Per chi ha letto Someone call a doctor!
Ringrazio
ora tutti
coloro che hanno letto il mio precedente scritto (se vi ineterssa lo
trovate cliccando sul mio nick xD ... fate in modo che vi interessi, vi
prego!), gli autori e le autrici delle recensioni, chi ha inserito la
mia umile fanfiction tra i preferiti... Mi avete gasato un sacco ^^ !
Siete fantastici! Buona lettura!
Someone call a doctor! II
- Forse sono daltonica, e
non l’ho mai saputo...è curioso come, ultimamente,
i miei innocenti bulbi
oculari percepiscano la realtà in modo lievemente differente
dal solito,
deprimente grigio piombo. Tutto ha delle sfumature strane…
tipo… ROSA,
presente? Ma non seppia, o rosa antico, o rosa carne…
assolutamente! Si tratta
di quella tonalità del
rosa. Quel rosa
scandaloso, invadente e contagioso come un’epidemia di
morbillo (a proposito,
che ne dite di chiamare un dottore?), è il rosa dei
vestitini succinti di
Barbie madre di famiglia, per intenderci. Quel rosa che sembra urlare:
Sono
Ginevra Weasley, e sono la donna non più depressa
più felice dell’universo.
- Ecco, quel rosa.
Che è, probabilmente, la causa delle mie improvvise doti
canore, dei sorrisi
soddisfatti e consapevoli che rivolgo a qualsiasi donna mi si pari
davanti (a
dire: Io sono felice, e tu … NO! Gne gne), della fine delle
mie dipendenze da
avvilimento cronico, della fine anche delle
mie manie da zitella caustica, e pure la fine di ogni
tentativo di
macchinazione cerebrale.
- Che bello lo sfrigolio del
vostro cuore invidioso e inacidito!
- E voi lo sapete perché
sono così incommensurabilmente beata? Perché mi
libro ad almeno tre centimetri
dal crudele suolo che voi, carissime lettrici pettegole, calpestate
leggiadramente? Perché adoro i medimaghi e tutti quegli
affarini che usano…
tipo i cerotti, le medicine, stetoscopi (adoro gli
stetoscopi!)…? Ma perché,
soprattutto adoro… Draco Malfoy?
- Se non lo sapete, ve lo
spiego! Se invece lo sapete, be’…
infierirò ulteriormente.
- Perché Draco Malfoy
è
l’uomo perfetto. Ed è MIO. Solo solamente MIO. Non
trovate sia meraviglioso?
- Perché Draco Malfoy:
- è bello
(immensamente bello);
- ha
degli occhi
assurdamente fantastici;
- ha
una voce da
brividi;
- ha
un profilo
da dio greco;
- e
ha pure un
fisico spettacolare;
- ha
un sorriso
celestiale (letteralmente celestiale);
- vogliamo
parlare anche delle orecchie, del naso, delle dita (oh, le sue dita!),
dei
piedi, delle gambe, delle sopracciglia?
- è
un dottore;
- è
intelligente
(molto intelligente);
- è gentile ed
educato (molto gentile ed educato);
- ha un milione
di altre apprezzabilissime doti morali (moltissime qualità,
prendete nota);
- bacia
divinamente (e per divinamente, intendo proprio…
divinamente);
- aggiungo
ancora una volta che è MIO;
- sa che cos’è
una lavatrice;
- non
semina mai
la sua biancheria sul pavimento, né la innaffia
periodicamente con la speranza
che cresca qualcosa;
- sa cucinare;
- mi
fa sentire
stupenda con un solo sguardo;
- mi scrive
poesie;
- mi regala le
rose, ragazze…;
- mi…
- Ok, ok! La smetto… ! Ma
avete assimilato il concetto? Sicuri? Eh, ma che bisogno
c’è di rispondere così
sgarbatamente! Mi preoccupavo soltanto di essere stata poco
chiara…
- Sei stata
illuminante assicura lei…
sì, sapevo che vi mancava… la vocina del
subconscio. I nostri rapporti sono
decisamente più civili ora, nessuna rissa mentale tra lei e
la mia lacerata
coscienza, provo persino una specie di gaudente riconoscenza nei suoi
venerati
confronti. È venuto a formarsi una sorta di sodalizio
intellettuale, una tregua
per ora inviolata, con conseguente rilassata pace per i miei neuroni
affaticati.
- Il punto è che ora sono
fin troppo rilassati. Non riesco a concentrarmi più di mezzo
secondo su
qualcos’altro che non comprenda le parole Draco,
bacio, dottore e bave varie.
- È davvero snervante. In
compenso però, sono piuttosto ferrata sullo studio delle
nozioni fondamentali
di medimagia. Chissà perché. Prima non ci capivo
un emerito ricciocorno
schiattoso, ora invece è tutto splendente e luminoso. Grazie
a qualche
insignificante lezione supplementare… pratica.
Voi zitte, però.
- È che lui mi distrae
troppo. Non ce la faccio fisicamente a gestire un qualche rimescolio
cerebrale
interno con lui vicino. Sento la mia materia grigia scoppiettare
festante e
concentrarsi su particolari scabrosi e perversi.
- E non è davvero colpa mia,
perché io mi impegno seriamente a svolgere funzioni di
ordinaria
amministrazione, come respirare e parlare, per esempio… ma
mi escono solo
rantoli da tubercolotica e fonemi indistinti.
- E se provo a far gravitare
la mia attenzione su qualcosa che non siano le sue labbra,
be’… i miei vani
tentativi durano appena qualche secondo. È frustante
e… bellissimo.
- Così vivo al momento, nel
mio limbo rosa e felice, nella mia personalissima parentesi romantica,
all’interno di una sfera lucente (e rosa) impenetrabile con
tanto, tanto
glucosio. Altro che Ciocco.
- << Ehi
Ginny…? Mi
ascolti? >>.
- << Ogni parola
>> sospiro fissandolo negli occhi.
- << Davvero?
>>
sorride astutamente << Cosa ho appena detto?
>>. Ecco, visto? TRE
secondi. Torno a guardargli le labbra.
- << Hai sicuramente
detto qualcosa riguardo ai dottori… no? >>
provo con un sorriso ingenuo e
irresistibile. Io sì che ho detto qualcosa sui
dottori…
- << Deduzione
notevole >> sussurra lui al mio orecchio indicando il
libro di Medimagia.
Il suo profumo leggero stordisce i miei sensi già di per
sé ottenebrati.
- << Va bene…
scusa,
non ti stavo ascoltando… >> confesso
arrossendo.
- << E cosa mai stavi
facendo, allora? >>.
- << Io
be’… pensavo
>> ‘pensare’ è una
minuscola esagerazione, ma dettagli.
- << A cosa?
>>
dovrebbe sapere che indagare è pericoloso.
- << Tecnicamente era
un monologo interiore… un flusso di coscienza…
una scemenza del genere…
>> cerco di tergiversare.
- <<
Interessante… mi
vuoi gentilmente rendere partecipe delle tue elucubrazioni filosofiche?
>> chiede lui sorridendo con nonchalance e sicurezza.
- << Credo che il
metterti a conoscenza delle mie meditazioni ascetiche implichi un
radicale
cambiamento della materia trattata >>.
- << Sono ansioso di
aprire la mia mente ristretta e mortale a nuove sconvolgenti
prospettive >>
mi incoraggia con voce insinuante.
- << Le tue
prospettive sono ampie a sufficienza >> bisbiglio confusa
dal suo sguardo
penetrante.
- << Ottimo…
posso
allora tentare di indovinare su cosa stavi misticamente riflettendo?
>>.
- Annuisco, incapace di dire
altro. È ancora troppo vicino per inserire la
modalità “guida manuale”.
- << Le guerre di
secessione tra giganti e centauri? >>.
- << Non proprio
>> e la vocina malefica mi fa sorridere maliziosamente.
IO non sorrido
mai maliziosamente.
- << La
schiavitù
degli elfi domestici, magari… >>.
- Faccio segno di no.
- << Allora è
sicuramente la crisi economica >>.
- << Sei fuori strada
>>.
