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Autore: Fenio394Sparrow    05/01/2015    4 recensioni
{Lo Hobbit|| OC|| Arya!Centric || Movieverse|| Long|| Prequel! Winter is Coming}
{«State sorvolando sulle condizioni in cui lascerete andare, signore.»
Thranduil la guardò stupito, senza capire dove stesse andando a parare Arya. «Non so quale considerazione abbiate riguardo gli uomini, signore, o delle bambine che si accompagnano ad un gruppo di nani, ma vi assicuro che io non sono stupida, e questo accordo mi puzza d’imbroglio. Ci lascerete liberi, certo, ma magari nel mezzo della foresta e senza viveri né armi e saremo alla mercé dei ragni in meno di un giorno, e tanti saluti alla nostra impresa. Perciò penso che vi convenga alzare un po’ la posta, Sire, perché io non faccio beneficenza e i miei servigi non sono a poco prezzo.» Arya sorrise amabilmente.}
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bilbo, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Di Sette Regni e una Terra di Mezzo'
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Radioactive
 
-Le vie del Signore sono infinite-
;Detto popolare;


 

Piccoli appunti, miei fedeli fans (?)
- I nani di Tolkien sono alti dal metro e quaranta al metro e sessanta, quindi alcuni della Compagnia sono alti quanto Arya (se non un paio di centimetri in più) tipo Kili, Fili, Thorin e Dwalin, i più alti della compagnia :3
-Ricordate, Arya è una fangirl  e principalmente opera nel fandom di Game of Thrones, Harry Potter, Shakespeare  e Marvel ;) I metalupi fanno parte dell’universo Trono di Spade, sono die lupi molto più grossi e, in sostanza, molto più fighi dei classici lupi u.u

 

 
Quella grotta puzzava incredibilmente. Si domandò che cosa potesse esservi accaduto per avere un tanfo del genere, perché, davvero, non riusciva ad immaginarlo – e lei aveva tantissima immaginazione. O meglio, proprio non riusciva ad immaginare qualcosa di terrestre che fosse in grado di puzzare così – non credeva che quello in cui fosse capitata fosse l’habitat migliore per dei bufali o dei bisonti. Fatto sta che si stava ancora chiedendo come avesse fatto ad arrivare lì, perché non ricordava niente. Non riusciva a ricordare come fosse arrivata, non riusciva a ricordare cosa stesse facendo prima, dove fosse prima. Prime di cosa, poi? Prima di sparire dalla città e ritrovarsi in una grotta nel pieno del bosco?

La caverna era spaziosa, leggermente più in basso rispetto al livello della foresta lì fuori, poco luminosa e zeppa di oggetti che avevano tutta l’aria di provenire da un’epoca passata, tipo il Medioevo o giù di lì. Siccome non riusciva proprio a tenere a freno la sua curiosità stava esaminando già da un po’ i manufatti, trovandovi diversi gioielli –bellissimi, certo, ma a suo parere troppo estrosi perfino per lei- e tante armi, spade soprattutto. Ve ne era una che superava di gran lunga in bellezza tutte le altre: era pesantissima per lei, infatti non riuscì a tenerla in mano per molto, ma abbastanza per ammirarne la fattura e rimanerne incantata. Aveva un design leggero, quasi sembrava fatta di vento; le venne in mente che Tolkien descriveva così le armi degli elfi e un sorriso le spuntò sulle labbra: magari fosse stata una vera lama elfica! Tuttavia non si spiegava perché quella spada in particolare fosse rimasta così bella e lucente mentre le altre avevano un aspetto orribile: di certo era ancora rimasta affilata. Ma lei volle controllare, e non appena pose il dito lungo il filo della lama il sangue iniziò a sgorgare vivace dal dito, imbrattando leggermente la lama. Quasi le cadde l’arma: la ragazza sibilò di dolore portando il dito alla bocca. Stupida. Così la prossima volta impari a toccare una spada affilata.

