seduta di fronte a Fred. Nel corso degli anni aveva capito che, qualsiasi pasto, i due parabatai sedevano l'uno accanto all'altro.
-C'è un'altra bionda- urlò tutta soddisfatta Noah rivolta a Mark
-Si, la differenza però è che tu ti sei fatta bionda per avere una scusa-
-Una scusa per cosa?- chiese Gin mentre sorseggiava una tazza di latte rumorosamente
-Per essere stupita, ovvio-
Fredrick scoppiò in una fragorosa risata, da sotto il tavolo Cassie gli diede un calcio, mentre Noah, con la rapidità tipica degli Shadowhunters lanciò un coltello in direzione di Mark, il quale lo afferrò al volo per il manico.
-Idiota- gli sbraitò contro Noah.
Mark le rispose baciando l'aria nella sua direzione, appoggiando il coltello sul tavolo.
-Ma fate così ogni mattina?- chiese Lexia 
-Solo quando qualcuno dei due si sveglia male- rispose Cassie
Lexia si sporse oltre Fredrick e osservò Mark negli occhi -Hai dormito male?- chiese con una vena di sarcasmo mentre sorrideva.
Mark venne travolto dalle emozioni della sera precedente, e si impegnò affinchè ciò non mutasse il colore delle sue iridi. I sue pensieri ritornarono al momento in cui lui e Lexia erano sdraiati l'uno sull'altro, ripensò ad i suoi occhi e a come avrebe potuto..
-La puoi smettere per favore- urlò Fredrick dal nulla
-Scusa?- domandò Lexia preoccupata
-Non tu- rispose Fred liquidandola con un gesto della mano -Lui!- aggiunse indicando Mark
-Io?- si stupì 
-Già! Smettila di pensare a quelle cose e a come...- Fredrick si bloccò -Non ci posso credere- aggiunse ridendo
Mark capì al volo a cosa si riferisse "Ti spiego dopo" gli comunicò pensando
-Ti conviene- urlò Fred sorridendo maliziosamente.
-Sono l'unica a non capire cosa sta succedendo?- chiese Lexia attirandosi addosso tutti gli sguardi dei presenti. La ragazza arrossì lievemente e tornò a fissare la tazza vuota di fronte a lei.
-Il fatto è che..- cominciò Gin
Ma venne interrotta dall'ingresso di un uomo nella stanza.
-Buongiorno sfaticati- urlò 
L'uomo in questione era Sergio Goldwain, un'uomo sulla cinquantina, anche se dimostrava molti di meno. Fisicamente ben piazzato, l'unica cosa che faceva capire la sua età erano i pochi capelli ormai bianchi. Lui e sua moglie erano i responsabili dell'Istituto, e da sempre si erano comportati come dei genitori per i ragazzi che vivevano con loro.
Dietro di lui entrò la moglie, Daniela, una donna snella che dimostrava la stessa età. I tratti del viso erano delicati e, al tempo stesso, marcati dal tempo che, nonostante tutto, era stato gentile con lei. L'unica cosa che stonava in lei erano le rune sulle braccia, le quali facevano capire che quella donna esile era in realtà una cacciatrice esperta.
-Avete già fatto colazione? Bene! Perchè avrete una giornata..- Sergio si bloccò quando vide Lexia.
-Mark!- sbraitò avanzando verso il ragazzo
-Eh!?- si stupì lui quando Sergio lo afferrò per la maglietta e lo alzò di peso
-Quante volte te l'ho detto?- 
-Cosa!?- rispose urlando Mark senza capire
Nella stanza calò il silenzio, nessuno fra i presenti stava capendo nulla di quanto stava succedendo.
-Ti avrò detto un migliaio di volte di non portare mondane nell'istituto!-
Gli occhi del ragazzo passarono dal blu al castano, poco prima che questo cominciasse a ridere fragorosamente, staccandosi dalla presa di Sergio e tornando a gustarsi la brioches che aveva sul tavolo. I ragazzi seduti al tavolo cominciarono a ridere a loro volta.