- << Su qualche bel
divo che ha trovato la sua anima gemella nella sezione gossip zitelloso
della
Gazzetta del Profeta? >>. Ehi, quella rubrica la seguo
ancora… anche se
non sono esattamente
‘zitellosa’… non
più…
- << No? >>
sbuffa ridendo del mio sguardo. << Un indizio?
>>.
- Lo guardo con forza. No.
No. No. No. Non ce la faccio.
- << Sai…
credo sia
meglio tornare alla lezi… >>.
- << Te ne vuoi stare
zitto? >> mi avvicino ancora, con il sorriso nella voce.
Ma lui è più
veloce. Con un gesto fulmineo mi prende in braccio e mi scaraventa su
Amanda.
Il suo sguardo è acceso e mi incendia la pelle. Mi osserva.
- << Prima stavo
spiegando ad una certa alunna disattenta come curare le lesioni di
secondo
grado… >> prosegue senza staccare i suoi occhi
dal mio corpicino imbelle
e tremolante.
- << Mi sono persa una
lezione davvero interessante… vale ancora come cura la
formula “Un bacino e
passa tutto”? >> ecco l’impronta
maligna della vocina perversa.
- << Oh
sì… funziona
benissimo >>.
- Non mi sono ancora
abituata ai suoi baci. E non credo mi abituerò mai. Ecco
quello che aspettavo…
il rumore del mio cervello che si scollega definitivamente, le proteste
sopite
della vocina nel subconscio… le ultime resistenze della mia
coscienza corrotta…
e quella straordinaria sensazione di liquido desiderio che si sprigiona
al
contatto con le sue labbra morbide. Le sue mani sui miei
fianchi… le mie
braccia avvinghiate al suo collo, i sospiri soffusi che riempiono
l’aria di una
dolcezza tutta da respirare… a queste cose non posso
abituarmi. No. E’
impossibile.
- Neppure dopo due gloriosi
e magnifici mesi passati a… dialogare educatamente di
diritti umani. Due
indescrivibili mesi insieme. Senza alcuna crisi della terza settimana,
o
complicazioni varie stile Tempesta D’Amore. Nossignore. Uh!
Che sfrigolio
familiare… amiche da casa… ne troverete anche voi
uno, ne sono certa: qualcuno
così perfetto da dirvi con assoluta sincerità che
siete splendide dopo una
giornata di lavori forzati, da farvi sorridere persino quando vi
impegnate ad
essere arrabbiate, da lasciare in ordine il vostro lindissimo bagno, da
lavare
i piatti, così perfetto da dichiarare in ogni gesto
l’amore incondizionato nei
vostri confronti, così perfetto da assomigliare paurosamente
a Draco Malfoy. E
non siate così pessimiste. Se vi troverete davanti agli
occhi il vostro Lui,
be’… non dovete chiamare un dottore, non
è una rara malattia che vi fa
immaginare certe cose, o una visione creata dalla vostra spietata vocina del subconscio (so
che ne avete una
pure voi… e magari l’avete ribattezzata con un
ridicolo nomignolo degno del più
infido psicolabile)… no, è la realtà.
E credeteci!
- Ma amiche pettegole, chi
se ne frega di voi! Torniamo a me… due meravigliosi mesi,
dicevo.
- Be’, quasi
meravigliosi.
- Ero sicura che nulla
avrebbe potuto scalfire la mia solida bolla rosa e zuccherosa e,
ovviamente, le
mie doti di sensitiva si sbagliavano ancora una volta. Non avevo tenuto
affatto
conto di quell’insignificante dettaglio della mia vita che
è la mia numerosa,
chiassosa e invadente famiglia. E, soprattutto, non avevo tenuto conto
di lei.
Di Molly.
- Lei, che è la
personificazione della madre perfetta e assassina. Che insinua i suoi
tentacoli
nelle menti dei poveri suoi pargoli al fine di estorcere le
informazioni e i
segreti più inconfessabili… quella donna
incorruttibile dai poteri ultraterreni
e trascendenti, che con un solo, mirato sguardo è in grado
di rilevare persino il
numero dei globuli bianchi e delle deliziose piastrine nel tuo sangue.
Infallibile. Precisa. Autoritaria ai limiti del nazismo. Fanatica della
pulizia. In una parola, spaventosa.
- Io adoro davvero la mia
famiglia: quel coacervo indefinito di capelli rossi, lentiggini, gnomi
da
giardino, gemelli, fratelli maggiori con gli occhiali di corno, con
insane
passioni per dolci esserini sputafuoco e per le racchie mangiarane (non
mi è
ancora andato giù che Bill abbia sposato Flebo…
oddio, le flebo! Sono cose da
dottori anche quelle, no? *Aria sognante*), vecchie mummie impiccione,
prozii
in andropausa e nipotini spaccatimpani. È tutto
così folkloristicamente
rumoroso e caotico!
- C’è solo una
cosa che odio
della mia famiglia: le sedute di torture psicologiche condotte da Molly
la
terrorista. Non ci sono vie di fuga quando lei ti designa a sua preda.
Quando
ti accorgi di non avere più scampo, è ovviamente
troppo tardi per scappare. E
ti ritrovi i suoi occhi perforanti e la sua vocina calma e orribilmente
paurosa.
- Come sempre (nonostante
anni e anni di esercizi) non ero preparata a lei.
- Come non mi ero ricordata
di lei. Del semplice e trascurabile fatto che, come mi aveva
preventivamente
informato, sarebbe venuta a trovarmi alle 17.00 di venerdì
17 luglio. E Molly
non ritarda mai.
- << Draco!
>>
si ferma di colpo, guardandomi a malincuore.
- << Ho sbagliato
qualcosa? >> sussurra con aria innocente e preoccupata.
- << Oh, no…
non
sbagli mai su queste cose >> bisbiglia la vocina
maliziosamente. Ormai mi
rifiuto di fare un qualsiasi tentativo per frenare le sue iniziative.
- Sorride e riprende a
baciarmi.
- << Draco! Che giorno
è oggi? >> lo interrompo ancora, pienamente
contro la mia scostumata
volontà.
- <<
Venerdì… 17
luglio >> balbetta lui adorabilmente. Ma quanto carino
è?
- << Oddio…
>>
sto per svenire. Non faccio a tempo neppure a volgere lo sguardo
all’orologio
che… drin.
Quel maledetto suono.
- Mi alzo di scatto e Draco
mi osserva interrogativo.
- << Devi sparire!
>> sibilo al suo orecchio e lui sta per dire qualcosa
quando… drin. Secondo
odioso scampanellio
(tipicissimo di Molly). Gli indico la porta del bagno.
- << Ti prego…
ti
spiego dopo! In silenzio! >> lui annuisce e si chiude con
aria vagamente
irritata la porta del bagno alle spalle.
- Corro ad aprire cercando
di sistemare il mio viso disastrato. Indugio sulla maniglia ancora un
istante
prima di compiere il fatidico gesto di scostare il battente. Lo faccio.
- << Ciao, mamma
>> mi sforzo di sorridere mentre Molly si scaraventa tra
le mie braccia,
urlando frasi di benvenuto.
- << Ti trovo un
po’
deperita, Ginny cara >>… questo commento
è il suo marchio di fabbrica. Lo
rivolge a chiunque (ricordate no, quante volte l’ha detto
a... Po… tter,
quell’insulso cretino...).
- << E perché
quella
faccia funerea? E non mi fai accomodare? >> eccola che
inizia.
- << Certo,
vieni…
>> la guido verso il salotto con perfetta aplomb.
- << Hai proprio
sistemato bene questo appartamento, Ginevra >> si
complimenta Molly
guardandosi intorno… non senza passare un dito sospetto
sulla superficie scura
di un tavolino
dell’entrata (su cui non
c’è UN FILO di polvere, beninteso). Annuisce
soddisfatta, e lo prendo per un
buon segno.
- << Oddio,
Ginny…
cosa hai combinato su questo divano? >>. Inorridisco.
Dalla gioia più
completa alla disperazione più nera. Idiota. Idiota. Idiota.
