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Autore: LouisDePointeDuLac    07/01/2015    4 recensioni
La convivenza, si sa, è una delle prove più ardue che ci si possa trovare ad affrontare.
Sopratutto con certi soggetti. O con i loro amici. O i loro problematici ed ingombranti drammi esistenziali che vanno a sommarsi a quelli personali, dando vita a risvolti imprevisti e non sempre graditi.
Perché la vita è un cubo di Rubik: molteplici facce, combinazioni, conseguenze e frustrazioni derivanti da ogni singola tessera e i suoi movimenti.
Dove non bisogna stare attenti all'introvabile soluzione, ma a ciò che accade nel mezzo della ricerca.
Sopratutto, a quali tiri mancini il dannatissimo cubo tenta di tirarti.
Genere: Comico, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Land Of Confusion

 
 
 
 

Ma io, di preciso, che diamine avevo in mente quando tra gli esami a scelta ho optato per semiotica??! Un criceto morto per overdose di biscotti, come minimo!
Sto cercando di dare questo esame da Maggio, per la miseria!

Be’, c’è da dire che nel mezzo ne ho dati altri con maggiore priorità, ma mi scoccia averne uno indietro.
Non abbastanza da non distrarmi, sembrerebbe.
Ho provato a fare le cose seriamente e per una volta sono venuta al dipartimento della facoltà per cercare un qualsivoglia stimolo nello studio svolto nella biblioteca, ma niente. A parte il fatto che alcuni studenti non concepiscono questo posto come luogo di studio e silenzio, e sarebbero da abbattere a vista (se siete tra questi pregate di non incrociare Elle), il mio cervello ha un bel po’ di materiale non universitario su cui facilmente focalizzarsi.
Tipo l’estate trascorsa, di cui alcuni ricordi mi hanno fatto ridere da sola per un paio di volte, passando ovviamente per cretina agli occhi dei presenti. O Isaac, che ogni tanto mi torna in mente in un caleidoscopio di incontri casuali, possibilità e negazione. O la situazione di stallo apparente che Settembre ci ha portato, celando degli ipotetici punti di svolta.

Aiolos è sparito nel nulla. No, in realtà è ripartito definitivamente e per un po’ non lo vedremo in giro. O forse Ioria lo ha ucciso e ha fatto sparire il cadavere dopo una cena di famiglia, chissà. Nessuno osa affrontare l’argomento con lui.
Anche Shura è in partenza. Mancano tre giorni e non ha ancora finito di impacchettare, ovviamente, data la sua reattività discutibile. Temo che se dopodomani sera la situazione navigherà ancora in alto mare, sarà Camus a prendere provvedimenti e a chiudergli la valigia.
Ci scommetto che gli piegherebbe anche le mutande. Glielo suggerirò.
Un altro soggetto che è partito è Puzzetta. Phro lo ha restituito alla proprietaria con un facilmente immaginabile entusiasmo, suo e di DM, mentre Aldebaran ha ammesso di sentire la mancanza dell’animale. Poveretto, non dev’essere facile vivere con quei due. Il cane era probabilmente l’unico a mostrargli un po’ di affetto.
No, non mi importa che Mu sia uno dei suoi migliori amici, non conta affatto! È affettuoso come un sasso. Tirato in testa.
Basta, il proposito per il nuovo anno accademico sarà quello di trovare una ragazza ad Al. Così è deciso.
Quanto ad Isaac… Nella mia mente ci siamo incontrati almeno una decina di volte in altrettanti luoghi e circostanze diverse. Ho molta fantasia, da questo punto di vista.
Tutto molto bello. Peccato che nella realtà siamo a quota 0, se non addirittura sotto.

Meglio che torni a casa, tanto non sto concludendo niente. Magari una passeggiata, visto che c’è anche bel tempo, mi schiarirà le idee.
Chiudo il libro, lo rimetto nello zaino e mi infilo la giacca di jeans, pensando che dovrei passare a comprarmi la cena. Non ho ancora avuto modo di fare la spesa e la dispensa ufficiale del gruppo non è al momento disponibile.
Ebbene sì, il Cinque Picchi ha sospeso l’erogazione di cibo nei nostri confronti e in quelli dei suoi abituali clienti. Chiuso fino a nuovo ordine per rinnovamento.
Ancora qualche giorno e potremmo cedere al panico generale.
Sospiro, preparandomi ad affrontare il tragitto e la piccola deviazione, mandando un messaggio alle ragazze per sapere se c’è qualcosa che devo prendere anche per loro. Non credo, ma chiedere non guasta mai…

Cos’è questo suono?
Sono a metà di uno dei corridoi, diretta verso l’uscita, quando lo sento. Mi fermo per qualche secondo, cercando di capire se posso essermelo immaginato.
Uhm, non direi, ma non so. Sembra che ci sia qualcuno che piange cercando di non farsi sentire. Dopo qualche istante sembra cessare del tutto.
Sempre più perplessa, riprendo la marcia per uscire dalla biblioteca. Sono praticamente sulla porta, quando sento, molto vicino, il suono ben riconoscibile di un singhiozzo.
Decisamente, qualcuno sta piangendo.
Volto incuriosita la testa, cercando di capire da dove provenga, mentre sistemo meglio lo zaino e…
Porca trota!
- Scusa, non ti avevo visto… - mi affretto a scusarmi, rialzando lo sguardo sulla persona con cui mi sono scontrata.
- …Saori! – esclamo, riconoscendola - Ciao. –
È un po’ che non la si vede in giro. Più precisamente dal giorno in cui ha lasciato il campeggio come una furia. Avevo anche pensato di chiedere a Seiya come andassero le cose, ma alla luce dei fatti e dalle condizioni in cui si trova la ragazza ora, credo sia facilmente deducibile.
Isabel sussulta, sorpresa di essersi imbattuta nella mia persona, e si affretta ad asciugare le lacrime con un gesto rapido della mano.
- Ehm…sto per farti una domanda stupida e dalla risposta ovvia, ma…- esito - Stai bene? –

- No. Non sto bene affatto. – è la replica più che prevedibile, prima che si decida ad aprire la borsa ed estrarre un pacchetto di fazzoletti. – Scusa, ma devo andare. –

