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Autore: robertamichelle    06/01/2015    1 recensioni
[Video musicale ]Michelle è una ragazza di appena 16 anni. Eppure è destinata ad essere la nuova eletta, la nuova ribelle per guidare la rivoluzione contro il regime totalitario che si è impadronito di Suburbia.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Christian, Gloria, Jesus of Suburbia, St. Jimmy, Whatsername
Note: Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti
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Sento la macchina fermarsi.
Non so quanto tempo fosse passato, dato che non ho resistito e mi sono addormentata sul sedile dell'auto di Jimmy. Ero davvero stanca.
"Svegliati". La voce gelida di Jimmy mi desta dal sonno. Siamo arrivati.
Scendo dall'auto un po'intontita e mi guardo intorno. Non conosco questo posto. Sono in una specie di ghetto, già all'apparenza molto arido e povero.
"Dove siamo?" domando
"Suburbia Ovest".
"Mmmh..Non sono mai stata qui".
Jimmy si dirige verso uno dei tanti palazzi, ammassati uno accanto all'altro. Di fronte, altri palazzi. Sembrava che quel ghetto stesse per esplodere, con quell'abnorme numero di edifici così vicini tra loro.
Apre il portone e inizia a salire una rampa di scale. Ovviamente, l'ascensore era un bene che quel condominio non poteva di certo permettersi. Si ferma al secondo piano, infila la chiave nella serratura ed entra. Lo seguo.
La casa di Jimmy non è altro che una stanza con un divano nero, un tavolo al centro della stanza ed un angolo cucina di fronte ad esso. Ci sono due porte: una a destra, che da quello che riesco a vedere da accesso al bagno; e un'altra a sinistra, chiusa.
"Quella è la tua stanza", esordisce Jimmy indicando la porta chiusa. "Io dorimrò sul divano".
"Grazie", mormoro. Un atto di cavalleria da uno come lui? Davvero troppo bello per essere vero. Trascino il mio zaino verso la porta e la apro. C'è un letto coperto da un leggero plaid rosso sulla destra, accanto al muro. Di fronte alla porta una scrivania e uno specchio appeso sopra di essa. Sulla scrivania ci sono diversi fogli sparpagliati in modo molto disordinato. Mi avvicino a guardarli. Sui fogli appaiono frasi confuse, scritte di getto, con una furia quasi maniacale.
Ne leggo qualcuna.

"I'm the son of rage and love, the Jesus of Suburbia"

"Land of make believe, and they don't believe in me"

"The patron saint of the denial, with an angel face and a taste for suicidal"

"Now I wonder how Whatsername has been"

"In my mind, she's in my head, I must confess"

Le altre erano tutte molto simili, tutte terribilmente autobiografiche, e tutte che mi fanno pensare ad una sola cosa: Jimmy deve essere fuori di testa. Addirittura, su uno di quei pezzi di carta scorgo l'impronta di una mano visibilmente impressa con il sangue.
Ci sono anche delle foto, alcune di queste hanno delle bruciature agli angoli, come se Jimmy avesse cercato di sbarazzarsene. Una di queste mostra Jimmy accanto ad una ragazza bella, bionda, con gli occhi chiari, e, da quel che sembra, ribelle quanto lui.
Mi sto ancora interrogando su tutte le stranezze che ci sono in questa stanza, quando la voce di Jimmy mi fa sussultare.
"Le piace la sua dimora, mia signora?", chiede in modo sarcastico.
Mi affretto ad allontanarmi dalla scrivania, facendo finta di non aver toccato niente. Ma a Jimmy non sfugge nulla. Si avvicina frettolosamente alla scrivania per nascondere i fogli più "compromettenti", partendo da quello con su l'impronta della sua mano insanguinata. Dopo mi fulmina per un attimo con lo sguardo, ma io continuo a fissarlo con aria di sfida. Non mi interessa che ce l'abbia con me.
"A proposito di cartacce e fotografie. Qui c'è qualcosa per te", dice all'improvviso. Dal tono sembra che si stia divertendo, ma avverto chiaramente una vena di profonda cattiveria. Non c'è da stupirsi: quello, per me, prova piacere  a fare del male alla gente. Mi lancia una busta chiusa, e io lo guardo con aria interrogativa.
"Che cos'è?" chiedo diffidente.
"Aprila. Nel frattempo ti lascio da sola...Non vorrei rovinarti la visione", ed esce dalla stanza chiudendo con forza la porta.
Rigiro la busta tra le dita, senza sapere bene cosa fare. Non mi fido di quel pazzo. Eppure allo stesso tempo sono troppo curiosa.
Non resisto, e apro la busta.
Dentro ci sono delle fotografie. Le guardo una ad una e il mio cuore improvvisamente inizia a battere più forte: è Browneyedboy che cammina nei pressi della 24th East Street
All'inizio non riesco a capire: perchè Jimmy dovrebbe darmi delle foto del genere? Continuo a guardare, e il sorriso che era apparso sul mio volto stanco alla vista di quegli occhi marroni e quei capelli ricci, scompare all'istante: nelle altre foto Brown Eyed Boy non era più solo, ma con un uomo. Con l'uomo che odiavo.
Non è possibile, queste immagini fin troppo chiare e nitide devono sbagliarsi. Quello che parla con Jorge Barça non può essere Browneyedboy. E' una trappola, di sicuro. Jimmy vuole ingannarmi.
L'ultima foto immortala l'istante in cui Barça porge dei soldi a Browneyedboy, che allunga la mano per prenderli.
Eppure, non posso sbagliarmi: avrei riconosciuto i volti e la postura del ragazzo che amo e dell'uomo che più disprezzo tra miliardi di persone.
Allora è questa la verità. Browneyedboy ha accettato dei soldi per lasciarmi. Ha ceduto ad uno sporco contratto per togliersi dai guai, per scappare.
Le lacrime di rabbia non tardano ad arrivare. Le mie mani hanno sete di vendetta, e fanno a brandelli le foto.
L'unico colplevole è Jimmy: non c'era bisogno di mostrarmi alcuna foto, dato che non avrei comunque più rivisto Browneyedboy. Ma soprattutto, non c'era alcun bisogno di farlo per pura cattiveria, per pura voglia di ferirmi.
Sono fuori controllo: dalla mia bocca esce l'urlo più forte di tutta la mia vita.
Apro la porta con forza, e raggiungo Jimmy.
"PERCHE' LO HAI FATTO, STRONZO!", non gli do il tempo di difendersi: lo trascino contro il muro, tenendogli una mano sul collo e l'altra sulla pistola. Lui mi guarda quasi affascinato.
"TI SEI DIVERTITO?" grido.
Poi respiro, e dico con un sussurro "Ora sei nei guai, St.Jimmy"
A quella frase Jimmy, che mi guardava come non mi aveva mai guardata da quando ci siamo incontrati, e non riuscivo a decifrare quello sguardo così stranamente ammaliato, perde la testa.
Mi mette una mano sul viso, e all'improvviso poggia con forza le sue labbra sulle mie, iniziando a muovere la lingua.
Ho appena il tempo di capire cosa sta succedendo: lo allontano con uno schiaffo deciso. Per la prima volta, Jimmy sembra spaventato, frastornato.
"Scusami, io..." comincia lui.
"Stai zitto", concludo io fredda.
"Non sono Whatsername, Jimmy", e torno nella mia stanza chiudendo a chiave la porta
   
 
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