-Amore..- disse Daniela alle sue spalle -Se ti riferisci a quella ragazza- aggiunse indicando Lexia -E' la figlia degli Heartash, siamo stati avvisati che sarebbe arrivata settimane fa- concluse ridendo a sua volta.
Sergio rimase qualche secondo zitto imbarazzato, poi si colpì la nuca e cominciò a ridere a sua volta.
-Comunuqe- disse Mark fra una risata e l'altra -Io non ho mai portato ragazze nell'Istituto, è stata Noah-
Nell'istante in cui finì la frase, un altro coltello lasciò la mano di Noah e per poco non si conficcò nell'occhio di Mark, se quest'ultimo non si fosse spostato quanto bastava per evitare la lama, che andò a conficcarsi nella parete di fronte a lei.
-Qualcuno le tolga i coltelli!- urlò ridendo Cass
-E' successo solo una volta!- urlò Noah alzandosi, in mano aveva un altro coltello.
-Noah!- urlò Daniela sovrastando le risate di tutti
-Dani tranquilla- la tranquillizzò Mark -Stiamo solo scherzando-
Lo sguardo negli occhi di Noah infatti non era minaccioso, anzi divertito, come se fra i due esistesse una sorta di rivalità nel campo degli "insulti coloriti nei confronti dell'altro"
-Poi sa benissimo anche lei che non può colpirmi- aggiunse sorridendo
Noah sbuffò e si sedette mormorando qualcosa che poteva essere interpretato come "sei solo nato fortunato".
-Ora che abbiamo chiarito tutto- prese parola Daniela -Benvenuta Lexia, noto con piacere che hai già fatto la loro conoscenza- 
Lexia annuì arrossendo, Mark la osservò con attenzione. Vide come si chiudevano i suoi occhi quando era in imbarazzo, notò il suo sorriso perfetto, prima che da sotto il tavolo Fred gli colpì una gamba. Mark si voltò. "Che c'è?" pensò, in risposta Fredrick si toccò gli occhi.
Mark se ne rese conto solo in quel momento, cercando di non farsi notare riuscì ad alzarsi da tavola (ora erano tutti impegnati a fare domande sulla vita precedente di Lexia per accorgersi di lui) e corse nuovamente nella palestra.
Si mise davanti allo specchio e si osservò attentamente.
La postura, i capelli, i vestiti.. Tutto era in ordine, nulla fuori posto. Nulla tranne gli occhi, i quali si erano colorati nuovamente di quella tonalità che non aveva mai visto.
Doveva trovare un modo per distrarsi, per smettere di pensare a lei.
Il ragazzo si voltò a destra e a sinistra, fino a quando non trovò un arco appoggiato al muro. Mentre si muoveva in direzione dell'arma si tolse la felpa che lanciò dietro sè, rimanendo con solo la maglietta addosso. Afferrato l'arco, prese la faretra lì vicino e scoccò una freccia, la quale colpì il centro del bersaglio dall'altra parte della stanza.

-Quindi sei ricca?-
-Gin!- urlò Daniela
-Cosa? E' la figlia degli Heartash sarà sicuramente piena di soldi- rispose lei
-Penso che sia giunto il momento di finire la conversazione- disse Cass prima che Lexia potesse rispondere -Voi due non avete altre cose da fare oggi?-chiese rivolta alle sorelle Baygreen
-Già- rispose Gin -Dobbiamo andare a...-
-Fare shopping!- concluse Noah urlando
Daniela scoppiò a ridere -Pranzate qua o no?- chiese 
-No pranziamo in giro- rispose Gin
-Non fate tardi stasera- ricordò Sergio alle ragazze, poi si rivolse a Cassie -Tu che fai?-
-Riaccompagno a casa il fenomeno- rispose indicando Fred che dormiva appoggiato al tavolo -Penso di rimanere lì fino a stasera anche io, così gli faccio anche una bella ramanzina- aggiunse passando affettuosamente una mano fra i capelli del ragazzo.
