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Autore: mirandas    06/01/2015    6 recensioni
"Beh, Beatrice mi ha detto, che Lucia le ha detto che la Madonna le ha detto di dirle mentre era con Rachele…sì, insomma, mi manda Beatrice!" (Estratto dal capitolo 2)
Chi, leggendo la Divina Commedia, non ha mai pensato che gli svenimenti del nostro amato fiorentino fossero leggermente fittizzi? Per Dante, Beatrice passa in secondo piano di fronte alla fascinosa guida, anche se ci vorrà un po' di tempo: esattamente la durata di un periglioso tour fra inferno, purgatorio e paradiso. Buona lettura a tutti!
Genere: Comico, Parodia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dante Alighieri, Un po' tutti, Virgilio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Saaaaalve. Siamo in terribile ritardo ma vi prego di perdonarci. Le vacanze ci hanno travolto e tra pranzi e cene di Natale, Vigilia, 26 dicembre, Capodanno e quant'altro non siamo riuscite a concentrarci e a trovare uno spazio per metterci al lavoro. In più non siamo riuscite a sentirci molto spesso durante le vacanze. Ah, inoltre non mi funziona più Word da quando ho provato a fare l'aggiornamento -.- . Per fortuna esiste LibreOffice!
Comunque, spero che abbiate passato delle belle vacanze di Natale e che siate pronti a ricominciare la scuola (io, sinceramente non lo sono T_T). Auguri di Natale e di un buon Anno nuovo in ritardo!
Buona lettura ;)


Canto V

Dante

Stavo per seguire il mio maestro verso la vetta del monte quando, d'un tratto, una delle anime lì presenti mi indicò col dito.

Maleducato. Feci a tempo a pensare, prima che l'uomo che mi aveva indicato cominciasse a gridare.

“Guardate! Il fiorentino ha un'ombra!”

Ed in quel momento si scatenò l'infer...ehm hem... il caos.

“COSAAAAAA?!?!?!?!”

“Ma...ma questo...questo vuol dire che è vivo!!!!!!!!”

Oh no! Adesso cominceranno con la solita solfa! “Perché sei venuto qui se sei vivo?” “Ma sei scemo? Stattene anzi lassù!”. Non sentirla più per tutto il resto del viaggio pareva troppo bello…

Ma ecco che al salvataggio accorse il mio prode poeta.

“Ehi! Ma che fai ancora lì?” mi chiamò. Vedendo che non mi muovevo, impedito dalla folla di anime che mi circondava come una bestia rara in esposizione, Virgilio tornò indietro, mi afferrò per un braccio e mi trascinò via. Ok, non un vero e proprio salvataggio in stile cavalleresco, però di grande efficacia. “Insomma, sei sempre a perdere tempo! Così rallenti la tabella di marcia!”

“Non è stata colpa mia, maestro! Le anime hanno visto la mia ombra e hanno cominciato con i soliti discorsi sul fatto che sono vivo e loro no...” obiettai.

“Ma che ti frega di quello che dicono? Non ti ricordi più i miei insegnamenti? 'Non ti curar di loro...'”

“'...ma guarda e passa.'” completai diligentemente. Come avrei mai potuto dimenticare una delle prime frasi d'effetto che il mio maestro mi abbia detto?

Virgilio annuì, orgoglioso di me. “Esattamente. Devi comportarti come una torre immobile: nemmeno il vento deve poter muovere la tua cima. Ricordati che se ti lasci distrarre da cose di poco conto poi rischi di allontanarti dal tuo obiettivo.”

Quelle parole mi fecero riflettere. Il mio unico scopo, all'inizio del viaggio, era quello di arrivare a Dio. Ma adesso? Virgilio ed io eravamo ora uno parte dell'altro, era come se ormai tutto quello che avevo sempre cercato l’avessi trovato adesso, qui, a metà strada, e non avevo bisogno di altro. Ero pronto a percorrere l'eternità al suo fianco e non riuscivo a concepire l'idea che prima o poi ci saremmo dovuti separare...per sempre.

Questi cupi pensieri mi provocarono una dolorosa fitta al cuore. Perché mi ero dovuto innamorare proprio di un defunto? Tra l'altro il mio maestro soggiornava nel limbo, l' unico luogo a cui io non avrei mai potuto accedere poiché ero nato dopo l’arrivo di Cristo ed avevo ricevuto il battesimo.

Non c'era dunque alcuna speranza per noi?

La prospettiva di incontrare Dio si faceva meno allettante di cerchio in cerchio. Come avrei potuto presentare la mia faccia al Divino, adesso?

E' inutile pensarci adesso. Disse saggiamente la mia vocina. Avresti dovuto dare retta a Brunetto e prendere provvedimenti prima di imbarcarti in una relazione impossibile.

Proprio tu me lo vieni a dire, vocina?! Sia tu che Brunetto non avete fatto altro che incoraggiarmi!

