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Autore: Lost In Donbass    06/01/2015    1 recensioni
Prima che inizi la loro folgorante carriera, proprio ai primordi, i nostri eroi oltre che a mettersi in società per fondare il gruppo più figo del pianeta si ritrovano per le mani un mistero da risolvere. Un uomo viene misteriosamente ucciso e il curiosissimo Bill non si lascerebbe mai sfuggire un'occasione del genere per mettere alla prova il proprio fiuto per le indagini. L'assassino avrà il suo bel daffare a evitare di essere scoperto da quattro ragazzetti tutti matti, che pur di scoprire la verità non lesineranno follie di ogni tipo. Tra cretinate, musica, equivoci, pianti e qualche spavento ecco a voi ... i Tokio Hotel (come non li avete mai visti)
P.S. è la mia prima storia sui ragazzi, per piacere se ho scritto qualche idiozia non picchiatemi
Genere: Avventura, Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il terrore vien per Hotel.'
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MAKE SOME AGREEMENTS
I ragazzi si bloccarono come congelati quando videro il commissario Barhens entrare nella stanza come un uragano.
Georg divenne bianco come un cencio : ora sì che erano fregati! Ci mancava solo una figuraccia del genere … perché diavolo aveva dato retta a Bill?!
Dal canto suo Gustav lasciò cadere i cioccolatini per terra e spalancò la bocca come un tonno. Decisamente non ci voleva l’intervento del commissario in quel momento … sperò ardentemente che Bill avesse ancora qualche asso nella manica.
Tom si voltò a fissare suo fratello; sapeva per certo che lui avrebbe trovato una soluzione per quell’incresciosa situazione. Cioè, lui doveva sapere come cavarsi d’impiccio! Sentì il cuore aumentare i battiti, terrorizzato. Ok, erano nel modo più assoluto nelle mani del cantante.
Bill rimase leggermente spiazzato. Il suo piano era stato sconvolto per la seconda volta, e quel momento anche la sua fantasia vacillò. Al diavolo, doveva inventarsi qualcosa in pochi secondi. Ne andava della loro reputazione, ne andava del caso! Il ragazzo intravide lo sguardo fisso di suo fratello e quello ansioso di Gustav. Maledizione, questa volta non sapeva cosa inventarsi, il suo cervello era andato in palla completa, aveva bisogno di qualche minuto per ideare qualcosa di credibile. Minuti che per sua sfortuna non aveva. Stava già per darsi per vinto quando sentì qualcosa di freddo contro la vita. Giusto! Aveva un vecchio coltellino a serramanico nella cintura! In due secondi il suo cervello trovò una roccia a cui aggrapparsi. Approfittando del fatto che un altro poliziotto, attirato dalle grida, era entrato nella stanza distraendo gli altri, aprì il coltello tenendolo sotto la maglietta e si fece un taglio sul palmo. Sentì un lampo di dolore e il sangue cominciare a colare lungo il braccio e gocciolare sulla sua vita, caldo e vischioso. Richiuse di scatto il coltello, rinfilandoselo nei jeans. Intercettò lo sguardo sconvolto di Tom e gli strizzò l’occhio. Era l’unico modo per salvarsi il fondoschiena d’altronde. Tom sentì male al palmo della mano. Ecco, sta cosa che se uno dei due si faceva male meccanicamente anche l’altro doveva soffrire non gli andava giù.
Bill sospirò, sentendo la mano pulsare e gocciolare sangue, ma il suo solito ghigno non si cancellò dalle labbra sottili. In pochi secondi aveva ideato un piano a prova di bomba.
-Allora, si può sapere che ci fate qui?- il comandante si voltò verso di loro mandando lampi. Quel ghigno in faccia al ragazzino truccato l’aveva già visto … ma si! Erano quelli del tetto!
-I suoi uomini ci … ci hanno … ahia …
In quel momento Gus, Georg e Tom faticarono a riconoscere il loro amico, il cui volto era una maschera di dolore, paura e un qualcosa di indefinibile.
Nella sua testa Bill si era già predisposto tutta la recita, dalla prima battuta fino agli applausi finali; cominciò a tossire, indietreggiando volutamente tentando comunque di farlo sembrare causa del forte accesso di tosse. Si appoggiò alla scrivania dietro la sua schiena e strofinò sullo spigolo la mano ferita, sporcandolo di sangue. Tentò di farlo di nascosto sotto gli sguardi dei poliziotti. La mano faceva sempre più male, come la gola forzata dalla tosse finta.