- Amanda sembra essere stata
sottoposta a ripetuti bombardamenti… la mia mente vagava
indecentemente su
altri particolari per accorgersi di quanto soffrisse la mia povera
sofà. E ora
pago amaramente le conseguenze delle mie sconsiderate azioni.
- Con un incantesimo
rassetto in modo impeccabile i cuscini e mi siedo a mia volta, stando
ben
attenta a non fare una piega.
- Il viso di mia madre è
ancora contratto in una pericolosa smorfia sospettosa. Lei fiuta odore
di
maschio a chilometri. Inizio a pregare mentalmente per la mia salvezza.
- << Che strano
profumo… >> trasalgo e deglutisco
impercettibilmente.
- << Che profumo?
>>. Quello di Draco, stupida! Se,
ma dai? Cerco di dissimulare, di sviarla… non lo capisci?
Che vocina ritardata
che mi ritrovo.
- Ti ho
sentita, sai?!
- << E’ il mio,
mamma
>> spiego con voce accorata.
- << Sembra da uomo
>> evito di guardare il suo naso da segugio arricciarsi
per lo sforzo di
individuare la marca della suddetta eau
de Dottore Perfetto… mi terrorizza.
- << Ma no, che dici
>> l’unica frase che non dovevo dire,
l’ho detta. L’unica frase che
invece di depistare i sospetti, li attira a frotte sul misfatto. E
allora
ditelo che sono stupida!
- Io
l’ho sempre sostenuto.
- NON TI HO GIA’ DETTO UNO
DI QUESTI GIORNI DI STARE Z-I-T-T-A?
- Mi rivolge uno sguardo
indagatore.
- << Come sta
papà?
>> chiedo repentinamente. Secondo la psicologia
molliesca, il cambio di
argomento equivale a conferma e ammissione della colpa. Sorride con
inusitata
soddisfazione.
- << Sta bene, cara
>> risponde dolcemente << Allora. Come sai,
fra tre settimane ci
sarà la festa di famiglia. È tradizione, lo sai
>> sibila subito dopo,
senza darmi il tempo di assimilare a dovere la notizia.
- << Certo…
verrò
>> balbetto.
- << Perfetto. Mi
raccomando, ci tengo moltissimo >> suona vagamente come
una minaccia.
Suppongo sia la mia immaginazione.
- Le sorrido, radiosa.
- << Inviti tu Harry?
>> prosegue sistemandosi delicatamente una ciocca di
capelli dietro
l’orecchio.
- << Mamma… io
non sto
più con Harry >> farfuglio sconnessamente. Non gliel’avevi detto? No,
ovvio che no! Ci tengo alla mia vita!
- Socchiudo gli occhi per
non registrare la sua reazione.
- Prima sgrana gli occhi.
Poi arriccia le labbra (proprio così…
sì). Gli occhi le si riducono a due
fessure. Si concentra su qualcosa come se volesse incenerirlo con lo
sguardo
(questa volta sembra che il suddetto malcapitato oggetto sia il drago
di ebano
che mi ha regalato Charlie). Quindi procede con la vivisezione.
Infierisce sul
cadavere. Più volte. Sguardo lievemente più
soddisfatto. Elaborazione della
vendetta. Attuazione del piano.
- << Allora lo
inviterò io >> sorride falsamente
<< Mi pareva non fosse il suo
quel profumo >>. Sono condannata.
- << Userò il
tuo
bagno >>. Non ho reazioni. Solo un totale e familiare
vuoto cerebrale.
- << A destra…
subito
dopo le scale >> grido, ma lei è
già scattata avanti… nella direzione
sbagliata.
- << Non avevi un
bagno anche qui, al piano terreno? >> sento la sua voce
soave e il rumore
di una porta cigolante. Quel bagno
no!
- Adesso lo trova
lì… oddio.
In un momento così drammatico, la mia mente malata indugia
ancora beatamente su
Draco. Certe perversioni non hanno limite. Per fortuna.
- Non accorro per assistere
alla tragedia, so che addenserei altri sospetti sull’intera
faccenda. Me ne sto
perfettamente immobile, col fiato sospeso.
- Sento un lieve pop
accanto a me e due braccia
meravigliosamente familiari mi voltano con delicatezza.
- << Draco
>>
non riesco non a cinguettare a bassa voce. Posso baciarlo? Ma sì, tanto… inizia
sarcasticamente la vocina, ma prendendolo per
un sufficiente incoraggiamento, poggio leggermente le mie labbra sulle
sue.
Accidenti. Sono proprio completamente bevuta. Mi alzo e lo trascino
dentro un
armadio.
- << Scusa
>>
sussurro con aria colpevole. Sento i passetti tichettanti di Molly e
chiudo
bruscamente le ante, precipitandomi su Amanda.
- << Ginny, ora devo
proprio andare >> fa capolino dall’uscio e mi
alzo immediatamente, lieta
e sollevata.
- Le faccio strada verso
l’ingresso. È strano come non abbia tentato di
approfondire l’argomento Harry
Potter. E soprattutto, come non abbia assolutamente impedito di
invitarlo. La
abbraccio.
- << Non avresti
dovuto farti lasciare, Ginevra >> sibila al mio orecchio,
giusto un
momento prima di Smaterializzarsi. Il suo tono mi ferisce enormemente.
- Già, ma Harry è
il caro
ragazzo che salva il mondo magico. È irrilevante che sia
anche un vile
millantatore, doppiogiochista, crudele e bastardo. Chissà
che Voldemort non gli
abbia trasferito tutte queste buone qualità assieme al
taglietto sulla fronte.
Che fashion, gliel’ha
fatto
addirittura a forma di saetta.
- << Credo che tu mi
debba qualche spiegazione >> mi dice Draco, emergendo
dall’armadio
<< Perché sono rimasto nascosto da tua madre
per un’ora nel tuo bagno e
in un armadio pieno zeppo di biancheria? >>. Biancheria?
Ecco. Perfetto.
- << Io…
sì, hai
ragione >> deglutisco arrossendo. Mi si avvicina,
sorridendo << Non
sei arrabbiato, vero? >>.
- << Affatto.
È stata
un’esperienza esaltante discorrere alternativamente con le
tue spazzole e i
tuoi reggiseni. Sul serio >> ridacchia lui
<< soprattutto con i
secondi >>.
- << Pervertito
>> commento ridendo a mia volta.
- << Allora? Chi
è tua
madre? Il mostro delle nevi? >>.
- << Noto con piacere che
hai afferrato il concetto… è assurdamente paurosa
>> convengo sollevata
dal suo tono.
- << E non le avevi
ancora detto di… >>.
- << No… non
l’ho
fatto… è terribile morire a ventisei
anni… Harry per mamma rappresenta la
perfezione… quando ci siamo messi insieme mi ha fatto una
festa >> lo
interrompo, ansiosa di spiegarmi << Lo credevo anche
io… che fosse l’uomo
ideale… ma >> mi blocco, arrossendo.
- << Ma…?
>> mi
incoraggia.
- << I miei standard
sono decisamente saliti negli ultimi mesi >> farfuglio
senza guardarlo.
- << E come mai?
>> odio le domande retoriche. Sorrido, mio malgrado.
- << Mi sa che
è colpa
tua >>.
- << Davvero?
>>
i suoi occhi brillano. Solo un po’. Credo.
- << Oh,
andiamo… sei
>> competente, di’
competente ma
quanto è simpatica questa vocina! <<
Sei davvero… molto… molto…
molto… molto. >>.
- << Sono contento di
essere molto. Molto. Molto. >>.
- << Manca un molto
>> preciso <<
Inognicasoquellochecercodidireècheseidavverostupendo…
sotto ogni angolazione >> aggiungo arrossendo
gambericamente.
- << E tu, sotto ogni
angolazione, eludi qualsiasi umana comprensione >>
risponde lui, senza
traccia di imbarazzo. Allora è solo un mio problema
l’avvampamento cronico?
- << Lo
sapevo… sono
un obbrobrio >>.
- <<
Già… persone come
te non dovrebbero esistere >> continua lui sullo stesso
tono << sei
decisamente irreale… troppo bella… troppo
tutto… >>. Mi bacia dolcemente
e sento che i miei piedi si sollevano di qualche chilometro da terra.