- Vuoi parlarne? – propongo, mentre la porta della biblioteca si richiude dietro di noi.
 - Perché? Così poi puoi andare dalle tue amichette, riportare tutto, magari anche davanti a Seiya, e infine parlarmi alle spalle? –
- Chi mai ti ha parlato alle spalle? – chiedo, spiazzata.
- Oh certo! Non fare l’innocente con me, lo so benissimo che appena potete sparate cattiverie, su di me e perfino suoi vostri coinquilini, se consideriamo come li trattate. –
D’accordo, sta decisamente dando i numeri.
- Senti, Saori. – esordisco, ricacciando giù l’impulso di tirarle una delle risposte acide di cui sono capace – Che siano chiare un paio di cose. Ci stai simpatica? No. Noi stiamo simpatiche a te? Per niente. Ne abbiamo mai fatto mistero? Non direi, se consideriamo che ti è sempre stato detto tutto in faccia. Inoltre, scusa tanto se conviviamo con il tuo ex, o tuo fidanzato, o tuo oggetto sessuale che diavolo ne so! È ovvio che il tuo nome salti fuori nelle conversazioni! Vuoi forse farmi credere che parlando con…con…chi frequenti tu? –
C’è un attimo di silenzio che pare spiazzare anche lei, così decido di proseguire:
- Insomma, non siamo esattamente amiche per la pelle e lo sai benissimo anche tu. Inoltre, se permetti, considerato che tu e quell’imbranato di Pegasus avete involontariamente deciso di imitare Aiolos nel renderci almeno cinque giorni di campeggio particolarmente difficili, non puoi aspettarti che della faccenda non si parli. Lo si fa eccome, ma ci tengo a chiarire che nessuno ha fatto commenti circa il fatto che ti meritassi un determinato trattamento, non per quello che riguarda me o le altre. Per quanto quello di cui parliamo non ti deve interessare, sia chiaro. Ad ogni modo, mi sembrava gentile chiederti se avessi bisogno di parlarne, tutto qui, a prescindere dai nostri rapporti. Ho evidentemente giudicato male. Scusa, ti lascio stare. Ciao. –
Faccio un cenno col capo e mi volto per tornare a casa. Ho fatto almeno dieci passi, quando la sento richiamarmi indietro:
- Aspetta. –
Voltando il capo verso di lei, la vedo ancora in piedi davanti all’ingresso della biblioteca, l’aria titubante. Si morde lievemente il labbro, poi ammette con un sospiro:
- Sì, mi andrebbe di parlarne. –
 
ΩΩΩΩΩΩ
 

- Ti ascolto – mi decido a dire dopo un po’.
Siamo sedute al tavolo di un bar del centro da almeno cinque minuti, in attesa che ci portino il caffè, e Saori non ha ancora trovato la forza di aprire bocca.
Io intanto mi guardo velocemente intorno, studiando questo ambiente nuovo. Sembrerà strano, ma non ci ho mai messo piede. Dopotutto, una volta trovato un posto fisso, è difficile farne a meno, no?
Maledetti Dohko e Shion, muovetevi a riaprire quel fottutissimo Cinque Picchi!
- È tutta colpa del campeggio. – sbotta Isabel dopo almeno altri due minuti di silenzio.
- Ah. – faccio – Ehm…vuoi spiegarmi qualcosa in più in proposito? –

Detto, fatto.
Vento minuti buoni, anzi di più, di monologo sugli avvenimenti degli ultimi due mesi. Due, sì, perché non solo si parla di ciò che è successo in vacanza, ma anche dei vari prequel delle settimane antecedenti.
Riassunto breve: Pegasus si è incavolato perché Tisifone se l’è fatta con Phoenix, Phoenix era un amico e non doveva farlo, sotto sotto Seiya è ancora interessato a Shaina, c’è la sensazione che stia solo usando Saori, litigata furibonda in campeggio perché lei lo ha intimato non tanto a scegliere, quanto a chiarirsi le idee e agire di conseguenza, lui non si fa sentire da allora e lei ci sta male, perché sta a lui farsi avanti per risolvere la situazione.
- Più che starci male, ti dovresti incazzare. – commento alla fine.
- Lo so. – fa lei – E infatti sono arrabbiata, ma…-
- Ma con poca convinzione – deduco, ottenendo un suo cenno d’assenso in risposta.
Mi mordo pensosamente il labbro, raccogliendo bene i pensieri e decidendomi poi ad esporre le deduzioni maturate con le mie coinquiline circa la confusione di Seiya.
- Ora, a mio avviso dovete confrontarvi. – concludo – Ma definitivamente, questa volta. Digli che  vuoi parlargli, o se vuoi lo obbligo a…cioè, chiedo a Lili ed Elle di obbligarlo a chiamarti e arrivate ad una conclusione. Se non si decide, lascialo perdere. –
- Remi contro al tuo coinquilino? – domanda lei perplessa.
- A volte è necessario. Anzi, in questo caso sarebbe già la seconda volta che io, lui e gli altri affrontiamo questo discorso, mi pare abbastanza.- sentenzio – Ne va della vostra sanità mentale, credimi. –
- Lo so…- ammette lei, finendo di bere il caffè – Sì, suppongo sia una buona idea. –

Cala il silenzio, che si instaura per alcuni istanti, prima che mi decida a spezzarlo affermando con gentilezza che è tardi e che dovrei tornare a casa. La ragazza si dichiara d’accordo, ritenendo di aver discusso sufficientemente sull’argomento, così andiamo a pagare e ci dirigiamo fuori dal bar.
Varcata la porta, decido di affrontare un’ultima questione, che mi è rimbalzata in mente durante tutta la conversazione.
- Senti, io capisco l’amore e tutto – inizio, per poi proseguire con: - So perfettamente che non è facile. Ma hai mai provato a concentrarti su qualcun altro? Anche solo conoscere altre persone. Tipo…ehm…Julian, per dirne uno. –
Isabel abbozza un sorriso:
- Certo che ci ho provato. Con Julian ci sono anche uscita un paio di volte, a dire il vero. È un bravo ragazzo, ma… non va. Semplicemente non funziona. –
- Capisco…-
- Mi è dispiaciuto molto quando gliel’ho detto. –
- Era molto preso? - chiedo.
- Preso? – Isabel sgrana gli occhi per la sorpresa – Oh no, non direi. C’era una certa sintonia, ma credimi, nient’altro. Insomma, abbiamo sempre frequentato gli stessi ambienti, e il fatto che io non corrisponda proprio al profilo tipico delle ragazze di quel giro deve averlo intrigato… ammetto che anche lui è un po’ una mosca bianca, lì in mezzo, però… ci siamo un po’ avvicinati, ma non è mai scattato nulla, né da parte mia, né da parte sua. –
- Ho sentito dire il contrario. – dico cautamente, pensando ai commenti di Kiki e alle ingiurie di Kanon che ho avuto l’occasione di ascoltare.
Saori scuote la testa, sospirando.
- L’interesse e la curiosità non bastano. È per questo che il suo rapporto con Tetis funziona. Quei due non si piacciono davvero, però si fanno comodo. Buon per loro, ma a me non sarebbe bastato. -
- Allora credo che tu abbia già una buona risposta alla questione con Pegasus.- dico.

- Già….d’accordo, allora…ci vediamo, forse. – fa, salutandomi con un gesto della mano e facendo per avviarsi.

