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Autore: Adarok    05/01/2015    2 recensioni
Andrew pensava di essere un adolescente come tutti gli altri,ma la sua vita stava presto per cambiare.Dopo la sconfitta di Crono,il 18 Agosto,compleanno anche di Percy Jackson, qualcosa stava per accadere.Come avrà potuto influenzare la caduta di Crono la vita del giovane ragazzo?A quali avventure andrà incontro insieme ai mezzosangue che incontrerà nel campo di addestramento di partenope?Accettarà il suo destino?
"Per salvare il campo alla ricerca del flauto partirà
le intemperie e la fame assaggerà
e per un dono la sua vita col destino giocherà.
Il sonno più profondo come la morte risorgerà
un figlio del tempo comparirà
e con il suo potere la fine di molti deciderà.
L'eroe ingannato con un artificio aiuterà
l'antica ferita con un sacrificio si chiuderà
o la fine del campo il principe decreterà"
Spero di avervi incuriosito.Cercherò di pubblicare ogni capitolo appena posso.Almeno più di uno a settimana ,buona lettura e buon divertimento.
Genere: Avventura, Fantasy, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Gli Dèi, Nuova generazione di Semidei, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Angolo dell’ Autore: Ragazzi scusatemi per l’assenza, ma le feste, il gioco e il mangiare mi hanno tenuto lontano dal racconto ahahaah. Come al solito spero che il capitolo vi piaccia e che facciate qualche recensione. Inoltre ci tenevo a ringraziare tutti quelli che seguono le mie storie,dai lettori più silenziosi a quelli più attivi, un grazie a tutti. Buona lettura!
 
 
 
 
 