-Ma che hai alla mano, ragazzo?- il capitano si avvicinò con aria severa
-I suoi sottoposti si sono comportati in modo assolutamente impensabile con noi!- urlò Tom
-Aspetti, le spiego cosa … - iniziò il giovane poliziotto che li aveva “accolti”.
-Oddio … io … - Bill si strinse la mano forzando le lacrime e rivelando un’aria molto drammatica. In quel momento la precisione era tutto, e necessitava il supporto degli altri tre. Sperò fervidamente che gli altri non gli rovinassero la spettacolo, anche perché voleva vendere al commissario l’immagine di fragile ragazzino affetto d’asma – Noi le volevamo parlare ma … lui – e indicò il poliziotto giovane – Ci ha trattato molto male e mi … ha spinto. Contro la scrivania. Mi ha fatto tagliare la mano … - Bill cominciò ad ansimare sempre di più
-IO?!?!- urlò il poliziotto – Ma capo, non è vero …
-Zitto! Ragazzo, fammi vedere- il capitano afferrò la mano di Bill e studiò la ferita, notando anche lo spigolo della scrivania insudiciato di sangue che andava seccandosi.
-Appunto!- Tom si piantò di fronte al commissario furibondo. Aveva colto lo sguardo di Bill che poteva voler dire solamente “reggetemi il gioco”. Il ragazzo, nonostante non sapesse mentire né recitare, tentò comunque di aiutare Bill nella sua recita sconsiderata – Siccome per ovvi motivi dovevamo discorrere con lei, siamo venuti qui ma forse il poliziotto di guardia ha inteso male il motivo per cui siamo venuti e ci ha considerato dei teppistelli in vena di scherzi. Oltretutto anche se lo fossimo stati, trovo inaccettabile che abbia osato malmenare mio fratello e addirittura fargli tagliare una mano. Prenda dei provvedimenti- Tom alzò il mento con fare altezzoso. Decisamente, vedere “JAG avvocati in divisa” gli era servito moltissimo.
-Capitano! Ammetto forse di non averli trattati bene verbalmente ma mai mi sarei sognato di spingere il ragazzino contro la scrivania!- strillò il poliziotto
-Beh, di sicuro mio fratello non si va a tagliare da solo!- ribatté Tom, abbracciando Bill che continuava a tenere il muso dolente.
-Ora piantiamola! Ragazzi, voi venite nel mio ufficio. Voi tornate al lavoro e che non si ripetano più certe cose …
Il capitano sospinse i quattro nel suo ufficio, si sedette alla scrivania, si accese un sigaro e disse
-Bene, allora, lasciamo stare l’incidente di poco prima e concentriamoci sul motivo della vostra visita. Immagino sia legato al caso Mortensen.
I quattro annuirono mentre Bill si fasciava la mano nel fazzoletto. Gli doleva ancora un poco, ma perlomeno aveva ingannato chi doveva ingannare. Si schiarì la voce e iniziò il discorso che si era preparato la notte prima
-Esatto. Ora la prego di ascoltarmi senza parlare. Immagino ricordi ieri, quando ci ha scoperti sul tetto di quel palazzo in ristrutturazione. Ebbene, non eravamo lì per nessun concerto ma per indagare sulla morte di Mortensen, in quanto ci siamo resi conto che l’omicidio è stato compiuto per forza da lì con un fucile di precisione intorno alle 11.45. Abbiamo motivo di pensare che l’omicida sia un cacciatore o un militare, quindi abituato a trafficare con armi di quel calibro. Sempre secondo il nostro parere, deve conoscere molto bene l’organizzazione del festival e il morto con i suoi orari. – Bill si fermò un attimo per prendere fiato e notò con una certa soddisfazione il commissario che lo fissava ammirato. Riprese a girellare per l’ufficio come aveva visto fare in certi polizieschi – Forse le sembreranno accuse affrettate e sconclusionate ma noi pensiamo di aver individuato un potenziale assassino. Otto Ziemann, uno dei giudici.
Il ragazzo fece una piroetta su se stesso e fissò negli occhi il commissario per vedere la reazione.