Rosa,
tanto ROSA. Amanda è costretta a sopportare ancora il nostro
peso.
- Dopo una bellissima
eternità e qualche titubanza, mi rivolge una fatidica
domanda.
- <<
Cos’è la festa di
famiglia? >>.
- Argomento degno di un
paragrafo esplicativo.
- Questa pratica, introdotta
attorno al ventesimo secolo da qualche ignoto filantropo, è
stata perpetrata
negli anni con estrema assiduità e crudeltà fino
ai giorni d’oggi, e
costituisce tutt’ora l’evento più
detestabile della storia dei party di
famiglia. Essa si prefigge il nobile obiettivo di ricreare
unità familiare,
rinsaldare i legami, apportare materiale inedito al pettegolezzo
più sfrenato,
costituire un’occasione di abbordaggio di ignare fanciulle,
abbuffarsi
indegnamente, bere superalcolici in quantità ai limiti della
sopportazione
umana e, soprattutto, BALLARE.
Ballare gitanamente per ore e ore. Pena la scomunica.
- Ed è questa
l’aspetto
assurdo della faccenda. Essendo Molly la supervisionatrice di ogni
operazione
di organizzazione, spetta a lei scegliere la colonna sonora di ogni
edizione
delle feste di famiglia. Un vero sacrilegio. Perché nessuno
si sognerebbe di
contraddirla quando la sua inevitabile scelta si posa sulla sua
cantante
prediletta. La sacra, inviolabile Celestina. L’autrice di
certi scempi
romantici e melensi letteralmente inascoltabili. Un
calderone pieno del mio amore bollente. La
magia dell’amore (questa è davvero un
capolavoro di
originalità). E vogliamo parlare di Tu
mi
streghi? Delle assurdità mai viste.
- L’unica volta che ho
provato ad oppormi a tali blasfeme iniziative (era quello
l’anno
dell’indimenticabile hit Il
principe
azzurro sul suo Ippogrifo ) il giorno successivo mi ha
condannato a
gonfiare tutti i palloncini senza la magia. Un incubo. Al solo ricordo
i miei
polmoni iniziano ad annaspare convulsamente. E ci sono sempre milioni,
milioni
e milioni di cosetti colorati pieni di aria alle feste di famiglia. Per
il
semplice fatto che piacciono a lei. A Molly.
- Fleur (Dio l’abbia in
gloria, quella cara ragazza moscia) al colmo della disperazione,
l’anno scorso
le ha strisciato per sbalio, cara
Mollì ogni
singolo disco. I gemelli hanno provato a sabotare addirittura il
grammofono.
Non l’avessero mai fatto. Sono sicura che questa volta mamma
non si sia neppure
degnata di invitarli.
- Magnanimamente ci concede
in via del tutto eccezionale due canzoni delle Sorelle Stravagarie e
per tutto il
tempo sbuffa e borbotta sulla depravazione delle nuove generazioni.
Abbiamo
lottato sei anni per questo diritto. Una vera conquista.
- Ma non è di certo questa
la cosa più orribile delle suddette adorabili riunioni
familiari. No! E’ il
giorno dell’anno in cui è consuetudine presentare
al mondo il tuo attuale
compagno. Per questo oggi è venuta a trovarmi la cara Molly:
aveva il preciso
dovere di indagare e monitorare la mia situazione sentimentale, indi
per cui
estorcermi la verità a forza di supposizioni insinuanti.
È impossibile
sfuggirle. E, naturalmente, neppure io ce l’ho fatta. Mi ha
sgamato, alla
grande.
- Tutti i miei sforzi per
abolire questa inutile e imbarazzante pratica sono valsi soltanto a
procurarmi
altre terribili torture psicologiche. Questa cosa non ha semplicemente
senso:
vorrei sapere chi
l’ha inventata. Perché
alle feste di famiglia si festeggia qualsiasi cosa, dai compleanni
(tutti in
una volta, sì), ai fidanzamenti, ai pargoli appena nati,
alle promozioni, alle
nuove invenzioni dei gemelli, le bruciature inedite di Charlie o le
extension
di Flebo (no, non ditemi che non lo sapevate!)…
- Questa festa non dovrebbe
esistere! E io non dovrei cedere ogni anno e andarci pure! Non avrei
dovuto
dire “certo… verrò”. Sono
masochista, autolesionista, stupida stupida e ancora
stupida.
- Ribadisco:
l’ho sempre detto.
- Shh. Ti prego. Abbi un
minimo di pietà.
- No.
Assolutamente! Non mi priverei mai del piacere
di provocarti altre dolorose sofferenze.
- Grazie, davvero.
- Che problemi
hai, scusa?
- Tanti. Tanti. Tanti.
- Insomma,
basta portare Draco alla festa.
- Semplice ed efficace.
- Il punto è che Draco
è
Draco. È un Malfoy. Secoli di pregiudizi non si cancellano
in una sola festa di
famiglia. Se c’è una cosa che Molly adora
ricordare, sono i torti subiti. E te
li rinfaccia il più presto possibile, alla prima occasione.
- << Hai detto
ballare? >> Draco mi osserva con un’aria mista
tra lo scocciato e
l’impassibile.
- << Io…
sì, ballare…
>> rispondo con una certa titubanza.
- Annuisce, soprapensiero.
- << E dicevi qualcosa
anche sulla presentazione dei nuovi fidanzati? >>
prosegue guardandomi.
- << Ehm…
teoricamente… >> balbetto <<
solo che… be’, ecco… io non
voglio…
costringerti… a >>.
- << Lo farò
volentieri… mai e poi mai ti lascerei da sola in una
situazione così sadicamente
spietata… >> sono senza parole…
- << E’ un
pensiero
davvero… >> competente
CHIUDI
QUELLA FOGNA!
- << Davvero?
>>
mi guarda con quel suo sguardo assurdamente magnetico e…
ragazze, la carne è
debole. E la mia è particolarmente esposta alle tempeste
ormonali.
- Mentre lo bacio, mi passa
quasi di mente un piccolo insignificante particolare: ho bisogno di
un’alleata
potente, con doti oratorie ineccepibili, possibilmente occupante una
posizione
di estremo rilievo nella classifica delle persone con
moralità e etica
inattaccabili di mia madre.
- E c’è solo una
persona.
- Hermione.
- Lei aveva le chiavi di
tutto.
- In fondo, mi doveva un
favore.
- Un favore enorme.
- Già, proprio
così.
- Ero io la baby-sitter dei
suoi figli, no?
- Avevo l’assoluta e
irrinunciabile necessità di preparare mia madre
preventivamente. Di certo non
potevo aprire la porta di casa e presentarle il mio nuovo, magnifico
ragazzo.
“Ciao, mamma. Lui è Draco, quello di cui hai
fiutatato l’odore venerdì”
“Chi?!”
“Draco, mamma. Draco Malfoy…”. Lei non
avrebbe risposto con dolci e sincere
frasi di benvenuto. No! Dopo un momento di iniziale e comprensibile
smarrimento, avrebbe scatenato la sua furia su di me, lacerandomi la
carotide e
smembrando il mio cadavere, senza togliersi il piacere di rimproverarmi
un’ultima
volta per la mia esistenza dissoluta e vissuta all’ombra
della perversione.
- Per questo semplice motivo
occorreva preparare il terreno. Ma non avrei potuto farlo io. Sarebbe
un’azione
sconsiderata che rivela il più totale sprezzo per la mia
misera vita.
- Come già detto, Hermione
era la persona più aperta e disposta al dialogo
dell’intera famiglia. Quella
più comprensiva e posata. Più garbata e sensata.
Teoricamente.
- Solo che, quando le
comunicai la notizia, la sua reazione non fu esattamente cortese.
- Forse Ron le aveva
trasmesso per sbaglio qualche gene recessivo di famiglia.
Perché assomigliava
paurosamente a Molly.
- << Malfoy, Ginny?
>> voce pacata e perfettamente controllata. Era il suo
cipiglio a darmi
qualche sana preoccupazione. Non è naturale avere
quell’espressione truce
mentre si puliscono i carciofi. E soprattutto non è naturale
infierire così
ferocemente sulla verdura con il coltello.