- Saori? – la richiamo indietro.
- Sì? – si volta verso di me, l’aria interrogativa.
- Devo parlarne con Seiya? – domando a bruciapelo.
Lei esita per un secondo, prendendosi qualche secondo per pensarci su, dopodiché si limita a dire:
- Fai quello che ritieni giusto. –
- Ti fidi del mio giudizio? -

- Sì. E...Grazie. –
 
ΩΩΩΩΩΩ
 
 
- SEIYA! –
Anch’io so fare le mie entrate in scena, a volte. Tipo adesso, che ho aperto la porta d’ingresso e ho chiamato Pegasus senza nemmeno dare il tempo a nessuno di realizzare che sono tornata. Aggiungendo l’effetto sorpresa della mia voce, di solito sintonizzata su un tono normale, se non basso…addirittura inudibile, certe volte.
Ho il tempo di scorgere Shun, seduto al tavolo in cucina, sobbalzare vistosamente, e Hyoga imprecare perché si è preso un colpo e ha fatto sbandare il suo soldato su Call of Duty, prima che Lili mi riprenda:
- Per la miseria Micky! Sei forse ubriaca? Stiamo cercando di lavorare, qui! –

- Tu ed Elle siete sedute sul divano e state riempiendo due calzini palesemente spaiati con della cartapesta rimediata chissà dove per fare non so cosa. – le faccio notare, richiudendo la porta alle mie spalle.
- Calzini spaiati di Sirio. – spiega a raffica Elle, troppo concentrata sul lavoro per alzare la testa e guardarmi – Facciamo due pupazzi. Carta pesta di Marin. Avanzata all’asilo. Un peccato buttarla. –
- Poco ma sicuro, stop. Ovviamente l’hai ritenuto un bene indispensabile per questa casa, stop. Sirio non ha calzini spaiati, stop! – ribatto, imitando in modo efficace il suo modo di parlare.
- Adesso sì! -  esclama Lili con espressione soddisfatta mentre traffica con uno dei due capi d’abbigliamento in questione.
Alzo gli occhi al cielo, rassegnata, senza nemmeno provare a tirare in mezzo gli altri due, per poi tornare a concentrarmi sul mio obiettivo:
- Pegasus! – chiamo di nuovo in direzione delle scale.
- Che c’è?! – urla lui di rimando da camera sua.
- Ti devo parlare! –
Ci vogliono altri cinque minuti buoni prima che lo veda comparire in salotto dopo aver sceso i gradini, l’aria contrariata e i pantaloni della tuta palesemente infilati al contrario.
Decido di far finta di niente e vado subito al sodo:
- Ho incontrato Saori. –
Seiya mi fissa per un lungo istante, prima di decidersi a parlare.
- Come sta? – domanda, e ha il buon senso di chiederlo con aria colpevole.
- Male. – rispondo, zittendolo per degli ulteriori secondi. Lo vedo mordersi pensosamente il labbro, prima che sbotti:
- Oh e va bene! Vai avanti, lo so che ci hai parlato. Cosa ti ha detto? –
- Cosa doveva dirmi? -  ribatto - Che vedere Phoenix con Tisifone ti ha fatto perdere la brocca, che è evidente che provi ancora qualcosa per la tua ex, che pensa che tu la stia usando come ripicca e che dalla litigata in campeggio non hai avuto le palle per farti sentire! –
- Ma io…-
- E allora io le ho detto che non è vero, che probabilmente ti piace anche lei ma sei confuso e ti sei fatto prendere dal panico, e che sì, sei proprio un codardo se non le parli da allora! –
- Ha parlato Capitan America. – mi punzecchia Lili, ma preferisco concentrarmi sul ragazzo:
- Ti rendi conto di quello che stai facendo, Seiya? E voi non dite niente? –
L’ultima domanda è rivolta agli altri quattro. La risposta di Elle è diretta e semplice:
- Non provare a coinvolgerci, è inutile. Non ce ne frega una beneamata cippa. –
- Ne abbiamo già discusso. – dice invece Crystal – Shiryu ci perde un’ora tutti i giorni, con lui. –
- Io ho provato a parlarne con Ikki, ma mi ha detto che non sono fatti miei. – pigola Shun con espressione afflitta.
- Però sono fatti miei! – esclama Pegasus, alterandosi – Quello va a letto con la mia ex! È un mio amico, per la miseria! –
- Oh giusto, odiamo tutti Ikki, adesso. – gli fa il verso Elle – Quante volte te lo dobbiamo dire, Pegasus? Shaina è la tua EX! Ex, capsici? Relazione finita! Kaputt! Non ti ama più! –
- Ehm, Elle…- azzarda Andromeda, venendo bellamente ignorato.
- Non hai nulla da rivendicare. Non più. Capirei se foste ancora insieme, caso in cui Phoenix non si sarebbe sicuramente mosso, ma ormai non è più così. – aggiunge Hyoga.
- Io…- prova ad inserirsi l’accusato, fallendo miseramente. Richiude la bocca, l’espressione afflitta.
Dopo alcuni secondi di silenzio, mi decido a dire:
- Senti Pegasus, se stai così male per Shaina…prima di tutto, non puoi prendertela con lei o Ikki. Te l’abbiamo già detto, probabilmente è stato meglio così. Ma non puoi nemmeno buttarti in una nuova storia con Saori, per quanto possa piacerti. Sei troppo confuso. Ti assicuro, stai facendo più casini che altro. Oggi non ha fatto altro che piangere. Una relazione del genere non può essere considerata sana. –

- Io non volevo ferirla. – sussurra Pegasus dopo un po’.
- È quello che le ho detto anch’io. – gli assicuro – Però davvero, se puoi parlaci e spiegale la situazione di persona. Farà male ma non credo si meriti un trattamento del genere, no? –
- No, ovviamente no. – concorda lui apaticamente, prima di scrollare le spalle – Io…le parlerò, d’accordo. –

- E poi? – fa Shun,gettandoci delle occhiate perplesse.
- E poi niente, Andromeda. Si vedrà. – taglia corto Crystal.
- Che esperto, il nostro BB. – osserva Elle, sempre concentrata sulla realizzazione di uno dei pupazzi, beccandosi un’occhiataccia dal biondino.
- Già. Si vedrà. – ripete Seiya laconicamente, estraendo il cellulare dalla tasca e fissando pensosamente lo schermo.
- Mi ha detto che aspetta una tua chiamata. – gli dico, trattenendomi dall’aggiungere “e da parecchio”.
Pegasus annuisce lievemente, prima di voltarsi e dirigersi di nuovo verso le scale.
- Grazie. – mi dice, per poi salire al piano di sopra, chiudersi in camera e presumibilmente decidersi a contattare la ragazza.
- Pure le conversazioni con Saori, ora? Quanto perbenismo. – commenta Elle mentre mi siedo stancamente sul divano, meditando se scrivere, guardare un film o fugarmela a casa dei gemelli, ammesso che siano in casa.
Sospiro, ignorando una possibile connotazione negativa che il commento potrebbe contenere e limitandomi a dire:
- Ognuno ha diritto ad uno sfogo. A volte so essere una brava persona. –
Per il resto del tempo, mi faccio schifo.
 