Non pensavamo che sarebbero entrati in gioco i sentimenti! Entrambi credevamo che si sarebbe trattata di una botta e via! E invece...invece Virgilio si è rivelato meraviglioso, così affascinante, così determinato...un uomo veramente eccezionale, per non parlare dei suoi occhi... e...anche io non voglio separarmi da lui!!!!!!

Vocina...non sei di aiuto. Per nulla.

MA! Non ha senso pensarci adesso, Dante. Sai che tutto ciò è inevitabile e che in alcun modo potrai cambiarlo, perciò, l'unica cosa che ti rimane da fare è goderti più momenti possibili con lui, fino al giorno in cui le vostre strade si separeranno definitivamente.

Ma...

“Dante!!!!!!” Urlò Virgilio.

Sobbalzai, sorpreso di sentirlo alzare tanto la voce. “Maestro! Mi hai fatto venire un colpo!”

Per tutta risposta il mantovano aggrottò le sottili sopracciglia bionde. “Ah, IO ti ho fatto venire un colpo? E' da ore che tento di chiamarti e tu invece che rispondermi stai a fissarti i piedi! Stavo cominciando a preoccuparmi. Ora, se hai finito con i tuoi filmati mentali, vedi di muovere quel tuo bel culetto sodo e rotondo.”

Che cosa potevo rispondere se non: “Vengo”? Lo dissi sussurrando, rosso come il più maturo dei pomodori.

Almeno il commento sul sedere avrebbe potuto risparmiarselo però! Brontolai dentro di me.

Ma non ebbi tempo di riflettere su questi pensieri perché, in quel momento, lungo la costa del monte, trasversalmente alla nostra posizione, poco più in alto di noi, stavano arrivando delle anime che cantavano “Miserere” a versetti alternati.

Quando si accorsero, per l'ennesima volta, che i raggi del sole non mi passavano attraverso, durante uno dei pezzi più alti del brano, il loro canto si trasformò in un'esclamazione di sorpresa. Uno dei coristi si lasciò scappare un “ohhhh!” così acuto da trapanarmi i timpani.

Due di loro, evidentemente scelti sul momento dagli altri come messaggeri, ci corsero incontro. Quando vidi che stavano per arrivare tirai la manica del mio maestro. “Ti prego, andiamocene! Tanto so già come va a finire!” Lo implorai.

Virgilio, quel bastardo, si mise a ridere. “Questa sì che è una scena che non vedo tutti i giorni! TU che rifiuti di parlare con delle anime? Col cavolo che ce ne andiamo! Dove sono i popcorn?”

“Ma non eravamo in ritardo?” Provai a farlo ragionare.

Virgilio fece finta di osservare il sole per determinare l'orario. “Nahhh, dieci minuti ce li abbiamo.”

Non feci a tempo a protestare perché le anime erano già qui e subito chiesero al mio maestro: “E' vero quanto abbiamo visto da lontano?”

Supplicai Virgilio con lo sguardo di dir loro una bugia, ma questi non volle sentire ragioni. “Sì, sì, tutto vero. È fatto di carne vera, rivestito di vera pelle, e anche il naso è originale. Una cosa veramente da non perdere! e se chiamate subito, i primi cinque fortunati riceveranno in omaggio anche l'esclusiva tunica autopompa! Cosa aspettate? Prenotate immediatamente! Anzi, sapete che vi dico? Perché non lo andate a dire anche ai vostri amici? Portate qui anche loro!”

Le due anime si guardarono estasiate e, più veloce della luce, andarono dai loro compagni per poi tornare da noi.

Se solo gli sguardi avessero potuto uccidere, Virgilio sarebbe morto (di nuovo). E il fatto che invece di sembrare dispiaciuto continuasse a guardarmi sorridendo a sessanta denti, sapendo bene di aver fatto qualcosa di male, non lo aiutava certo a farsi perdonare.

“Suvvia, Dante, non sarà così male, te lo prometto.”

“Ma così non perderemo troppo tempo?” Tentai ancora una volta di metterlo sotto pressione per costringerlo ad abbandonare la sua idea.

Lui mi scrutò attentamente, poi sorrise. Sembrava essere giunto ad una conclusione soddisfacente. “Hai ragione.”

Esultai internamente.

“E' per questo che risponderai alle loro domande mentre ci accompagneranno per la nostra strada!”

Virgilio...io...ti...ammazzo!!!!!

Tecnicamente è già...

LO SO!

Quel maledetto sapeva che io ero un poltrone di natura! Non sapeva che parlare mentre si fa esercizio fisico provoca più fatica? Già mi vedevo arrancare in salita con il fiato corto...Mi mancano solo la croce sulla spalla e il perizoma…

Beh, la croce non lo so, ma il perizoma credo che a Virgilio non dispiacereb…

TACI O CROCIFIGGO TE, VOCINA. CHIARO?!