- << Non è
come pensi
>> la solita, classica e stupida frase <<
Anche io nutrivo serie
perplessità sulla sua condotta, ma è cambiato
davvero… Hermione, non farti
prendere da vecchi rancori o pregiudizi >> Mossa
sbagliata. Non avrei
dovuto rinfacciare a una persona con una così alta
considerazione della propria
moralità la sua evidente tendenza al ricordo dei torti
subiti.
- << Sono
perfettamente razionale, Ginny. Poteva essere chiunque, ma non lui
>>
scandì scocciata.
- << Io, lo
so… ma non
posso evitare che… >> protestai con un filo di
voce.
- << Non metto in
dubbio quello che hai detto sul suo cambiamento, solo che è
difficile crederci
>> il suo tono si addolcì un po’, ma
quei carciofi mi facevano una grande
pena.
- << Prova a chiedere
a Hugo, o a Rose, allora! Ti diranno come Draco sia…
>>. No… ditemi che
non è vero… ditemi che non l’ho
detto… NO! Sei stata tu… TU! TU! TU
L’HAI
DETTO, TU L’HAI CONFESSATO! PERFIDA VOCE!
- Sì,
e allora? Sì e ALLORA?! Falsa, stronzissima voce
del subconscio! Ti odio, ti
detesto!
- << Hugo e Rose che
c’entrano? >> Hermione era vigile, pronta
all’attacco. Due innocenti testoline
spuntarono dal salotto, perfettamente sincronizzate.
- << Zia Gin!
È il
dottore dell’ospedale? >> trillò
Hugo entusiasta.
- Ero spacciata. Come una
droga.
- Hermione non doveva sapere
nulla dell’incidente della scopa. Nulla. Avevo comprato il
silenzio dei miei
nipoti esaurendo quasi tutte le mie scorte di Ciocco, e accettando di
giocare a
mamma maghetta con Rose. Una condanna. Per
l’eternità.
- E i miei sforzi erano
stati vanificati da una stupida voce cretina che potevo sentire solo
io. Nulla
di più sensato.
- << Ospedale?
>> smise di trucidare i carciofi e il coltello
virò pericolosamente nella
mia direzione.
- <<
Sììììì!
>>
confermò Rose, per nulla turbata dalla scena.
- << E’ un
dottore
bravissimo, è stato tanto gentile con me, mamma
>> tentava di rimediare
Hugo, mentre Hermione avanzava pericolosamente, gli occhi iniettati di
sangue.
- << Che cosa
è
successo a Hugo…? >> sibilò
fulminandomi.
- << Nulla… mi
ero
tagliata… con… uncoltello >> mentii
e il solco tra le sopracciglia di
Hermione si distese. Confortante.
- << Mmm >>
mugugnò scetticamente. Iniziai a sudare in maniera
incontrollabile.
- Poi, accadde il miracolo.
Abbassò il coltello. Evidentemente una piccola parte del suo
cervello le aveva
suggerito che era poco saggio continuare a indagare. Saggia, saggia
Hermione!
- Cadde un silenzio pesante
come un macigno.
- << Ti
aiuterò,
Ginny… ma nessuna promessa >>
sussurrò, commossa dal mio sguardo
supplicante.
- Lo so fare davvero molto
bene.
- L’abbracciai, assalendola
poco delicatamente.
- << Grazie,
Herm…
>> lei annuì, pensierosa.
- << Che ci fate
ancora in piedi, voi due? >> sbraitò subito
dopo ai suoi pargoli e io
sorrisi.
- Era andata magnificamente,
alla fine. Nessuna contusione, niente lividi o squarci cutanei.
Perfetto.
- Avevo brillantemente
risolto un problema. Ed ecco spuntarne simultaneamente un altro, se
possibile
ancora più gravoso. E terribilmente agghiacciante.
- Sono diventata gelosa.
Irrazionalmente e assurdamente gelosa.
- E io non sono mai stata
gelosa.
- Accidenti. Ragazze. Voi
siete le uniche in grado di aiutarmi! So di avervi rinfacciato giusto
un paio
di volte cose poco carine, ma vi prego di perdonarmi.
- Sono disperata, o quasi.
- Probabilmente urlerete di
gioia, ma temo che… Draco… abbia… un'altra.
- Lui è sempre
magnificamente perfetto. Si comporta in maniera impeccabile,
è sempre bello,
intelligente e romantico, solo che…
- So di essere paranoica e
orribilmente insulsa, ma…
- Ti
dispiacerebbe finire le frasi ogni tanto?
- Non hai voce in capitolo,
tu! Non ti ho ancora perdonata, razza di scimunita ingrata.
- Be’, dicevo?
- È tutta colpa dei
martedì
e dei giovedì. La mia mente è semplicemente
terrorizzata da questi giorni.
- Mi riportano ai più
recenti e sgradevoli avvenimenti della mia esistenza depressa.
- Harry non c’era mai la sera del martedì e del
giovedì.
Scompariva, l’odioso tesserino unicellulare. Si rintanava
nella baracca della
sua bella donna di facili costumi e assieme se la ridevano alle mie
spalle.
Copulavano, capito?
- Forse sono dei giorni
maledetti, non lo so. Oppure corrispondono alle festività
del tradimento
settimanale, perché lo fa anche Draco.
- Il martedì e il
giovedì
sera è semplicemente irraggiungibile. E non è
impegnato al lavoro, perché mi
sono accuratamente informata.
- E non guardatemi così
male! L’avreste fatto anche voi.
- È tutto iniziato dal quel
maledetto venerdì 17. Praticamente l’ho costretto
a… be’, mia mamma gli ha
evidentemente fatto terrorismo psicologico con la storia della festa di
famiglia.
- Lo sapevo! Era troppo
presto per qualsiasi presentazione ufficiale, persino a nonna Franziska
(che,
per la cronaca, è miope e sorda)! Figuriamoci
all’intera schiera del mio
infinito, chiassoso e invadente parentado. Ovvio che si sia spaventato
a morte.
- Non mi vuole più! E non
avrà di certo incontrato alcuna difficoltà a
trovare una ragazza più
affascinante e brillante di me, no?
- Magari l’ha conosciuta
all’ospedale… che luogo insulso… magari
hanno iniziato a uscire assieme… il
martedì e il giovedì. Lui spegne il suo
cercapersone magico, ignorando le mie
centotredici chiamate giornaliere. Perché non gli importa
più nulla di me,
delle mie manie, della mia goffaggine e delle mie figuracce. Neppure
del mio
pigiama a maialini. Mi scaricherà il giovedì
prima della festa, abbandonandomi,
derelitta, al mio destino.
- A questo punto, le
argomentazioni sono valide e sufficienti, non trovate? Non state
annuendo con
molta tristezza, vedo.
- Cosa diavolo fa in questi
giorni, eh? Vorrei proprio saperlo. Con certezza. Immaginarlo mi fa
sprofondare
di sette chilometri sottoterra. Mi viene voglia di agganciarmi ad
Amanda, di
trangugiare così tanto Ciocco da provocarmi la morte
istantanea per overdose.
- La gelosia è una cosa
orribile. E io, oltre che a gelosa, sono anche parecchio possessiva,
ultimamente.
- Non è sano assillarlo di
chiamate, no? Sono malata, irrimediabilmente malata. Ma oggi
è giovedì, e non
posso chiamare alcun dottore. Perché NON
C’E’.
- E vogliamo parlare degli
altri miei difetti? Non occorre che scuotiate la testolina con
quell’aria
terrorizzata. Era una domanda retorica.
- Ho sempre avuto la
catastrofica certezza che sarebbe finita. Ma non così
presto. Me lo diceva il
mio sesto senso, ovviamente. E lui ha sbagliato solo
qualche volta.
- Ehi, tu! Non sbuffare,
vocina maligna e libidinosa!
- Manca solo una settimana
al terribile evento. E io sono più sgonfia di un canotto.
Più deprimente dei
malati di Dottor House
(è una serie
tv sui medimaghi… mai vista? Ancora dottori,
già), più triste di Vento
d’amore, e più perdutamente
innamorata persino di Celestina nella sua celebrata Magia
d’amor… un vero schifo.