Ma quando mai le sarebbe ricapitato di toccare una spada in generale? Mai, sicuro. Avrebbe potuto portarla a casa e appenderla alla parte della sua camera –lontana dalle grinfie di sua sorella- e se un giorno fossero giunti dei ladri … bè, avrebbe avuto di che difendersi. Siccome il suo indice sembrava averci preso gusto a sanguinare, decise che forse – ma proprio forse, eh!- era il caso di uscire e cercare un ruscello in cui bagnarsi e disinfettare il taglio – non avrebbe mai finito di stupirsi della quantità di sangue che scorreva in un unico dito. Rimise nel fodero la spada con la sinistra in modo molto impacciato e si diresse verso l’entrata della grotta, agognando aria pura: addirittura le mosche giravano lì, ma che cosa era in grado di puzzare così tanto? Provò a risalire, ma la sua uscita dalla grotta fu bloccata da una figura inaspettata.

Un signore anziano, bastone di legno e  cappello a punta, stava scendendo cautamente sul terreno soffice, seguito da un altro tizio che ad occhio e croce doveva essere alto quanto lei, e, dietro di loro, vi erano altri uomini dalle lunghe barbe folte, anch’essi piuttosto bassi – bassi quanto lei, se non di più!
«Un bottino troll» borbottò Cappello a Punta. «Fate attenzione e dov- e tu che ci fai qui?»
  La ragazza ci mise qualche secondo a capire che ce l’aveva con lei e che aveva parlato in inglese. Decise quindi di rispondere nello stesso idioma, togliendo il dito dalla bocca per non risultare più infantile di quanto già non fosse: «Io .. io non lo so. Chi siete voi?»
«Ma che sciocco! Io sono Gandalf il Grigio, e lui è Thorin Scudodiquercia, e loro sono i nani della Compagnia. Qual è il vostro nome?»
Marina fece molte cose in quel piccolo lasso di tempo che occorse per pronunciare le due frasi.

Primo: si congratulò con sé stessa per riuscire a capire perfettamente ciò che diceva e si disse che vedere tutto Game of Thrones in lingua originale era stato un lampo di genio da parte sua.
Secondo: non appena registrò i nomi “Gandalf “ e “Thorin” aggrottò le sopracciglia, ripetendosi che no!, non potevano essere loro perché era impossibile, matematicamente impossibile!
Terzo: scoppiò a ridere, ridere tanto forte da piegarsi su sé stessa. Non era una di quelle risate piacevoli da sentire: la sua vocetta acuta era enfatizzata dai toni striduli ma contagiosi delle risa, specie se poi stavano iniziando a diventare isteriche -perché alcuni pezzi stavano combaciando nella sua mente. Allora era vero che quella spada era elfica! Era vero che erano stati dei troll ad infestare quel luogo!

La ragazza tacque di colpo, osservando stralunata tutto il gruppetto che si era formato all’entrata della grotta. Fece un passo in avanti, come a voler andare a verificare che tutto ciò fosse reale, che non fosse solo un brutto scherzo che la sua mente le stava giocando. Forse si era addormentata da Arianna, forse aveva bevuto e non se lo ricordava –quante volte la sua amica le aveva detto di non esagerare?- o forse era davvero la realtà quello che stava succedendo.
«Non è possibile ..» sussurrò in italiano, portando le mani sul naso e facendole scivolare giù, come a voler togliersi quel pensiero di dosso. Percepì una scia umida bagnarle il viso e si ricordò del sangue sul dito, ma accantonò subito il pensiero. Certo che era una finzione.
«Cos’avete detto?» chiese l’uomo che affermava di essere Gandalf.
«Ho detto» ripetè, stavolta in inglese «che non è possibile»
«Perché no, mia cara?»
«Perché» rispose leggermente stizzita dal tono accondiscendente dell’uomo «Voi siete personaggi di un libro. Voi non siete reali»
Quest’affermazione dovette lasciarli tutti basiti, perché un silenzio grave iniziò a pesare sulle loro teste, facendo sentire la ragazza tremendamente in colpa.
«Mi dispiace ma .. ma io lo so, io li ho letti quei libri. Però .. però ..» nel libro però c’è qualcuno che muore, anche se non mi ricordo chi.
«Non dire stupidaggini, ragazzina» sibilò quello che doveva essere Thorin – non se lo ricordava così antipatico. Aveva detto quattro parole e già le stava sulle palle. Ottimo.