Sospirando mi preparai all'ennesima umiliazione...che non arrivò.

“Oh, anima benedetta che fai questo viaggio con il tuo corpo terreno, rallenta un po' il passo e dimmi se riconosci fra noi qualcuno di cui puoi portare notizia quando tornerai nel tuo mondo. Deh, perché non ti fermi? Ascoltami un attimo. Noi siamo stati tutti uccisi violentemente e fino all'ultimo fummo peccatori, però, al momento della morte, la Grazia divina ci fece ravvedere e pentire dei nostri peccati. Così perdonammo i nostri nemici e ci riappacificammo con Dio, che ora ci tormenta col desiderio di vederlo.”

Commosso dal suo racconto (e per il fatto che non mi avesse posto domande maleducate, come al solito) mi fermai e li osservai attentamente tutti quanti. Alla fine scossi la testa. “Mi dispiace ma non riesco a riconoscere nessuno. Ma se posso fare qualcosa per voi basta che me lo diciate ed io lo farò in nome della pace che cerco da un regno dell'oltretomba all'altro, al seguito della mia guida.”

Uno di loro prese coraggio e si fece avanti. “Non c'è bisogno di alcun giuramento, ti crediamo e sappiamo che farai il possibile per mantenere la tua promessa. Perciò, ti prego, io, Jacopo del Cassero, se mai ti capiterà di passare per Marca Anconetana, potresti chiedere nel paese di Fano che preghino per me, cosicché io possa espiare i miei peccati? Io sono nato lì ma mi uccisero a Padova, dove credevo di essere al sicuro. A uccidermi furono i mandati del conte d'Este, che provava un odio profondo per me. Se solo fossi fuggito a Oriago quando i sicari mi raggiunsero, sarei sopravvissuto! Invece scappai verso la palude e lì inciampai in una canna, in mezzo al fango. Fu lì che mi sferrarono il colpo di grazia. Ricordo ancora la pozza di sangue che si formò sotto di me, prima di perdere i sensi.”

Non sapendo cosa dire, e con lo stomaco leggeremente in subbuglio, rimasi in silenzio, agghiacciato dal suo racconto.

Un altro prese parola. “Deh, spero che il tuo desiderio di raggiungere Dio si realizzi, specialmente se mi aiuterai ad esaudire il mio! Io sono Buonconte di Montefeltro. La mia vedova, Giovanna, e i miei altri familiari se ne infischiano della mia sorte, per questo sono in mezzo a queste anime, a testa bassa.”

“Ora ti riconosco! Eri nella battaglia a Campalidino, comandavi i ghibellini! Ti ho beccato, brutto...ehmvolevodire mi dispiace per la tua sventura! Ma dimmi, so che il tuo corpo non fu mai ritrovato. Cosa accadde?” domandai, curioso.

“Beh, sai la zona del Casentino? Lì scorre un fiume che si chiama Archiano. Io ero ferito alla gola e riuscii ad arrivare, fuggendo, nel punto in cui l'Archiano affluisce nell'Arno. Lì, ahimè, persi i sensi e morii con il nome di Maria sulle labbra. Ora, potresti non credere a quello che sto per dirti, ma ti giuro che è tutto vero e, mi raccomando, riferiscilo anche tra i viventi. Non appena morii, un angelo di Dio mi prese l'anima, ma un demone, anch'egli venuto per reclamare la mia anima, protestò e gli disse: - Ehi! Guarda che lui è mio! Cos'è, ora tutti quelli che piangono meritano il perdono? Vi piace vincere facile? Non è mica giusto, sai? Così ci rubate tutto il lavoro! Poi cosa diciamo a Lucifero, eh? - E l'angelo rispose a tono: - Smamma, cornuto, ho ben altro da fare. Lo sai com'è il detto! 'Chi prima arriva meglio alloggia!' - E il demone: - Ah, si? Bene, se è così che la metti...mi vendicherò sul suo corpo! -. Fu così che il demone evocò, durante la notte, una tempesta che si riversò nei fossi e che poi confluì nell'Arno. Le acque dell'Archiano sospinsero il mio corpo nell'Arno e sciolsero il segno della croce che avevo fatto con le mie braccia quando mi ero pentito. Le acque mi spinsero sul fondo e poi mi ricoprì e mi avvolse con i suoi detriti.”

Ancora una volta non sapevo che cosa dire. Questo racconto era ben più drammatico del primo.

Ma ecco che un'altra anima prese parola per parlare. “Deh, quando sarai tornato nel mondo dei vivi, dopo che ti sarai riposato, ricordati di me, Pia. Nacqui a Siena e morii in Maremma. Quel becco di mio marito lo sa bene, visto che mi ha uccisa lui...”

Ecco, proprio quando pensavo che non potesse andare peggio di così...

  
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