-Perfetto!- rispose Sergio -Tu invece- disse indicando Lexia -Cerca Mark e vai con lui, ricordagli che deve scusarsi con un paio di persone-
Un'intera giornata assieme a Mark. Lexia non capiva se era contenta oppure no. Una parte di lei gioiva nel poter stare con lui, magari avrebbe potuto spiegarle cosa era successo la sera prima, ma una parte della ragazza temeva che nello stare con lui Mark avrebbe reagito come prima, chiudendosi in sè stesso e scappando appena ne fosse stato capace.
-Va bene- si decise a rispondere
-Mi raccomando- le disse Daniela mentre Gin e Noah uscivano dalla stanza parlando -Mark fa il distaccato all'inizio, ma non lasciare che sia questo a fermarti. Dietro tutto quell'ego c'è una persona dolce- concluse sorridendo, poi prese a braccetto il marito ed insieme uscirono dalla stanza borbottando qualcosa riguardo alle condizioni di Fredrick.
-Se sali al secondo piano c'è la palestra- le disse Cass mentre sollevava di peso Fredrick.
Anche se era esile la ragazza si era caricata il fidanzato sulle spalle senza fare il minimo sforzo.
-E' lì che Mark va di solito quando non sa che fare- aggiunse in risposta alla faccia confusa di Lexia
-Grazie Cass- rispose lei
-Figurati, cerca solo di  non fargli fare stronzate- poi uscì dalla stanza con Fredrick in spalla.
Lexia ci mise qualche minuto ad orientarsi, ma finalmente riuscì a trovare la stanza dove i Nephilim dell'Istituto si allenavano. Solo, con le spalle rivolte verso l'ingresso e con un arco teso in mano, c'era Mark. La maglietta aderente e nera metteva in risalto ogni movimento che i muscoli delle sue spalle facevano mentre tendeva la corda dell'arco. La ragazza deglutì, poi si chiuse la porta alle spalle, decisa che entro sera avrebbe voluto sapere tutta la verità riguardo a ciò che era successo.

23.
Mark nella mente teneva il conto dei centri che aveva fatto. Prese l'ultima freccia dalla faretra, la ventiquattresima, deciso a fare l'ennesimo centro, ottenendo così la performance perfetta. Incoccò la freccia, poi tese la corda portandosi la mano al mento. La lieve pressione della corda gli schiacciava la punta del naso. Chiuse l'occhio sinistro e prese la mira espirando.
-Ciao- disse una voce alle sue spalle.
Il ragazzo si deconcentrò e involontariamente fece partire la freccia, la quale si conficco molto distante dal centro del bersaglio.
-Cazzo- imprecò sottovoce abbassando l'arco.
-Ti ho fatto sbagliare io?- chiese la ragazza alle sue spalle.
Mark si voltò e si trovò faccia a faccia con Lexia. L'unica, ma allo stesso tempo l'ultima, persona che avrebbe voluto vedere.
-No- rispose mentendo -Sarebbe andata fuori comunque, è storta- appoggiò l'arco a terra -Che ci fa qui?- le chiese cercando la felpa per la stanza.
-Mi hanno detto di stare con te- Mark si incamminò verso la sua felpa, abbandonata al centro della stanza -Con me?- chiese raccogliendola
-Già, hanno detto che dovevo ricordarti di scusarti con qualcuno-
-Alex..- sussurrò il ragazzo
-Come?- chiese lei
Mark si voltò, i loro sguardi si incontrarono. Gli occhi di lei rapirono completamente i pensieri di Mark, senza rendersene conto era già di fronte alla ragazza. Con una mano le teneva il polso affettuosamente. Lei non ci fece caso, e continuò ad osservare gli occhi di lui, che lentamente si schiarirono, tornando del colore della sera precedente. Mark si accorse del cambiamento, e si sforzò affinchè gli occhi cambiassero colore.
Ripensò a quando è in battaglia, l'adrenalina che gli scorre nelle vene, la potenza, la sensazione di avere il mondo in una mano e di poter farci quello che vuole. Sbattè le palpebre, facendo mutare il colore delle iridi da turchese ad ambrato. 
