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Autore: Ayumi Yoshida    17/11/2008    5 recensioni
Io, una fan Shinichi/Ran sfegatata ho scritto su un pairing contrastante.
Chissà cosa ne è venuto fuori.
Ho messo l'avviso OOC per sicurezza. Ditemi voi. ^^
Finalmente avevano fatto l’amore.
Tante notti non era riuscita a dormire immaginando come sarebbe stato.
Aveva immaginato di baciarlo, accarezzarlo; aveva immaginato le sue mani sfiorarla, provocandole piacere; aveva immaginato di lasciarsi andare per dimostrarle tutto il suo amore, senza dover fingere di essere semplici amici per non insospettire suo padre e le sue amiche. Aveva desiderato che fosse solo suo.
E finalmente quella notte tanto bramata era arrivata.

[Questa fanfiction si è classificata seconda al contest per SONG-FIC indetto da sherry90]
Genere: Triste, Song-fic, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Ran Mori
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Bet

Noticine dell'autrice -in visibilio-:

La mia prima fic su questo fandom... Che emozione! *-*
Ho soltanto alcune (?) cose da dire: primo, io sono una fan sfegatatissima di Ran e Shinichi, infatti mi chiedo ancora da dove sia uscita questa storia XD; secondo, questa fanfic si è classificata seconda al concorso per SONG FIC indetto da sherry90 sul forum (non me lo aspettavo proprio, nonostante ci abbia lavorato moltissimo!); terzo, dovrei scrivere più spesso su questo fandom ç_ç; infine, mi farebbe molto piacere avere un vostro parere, visto che è la mia prima storia su Detective Conan e che penso che i personaggi siano OOC... Ditemi voi. :)
Questo è tutto!
Spero di poter ritornare presto su questa sezione, visto che la adoro da morire!
Un grazie di cuore a chiunque si accingerà a leggere, dopo tutte queste fastidiosissime note. XD
Un bacio!
Ayumi






A Sonia,

perché senza di lei questa storia non sarebbe mai stata scritta.
Perché mi ha sopportato e spronato durante la stesura.
Perché mi sopporta sempre.
Perché non ama questa coppia ma mi ha incitato lo stesso nello scrivere e nell'andare avanti.
A Sonia,
perché le ho promesso che scriverò una Shinichi/Ran e sarà sempre dedicata a lei.
Solo perché le voglio bene, semplicemente.

 

 

Betrayal – Tradimento

 

Carpe diem

(Orazio - Odi 1, 11, 8)

 

 

 

Un pallido raggio di luce filtrò prepotentemente attraverso il vetro appannato dell’unica finestra che illuminava la camera da letto e proiettò la luna, quella sera tonda e piena, sul pavimento.
Seduta sui pannelli polverosi del tatami, poco più in là, se ne stava a gambe incrociate e lo sguardo perso nel vuoto Ran, rabbrividendo ad ogni ombra che si stagliava davanti a lei.
Aveva freddo.
Una brezza leggera proveniente dall’imposta semiaperta le solleticava delicatamente la candida cute, libera da ogni copertura.
Era completamente nuda.
Sentiva le cosce tremare al contatto col gelido pavimento, il petto vibrare sotto il peso del suo respiro ansimante.
Abbandonò la schiena contro il muro e chiuse gli occhi, cercando di calmarsi.
Doveva concentrarsi sul suo respiro.
Inspirò ed espirò alcune volte, ma improvvisamente spalancò gli occhi, presa da una strana consapevolezza.
Da quella posizione poteva sentire anche un altro respiro.
Un respiro basso, regolare, terribilmente sensuale e più vicino di quanto potesse ricordare.
Di fronte a lei, tra le lenzuola stropicciate del futon giaceva immobile Heiji.

 

 

Is it love tonight
When everyone's dreaming
Of a better life

È amore stanotte
Quando tutti sognano
Una vita migliore

 

Il ragazzo dormiva profondamente a pancia in su, i capelli ribelli sparsi sul cuscino, la bocca semiaperta.
Il suo petto si alzava e abbassava al ritmo del suo respiro.
Ran ammirava tristemente la curva perfetta del suo naso e le sue labbra, che quella notte l’avevano sfiorata con una delicatezza quasi surreale tante volte.
Finalmente avevano fatto l’amore.
Tante notti non era riuscita a dormire immaginando come sarebbe stato.
Aveva immaginato di baciarlo, accarezzarlo; aveva immaginato le sue mani sfiorarla, provocandole piacere; aveva immaginato di lasciarsi andare per dimostrarle tutto il suo amore, senza dover fingere di essere semplici amici per non insospettire suo padre e le sue amiche.
Aveva desiderato che fosse solo suo.
E finalmente quella notte tanto bramata era arrivata.