-Ma … che ve lo fa pensare ragazzi? Insomma, è un personaggio così in vista …
-Appunto per quello!- esclamò Tom, rubandogli la tazza di caffè e bevendone avidamente un sorso.
-Ecco il problema di voi adulti. Non avete una visione delle cose a 360° come noi ragazzi- Bill fece un’ altra mezza piroetta andandosi a sedere sulla scrivania del commissario – Siete prevenuti, i pregiudizi non vi permettono di ragionare limpidamente. Noi invece possiamo, perché non siamo soffocati dai vostri stupidi preconcetti. Siccome lui è una persona in vista nel mondo della tv non vi sognate di incriminarlo neanche con le prove servite su di un piatto d’argento. Io ho le prove inconfutabili.
-Sentiamo … - il commissario assunse un’aria corrucciata, strappando dalle mani di Gustav la barretta energetica che prontamente il ragazzo gli aveva rubato.
-Intanto, nessuno a parte le polizia e noi sa che Mortensen è morto per colpa di un fucile. Ma Ziemann l’ha detto proprio a noi come se fosse risaputo. Conosceva alla perfezione il morto e i suoi orari, per non parlare del festival. E ora è lui il direttore indiscusso di “Die Kucke Des Besten” e sa quanto guadagna? Tanti di quei soldi che io, mio fratello e mia mamma non vedremo mai in tutta la nostra vita. Mi dica se non è un movente perfetto! In più, ho notato che aveva la camicia con lo stemma dell’ Unione Cacciatori Organizzata. Questo indica che fa parte del mondo della caccia e che sa manovrare un fucile.
Bill si fermò e osservò con un sogghigno il commissario che lo fissava a bocca spalancata. Si passò una mano tra i capelli e accavallò le gambe in attesa di un encomio.
-E’ … è fantastico ragazzo … io non saprei … le cose che hai detto sono corrette e …
-Senta, la pianti un po’ di balbettare e ci faccia i complimenti come si deve, và- interruppe Tom, rubandogli di nuovo la tazza e bevendo ancora un po’ di caffè.
-Ma l’arma?- disse Georg che finora aveva taciuto, impegnato a fare stupidi disegnini su alcune pratiche poggiate sulla scrivania
-L’avrà nascosta da qualche parte!- ribatté Gustav, rubando qualche caramella alla menta dalla scrivania.
-La stiamo cercando ma i miei uomini … - iniziò il commissario, schiaffeggiando la mano ladra del batterista, strappando di mano il caffè al chitarrista, spingendo giù dal tavolo il cantante e privando il bassista delle pratiche e della matita.
-Capitano Barhens! Abbiamo trovato l’arma del delitto abbandonata nei bagni del festival! Era nascosta in un buco nascosto sulla parete nord del bagno degli uomini!- un poliziotto arrivò di corsa.
Immediatamente i cinque si alzarono e corsero verso l’ufficio della scientifica. I vari poliziotti squadrarono quei quattro ragazzini con il commissario. Chissà chi erano …
Entrati nell’ufficio della scientifica videro un grosso fucile nero con mirino e cavalletto posato su di un tavolo
-Ehilà, commissario! L’hanno scovato in un buco della parete del bagno degli uomini. Lo stiamo esaminando ma non sembrano esserci prove. Probabilmente l’assassino l’ha maneggiato con dei guanti di lattice- disse un anziano medico della scientifica
-Allora non ci resta di scoprire a chi è intestato!- trillò Bill.
-Cioè?- il commissario lo squadrò un po’
-Ma che cerebrolesi che siete fra tutti!- sbottò Tom – Vuol farci credere che un affare così non è immatricolato!?
-Hanno ragione!- il medico osservò il fucile ed esclamò – ecco qui infatti MX567ARE2900BR
-Andiamo e scopriamo chi è l’assassino!- esclamò Gustav cominciando a correre verso l’ufficio del commissario per fregare la barretta al cioccolato che aveva notato.
Di nuovo i cinque si spostarono nell’ufficio e Bill conquistò la postazione computer
-Commissario, posso cercarlo io?- miagolò facendo gli occhioni.