ΩΩΩΩΩΩ
 
 
“ Nel sistema giudiziario statunitense, i reati a sfondo sessuale sono considerati particolarmente esecrabili. A New York opera l'Unità Vittime Speciali, una squadra di detective specializzati che indagano su questi crimini perversi. Ecco le loro storie.”
Tan-tan![1]
- A che stagione siamo? – chiedo, facendo per sedermi sul divano.
- Pffffffffffffffff!!!!! – è l’inaspettata risposta stizzita che ottengo, che mi fa voltare perplessa in direzione del posto che volevo occupare.
- Lavoisier!!! – esclamo – Spostati da lì! A momenti ti spiaccicavo! –
Per tutta risposta, il gatto si limita a fissarmi con evidente strafottenza, facendo ondeggiare la coda dalla sua postazione di fianco al proprio padrone, accanto a cui mi ha fatto desistere dal sedermi con un soffio più che eloquente.
- Non ne saresti uscita viva. - commenta Elle – Eh, gatto? –
- Comunque, siamo alla decima stagione. – risponde allora Milo, mentre riesco a ricavarmi un posto tra lui e la bestia, senza che Camus abbia minimamente accennato a prestare attenzione alla scena.
Come deciso in precedenza, siamo venute qui per la serata Law & Order – Special Victims Unit.
Io e il greco ne siamo letteralmente drogati. Elle e Lili ne sono venute a conoscenza quando abbiamo cominciato a convivere, e Camus da quando Milo l’ha scoperto. Stranamente, il francese, che ha un rapporto piuttosto freddo con la televisione, sembra apprezzare lo show.
In condizioni normali non avremmo organizzato un sit-in a casa loro, ma stasera Sirio e Andromeda, udite udite, avevano invitato Shunrei e Nemes per un film.
Sembra proprio che Shiryu abbia deciso di darsi una mossa, per quanto con la dovuta cautela. Rimanere solo con Fiore di Luna era probabilmente correre troppo, così ha pensato bene di approfittare dell’innocenza di Shun per fargli reggere il moccolo. Non che June si lamenti, sia chiaro.
- Secondo voi il fatto che ultimamente Shunrei lavori poco potrebbe essere un cattivo segno? – domando, stando attenta a non infastidire Lavoisier nel prendere posizione.
- Non saprei. Oggi sono passata davanti al Cinque Picchi ed era ancora chiuso. – mi dice Elle.
- Notizie di Dohko? Shion? – faccio.
- Niente. – fa Camus, scuotendo la testa.
- Ho parlato con Shion l’altro giorno, ma mi ha chiesto di non dire niente. Segreto professionale. – comunica Milo, infilandosi in bocca una manciata dei pop-corn che si è preparato per l’occasione. – E ora zitti, che quella donna sta probabilmente per morire! -
L’ultima parte è riferita a ciò che si sta svolgendo sullo schermo, dove una donna sta passeggiando a Central Park. Spinge una carrozzina, mentre il figlio maggiore, di circa sette anni, cammina poco più avanti con il cane. Il quale, dopo qualche secondo, corre in avanti ed esce dall’inquadratura, seguito dal ragazzino a cui la madre comincia a gridare dietro per richiamarlo e non farlo allontanare.
Tipico segnale da “sta per succedere qualcosa”.
- Il bambino annega! – salta su Milo, esprimendo la sua ipotesi su ciò che vedremo.
- Cosa?! – urla Shura dalla sua stanza, dove sta finendo di sistemare le ultime cose.
- Che ne so, è corso verso il lago…- risponde il greco sullo stesso tono – La madre lo insegue! Forse lo prende in tempo! -
- Aspetta, ha lasciato la carrozzina incustodita! – gli faccio notare - Rapimento! –
- Mamma insegue il figlio maggiore e si fa fregare il neonato! – rilancia invece Elle. – Perché Lili non c’è?! Ci dà sempre delle belle idee e in genere ci azzecca pure! –
- Perché stasera ha preferito Kiki. – le ricordo, accennando al fatto che la terza di noi si trova a casa del ragazzino per dargli una mano. Qualcosa circa l’inglese, se non sbaglio, giusto per arrivare pronti all’inizio della scuola.
Inconsciamente, sposto lo sguardo su Milo per un solo, breve istante. È più forte di me. Per quanto dalla famosa sera del misfatto/non fatto, i rapporti sembrino essere rimasti gli stessi, ogni tanto mi chiedo se per caso questi due non preferiscano evitarsi. Non che ce ne sia un’apparente ragione, se consideriamo che in realtà nulla è successo, però…però così mi sembra.
Mah.
- Guardate, è corso anche il cane! – esclama in questo istante il ragazzo in questione.
- Il cane si tuffa per salvare il bambino e annega! No, trova un cadavere! – provo.
- Cane rapisce bambino e fugge col passeggino! – lancia Elle convinta, mentre Camus ci fissa rassegnato e Shura urla dalla sua stanza:
- Madre de dios, cosa sta succedendo…?!-
- FERMI TUTTI! – ci zittisce Milo, saltando su a sedere – Ci siamo! Eccolo…!
C’è un attimo di silenzio, mentre scrutiamo avidamente lo schermo dove il mistero che verrà poi risolto in puntata sta per essere svelato.
– Vai che stavolta andiamo sul cruento perverso! – esulta Milo, facendo accorrere lo spagnolo dalla sua stanza e liquidandolo poi con un commento profondamente deluso, mentre si riappoggia allo schienale del divano:
- Ah no, scusa. Era solo un comune omicidio. -
 
