Capitolo 25
Il sapore della birra mi tornò in
bocca dopo aver risalito l’esofago, costringendomi a serrare le labbra per
bloccare un eventuale rigurgito di bile e alcool. Ero al quinto boccale di
birra, forse il sesto, e avevo mangiato solo una misera minestra a base di
cereali e legumi.
Un povero vecchio, ecco cos’ero.
Un vecchio inutile che perdeva tempo in una taverna a tracannare birra invece
che aiutare l’esercito. Mi correggo: a tracannare birra e a tentare di capire
perché Connor –non l’avessi mai generato- andasse
fuori di testa senza un motivo apparente. Insomma, non sarà stato di certo la
ginocchiata ai gioielli, vero? Perché se il motivo era quello, diavolo, avrei
avuto tutte le ragioni del mondo per chiamarlo checca isterica. Dah, tanto lo è comunque.
In quel momento avrei tanto voluto
essere sopra il cadavere di Washington a deliziare le pupille con il suo collo
lacerato da orecchio a orecchio, il sangue ancora caldo a imbrattarmi le mani e
il cuore accelerato battere contro la cassa toracica. Oh, sì. Una seratina
tranquilla, direi.
«Tutto bene?» Alzai una mano in direzione dell’oste,
preoccupato forse per la mia brutta cera. Sì,
amico, mi sto sbronzando, e a te non dovrebbe importare finché ho denaro
sufficiente per pagarti da bere. Guardai il fondo di birra rimasto,
portando poi il vetro alle labbra e bevendo fino all’ultima goccia come se dentro
in realtà ci fosse acqua, e non alcool pronto a darmi alla testa. La gola
bruciò e il nuovo liquido ingerito mi annebbiò i sensi. Decisi quindi di dare
ascolto alla vocina che mi suggeriva di restarmene lì, sbracato sul bancone per
smaltire la sbornia. Sbronzo con solo sei birre? Io? Non ditelo a mio padre, vi
prego.
Quando rientrai a Fort George fui
sollevato dal fatto di aver già cenato e poter ritirarmi subito nella mia
stanza. Mi sentivo come se non dormissi da più di ventiquattr'ore, tra George e
Connor mi stavo consumando più di quanto mi
aspettassi.
Entrato nella mia stanza mi tolsi
tricorno e redingote, poi slacciai le polsiere con le
lame celate, appoggiandole sulla scrivania. Mi gettai sul letto vestito senza
nemmeno togliermi gli stivali, quindi chiusi gli occhi sperando di assopirmi il
prima possibile.
Le palpebre erano pesanti quasi
come quando lavoravo per Braddock. Con quel tizio non
si aveva tempo per riposare, talvolta neanche di notte, Lee poteva capirmi
bene.
Stunk.
Aprii gli occhi e voltai lentamente
il capo verso destra. Cosa diavolo era stato?
Stunk.
Scattai seduto. Chi osava
interrompere il mio sonno? Che stessero attaccando il forte?
Allungai il collo in direzione
della finestra. Tutto tranquillo. E poi c’erano guardie ovunque, no, era da
escludere.
Stunk.
Guardai il soffitto. Proveniva dal
piano superiore.
Un momento. Gli alloggi di Charles
erano al secondo piano.
Stunk.
«Ma che cazzo…» mi tolsi uno stivale e lo lanciai
contro il soffitto «Lee! Fa' un po' di silenzio, sant'Iddio!» Lo stivale cadde con un tonfo, che sperai
fosse seguito da un lungo silenzio.
Stunk.
Bestemmiai a mezza voce, quindi mi
alzai e afferrai lo stivale, infilandolo. Raggiunsi la porta con tre falcate e
l'aprii, pronto ad andare da Charles a dirgliene quattro.
Imboccai il corridoio e salii le
scale che portavano agli alloggi del mio pupillo, ma quando terminai gli
scalini iniziai a sentire strani versi. Erano curiosamente acuti e cadenzati. A
primo impatto parvero gemiti, o forse lo erano.