 

 

In this world
Divided by fear
We gotta believe that
There's a reason we're here
Yeah, there's a reason we're here

In questo mondo
Diviso dalla paura
Dobbiamo credere che
Se siamo qui c'è una ragione
Si,  c'è una ragione

 

Avevano deciso di affrontare la paura, di correre il rischio di essere scoperti e si erano abbandonati all’amore.
Heiji aveva chiuso a chiave la camera di Ran e si era liberato della sua felpa.
Poi qualche bacio, delle carezze e si erano ritrovati nel letto, troppo stretto per contenere due persone.
Il ragazzo l’aveva tenuta stretta a sé, esitando.
Non voleva che lei lo considerasse uno da una notte e via.
La amava davvero e non voleva rischiare di perderla.
Ran si era persa nei suoi occhi tremendamente verdi, dubbiosi e aveva capito perché lui quella sera avesse addirittura scalato l’intera facciata del palazzo per entrare dalla finestra e raggiungerla: voleva dimostrarle di esserci, qualunque cosa lei pensasse.
[Non come aveva fatto Shinichi, che l’aveva abbandonata senza fornirle alcuna spiegazione]
Se Heiji era lì con lei c’era una ragione.
Il loro amore.
Un sentimento così semplice, ma così forte, nato nei lunghi pomeriggi autunnali che avevano passato insieme a consolarsi l’un l’altra.

 

 

Cause these are the days worth living
These are the years we're given
And these are the moments
These are the times
Let's make the best out of our lives

Perché vale la pena vivere questi giorni
Questi sono gli anni che abbiamo
E questi sono i momenti
Questa è l'ora
Sfruttiamo al meglio le nostre vite

 

Heiji l’aveva aiutata tantissimo.
Mentre guardavano le foglie secche cadere dai rami degli alberi, perdere i loro colori e sgretolarsi a contatto con l’asfalto, lui le era stato accanto e l’aveva ascoltata, rincuorata.
Aveva udito tutte le preoccupazioni più segrete e profonde che turbavano la sua anima, che portavano tutte lo stesso nome: Shinichi.
L’aveva vista disperarsi per colpa sua, poi rialzarsi, piena di speranza, e cadere di nuovo, sconfitta.
Aveva visto il suo viso delicato contorcersi in smorfie per il dolore patito, piangere lacrime amare e aveva cominciato ad odiarlo.
Odiava il suo migliore amico perché faceva soffrire una ragazza splendida come Ran, che nonostante tutto continuava a rimanergli fedele e ad aspettarlo.
L’ennesima volta che l’aveva vista singhiozzare in silenzio per colpa sua non ci aveva visto più.
Le era corso intorno e l’aveva abbracciata, semplicemente.
Le aveva fatto capire che le sarebbe stato per sempre accanto.
E aveva mantenuto la sua promessa.
Ran sorrise, ripensando a tutti i bei momenti che avevano passato.
Al Luna Park, sulle montagne russe; ad Osaka, in giro per la città mano nella mano; il primo bacio sulla Torre Nord illuminata solo dalla luna…
Lui l’amava davvero.
Le aveva insegnato a reagire al dolore, a non cadere, a non pensare al passato, a divertirsi, a godersi ogni singolo minuto della sua vita.
Le aveva insegnato come tornare a vivere di nuovo.

 

 

See the truth all around
Our faith can be broken
And our hands can be bound

Vedi la verità tutt'intorno
La nostra fiducia può essere distrutta
E le nostre mani possono essere incatenate

 