ΩΩΩΩΩΩ
 
 
- Shuuuuuuuuura! Shuuuuura! –
Ma che diavolo…?
Ho appena sentito una gracchiante voce femminile chiamare lo spagnolo, o sbaglio?
- Shura ha di nuovo lasciato aperta la videochiamata di Skype. – mi risponde involontariamente Camus, sedando anche i dubbi di Elle che aveva cominciato a guardarsi attorno perplessa.
- Ehi Shura, c’è tua nonna ancora connessa su Skype! – urla Milo allo spagnolo, che si era momentaneamente assentato per andare al bagno.
- Cosa?! – grida lui di rimando – Madre de dios!
Due secondi dopo, non appena sentiamo richiudersi la porta del bagno, il ragazzo compare come una furia in salotto, andandosi ad inginocchiare di fronte allo schermo del portatile lasciato in stand-by sul tavolino e riaccendendolo.
- ¡Abuela! – esclama -  Te dije que apague el ordenador[2]
- Eh ? – faccio, dato che non capisco un’acca di spagnolo.
- Ha detto che doveva spegnere l’ordinateur – mi spiega Camus.
- Il computer, vorrai dire. – lo correggo.
- Infatti. –
- Certe volte puoi anche piantarla di fare il francese.[3] – si intromette Elle.
- Shura! – si sente di nuovo dire dal portatile, prima che la donna prosegua con un’altra frase che non comprendo.
Accidenti. Da quello che riesco a vedere, dato lo schermo di sbieco, è una crocchia di capelli bianchi e degli occhiali enormi, suppongo o per la statura incredibilmente bassa della nonna o per la webcam puntata decisamente male. Opto per la seconda.
- Ha detto di prendere i pomodori. – mi viene spiegata in questo istante la frase di prima.
- I maglioni, Milo! – fa Shura, seccato. – Abuela, he cerrado la maleta… ¡qué va jerseyes! hace calor a Valencia!
- Sta dicendo che non servono maglioni perché a Valencia fa caldo. – continua Elle. – Almeno credo. –
- Come “credo”? – ripeto, perplessa – Mica hai fatto un po’ di spagnolo? –
 - Appunto. Poco e molto tempo fa. Il massimo che riesco a dire è: “¿dónde es Paloma?”,  “Paloma está en baño”, il che non ti garantisce la sopravvivenza in terra ispanica. – mi spiega lei scrollando le spalle. –
- ¿no tienes intención de venir a encontrar a tus abuelos, Shura? – chiede allora la nonna con un tono pericolosamente vicino al rammarico.
- Ciertamente que sí…- azzarda il ragazzo – Vendré, vendré…-
- Gli ha chiesto se va a trovarli. – traduce Camus, dopo che gli ho tirato lievemente la manica per farmi tradurre cosa stanno dicendo. – Ha detto sì. –
- Volete smetterla di origliare le mie conversazioni? – sbuffa Shura.
- Bien, ya he empezado a trabajar a tu jersey por esta Navidad! – esclama la donna in tono allegro - ¿Te gusta el amarillo oscuro, sí?
- Uh, un maglione. – dice Elle, traducendo la parola e proseguendo con: - Giallo. A Natale. Chiede se piace. -
- Yo...eh...sí, certamente…- dalla faccia di Shura, ne deduco che non ha il coraggio di dire la verità.
- Shura, tu odi il giallo! – esclama Milo in questo istante, guadagnandosi un’occhiata di fuoco dal coinquilino.
- Abuela, tiene que ir...estoy acabando de de cerrar el equipaje a mano. – dice poi lo spagnolo, cercando di troncare definitivamente la conversazione.
- Nonna, devo andare… Sto cenando con l’equipaggio a mano. – improvvisa Milo, beccandosi un’occhiataccia dal coinquilino.
- Ciertamente querido...antes el abuelo saluda, apenas ha vuelto de la dehesa...-
- Hola, abuelo
Dopo un lieve cambiamento di luce, con un rapido colpo d’occhio in direzione dello schermo vediamo apparire dall’altra parte un uomo alto, robusto, con degli abiti da lavoro, i capelli e a barba bianchi,  molto molto somigliante a…
- Oddio! Shura a settant’anni! – esclama Milo.
- Sembra più il nonno di Heidi. – osservo io invece.
- Shura diventerà il nonno di Heidi. – ne deduce Elle.
In tutto questo, il ragazzo sembra aver concluso la brevissima conversazione con l’uomo, dato che lo sentiamo dire:
- Ahora voy – mentre fa un saluto con la mano.
- Ciertamente querido...¡vas despacio y cambiados los calzoncillos antes de partir! Hola…-
- Hola…-
Shura chiude la conversazione e spegne il portatile, sospirando e passandosi una mano tra i capelli.
- Ventisei anni e mi dice ancora di cambiarmi le mutande prima di partire. – commenta con espressione rassegnata.
- Dai, in fondo è così carina. – dico, sorridendo – Ed è pure in formato tascabile. –
- Vuoi fare cambio? – propone Milo, presumo alludendo a sua madre.
- No, grazie. – risponde l’altro, convinto – Mia nonna è fuori di testa, ma con tutto il rispetto, è ancora gestibile. –
- Nessuna offesa. – lo tranquillizza il greco.
- Non è fuori di testa, Shura. –
- Camus, ti prego. Mi ha detto di andare piano. Come se l’aereo lo guidassi io! E i maglioni. Per l’amor del cielo, la smetterà prima o poi, di farmi quei maglioni! –
- No. E se anche smettesse con i maglioni, passerebbe alle mutande fatte all’uncinetto. – lo avviso, mentre lui sbuffa.
- Mi toccherà andarli a trovare. E fuggire ai pascoli con mio nonno, per evitare che mia nonna mi ingozzi di cibo. –
- Pascoli? – chiedo.
- I miei nonni hanno un allevamento di pecore e qualche capra, sui Pirenei. Sono cresciuto lì. –
- La versione ispanica di Heidi. Lo sapevo. – fa Elle, scuotendo la testa. – E come diavolo sei finito qui? Clara, pardon, Aphrodite, è rimasto qualche tempo in sedia a rotelle perché l’hanno sfondato a rugby? –
- Magari. No, ho seguito mio padre quando è stato il momento di andare alle medie, che ovviamente in quel paesino non c’erano. –
- Chissà che trauma. – commento, pensando al suo primo incontro ravvicinato con DM ed Aphrodite.
- Come sta tuo padre, a proposito? – domanda Camus, grattando lentamente la testa a Lavoisier.
- Bene.  Ormai è in pianta stabile a Bilbao da un paio d’anni, dice che non è male. Magari se riesco passo a trovare anche lui, almeno evito di farmi vedere solo per Natale. –
- E tua madre? – chiede Milo.
- Ah boh. L’ho sentita un mese fa per il suo compleanno e non c’era nulla di nuovo a Washington. –
- Divorziati? – domando con cautela.
- In realtà no. Mai sposati. – spiega lo spagnolo, controllando per l’ultima volta il PC e chiudendolo con attenzione.
- Ah. Scusa, non è per farmi i fatti tuoi, è che onestamente è un argomento che non abbiamo mai toccato. Non volevo essere inopportuna. – spiego.
Shura si stringe lievemente nelle spalle, per poi alzare le braccia e stirarsi la schiena, appoggiandosi poi all’indietro con i palmi sul pavimento.
- Nessun problema – mi rassicura - Non c’è molto da dire, sinceramente. Mio padre lavora per una società di marketing e mia madre per la BIRS. –
Uh. La Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo.
- Ah. Accidenti. – commento, piuttosto stupita da una tale cornice, prima di domandare - Come diavolo hanno fatto due economisti a generare un filosofo pallavolista? –
- Domanda interessante, sia a livello psicologico che antropologico. – è la giusta osservazione di Elle. –
- Quanti anni faceva tua madre? – domanda Milo, l’espressione di chi sta facendo un calcolo mentale.
- 50. –
- Così pochi? –
- Ricordati che i miei mi hanno avuto quando erano piuttosto giovani. – gli dice Shura, prima di guardare noi e spiegare: - Si sono conosciuti alla facoltà di Economia e mia madre è rimasta incinta all’ultimo anno della magistrale. Il tempo di farmi formare, mettermi al mondo, trovarsi un lavoro e ai miei tre anni ha preso un’occasione al volo per andare a lavorare all’estero. –
- E tu sei rimasto con tuo padre. Quindi i nonni…- deduco.
- Sono i nonni paterni, sì. –
-  E i tuoi genitori? – chiedo.
- Non si amavano più, tutto qui. – dice lo spagnolo, scrollando le spalle. – È stata una separazione di comune assenso. Avendo tre anni non è che la questione mi abbia toccato molto, ad essere sinceri. Ovviamente ho mantenuto più rapporti con mio padre e ho preferito andare da lui quando è stato necessario, ma nulla di eclatante. –
- Niente a che vedere con la situazione incasinata dei gemelli. – sospiro.
- Ovvio, i genitori di quei due sono due svitati, i miei no! – esclama lo spagnolo – Per carità, mio padre ha un modo di esprimere le emozioni tutto suo e  sospetto che mia madre sia anaffettiva, però…-
- Già. Mi chiedo da chi tu abbia mai preso. – lo rimbecca Elle.
 