-Affascinante- disse Lexia avvicinandosi a Mark, il quale però mise fra loro due il suo polso, poi estrasse dalla tasca lo stilo e le disegno una runa dell'invisibilità sul braccio.
-Per te è meglio non essere vista dai mondani- disse lui rompendo l'incantesimo nel quale era caduto.
-Ok- rispose lei fredda -Passami il braccio-
-Prego?- chiese Mark sorpreso
-Ti faccio la runa io-
Mark scoppiò in una fragorosa risata -Se dobbiamo stare insieme oggi ti dico subito le regole- poi si schiarì la voce, come se dovesse cominciare un discorso importantissimo -Regola numero uno, nessuno a parte Fredrick è autorizzato a farmi delle rune, secondo si rispetta quello che dico io e terzo- si avvicinò a Lexia -non sono ammesse domande.- poi si voltò verso l'uscita -Andiamo ora, ci aspetta una lunga giornata- disse.
Lexia, però, non si fece intimorire. Entro fine giornata avrebbe fatto in modo di infrangere tutte e tre le regole. Con un sorriso di sfida uscì dalla stanza.

Mark dovette aspettare venti minuti fuori dall'Istituto prima di poter partire. A quanto pare Lexia doveva cambiarsi e armarsi prima di poter uscire. Lui invece aveva semplicemente afferrato una spada angelica e diversi pugnali, che aveva nascosto in modo tale che non si vedessero. Il giorno precedente una signora era scappata dalla chiesa spaventata da un demone, ci mancava solo che il giorno dopo avvistassero un ragazzo armato. Quando Lexia uscì dall'istituto erano le 9.20.
Indossava una maglietta nera con un leggero scollo a v, sopra una giacca di pelle con le maniche tirate su quasi fino al gomito, mettendo in mostra le rune (compresa quella che Mark le aveva appena fatto) e dei leggins neri che le mettevano decisamente in risalto il sodo fon...
-Sono pronta!- urlò saltellando davanti a Mark distraendolo dai suoi pensieri.
-Sicura?- le chiese 
-Sì- rispose lei impegnandosi per non tremare.
Mark sbuffò, e con estrema velocità le prese il braccio e vi disegnò sopra un'altra runa.
-Perchè?- chiese Lexia
-Fa più freddo di quanto pensi, è una runa per il calore, eviterai di patire il freddo e di ammalarti- le spiegò.
-Grazie- disse lei, stupita e contenta del gesto gentile di Mark.
-Figurati- rispose freddo lui -Andiamo ora- aggiunse avviandosi verso la chiesa.
Lexia lo seguì convinta.
-Quindi...- cominciò -Che storia si nasconde dietro ai tuoi occhi?-
-Regola numero 3- rispose -Non sono ammesse domande-
-E se facessimo un gioco?- continuò lei -Io faccio una domanda a te e poi tu fai una domanda a me, dobbiamo rispondere con estrema sincerità-
-E' interessante- disse Mark.
Uno dei suoi più grandi difetti era quello di non poter resistere al fascino delle scommesse, in questo caso la cosa era anche più divertente, avrebbe voluto volentieri conoscere qualcosa di Lexia -Ci sto- rispose alla fine.
-Giura sull'Angelo- disse mettendosi davanti a Mark -Giura sull'Angelo che non mentirai-
Mark sbuffò -Lo giuro-
-Dillo!- lo costrinse lei
-E va bene!- disse Mark ridendo -Giuro sull'Angelo che sarò onesto, ma ora fai lo stesso anche tu-
-Giuro sull'Angelo che farò lo stesso- disse lei mettendo una mano sul cuore con fare teatrale.
Lexia era pronta a tempestare Mark di domande, ma prima di poter aprir bocca una ragazza gli si avvicinò.
-Gaia?- disse lui stupito
-E' Chiara! Stronzo- rispose lei tirandogli uno schiaffo, poi proseguì per la sua strada.