- Attendo l’inevitabile.
L’unica cosa che mi resta da fare è struggermi di
malinconica sofferenza
amorosa ancora per una settimana. Sopportabile, no? E sospirare ancora
un
pochino quando mi parla, mi guarda… quando mi sorride.
- Per adesso, la mia mano è
pericolosamente tesa verso l’inutile strumento babbano
chiamatutti regalatomi
da Hermione lo scorso Natale.
- Non chiamare… mi sussurra
qualche parte non decomposta della mia coscienza.
- Ma digito con velocità
impressionante il suo numero. Lo so a memoria. Be’,
è un record. Sono appena le
nove e devo ancora chiamarlo una volta.
- Con un po’ di
difficoltà
trovo il magico pulsantino verde. Lo schiaccio e sento, con mia grande
meraviglia, dei tuuu tuuuu… non
la
solita odiosa voce che mi informa che “L’utente non
è al momento raggiungibile,
la prego di rompergli le scatole più tardi”.
- Il mio cuoricino spasima
in attesa. Undici squilli, dodici squilli… tredici
squilli… quattordic…
- << Pronto?
>>
la sua voce mi fa trasalire.
- << Ciao…
>>
gracchio debolmente e la sento. Una musica di sottofondo…
musica… musica! E un
parlottare insopportabile mi intasa il padiglione auricolare.
- << Draco…
vieni?
>> dice qualcuno. No, non qualcuno. È una
donna. Lo sento rispondere con
un “Sì, arrivo, Amanda”
entusiasta e
il mio cervello di scollega in modo irreversibile.
- << Scusami,
Ginny…
ci sentiamo più tardi… ti chiamo io
>> sussurra con voce vibrante.
Riattacco senza dire una parola.
- Scaravento il telefonino
contro il drago d’ebano di Charlie e striscio verso il bagno
con un’unica
destinazione. I kleenex.
- Poi corro da Amanda.
Oddio…
- << Amanda…
che nome
idiota! Come si può chiamare qualcuno Amanda!? Credo ti
ribattezzerò. Sì, e
sarai un maschio, mio caro sofà. Un consolante
uomo… Frederick ti piace?
>>.
- Non aveva senso aspettare
oltre. Non c’era motivo per ritardare
l’inevitabile. Mi avrebbe lasciata.
- E a confermare questa
certezza, che qualche parte di me cercava ancora a tratti di smentire,
arrivò
la telefonata del giorno dopo.
- All’ospedale
c’erano dei
problemi, e sarebbe stato impegnato per tutta la settimana.
- Così, non era cambiato
nulla. Due mesi e due settimane e mezzo dopo il trauma Harry Potter, mi
ritrovavo nella stessa identica e frustrante situazione.
- Accasciata su Am…
Frederick, riavvolgevo in continuazione la dichiarazione di un ragazzo
innamorato perso alla donna della sua vita. Avevo finito le mie scorte
di
Ciocco qualche giorno prima. Ed ero in uno stato troppo pietoso persino
per
presentarmi in un qualche negozio babbano. Indossavo un pigiama
diverso: i
maialini non mi avevano portato molta fortuna. Cioè,
sì, si erano impegnati ad
aiutarmi ad accalappiare un dottore magnifico, e ci erano pure
riusciti… solo
che era già tutto finito. Senza possibilità di
rimedio.
- In questo stato tra il
semi-suicidio e la depressione lacrimosa avevo passato tutta la
settimana,
tormentandomi, com’è ovvio, su cosa mai avessi
sbagliato. È una cosa così
tipicamente femminile rimuginare all’infinito sui dettagli. E
io non sono per
nulla diversa da voi. Come un mantra mi ripetevo che era tutta colpa
mia, della
mia famiglia spaventosa e del mio aspetto ributtante. Sono quelle cose
che le
donne non possono proprio sperare di evitare: quasi come una
maledizione
genetica, sentono il bisogno fisico di avvilirsi e umiliarsi
ulteriormente.
Come non fosse sufficientemente scoraggiante la faccenda al naturale.
Quindi
ripassavo mentalmente tutti i miei difetti e ne aggiungevo altri, a
rimostranza
che quelli che avevo non erano affatto bastanti a spiegare la
situazione, mi
auto-infliggevo punizioni terribili, e in continuazione mi rimproveravo
sulla
cosa meravigliosa che ero riuscita a rovinare.
- E piangevo. Piangevo come
una maledettissima fontana. A scatti, a singhiozzo, così
tanto da perdere il
fiato, sapevo persino piangere ininterrottamente per ore. Da rischiare
seriamente la disidratazione. Una cosa che le ragazze sanno fare alla
perfezione.
- Naturalmente, le lacrime
non mi aiutavano a dormire. Ma non mi dilungo, sono cose che avete
fatto tutte.
- E arrivai all’ultimo
giovedì sera, il giorno del destino. Lui mi avrebbe lasciata
ed io, preparata
psicologicamente a ciò, avrei fatto, per la prima volta
nella mia vita, una
degna figura. Nessun piagnisteo. Nulla.
- Non riesco neppure a
prendermela con lui, lo amo decisamente troppo. Già, lo amo.
Che palle. Sono abituata
ad amare persone che mi tradivano, ci ho fatto il callo.
- Mi ero illusa che per una
volta le cose mi andassero bene. Che avessi trovato finalmente qualcuno
che mi
ricambiasse. Amiche, se vi capita qualcuno… non siate
ottimiste. Non sarà mai
l’uomo perfetto, perché non esiste nessuno
così bello da meritarvi. Mai.
- Esatto. Nessuno.
- Precisamente in questo
momento sento il mio cervello partorire un’inedita filosofia.
Gli uomini sono
inutili, e le donne hanno il potere. Il potere di
smetterla di lagnarsi
in continuazione se questi luridi sessisti ci trattano male, il potere
di
cambiare le proprie vite in meglio, di prendere in mano la situazione.
Ed è
precisamente quello che farò.
- Non ho bisogno di drogarmi
di cioccolato per sentirmi meglio. No. Né di guardare film
romantici per illudermi
di come dovrebbe essere il vero amore. Nessuna di queste stupidaggini
esiste.
Non per me.
- Smettila con
questa ridicola filippica femminista! Emerge
l’acuta voce nella mia testa, intimando
silenzio a qualsiasi altro pensiero. È
insensata e inutile. Se
c’è una cosa
in cui credi, è proprio l’amore, idiota.
- Non so come sia possibile,
ma mi schiaffeggia mentalmente.
- << Grazie
>>
mormoro, scioccata << Ne avevo bisogno >>.
- E adesso
datti una sistemata, smettila di
macchinare piani suicidi e non disdire la tua partecipazione domani
alla festa.
Per niente al mondo.
- Sì che lo faccio!
Già
immagino i commenti di mamma… non mi posso presentare senza
fidan…
- Mi interrompo
all’improvviso.
- No. Non adesso. Il
campanello suona.
- Corro ad aprire, il cuore
che mi rimbalza fastidiosamente in gola.
- Chissà chi mi aspetto. Non
sarà lui.
- Alzo gli occhi e,
ovviamente, me lo trovo davanti.
- << Ciao Ginny
>> mormora lui con quella sua voce da brividi. Cavolo,
non è giusto. Mi
dimentico qualsiasi cosa. Vuoto mentale.
- << Non dovevi
lavorare? >> chiedo senza molta convinzione, sforzandomi
di mantenere un
tono disinteressato e sostenuto. Quasi mi rimetto a spargere sudore
oculare.
- << Ho chiesto un
piccolo permesso… mi mancavi troppo >>
continua avvicinandosi
pericolosamente. Ipocrita! Io gli mancavo? Non era con Amanda? Sto per
iniziare
a sputare fiamme e veleno, quando lui mi dà uno di quei baci
troppo
convincenti. Di quelli che ti tolgono il fiato per qualche decennio.
- A questo punto, non ho la
più pallida idea di cosa provare. Euforia, gioia
distruttiva, sdegno, rabbia…
forse è un misto tra questi sentimenti, oppure nessuno.