ΩΩΩΩΩΩ
 
 
- Com’è andata con Kiki ieri? –
Lancio la domanda mentre varchiamo l’entrata del Dipartimento universitario, per poi lasciarcelo alle spalle. Io ed Elle arriviamo dai rispettivi settori della biblioteca, Lili da casa. Ci tengo a specificare che né io né Elle sapessimo di essere nello stesso ambiente universitario fino a mezz’ora fa, quando la terza di noi ci ha proposto di andare a fare un giro. Siamo uscite ad orari completamente diversi senza nemmeno incrociarci, figuriamoci.
- Oh, bene. Abbiamo fatto fuori due bastardi che ci avevano teso un’imboscata…-
- Scusa, ma non dovevate studiare inglese? – le chiedo perplessa.
- Ci hai creduto seriamente?! – esclama lei, girandosi a guardarmi con espressione scandalizzata – Ma dai! –
- E Mur ti ha lasciato stare lì a cazzeggiare all’X-Box? – domando allora.
- Non ho mai detto che Mur fosse in casa. – mi corregge lei.
Lo sapevo che c’era un trucco.
- Era da Shaka. – continua la mia coinquilina – Non ho capito perché. Forse a fare un corso di meditazione per evitare di ammazzare il fratello e i suoi degni compari. –
- C’erano anche i tre moschettieri? – m’informo.
- Oh sì. Che casinisti. Non hanno fatto altro che sproloquiare sul fatto che quest’anno avranno una professoressa d’inglese nuova e che alcuni di loro potranno presentare un progetto per una specie di concorso internazionale per ragazzi. –
- Che figata! – esclamo – Elle, perché non…-
- Suppongo di essere fuori dal limite di età. – mi blocca subito l’altra.
Oh. Effettivamente...
- Infatti. – conferma Lili, annuendo.
- Però potresti guardare se c’è qualcosa anche per te. – insisto, rivolgendomi alla nostra amica.
- Uhm. Vedremo. – fa lei per tutta risposta, tornando poi a focalizzare l’attenzione su Lili: - Kiki parteciperà? –
- Spero vivamente di sì. –
- E come si svolge questo concorso? – chiedo.
- Be’, c’è un tema, devono preparare degli elaborati con una scadenza, una giuria li valuta e i migliori 50 saranno esposti. –
- Qui? –
- Sì, alla sede di qualche associazione culturale, forse addirittura un’ambasciata. Non mi ricordo di quale paese però, so solo che è quello da cui è partita l’iniziativa. – spiega Lili. – Ma ora, se volete prendervi un minuto…-

Oh, giusto.
Un attimo di raccoglimento. Siamo arrivate.
Al T.A.R.D.I.S.
 
ΩΩΩΩΩΩ
 
Meglio che mi soffermi un minuto sul soggetto di cui sto parlando.
Per chiunque, fan e non, il riferimento immediato è quello alla serie televisiva Doctor Who. Me l’ha spiegato Elle, perché io personalmente non la seguo. Ad ogni modo, il principio alla base è lo stesso di questo elemento della serie, nella sua accezione più semplice, anche se declinato in una maniera del tutto diversa e contemporanea.[4]
Sì, perché il TARDIS, o meglio, T.A.R.D.I.S, non è altro che la fumetteria collocata proprio di fianco alla videoteca dove lavora Ioria. Ed è tipo il Paese dei Balocchi.
L’El Dorado dei nerd.
Ai suoi assidui frequentatori è dedicato il suo nome, un acronimo: To All Rejected Dreaming In Sin.
Come l’oggetto a cui è ispirato, all’esterno non sembra granché. Una comune porta blu di un negozio con due vetrine pesantemente allestite. Non c’è un solo spazio libero, e non è nemmeno un decimo di quello che si può trovare all’interno.
Non sto scherzando, l’allestimento è talmente fitto che la roba si accavalla, praticamente. Per non so quanto tempo c’è stata un’action figure di Loki di notevole stazza seduta a cavallo delle spalle di un Hulk altrettanto voluminoso.
Esigenze di spazio e senso dell’umorismo, se consideriamo che Loki era stato posizionato con le braccia alzate in segno di vittoria e con una bolla in stile fumetto attaccata alla bocca che recitava: “Ora ho un Hulk!”.[5]
Ma se questo è il biglietto da visita del T.A.R.D.I.S, è una volta varcata la soglia che si rischia di perdere la ragione.
Dentro è come un labirinto, con degli scaffali ampi e alti fino al soffitto, ricolmi di manga, fumetti, graphic novels; si contano almeno dieci sezioni tra i volumi, un intero reparto di dischi, un altro per i dvd, quello per le action figures, i videogiochi, il merchandising, l’usato…
Non c’è epoca, continente, opera grafica, filmica, musicale di cui non si posa trovare traccia qui.
Un vero universo di tempo e spazio.
- Sto per piangere. – è la prima frase che pronuncia Elle una volta varcata la porta, rimanendo piantata sull’uscio in contemplazione.
- Mettiti in fila. – le fa eco Lili, più o meno nelle stesse condizioni.
- Ciao! –
Giro il capo verso il punto di provenienza del saluto, ovvero il banco della cassa, dietro a cui c’è una ragazza alta e con i capelli neri, che ci sorride cordialmente.
- Ciao. – ricambio il saluto.
- Posso aiutarvi? –
- Chiama il diavolo. Voglio fare un patto con lui e avere tutto. – sento rispondere da Lili, commento che fa ridere la ragazza.
- Ammetto di averci pensato pure io. – afferma poi – Mi sa che la lista è lunga. –
- So essere molto convincente. – ribatte la mia coinquilina – Elle, mettiti i paraocchi e cerca quello che devi cercare. Se ci perdiamo qui dentro è finita. –
- Sto soffrendo.- confessa l’altra, continuando a lanciare sguardi bramosi attorno a sé mentre si avvicina al banco – Dunque…ehm…-
- Lexi. – si presenta la ragazza – Mi chiamo Lexi. –
- Piacere, Elle – risponde la mia amica, prima di indicarci – Micky e Lili. –
- Piacere – diciamo praticamente in coro, prima che Elle prosegua:
- Mi servirebbe questo – allunga a Lexi il foglio di carta su cui si è annotata tutti i dati necessari per rintracciare i volumi di cui ha bisogno.
- Oh sì! Guarda, controllo subito nella Stanza delle Necessità, dovrebbe essermi rimasto qualche numero che non sono ancora riuscita a sistemare sugli scaffali! – la rassicura la ragazza, sparendo oltre una porta socchiusa al di sopra della quale troneggia un’iscrizione in legno più che eloquente: Room of Requirement.[6]

Il loro magazzino.
Amiamo questo posto!
- Toh guarda, ci sono gli stessi volantini che ho visto l’altro giorno al JJ. – commenta in questo istante Lili, dopo che ha spostato la sua attenzione sulla bacheca collocata sul muro proprio di fianco alla cassa, usata per appendere annunci, volantini e simili.
- Quali? – chiedo.
- Questi. – mi risponde, allungando un braccio per indicarmi con l’indice un paio di fogli di carta lucida neri dalle scritte bianche, annuncianti un festival imminente.
- Death Mask ha lo studio pieno. – fa Lili.
- E figuriamoci. Potrebbe non promuovere qualcosa che include musica a tutto volume, birra a fiumi e carne come se non ci fosse un domani? – osserva Elle, inarcando un sopracciglio.
- È la versione cheap dell’Oktoberfest? – domando.
- Più o meno. Però senza la musica bavarese. Rock e metal a frotte. – mi spiega Lili.
- Cover band, al massimo. – la corregge Elle.
- Pff!! Ma quello sfigato di Ioria non poteva scegliere uno strumento più fico del violoncello?! Almeno avrebbe avuto qualche chance di entrare in una band seria! – sbuffa Lili
– E di farci conoscere gente come James Hetfield? – ne deduco.

- Magari. Ma a pensarci bene, Ioria sta ai Metallica come io sto a Hello Kitty. – sospira lei.
- Hai detto Ioria? – ripete Lexi, fissandoci incuriosita nello sbucare dal magazzino con le mani piene di volumi – Questo nome mi dice qualcosa. –
- Probabile. Non ha preso la sua seconda residenza qui? – domanda Elle, mettendosi poi a controllare che i fumetti appoggiati sul bancone siano proprio quelli di cui ha bisogno.
- Magari no, però di certo passa un bel po’ di tempo col naso incollato alla vetrina, maledicendo il fato. – dico.
- Poveretto. - si limita a commentare Elle, cominciando a contare i soldi necessari per poter pagare – Bene, e per questo mese posso anche rinunciare agli yogurt, quando farò la spesa! –
Scuoto la testa, mentre  Lexi le dice, indicando due volumi scartati dalla mia coinquilina:
- Mi sono permessa di prenderti un paio di cose che secondo me potrebbero piacerti, se non le conosci già. –
- Avere i soldi…-
- Puoi anche solo dar loro un’occhiata, non devi comprarli per forza. – si affretta a specificare la ragazza – Mica ti sparano. –
- Oh. Okay. – dice Elle un po’ più convinta, prendendo a sfogliare i due esclusi.
- Comunque potremmo andarci, a questa specie di Oktoberfest. – propongo, agitando il volantino e attirando l’attenzione di Lexi:
- Oh, quello.- fa – Me ne hanno parlato molto bene. Volevo andarci, ma i miei amici mi hanno dato tutti buca. –
- Potresti venire con noi. – propone allora Lili.
- Davvero? -
- Non vedo perché no. E stavolta – la seconda parte è rivolta a me ed Elle - Niente coinquilini al seguito, eh! –
- Potremmo portare Andromeda e lasciare che si perda. – le ricordo. – Sicuramente Death Mask conosce qualcuno che ci andrà e che potrebbe farlo sparire senza problemi. Chi altri potremmo chiamare?–
- DM stesso, no? Phro. Milo. Kanon. Forse Camus e Saga, se proprio vogliamo abbassare il tasso di divertimento. Marin e Shaina. Al? – elenca Elle.
- Non credo sia il suo genere. – osservo.
- Giusto. E Kiki e i tre dell’Ave Maria non credo che riescano ad unirsi. – aggiunge Lili.
- Possiamo anche chiedere se qualcuno vuol invitare altri o conosce gente che ci va. Possiamo anche espandere il giro. – osservo.
- Incontrare persone. Che bello. – è il commento sarcastico di Elle.
- Dovrai pur compensare l’assenza di Shura. –
- Farò finta di non averti sentito, Lili. – è la replica secca, a cui segue un ghigno in risposta.

- Ad ogni modo, se vengono Marin e Milo, bisogna chiamare anche Aiolia. – riferisco – Anzi, potremmo andare a chiederglielo dopo. Dato che lavora qui di fianco…-
- Oh per la miseria! – esclama Lexi, attirando la nostra attenzione – Ioria! Ho capito chi è! Il biondino che lavora alla videoteca! –
- Esatto. – confermo.
- Quello che ha portato qui almeno venti curriculum per farsi assumere. – aggiunge la ragazza.
- Brava. –
- Fallendo miseramente ogni volta. –
- È il nostro uomo. – annuncia Lili.
- Ci rimane sempre parecchio male.-
- Senza dubbio. – continua l’altra, prima di commentare con un sorriso a cinquantadue denti: - Oh Lexi, credo proprio che sarai dei nostri! -
 
ΩΩΩΩΩΩ
 
 
- Per la miseria, non ci posso credere! Che diavolo vuoi adesso?! –
L’esclamazione di disappunto della commessa del T.A.R.D.I.S ci spinge a voltarci verso la porta d’ingresso della fumetteria, da dove è entrato un ragazzo alto, con i capelli neri e lunghi, presumibilmente più grande di noi e con in mano…una gabbia.
No, un attimo. Devo aver visto male.

Per la miseria! È davvero una gabbia! Coperta da un lungo panno azzurro, ma dalla forma direi che ricorda quelle che si usano per ospitare…
- Un volatile, Damian?! Un altro?! – dice in questo istante Lexi, il tono esasperato.
Il ragazzo sbuffa, sollevando il telo che copre la gabbia e rivelando, al suo interno, un grosso corvo intento a guardarsi febbrilmente attorno.
- No, è sempre Bert. Senti, non è che me lo puoi guardare per un paio d’ore mentre sono in Facoltà? – domanda.
- Guardarlo sì, ho ancora l’uso degli occhi e purtroppo ce l’ho sotto il naso tutto il giorno, quell’uccellaccio! – ribatte lei – Ma ti puoi scordare che gli faccia da baby-sitter! –
- Ma Lexi! Non può stare in casa da solo, si deprime! – protesta lui, il tono di voce che ricorda pericolosamente quello di una madre apprensiva.
- Da solo? Da solo?! Ci sono almeno altri tre corvi, due canarini, due merli indiani e un’ara macao in quel maledetto appartamento! Io non sento nemmeno i miei pensieri, come può sentirsi solo?! –
- Lo sai che Bert è problematico…non va d’accordo con gli altri bimbi…per questo non posso portarlo alla voliera universitaria…-

- Ha seriamente detto ‘bimbi’? – mi sussurra Elle, gli occhi puntati sul ragazzo con l’espressione di chi lo sta mentalmente catalogando come ‘spostato’.
- Oh sì. L’ha detto. – conferma Lili.
- Avrà preso dal padrone! – sbotta Lexi. – Comunque non se ne parla proprio, non ho la minima intenzione di farmi licenziare per colpa tua e dei tuoi volatili! –
- Di’ che è una decorazione voluta dal proprietario per pubblicizzare un fumetto su Edgar Allan Poe! – protesta l’altro.
- Non provare a fare il figo con me, lo so benissimo che non sai una cippa di Poe e ti ricordi il suo nome solo perché ha scritto ‘Il Corvo’! –
- E perché è morto sul set! – aggiunge lui gonfiando il petto con soddisfazione.

- Quello è Brandon Lee, cretino!!! – il portapenne sul banco viene prontamente lanciato in direzione del ragazzo, mentre Lili si porta una mano al cuore, urlando:
- Blasfemia! -
Damian evita il portapenne con un movimento brusco che sembra spaventare il corvo nella gabbia, dato che il poveretto comincia a gracchiare e sbattere convulsamente le ali, mentre l’oggetto che per poco non lo colpiva cade miseramente a terra, riversando il proprio contenuto sul pavimento.
- Sei completamente pazza! – urla il ragazzo, cominciando a controllare freneticamente che l’animale non abbia riportato danni e dicendo: - Non ti ha fatto male, eh, Bert? Papà adesso ti porta alla Facoltà così sarai al sicuro da quella brutta strega! –
- Esatto, muovi il tuo deretano britannico e portati via Gennarino! [7] – gli urla dietro Lexi, mentre Damian esce dalla fumetteria a tutta velocità dopo averle lanciata un’occhiata torva.
- Scusate. Il mio coinquilino. Inglese e ornitologo, con una malsana passione per i corvi – ci spiega poi la ragazza, dopo che si è ristabilita la tranquillità.
- Per un attimo ho temuto fosse il tuo ragazzo. – ammetto, cominciando a raccogliere gli oggetti sparsi dal portapenne usato come arma contundente.
- Per l’amor del cielo! – si scandalizza lei – Nulla contro gli animali, eh, ma quando è troppo è troppo! –
- Scusa, ma come ci sei finita in appartamento con quel probabile serial killer? – domanda Lili.
- Ti basti sapere che sia la casa che lui sono le migliori possibilità che mi sono presentate tra le peggiori di questo mondo. – afferma la ragazza con un’espressione eloquente.
- Non dire altro, capiamo perfettamente. Noi siamo con altri quattro e potremmo scrivere un’enciclopedia sui problemi che abbiamo e che probabilmente avremo per un bel po’. – le dice la mia coinquilina.
- Poteva andarci peggio. – osservo.
- Senza dubbio. Avremmo potuto finire con DM. – approva lei - A quel punto qualcuno sarebbe morto. –
- Sì, e sarebbe stata Micky. – specifica Elle, attirandosi un mio sguardo scandalizzato – Scusa, ma è la legge del branco. –
 
 
 

N.B:
[1] Questo è il messaggio iniziale di ogni singolo episodio di “Law&Order – Special Victims Unit” (Dick Wolf), serie televisiva. Ne fa parte anche il “tan tan!”. La scena che segue non solo parla di un vero episodio che è stato visto, ma riporta anche i commenti fatti in proposito (una reale scena di vita vissuta!);
[2]Qui di seguito, la traduzione delle frasi, in uno spagnolo approssimativo.
- Nonna! Ti ho detto di spegnere il computer! –
- Nonna, ho chiuso la valigia…cosa i maglioni! Fa caldo a Valencia! –
- Non hai intenzione di venire a trovare i nonni? –
- Sì, certo…verrò…-
- Bene, ho già cominciato a lavorare al tuo maglione per Natale! Ti piace il giallo scuro, no? –
- Sì, certo…Nonna devo andare..sto finendo di chiudere il bagaglio a mano. -
- Certo caro…prima però saluta il nonno, è appena rientrato dal pascolo…-
[…]
- Certo caro…vai piano e cambiati le mutande prima di partire! –
Il tutto corredato da un sano accento dei Pirenei XD
[3] Si riferisce al fatto che i francesi traducono ogni singolo termine straniero nella loro lingua;
[4] Tardis: in Doctor Who sta per Time And Relative Dimension ISpace. Per la fumetteria ho ripreso le sue seguenti caratteristiche:capacità di giungere in qualunque epoca e luogo (anche se, in questo caso, solo con la mente e tramite i prodotti che offre) e l'essere molto più grande all'interno che all'esterno, con un numero indefinito (e variabile) di altre stanze.
La variazione in acronimo dal significato To All Rejected Dreaming In Sin è facilmente intuibile: ho pensato ad un posto dove chiunque sia appassionato di questi molteplici mondi possa trovare rifugio e sentirsi a proprio agio, godendosi le proprie passioni. Una specie di Comicon perenne, insomma ;)
Il copyright è mio, quindi back off ;)
 [5] Riferimento al film”The Avengers”, Joss Whedon, 2012
[6] Riferimento al mondo di “Harry Potter”;
[7] Riferimento al mondo di Topolino: Gennarino è il corvo della strega Amelia.
 
NdA:
Sì, il tempo è passato. Sorry. =(
In realtà l’ho fatto apposta perché le vacanze sono finite, c’è una depressione generale e volevo risollevarvi il morale…*si autoconvince*
Il capitolo è un po’ lento, ma dovevo dare un po’ di spazio alla povera Saori, nonché buttare ulteriore carne al fuoco come piace a me =) Prendere nota!
Nuovi luoghi e nuovi personaggi!
Un applauso ai nonni di Shura! Si ringrazia Damian per la comparsata: un personaggio spassosissimo, anche se non proprio una cima, ammettiamolo. Ma soprattutto, welcome Lexi! Posso assicurarvi che sentirete parlare della ragazza ;)

A chi segue e recensisce, un omaggio di qualsiasi natura dal T.A.R.D.I.S!
A presto,
Louis
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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