«Non sono una ragazzina» rispose lei  alterata, mentre la mano iniziava ad inumidirsi tutta per via del sangue: «Solo perché dico qualcosa a cui tu non credi non vuol dire che non sia vera. Se io ti dicessi che credo in Buddha e non in Dio non mi chiameresti ragazzina per questo. Le hai mai viste le balene? No, ma sai che esistono.» Le balene non c’entravano poi molto in verità, ma doveva pur fare bella figura in qualche modo, no?
Furono le parole che pronunciò riguardo alle due divinità che convinsero Gandalf che la ragazza stesse dicendo la verità. Ricordava molto vagamente quei nomi, qualcosa di cui Manwe lo aveva messo al corrente molto tempo fa. Doveva scoprire più cose su quella ragazzina.

«Cosa puoi dire che possa convincerci che tu ci stia dicendo la verità?» chiese così lo Stregone. La ragazza impiegò qualche secondo a rispondergli, aggrottando le sopracciglia come se stesse cercando le parole, poi parlò, enfatizzando involontariamente quello stranissimo accento: « Voi siete la Compagnia di Thorin Scudodiquercia. State partendo per riprendervi Erebor e uccidere il drago – di cui ho dimenticato il nome. E’ una missione segreta, ma siccome i nani dei Colli Ferrosi non hanno accettato di venire e voi avevate bisogno di uno scassinatore siete arrivati nella Contea e avete .. avete .. arruopato Bilbo Baggins nella vostra Compagnia, sì?»
Thorin scese le scale arrivando ad un passo da lei, sembrava arrabbiato: «Tu come fai a sapere tutto questo?»
«Ve l’ho detto!» rispose lei arrabbiata, indietreggiando di un passo: «Ho letto i libri qualche anno fa! Non me li ricordo benissimo! Io devo solo tornare a casa! I miei si staranno già preoccupando, non so da quanto tempo sono qui.»
«Non credo che tornerai a casa presto» disse Gandalf avvicinandosi. «Come ti chiami?»
Marina pensò vagamente che non doveva dar confidenza agli sconosciuti, forse fu per questo che si bloccò a metà parola: «Mar … Arya. Mi chiamo Arya, sì.» annuì per enfatizzare la cosa.
Thorin la guardò sospettosa: «Arya? Sei sicura? Arya e basta?»
«Sicurissima! Arya .. Sparrow. Arya Sparrow, piacere.»
Arya. Le piaceva quel nome.
«Bè, Arya, mi dispiace ma non credo di poterti aiutare. Da dove provieni?» chiese Gandalf poggiandosi al suo bastone.
«Roma, Italia. Conoscete?»
Dagli sguardi attoniti che si lanciavano credeva proprio di no.
«Bene, Arya Sparrow dall’Italia, ho deciso, tu verrai con noi» stabilì con un sorriso bonario Gandalf.
«Che cosa!?» sibilò Thorin girandosi verso lo stregone: «Lo sai che non possiamo portarci altri pesi morti appresso, Gandalf»
«Thorin, mi addolora vedere che ancora non hai capito che c’è sempre un disegno in ciò che faccio.» rispose serio Gandalf. Poi guardò verso Arya, sorridendole gentile: «Arya non sarà un peso morto, vero?»