-Ecco di chi era il messaggio stamattina- sussurrò lui fra sè e sè ridacchiando.
La curiosità di sapere chi fosse quella ragazza prese il sopravvento sulla voglia che Lexia aveva di scoprire il segreto degli occhi di Mark.
-Chi era quella?- chiese
Mark la osservò, gli occhi verdi che la guardavano fissa. 
-Prima domanda- annunciò lui alzando l'indice. 
Mentre riprese a camminare verso la chiesa spiegò a Lexia di come avesse abbordato Chiara una sera ad una festa, le spiegò che oltre a lei aveva conosciuto anche una certa Laura (sua grande amica), rimorchiando anche lei. Convinto che le due non si conoscessero, aveva cominciato a frequentare entrambe, poi devono aver parlato ed è uscito il tutto, decidendo così di troncare con lui.
-Non ci credo- fu il commento di Lexia alla storia
-Davvero?- rispose lui -Quella- disse indicando una ragazza snella dai lunghi capelli neri, in piedi davanti alla chiesa -è Laura-
Poi alzò un braccio e urlò -Ciao Laura!-
La ragazza gli rispose con un gestaccio ed una serie di imprecazioni miste ad insulti che fece impallidire Lexia. 
-Ora ci credi?- le chiese Mark
-Decisamente si- rispose lei
-Entriamo ora- continuò Mark indicando la chiesa con un cenno del capo.
-Non è ironico- disse fra se e se -Chiedere perdono in una chiesa, chi l'avrebbe mai detto-
Detto questo entrò in chiesa, seguito da Lexia, la quale teneva una mano ben salda sull'elsa della lama angelica.
La chiesa era deserta, nessuno avrebbe potuto interferire con ciò che Mark doveva fare.
-Da chi stiamo andando?- domandò Lexia curiosa
-Vampiri- le rispose -Ieri sono successe alcune.. cose.. E ora devo andare a scusarmi prima che qualcuno possa lamentarsi del nostro Istituto, teoricamente ho rispettato gli accordi, ma non si sa mai- aggiunse camminando a passo spedito verso l'altare al centro dell'abside.
-E cerchiamo dei vampiri... In una chiesa?- Lexia si fermò stupita in attesa di una risposta.
-Dietro- disse Mark indicando il tabernacolo -C'è una stanza, non è consacrata, e un clan di vampiri si è insediato lì-
-Ma perchè proprio vicino alla chiesa? Perchè stare così vicini a qualcosa che può ucciderti?-
-Nessuno penserebbe di venire a cercarti in chiesa se sei un figlio della notte, nemmeno noi sapevamo che la stanza dietro fosse sconsacrata-
-Come hanno fatto?- domandò nuovamente Lexia -A sconsacrare la stanza-
-Semplice- disse Mark abbassando il tono di voce -Rapisci dodici fanciulle, vergini. Ognuna nata in un mese dell'anno diverso, le porti nel luogo che vuoi sonsacrare. Davanti all'ingresso di tale luogo rubi le due cose più importanti che la ragazza possiede. La sua purezza, ed il suo sangue. Ripeti questo per dodici volte, ma non di seguito. La dodicesima ed ultima volta che lo farai il terreno gemerà sotto i tuoi piedi, il Paradiso non vorrà più avere un luogo macchiato di quei peccati e lo rigetterà all'Inferno, il quale lo accetterà più che volentieri- concluse
La ragazza rabbrividì schifata -Davvero?- chiese impaurita dal sapere altro
-No- rispose Mark alzando le spalle -Semplicemente hanno costruito quella sala otto anni fa e nessuno l'ha mai benedetta-. Poi si voltò e riprese a camminare verso la stanza dietro l'altare, lasciando qualche metro fra lui e Lexia.
-Idiota..- sussurrò lei sottovoce sorridendo.
-Ti sento, non c'è nessuno a parte te qui- le urlò lui facendo rimbombare la sua voce all'interno della chiesa vuota.

Quando finalmente Lexia lo raggiunse, Mark era già davanti all'ingresso della stanza del clan. Aveva approfittato dell'assenza della ragazza per farsi un paio di rune sulle braccia, giusto per sicurezza. 