Sbuffai, venendo invaso da un
orribile presentimento. «No, Charles, no!» Ringhiai avanzando. Non c'erano
donne a Fort George, figuriamoci se Lee portasse qui una puttana per divertirsi
la notte, quindi la risposta mi fu chiara.
Stunk.
Misi una mano sulla maniglia della
porta di Lee, davanti agli occhi avevo la targhetta col suo nome e il grado
militare. In quel momento avrei tanto voluto declassarlo a stalliere, ma sapevo
che spalare merda per qualche mese non sarebbe servito, poiché era l’unico in
grado di prendere il mio posto e sarei stato costretto a ritirare tutto. Grandissimo figlio di puttana.
«Oh, Dio, sì!» Oh, la prima frase di senso
compiuto che sentii. Risi nervosamente sull'orlo di una crisi isterica e
spalancai la porta con un calcio. Che effetto sorpresa, eh?
«Sì, Charles, sì!» Fu questa l’accoglienza che mi
riservò quella cagna di mia sorella, che affondava le unghie nella schiena di
Charles e urlava senza ritegno.
«Charles Lee!» Lo urlai, sperando di fargli
afflosciare l’uccello in meno di mezzo secondo. La mia ombra si stagliò con
prepotenza sul muro improvvisamente illuminato, e Charles si staccò dal corpo
accaldato e nudo di Jenny come se avesse preso fuoco.
«Ma-Mastro Kenway…» deglutì, rabbrividendo. Gli volevo
bene come un figlio, ma provai una strana e macabra voglia di tagliargli le
palle e appenderle in bella vista al portone di Fort George. State tranquilli, e scusate se ho interrotto
la vostra scopata.
«Oh, cielo!» Jenny afferrò il lenzuolo per
coprirsi il petto mentre, affannata, mi guardava furibonda. Lei. Lei osava
essere incazzata con me.
«È inutile che ti agiti tanto per
coprire quelle prugne secche.» Gesù, per quanto fossi incazzato con Charles, ammisi che per
eccitarsi guardando quelle poppe cadenti e rugose ci volesse stomaco. Mi tornò
in mente il seno sodo di Tiio e scossi la testa. No.
Non era il momento giusto.
«Signor Ken-»
«Signor Kenway
questo gran cazzo, Charles!» Sbottai «Che diavolo v'è saltato in mente?» Anche se, a dire la verità, mi era
piuttosto evidente.
«Facciamo quello che ci pare, caro
fratellino. Non ti dobbiamo spiegazioni» Lee si voltò verso Jenny, ammirato
e sconvolto dal tono con cui osava rispondermi. Oh, lui non avrebbe mai avuto
il coraggio di parlarmi in quel modo, diamine, sapeva bene che l’avrei
rivoltato come un calzino.
«Tu, cane!» Lo indicai, mentre tremava senza
le forze per alzarsi dal letto. Cristo, una scopata valeva così tanto? Era
seriamente disposto a giocarsi l’uccello pur di fottere Jennifer almeno una
volta? «Meriteresti di girare per New York
nudo come un verme!» Dio, lo dissi per rabbia, ma a pensarci a mente lucida
sarebbe stato divertente. Amici
cittadini, vorrei presentarvi Charles Lee, mio successore come Gran Maestro
Templare che ha commesso il gravissimo errore di scoparsi mia sorella. Un
applauso, gentilmente.
«Calmatevi, Signore. Posso spiegare» alzò
le mani sperando di calmarmi, ma non funzionò affatto.
«Cosa c'è da spiegare? Che fossi
tra le sue gambe mi pare piuttosto evidente» raggiunsi il letto con due falcate
e scostai il lenzuolo, scoprendolo e rendendolo totalmente indifeso.
«Signore, avanti, stavamo solo…» lo afferrai per un polso tirandolo
giù con la forza, per poi girargli il braccio dietro la schiena. «Lo giuro sul mio onore, tengo
veramente a Miss Jennifer, altrimenti sarei andato in un bordello, non credete
anche voi? … Ahia!» Ignorai la dichiarazione d’amore di Lee e lo spinsi verso la porta, ancora
aperta. Sapevo che sarebbero finiti a letto, avrei dovuto capirlo dalla prima
volta che si videro, qui a Fort George.