La ragazza sorrise di rimando, corrucciandosi subito dopo: «Gandalf, non posso. Devo tornare a casa. Mia madre morirebbe dal dolore, non sto scherzando. Una volta eravamo al centro commerciale e mi sono persa, tu non vuoi sapere in che stato stava lei. Non so da quanto tempo sono scomparsa, non so come tornare ..»
«Per questo, Arya, devi venire con noi. Non possiamo aiutarti, ma sei troppo importante per essere lasciata qui. Ti prometto che quando la missione sarà compiuta, troverò un modo per riportarti indietro.»
Arya impiegò un paio di secondi per recepire tutto, ma alla fine annuì e sorrise a trentadue denti: «Andata.» “Wao, ha detto che sono importante!”
«Benissimo» fece Thorin lapidario: «Oin, disinfettale la mano prima che si dissangui. Benvenuta nella nostra Compagnia, Arya Sparrow.» Non sembrava felice di questa cosa, ma la ragazza apprezzò comunque quel “benvenuta” che la fece sorridere: «Grazie»
S’inerpicò su per la salita della grotta, tenendo la mano sanguinante lontano dal terreno. Uscì e si avvicinò al nano indicatole da Thorin, quello con le trecce strane nella barba grigia.
Speriamo solo di essere in gamba quanto la vera Arya e quanto il vero Sparrow. Pensò lei mentre Oin la faceva sedere su una roccia e le medicava la ferita. Il taglio in sé non era poi molto grosso o profondo, era solo il sangue che gli dava un tocco macabro e lo faceva apparire più grave di quanto non fosse. Le mise un composto di erbe tutto molle – Arya sospettava fossero masticate- e poi fasciò rapidamente il dito con una garza. A vederlo così non sembrava poi tanto grave come cosa.
«Grazie» sorrise Arya al nano, che la guardò e le sorrise di rimando: «Oin, al vostro servizio»
Il saluto la lasciò piuttosto perplessa, ma si affrettò a replicare nello stesso modo; Oin se ne tornò giù dai suoi amici, dove sembrava stessero scavando nel terreno. Sporgendosi, Arya capì che aveva ragione; ma Gandalf e Thorin uscirono, ordinando agli altri di tornare su. Aveva chiamato Bofur, Gloin e Nori.
Oddio, pensò la ragazza, allora è tutto vero! Provò a rialzarsi da terra facendo leva solo su un braccio, ma non ci riuscì, perché una mano era tesa verso di lei.

Alzò lo sguardo stupita, trovandosi davanti un nano biondo con buffi baffi trattenuti in due treccine appena sopra il labbro superiore, il sorriso in volto: «Serve una mano?»
Lei accettò con un sorriso il suo aiuto, rimettendosi “agilmente” in piedi –in realtà quasi la tirò su di peso lui- e gli rivolse un bel sorriso sincero: «Grazie per l’aiuto. Tu sei?»
«Fili, al vostro servizio!» e si esibì in un profondo inchino davanti a lei.
«Oh» sussurrò la ragazza-ancora con questo “al vostro servizio”?- ma fece una leggera riverenza anche lei: «Anche io. Puoi darmi del tu, Fili. Io sono Arya.»
«Ed io sono Kili!» S’intromise una voce allegra spuntando dal nulla. Un altro nano, castano, identico a Fili, si presentò sorridendo, inchinandosi profondamente davanti a lei e le fece l’occhiolino. Arya rise- conosceva quei due da tre nanosecondi e già le stavano molto simpatici- e ricambiò l’occhiolino: «Scusami caro, sono già fidanzata»
Il sorriso morì sulle labbra di Kili, alimentando le risa di Fili e della ragazza: «Peccato, Kili»
«Dai, ti andrà meglio la prossima volta» Arya si spolverò i jeans – più per fare qualcosa che altro- «Ditemi, ragazzi..» i due si avvicinarono, ascoltandola: «Come si chiamano tutti gli altri? Allora, quello là scorbutico e antipatico è Thorin-»
«Ah, non te la prendere, Arya» fece Kili.
«Già!» annuì suo fratello: «All’inizio fa così con tutti. Anche con noi che siamo suoi nipoti! A chi lo fa fare il primo turno di guardia? Sempre a noi! Però poi ci si abitua e lui migliora»
«Sarà ..» borbottò la ragazza«Ma a me continua a non piacere. Comunque: Thorin, Gandalf, voi due, Oin, Bilbo ..» indicò ognuno man mano che li nominava: «E gli altri?»
«Allora» esordì Kili: «Questo è Bofur» e indicò un nano con un buffo cappello sul capo: «Poi abbiamo Ori, Nori, Bifur, Bombur..»
«Balin, Dwalin e Dori» concluse Fili.
«Non li imparerò mai tutti» sussurrò affranta la ragazza. Ma non poteva chiamarli “Ehi tu!” oppure “Nano” oppure “Amico!” Meglio di no, specie con quello lì pieno di tatuaggi in testa –Dwalin.  Però, dai. Poteva cavarsela.

