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Autore: 365feelings    05/01/2015    2 recensioni
Raccolta di vario genere e vari personaggi; molte percabeth e jasiper perché canon is the way. E anche tante solangelo. Headcanons come se non ci fosse un domani, non posso assicurare che siano sempre fluff. Qualche AU (ok, tante AU) e future!fic.
30. Non c'è fama più grande (Ares/Afrodite)
«Era una semidea» la corregge «Ha dimostrato la sua aretè e ora la sua timè è salva, è scesa nell’Ade serena. Ci saranno altri eroi e conosceranno la sua storia, non c’è fama più grande».
La dea svuota il suo calice. Sa che Ares ha ragione e sa anche di essere una madre distratta e poco presente, ma per Silena (per tutte le sue figlie) ha sempre desiderato di meglio che la morte in battaglia. Una vita lunga, per quanto lunga possa essere quella di un mortale, e felice, sicura. Non è quello che vogliono tutte le madri, che voleva anche Teti?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Jason/Piper, Leo Valdez, Nico di Angelo, Percy/Annabeth, Will Solace
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Autrice: kuma_cla
Titolo: Di cani, anticorpi e visite inaspettate
Coppia: Will/Nico
Rating: verde
Genere: commedia
Avvertimenti: slash, modern AU
Note: dopo tanto (?) p0rn torno anche a scrivere cose normali.
  • La storia partecipa alla Demigod Exchange; la letterina in questione è quella di Ainsel, richiesta#4. Perdonami per averci infilato un po’ di solangelo (ho cercato di trattenermi, però XD).
  • Ho volutamente lasciato il passato di Nico vago, quindi siete liberi di immaginarvi Bianca viva o morta. Se cito solo Hazel è perché la adoro e la preferisco alla sorella di sangue. Ho usato la figura di Maria piuttosto che di Bianca per lo stesso motivo (in questo caso, però è intuibile che la madre sia morta).
  • Headcanon1: Will è freddoloso. So che qui alcuni hanno headcanon contrari, perché è figlio di Apollo. Però appunto perché è legato al sole mi piace pensare che in inverno abbia terribilmente freddo. Nico al contrario ha una resistenza maggiore.
  • Headcanon2: Will veste di giallo perché sì. È adorabilmente ridicolo.
  • Headcanon3: si dice (?) che i medici siano poi i peggiori pazienti. Will poi non si è mai ammalato in vita sua…
  • Headcanon4: Nico&Frank compagni di giochi, che si tratti di Mitomagia nel canon o di videogiochi in una AU, loro due saranno sempre in un angolino a sfidarsi.
  • Non specifico cosa faccia nella vita Nico oltre a dormire fino a tardi perché non ne ho idea; per me fa l’ereditiere XD
  • Da quanto ho capito Mrs. O’Leary è un mastino, ma io preferisco immaginarla come una grande e pelosa Terranova.
 
 
 
 
Tutto ha inizio con un cane. Ma non un cane qualsiasi: con Mrs. O’Leary, il cane di Percy Jackson.
Percy che conosce da quando sono bambini, Percy che è stato la sua prima cotta, Percy a cui (anche a distanza di anni da quando ha superato l'infatuazione) non riesce a dire di no, Percy che va in Europa con Annabeth e non può portare in aereo Mrs. O’Leary. Me la terresti tu? Sono solo tre settimane.
Come no, gli ha risposto. Io e Mrs. O’Leary andiamo d'accordo, io e Mrs. O’Leary siamo grandi amici.
Quindi Nico, a due settimane da Natale, si ritrova con un cane a cui badare e non c'è nessun problema, davvero. Lui e Mrs. O’Leary si divertono insieme, non rendono conto a nessuno se non a loro stessi, fanno tardi la sera e mangiano quando vogliono. Mrs. O’Leary è quasi meglio di una persona perché non si lamenta quando gioca a Guitar Hero e non riempie i silenzi con inutili chiacchiere. Sembra inoltre piacere anche a Will (alto, biondo, occhi azzurri e sorriso gentile, una laurea in medicina: il ragazzo che tutte le madri vorrebbero accanto le proprie figlie). E sta portando a spasso Mrs. O’Leary quando Will finalmente gli chiede di uscire.
La loro, insomma, ad una settimana dalla partenza di Percy e Annabeth, è una convivenza idilliaca e sembra che nulla possa scalfirla. Nulla che non sia il bollettino meteo di quel Natale. Gli esperti parlano di una massa d’aria fredda, proveniente dall’Artico, che ha già investito il Canada causando numerosi disagi e che sta raggiungendo New York; l’hanno chiamata Chione e promette neve e freddo come se il mondo dovesse affrontare una nuova glaciazione. Nico ha rifornito il frigo e la dispensa del suo appartamento e deciso a restare chiuso in casa per tutta la durata del brutto tempo, quando si ricorda di Mrs. O’Leary e delle esigenze che prevedono almeno due passeggiate al giorno.
 