Però, nonostante tutto, quella notte gli occhi di Ran riflettevano una tristezza innaturale.
Continuava a fissare Heiji rigirarsi tra le lenzuola emettendo strani rumori, ma non riusciva a sorridere.
Tutto di lui le ricordava Shinichi.
I capelli, le labbra, i sopraccigli, gli occhi, il modo di muoversi.
Shinichi.
Lui e Heiji erano davvero simili.
Erano due ragazzi splendidi, molto furbi ed intelligenti, bravissimi detective a soli diciassette anni.
Conducevano persino delle vite molto simili.
Anche Heiji, come Shinichi, amava il mistero, praticava uno sport e aveva un’amica d’infanzia.
Kazuha.
La ragazza segretamente innamorata di Heiji con la quale lei aveva condiviso mille avventure, paure, preoccupazioni e segreti.
E in quel momento le stava nascondendo il segreto più grande, ingannandola, così come stava ingannando Shinichi.
Aveva giurato di aspettarlo fino alla fine, di non amare nessun altro; aveva giurato che non avrebbe mai ferito la sua amica, che non le avrebbe mai nascosto nulla.
Sentiva come un nodo in gola che continuava ad ingrossarsi, impedendole di respirare.
Legandosi a Heiji aveva fatto tutto l’opposto di quello che aveva promesso.
Aveva tradito la loro fiducia.
Lacrime silenziose cominciarono a rigarle le guance.
Il cuore le faceva sempre più male.
Si strinse forte le spalle con le mani, chiudendo gli occhi.
Quel dolore l’avrebbe consumata lentamente, fino a farla scomparire.
“Perdonatemi” mormorò con voce rotta.
Poi abbandonò la testa contro il muro respirando affannosamente.
Non avrebbe sopportato ancora quella realtà, sarebbe morta.
Sempre per colpa dell’amore.

 

 

But open our hearts and fill up the emptiness
With nothing to stop us
Is it not worth the risk?
Yeah, is it not worth the risk?

Ma apriamo i cuori e riempiamo il vuoto
Non lasciamo che qualcosa ci fermi
Non vale la pena rischiare?
Non vale la pena rischiare?

 

Le lame di un paio di forbici scintillavano sulla scrivania, accarezzate dalla luce della luna.
Ran si trascinò con difficoltà fino al mobile e le prese in mano, ammirandole.
Il giorno prima le aveva utilizzate per aiutare Conan con il suo costume per lo spettacolo scolastico a cui doveva partecipare nel finesettimana, ma le sarebbero state altrettanto utili quella notte.
Mossa da un’inquietante convinzione avvicinò l’oggetto al braccio, cominciando a tracciare una linea imprecisa sulla carne.
Non faceva abbastanza male.
[Ma forse, da qualche altra parte, ne avrebbe fatto di più.]
Camminò fino a trovarsi di fronte al futon dove dormiva Heiji e lo fissò ancora una volta.
In quel momento era calmo; aveva smesso di agitarsi.
Sospirò.
Si sedette sul pavimento, le forbici strette in mano di fronte a sé, e sbatté le palpebre per controllarne la traiettoria.
Dritto fino al cuore.
Chiuse gli occhi, piegando la mano in avanti e procedette, avvicinando sempre più le lame dell’oggetto al suo petto.
La cima ben appuntita avrebbe terminato l’opera.
La fine era arrivata.
Abbozzò un sorriso amaro, cercando di trattenere le lacrime.
Sentiva le lame spingere contro la pelle con forza, ma non esitò a continuare a premere con forza l’oggetto contro il suo petto.
“Perdonami Heiji” disse con un filo di voce.
“No, non lo faccio!”
Improvvisamente il suo braccio non riuscì più ad avanzare verso il petto.
Ran spalancò gli occhi, spaventata.
Davanti a lei, in ginocchio, c’era proprio lui: Heiji.
Il ragazzo teneva fermo il suo braccio con tutta la forza che aveva il suo polso, lo spavento dipinto negli occhi.
“Ran…”
Le dita del detective scottavano sul suo polso.
Strattonò il braccio e si liberò dalla sua presa, cominciando a fissare il pavimento.
“Ran, cosa ti prende?”
Il tono di Heiji era preoccupato.
Lei si portò le mani al volto e ruppe un singhiozzo.
Poi lasciò le forbici, che ricaddero sul tatami con un tonfo sordo, e di scatto lo abbracciò.
“Heiji…” mormorò.
Il ragazzo spinse la testa di lei sulla sua spalla, stringendola forte a sé.
Sentiva le sue lacrime sfiorargli il collo e lasciare tracce indelebili sulla pelle.
“Ran, perché piangi?”
La sua risposta lo lasciò disarmato.
“Ho paura.”
“Di cosa?”
“Di tutto.”
Heiji sorrise in modo amaro, stringendola ancora più forte.
Avrebbe dovuto immaginarlo. Erano in una situazione che lei non avrebbe mai potuto sopportare.
“Anch’io.” Le rivelò.
Ran sgranò gli occhi e li puntò sui suoi. Era incredula.
“Io… credevo… che tu non avessi paura di nulla” ammise con un filo di voce.
“Ti sbagli. Anche i detective hanno paura, Ran.”
Heiji le accarezzò piano i capelli.
“Molta più di quanto tu possa immaginare.”
La ragazza singhiozzò ancora, frustrata, coprendosi il volto con le mani.
“Ma so che tu sei accanto a me e mi sento al sicuro.”
L’espressione di lei era cambiata. In quel momento non era più triste, ma esterrefatta.
“Dici… sul serio?” balbettò con difficoltà, il volto un po’ rosso.
“Certo.”
Finalmente Heiji poté riconoscere la ragazza di cui si era innamorato qualche tempo prima: Ran si asciugò le lacrime col dorso della mano e gli mostrò quel sorriso che a lui piaceva tanto.
“Grazie mille.”
“E di cosa?” le sorrise il ragazzo di rimando.
Poi la sua espressione si fece seria e i suoi occhi imperscrutabili.
“Ran, sento che vale la pena correre questo rischio.” Affermò prendendole le mani.
“Dopotutto per amore si fa tutto, oppure no?” continuò in tono nuovamente più leggero.
Le strizzò l’occhio. Lei annuì convinta.
“Sì.”