«ARRIVA QUALCOSA!» urlò Thorin facendo sobbalzare la ragazza: «Restate uniti!»
Quasi fosse stato un movimento automatico, prima che Arya potesse rendersene conto, Fili e Kili si misero davanti a lei, avvicinandosi verso il gruppo e mettendosi in posizione difensiva. Fruscii e zampetti pesanti, sinistri, provenivano dalla selva: tutti quanti – nani, Arya, Bilbo e Gandalf- erano in trepidante attesa. Quale sarebbe stato il nemico da fronteggiare? Arya sperava non fossero orchi. Aveva un vago ricordo dei libri che aveva letto sulla Terra di Mezzo e nessuno riguardo al film: aveva letto i libri, perché guardare la trasposizione cinematografica quando c’erano i fumetti da leggere o Game of Thrones su cui avanzare teorie? Però in quelle vaghissime memorie una cosa era impressa nella sua mente: orchi. Non sapeva se avrebbe retto alla vista di uno di quelli senza iniziare ad urlare – si riteneva una persona abbastanza coraggiosa, sicuramente più di chiunque conoscesse, ma gli orchi … E se .. e se fossero stati ragni giganti?

L’urlo era lì lì per uscire dalle sue labbra quando dei conigli spuntarono dalla selva, trascinando una slitta con un tizio con la cacca di uccello in faccia ed Arya invece di urlare ridacchiò nervosamente, portandosi la mano a sistemare i capelli – viziaccio di famiglia: quando era nervosa o faceva così o iniziava a mangiarsi le unghie.
«LADRI FUOCO ASSASSINIO!» urlò invasato l’uomo, destabilizzando la ragazza. Ma che diamine ..?
«E’ Radagast il Bruno!» li informò Gandalf abbassando le armi. Sembrava che Radagast volesse dirgli una cosa importante, molto importante, ma continuava a bloccarsi a metà frase: «Oh! Avevo un pensiero proprio qui sulla punta della lingua e ora l’ho perso!»
Non riuscì a capire cosa disse dopo – oltre che in inglese stava parlando strano, come se avesse qualcosa in bocca- infatti chiese a Fili cosa stesse dicendo. Il nano si limitò a scuotere la testa mentre Gandalf estraeva dalla sua bocca un insetto lungo e schifoso. «Bleah!» esclamò la ragazza: «Che schifo!»
Poi ci si chiede perché nel medioevo moriva tanta gente. Basti guardare a che razza situazione igienica c’era!