La mattina (o forse dovrebbe dire il mezzogiorno) in cui si risveglia e trova New York imbiancata, per quanto desideri restare sotto il piumone e spegnere la luce, è costretto ad alzarsi e prendere il guinzaglio.
Che non avrebbe dovuto lasciare il letto, è chiaro sin da subito: non appena apre il portone rischia infatti di scivolare su una lastra di ghiaccio e di rompersi l’osso del collo. Ma ormai è fuori, quindi tanto vale proseguire (stando ben attento a dove mette i piedi). Mrs. O’Leary lo segue entusiasta per la strada, annusando l’aria gelida, e una volta a Central Park decide che la neve è cosa più bella del mondo. Mentre il cane corre e si rotola a terra, Nico aspetta sbadigliando e controllando il telefono. C’è un messaggio vocale di sua sorella che ascolterà una volta tornato a casa (non vuole che tutto Central Park senta cosa ha da dirgli Hazel, non che ci sia molta gente a passeggio quel giorno), un messaggio di Percy che gli chiede come sta Mrs. O’Leary e diversi messaggi di Will in pausa pranzo e decisamente preoccupato per quel drastico calo di temperature.
Tutto ha inizio con un cane, un magnifico esemplare femmina di Terranova, e uno starnuto. Si stringe nella sua giacca a vento nera e non ci fa caso; nell'arco di tre giorni si ritrova con l'influenza.
 
Mi dispiace, non possiamo vederci, ho la febbre, scrive da sotto un piumone e una coperta di plaid. Ha gli occhi che bruciano dalla stanchezza, la testa pesante e dolori ovunque come se avesse settant'anni e fosse appena stato investito da un treno merci. Come se non bastasse ha dovuto disdire l'appuntamento con Will – il loro primo, vero appuntamento.
Ai piedi del letto Mrs. O’Leary sonnecchia pacifica, incurante di avergli appena rovinato una grande occasione. Non perdonerà mai Percy di essere andato in vacanza lasciandogli un cane che lo ha fatto ammalare nell'unico periodo in cui sarebbe dovuto stare bene e che alle sei inizierà ad abbaiare per uscire. Quello, riflette, è un bel problema, perché non ha intenzione di uscire dal letto e Jason non se ne può occupare (pare infatti che Chione abbia attentato anche alla vita di Piper, rompendole una caviglia). Si addormenta ugualmente.
 
Sogna sua madre. Indossa l'abito bianco che aveva comprato quando erano andati in Dalmazia, ma sulle spalle ha lo scialle rosso con cui usava coprirsi durante le passeggiate tra le calli di Venezia. Al collo risplende un filo di perle, l’unico gioiello che le abbia mai visto portare. È bellissima e luminosa e non è reale, ma Nico si aggrappa a quell’illusione e mentre dorme sorride. Erano anni che non sognava Maria Di Angelo.
Nel delirio febbricitante in cui si trova, sogna anche di poter comandare un esercito di morti e ha addirittura un autista zombie. È decisamente il risultato delle ore trascorse davanti ai videogames, che da quando ha scoperto in Frank un compagno di giochi sono aumentate notevolmente.
Forse è perché stava pensando a lui quando si è addormentato, ma ad un certo punto sogna anche Will Solace. Sogna del loro primo incontro, ad agosto di quell'anno, e poi il secondo qualche settimana dopo. Sogna del giorno in cui a New York è arrivato l'autunno e Will ha iniziato a girare per la città avvolto in un piumino giallo che feriva gli occhi. Sogna che con quello stesso piumino ora Will gli dica va tutto bene, mi occupo io di te; ed è un sogno insolito, ma stranamente lo fa sentire meglio.
 