 

 

Cause these are the days worth living
These are the years we're given
And these are the moments
These are the times
Let's make the best out of our lives

Perché vale la pena vivere questi giorni
Questi sono gli anni che abbiamo
E questi sono i momenti
Questa è l'ora
Sfruttiamo al meglio le nostre vite

 

“Sì.”
Ran posò la testa sulla sua spalla, rannicchiandosi tra le sue braccia.
Desiderava essere coccolata, consolata, ma il ragazzo non stava pensando a nulla del genere.
Gli occhi di Heiji erano fissi su un punto impreciso della parete e la sua espressione si era fatta accigliata.
“Cosa c’è, Heiji?” gli chiese lei curiosa.
Lui puntò lo sguardo sul suo viso e cominciò a scrutarla.
“Pensavo… se ne sei convinta, perché ti sei spinta fino a quel punto?”
La ragazza s’irrigidì improvvisamente.
“Cosa?!”
“Perché l’hai fatto?! Sarei potuto arrivare in ritardo, avresti potuto morire!” spiegò cercando di mantenere la calma. La sua voce tradiva un misto di ansia e rabbia.
Ran sorrise amareggiata.
“Sarebbe stato lo stesso.”
“Come puoi dire una cosa del genere?”
Si sentì solo il tonfo del pugno che Heiji aveva sferrato al pavimento, poi il silenzio li avvolse nuovamente.
La ragazza sospirò e si preparò a rispondere.
“Come potrebbe qualcuno vivere sapendo di aver tradito un amico?” disse semplicemente.
Il detective corrugò le sopracciglia.
“Di cosa stai parlando?”
“Kazuha” mormorò Ran in un soffio “Kazuha ti ama. Come potremo guardarla ancora in volto, rivolgerle la parola sapendo ciò che le abbiamo fatto?”
“Noi non le abbiamo fatto proprio niente!” sbottò lui nervoso “Kazuha mi ha mai detto di amarmi? No! Io le ho mai detto di amarla? No!”
Aprì le braccia in un gesto di stizza e continuò: “ti confesso che un tempo ero innamorato di lei, ma non gliel’ho mai detto. L’ho detto a te. Mi sono dichiarato a te.”
Ran strabuzzò gli occhi, disarmata da tanta foga.
“E adesso stiamo insieme. Dobbiamo andare avanti, continuare ad essere uniti. Solo così potremo superare tutte le difficoltà. Dobbiamo vivere appieno questi momenti e prendere quello che verrà. Stiamo insieme, non dimenticartelo. Non sei sola, andremo avanti insieme.”

 

Even if hope was shattered
I know it wouldn't matter
Cause these are the moments
These are the times
Let's make the best out of our lives

Anche se la speranza fosse infranta
so che non avrebbe importanza

Perché questi sono i momenti
Questa è l'ora
Sfruttiamo al meglio le nostre vite

 

 

“Andremo avanti insieme!”
Heiji si fermò un attimo per valutare l’effetto delle sue parole.
Ran aveva il volto basso e fissava tremante il tatami polveroso.
Era in crisi.
Il ragazzo la trafisse con gli occhi duri e dardeggianti; poi continuò: “Ci sosterremo a vicenda! Qualunque cosa accada non riuscirà a separarci. Te lo giuro.”
Impresse più forza all’abbraccio e avvicinò Ran a sé; il naso della ragazza ormai sfiorava il suo petto.
“Non devi provare paura di ciò che può accadere.” le mormorò dolcemente all’orecchio.
Si sentiva un po’ in colpa per averla aggredita.
“Anche se quello che temi accadesse sono sicuro che riusciremmo a superarlo. E se le cose andassero male penseremo al passato, a tutti i momenti che stiamo trascorrendo insieme, e andremo avanti. Quindi, godiamoci questi momenti, ti prego, godiamoci questa vita e non credere mai di essere sola, perché non è così.”
Il ragazzo le scostò il viso dal petto per poterla guardare negli occhi: Ran stava piangendo di nuovo. Il suo viso era nuovamente rigato dalle lacrime.
Abbassò gli occhi dispiaciuto.
“Scusami Ran.”
La sua voce era strana, quasi tremante.
“Non volevo essere duro, non volevo farti soffrire. Volevo solo spiegarti come mi sento. Non ce la faccio più ad andare avanti così, non posso più vederti soffrire.”
A quel punto fu lui a rifugiarsi tra le braccia di Ran. Aveva gli occhi lucidi.