Gandalf e Radagast si appartarono, e gli altri colsero l’occasione per riposarsi un po’ – compresa Arya. Non aveva fatto poi molto quel giorno, però doveva ammettere di essere abbastanza scossa. In realtà doveva complimentarsi con sé stessa: aveva appreso la notizia dell’esistenza della Terra di Mezzo molto bene; con stoica fermezza aveva accettato di non rivedere la sua famiglia e Leo per non si sa quanto tempo; certo che si doveva complimentare con sé stessa! Sua sorella avrebbe avuto una crisi isterica dal primo secondo, iniziando a dar di matto: lei invece no, lei era rimasta composta e assolutamente calma. Certo, avrebbe preferito finire su Asgard o a Hogwarts invece che in un posto di cui ricordava poco o niente, ma se la vita – o la sua mente, chissà- le stavano giocando questo scherzo – o regalo- lei era intenzionata a coglierlo. Stava osservando senza realmente vederle le proprie converse, smuovendole sul terreno distrattamente quando decise di alzarsi, rimboccandosi le maniche –metaforicamente parlando visto che indossava una t-shirt: «Come vi posso aiutare? Cosa posso caricarmi?» al che la guardarono un po’ stupiti, ma le affidarono qualche zaino e borsa –tutti piuttosto leggeri in realtà. Stava per protestare per averne altri –i nani si caricavano tanta roba, ce la faceva a reggere altro peso- ma un guaito catturò la sua attenzione.

«Metalupo?» sussurrò  spaventata, iniziando a stringere convulsamente la stringa di una borsa.
«Ci sono i lupi da queste parti?» chiese Bilbo preoccupato.
«Lupi? No, quello non era un lupo» affermò serio Bofur stringendo a sé il suo piccone. Da sopra l’altura provenne un basso ringhiare e tutti si girarono verso la fonte del suono: un coso enorme, orribilmente grande e cattivo stava venendo giù lentamente, scoprendo le zanne e ringhiando minaccioso. Ad Arya scappò un gemito che si tramutò in uno strillo quando la bestia saltò addosso a Dori, schiacciandolo sotto il suo peso.
«FATE QUALCOSA!» urlò qualcuno, Thorin estrasse la sua spada –Arya notò che era quella che aveva toccato lei prima, sporca del suo sangue rappreso- e uccise il lupo con un solo movimento.
«KILI! Usa l’arco!» urlò a suo nipote per ucciderne un secondo che sbucò dalla selva retrostante; Kili scoccò la freccia e lo colpì alla giugulare, quello cadde a terra ma provò a rialzarsi, non riuscendoci, visto che Thorin lo finì recidendogli la gola assieme a Dwalin.
«Un Mannaro ricognitore» esalò mentre estraeva con fatica la spada dal collo dell’animale: «Un branco di orchi non è molto distante»
«O-orchi?» Balbettarono all’unisono Bilbo e Arya.
Gandalf si avvicinò affannato verso Thorin: «A chi hai parlato della tua impresa oltre che alla tua famiglia?»
«A nessuno.»
«A CHI LO HAI DETTO!?»
 «A nessuno, lo giuro.»
Ah, allore se lo giura lui, pensò Arya leggermente contrariata.
«In nome di Durin, che succede?»
«Vi stanno dando la caccia, dobbiamo spostarci»
La ragazza corrugò le sopracciglia: «In nome di chi?» Si girarono verso di lei: i nani come a dire “Come sarebbe a dire in nome di chi?” gli altri “Ma ti pare il momento!?”
«Dobbiamo andarcene di qui!»» fece Dwalin minaccioso.
«Non possiamo!» piagnucolò Ori da lassù: «Sono scappati!»
«Li depisto io» fece Radagast incredibilmente sicuro.
«Ma cos …»
Gandalf si voltò verso l’altro Stregone: «Questi sono mannari di Gundabad, ti raggiungeranno!»
«E questi sono conigli di Rhosgobel.» Gonfiò il petto d’orgoglio: «Vorrei che quelli ci provassero.»
 