- << Ginny,
c’è
qualcosa che non va? >> mi sussurra
all’orecchio in tono preoccupato.
- Deglutisco, incapace di
dire alcunché. Teoricamente, dovrei esporre le mie teorie
con zelo e
incastrarlo sadicamente, strappandogli una dolorosa confessione. Questo
era,
inizialmente, il mio diabolico piano. Solo che non ho il coraggio di
attuarlo. Per
niente.
- << Draco…
hai
un’altra? >> chiede la mia voce… non
sono io, naturalmente. È lei,
quell’assurda impicciona con manie di protagonismo.
- << Cosa stai
dicendo? >> sibila lui offeso, dopo avermi guardato per
un’eternità
dritto negli occhi. Ed è un’altra frase che, nel
codice molliesco (che ho
casualmente ereditato), vale per ammissione di colpa. Sento qualcosa
staccarsi
all’altezza del petto. Forse è un polmone, una
costola… boh… forse è il mio
povero cuoricino lacerato. Ma si può stare così
male?
- << Per
favore…
lasciami da sola >> bisbiglio come ultima cosa, con un
filo di voce. Lui mi
fissa, sconcertato. Evito i suoi occhi, so che mi avrebbe ferito
guardarlo
un’altra volta.
- Mi avvolgo stretta al mio
pigiama e spalanco ancora la porta.
- Altro che degna figura.
- Draco Malfoy esce dalla
mia casa. E dalla mia vita.
- Hermione mi ha appena
trovata sul pavimento dell’entrata in uno stato che sfiora
l’accattonaggio.
- << Ginny? Che
diavolo è successo? >> chiede con la sua voce
da mamma apprensiva.
- << Draco
>>
biascico dopo qualche scarso tentativo.
- << NO! Dopo tutta la
fatica che ho fatto, questa proprio non me la dovevi fare!
>>.
- << Ci sei riuscita?
>> chiedo, riprendendo un po’ di colore dalla
sorpresa.
- << Ovvio, mia cara.
Molly è disposta a un dialogo semi-civile >>
risponde lei con
soddisfazione.
- << Non ci
sarà
nessun dialogo >> singhiozzo pateticamente.
- << Perché
hai
passato la notte in entrata? >>.
- <<
Perché… be’…
Draco ha un’altra… si chiama Amanda…
io… >> spiego con voce tremolante e
affranta. Hermione mi abbraccia, senza trattenersi dal lanciarmi uno
sguardo
“lo sapevo, poveretta”. Il che non mi fa sentire
poi molto meglio.
- << Su, andiamo
>> annuncia dopo un po’ con un sorriso
preoccupantemente zelante.
- << No, io non mi
schiodo
da questo tappeto >> protesto debole.
- << Sarà un
impresa
ardua spostarti con questa >> si lamenta indicando la sua
lunga ed
elegante bacchetta. Riesce persino a strapparmi un sorriso.
- Mi alzo, totalmente
indolenzita.
- << Cosa…?
>>
mugugno mentre lei mi punta addosso la sua arma di distruzione di
massa.
- Mi guardo allo specchio.
Davvero, non riuscirò mai a capire come faccia ad essere
così eccezionalmente
abile con la magia. Non fosse per lo sguardo vacuo e triste, potrei
persino
considerarmi passabile. Le rivolgo un mezzo sorriso, grata.
- << Che ci fai ancora
in questo assurdo pigiama con una mucca travestita da giraffa?
>> urla
fintamente scandalizzata, facendo comparire dal nulla una maglietta
molto
carina e un paio di jeans.
- << Mi piacciono gli
animali >> protesto offesa. Si mette a ridere.
- << Grazie, Herm
>>.
- << Dai, su! Siamo in
ritardo… tua madre starà dando in escandescenze.
Ti farà gonfiare i palloncini
a mano anche quest’anno se non ti sbrighi >> fa
lei in tutta risposta.
- << Corro!
>>.
- La mia dolce bolla rosa è
scoppiata. I miei occhi si stanno riabituando al grigio piombo. Che
bella
sensazione. È una cosa che non avevo contemplato, ad essere
sincera. Il fatto
di essere così atrofizzata, intendo. Mi sembra sul serio di
essere staccata
dalla realtà di almeno un paio di metri. È
semplicemente sconcertante: non ho
assimilato per nulla la cosa. Considerando poi tutte le scuse che
dovrò
accampare oggi ai miei parenti, gli scherzi stronzi che
dovrò sopportare, le
prese in giro e le canzoni stupide che ascolterò, mi sento
estremamente
insensibile.
- Mentre me ne sto inerte a
gonfiare palloncini sulla sedia della cucina, saluto Molly in un tono
monocorde
parecchio deprimente.
- << Harry è
appena
arrivato >> trilla lei entusiasta, con una certa ingrata
perfidia.
- << Ah >>
mugugno senza prestarle la benché minima attenzione. Non mi
interessa nulla.
Niente di niente riesce a strapparmi una reazione vagamente umana. La
mia mente
è meravigliosamente annebbiata, in anestesia, tipo.
È bello non riuscire a
pensare, a volte. Perché so che, se potessi, penserei ancora
a lui. Soprattutto
a come io sia stupida e illusa.
- Però, al sentire il suono
‘Harry’, la mia sopita vocina del subconscio si
risveglia all’improvviso e
inizia a ronzare fastidiosamente tra i miei neuroni in catalessi.
- << Non vieni a
salutare? >> insiste mia madre e avverto
l’ombra di un’emozione scuotere
i miei nervi. La vocina si sta impegnando per riattivare il mio
sistema. Che
deliziosa iniziativa. Graditissima.
- Te ne vuoi stare ferma,
per piacere?
- No.
- << Certo, arrivo
>> gracchio e la mia voce suona parecchio più
squillante del solito.
Infatti, non sono io. È lei.
- Molly mi fissa,
meravigliata. Una cosa vagamente somigliante a una soddisfatta vendetta
mi
scalda il cuore. Che bello, la perfidia ricomincia a scorrere nelle mie
vene.
- Mi alzo con vitalità
ammirevole per una donna in stato catatonico.
- Mia madre spalanca la
porta e mi trovo davanti non una, ma ben due persone che i miei occhi
non
vorrebbero vedere.
- << Lei è
Pansy,
Ginny >> ma può esistere una madre
così snaturata?
- Non faccio una piega,
ragazze. Per una volta, sono seriamente orgogliosa di me stessa.
- << Piacere di
rivederti, meretrice >> bisbiglio stringendole la mano
<<
Cataplasma >> mi rivolgo a Harry con un cenno infastidito.
- Mi guardano interrogativi.
Soprattutto mia madre.
- << Come stai, Gin?
>> chiede Harry, inconsapevolmente turbato. Naturalmente
non sa cosa
significhi meretrice. Di cataplasma
ha un vago concetto.
- << Magnificamente
>> mento con aplomb << Come vanno gli
affari? >> chiedo a
Pansy squadrando il millimetrico prolungamento del suo tanga, quello
straccio
che ha appeso alla vita. Vita bassa, ovviamente.
- << Bene, grazie
>> è confusa. Sento Hermione ridacchiare alle
mie spalle. Molly ha un
cipiglio concentrato.
- << Hai un bellissimo
esofago, davvero >> commento guardando la sua scollatura
e lei non
arrossisce neppure.
- << Ti piace?
>> trilla dopo un po’, come avesse compreso un
concetto estremamente
difficile.
- << Moltissimo
>> rispondo con aria complice e lei sospira
vanitosamente.
- << Harry, la tua
inutile vita come procede? >>.
- << Stai esagerando,
Gin >> sibila lui scocciato << Comunque
è meravigliosa la mia
inutile vita, grazie >> abbraccia Pansy più
stretto, baciandole il
caschetto al neon << E come sta Draco? >>
infierisce dopo un po’.
Mia madre vacilla, in attesa.
- Hermione, attenta,
trattiene il fiato. Ma la mia reazione è straordinariamente
pacata.
- << Con un cervello
si vive bene, lo sai? >> la mia cognata ride ancora.
- Harry ha un’espressione
furiosa.