A strapparlo dall'oblio in cui è precipitato è il rumore di cose che cozzano (rumore di padelle, forse?) accompagnato dall'odore di qualcosa che si sta cucinando (minestra, forse?). Intontito com'è non realizza cosa questo implichi, ma non appena i neuroni iniziano a carburare (e lo fanno lentamente, con molta fatica e un gran mal di testa) si rende conto che non è solo nel suo appartamento e a meno che Mrs. O’Leary non abbia imparato a cucinare deve esserci almeno un'altra persona. Una persona che, è piuttosto sicuro, non c’era quando si è trincerato sotto le coperte.
A fatica si mette a sedere e ispeziona la stanza alla ricerca del cane ma non ce n'è traccia. Inizia a preoccuparsi, forse hanno ucciso Mrs. O’Leary e ora tocca a lui.
 
«Ti sei svegliato? Come ti senti?»
La voce di Will è tranquilla e la sua aria imperturbabile mentre Nico lo fronteggia con la mazza da baseball che gli aveva regalato Percy alcuni anni prima — e che non aveva mai avuto occasione di usare fino a quel momento.
«Che ci fai nella mia cucina?» gli chiede ed è faticoso parlare, la gola gli brucia e ha la lingua incollata al palato. Gli sembra di aver mangiato sabbia. Will lo intuisce, perché riempie un bicchiere d'acqua e glielo porge. Nonostante la stranezza della situazione, Nico lo accetta e beve mentre ascolta la risposta dell'altro.
«Ti scaldo la cena. L'ho presa al takeaway, tranquillo. Qualche minuto ed è pronta».
«Come hai fatto a trovarmi? Non ti ho mai detto dove abito» continua sospettoso.
«Lo ha fatto Jason» risponde Will, controllando la pentola sul fuoco (Jason, ovvio, e chi altri se no) «Per Mrs. O’Leary non ti preoccupare, se ne sta occupando Lou Ellen».
Nico se ne resta in piedi davanti la porta della cucina, cercando di pensare abbastanza velocemente ad una risposta, ma i suoi neuroni continuano a lavorare a rilento.
«Non ho fame» commenta alla fine.
«Devi assumere liquidi» replica l'altro, versando il brodo in un piatto e indicandogli il tavolo. Per quanto sia tentato di tornare a letto, sa che Will ha ragione quindi alla fine si siede. Mentre soffia sul cucchiaio si rende conto che, per essere un malato che ha appena lasciato le coperte, non ha freddo.
«Hai alzato la temperatura?» chiede sospettoso.
«Sì, quando sono entrato faceva freddo».
Nico lo guarda scettico perché Will è la persona più freddolosa che abbia mai conosciuto. Anche in quel momento indossa un maglione e nel suo appartamento devono esserci almeno venticinque gradi.
«Freddo da obitorio» specifica rabbrividendo «Non mi stupisco che tu ti sia ammalato».
«In realtà è stato portando fuori Mrs. O’Leary» replica, soffiando sulla minestra.
«Passeggiata in Central Park mentre Chione imperversa su tutta la regione? Coraggioso».
 
È quando torna a letto che realizza una serie di cose: si è presentato al ragazzo che gli piace in pigiama (quello nero con i teschi risalente ai tempi del liceo), sono soli nel suo appartamento, è la sera di quello che sarebbe dovuto essere il loro primo appuntamento e nonostante lui abbia disdetto Will si è presentato, armato di brodo caldo e aspirine, e non ha fatto alcun commento sul suo aspetto stravolto – ma immagina che in ospedale veda gente presa peggio.
Vuole dire qualcosa di carino perché l’altro è lì con lui e sebbene non lo abbia invitato è felice di essersi svegliato e di averlo trovato in cucina (per quello immagina dovrà ringraziare Jason, prima o poi), ma alla fine gli esce solo un «Ti ammalerai» un po’ scorbutico.
«Non mi sono mai ammalato» gli risponde con un sorriso smagliante «Non temo un'influenza».
Non sa se sia ottimista o idiota a riporre così tanta fiducia nei propri anticorpi, probabilmente entrambi, ma Nico scivola nuovamente nel sonno lieto che Will sia lì con lui.
 