-Andiamo- disse lei spavalda avvicinandosi alla porta.
-No- la bloccò Mark -Senti fino a prima era un gioco, ma adesso non più. Qualsiasi cosa dicano stai zitta e non allontanarti da me, i vampiri non gradiscono gli Shadowhunters, e questi vampiri non gradiscono me in un modo particolare, okay?-
-Okay- rispose lei.
-Entro prima io-. Con decisione aprì la porta, rivelando la stanza vuota e buia come la notte, nonostante fuori il sole fosse già alto nel cielo. Si chiuse la porta alle spalle, e in un istante successe il degenero.
Dall'alto qualcuno gli lanciò una statua e Mark fece in tempo a spingere Lexia in una direzione prima di lanciarsi nell'altra. Dopo aver fatto una capriola ed essersi rimesso in piedi con la spada angelica stretta saldamente nella mano destra, si accorse dell'errore che aveva fatto.
Si era separato da Lexia.
Quando alzò gli occhi si trovò davanti la scena peggiore che potesse mai immaginare.
Due vampiri tenevano bloccata Lexia, uno per la gola e l'altro per le braccia. Davanti a lei il pelato le passava le lunghe dita pallide e ossute sulla guancia.
-Ma che bel regalo ci fai, Herondale- le ultime parole le sputò fuori con cattiveria -E' veramente un modo carino per chiedermi scusa- aggiunse mentre la sua mano scendeva dalla guancia, passando per il collo e fermandosi sul cuore. Lexia provò a liberarsi ma i due vampiri la bloccarono nuovamente, provocandole un breve grido di dolore.
-Vivace- continuò Oscar, aveva fatto scendere la mano ancora, e aveva raggiunto l'orlo della maglietta.
Mark non resistette più. Le sue iridi si colorarono di rosso, e stavolta non fece niente per placare la rabbia, anzi la alimentò.
Stavolta non sarebbe uscito con le mani pulite da quel posto. 
Con una velocità sorprendente prese un coltello da sotto la felpa e lo lanciò in direzione di Oscar. Dopo aver volto qualche metro la lama si conficcò nella spalla del vampiro calvo.
-Toccala un'altra volta e giuro che sei morto- sbraitò Mark
-Sono già morto, e lo è anche lei- rispose ridendo e sfilandosi il coltello dalla carne.
-Tenete lei- disse mentre si allontanava dai Nephilim -Ma lui- aggiunse entrando in una stanza il cui ingresso era nascosto -Uccidetelo-
Dal buio emersero altri vampiri. Mark ne contò 23, includendo i due che tenevano bloccata Lexia. I due che avrebbe ucciso per primi.
Estrasse la lama angelica da sotto la felpa -Khamael- urlò facendola avvampare. Ma i vampiri parvero non gradire. I più vicini a Mark soffiarono contro di lui come gatti selvatici mostrando le zanne, mentre i due che tenevano Lexia ferma avevano i canini distanti solo qualche centimetro dalla sue pelle. Il respiro di Mark si fece veloce, il giovane cominciò a sentire il battito del proprio cuore pulsargli in testa. Doveva pensare a qualcosa. Con la lama angelica in mano si voltò, cercando un qualsiasi cosa potesse aiutarlo.
-Noi combattiamo disarmati- disse un vampiro mostrandosi a Mark.
Era lo "sdentato" della sera precedente.
-E così farai tu, altrimenti- schioccò le dita -Lei muore, o forse potremmo trovare qualcosa di meglio prima- aggiunse sorridendo maliziosamente. 
Mark lo osservò con gli occhi scarlatti pieni di rabbia e odio. 
Poi lanciò la spada angelica alle sue spalle, la quale si conficcò nel muro fino all'elsa, e tirò un pugno dritto sul naso dello sdentato, mentre con la coda dell'occhio vedeva i canini dei vampiri scendere lentamente verso le vene pulsanti di Lexia.
   
 
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