E a quanto pareva quei conigli di Rhosgobel erano davvero veloci, perché sebbene i mannari provassero a raggiungerli, quelli gli sfuggivano sempre da sotto il naso, alimentando così le risate dello Stregone.
«Andiamo» borbottò Gandalf sporgendosi dalla roccia dietro cui si erano nascosti iniziando a correre. Il terreno era tutt’altro che facile da percorrere: alla foresta verde e spumeggiante di prima si era sostituita una sorta di pianura d’erba secca gialla, punteggiata qua e là di verde e cosparsa del grigio delle rocce. Arya avrebbe tanto voluto fermarsi a scattare qualche fotografia ma 1) non aveva una macchina fotografica; 2) stava correndo per istinto di sopravvivenza, le sue gambe scattavano avanti e indietro da sole, tremanti; 3) non voleva morire né perdere di vista Fili e Kili.
«Presto, muoviamoci!»
«Restiamo uniti!»
Girarono senza seguire un percorso apparente, coperti da una roccia; ma Ori dovette aver accelerato troppo, perché si sporse e sentì un “ORI NO!” ch confermò la sua teoria. Si strinse un po’ a Fili, respirando affannosamente.
Gandalf li fece passare guidandoli verso la prossima meta: «Presto, presto!»
Non sapeva dove stessero andando, non se lo stava chiedendo in realtà: sebbene i mannari non fossero dietro di loro, Arya stava tremando di paura; sentiva il loro fetore caldo sulla pelle, udiva le zanne schioccare, gli artigli grattare la terra e l’unica cosa a cui pensava era la dolore che avrebbero procurato loro se quei cosi li avessero trovati. Si accucciarono contro una roccia, percependo una presenza sopra il masso. Erano loro! Erano loro venuti a prenderli e ad ucciderli!
Arya trattenne un singulto tappandosi la bocca con una mano: Fili dovette capire che non stava bene perché le rivolse un sorriso tirato ma rassicurante che la fece stare meglio. Deglutì e annuì, mentre osservava come Kili scoccava la freccia e centrava il bersaglio. Fu una lotta breve ma rumorosa – troppo chiassosa!    Che attirò tutti i mannari su di loro.
«MUOVETEVI!» Urlò Gandalf: «Correte!»
Finirono in un spiazzo erboso, completamente circondati da quelle fetide creature. Le si rivoltò lo stomaco solo a guardarle, quindi si avvicinò il più possibile al resto del gruppo, dove aveva l’illusione di sentirsi un po’ protetta. Non aveva nemmeno un coltello con cui difendersi!
«Dov’è Gandalf!?» urlò disperata.
«Ci ha abbandonati!»

«No, non è vero ..» sussurrò più a sé stessa che agli altri, ed aveva ragione, perché Gandalf spuntò lì all’improvviso da dietro un masso, urlando loro di venire da quella parte. Arya corse verso di lui e aiutò lo hobbit ad entrare per primo, poi si buttò in scivolata lei, atterrando sul terreno di pietra del cunicolo.
Contò personalmente assieme allo Stregone che ci fossero tutti, sospirando di sollievo quando la compagnia fu al completo.
Udirono suoni di trombe e cavalli e colluttazioni, poi il corpo morto trafitto da una freccia di un orco cadde ai suoi piedi, facendola strillare di orrore. Si allontanò di scatto schifata, mentre Thorin si chinava e affermava che quella era una freccia elfica.
«Elfi?» domandò lei frastornata.
«Ti senti bene, Arya?» le chiese Kili sorridendole sornione: «Sei un po’ palliduccia»
«Sto bene, sto bene. Voi?»
Tutti asserirono di star bene e un altro sospiro di sollievo le scappò, portandola a passarsi nervosamente le mani fra i capelli legati.
«Non vedo dove porta il sentiero! Lo seguiamo o no?»
Arya e Bofur parlarono nello stesso istante, frettolosamente: «Lo seguiamo, certo!»
«Direi che è una cosa saggia» sussurrò Gandalf.
 Ah, il gusto dell’ignoto. Chissà dove l’avrebbe portata.

 
Welcome to the new age
-Imagine Dragons-




Allora sono di corsa. 6 pagine di word, buon anno, non betato, aiuto devo scappare. Vi voglio bene <3
Feniah <3
   
 
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