Si sveglia qualche ora dopo e trova Will seduto sulla poltrona in angolo accanto la porta: sta leggendo un libro e non si accorge di lui. Nico allora ne approfitta per guardarlo senza essere notato. C’è una bellezza speciale, spontanea nelle persone quando non sanno di essere osservate. Lentamente si addormenta.
Quando riapre gli occhi, Will è ancora seduto sulla poltrona, ma questa volta sembra dormire; lo capisce dal libro dimenticato aperto sull’addome e dal capo chino.
Dal momento che deve comunque alzarsi per andare in bagno, prende uno dei plaid con cui ha rivestito il letto e fermandosi davanti alla poltrona glielo appoggia sulle gambe. Lo sguardo cade sulle labbra dischiuse e la distanza che le separa dalle proprie è così poca che a Nico basterebbe chinarsi un po' di più per annullarla.
Si rende conto di essere rimasto ad osservarle quando Will apre gli occhi e con una mano gli sfiora il polso. Sussulta al tocco, ma non si sottrae, non subito.
«Stavi prendendo freddo» gli dice, riscuotendosi e allontanandosi.
«Come stai?»
«Un po' meglio. Tu?»
«Benissimo».
 
Will non sta benissimo e i suoi anticorpi fanno schifo, ma soprattutto è un pessimo malato.
«Ti ripeto che non ho la febbre».
«Sì invece».
«Il termometro si sbaglia. Deve essere rotto».
«Funziona benissimo» replica seccamente e quasi stenta a credere che Will Solace abbia veramente ventisei anni. In quel momento come non mai gli sembra di avere a che fare con un bambino che rifiuta la realtà. È snervante, ma allo stesso tempo interessate: non aveva mai visto questo lato di lui e dubita lo avrebbe conosciuto se fossero usciti come da programma. Si chiede se la stessa cosa valga per Will.
Una decina di minuti dopo, comunque, il giovane e aitante medico è collassato sulla poltrona con una tazza fumante di tè tra le mani e tutta l'aria di chi ha bisogno di un'aspirina e di una dormita, borbottando cose come non è vero che sono malato e subito dopo essere malati fa davvero schifo.
Nico sospira (dovrebbe essere lui il paziente!) mentre apre l'armadio. Cerca tra i suoi vestiti fino a trovare in un cassetto qualcosa che possa andare bene a Will, più alto di lui di cinque centimetri buoni. Gli passa un paio di pantaloni della tuta dimenticati da Jason a casa sua ormai un anno fa e una maglia verde con scritto Fantafrica (non sa nemmeno lui da dove provenga, probabilmente da una delle iniziative di Rachel a cui deve aver partecipato per sbaglio). Will è troppo intontito per chiedere spiegazioni e si limita a fare ciò che ci si aspetta faccia e cioè spogliarsi. Lo fa con aria sofferente perché ha freddo, chiedendo a nessuno in particolare se è normale sentirsi così male, e Nico prova l’impulso di strozzarlo. Poi però l’altro rimane a petto nudo e si sente avvampare; pur ripetendosi che è la febbre a scatenargli quelle vampate di calore, sa bene che questa volta non c’entra e torna a letto.
Non ama condividere le sue cose e i suoi spazi, ma con un cenno gli indica il posto accanto a sé e con uno sguardo di scuse Will si intrufola sotto le coperte. Non appena appoggia la testa sul cuscino si addormenta. Nico invece fatica a rilassarsi — ha Will Solace nel suo letto! Che siano entrambi febbricitanti non conta. Ha Will Solace nel suo letto!
Quando poi lui si volta, si ritrova con il suo volto a pochi centimetri dal proprio, i capelli biondi che gli sfiorano la fronte. Arrossisce. Ancora una volta viene distratto dalle sue labbra; pensa che ora potrebbe davvero baciarle.
Mentre riflette su questa possibilità si addormenta.
 
«Fatemi un bel sorriso!» esclama una voce fastidiosamente entusiasta e dolorosamente nota.
Dimmi che è un incubo, prega Nico, mentre al suo fianco Will si gira e borbotta qualcosa come È un amico tuo, vero?
Apre pigramente gli occhi e ai piedi del letto trova, proprio come temeva, Leo Valdez, in mano il telefono e sul volto un sorriso a trentadue denti.
«Che ci fai qui? Non dovevi essere in viaggio con Calipso? Come sei entrato?»
«Sono tornato qualche ora fa e sono venuto ad accertarmi che foste ancora vivi. Hazel mi ha dato le sue chiavi» spiega e insiste «Allora me lo fate questo bel sorriso?»
   
 
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