 
Quella sera ricominciarono i miei incubi. Non vedevo nulla, lo sfondo era nero e nulla si  muoveva. La situazione rimase così per molto tempo. Poi comparve un volto di un uomo, bianco  come il latte e con gli occhi chiusi. Era lo stesso che avevo visto il giorno prima, quando mi ero ripostato dopo il primo incontro. Mi aspettavvo che cominciasse a parlare, a dirmi qualcosa o almeno a muoversi. Ma niente. La misteriosa figura scomparve subito e poi mi svegliai di colpo. Erano le 6:50. Il sole entrava dalla finestra e illuminava la pelle squamosa di Ercole che dormiva su un tappeto vicino al letto.
Mi alzai dal letto e mi vestii immediatamente. Indossai un paio di nike bianche, una T-shirt blu del campo e dei pantalonicini neri.
Alle sette in punto Ettore bussò alla porta ed entrò,era felice come sempre, ma non disse nulla, nemmeno buongiorno. Mi fece cenno con la testa e io lo seguii giù per le scale fino al porticato della Casa Grande.
-Oggi incominciamo a prepararti per la tua impresa. Il tempo a disposizione è poco, quindi se ci tieni a sopravvivere incomincia a prendere la cosa sul serio.-
Detto ciò prese un sacco di patate di 5kg e me lo passò
-Cosa dovrei farci con questo? – risposi
-Ci sono 3 percorsi ad ostacoli nel campo, se vuoi pranzare, ti conviene finirli tutti  2 volte e poi devi fare un giro attorno al campo con il sacco sulle spalle-
-Stai scherzando vero?-
-Non sto scherzando. Anzi dovresti ritenerti fortunato. Ai miei tempi percorrevamo chilometri con piccoli puledri sulle spalle-
Decisi di non controbbatere ulteriormente. Non volevo ritrovarm a trasportare dei cavalli per il campo. E poi sapevo che tutto ciò mi sarebbe servito.O almeno speravo..
Mi caricai il sacco sulle spalle e cominciai la corsa. I percorsi erano lunghi più o meno 300m l’uno e sembravano difficili da concludere anche senza un peso ulteriore sulle spalle. Intrapresi quello che mi sembrava più difficile in modo da finirlo adesso che avevo tutte le energie. Il tragitto era rettilineo con degli ostacoli da saltare, poi una parete di arrampicata, un fosso in cui strisciare e si concludeva con una dozzina di sbarre di ferro sospese a due o tre metri da terra, a cui ti dovevi appendere e arrivare dall’altra parte senza poggiare i piedi sul suolo.
Ci misi circa un ‘ora per completare il primo percorso due volte. E altre tre per completare i restanti. Le parti che sembravano più facili in reltà erano le più insidiose. Non appena c’era un punto in cui il percorso sembrava pianeggiante, spuntavano delle trappole: spade, lance o getti d’acqua fortissimi. Capasci anche di buttarti a terra.
Era quasi mezzo giorno e il sole batteva forte in cielo. Gli altri ragazzi si erano alzati già da un po’ e tutti avevano ripreso le loro routine di allenamento.
Io invece , ero esausto. Le mie spalle bruciavano per lo sforzo, le gambe faticavano a raggermi  e cosa peggiore: non avevo nemmeno finito il giro attorno al campo.
Conclusi il tutto all’ 1 precisa e mi precipitai in stanza a dormire senza nemmeno pranzare. Alle 14:20 Ettore entrò in stanza e mi svegliò
-Non crederai mica che il tuo allenamento sia già finito? Oggi ti insegno ad usare la spada e a controllare i tuoi poteri. Hai bisogno di energie, quindi  cerca di mangiare qualcosa -
Non me lo feci ripetere due volte, quella mattina non avevo fatto nemmeno colazione e il mio stomaco ululava per la fame. Finiti di mangiare un paio di tramezzini , uscimmo dalla Casa Grande e ci recammo verso l’ arena di scherma. Dentro c’erano una decina di semidei che si allenavano con le spade, alcuni a coppie e altri con i manichini.
Dovevano appartenere alla stessa casa. Avevano tutti i capelli biondi, le orecchie un po’ a punta e la classica espressiona da piantagrane. Sicuramente figli di Ermes.
Io e Ettore ci dirigemmo in un angolo dell’ arena. Il troiano prese due spade per l’allenamento e me ne passò una. Poi cominciò una spiegazione veloce sulle tipiche mosse, la parata, l’affondo, la schivata ecc..
Mi esercitai per una trentina di munuti e poi Ettore si fermò a parlare
-Bene adesso che hai capito le basi del combattimento con le spade, prova a bloccare il tempo e ad attaccarmi-
-Ma io non sonno capace di bloccare il tempo. O almeno non so ancora come si fa di preciso ..--
-Allora è semplice, ti concentri, fermi il tempo e mi attacchi. Tutto chiaro adesso? –
-Mi prendi in giro? Non…-
Non fui capace di finire la frase perché Ettore mi attaccò. Un colpo di spada dritto in faccia. Mi aveva colto impreparato ed era troppo tardi per schivare il colpo. A pochi centimetri dal mio volto però la spada cominciò a rallentare. Stavo di nuovo fermando il tempo. Non aspettai molto prima di reagire e parai il colpo. Il tempo riprese la sua normale velocità e l’arma del mio insegnante volò a una decina di metri conficcandosi nella testa di un manichino.
-Hai visto che sei capace di bloccare il tempo? – incalzò subito il direttore
-Ma non so’ ancora come ho fatto! E perché la tua spada è voltata così lontatno? –
-Per imparare ad utilizzare bene i tuoi poteri ti ci vorrà un po’ di tempo. Per quanto riguarda la tua spada invece è una questione di fisica-
-Cosa c’entra la fisica con il combattimento?- risposi
-Conosci i principi della dinamica? –
-Si, certo. Forza uguale massa per accellerazione e quelle cose li-
-Esatto. Allora immagina che quando rallenti il tempo, l’accellerazione di tutti gli oggetti diventa quasi uguale a zero. Mentre la tua è in aumento. Quindi matematicamente ogni volta che il tempo rallenta,la tua forza sarà sempre o quasi maggiore di quella del tuo avversario. Se riuscissi a controllare il tempo a tuo piacimento, potresti fare cose inimmaginabili. Salti enormi, colpi fortissimi e così via…-
-Okay. Quello che dici ha un senso. Ma come faccio a controllare il tempo?-
-Imparerai poco alla volta oppure….-
-Oppure?-
-Meglio che impari a controllarlo-
Detto ciò continuammo ad allenarci  fino alle 6. Poi tornammo in casa e non potei far altro che addromentarmi per la troppa stanchezza.
I giorni passavano e ogni volta Ettore mi proponeva sfide ancora più difficili. Per fortuna non sempre ero solo. Il mio “piccolo drago” ( che ormai aveva le misure di un mastino napoletano) era lì a farmi compagnia, spesso ero anche aiutato da altri ragazzi come Megan o dei simpatici figli di Apollo. Erano stati proprio loro ad insegnarmi ad utilizzare l’arco e le frecce (cosa in cui ero abbastanza bravo). Un mattina ad esempio ,dopo che avevo rallentato il tempo, scagliai una freccia e il dardo prese tanta forza che attraversò il bersaglio. Erano stupefacenti le cose che riuscivo a fare bloccando anche solo per un istante il tempo. Peccato che non ero ancora capace di comandarlo alla perfezione.  Stavo comunque facendo grandi passi in avanti ed ero molto speranzoso. Inoltre adesso sapevo cavarmela bene anche con la spada.
Il tanto atteso giorno finalmente arrivò. Quei dieci giorni erano passati in fretta ed io ancora non mi sentivo pronto.
In quelle sere non ebbi incubi, come se gli dei avessero deciso di lasciarmi sogni tranquilli prima che giungesse la mia ora. Come si suol dire?! La quiete prima della tempesta ,no?!
Erano le 08:00 del mattino ed Ettore mi aveva chiesto di farmi trovare pronto alle 09:00 in punto per partire, anche se la nostra destinazione era ancora ignota.
Il direttore inoltre mi aveva chiesto gli altri due ragazzi con cui avevo deciso di intraprendere questa missione. La mia prima scelta era stata sicuramente Megan.
Oltre ad essere  una delle prime persone con cui avevo legato al campo, era un’ abile combattente ed era anche capace di curare le ferite. La mia seconda scelta invece, era stata Zack. Il semidio figlio di Efesto contro cui mi ero scontrato nel torneo e a cui avevo salvato la vita. Zack però era stato costretto rifiutare la mia offerta siccome durante l’ incontro si era fratturato il braccio. Così inevitabilmente scelsi come terzo compagno Michael. Il figlio di Ares fu entusiasta della proprosta e accettò volentieri. Infine non poteva mancare la presenza di Ercole, che continuava a crescere a vista di occhio. Ormai non riusciva neppure ad entrare nella mia stanza perché era diventato troppo robusto. Per alcune sera aveva dormito fuori la mia porta, però poi Ettore mi aveva costretto a spostarlo nella stalla dei pegasi (cosa che non fece molto piacere ai cavalli alati), siccome la sua presenza intimoriva gli altri semidei che dormivano nella Casa Grande.
Eravamo tutti nella mensa e gli altri semidei si erano riuniti per assistere alla nostra partenza. Prima però mancava ancora una cosa: la profezia. Ettore mi passò la foglia su cui era scritta e mi disse di leggerla ad alta voce. Apri la foglia e cominciai