-Ragazzo, levati da lì, è un lavoro da professionisti- sbuffò il capitano Barhens
-Guardi che io sono un professionista! Non faccio altro che stare attaccato alla televisione a giocare con i videogiochi e a vedere polizieschi. So come si fa!
-Sususu, si levi che qui abbiamo da lavorare!- Tom spinse il commissario fuori dall’ufficio e lo chiuse a chiave fuori. Sbuffando il commissario andò di nuovo nel laboratorio a cercare ulteriori prove e a spiegare che era stato spodestato dai quattro.
I quattro si misero comodi. Gustav cominciò a divorare tutta la roba commestibile dell’ufficio, Georg a paciugare tutte le pratiche che c’erano con insulsi disegni, Tom si scolò tutto il caffè che c’era lì dentro e Bill lavorava alacremente sul computer alla ricerca del proprietario del fucile. Mentre cercava buttò un occhio anche alle varie cartelle dei casi archiviati sul computer e robette varie. Finalmente riuscì a scovare quello che cercava. Inserì la matricola e aspettò che si caricasse il profilo. Quando si caricò un gemito prolungato fece accorrere gli altri tre
-Che c’è stai male?!
-Il … il profilo non corrisponde!- il ragazzo si aggrappò al braccio del gemello mostrando che il nome del proprietario non era Otto Ziemann, bensì Marcus Merkel.
-Miseriaccia … - biascicò Tom.
-Eppure io sono convinto di aver ragione!- gli occhi di Bill si riempirono di lacrime.
-Magari è un suo conoscente che gli ha prestato il fucile- tentò Georg, non sapendo che dire
-Vado a chiamare il commissario- Gustav volò nel corridoio chiamando a gran voce Barhens
-Ma … ma io ho ragione. Non posso aver sbagliato … io ho ragione … HO RAGIONE!!!!- Bill scoppiò in lacrime strillando come un infante.
Il commissario entrò di corsa, spalancando gli occhi davanti all’evidenza. Eppure il ragionamento del ragazzo non faceva una piega …
-Diamine, siamo a un punto morto!- sbuffò Gustav
-Beh, indaghiamo su sto Merkel e magari scopriremo che conosce Ziemann e … - blaterò Georg. A quel punto indagare a fondo gli sembrava una questione di principio.
-Giusto! Forza, all’opera. Andate a casa di Marcus Merkel, 12 Burg Strasse Sulzetal. Veloci!- urlò il commissario, sguinzagliando i suoi agenti all’indirizzo del proprietario.
-Dormi dormi bel bambino, fai la nanna tesorino, le stelle brillano sul tuo lettino fai la nanna bel bambino …
Tutti si voltarono sconvolti in direzione di Tom che intonava una stupida ninnananna per bambini, cullando suo fratello che gli si stava addormentando in braccio con il dito mezzo in bocca e un’espressione beata.
-Ma che c*** … - esclamò Gus, cercando una spiegazione da Georg, il quale era ancora più scioccato.
-Ragazzo, ma che fai?- disse il commissario, alzando un sopracciglio
-Gli stava venendo un collasso nervoso. Dovevo calmarlo in qualche modo!- si difese Tom. Poi, siccome Bill cominciava di nuovo a muoversi nervosamente non sentendo più nessuna voce, ricominciò a canticchiare la canzoncina
G&G e il commissario si guardarono scuotendo la testa, si sedettero e aspettarono risposte dai poliziotti in ricognizione.
-Ma aspetta un attimo! Oh porca ****** manca un quarto a mezzodì! Le audizioni!!!!- urlò Georg balzando in piedi come una molla.
-Corriamo!!!!- strepitò Gustav mollando la barretta che gli aveva comprato il commissario
-Eh?!?!?! Santa Madre è vero!!! Bill svegliati !!!!- strillò Tom alzandosi di scatto e facendo cadere il fratello per terra.
-Cosa?! Chi?! Mamma dove sei?- mugolò Bill ancora mezzo addormentato.
Tom lo tirò su di scatto trapanandogli i timpani con “Svegliati che abbiamo le audizioni!!!”
Il commissario li guardò sorridendo e si limitò a dire
-Oggi pomeriggio verremo lì e vi diremo i risultati delle indagini. Buona fortuna.
I quattro annuirono e si precipitarono in corridoio, rotolando giù dalle scale e uscendo in strada alla ricerca disperata degli hippy.
 
  
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