- << Piccola
insignificante ragazzina >> sibila piano <<
tradirti è stata la
cosa più sensata che abbia mai fatto nella mia vita
>>. Molly
sgrana gli occhi, incredula. La sento
fremere, alla mia destra. Quelle parole mi accoltellano. Sono orribili,
mi
squarciano.
- Ho qualcosa di molto
cattivo da dire in risposta, ma non ho la forza di pronunciare una sola
parola.
Sono totalmente afflitta e demoralizzata.
- Corro via, quasi in
lacrime. Salgo le scale e inciampo in uno dei gemelli. Mi dirigo senza
degnare
Fred di uno sguardo verso la mia vecchia camera, adibita a deposito
merci, e
richiudo la porta alle mie spalle.
- Tradirti
è stata la cosa più sensata. Forse era
stato così anche per Draco.
- Stetti lì immobile,
accucciata sul pavimento, a meditare su quelle parole. Mi ero svegliata
completamente e il dolore aveva iniziato a farsi sentire con infernale
intensità.
- Hermione aveva provato un
paio di volte a convincermi ad uscire, ma non avevo la minima
intenzione di
scollarmi dagli scatoloni tra i quali ero immersa.
- L’aria sapeva di polvere e
io respiravo spasimante, mentre un raggio fendeva le tende arancioni
che
avevano l’ingrato compito di rallegrare l’ambiente.
Non ci riuscivano gran che.
- Hermione bussa ancora una
volta e mi sforzo di risponderle con un certo garbo, malgrado la mia
voce suoni
spenta e debole.
- << Herm… non
ti
preoccupare, ok? >> non sento passi allontanarsi come
nelle precedenti
sedici volte. Qualcuno tenta di aprire la porta a spintoni.
- La cosa non mi tange
particolarmente.
- Dopo vari tentativi, con
un piccolo schianto il battente di spalanca, andando a sbattere contro
una pila
di giornali, che rovina al suolo in un rimesto polveroso.
- Sento il suo profumo
ancora prima di vederlo. È sconcertante, perché
di tutte le persone che volevo
vedere, lui stranamente è in cima alla lista. Nonostante
tutto.
- Richiude la porta e io non
ho il coraggio di voltarmi. Si avvicina a veloci e furiose falcate,
senza dire
una parola. Mi sento afferrare da due mani vigorose e delicate nel
contempo,
che mi fanno voltare a forza.
- Trovo il suo volto troppo
vicino. E ancora una volta lo trovo estremamente bello. Ha
un’espressione di pura
furia, determinata e spaventosa. Non l’ho mai visto
così alterato.
- << Sei pazza
>> dice a voce bassa << Sei pazza,
completamente. Se credi davvero
a quella stupida storia del tradimento, se credi che >>
si interrompe, e
la sua voce si addolcisce, suo malgrado << …
se credi che potrei
rinunciare a te e scegliere un’altra donna, una qualsiasi,
non ha importanza…
se credi che non mi importi nulla di te… se credi che sia
rimasto traumatizzato
da tua madre, se credi che ti trovi orribile e inguardabile, se credi
che… se
credi che io non ti ami neppure un po’ …
>> sono senza fiato, lui non
smette di guardarmi << Se credi che potrei rinunciare a
questo >>
mi bacia con forza e passione inequivocabili << Se credi
ad una sola
parola di quello che mi hai detto ieri sera… sei totalmente
pazza >>
conclude in un sospiro ansioso.
- Il suo discorso mi lascia
senza parole, del tutto. Nel suo tono c’è quella
sincerità, quella pienezza di
sentimento, quello straordinario amore che
altererebbe il battito del cuore di qualsiasi donna.
- E non posso credere che
l’abbia detto.
- << Puoi
ripetere…?
>> biascico senza riuscire a staccarmi dai suoi occhi,
senza riuscire ad
allontanare l’irrazionale impulso di stringerlo
più forte. Le sue dite sono
strette ai miei polsi, come catene. Ma non fanno male.
- << Dio,
Ginny… Io ti
amo >> sussurra e io sorrido, colpita dal suono di quelle
parole. Sono
solo per me. Per nessun altra.
- << Io…
Draco…
perdonami… non ho capito più niente
>> tento di spiegare, ma mi sento
patetica. Ho dato credito ancora una volta al mio sesto senso del
cavolo, ai
miei castelli in aria e al codice molliesco, che sono tutto tranne che
presupposti affidabili. Ho rischiato di perdere un uomo perfetto, che
mi ama
davvero. Per degli insulsi sospetti che non contavano nulla.
- Sei davvero
stupida.
- Già.
- << Io… non
so
ballare… erano delle lezioni di ballo >>
mormora lui, vagamente
imbarazzato. Delle lezioni di ballo. Per la festa. Amanda era la sua
istruttrice. Delle cretinissime lacrime mi rigano le guance.
- Si può essere
così stupendi? Delle lezioni di
ballo.
- << Perché
piangi?
>> sussurra al mio orecchio, e ha un mezzo sorriso nella
voce.
- Inizio a ridere, tra i
singhiozzi. Lo guardo negli occhi, con intensità, poi non
resisto.
- Lo abbraccio, lo assalgo,
lo attiro verso di me, lo bacio, infilo le dita tra i suoi capelli. Lui
risponde, entusiasta, e barcolliamo ridendo tra gli scatoloni in
equilibrio
precario, demolendone la maggior parte.
- Davvero non posso
abituarmi ai suoi baci. Sono la cosa più sensazionale che si
possa provare a
immaginare. E la cosa meravigliosa è che non li sto
immaginando. Sono reali.
Sulla mia pelle.
- Una voce familiare emerge
al di là della porta.
- << Ehi…
Draco… Molly
insiste perché tu dia un’occhiata a
Harry… gli hai fatto male sul serio
>> Hermione è piuttosto rilassata, per nulla
ansiosa di una risposta.
- << Che gli hai
fatto? >> chiedo tra le risate.
- << Chi, io?
>>. Annuisco, divertita. Lo bacio ancora un po’.
- << Nulla, davvero.
Solo qualche ossa frantumata e qualche dito aggiuntivo… il
solito, ci è abituato
>>. Sorridiamo assieme.
- << Darò una
risposta
negativa >> annuncia Hermione ridendo. Sento i suoi passi
scendere lievi
le scale.
- << Non vorrai
vanificare due settimane di sforzi, spero >> commenta
Draco dolcemente.
- << Affatto…
sono
davvero curiosa di vederti ballare >> rispondo leggera.
- << Spero che nonna
Franziska mi conceda qualche danza… tua madre si
è già prenotata >>.
- << Mia madre?
>> balbetto incredula.
- << Già, a
quanto
pare ho un certo ascendente sulle donne Weasley >>
conferma lui
compiaciuto. E come dargli torto?
- Sento ancora dei passi
fermarsi sulla porta.
- << Scusate se
interrompo ancora il vostro tubare nella stanza degli scatoloni, ma vi
state
perdendo una scena divertentissima >> bisbiglia Hermione
<< Molly
ha appena trasformato Pansy in una gallina e nonna Franziska sta
cercando di
irretire Harry >> spiega ridendo.
- << Oh! Arriviamo
>> esclama Draco << Devo solo approfondire
una cosa >>.
- << Cosa?
>>
chiedo ingenuamente.
- << Ricordi i
discorsi filosofici con la tua biancheria? >>.
- Rido maliziosamente,
baciandolo piano.
- << Pervertito
>>.
- << Lo
prenderò per
un complimento >>.
- << Lo
è… ti amo
>> bisbiglio piano e lui sorride.
- Una deliziosa bolla rosa e
zuccherosa torna ad avvolgermi. Sono così felice che mi
metterei a saltare se
potessi. Ma sono variamente impegnata.
- Ragazze, in bocca al lupo.
Ne auguro uno anche a voi.
- Perché questo non
è un
sogno, né una rara malattia che mi fa immaginare certe cose.
Oh, no. Affatto. E
non chiamate un altro dottore, per carità. Non serve!
- Per la privacy, invece, è
la stessa storia di sempre.
- Non vale
anche per me, vero?
- No, tesoro, vale soprattutto
per te.