"Per salvare il campo alla ricerca del flauto partirà
le intemperie e la fame assaggerà
e per un dono la sua vita col destino giocherà.
Il sonno più profondo come la morte risorgerà
un figlio del tempo comparirà
e con il suo potere la fine di molti deciderà.
L'eroe ingannato con un artificio aiuterà
l'antica ferita con un sacrificio si chiuderà
o la fine del campo il principe decreterà.”


Quando distolsi lo sguardo dalla pergamena e osservai gli altri semidei, questi mi guardavano sbalorditi. In effetti non avevano tutti i torti. La profezia parlava  di un flauto che salverà il campo, della vita giocata col destino, di un sonno pronto a risorgere ec... Insomma non prometteva nulla di buono.
Gli altri ragazzi cominciarono a bisbigliare ed Ettore li ammutolì sbattendo due volte la mano su un bancone. Un po’ come fanno gli insegnati a scuola quando la classe rumoreggia troppo. Poi rivolse a me il suo sguardo e disse
-La vostra impresa è concentrata sulla ricerca del flauto: il flauto di Pan. Era già dall’ inizio dell’ estate che il campo ne sentiva la necessità. Gli attacchi dei mostri aumentano e il risveglio di Gea ostacola i poteri della statua di Partenope che ci proteggono-
I bisbigli ricominciarono all’ istante ma si placarono non appena Ettore riprese a parlare.
-Secondo la leggenda il flauto fu rubato a Pan da un gruppo di satiri che lo tennero avidamente e lo nascosero vicino lo stretto di Messina, dalla parte opposta delle sponda, in Calabria quindi. La vostra ricerca inizierà da lì. Avete tempo solo fino all’ equinozio di autunno. E che gli dei vi proteggano in questa impresa.-
Se prima avevo paura di partire, adesso me la stavo proprio facendo sotto. La profezia non preannunciava nulla di buono e cominciavo a sentirmi troppo peso sulle spalle. Se avessimo fallito, il campo sarebbe andato in rovina. E per non rendere le cose più facili, la profezia parlava anche al singolare. Sarebbe stato solo uno di noi a patire tutto. E qualcosa mi diceva che quel qualcuno sarei stato io.
Ma l’impresa non si poteva di certo fermare. L’ unica cosa su cui potevo contare erano i miei compagni e il mio drago. Mi feci coraggio e cercai di pensare positivo più che potevo. Nel frattempo, mentre attraversavamo il campo per partire e recarci alla stazione a prendere il treno che ci avrebbe diretti in Calabria, una voce mi chiamò. Mi girai e vidi un omaccione alto avvicinarsi a me. Era Zack, aveva il braccio destro fasciato e in quello sinistro aveva un arco fatto col bronzo celeste e una faretra di cuoio.
-Prendi questi li ho fatti io per te. Sia per sdebitarmi per avermi salvato la vita, sia per scusarmi di non essere partito con te-
-Ti ringrazio tanto e non ti preoccupare, non avresti di certo potuto combattere in queste condizioni. Però campione, ti sei dimenticato di darmi qualche freccia ahahaah- gli feci notare
-No tranquillo, la faretra è incantata. Ogni volta che avrai bisogno di una freccia ti basterà infilare la mano dentro. Così che non rimarrai mai senza dardi che sono  anche pesanti da trasportare e rallentano molto-
Non potei far altro che ringraziare ancora il figlio di Efesto. Il nuovo regalo mi aveva infuso coraggio e adesso ero pronto più che mai per partire.
   
 
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