 


We can't go on
Thinking it's wrong
To speak our minds
Gotta let out what's inside

Non possiamo andare avanti
Pensando
che sia sbagliato
Per dire quello che pensiamo
Dobbiamo far uscire quello che abbiamo dentro

 

Heiji aveva gli occhi lucidi e Ran se ne era accorta immediatamente, nonostante lui avesse cercato di spingere il viso oltre la sua spalla per chiuderle la visuale.
“Heiji…” mormorò allarmata, ma lui le fece segno di tacere. Si portò frettolosamente le mani sugli occhi e li strofinò con forza.
Poi parlò ancora, gli occhi puntati in quelli di Ran, le mani strette nelle sue.
“Ran, non puoi continuare a pensare che tutto questo sia sbagliato. Perché non me l’hai detto? Perché non mi hai mai detto che pensavi questo? Dovevi dirmelo! Ti avrei confortata, rassicurata, aiutata. Dobbiamo cercare di aiutarci l’un l’altro, ma come faccio ad aiutarti se tu non me lo chiedi? Come faccio ad aiutarti se tu non vuoi?”
La ragazza si morse un labbro, dispiaciuta, e abbassò lo sguardo.
“Non devi vergognarti, né sentirti in colpa. Non abbiamo fatto nulla di male. E’ semplicemente amore. Come potrebbe essere sbagliato?”

 


Is it love tonight
When everyone's dreaming
Why can't we get it right?
Yeah, why can't we get it right?


È amore stanotte
Quando tutti sognano
Ma possiamo fare la cosa giusta?
Si, possiamo fare la cosa giusta?

 “E’ amore…”
Ran mormorò inconsciamente quelle parole ancora una volta.
Una pennellata bianca su una tela scura.
Una fredda lama scagliata con violenza e precisione.
L’avevano davvero colpita al cuore. Ma era davvero la cosa giusta?
Scosse la testa per provare a scacciare quella confusione che la attanagliava, quella buia tempesta che le vorticava in testa e le impediva di vedere la realtà nel giusto modo.
“Allora, cosa hai deciso?”
La domanda di Heiji arrivò secca e inaspettata alle sue orecchie. Non le aveva dato neanche il tempo di ritornare lucida.
Si portò una mano sul viso, confusa.
La sua voce era seria. Desiderava  una risposta definitiva, non poteva –non voleva- più aspettare.
Lei cercò di riflettere.

Perché quello che stavano facendo doveva essere per forza sbagliato?
Perché doveva sempre sentirsi in colpa?
Perché doveva sempre aver paura?

Heiji aveva ragione: quella era la verità, lo era sempre stata, ma lei l’aveva capito solo in quel momento.
Quanto era stata stupida.
Abbozzò un sorriso.
“Allora, possiamo fare la cosa giusta?”

La ragazza alzò la testa.
Lui stava sorridendo, con gli occhi e con il cuore, esattamente come lei.
Ran inspirò lentamente, a pieni polmoni per sentire finalmente l’aria scorrere dentro di sé di nuovo e gli sorrise di rimando.
Poi sussurrò convinta: “si!”
Il ragazzo non disse nulla.

Non c’era più bisogno di parole: i loro sorrisi radiosi erano più che sufficienti.

 


Cause these are the days worth living
These are the years we're given
And these are the moments
These are the times
Let's make the best out of our lives
Even if hope was shattered
I know it wouldn't matter
These are the moments
These are the times
Let's make the best out of our lives…

Perché vale la pena vivere questi giorni
Questi sono gli anni che abbiamo
E questi sono i momenti
Questa è l'ora
Sfruttiamo al meglio le nostre vite
Anche se la speranza fosse infranta
so che non avrebbe importanza
Perché questi sono i momenti
Questa è l'ora
Sfruttiamo al meglio le nostre vite…

(Song: The calling - Our lives)

-Fine-





   
 
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