«Onore?» Sogghignai «Charles, non parlare di onore con
quella sottospecie di sigaro calpestato che hai tra le gambe»
«Haytham, lascialo stare!» Strillò Jenny in sua difesa,
ahimè, inutilmente.
La ignorai bellamente e uscimmo in
corridoio.
«Ah! Signore, questo è un colpo
basso.»
E chi se ne frega.
«Non costringermi a dartelo
fisicamente, il colpo basso. Spero di essere stato chiaro»
Mi
implorò con lo sguardo di non farlo. Almeno
quello. Era già messo male di suo «Cristallino»
«E ora piantala di sventolare quella lumaca e cammina!»
«No!» Mi voltai, vedendo Jennifer avvolta
nel lenzuolo che, per metà, strisciava per terra. Che schifo.
«Lascialo stare, Haytham. È partita da me. Gli ho detto io che volevo
passare la notte insieme.» Quanto coraggio, davvero. Mi venne
spontaneo domandarmi come mai tutta questa grinta non l’avesse tirata fuori la
notte del tre Dicembre 1735, mentre nostro padre tirava le cuoia.
Soffocai
una risata nervosa. «Perdona
la mia crudeltà. Dimenticavo che certe abitudini non si abbandonano così
facilmente, vero? Mi duole dirlo, ma qui non siamo al palazzo Topkapi.» Che
razza di fratello, eh? Ero arrivato a portarla in salvo troppo tardi, proprio
quando aveva compreso che aprire le gambe era l’unica cosa che sapesse fare.
La
vidi sgranare gli occhi, indignata, mentre Charles, nudo e infreddolito, la
fissava senza capire. «Come
osi? Maledetto bastardo, come?» Si avvicinò, tenendo il lenzuolo con una mano e sollevando l’altra,
nel tentativo di colpirmi. La spinsi via senza fatica, sabotando l’ultimo
tentativo di Lee di liberare il polso.
«Muoviti» lo condussi giù per le scale fino
a raggiungere il pianterreno, e solo in quell'istante capì.
«Oh, no. No, Signore. Ditemi che
non farete ciò che penso!» Mi sentivo in colpa? No. Era Charles, gli
volevo ancora bene come un figlio, e proprio per questo andava punito.
«Non sono ancora in grado di
leggere nelle menti altrui, ma ritengo tu sia abbastanza sveglio da immaginare
le mie intenzioni» contro ogni mia aspettativa, mi uscì una voce fredda e
impassibile, nonostante fossi divertito, in fondo.
«Signore, vi prego, farò tutto ciò
che volete, ma non potete farmi questo, morirò!» Aprii la porta che si affacciava
sul piazzale del forte e lo spinsi fuori, sempre tenendogli il braccio dietro
la schiena.
«Starai al fresco per un po',
magari ti si calmano gli ormoni» lo mollai, spintonandolo in avanti.
Barcollò per qualche metro, poi si
voltò verso di me sfregandosi le mani sulle braccia. «Mastro Kenway…
È notte fonda, vi imploro, morirò assiderato» giunsi le mani dietro la schiena
come ero solito fare e lo guardai sogghignando.
«Vedila come una prova, Charles. Se
domattina non avrai le sembianze di un ghiacciolo, forse potrei lasciarti
sfogare gli istinti su mia sorella» feci per girarmi e rientrare, ma mi
fermò, indignato.
«Io e Miss Jennifer speriamo in
qualcosa di più solido!» Abbassai lo sguardo, facendolo scivolare sul suo uccello.
«Più del tuo cazzo, sicuramente» roteò gli occhi, esasperato.
«Queste battute di infimo livel-»
Lo
interruppi. «Buonanotte.»
Slam.
Sì, cari lettori, questa scena doveva esserci. Insomma, volevate
negare a Charles il piacere di pucciare il biscotto?
Okay, okay, non è il caso di scendere nei dettagli, quindi
concludo ringraziando chi legge e lascia un commento :).
Ps. E shippate la Scottee fino alla morte.
See you
soon c: