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Autore: DalamarF16    06/01/2015    5 recensioni
Sono passate poche settimane dagli eventi di New York, e Clint deve fare i conti con la sua coscienza, con le azioni commesse sotto il controllo di Loki. Accanto a lui, a cercare di aiutarlo, ci sarà Natasha, ma una nuova recluta darà una svolta alla vita di Occhio di Falco...
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nick Fury, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Avengers: Rinascita.'
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PERSONAL SPACE: Eccomiii!!! So che è tipo passato un secondolo, ma pare che io stia diventando una studentessa modello. Scherzi a parte, mi mancano 4 esami, e il mio obiettivo ora è solo il pezzo di carta, quindi ho lasciato un po' da parte il resto. Però scrivere mi manca, e Clint e Natasha meritano un finale, senza contare che ho il seguito che preme e spinge per uscire...quindi, io mi scuso profondamente per il ritardo e ringrazio i ben 5 recensori del capitolo scorso: la mia unicorna, Ledy Leggy, anche lei fedelissima, Ella Rogers (finirò di leggere la tua fanfic, giuro!!!) e le due nuove, BatmAndyDaryl e winterlover97, non finirò mai di ringraziarvi!
Mi scuso con tutti di nuovo per il ritardo...e spero che qualcuno mi legga nonostante sia passato mezzo secolo! Vi lascio al capitolo.

Capitolo 22: NUOVI OCCHI

-'Tasha-
-Dimmi, Clint-
-Che hai?-
Era passata qualche settimana dal giorno delle dimissioni di Clint dall'ospedale, e ancora non avevano avuto notizie certe riguardo la sua vista.
Dall'ospedale era voluto andare a casa propria, andando contro ogni, doveva ammetterlo, logica e ragionevole obiezione di Tony Stark. Non poteva certo dargli torto. Qualunque cosa avesse agli occhi era da affrontare nel più breve tempo possibile, e la ex Stark Tower era il posto ideale. Il miliardario gli aveva offerto praticamente un intero piano dell'edificio come abitazione, provvisoria o permanente. Era così che l'aveva pensata durante la ricostruzione: ogni Vendicatore avrebbe avuto una vera e propria casa all'interno del grattacielo; l'idea era stata di Pepper: ora che avevano cominciato a collaborare, era importante che un team come il loro legasse, e quella le era sembrata l'opzione migliore.
La verità era, però, che erano tutti troppo diversi tra loro, e che ognuno aveva la propria vita.
Clint non aveva declinato l'invito per disprezzo. Quel loft avrebbe sicuramente avuto tutti i confort possibili, senza contare che sarebbe  stato immediato per Stark e i suoi collaboratori occuparsi di lui e della sua vista. Tra palestre, laboratori e sale operatorie, avrebbe avuto a portata di mano tutto l'occorrente per rimettersi completamente. Non era un lusso che tutti potevano permettersi, anche se lavoravano per lo SHIELD.
Tuttavia, non se l'era sentita. Aveva voglia di stare nel suo appartamento di New York, in mezzo al caos (ora un po' meno caotico grazie a Natasha) delle sue cose buttate ovunque, del suo divano mezzo sfondato e macchiato di tutto ciò che fosse possibile mangiare senza un piano rigido su cui appoggiarsi, della sua tv e dei suoi film stupidi. In una parola, aveva bisogno di casa.
Natasha e Steve l'avevano riaccompagnato all'ultimo piano di quel palazzo, e Nat si era definitivamente trasferita da lui, di giorno e di notte. Anche Tommy aveva ormai una postazione fissa in quel monolocale, che ora più che mai si dimostrava minuscolo e inadeguato per più di una persona, come a sottolineare, ancora una volta, la solitudine intrinseca di quell'uomo a prima vista tanto socievole e rubacuori. La sua abitazione era un chiaro messaggio per le ragazze che abbordava: una notte, non di più.
Ovviamente, c'erano state delle eccezioni, tra cui Natasha, ma il suo stato attuale non lasciava spazio a dubbi su come le cose si erano concluse. Clint incasinava sempre e irrimediabilmente tutto.
Natasha era come sempre un'ottima attrice, eppure, fin dal primo giorno in ospedale, quando aveva esitato fuori dalla sua porta prima di entrare, dopo suo invito, aveva capito che c'era qualcosa che la stava turbando profondamente.
Probabilmente, se avesse potuto vederla senza quella ormai perenne coltre di nebbia, dai suoi gesti impercettibili, dalle sfumature del suo corpo e dei suoi occhi, avrebbe già anche capito di cosa si trattava, così come gli era bastato il suo atteggiamento a indovinare cosa le era stato fatto durante la prigionia dallo sceicco.
Ora che non la vedeva chiaramente, percepiva però una certa tensione nella sua voce, che affiorava a tratti, quando Natasha non riusciva a trattenerla.
-Niente- fu la risposta che ricevette alla domanda.
-Sarò anche momentaneamente cieco, ma ti conosco. Che è successo negli Emirati?-
Di questo era abbastanza certo: qualunque cosa fosse successa, riguardava la missione che l'aveva riportato in America.
Alla sua frase seguì un minuto o forse più di silenzio. Un silenzio pesante, carico di preoccupazione , che sembrò durare anni. Ma non lo interruppe, nonostante gli facesse venire in mente pensieri assordanti. Natasha era fatta così. Avrebbe risposto solo nel momento e nel modo che più le sarebbe sembrato opportuno. Inutile insistere.

La domanda di Clint aleggiava nell'aria, come sospesa.
Natasha taceva, e lui anche. Come sempre le dava tutto lo spazio di cui aveva bisogno, come aveva sempre fatto, fin dal loro primo incontro. Una presenza rassicurante, ma mai ingombrante, mai opprimente.
Aveva parlato con Steve di quello che aveva fatto allo sceicco, e anche Tony alla fine era andato a scusarsi con lei per quella battuta infelice di ormai cinque settimane prima, ma, se doveva essere onesta con sé stessa, l'unica persona con cui avrebbe potuto parlare e sentirsi davvero meglio (o davvero peggio) era seduto accanto a lei, che la guardava attraverso una spessa coltre di nebbia.
La sua vista non aveva sbagliato nemmeno questa volta.
Aveva colpito l'ennesimo bersaglio.
-L'ho rifatto, Clint- disse semplicemente, e sapeva che lui avrebbe capito subito.
Lui non disse niente, ancora una volta.

-Sono un mostro, Clint, lo so-
-No, non lo sei-
-Mi piace uccidere. Mi fa sentire appagata. Questo che cosa fa di me? Un mostro-
Erano nella mensa, dove lui aveva cercato di farle capire per l'ennesima volta che non era necessario lasciare una sia di cadaveri in ogni posto dove andassero. E lei finalmente era riuscita ad aprirsi quel tanto che bastava per esprimere quello che provava quando toglieva una vita.
Non era qualcosa di cui andare fiera, lo sapeva benissimo, ma allo stesso tempo sapeva che nessuna bugia avrebbe più convinto il suo supervisore. Inoltre, era conscia del fatto che il suo comportamento stava facendo venire qualche dubbio al direttore Fury riguardo la possibilità che le stava dando, e che se avesse continuato in quel modo, per lei c'era solo la prigione, se non la pena di morte. E, da quando Clint era nei paraggi, all'improvviso non era più così ferma sul suo pensiero riguardo alla morte. Non era più così convinta che vivere o morire fosse la stessa cosa.
-Natasha- Clint si prese una pausa, forse per pensare a cosa dire, per non essere retorico o superficiale. Non lo era mai, sulle cose che contavano. Era sempre sincero, a qualsiasi costo. Non le avrebbe mai detto nulla solo per farla contenta -Io credo che tu sia così perchè non hai mai avuto altro dalla vita. Ti hanno cresciuta e programmata così-
Una qualunque altra persona si sarebbe meritata una morte violenta per una frase del genere. Ma non Occhio di Falco. Le stava parlando con franchezza e calma, senza giudizi di sorta.
-Ma scoprirai che ci sono altre cose che contano, che ti facciano sentire realizzata. Finora vivevi per le tue missioni. Eri in pace solo se la portavi a termine. Lo so. Anche per me era così, al circo-
-Del tipo? Il vero amore? La famiglia? -
-Anche. Ammesso che trovi quello giusto. Ma anche portare a casa la pelle e poterlo raccontare davanti a una birra. Portare a termine qualcosa di nuovo, che non sai come uscirà, ma lo vuoi fare. Il sesso-
Clint come sempre la stava mettendo davanti a cose concrete. Non le stava propinando stronzate riguardo il vero amore, il principe azzurro e tutte quelle cose che si dicevano comunemente per mettere in pace il cuore di una persona.
Sorrise senza rispondere all'arciere che, come spesso accadeva, si limitò a chiudere la bocca e a starle vicino, in attesa che dicesse o facesse qualcosa.
-C'è davvero speranza, per me?-
-Dipende solo da te, Nat-
Di nuovo, niente stronzate mistiche. Niente destino, niente filosofie sulla purezza dell'anima. Solo una lapidaria verità.
Era lei che premeva il grilletto. Lei che spezzava il collo alle spalle.
Sua la scelta di non sparare. Sua la decisione di far perdere i sensi a qualcuno piuttosto che togliergli la vita.
Doveva solo compierle, quelle scelte.
E l'avrebbe fatto.

-Come stai?-
Come anni prima. Nessun giudizio, nessuna sentenza.
-Uno schifo-
-Definisci schifo-
-Appagata. Non sono pentita. Non per la morte di quel bastardo. Delusa, perchè credevo che Natalia non esistesse più-
-Ed è così. E' stata Natasha ha fare quello che hai fatto. Ed era quello che chiunque avrebbe fatto-
-Non voglio tornare quella di prima-

Percepì una lieve insicurezza nella voce della donna, quasi una nota di...paura? Le mise un braccio attorno alle spalle, un gesto che non faceva da non sapeva nemmeno quando.
-Non tornerai. Ci sono almeno un milione di attenuanti che ti scagionano. Starai bene, Nat. E alla prima missione te ne accorgerai-

-Signor Stark, il capitano Rogers la attende nella sala comune-
La voce di Jarvis lo distrasse momentaneamente da quello che stava facendo, cioè cercare di incrociare i dati delle analisi del sangue di Clint con i campioni prelevati dalla leggera patina che si era formata sulle iridi di Occhio di Falco per cercare di trovare un filo conduttore.
Sapeva che era lì, da qualche parte. Doveva solo trovarlo.
-Offrigli un drink, e digli che sarò subito da lui- rispose distrattamente, gli occhi fissi sul microscopio.
-E' urgente-
-E quando mai non è urgente con quell'uomo?- sbuffò il CEO delle Stark Industries mentre raddrizzava la schiena e si avviava verso l'ascensore che l'avrebbe portato al quindicesimo piano, dove aveva organizzato una sala comune per i Vendicatori.
Steve Rogers era in piedi di fronte all'enorme vetrata che dominava La Grande Mela. Portava dei jeans e una camicia scozzese sui toni dell'ocra e del verde, sobriamente allacciata fino agli ultimi tre bottoni vicino al collo, dai quali si intravedeva una t-shirt bianca. Le scarpe erano un incrocio tra un mocassino e una scarpa da tennis, e riprendevano il colore marroncino della camicia.
Tony scosse mentalmente la testa. Anche con abiti moderni, nel Capitano restava sempre e comunque qualcosa di antico, che lo faceva davvero sembrare fuori dal tempo, quasi come se una tenda invisibile gli permettesse di interagire con gli anni 2000 ma contemporaneamente gli impedisse di integrarsi pienamente nella nuova civiltà in cui era capitato.
Si soffermò per un momento per mettersi nei panni di Steve. Cercò di immaginarsi catapultato all'improvviso negli anni '40. E smise subito altrimenti sarebbe impazzito. Oggi internet era alla portata di tutti, le informazioni e le conoscenze venivano catapultate in un istante su tablet, smartphone, pc e quant'altro. Tutto era alla portata di tutti, non si moriva più per una bronchite, e più che di stenti si periva di troppo cibo. All'improvviso capì. Scacciò i pensieri dalla propria mente prima di diventare sentimentale e interruppe il corso dei pensieri di Rogers.
-Che succede di tanto urgente, Capitano?-
-Stark. Buongiorno-
-Buongiorno a te. Allora?-
-Notizie di Occhio di Falco?-
-Era questa l'urgenza?-
-Ho provato a prendere appuntamento, ma i tempi di attesa erano troppo lunghi, ho pensato di approfittare del pass Vendicatori-
-Sapevo che me ne sarei pentito-
-Allora?-
-Sto ancora cercando di capire cosa cavolo gli abbiano fatto. Qualunque cosa sia non viene via chirurgicamente, e non svanisce da sola a quanto pare-
-Quindi non c'è speranza?-
-Mi inventerò qualcosa, Capitano. Fossero anche delle lenti collegate al cervello-
-E' davvero possibile?-
-Probabilmente sì. Non mi importa come, ma ridarò gli occhi a Legolas-


PERSONAL SPACE: Eccoci qui, il capitolo è finito e ormai l'avrete capito, quasi anche la storia, penso che il prossimo sarà l'ultimo capitolo, salvo deviazioni. Come al solito vi invito a recensirmi, se lo volete, e vi dò appuntamento al prossimo capitolo!
Ciao!!

   
 
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